Questa storia partecipa al gioco di scrittura che ho indetto su Facebook.
Pacchetto
Genere: first time.
Personaggi: Molly Weasley (switch), Etienne Delacour.
I personaggi appartengono a Battlefield ma,
come al solito, non è necessario leggere la long per comprendere
questa storia. Tanto siamo in un ipotetico futuro.
A Sev e Nirvana,
spero di aver reso giustizia alla vostra ship del cuore.
Di vacanze, suocere e proposte
aberranti
Quando Molly apre gli occhi, quella mattina di inizio agosto, c'è fuori dalla finestra un sole accecante.
Mugugna infastidita, serrando le palpebre, affondando la testa nel cuscino per cercare di
ripararsi da tutta quella luce e allunga una mano sul materasso. Quando
le dita sfiorano il nulla e si rende conto che il posto accanto a lei
è vuoto, apre un occhio e solleva appena il capo: del suo
ragazzo neanche l'ombra. E a giudicare dal lenzuolo fresco, deve
essersi alzato da parecchio tempo nonostante sia domenica.
Possibile che non riesca mai a dormire fino alle nove? Pensa scornata, gettando una rapida occhiata alla sveglia che segna le otto e cinquantasette.
Di domenica.
Le otto e cinquantasette.
È completamente uscito di senno!
E la cosa assurda è che, nonostante la carenza di sonno, non
sembra manco un cadavere ma sfoggia sempre un viso riposato da far
invidia. Se questa non è ingiustizia!
Si
stiracchia, allungando le braccia oltre la testa, per poi scivolare
fuori dal letto in direzione del bagno, dove agguanta rapida un
elastico per legare quella matassa di capelli rossi in una coda alta e
scacciare via ogni residuo della notte con l'acqua gelida del lavandino.
Mentre scende le scale a chiocciola, un odore di caffè le giunge alle narici dalla cucina.
Etienne
è lì, con addosso dei pantaloni corti e una maglietta
grigia da casa, appoggiato di schiena al piano cottura del bancone. Ha
gli occhiali riposa vista che è solito utilizzare quando
è costretto a consultare pile di fascicoli e il viso è
corrucciato in un'espressione concentrata, gli occhi azzurri che
sfrecciano rapidi sui fogli che tiene nella mano destra.
«Ti
prego, non aggrottare la fronte in quel modo: ti vengono le
rughe» esordisce Molly, di ottimo umore, facendo il suo ingresso
nel locale. Non solo per la visione che ha davanti agli occhi ma anche
perché ha adocchiato la caffettiera che inizia a borbottare sul
fornello.
Lui distoglie immediatamente l'attenzione dai documenti, sollevando la testa di scatto.
«Puoi
consigliarmi un'efficace crema antiage» commenta leggero,
sfoderando un sorriso abbagliante che quasi la intontisce. «La
tua fa miracoli» ironizza spietato.
Lei scuote il capo, trattenendo a stento una risata.
«Coglione»
lo apostrofa affettuosa, avvicinandosi e alzandosi sulla punta dei
piedi per scoccargli un bacio sulle labbra.
Anche
se ormai è qualcosa di scontato non riesce a evitare di provare
un moto di dolcezza in mezzo al petto nel momento in cui lo ha visto
abbandonare il plico di fogli che stava consultando sul bancone,
facendo un sorriso di una bellezza accecante e dedicandole tutta la sua
attenzione.
Adora
quei piccoli gesti: nonostante il suo lavoro gli porti via tanto tempo,
lui trova sempre un momento da dedicarle. A volte, prima di una
udienza, sono solo pochi minuti ma sufficienti per farla sentire
importante.
«Caffè?» mormora Etienne, allontanandosi di un soffio dalle sue labbra.
Molly si scioglie in un sorriso luminoso.
«E
poi mi chiedi perché ti amo» dichiara ironica, prima di
afferrarlo per la maglietta e tornando a baciarlo. «Sai che
così sei tremendamente sexy?» gli confida maliziosa,
quando si separano, indicando con un cenno del mento gli occhiali.
Etienne ha le iridi azzurre illuminati dal divertimento e un sorriso che diventa ancora più ampio.
«Io,
invece, trovo che tu lo sia con questo pigiama» replica lieve,
facendo scivolare lo sguardo su quella sottoveste di seta scura che
indossa e facendola gongolare compiaciuta. «Chissà chi te
lo ha regalato» continua complice.
«Qualcuno che ha buon gusto» afferma Molly, ridacchiando elettrizzata
«Su
questo siamo d'accordo» decreta lui, allontanandosi di un passo e
ruotando il busto per aprire lo sportello sopra il lavello e tirar
fuori due tazzine.
Lei fa un lungo sospiro, portandosi le braccia al petto e appoggiandosi con la spalla allo sportello del frigo.
«Come va il caso?» si informa, osservando il tavolo della cucina sotterrato da chili e chili di fascicoli.
Etienne scrolla le spalle, disimpegnato.
«Sai
che non te ne posso parlare» risponde sereno, versando il
caffè e porgendole una tazzina fumante dopo averle messo due
cucchiaini di zucchero.
Molly l'accetta con piacere, prendendola con entrambe le mani.
«No,
ma puoi dirmi se sei pronto per divorare il tuo nemico domani in
tribunale» replica, soffiando sulla bevanda per farla raffreddare
e sbirciando la sua espressione con cautela.
«Hai dubbi?» ribatte subito lui, ironico.
«Su
di te mai» sostiene lei, schietta. «Ma sai cosa succede
nell'essere troppo sicuri di sé» insinua saggia.
«Peccato
di superbia» concorda Etienne, bevendo un sorso di caffè e
assumendo poi un'espressione riflessiva mentre scruta tutte le
informazioni sul caso che hanno invaso il tavolo e il piano cottura
della cucina. «Siamo pronti. Lunedì ci sarà
l'ultima udienza e poi il verdetto, martedì finiremo di stilare
i documenti e archiviarli, e mercoledì saremo liberi»
afferma sereno, con una punta di sollievo. Torna a guardarla,
rilassando i lineamenti. «Mi spiace non aver potuto organizzare
niente, quest'anno, ma il caso-»
«Lo
so, è importante per la tua carriera» lo anticipa lei,
tranquilla, per nulla infastidita. «E poi se non riusciamo a
trovare un posto libero da qualche parte, si potrebbe sempre andare in
vacanza nella casa che la prozia Joanne ha a Monaco di Baviera»
propone benevola, finendo di bere il caffè e appoggiando la
tazzina nel lavello. «La Valle del Tegernseer è
splendida» conclude meditabonda.
Lui
rimane a fissarla in silenzio, gli occhi azzurri chiaro che esprimono
così tanta dolcezza che è uno spettacolo quasi
insostenibile.
«E
poi mi chiedi perché ti amo» mormora amabile, ripetendo la
stessa frase che lei ha pronunciato qualche minuto prima, sfiorandole
una guancia con la punta delle dita della mano destra.
Il picchiettare alla finestra della cucina costringe entrambi a
distogliere lo sguardo e osservare perplessi un gufo che, al di
là del vetro, cerca insistentemente di attirare l'attenzione.
«Aspettavi della posta?» domanda lui, dubbioso, posando la
tazzina vuota nel lavello e andando ad aprire.
«Forse
è Vic» ipotizza Molly, corrugando le sopracciglia e
storcendo le labbra in una smorfia. «Ti ho detto che ieri
è partita per l'Egitto? Magari Teddy è stato colpito
dall'antica maledizione di un faraone» suppone malefica, ridendo
sotto i baffi.
Etienne si volta giusto per scoccarle un sorriso complice.
«Ne dubito, persino i morti non lo vogliono tra loro» osserva spietato.
Dopo
aver consegnato la lettera che tiene nel becco, il pennuto prende il
volo. Molly, che ha approfittato dell'istante di pausa per pulire
entrambe le tazzine con un colpo di bacchetta, registrata solo qualche
istante dopo che Etienne è rimasto immobile, la missiva in mano
e la schiena rigida.
«Tutto bene?» si informa lei, apprensiva, avvicinandosi.
Lui si gira, rivelando il viso teso e le labbra serrate in una linea di disappunto.
«È mia
madre» rivela monocorde, aprendo la busta e iniziando a leggere
il contenuto. Molly nota che si stanno formando sempre più
pieghe di frustrazione sulla sua fronte. «Mi ha invitato a
passare le ferie da lei, in Francia» spiega rapido, scuotendo
appena il capo e lanciando la lettera sul tavolo con un gesto che
esprime tutta la sua stizza.
Sia mai che madame Gabrielle attraversi la Manica, commenta lei, inarcando un sopracciglio, sferzante.
«Dicevi
della Baviera?» riprende Etienne, quando ha riacquisto il
controllo e torna a sbandierare un'espressione mite.
