Baker Street, dolce casa
Capitolo 5
John
non si fermò molto più a lungo dopo che Sherlock aveva ribadito la propria
posizione. La sua partenza non fu una sorpresa e Sherlock si consolò sapendo
che almeno avevano fatto una colazione tardiva insieme ed erano riusciti ad
avere un'intera conversazione e John non aveva gridato più di una volta.
Almeno
adesso avevano un accordo.
John
lo avrebbe accompagnato di nuovo nelle indagini. Non era molto, ma era comunque
più di quello che aveva avuto dal suo ritorno. Poteva essere paziente. Lo era
già stato prima e avrebbe continuato ad aspettare se ciò significava che
avrebbero avuto la possibilità di ricostruire quella fiducia che entrambi
avevano perso: John quando aveva scoperto che Sherlock aveva simulato la propria
morte e Sherlock quando era tornato e aveva appreso che John non voleva più
avere a che fare con lui.
Entrambi
avevano bisogno di tempo per adattarsi alla nuova realtà in cui vivevano. E
forse, se Sherlock avesse giocato bene le sue carte, John avrebbe dimenticato la
richiesta di divorzio e la sua fidanzata e sarebbe tornato a casa.
Il
telefono squillò per l’arrivo di un messaggio, facendolo uscire dai propri
pensieri. Lanciò un'occhiata allo schermo e sospirò.
‘Un altro litigio domestico evitato? MH’
Sherlock
fece una smorfia al telefono, ma chiamò comunque il fratello.
"Vedo
che mi stai ancora spiando, – proferì non appena Mycroft rispose – Non ti annoi
mai?"
"Al
contrario, le cose stanno diventando di nuovo interessanti, – ribatté Mycroft –
Questa è stata la seconda volta che John è venuto a trovarti in due giorni. Si
può solo presumere che ciò che lo ha spinto a tornare di nuovo sia stato uno
sviluppo importante."
Sherlock
alzò gli occhi al soffitto: "Si potrebbe presumere di sì. Tu, d'altra
parte, dovresti saperlo per certo, dato che ieri John è andato all'ufficio del
Registro appena prima di venire qui. Un bambino potrebbe capire la connessione,
per favore non fingere di non averlo fatto. Non potrei sopportare di essere
imparentato con un deficiente."
Mycroft
sbuffò: "E li hai firmati?"
"Firmati
cosa?"
"Anch'io
non potrei sopportare di essere imparentato con un deficiente, anche se a volte
fai del tuo meglio per comportarti come tale," replicò Mycroft.
Sherlock
ringhiò e si alzò, attraversando il soggiorno per gettarsi sul divano:
"Certo che non li ho firmati, Mycroft. Perché mai dovrei farlo?"
"Correttezza?"
"Che
motivo avrei per comportarmi in modo corretto?"
"Una
giusta osservazione, – ammise Mycroft – Anche se questo non ti ha fermato in
passato. Hai almeno stabilito i termini per il tuo divorzio?"
Sherlock
sospirò e premette il viso contro lo schienale del divano prima di rispondere:
"Lui mi accompagnerà di nuovo quando mi occuperò dei casi finché non sarà
pronto ad ascoltare la mia spiegazione riguardo al motivo per cui ho simulato
la mia morte. Dopo che avremo ristabilito una fiducia reciproca e ripreso la
nostra vecchia amicizia, firmerò i documenti."
"Lo
farai?" domandò Mycroft.
Sherlock
fissò la pelle screpolata e invecchiata del divano, ricordando le molte volte in
cui aveva visto John seduto lì: "Non lo so. – deglutì – Ho accettato di
farlo. Gli ho detto che l'avrei fatto. Non voglio perdere di nuovo la sua
fiducia."
"No,
– gli mormorò Mycroft all'orecchio – No, non pensavo che l'avresti fatto.
Preferiresti spezzare il tuo cuore piuttosto."
"Se
sceglie di mantenere la sua promessa di sposarla, non ne avrò comunque bisogno,
– ribatté Sherlock – Perciò che importanza ha?"
Sapevano
entrambi che ne aveva moltissima, ma Mycroft fu così gentile da non dirlo.
