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Autore: heliodor    29/06/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Qualsiasi cosa

 
Appena fuori dalla tenda si ritrovò di fronte la folla che si era radunata. Gathar e Patyna erano scomparsi ma c’erano gli altri comandanti che stavano parlando ai soldati.
“Zane riporterà il comandante Stanner alla fortezza” stava dicendo Sabar. “Lui ci guiderà alla vittoria.”
“Stanner” gridò qualcuno.
“Aramil” gridò qualcun altro.
Valya scosse la testa e cercò un varco tra la folla. Ne trovò uno e ci si infilò facendosi strada sgomitando e spingendo.
Una mano le afferrò la spalla facendola sussultare.
Era Ros e aveva l’espressione stravolta.
“Valya” disse. “Che cosa si sono detti nella tenda?”
Lei scosse la testa. “Chiedilo a loro” disse indicando Sabar e gli altri.
Ros l’affianco aiutandola a farsi strada tra i corpi ammassati.
“Parlano di un’armata di rinnegati che sta venendo qui.”
Valya annuì.
“Ci sarà una battaglia” disse il ragazzo.
“Siamo in guerra” disse lei. “È normale combattere.”
“Il comandante Zane?”
Valya sospirò. “Andrà a cercare suo padre.”
Ros le rivolse un’occhiata stupita.
“Aramil è rimasto dietro le linee nemiche. C’è un’intera armata di rinnegati tra lui e la fortezza.”
Superò l’ultima linea di persone e si diresse a passo spedito verso la torre.
Ros la seguì.
“Ho delle cose da fare” disse sforzandosi di essere cortese. Non riusciva a dimenticare di avergli puntato contro la spada.
Avrei potuto ucciderlo, si disse. Forse se lo meritava perché era una spia, ma uccidere una persona disarmata e che non mi stava minacciando…
Non riusciva ad andare fino in fondo a quel pensiero. E c’era qualcosa che la spaventava più delle conseguenze che avrebbe potuto subire se avesse fatto del male a una persona che faceva parte dell’armata di Lormist, anche se era uno straniero e forse un traditore.
“Un’intera armata” disse Ros scuotendo la testa. “Zane partirà da solo?”
“Andrà con cinquanta tra soldati e mantelli.”
“Non riuscirà mai a passare senza essere intercettato. I rinnegati avranno decine di pattuglie disseminate nella regione.”
Valya si girò per confrontarlo. “Pensi che non lo sappia? Zane sta andando a morire e non mi permette di seguirlo. Né di dirgli addio come si dovrebbe.” Fece una pausa. “È così sciocco. E coraggioso.”
“Forse non può fare diversamente” disse Ros.
Valya lo fissò con gli occhi socchiusi.
“Zane non è molto popolare come comandante” proseguì lui. “Ho ascoltato certi discorsi quando i soldati parlavano dopo che gli avevo somministrato qualcosa per attenuare il dolore.”
“Come quella pozione che mi hai dato a Ferrador?”
Ros annuì. “L’ho migliorata. Adesso non causa più crisi di riso incontrollabili o sonnolenza, ma rende parecchio loquaci. Uno mi confessò di aver tradito la moglie più volte e un altro di essere una specie di ladro in fuga e di avere una falsa identità.” Scosse la testa. “Per fortuna dimenticano quasi tutto quando l’effetto della pozione passa.”
“Una pozione può fare questo?” chiese Valya incuriosita.
Ros sembrò sollevato da quella domanda. “Le pozioni possono fare molte cose, Valya Keltel” disse con tono soddisfatto. “Per esempio far dire la verità a una persona che mente o fargli mentire senza che se ne renda conto o che se ne ricordi.”
“È terribile. E tu sembri andarne orgoglioso” disse con tono d’accusa.
Ros arrossì. “Sono effetti che ancora non riesco a limitare. Ma sto facendo progressi.” Tirò fuori dalla sacca a tracolla una boccetta piena di liquido verde. “Lo vedi questo?”
“Che cos’è?” chiese.
“Jangar lo chiamava Ruggito del Bottegaio.”
“Che nome stupido” esclamò divertita.
“Lo so, sto cercando un nome più adatto, ma non sei curiosa di sapere a cosa serve?”
“Dimmelo tu.”