Non
ci vuole un genio per capire che si tratta di una farsa, anche
perché gli occhi sono rimasti freddi e privi di quella luce che
solitamente li contraddistingue. Detesta vederlo ridotto così
per quella ma è altrettanto consapevole che può farci ben poco.
Non può certo aiutarlo a risolvere...
Un momento!
«Che
potrebbe aspettare» propone allegra, decisa a seguire
l'illuminazione che ha appena ricevuto e facendo corrugare le
sopracciglia all'altro, palesemente smarrito e preoccupato per quel
cambio di rotta così repentino. «Sì, insomma, ho
sempre voluto andare in costa azzurra» afferma, sperando di
risultare convincente.
«Ma
se la odi» le fa notare Etienne, logico. «Dici che fa un
caldo infernale» continua citando esattamente quelle parole che
le ha sentito ripetere tante volte.
Molly gli scocca un'occhiata seccata. È mai possibile che riesca a ricordarsi sempre tutto?
«Beh,
ma Plage de Pampelonne è una delle spiagge più belle
del mondo» continua, perorando la sua causa con un'arguzia che
ritiene sublime.
«Ed
è piena di gente ad agosto» ribatte lui, immediatamente.
«E tu detesti la folla» aggiunge studiandola con attenzione
e storcendo il volto in un'espressione meditabonda.
«Potrei essere interessata alla fauna locale».
«La fauna?»
«Hai presente quei ragazzi affascinanti in costume, che giocano a palla in riva al mare?»
«No,
ma ho presente quelle ragazze in bikini o, ancor meglio, in topless che
indirizzano occhiate e sorrisi ammiccanti al sottoscritto, e che tu
vorresti tramortire a suon di Schiantesimi»
ribatte Etienne, con un sorrisetto irritate che le fa socchiudere gli
occhi per il nervoso. «Quelle sono fantastiche» sospira
infame, gongolando svagato.
«Davvero» commenta lei, sarcastica, esibendo un'espressione di vaga sufficienza. «Ho voglia di mangiare i waffle» insiste testarda.
Lui inarca un sopracciglio, chiaramente divertito.
«Che
tu consideri le copie che i mangiarane – a proposito, rientro
anch'io nella categoria? – hanno creato per imitare i
pancake» evidenzia svagato, ridacchiando sommessamente. «E
questo non ha senso, perché sono completamente diversi».
Molly alza gli occhi al cielo, al limite della sopportazione.
«Oh, insomma, ho cambiato idea» sbotta seccata, rifilandogli un'occhiataccia. «È tanto difficile da credere?»
«Un
po'» commenta Etienne, lieve. «Più che altro sei una
contraddizione unica» sottolinea indulgente.
Lei assume un'aria altezzosa.
«Sono una donna, Etienne: posso avere tutte le contraddizioni che voglio!» esclama con enfasi, alzando il mento.
Lui continua a sorridere, gli occhi che stanno via via scacciando tutte le ombre che li avevano incupiti.
«E questa chi l'ha detta?»
«Lady Violet» risponde immediatamente Molly, deliziata, ricordando con affetto la cara nonna di Downton Abbey.
Un personaggio strepitoso, dalla lingua tagliente e dall'umorismo
irresistibile. Chissà se un giorno anche lei riuscirà a
creare su carta qualcuno di così sublime. «È praticamente la mia guru di vita» dichiara convinta.
Etienne annuisce ma si guarda bene dal commentare
«Continua a sfuggirmi il perché tu voglia andare da mia madre» replica, invece, guardingo.
Lei boccheggia, non aspettandosi un attacco così diretto.
Maledizione, si dice socchiudendo gli occhi castani con stizza, ho sottovalutato il mentecatto.
«Beh, a parte che non la vedi da... quanto? Due anni?» butta lì, decidendo di cambiare strategia all'istante.
Dall'altra
parte, è anche vero che con lui, abituato a muoversi nella
menzogna anche per via del lavoro, la sincerità paga.
«Quattro»
risponde Etienne, vago, respirando a pieni polmoni. «Non
guardarmi così: ero preso dallo studio e poi dal lavoro, e lei
era a calcare le passerelle cinematografiche di tutto il mondo. Senza
contare che da quando c'è Solange, è ancor più
impegnata» si difende serio, sotto lo sguardo di rimprovero di
lei.
«Okay,
ma adesso tu sei in vacanza – cioè, lo sarai tra due
giorni –, lei è in vacanza. Direi che l'occasione perfetta
per una riunione famigliare, no?» chiede Molly, delicata.
«E poi vorrei conoscere tua madre» biascica, distogliendo
lo sguardo con una punta di imbarazzo.
Lui fa un passo avanti, alzandole il mente con due dita e costringendola a guardarlo in faccia.
«La conosci già» dice piano.
Lei alza le spalle, simulando noncuranza.
«Sì,
ma non in quanto tua ragazza» mormora fioca, sentendo
l'agitazione stringerle lo stomaco e le guance iniziare a imporporarsi.
Etienne inclina il capo, scettico.
«Mi stai chiedendo di presentarti a Gabrielle?» si assicura incredulo.
«Qualcosa del genere» smozzica lei, a disagio.
Lui
rimane in silenzio, senza smettere un attimo di fissarla. Molly sente
il cuore accelerare nel petto quando lo vede prendere seriamente in
considerazione l'idea, desiderosa di dare un taglio a quell'ansia e
sapere subito il verdetto.
Sa
questo è un passo avanti notevole, nella loro
relazione. È vero che Etienne conosce la sua famiglia
– ci è cresciuto con loro, impossibile non farlo – e
va molto d'accordo con sua madre – che lo osanna come se fosse un
santo, davvero ridicolo! – ma è impossibile paragonare il
rapporto che lei ha con Audrey con quello che lui ha con Gabrielle.
Quindi se declinerà la proposta, non devo rimanerci male, pensa convinta, annuendo impercettibilmente con il capo e sentendosi molto matura. È comprensibile, perfettamente sensat-
«Due
giorni, il terzo ripartiamo» concede Etienne, serio,
sorprendendola. Scuote la testa, fissandola con due occhi azzurri
baluginanti di determinazione quando la vede sciogliersi in
un'espressione sbalordita. «Già dopo il primo vorrai
scappare il più velocemente possibile da lei» afferma
sicuro.
«Ah
sì?» lo sfida Molly, ringalluzzita, non riuscendo a
trattenere un enorme sorriso. «Tu mi sottovaluti» dichiara
presuntuosa.
Le iridi chiare di lui si accendono di pura ironia.
«Credimi, non
lo faccio mai» la contraddice perspicace. «Gabrielle
è esasperante» afferma con forza, facendo una smorfia
insofferente.
Tradotto significa che lei non rompe i coglioni, li tritura.
«Però
andiamo in albergo» impone Molly, prima di afferrarlo per la
maglietta e tirandoselo contro per baciarlo con entusiasmo.
*
Naturalmente l'albergo è stato scartato immediatamente.
Appena
Gabrielle ha saputo che Etienne accettava il suo invito, uno stormo di
gufi hanno fatto avanti e indietro per giorni – ma non esiste un
ente per la tutela di quei pennuti? – per concordare ogni singolo
particolare del soggiorno e investendo il suo ragazzo di una pila di
carte inutili che lo hanno quasi portato sull'orlo dell'esaurimento.
All'ennesima
lettera, Molly ha visto la solita flemma di lui incrinarsi. Etienne ha
fissato i fogli con l'aria di chi stava seriamente considerando se
dargli fuoco.
Non
sa come né chi gli abbia donato la pazienza ma è riuscito
a resistere fino a mercoledì, bombardato dalle ciarle di sua
madre e sotto pressione per il caso, senza dare di matto o compiere
atti estremi.
Il che è un po' inquietante, se ci riflette, perché non è normale avere un simile autocontrollo.
Suvvia: chi non sarebbe impazzito?
Questa vacanza si annuncia un disastro, pensa
sconsolata Molly, mentre piega con un colpo di bacchetta i vestiti da
infilare nella valigia, scoccando a Etienne – che sta di guardia
davanti all'ampia finestra del salotto, la bacchetta stretta tra le
dita e l'espressione simile a quella di un cecchino che sta scrutando
l'orizzonte per individuare il bersaglio – un'occhiata vagamente
preoccupata e pregando affinché un povero pennuto non gli capiti
a tiro.
*
«Se vuoi scappare, non hai che da dirlo».
Molly si volta a guardare il suo ragazzo, aggrottando le sopracciglia per lo sconcerto.
«È
tua madre, mica Lord Voldemort!» sentenzia stupefatta,
leggermente preoccupata dall'atteggiamento negativo di lui.
Etienne le rivolge un'occhiata obliqua.
«Credimi,
vorresti avere a che fare con il Signore Oscuro piuttosto che con
Gabrielle» commenta risoluto, scuotendo il capo con
rassegnazione, prima di bussare all'enorme portone della villa che
madame Delacour possiede sul Mediterraneo.