"Stai
attento, fratellino," concluse invece e riattaccò. Era meglio così, perché
Sherlock non era dell'umore giusto per mentirgli.
*****
Un
caso apparve appena tre giorni dopo. Fedele alla sua promessa, John accettò di
seguirlo. Non poté fare a meno di sentire un lieve fremito di eccitazione e non
poca nostalgia mentre si chinava per passare sotto al nastro.
"Eccoti,
Sherlock, – esclamò Lestrade, voltandosi – Ti piacerà questo… John! Accidenti!"
John
sogghignò: "Ehi, Greg. Come va?"
"Maledizione,
amico, questa è una sorpresa! – esclamò Lestrade, dandogli una pacca sulla schiena
e sorridendo raggiante di felicità – Non pensavo che ti avrei visto di nuovo in
giro. Avete sistemato tutto, vero?"
"Uh...
non proprio, – rispose John – Si potrebbe dire che è una specie di prova.
Chiamalo un esercizio di costruzione della fiducia."
"Ah.
– il DI annuì, voltando la testa per guardare Sherlock, che gli era passato
accanto e stava già esaminando il corpo – Non sarà facile, immagino. Ha davvero
fatto un brutto scherzo a tutti noi, vero?"
"Non
l'ho ancora perdonato per questo – gli confidò John – Ma lui... beh. Ha esposto
delle buone argomentazioni."
"Ci
scommetto, – mormorò Lestrade – Comunque, sono contento. Non è stato in gran
forma di recente, te lo dico io. Sarà bello riaverti, se non altro per tenerlo
d'occhio."
La
sua espressione era cupa e ansiosa. Fece subito preoccupare John: "Cosa vuoi
dire?"
Il
DI si passò una mano sulla fronte: "Non lo so. È solo... diverso. Non ha
voluto parlare di quello che è successo mentre era via, sembra ancora più
pallido di prima. Ha anche perso peso… sono sicuro che tu l’abbia notato. E ora
sussulta quando sente rumori forti."
John
aveva notato la perdita di peso. E Sherlock aveva sussultato un bel po’ durante
le loro recenti conversazioni, anche se non erano state particolarmente rumorose.
John aggrottò la fronte: "Non ho davvero trascorso molto tempo con lui. Io...
io lo terrò d'occhio. Grazie per l’avvertimento."
"Sì,
non saltagli fuori da dietro le spalle, – continuò Lestrade – Ha atterrato uno
dei nostri agenti con un braccio dietro la schiena in due secondi netti. Aveva
un’espressione anche un po’ feroce, e poi si è scusato davvero quando si è reso
conto di quello che era successo. Qualunque cosa abbia combinato, non può
essere andata bene."
Questa
era una nuova informazione per John e guardò i poliziotti che si aggiravano sulla
scena del crimine con occhi nuovi. Era vero che la gente stava lasciando un
ampio spazio a Sherlock e che tutti facevano molta attenzione a non passargli
troppo vicino da dietro la schiena. Era molto evidente che Donovan si era posta
in diagonale di fronte a lui con le braccia incrociate, lanciando sguardi
ammonitori a chiunque gli fosse andato troppo vicino.
John
sbatté le palpebre. La sergente non era mai stata particolarmente amichevole
nei confronti di Sherlock, ma questo comportamento era davvero protettivo. Era
chiaro che qualcosa fosse cambiato a un certo punto.
"Grazie
per l'avvertimento," mormorò di nuovo a Greg e si avvicinò al corpo,
assicurandosi di avvicinarsi a Sherlock di lato, il che gli valse un cenno del
capo da parte di Donovan e un leggero ammorbidimento del suo cipiglio.
"Ah,
John, – lo salutò Sherlock – Potresti dare un’occhiata alla sua gola per me?"
John
si accovacciò accanto a lui e lo fece, inclinando con cautela la testa della
vittima per avere una buona visuale. Usò le dita coperte dai guanti per fare
leva con cautela sulla bocca dell'uomo e sbirciarci dentro: "Interessante.
Sembra quasi che qualcuno lo abbia tenuto fermo con una mano sulla mascella e
gli abbia infilato qualcosa in bocca e giù per la gola con l'altra."
Senza
una parola Sherlock tenne una torcia alla giusta angolazione per
illuminare la bocca della vittima.