“Jangar lo creò dopo che una notte, rientrando da una taverna, venne aggredito da due cani randagi. Si spaventò così tanto che decise di creare una pozione che li facesse scappare via. All’iniziò provò con un odore insopportabile, ma non riuscì a trovare niente che non infastidisse anche le persone, così pensò a questo. Basta versarne un po’ a terra per creare un piccolo tuono. Secondo Jangar i cani avrebbero dovuto essere terrorizzati e scappare via.”
“E ha funzionato?”
“Non lo ha mai provato. Aveva paura che portandoselo dietro potesse esplodergli in tasca o prendere fuoco. Così decise di rinunciare e cambiò strada, evitando di incontrare i cani randagi.”
“Tu però non sembri avere paura.”
“Ho migliorato la pozione” disse agitando la boccetta. “Adesso è molto più stabile e non esplode semplicemente scuotendola, vedi?”
Valya sussultò. “Attento” disse. “Potrebbe staccarti la mano.”
“No, tranquilla” disse lui sicuro. “In effetti dovrei agitarla di meno.” Mise la boccetta nella borsa. “Che hai intenzione di fare?”
Valya non aveva voglia di rispondergli. Nella sua mente stava prendendo forma un piano. “Niente. Me ne torno nella torre come mi è stato ordinato.”
“Tu non ubbidisci mai agli ordini, Valya Keltel.”
“Non provare a giudicarmi, Ros Chernin. Non ho dimenticato quello che hai fatto a Ferrador.”
“Ti ho salvata” protestò lui. “Due volte. Hironna ti avrebbe uccisa sulle Zanne di Gandum se non fossi intervenuto io.”
Valya fece per protestare ma ci ripensò.
Ha ragione, si disse. Mi ha salvata. Due volte.
“E con Doryon cosa mi dici? Gli hai dato tu quel veleno.”
“Stava bene, l’hai detto anche tu. Non so dirti perché sia successo tutto il resto. Hylana ce l’ha con me, ha mandato le guardie ad arrestarmi poco prima che andassi via dalla città.”
Valya si sentì sprofondare. “Quando sarebbe successo?”
“Tre giorni dopo esserci divisi” disse Ros. “Lo ricordo bene perché mi sentii male a causa del veleno e restai a letto. Quando andai al palazzo, scoprii che le guardie mi stavano dando la caccia. Per fortuna sono riuscito a scappare prima che mi prendessero.” Scosse la testa. “Mi spiace averti messa in imbarazzo. Deve essere stato complicato spiegare a Hylana che tu non c’entravi con quella storia.”
“Io” disse Valya. Esitò pensando a quello che voleva dirgli. “Io credo che ora sia tutta acqua passata. Voglio dire, perché non dimentichiamo quel brutto episodio? Sarebbe inutile cercare di parlare con Hylana visto il suo tradimento.”
Ros sospirò. “Vero. non ci avevo pensato. Sarà meglio che mi abitui a stare con i Lormist. A guerra finita potrei anche trasferirmi lì.”
Valya annuì. “Torno nella mia stanza se non ti spiace. Sono stanca.”
“Certo, non voglio trattenerti ancora. Promettimi solo che rifletterai su quei simboli.”
I simboli, pensò Valya. Mi ero del tutto dimenticata di quella storia.
“Hai detto di averli tradotti ma che non hanno alcun significato.”
“Vero, ma quello che potrebbe sembrare a me senza senso, magari potrebbe averne per un erudito.”
“O per mio padre” disse Valya. “Se è stato lui a usarli.”
“Toralmir potrebbe esserci utile” disse Ros. “Ma se tu non vuoi che ne parli all’erudito, ti prometto che manterrò il segreto.”
“Grazie” rispose. Indicò la torre alle sue spalle. “Ora se non ti spiace dovrei proprio andare.”
Ros annuì e la salutò con un cenno della testa.
Valya si incamminò a passo lento verso la torre e quando vide che Ros si era girato dall’altra parte e non la stava osservando si mise a correre.
Entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle appoggiandoci la schiena.
Zane ha detto che sarebbe partito subito, pensò. Vuol dire che ho poco tempo per raccogliere le mie cose e prepararmi.
Prese una sacca a tracolla e ci infilò dentro una coperta di lana e una tunica di ricambio.
Mi servirà qualcosa da mangiare, si disse. Per l’acqua mi arrangerò con quello che riesco a trovare.
Mise nella borsa una borraccia mezza piena.
Se andassi a riempirla adesso qualcuno potrebbe notarmi e insospettirsi.
Il cuore le batteva all’impazzata mentre pensava a quelle cose.