Molly, in piedi nel portico, inizia seriamente riconsiderare la sua buona azione. Forse, considera con una punta di panico, non
è stata una grande idea quella di dare ad Etienne la
possibilità di stemperare i problemi che ha con sua madre. Forse
dovevo farmi i cazzi miei e basta!
Fa appena in tempo a formulare questo pensiero che la porta di casa si apre all'improvviso. Per lo spavento di vedere una cosa catapultarsi
fuori dall'uscio, Molly si ritrae e afferra fulminea la bacchetta,
pronta a dare battaglia e difendere eroicamente la sua vita e quella
del suo compagno.
Solo
a una seconda occhiata si rende conto che si tratta di Gabrielle,
avvolta in un vestito a fiori che esalta il suo fisico sottile, che in
questo preciso momento è attaccata al collo di Etienne –
costringendo quest'ultimo ad abbassarsi affinché lei ci arrivi
– con la stessa foga di un koala a un albero di eucalipto.
Davanti
a un simile spettacolo aberrante – e forse anche a causa
dell'occhiata di supplica che lui le indirizza –, Molly rimane
impietrita.
«Mon ange» trilla Gabriella, saltellando energicamente per riuscire abbracciarlo e sorridendo estasiata. «Non mi ricordavo fossi così alto? Quanto sei, uno e ottantacinque?»
Novanta, corregge Molly, di riflesso, prima di scuotersi dallo shock e cercare di stamparsi addosso un'aria presentabile.
«È andato bene il viaggio? So che prendere una Passaporta, in questo periodo, è un vero inferno!»
mitraglia Gabrielle in francese – e lei devi ringraziare Etienne
per averglielo insegnato –, con tale esaltazione da essere
irritante.
«Sì-»
«Spero
che tu non ti sia dimenticato di mettere in valigia un abito formale.
Ne parlavo giusto l'altra sera con Arnou di fare un piccolo ricevimento
domani sera».
«Mmm».
«Oh, mon ange, sono così contenta di vederti, qui, a casa!»
Etienne
annuisce, sfoderando un sorriso di circostanza. Si accorge solo dopo un
attimo delle nuvole di malumore che si stanno addensando sopra la testa
di Molly, irritata per essere stata così bellamente ignorata.
Sta giusto per aprire bocca quando lei lo precede, entrando di forza
nell'idillio tra madre e figlio, schiarendosi la gola e calamitando
l'attenzione.
«È un piacere rivederla, madame Kerguelen» esordisce Molly, cortese, sperando di riuscire a sfruttare al meglio la pronuncia del suo francese.
Gabrielle
la fissa attonita, sbatacchiando le ciglia, prima di allontanarsi di un
passo dal suo ragazzo e sciogliersi in un sorriso candido quanto falso.
«Perdonami, proprio non ti avevo visto»
cinguetta leziosa e Molly deve fare forza su se stessa per evitare di
far scattare in alto le sopracciglia con scetticismo. «Purtroppo
non mi ricordo di te, Milly cara. Non prendertela, di solito la mia
memoria cancella quello che è insignificante» termina con una smorfia dispiaciuta.
«Maman» inizia Etienne, un principio di esasperazione nella voce.
«Molly»
la corregge lei, interrompendo il suo ragazzo e sfoggiando un sorriso
affilato. Quello che, giusto per citare il suddetto, non sfigurerebbe
sul volto di un folle. «Non si preoccupi: so per certo che la demenza è sempre più diffusa tra gli anziani» proclama zuccherosa.
Passano
il minuto seguente a squadrarsi con la stessa foga di due animali
selvatici pronti a saltarsi addosso da un momento all'altro. Molly,
presa com'è dal sostenere lo sguardo furioso dell'altra, nemmeno
si accorge del gelo che è calato tra di loro. Se ne rende conto
solo quando Etienne scocca la lingua, interrompendo quello scambio di
sguardi e manifestando tutta la sua insofferenza.
«Possiamo entrare in casa o volete ridipingere il portico di rosso?» domanda lui, guardando prima l'una e poi l'altra con quella che pare grande pazienza.
Gabrielle riassume immediatamente la sua aria angelica, sforzandosi di ridacchiare.
«Oh, mon ange, che sciocco»
lo apostrofa, come se la prospettiva di improvvisare un duello mortale
o uno scontro a mani nude, qui, davanti al portone di casa, non le sia
passato per la testa. «Prego, venite» afferma ilare, facendogli strada all'interno della sua abitazione.
Si
ferma ai piedi della scala che porta al piano superiore e Molly fa del
suo meglio per non assumere un'espressione a metà tra la
meraviglia e il disagio davanti a quello sfarzo di marmi e alte pareti
bianche.
«Ti ho riservato la tua solita camera» continua la padrona di casa, inclinando la testa, aggraziata. «Il pranzo è pronto tra dieci minuti. Mi raccomando: siate puntuali» li esorta, scoccando a Molly un'ultima, risentita, occhiata, prima di sparire dietro a una porta.
Rimangono
un secondo immobili, poi Etienne si porta una mano a massaggiarsi il
collo indolenzito. Dopo aver mugugnato infastidito, tira fuori la
bacchetta e fa fluttuare le due valigie con un incantesimo non verbale,
facendole un cenno con il capo di seguirlo su per le scale.
Molly
lo fa in silenzio, sbirciando con ammirazione le dimensioni di quella
casa e l'arredamento che sembra uscito da una rivista di moda. Sicuro
come l'oro, lei non riuscirebbe mai a vivere in un posto simile.
È tutto troppo: troppo bianco, troppo ordinato, troppo perfetto.
Sembra
una di quelle case di qualche serie tv che lei ed Etienne si guardano
spesso la sera, comodamente sdraiati sul divano del loro soggiorno.
Quando arrivano alla camera, per poco Molly non si sente male.
L'ambiente
che il suo ragazzo occupa durante i suoi soggiorni in Francia non solo
è grande tre volte la camera che loro hanno nel Norfolk, ma
è arredato con un gusto talmente impeccabile che il confronto
con la Tana – dove loro hanno passato le giornate durante le
vacanze estive – è impietoso. Tanto questa stanza è
elegante e raffinata, tanto quella alla Tana e caotica e raffazzonata.
Senza contare il balcone che dà sul panorama mozzafiato sulla Plage de Pampelonne e la porta di quello che – ci scommette – è il bagno personale.
Ci sarà pure l'idromassaggio, me lo sento, pensa sconfortata, scuotendo piano il capo.
Rimane
immobile, respirando a pieni polmoni l'aria per cercare di scacciare
via quella disperazione che le è piovuta addosso. Solo nel
momento in cui nota le valige poste ai piedi del letto, sopra un
pavimento di legno chiaro talmente lucido da potersi specchiare, si
riscuote da quei foschi pensieri e si volta alla ricerca del suo
ragazzo.
Etienne
è alle sue spalle, a un passo dalla porta della camera, e ha
l'aria di chi è rimasto tutto il tempo a studiarla in silenzio.
Il viso è disteso e gli occhi azzurri la fissano con profonda
attenzione.
«Che c'è?» domanda Molly, spaesata.
Lui scuote il capo, lasciandosi sfuggire un sorriso lieve.
«Assisterò
a tre giorni di schermaglie, vero?» rilancia tranquillo, come se
non fosse affatto preoccupato che questo rischierà di farlo
uscire di testa.
Molly
si inumidisce le labbra, cercando di trattenere quel sorriso che,
spontaneo, sta lottando per venire fuori. Gli si avvicina, alzandosi
poi sulle punte per cercare di arrivare al suo viso. Etienne le va
incontro, abbassandosi quanto basta per permetterle di arrivare alle
sue labbra.
«Oh,
amore mio» mormora lei, morbida, una volta terminato il bacio,
accarezzandogli la guancia con dolcezza. «Tu assisterai alla guerra!» promette radiosa. «Andiamo a rinfrescarci prima del pranzo, mon ange. Abbiamo una vittoria da conquistarci!»
*
«Ti piace la homard à l’américaine, mon ange?»
«Non è male».
«Ne sono felice. Ti ho scritto che abbiamo cambiato cuoco. Oh, mon ange, Monsier Michaud è davvero eccezionale. Sono proprio felice che Margot me lo abbia raccomandato!»
Molly
pilucca la sua aragosta aromatizza al burro, masticandola con lentezza
e ascoltando distrattamente le chiacchiere di Gabrielle che, seduta a
capotavola, sta monopolizzando la conversazione.
Da
quello che ha capito, tra una ciarla e un'altra, in Francia gli Elfi
Domestici sono relegati a svolgere solo le pulizie nelle case dei
maghi. Per la cucina, sono preferiti i cuochi – maghi o
Maganò – perché considerati più preparati
rispetto a quelle creature vestite di stracci.