"Sembra
che una parte di questo qualcosa possa essere ancora lì, – osservò John – Non
voglio rischiare di tirarlo fuori qui, ma sono sicuro che sarà facile estrarlo
durante l'autopsia. Sembra che… – socchiuse gli occhi – sì, sembra una specie
di giocattolo per bambini."
Si
voltò e vide Sherlock che lo guardava, un sorriso compiaciuto sul viso. John
non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.
"Vedi?
– dichiarò Sherlock rivolto a Lestrade, indicando il corpo – Te l'avevo detto
che il caso sarebbe stato un gioco da ragazzi."
John
non avrebbe potuto smettere di ridacchiare per tutto l’oro del mondo, nemmeno quando
Lestrade gemette e seppellì il viso tra le mani per quella che avrebbe potuto
essere la peggiore barzelletta che avesse mai sentito.
*****
Ovviamente
le cose non continuarono così bene.
Dopo
appena cinque minuti, Sherlock finì di esaminare la scena del crimine e si
alzò, togliendosi i guanti con uno schiocco.
"La
vittima ha poco più di trent'anni, forse una specie di ingegnere informatico a
giudicare dallo stato del palmo della mano destra. Vive da qualche parte nel
sud di Londra, molto probabilmente a Lambeth, e ha almeno..."
"Aspetta
aspetta aspetta aspetta, – lo interruppe Lestrade – Che cos’è quello?"
Sherlock
chiuse di scatto la bocca con uno schiocco: "Che cosa è cosa?"
"Quello!
– il DI indicò la mano di Sherlock – Che cos’è quello?"
Gli
occhi di tutti andarono subito alla mano sinistra di Sherlock. John si
costrinse a non restare a bocca aperta, anche se vide quella di Donovan spalancata
per lo shock.
Sherlock
sbatté le palpebre: "È un anello, – rispose in modo lento, come se
pensasse che Lestrade fosse un po’ tardo – Dovresti saperlo, ne hai uno tu
stesso. O lo hai avuto."
Lestrade
aggrottò la fronte: "Sì, ma lo indossi alla mano sinistra. All'anulare."
"Sì,
certo. – ribatté Sherlock con calma – Mi è stato detto che è qui che per
tradizione vanno le fedi nuziali. In quale altro luogo lo dovrei mettere?"
Il
silenzio che seguì a questa affermazione fu assordante.
"Tu…
– iniziò Lestrade incredulo – Tu sei sposato?"
Sherlock
alzò il mento: "Perché sei così scioccato? Sei deluso di apprendere che ti
sei perso qualcosa?"
Questo
gli valse una serie di risate da parte degli agenti che si erano lentamente
avvicinati, desiderosi di non perdere lo spettacolo.
Lestrade
alzò gli occhi al cielo: "Ah. Ah. Ah. Deluso che tu non abbia pensato di
invitarmi, più che altro."
Si
rivolse a John e John notò con qualcosa a metà fra il panico e il divertimento il
modo in cui lo sguardo del DI cadde sulla sua mano nuda: "Tu ne sapevi
qualcosa, John?"
"Sì,
è saltato fuori durante le nostre recenti conversazioni, – rispose John in tono
allegro, cercando di mantenere un’espressione seria – È stata una sorpresa
anche per me.”
Era
l'eufemismo dell'anno, ma non poteva fare altrimenti. Sherlock sembrava assolutamente
deliziato.
"Sono
proprio stupita che una qualsiasi donna sia stata disposta a trascorrere
abbastanza tempo con te da arrivare ad affrontare l'argomento del matrimonio,"
intervenne Donovan.
Sherlock
girò la testa e le lanciò uno dei suoi sguardi: "È il 2018, Sally. Non
sposerei una donna nemmeno se il mondo stesse finendo. So che hai un cervello,
cerca di usarlo qualche volta."
"Allora
chi…"
"Non
sono affari tuoi, – la interruppe subito Sherlock – Ora, come stavo dicendo
della vittima…"
*****
John
ascoltò Sherlock che snocciolava le sue deduzioni con affetto a malapena celato.
Era passato molto tempo in effetti ed era felice di scoprire che Sherlock aveva
ancora la capacità di stupirlo.