Guardò attraverso la feritoia verso il cortile. La folla attorno alla tenda di Zane si era dispersa e tutti stavano tornando alle loro mansioni. C’erano dei piccoli capannelli di cinque o sei persone riunite nella spianata. Qualcuno stava allestendo i fuochi per la notte e poteva immaginare le guardie che prendevano posizione sulle torri.
Stavolta non sarebbe stato facile andare via dalla fortezza come lo era stato a Ferrador. Lì aveva potuto contare sull’aiuto di Ferg, mentre a Charis era da sola.
Provare a uscire in pieno giorno o di notte da una delle porte era impensabile. Le guardie erano tante e non le conosceva e dubitava che anche facendo amicizia con loro e conquistando la loro fiducia la lasciassero andare fuori. A cavallo, poi, era impossibile.
Procurarsene uno sarebbe stato difficile. A Cadrik e Ferrador era stata aiutata, ma ancora una volta lì a Charis avrebbe dovuto fare tutto da sola.
I cavalli si trovavano nelle stalle e nei recinti. Aveva notato che erano sorvegliati dalle guardie e almeno la metà appartenevano alla guarnigione lasciata alla fortezza da Aramil.
Sedette sul letto a gambe incrociate fissando la parete opposta. A destra c’erano ancora i resti del tavolo sparpagliati sul pavimento insieme alle sedie che aveva tagliato in due.
Un altro problema di cui dovrò occuparmi, si disse. Devo chiamare un inserviente e farmene portare di nuovi? E come potrei spiegare quello che è successo qui dentro? Forse potrei dirgli che ho cercato di barricarmi dentro nel caso in cui qualche rinnegato fosse riuscito a entrare nella fortezza.
Scosse la testa a quel ridicolo pensiero.
Forse dovrei chiedere a Ros, si disse. Lui è intelligente, anche se passa tutto il tempo a creare quelle ridicole pozioni.
Attese la sera prima di uscire per scendere di sotto e raggiungere le cucine. Da lì prese uno vassoio e lo riempì di pane e frutta secca. Sedette a uno dei tavoli assicurandosi che fosse distante da tutti gli altri avventori. Mangiò con calma, in modo da dare l’impressione a chi la stesse osservando di stare consumando una cena completa. Invece lasciò metà del pane e della frutta secca nel vassoio e, dopo aver lanciato un’occhiata in giro, le infilò nella borsa a tracolla.
Queste mi serviranno per il viaggio, si disse. Altri due o tre pasti e ne avrò per qualche giorno. Forse potrei prendere qualcosa di più, ma senza esagerare.
Si alzò e tornò nella stanza. Lasciò la borsa in un angolo e si assicurò che la porta fosse ben chiusa. Andò alla feritoia e guardò in basso. I fuochi erano stati accesi e i soldati si scaldavano riuniti in piccoli gruppi. Alcuni chiacchieravano tra loro gesticolando, altri fissavano il fuoco in silenzio. Da quella distanza non poteva udire i loro discorsi, ma poteva immaginarli.
Parlano della battaglia imminente, pensò. Si chiedono se saranno ancora vivi. Io voglio restare viva. E voglio che anche Zane resti vivo. Shi’Larra dice di aver sognato un guerriero dalla testa di leone che dovrà lottare contro di lui.
Sospirò affranta.
Io non voglio combattere contro Zane, si disse. Gli dimostrerò che sono una sua alleata e che di me si può fidare. Ma se dovrò restare alla fortezza non potrò fare molto. L’unica possibilità che mi rimane è andare via e disubbidire ai suoi ordini. Di nuovo. Come sempre.
Sorrise dentro di sé.
Si distese sul letto e attese che il sonno la avvolgesse. Dormì fino a quando un raggio di sole che filtrava dalla feritoia non la svegliò.
Stropicciò gli occhi e raddrizzò la schiena.
Sono ancora in tempo per la colazione, si disse. Devo accumulare scorte per il viaggio.
Sarebbe stato difficile seguire le tracce lasciate dalla scorta di Zane, ma cinquanta cavalieri non sono invisibile e lasciano segni dove passano.
Riuscirò a trovarlo, si disse. Riuscirò a trovarlo ovunque. Devo solo trovare il modo di prendere un cavallo e portarlo fuori dalle mura. E se non troverò un modo, userò la spada. Con questa al mio fianco posso fare qualsiasi cosa.

 
  
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