O
forse perché è molto più raffinato affermare in
società di avere tra i propri dipendenti un cuoco di primo
ordine.
Bah, quante idiozie!
«Come va il lavoro, mon ange?»
Etienne beve un sorso d'acqua dal bicchiere, prima di sorridere cortese.
«Tutto bene» risponde lieve, riprendendo in mano le posate. «Abbiamo giusto chiuso un caso prima delle vacanze».
«Sai che non ti ci vedo proprio in veste di Magiavvocato? Sembra un lavoro così pesante. E poi il Ministero... deve essere un luogo così tetro» sospira Gabrielle, quasi affranta. «Non so proprio come tu faccia a lavorarci».
Etienne non va in tribunale per lavoro ma per divertirsi, vorrebbe ribattere Molly, inarcando le sopracciglia con eloquenza e fissando il contenuto del suo piatto. Io
lo vedo, la mattina quando si alza, esibire un sorriso deliziato con
l'aria di chi pensa “allora, quanti ne posso fottere oggi?”.
«Tu, invece, di cosa ti occupi?»
Molly
volta il viso a destra e incrocia lo sguardo di monsier Kerguelen.
Sorride genuina, contenta di spezzare quel silenzio dove si è
rifugiata già da un quarto d'ora.
«Lavoro per una casa editrice» spiega
subito, facendo fatica a trattenere l'entusiasmo. Ama la sua
professione, il poter passare tanto tempo a corregge e sistemare delle
bozze. Le piace prendersi cura del lavoro di altri, cercando di
individuare errori, sviste o buchi di trama. Non riesce a immaginare
nulla di meglio.
Monsier Kerguelen spalanca appena gli occhi, sorpreso.
«E ti piace?» chiede interessato. O forse per pura educazione.
Non importa, apprezza comunque la gentilezza.
Lei annuisce, radiosa.
«Molto» risponde appassionata. «Lei che lavoro fa?»
«Sono un regista» risponde lui, facendo una pausa per dissetarsi con un po' di vino bianco che ha nel calice. «Lavoro
tra i Babbani. È così che ci siamo conosciuti io e
Gabrielle: lei ha recitato in un mio film» illustra con un sorriso che gli illumina gli occhi azzurri, che fa capire quanto sia autentico l'amore che nutre per la moglie.
Molly
è rimasta un po' perplessa quando ha visto il marito di
Gabrielle, anche se si è affrettata a dissimularla. Conoscendo
quest'ultima e i vari fidanzati che ha avuto – qualcuno lo ha
anche intravisto alla Tana – era convinta di trovarsi di fronte
un attore o un modello, magari anche più giovane di lei. Invece,
nel salotto insieme alla bambina, c'era un uomo di mezza età,
dai capelli brizzolati e sprovvisto apparentemente di quel fascino
magnetico di chi sa di essere bello.
Arnou
le sembrava troppo ordinario per Gabrielle. Un po' si sente in colpa
per aver giudicato la sua futura suocera – Morgana, le viene
quasi un brivido di terrore nell'apostrofarla così! – con
tanta superficialità.
Lo sguardo le cade su Solange che, nonostante i suoi sei anni,
sta mangiando in silenzio e composta. Lei e Lucy alla sua età
sembravano delle bestie, così rumorose e ribelli, e solo la
ferrea educazione della prozia Joanne è riuscita a far imparare
loro un po' di disciplina.
La
bambina le appare garbata e modesta, ben lontana dall'essere viziato e
isterico che aveva immaginato Gabrielle avesse cresciuto.
Osservandola
con più attenzione, Molly si rende conto che assomiglia davvero
ad Etienne. Sì, i capelli non sono biondi ma castani,
però c'è qualcosa di estremamente familiare nel modo in
cui piega le labbra e sorride. Senza contare che gli occhi sono dello
stesso azzurro chiaro e limpido di quelli del suo ragazzo.
«Deliziosa, vero?»
Molly
ci mette qualche istante a rendersi conto che la domanda è
rivolta proprio a lei. Al silenzio che segue nella sala da pranzo,
distoglie lo sguardo da Solange e lo punta su Gabrielle, sbattendo un
paio di volte le palpebre, perplessa.
«Come?» domanda confusa.
L'altra le rivolge un sorriso trionfante.
«Mia figlia» chiarisce dolce, dondolando il capo e scoccando alla bambina un'occhiata orgogliosa. «È deliziosa, vero? Non credo di aver mai visto una bambina più bella. Oh, anche tu eri meraviglioso, mon ange» assicura
zuccherosa, appoggiando una mano su quella di Etienne. Lui annuisce,
flemmatico, continuando a mangiare. Poi Gabrielle torna a concentrarsi
su di lei e Molly vede un lampo di pura stronzaggine baluginarle nello sguardo. «Dovresti darti una mossa, mia cara, la menopausa è dietro l'angolo. Sai, lo dico per te» sottolinea spietata, ghignando.
Stringendo con eccessiva forza le posate, Molly si costringe a non mandarla al diavolo all'istante.
«Che premurosa» commenta, a denti stretti.
Guarda che ho solo ventiquattro anni, brutta megera!
«Mon
ange» cantilena la padrona di casa con quella vocetta
talmente falsa che lei vorrei ficcarle l'aragosta giù per gola,
così da seccarla e salvare i suoi poveri timpani da quella
tortura. «Tu li vuoi dei bambini, vero?» chiede perfida.
«Certo» assicura Etienne, pacato, mentre Molly sgrana gli occhi, attonita. «Ma non ora. Al momento io e Molly siamo presi dal lavoro» afferma leggero, prima di rivolgersi ad Arnou con un sorriso gentile. «Ho sentito che il tuo nuovo film ha avuto un grande successo» afferma, dirottando la conversazione verso un argomento più tranquillo.
*
«Vuoi dei bambini?»
Etienne gira il capo, un'espressione di confusione dipinta sul volto.
Molly
è appoggiata allo stipite della porta del bagno, le braccia
conserte e le sopracciglia corrugate nel suo solito piglio combattivo
di chi pretende e sa come ottenere le risposte.
«Tu no?» replica sereno, infilandosi una maglietta verde.
Lei spalanca gli occhi castani, presa alla sprovvista.
«Ah,
non sapre-» sfiata titubante, prima di intercettare il sorriso
divertito dell'altro e ricordarsi il suo proposito bellicoso.
«Non ci provare a rigirarmi la domanda!» stabilisce
minacciosa.
Lui ridacchia, aprendo il rubinetto per lavarsi le mani.
«Veramente l'ho già fatto» le fa notare ironico.
Molly lo fissa astiosa, respirando rumorosamente.
«Perché non me lo hai mai detto?» scandisce malevola.
«Non
abbiamo mai affrontato l'argomento» risponde Etienne, subito.
Quando nota che il volto di lei non accenna a rilassarsi, le scocca una
lunga e penetrante occhiata. «Cuore mio, se è per quello
che ho detto a tavola, tranquillizzati: sono le risposte che si danno
solo per accontentare l'interlocutore e cambiare l'argomento di
conversazione» chiarisce schietto, asciugandosi le mani.
«Ma li vuoi?» insiste Molly, ostinata.
Lui scrolla le spalle, noncurante.
«Magari un giorno» ammette vago. Poi inclina la testa di lato, pensieroso. «E tu?»
«Non
saprei» smozzica lei, a disagio, distogliendo lo sguardo.
«Non mi vedo molto come madre» confessa in un sussurro,
afflosciando le spalle scoraggiata.
La
maternità non è mai stata una sua priorità. Ha
strutturato tutta la sua vita e il suo percorso di studi per riuscire a
ottenere il lavoro dei suoi sogni e, ora che lo ha finalmente ottenuto,
non ha nessuna intenzione di prendersi una pausa per generare della
prole.
Le viene anche l'ansia se pensa che, alla sua età, sua madre aveva lei e sua nonna due figli.
«Saresti
fantastica» la contraddice Etienne, adulatore, avvicinandosi e
sfiorandole la guancia in una carezza rassicurante che riesce a placare
la sua agitazione. «Ma i bambini preferiranno il
papà» scherza dolce.
Molly stringe le labbra, sforzandosi per non lasciarsi scappare una risata e ostenta un'espressione di sufficienza.
«Certo, perché li vizierà all'estremo» afferma fingendosi infastidita, stando al gioco.
«No, perché sa come tenere a bada l'instabilità della mamma» ribatte lui, morbido
Lei spalanca la bocca in una "o" oltraggiata, anche se dentro sta ridendo a crepapelle.
«Mi stai dando dell'instabile?» ribatte con la voce tremante dal divertimento.
Etienne
ridacchia, prima di sfoggiare un'espressione serena. Non dice nulla,
semplicemente si limita a puntarle addosso quelle iridi chiare,
così limpide e intese che le sembra di scorgere tutto quello che
lui prova con una semplicità disarmante.