E,
beh, fu di sicuro piuttosto divertente guardare i poliziotti che cercavano di
stargli dietro quando erano ancora tutti alle prese con nuova realtà appena
scoperta nella quale Sherlock Holmes sembrava essersene andato e ritornato sposato
senza che nessuno di loro lo sapesse.
Tuttavia,
per quanto fosse senza dubbio divertente, John non poté fare a meno di
chiedersi come questo avrebbe influenzato il loro accordo. Se Sherlock andava
in giro a proclamarsi sposato (il che era effettivamente corretto) come aveva
intenzione di spiegare il suo divorzio? D’altro canto, se le persone facevano
fatica a credere che qualcuno lo avesse sposato, non avrebbero avuto problemi a
credere che avesse divorziato.
John
fu sorpreso di scoprire che questo pensiero lo infastidiva. Perché qualcuno non
dovrebbe volersi sposare con Sherlock? Era brillante e stupendo e, se era di
buon umore, inaspettatamente gentile. Era anche involontariamente divertente,
il più delle volte. Nonostante tutti i suoi numerosi difetti, non era noioso.
John
poteva ammettere con se stesso che, se non avesse saputo che il marito misterioso
era lui stesso, non avrebbe trovato difficile credere che Sherlock fosse
sposato. Sherlock era leale, anche se era molto attento a nasconderlo agli
altri. Era ovvio che il matrimonio lo avrebbe attirato, se mai si fosse
abbassato a entrare in rapporto con chiunque. Anche adesso, nonostante la loro
fiducia vacillante, John sapeva che Sherlock era leale a lui e alla loro
amicizia. Tutto ciò che Sherlock aveva detto e fatto di recente lo aveva
dimostrato.
Tuttavia,
John non si fidava di lui. Forse lo
avrebbe fatto in futuro, se fossero riusciti a salvare la loro amicizia dalle
rovine fumanti di tutto ciò che era accaduto. Ma davvero, come si potrebbe essere
amico di qualcuno che hai sposato in modo accidentale, del tutto inconsapevole?
Come si poteva essere amico della persona da cui si vorrebbe divorziare? Questo
sarebbe sempre stato tra di loro, anche se il loro matrimonio era esistito solo
sulla carta.
Ore
dopo, dopo che John fu tornato a casa nell'appartamento che condivideva con
Mary e si fu messo a letto, incapace di dormire, si ritrovò a pensare che
sembrava un peccato che questo matrimonio non avesse mai avuto una possibilità
di esistere.
Non
appena il pensiero gli attraversò la testa, si alzò e andò in cucina in cerca
di qualcosa da bere. Questo era un modo di pensare pericoloso, malsano
all'estremo, e non avrebbe sprecato altro tempo su di esso.
Compì
i gesti di preparare il tè per dare alle sue mani qualcosa da fare e per
tenersi alla larga dal whisky che sapeva essere nascosto in fondo alla
credenza. Naturalmente, quando si portò la tazza alle labbra, ricordò perché
era sempre stato Sherlock a preparare il tè nel loro appartamento. Il suo
sapore non fu altro che delusione.
Beh,
quella era la vita che aveva scelto, no? Lontano da Sherlock e pieno di deludenti
tazze di tè. Sapeva, nel profondo, che poteva semplicemente buttarlo nello
scarico, mettersi le scarpe e prendere un taxi per Baker Street e Sherlock gli
avrebbe preparato una buona tazza di tè e non gli avrebbe fatto domande.
John
sospirò e bevve il suo tè.
NdT
Un
capitolo pieno di piccole rivelazioni. In primo luogo l’anello di Sherlock.
Quella fede nuziale che tanto farà riflettere John. E poi, ragazze, mettiamoci
il cuore in pace. Sherlock ha detto chiaro e tondo che le donne non sono il suo
ambito di competenza.
John,
caro: chi ha orecchie per intendere, intenda.
Grazie
a chi stia leggendo questo racconto. All_I_Need è veramente un’autrice
fantastica che sa sviscerare i personaggi.
Grazie
ad arcobaleno2014, garfield73, amy holmes_JW e T’Jill per le recensioni.
E
sempre un enorme grazie alla mia Beta, T’Jill.
Ciao
ciao.