Rimane
quasi incantata, sentendo ormai quella familiare sensazione di calore
assalire lo stomaco e stringerglielo in una morsa. Trattiene quasi il
fiato quando lo vede avvicinarsi, le labbra ora inclinate in un sorriso
amorevole.
«Lo voglio un futuro con te» dichiara genuino, prendendole il volte tra le mani.
Certo che quando fa così è proprio bellissimo...
*
«Dove stiamo andando?» domanda Molly, guardandosi intorno incuriosita.
Approfittando
della giornata non proprio soleggiata, Etienne le ha proposto di fare
più tardi un salto al mare per poter visitare una cittadina
nell'entroterra francese. Inutile dire che lei ha accettato al volo la
proposta, conscia che almeno lì – a differenza della
spiaggia privata – sarà ben lontano dalle grinfie di
Gabrielle e potrà riprendersi un attimo da quella guerra che
è decisa a combattere fino alla morte.
Detesto ammetterlo ma è un osso duro, confessa a se stessa, storcendo le labbra in una smorfia di fastidio. Dovevo immaginare che non sarebbe stata una avversaria facile. Non è da tutti riuscire a mettere in crisi Etienne.
«Un
paio di minuti e lo vedrai» concede questo, quieto, tenendola per
mano e guidandola con sicurezza verso in labirinto di stradine.
«Sembri conoscere bene questo posto» osserva lei, distratta.
«È
così» conferma lui, enigmatico, prima di sorriderle.
«Ci ho passato l'infanzia prima di trasferirmi a Villa
Conchiglia» spiega posato.
Molly spalanca gli occhi, sbigottita.
«Credevo
che avessi vissuto in Provenza, in una delle tante case di cui
Gabrielle non ha fatto altro che vantarsi per tutto il pranzo»
afferma confusa.
«Quelle
le ha comprate quando ha sfondato come attrice» rivela Etienne,
svoltando l'angolo e imboccando un'altra strada. «Prima vivevamo
in un appartamento al terzo piano in fondo a questa via» dice
indicando con un cenno del capo uno dei tanti palazzi di mattoni scuri
che si stagliano in lontananza.
Molly
lo segue docile, distraendosi ogni tanto dall'osservare i negozi o
qualche cartellone pubblicitario. Sebbene conosca il francese –
non lo ringrazierà mai abbastanza per essersi intestardito nel
volerglielo insegnare, sostenendo sicuro che le sarebbe stato utile in
futuro – è straniante sentire le persone e leggere frasi
in una lingua che non sia l'inglese.
Pur capendolo, si sente un po' fuori posto.
Troppo
presa dalle sue riflessioni, si rende conto solo quando lui si ferma di
trovarsi davanti alla vetrina di una pasticceria, nella quale sono
esposti dolci dall'aspetto invitante e ricoperti di panna e frutta.
Volta il viso, la mimica facciale che indica tutta la sua sorpresa, verso il suo ragazzo.
«Beh?»
chiede Etienne, sorridendo lieve. «Non avevi detto di voler
mangiare i waffle?» ricorda divertito, lasciandola completamente
di stucco.
Ridacchia
sommessamente, indirizzandosi verso l'interno del negozio e tirandosela
dietro per la mano con gentilezza. Molly lo segue per inerzia, troppo
colpita per aprire bocca o articolare un pensiero sensato. È
impegnata a cercare di tenere a bada il cuore che rischia seriamente di
sfondarle la gabbia toracica.
«Non ci posso credere, chéri»
cantilena qualcuno alla loro sinistra e lei, avendo un rapido deja-vu
di quello che è successo sul porticato quella mattina, ha i
brividi di terrore e porta rapida la mano alla borsa, all'interno della
quale si trova la bacchetta. Prende un respiro profondo, chiudendo per
un momento gli occhi e preparandosi a riaffrontare l'ennesima sciagura,
prima di girarsi. «Che bella improvvisata! Come sono felice di rivederti!»
trilla una donna di mezza età, di bassa statura, con i capelli
bianchi vaporosi legati in un voluminoso chignon e con un grembiule di
pizzo immacolato, avanzando verso di loro con un sorriso cordiale e
luminoso sulle labbra. «Come stai?» chiede premurosa, facendogli cenno di abbassarsi così da scioccargli sulle guance due baci.
Etienne le rivolge un sorriso vero e limpido.
«Molto bene, madame Leblanc» risponde lui, lieto. «Lei?»
La donne scrolla le spalle, alzando gli occhi al cielo.
«Acciacchi della vecchiaia a parte, sono un fiore» sbuffa, liquidando subito la questione. Scruta incuriosita Molly, sorridendole calorosa. «E questa bella signorina, chi è?» domanda affabile.
«Molly» la presenta Etienne, rivolgendole un'occhiata talmente radiosa da farla arrossire per l'imbarazzo. «La mia ragazza» continua semplicemente.
Lei,
che sta facendo del suo meglio per controllare il rossore che
prepotente le ha invaso le gote, saluta madame Leblanc simulando una
tranquillità che è lungi dal provare.
«Piacere di conoscerti, tesoro» le dice l'anziana donna, poi fa cenno loro di prendere posto sul retro del locale. «Accomodatevi pure, arrivo subito a prendere le ordinazioni» afferma,
scivolando via dopo essere stata chiamata dal bancone per portare a due
clienti due fette di torta. Il tutto, dato che l'età avanzata,
con una agilità davvero invidiabile.
Prendono
posto ad un tavolino riparato dall'ombra di un ombrellone in paglia,
sul terrazzo del locale che si apre a strapiombo e che concede una
magnifica vista sul mare. Molly, pur apprezzando la leggere brezza
è costretta a legarsi i capelli rossi in una coda prima che le
finiscano in bocca, prima di prendere il menù e sfogliarlo
distrattamente.
«Com'è che vi conoscete?» chiede interessata.
Etienne,
la testa sorretta dalla mano, non ha smesso un attimo di sorridere. Si
vede lontano un miglio che è molto più rilassato qui
piuttosto che nella casa della sua adorabile mamma.
«Si
è presa cura di me quando ero piccolo» confida sommesso,
continuando a fissarla con le sue iridi azzurre. «Trascorrevo
più tempo qui che a casa» aggiunge davanti alla
perplessità di lei.
«Non avevi degli amici?» domanda Molly, corrugando le sopracciglia.
Lui alza le spalle, vago.
«Qualcuno»
commenta elusivo, inarcando entrambe le sopracciglia e piegando il viso
in una smorfia. «Il problema era che erano tutti Babbani e, verso
i cinque anni, avevo continui scoppi di Magia Accidentale. Capirai che
Gabrielle non era molto propensa a lasciarmi giocare con loro»
illustra risoluto.
Al che lei fa davvero fatica a reprimere il moto di disgusto che rischia di arricciarle le labbra.
«E
quindi ti ha affidato a madame Leblanc» deduce pungente, cercando
di scacciare quella fitta di fastidio nello scoprire che, gira e
rigira, la madre del suo ragazzo ha sempre avuto la riprovevole
abitudine di appiopparlo a qualcuno invece che pensarci di persona.
E poi dice a me di sbrigarmi a generare figli, pensa con acredine, quando lei nemmeno si è presa cura del suo!
«Si
è trasferita in questa strada un paio di anni dopo di noi»
riprende Etienne, sereno, leggendo distratto il meù.
«Prima lavorava come insegnante a Beauxbaton ma, dopo la morte
del marito, ha deciso di cambiare vita e ha aperto questa
pasticceria».
«Che cosa insegnava?» chiede lei, pettegola.
«Artimanzia».
Molly si lascia sfuggire un sorriso mentre nella sua mente si accende una lampadina.
«Per questo era la tua materia preferita?» chiede meravigliata.
Etienne annuisce, distratto.
«Me
ne parlava in continuazione quando stavo con lei dietro al
bancone» continua svagato, gli occhi chiari che si addolciscono
al ricordo. «Ovvio, all'epoca non capivo molto ma quando ho
deciso di seguirla a Hogwarts, madame Leblanc non ha fatto altro che
sommergermi di libri e lettere. Era entusiasta all'idea»
rammenta, sfoderando un sorriso genuino.
«Ora mi spiego come facessi a collezionare Eccezionale come
se non ci fosse un domani» constata Molly, elettrizzata da quella
confidenza spontanea. «Avevi praticamente un'insegnante
privata» sottolinea divertita.
Lui ridacchia, scuotendo la testa.
«Sì,
ma non pensare che fosse affatto morbida come adesso» l'avvisa,
sorprendendola. «Credimi, quando rientra nel ruolo di insegnante
diventa peggio di zia Hermione quando Ron la fa incazzare»
racconta, alzando le sopracciglia con eloquenza.
Molly
rimane un secondo in silenzio, fingendo di pensare a cosa ordinare. In
realtà il suo cervello è totalmente preso da fare
collegamenti su collegamenti, cercando di sviscerare ogni singolo
comportamento del suo ragazzo per cercare di comprenderne anche i
significati nascosti.
«È lei che ti ha insegnato a fare i dolci?» deduce, quindi, sveglia.
«Qualcosina»
ammette Etienne, scrollando le spalle. «Sono rimasto qui fino
agli otto anni. Però quello che ho appreso da lei mi è
servito per sviluppare il mio incredibile talento da pasticcere»
scherza, facendole l'occhiolino.
«Che sbruffone!» lo apostrofa lei, dolcemente
«Per il Paris-Brest che ti ho fatto l'altro giorno, ho seguito una sua ricetta».
«Era
ottimo» commenta Molly, con entusiasmo. «Madame Leblanc era
davvero raggiante quando ti ha visto» aggiunge, analizzando
l'espressione di pura gioia che era comparsa sul volto dell'anziana
strega nel momento in cui lo aveva visto nel suo locale.
«Lo
è sempre» chiarisce lui, posato. «Passavo sempre a
trovarla quando trascorrevo agosto in Francia e, dopo i M.A.G.O.,
abbiamo continuato a rimanere in contatto per lettera».
Si vede che le vuoi davvero bene, commenta Molly, zuccherina, sentendo il cuore sciogliersi nel petto.
Il che le fa anche un po' senso. Provare così tanta dolcezza non è da lei.
Vederlo
così spensierato non fa altro che acutizzare quel senso di colpa
che le pungola la coscienza da quella mattina, che le ricorda che se
sono finiti in questa situazione in cui rischiano l'esaurimento –
con Gabrielle che fiata loro sul collo, come un condor pronto ad
avventarsi sulla carcassa non appena la preda tirerà le cuoia
–, in quella che da vacanza si è trasformata in un incubo,
è tutta colpa sua.
«Che
c'è?» domanda Etienne, cogliendo il suo cattivo umore e
allungando una mano per appoggiarla sopra alla sua.
«Nulla»
borbotta lei, gli occhi fissi sul tavolo. Sospira, scuotendo il capo e
racimolando il coraggio per guardarlo in faccia e ammettere la sua
colpa. «È che sono felice di aver scoperto qualcosa
in più su di te. So poco della tua infanzia» inizia
titubante, prendendo tempo per organizzare meglio il suo discorso.
«Non
ne parlo molto» concorda lui, accomodante. «E non ho mai
detto a nessuno di madame Leblanc» dice sbalordendola.
Molly sbatte un paio di volte le palpebre.
«Nemmeno a Vic?»
Etienne sorride, splendido, accarezzandole con il pollice il dorso della mano.
«Solo a te, Molly» confessa amabile.
«Eccomi qui, miei cari. Allora cosa vi porto?»
La
voce squillante di madame Leblanc interrompe l'idillio e la fa
sussultare sulla sedia. Con una certa dose di imbarazzo, Molly cerca di
ricomporsi in un atteggiamento controllato, cercando di mascherare il
timore che ancora la domina, ma l'occhiata divertita che la donna le
rivolge è abbastanza per farle capire – e anche arrossire
– che ha compreso cosa si cela oltre quella corazza di marmo che
lei indossa come una seconda pelle.
Oh,
Morgana, magari adesso la considera una di quelle che si sciolgono come
gelato al sole appena scoprono un dettaglio carino sulla vita del loro
ragazzo.
Sì, okay, lo ha fatto anche lei però con grande dignità.
Molly Weasley è tutto tranne che rincoglionita!
«Molly deve assaggiare assolutamente i tuoi waffle» dice
Etienne, ignorando la battaglia silenziosa che lei sta combattendo per
cercare di convincersi di non aver perso la sua reputazione da dura, e
ordinando due porzioni diverse di quei dolci. «Però niente fragole» si assicura gentile.
Lei sobbalza a quelle parole, prima di piegare le labbra in un sorriso moderato.
«No, no» lo contraddice sicura. «Con fragole».
Lui inarca un sopracciglio, guardandola scettico.
«Se non ti piacciono» sottolinea ragionevole.
«Ma a te sì» ribatte subito lei, con una semplicità da far invidia. «Con fragole, per favore» ripete a madame Leblanc, compita.
Questa le sorride, deliziata, prima di rivolgere ad Etienne un cenno di approvazione.
«Ti sei proprio trovato una cara ragazza, chéri» conviene allegra, congedandosi per portare le loro ordinazioni al bancone.
«Mi dispiace» sbotta Molly quando sono di nuovo soli, sentendo di nuovo il disagio addosso e una stretta alla gola.
«Per cosa?» domanda lui, sbattendo un paio di volte le ciglia, perplesso.
«Per
averti chiesto di venir qui» smozzica lei, a bassa voce,
sforzandosi di continuare a parlare nonostante l'impaccio e la
mortificazione. «Volevo conoscerla, è vero, ma speravo
anche che... sì, insomma...»
«Cuore
mio» la ferma Etienne, spostando la mano dalla sua così da
alzarle il mento e costringendola a guardarlo negli occhi.
Quell'azzurro chiaro brilla intenso, senza nessuna preoccupazione a
offuscarlo. «Lo so» garantisce sicuro. «Non ti
sentire in colpa se il mio rapporto con Gabrielle è quello che
è: non dipende da te» conclude risoluto.
Molly sbuffa, cercando di buttare fuori ossigeno e confessioni.
«È
più forte di me: mi infastidisco ogni volta che mi rendo conto
che non ti sei sentito amato» afferma con foga, sentendo
già un principio di rabbia invaderla.
«Ma
non è così» assicura Etienne, flemmatico.
«Fleur e Bill sono stati come dei genitori per me ed è
stato bello crescere alla Tana con te, Vicky e Louis. È vero,
prima ci soffrivo per l'assenza di Gabrielle ma è da un po' che
ho realizzato di essere stato parecchio fortunato» continua
premuroso. «Ora ho persino una suocera che mi adora e che mi
considera quanto di più vicino esista alla perfezione»
ironizza, accennando un sorriso.
Lei lo imita, perché quando fa il coglione non riesce proprio a rimanere seria.
«Mia
madre si droga» sentenzia implacabile, facendo una smorfia.
«Altrimenti non mi spiego questa venerazione immotivata»
commenta fingendosi seccata.
«Non
esserne gelosa» la riprende Etienne, gongolando, e spostando la
mano di nuovo sulla sua. «Tanto lo sai, cuore mio, che amo solo
te» giura morbido, facendole infiammare le gote.
Molly socchiude gli occhi, imbufalita per quella dichiarazione che ha il solo scopo di farla morire d'imbarazzo.
«Sei proprio un coglione» ringhia ostile, anche se il suo cuore rischia di scoppiare per la gioia.
«Può
darsi» concede magnanimo, spietatamente divertito, portandosi la
sua mano alle labbra e baciandogliela con devozione. Morgana, non scioglierti, ordina
a se stessa, cercando di mantenere intatta la sua aria offesa.
«Ma ti ricordo che tu stai con questo coglione da quasi nove
anni» le fa notare sommesso.
Pur con tutta la buona volontà, Molly non riesce a evitare di ridacchiare deliziata.
«Allora forse sono un po' cogliona anch'io» conviene ironica.
*
«Mon ange?»
Gabrielle sembra infastidita che sia stata lei ad aprirle la porta della camera.
«È sotto la doccia» risponde Molly, fingendo di non cogliere l'avversione palese che legge negli occhi azzurri dell'altra.
Dove vorrei essere anch'io, vorrebbe aggiungere, rimpiangendo di aver risposto a qualche messaggio sullo Specchio Gemello – prodotto esclusivo dei Tiri Vispi – piuttosto che raggiungere il suo ragazzo.
«Ha bisogno di qualcosa?» domanda comunque educata, perché, in fondo, Molly Weasley è meravigliosa e sempre carina con tutti.
Soprattutto perché sta sera andiamo fuori a cena e non ti vedrò fino a domani mattina, miserabile arpia.
Gabrielle si sforza per fare un sorriso che assomiglia più ad una smorfia.
«Oh, nulla di così importante» liquida svelta, scrollando il capo e facendo dondolare i capelli argentei. «Volevo solo dirgli che domani sera alla festa che ho organizzato ci sarà anche Claire. Non ti ha parlato di lei?» si informa con finto candore.
«No» ammette
Molly, sforzandosi di mantenere un'espressione imperturbabile anche se
inizia a sentire un vena pulsarle sulla tempia. Si appoggia allo
stipite della porta, portandosi le braccia al petto e stirando le
labbra in un sorriso falso.
«Mi stupisce visto quanto era preso da lei» continua Gabrielle, melliflua, sbatacchiando le ciglia con innocenza. «Confesso
che mi hai sorpresa quando ti ho vista: non credevo fossi proprio il
suo tipo. Deve aver proprio cambiato gusti» insinua con un sorrisetto irritanti, le iridi azzurri baluginanti dal divertimento. «Una volta gli piacevano magre».
Molly
scrolla le spalle e, reprimendo la voglia di abbassarla di dieci
centimetri con un pugno, piega le labbra in una smorfia che
sottolinea tutta la sua indifferenza.
Magari, vorrei saltarle alla gola!
«Beh» esordisce serena, inarcando le sopracciglia. «È anche vero che non parlate spesso, sbaglio?» chiede pungente, non riuscendo proprio a trattenersi.
L'altra
rimane delusa dalla sua mancanza di reazione e irritata per quella
verità buttata in faccia senza troppi fronzoli.
«È così» concede risentita. «Tuttavia lo conosco abbastanza per sapere cosa gli piace» afferma sicura.
Non sembra proprio, commenta Molly, impietosa.
Si limita ad annuire, continuando con la sua recita.
«Devo riferirgli altro?»
*
«Non ti piace?»
«Mmm?»
«La queque de lotte à la provencale».
«No, è buona».
«Ah sì?»
«Sì».
«E allora perché la stai squartando più che mangiarla?»
Molly
sbatte le palpebre, rendendosi effettivamente conto che ha finito per
sfogare sul cibo la propria frustrazione. Sbuffa seccata, senza
preoccuparsi di nascondere il fastidio, perché il piatto che ha
ordinato è pure buono ma le parole piene di veleno di Gabrielle
– ci sarà un girone all'inferno anche per le suocere
stronze, ne è sicura – le rimbombano ancora nella testa,
impedendole di gustarsi la cena in quel ristorantino carino e il
momento che si sono ritagliati solo per loro.
«C'è stato qualcosa tra te e una certa Claire?» butta lì, aspra.
Etienne la fissa incredulo, la forchetta sospesa a mezz'aria.
«Perché?» indaga, scandendo quell'unica parola con lentezza.
Risposta sbagliata. Che poi, pensa imbufalita con un rabbia in corpo che rischia di esplodere da un momento all'altro, non
è manco una risposta. È una domanda! Maledetto questo
mentecatto e la sua abitudine di rispondere ad una domanda con una
domanda.
«Tua madre si è data un gran da fare per farmi credere che
c'è stato. Quindi?» insiste Molly, testarda,
soffiando fuori con furia l'aria dalle
narici. «Delacour» lo chiama agguerrita e quando passa
al cognome è un campanello d'allarme da non ignorare.
«Sì» risponde lui, con una invidiabile quanto irritante serenità.
Lei digrigna i denti, incarognita a morte.
«Quando?» lo interroga truce.
«L'estate prima che ci mettessimo insieme».
«Che
bello scoprirlo così!» esclama lei, risentita,
abbandonando le posate sul piatto con un gesto stizzito. «E
io che credevo di essere la tua terza ragazza. A quanto pare sono la
quarta o ce ne oltre di cui non so nulla?» chiede tagliente.
«Era
una cotta estiva» si difende lui, facendo del suo meglio per
reprimere un sorriso divertito. Probabilmente sa che quell'unica azione
gli procurerebbe un biglietto di sola andata per l'altro mondo.
«E
perché non me lo hai detto?» pretende di sapere lei,
bellicosa, pugnalandolo con un'occhiata affilata quanto un rasoio.
Etienne scrolla le spalle, noncurante.
«Non
credevo fosse importante» spiega quieto. Poi, davanti al silenzio
tetro che segue, si azzarda a corrugare le sopracciglia con una certa
apprensione. «Molly?»
Lei, che fissa il suo piatto senza realmente vederlo, ha gli occhi marroni sgranati all'inverosimile.
«È una modella» sibila tra i denti.
«Chi?»
«Claire»
precisa, riprendendo a guardarlo in faccia con una furia degna di Teddy
nei suoi momenti peggiori. «È una dannatissima
modella» ripete imbestialita, dando a intendere che si è
informata sulla ragazza. Porta le mani in avanti, i palmi aperti, come
per dirgli di non parlare e prende due profondi respiri dal naso,
cercando inutilmente di calmarsi. «Senti, io l'ho capito che le
sto sul culo. Okay? L'ho capito!» mitraglia, infine, davanti al volto allibito dell'altro. «E lo so che non dovrei dare peso alle sue parole ma
posso dire che sono stufa? Voldemort, in confronto, non rompeva
così tanto i coglioni. Perdona il francesismo ma tua madre
è una stronza!» sentenzia con convinzione, portandosi le
mani tra i capelli rossi e spalancando gli occhi con un guizzo di
squilibrio. «Siamo qui da nemmeno un giorno e non ha fatto altro
che dirmi che sono grassa e che devo darmi una mossa a fare figli. Io non sono grassa! Il mio peso è perfettamente nella norma, non è colpa mia se ho queste due zavorr-»
«Molly»
la interrompe Etienne, determinato. «Respira o stramazzerai al
suolo» l'avvisa, adocchiando preoccupato il colorito violaceo che
sta assumendo.
Lei annuisce, seguendo con solerzia il consiglio.
«Scusami,
non me la dovrei nemmeno prendere» riprende con enfasi, cercando
però di non dimenticarsi di incanalare aria. «È che
Gabrielle è talmente irritante che vorrei saltarle addosso e
strapparle quei dannati capelli argentati che ha in testa. Io sono
contro la violenza ma quando ci vuole, ci vuole» dichiara
convinta, alzando il dito indice della mano con piglio terrificante.
«Capisco la sensazione» commenta lui, asciutto
«Sono
anche incazzata perché, pure quando non c'è, riesce
comunque a rovinare il tempo che passiamo insieme» riprende
amareggiata, scuotendo la testa sconsolata. «Io non ti mollo solo
perché le sto sul culo e non sono una strafiga come questa
Claire» decreta irremovibile.
«Se
ti può consolare, sappi che quando stavo con Claire ha fatto lo
stesso identico gioco» commenta Etienne, infastidito. «Non
hai idea di quante me ne abbia detto sul suo conto, di quanto la
reputasse mediocre» ricorda con lo stesso tono.
A Molly quasi scappa da ridere per l'assurdità.
«In poche parole, vede tutte come nemiche» afferma pungente. «Pure morbosa» aggiunge snervata.
«Egocentrica»
la corregge Etienne, lieve, grattandosi il collo. «Detesta non
essere al primo posto tra gli affetti di chiunque» spiega
insofferente.
Lei affloscia le spalle, la rabbia che lascia improvvisamente posto alla tristezza.
«Ti sto rovinando la vacanza» borbotta avvilita, abbassando gli occhi castani sul piatto mezzo pieno.
«Non
ti crucciare, avevo dato per scontato che non avrei avuto vita
facile» replica subito lui, gentile, staccando la schiena dalla
sedia per allungarsi a sfiorarle la mano sul tavolo. «Speravo che
Solange l'avesse fatto maturare un po'» confessa schietto.
«Ehi» riprende quando nota che Molly ha la delusione
dipinta sul viso e il dispiacere nello sguardo. «Non darle retta,
non sa nulla di noi. La sua opinione non cambia quello che provo per
te» dichiara adorabile.
Un po' lo detesta quando dice esattamente la cosa giusta al momento giusto.
Rincuorata, cerca di piegare le labbra ma il risultato è un sorriso tremolante e incerto.
«Mi dispiace» mugugna mortificata, intrecciando le dita con quelle di lui.
Etienne le rivolge un sorriso tranquillizzante.
«Non
dirlo di nuovo» scherza tenue. «È già la
seconda volta oggi. Rischi di attirare un cataclisma!»
Molly annuisce, prima di storcere il viso in una smorfia pensierosa.
«Non sono grassa, vero?» si assicura timorosa.
«Per niente» risponde lui, confortante.
Lei prende un respiro profondo, prima di sciogliersi in un sorriso vero e sereno.
«Quanti figli vuoi?» chiede all'improvviso, imprevedibile.
Etienne corruga appena le sopracciglia, stranito.
«Adesso hai improvvisamente scoperto l'istinto materno?» si informa stupito.
Lei fa spallucce, vaga.
«Visto che non ne abbiamo mai parlato, mi sembrava giusto rimediare» espone allegra.
«Non
uno» risponde lui, dopo un momento di riflessione. «Non mi
sarebbe piaciuto crescere da solo» spiega davanti all'espressione
stupita dell'altra.
«Facciamo
due» concede Molly, magnanima, ignorando l'occhiata divertita di
lui che le fa arrossire le guance per l'imbarazzo. «Maschi o
femmine?»
«L'importante
è che siano sani. Però la prima vorrei che fosse
femmina» confessa Etienne, con semplicità.
Molly strabuzza gli occhi.
«Perché?» domanda subito, interessata.
«Non
ne ho idea» riprende lui, assorto, tamburellando le dita
dell'altra mano sul tavolo. È uno dei gesti che fa sempre quando
riflette seriamente su qualcosa. «Forse perché mi
piacerebbe insegnarle a...» si blocca, tornando a guardarla con
l'aria di chi sa di essersi salvato appena in tempo.
«Giocare a Quidditch?» prova lei, cercando di capire il perché di quello strano comportamento.
Etienne scuote la testa, esibendo un sorriso affascinante.
«Stavo per dire manipolare la gente»
ammette serafico, incurante dell'occhiataccia che riceve all'istante.
«Ma poi tu ti saresti irritata» conviene lungimirante.
«Puoi
ben dirlo» conferma Molly, sdegnosa, fomentandosi. «Non ci
pensare, Etienne, non rovinerai la nostra bambina» lo minaccia
inflessibile, corrugando le sopracciglia con stizza. «Ci manca
solo che prenda da te, guarda. Già avere a che fare un solo
Delacour è un incubo, figurati con due» sentenzia
esasperata, alzando gli occhi al cielo.
«Ma
sei ti diverti» provoca lui, leggero. Poi si fa serio per un
istante. «Vorrei che avesse i tuoi capelli rossi: sono
deliziosi» rivela sovrappensiero, tornando a sorridere dolce.
Molly deve costringere se stessa per smettere di arrossire. Non che serva a qualcosa.
«Io
vorrei che non avesse il tuo modo di adulare le persone» replica
acida. «Sai che strage di cuori, altrimenti. O di
pretendenti» commenta alludendo al lato sanguinario che il suo
ragazzo camuffa con grande abilità.
Etienne sembra tanto buono e caro ma, sotto sotto, è un grandissimo infame.
«Non
sono Lupin» ironizza questo, flemmatico, bevendo un sorso di
vino. «Non sfiderò i suoi corteggiatori a duello.
Farò in modo che lo facciano tra di loro. Sai, cuore mio, non ho
nessuna intenzione di farmi sbattere ad Azkaban per un omicidio di
massa» confessa con un sorrisetto infido.
«Meglio
farsi sbattere in cella per aver manipolato un gruppo di ragazzi a
pestarsi a sangue» rimbecca Molly, scuotendo la testa e non
riuscendo a smettere di ridacchiare. In effetti, sarebbe uno spettacolo
divertente a cui assistere.
Etienne alza le sopracciglia, per nulla preoccupato.
«Nessuna prova, nessuna condanna» osserva pratico.
Non dovrebbe – lo sa – ma lo ama anche perché è un subdolo bastardo.
*
Al
seguito dello schiocco della Materializzazione, si trovano nella camera
della villa immersa nel buio. Molly ride, circondandogli le spalle con
le braccia e avvicinando il suo viso a quello dell'altro, ebbra di
felicità alcolica e non.
Ci
voleva una serata del genere, dopo le settimane che hanno passato
oberati di impegni lavorati e le pugnalate che Gabrielle le ha
gentilmente inflitto per tutta la giornata.
«Aspetta»
la blocca Etienne, tenue, allontanandosi dalle sue labbra e fermando i
suoi tentativi maldestri di slacciargli la camicia. «Sarebbe un
peccato doversi fermare sul più bello perché ti sei
slogata una caviglia» afferma avveduto, abbassandosi quanto bassa
per sfilarle quelle trappole mortali che sono diventate le sue zeppe.
Si è perfettamente reso conto che alcol le ha inibito gran parte
dell'equilibrio.
Molly sbuffa ma lo asseconda, alzando prima l'uno e poi l'altro piede.
«Così,
però, sono dodici centimetri più bassa» si lagna
puerile, permettendogli anche di appoggiare al sicuro la borsa che
contiene la sua bacchetta. Sarebbe da stupidi romperla solo
perché non si è preso le giuste precauzioni.
Mugugna
infastidita quando lui, allontanandosi solo di un paio di passi,
accende la lampada posta sul comodino, facendole chiudere gli occhi per
la luce. Solo in un secondo momento si rende conto che Etienne lo ha
fatto perché stare al buio quando si è brilli, non
è una grande idea.
E
dire che non ha bevuto così tanto. Probabilmente è la
vecchiaia che la rende più sensibile agli effetti del vino.
«E
dove sarebbe il problema?» mormora lui, dopo aver abbassato
l'intensità della luce per non darle fastidio, tornando ad
avvicinarsi.
Molly
si alza sulle punte dei piedi, sorridendo estasiata e abbandonandosi
contro le labbra dell'altro. Le mani tornano immediatamente a liberare
i bottoni dalle asole della camicia di lui,
facendogliela scivolare via dalle braccia. Gli sfiora poi le con la punta delle dita la pelle liscia del torace.
Etienne,
che si è abbassato e ha inclinato il volto per baciarla meglio,
le scosta i capelli dal viso, prima di raggiungere la zip del vestito
sulla schiena. Le abbassa la cerniera con delicatezza, facendo
attenzione a non incastrarla nel tessuto. Lei si allontana dalle sue
labbra per assecondarlo e farle cadere il vestito sul pavimento,
rimanendo in intimo.
Sorride
lusingata davanti all'occhiata di apprezzamento che riceve. Dopo
essersi tolti gli ultimi indumenti di dosso – o forse sarebbe
meglio dire strappare –, Molly lo spinge all'indietro. Etienne l'asseconda arrendevole, sedendosi sul bordo del letto.
Gli
prende il volto tra le mani, baciandolo con dolcezza, prima di
sovrastarlo, le gambe intorno ai suoi fianchi e le mani strette intorno
alle sue spalle. Lo prende dentro di sé lentamente, il respiro
spezzato e le labbra tremanti.
Solo
quando alza gli occhi castani su di lui, lo vede. Etienne non dice
nulla, si limita solo a puntarle quelle iridi chiare e brucianti di
bramosia addosso.
Non
che sia necessario, pensa Molly, perché in quello sguardo e quel
sorriso sono talmente devastanti da scacciare persino le ombre che
hanno invaso la stanza e la sua mente per gran parte della giornata, e sono
così pieni di parole non dette. È mai esistito qualcosa
di più bello, di più vero, del modo in cui la guarda? Qualcuno è mai stato amato in questo modo?
Le
viene da sorridere a sua volta, di riflesso, prima di tornare a
baciarlo. Lo fa piano questa volta, come se non fosse più
assalita da quella fame assoluta. Si tratta solo di una mera illusione:
quella smania è ancora lì, le scorre nelle vene con il
sangue, ma è imbrigliata dalla voglia di assaporare questo
momento con calma, di godersi quelle dita che lui le ha fatto scivolare
dalle spalle verso la schiena, provocandole mille brividi sulla pelle,
e sentirlo gemere contro le sue labbra ogni volta che i loro bacini si
incontrano.
«Ti amo» si lascia sfuggire, in un sussurro appena udibile.
Non
glielo dice spesso – se non si considera le volte che lo percula,
ma quelle non valgono –, sia perché non è nella sua
natura schiva, sia perché pensa che i fatti contino più
delle parole.
Ed Etienne, questo, le dimostra ogni giorno quanto sia vero.
«Lo so» mormora lui, a un soffio dalle sue labbra.
Mamma mia, sento il coro degli angeli cantare!
Questa oneshot non doveva essere divisa in due capitoli ma purtroppo
ultimamente non riesco a scrivere storie brevi – il che non
è un male, intendiamoci, ma quando sei in un periodo incasinato
come questo e non hai tutto il tempo che vuoi per scrivere, mi urta
tantissimo non rispettare la pianificazione. C'è anche da dire
che solo in un momento di delirante follia potevo davvero credere di
riuscire ad inserire tredici scene in un unico capitolo.
Mi sono odiata mentre lo scrivevo perché seriamente è
stata una pazzia far interagire due personaggi in questo modo quando
nella long hanno un rapporto completamente diverso. Tuttavia –
come al solito, maledetta me! - l'idea di questo progetto mi intrigava
e mi sembrava assolutamente geniale. O almeno così mi pareva di
notte, la mattina dopo mi rendo spesso conto che molte creazioni sono
davvero imbarazzanti.
Immaginarsi Molly contro Gabrielle... beh, mi sembrava molto
divertente. Come first time ci sta (leggasi: mi fa ridacchiare come una
matta).
Devo confessare che se non fosse stato per Sev e Nirvana, che spero
apprezzeranno questo piccolo pensierino, forse non avrei finito la
storia. Mi auguro che vi sia piaciuta nonostante tutto <3
(Lo so che arrivo proprio in prossimità della scadenza del
gioco, purtroppo non sono riuscita ad essere più rapida)
Ci vediamo – spero – al prossimo aggiornamento.
Un bacio,
Blue
Ps: chiedo scusa per il titolo, non mi è venuto in mente nulla di meglio. Però sembra qualcosa che direbbe Molly!