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Autore: All_I_Need    30/06/2021    4 recensioni
Vi ricordate di quel mercoledì che John ha dimenticato perché Sherlock gli ha messo qualcosa nel té? John non lo ricorda. Però torna a sconvolgere la sua vita.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Baker Street, dolce casa

Capitolo 5

 

John non si fermò molto più a lungo dopo che Sherlock aveva ribadito la propria posizione. La sua partenza non fu una sorpresa e Sherlock si consolò sapendo che almeno avevano fatto una colazione tardiva insieme ed erano riusciti ad avere un'intera conversazione e John non aveva gridato più di una volta.

Almeno adesso avevano un accordo.

John lo avrebbe accompagnato di nuovo nelle indagini. Non era molto, ma era comunque più di quello che aveva avuto dal suo ritorno. Poteva essere paziente. Lo era già stato prima e avrebbe continuato ad aspettare se ciò significava che avrebbero avuto la possibilità di ricostruire quella fiducia che entrambi avevano perso: John quando aveva scoperto che Sherlock aveva simulato la propria morte e Sherlock quando era tornato e aveva appreso che John non voleva più avere a che fare con lui.

Entrambi avevano bisogno di tempo per adattarsi alla nuova realtà in cui vivevano. E forse, se Sherlock avesse giocato bene le sue carte, John avrebbe dimenticato la richiesta di divorzio e la sua fidanzata e sarebbe tornato a casa.

Il telefono squillò per l’arrivo di un messaggio, facendolo uscire dai propri pensieri. Lanciò un'occhiata allo schermo e sospirò.

Un altro litigio domestico evitato? MH’

Sherlock fece una smorfia al telefono, ma chiamò comunque il fratello.

"Vedo che mi stai ancora spiando, – proferì non appena Mycroft rispose – Non ti annoi mai?"

"Al contrario, le cose stanno diventando di nuovo interessanti, – ribatté Mycroft – Questa è stata la seconda volta che John è venuto a trovarti in due giorni. Si può solo presumere che ciò che lo ha spinto a tornare di nuovo sia stato uno sviluppo importante."

Sherlock alzò gli occhi al soffitto: "Si potrebbe presumere di sì. Tu, d'altra parte, dovresti saperlo per certo, dato che ieri John è andato all'ufficio del Registro appena prima di venire qui. Un bambino potrebbe capire la connessione, per favore non fingere di non averlo fatto. Non potrei sopportare di essere imparentato con un deficiente."

Mycroft sbuffò: "E li hai firmati?"

"Firmati cosa?"

"Anch'io non potrei sopportare di essere imparentato con un deficiente, anche se a volte fai del tuo meglio per comportarti come tale," replicò Mycroft.

Sherlock ringhiò e si alzò, attraversando il soggiorno per gettarsi sul divano: "Certo che non li ho firmati, Mycroft. Perché mai dovrei farlo?"

"Correttezza?"

"Che motivo avrei per comportarmi in modo corretto?"

"Una giusta osservazione, – ammise Mycroft – Anche se questo non ti ha fermato in passato. Hai almeno stabilito i termini per il tuo divorzio?"

Sherlock sospirò e premette il viso contro lo schienale del divano prima di rispondere: "Lui mi accompagnerà di nuovo quando mi occuperò dei casi finché non sarà pronto ad ascoltare la mia spiegazione riguardo al motivo per cui ho simulato la mia morte. Dopo che avremo ristabilito una fiducia reciproca e ripreso la nostra vecchia amicizia, firmerò i documenti."

"Lo farai?" domandò Mycroft.

Sherlock fissò la pelle screpolata e invecchiata del divano, ricordando le molte volte in cui aveva visto John seduto lì: "Non lo so. – deglutì – Ho accettato di farlo. Gli ho detto che l'avrei fatto. Non voglio perdere di nuovo la sua fiducia."

"No, – gli mormorò Mycroft all'orecchio – No, non pensavo che l'avresti fatto. Preferiresti spezzare il tuo cuore piuttosto."

"Se sceglie di mantenere la sua promessa di sposarla, non ne avrò comunque bisogno, – ribatté Sherlock – Perciò che importanza ha?"

Sapevano entrambi che ne aveva moltissima, ma Mycroft fu così gentile da non dirlo.

"Stai attento, fratellino," concluse invece e riattaccò. Era meglio così, perché Sherlock non era dell'umore giusto per mentirgli.

 

*****

 

Un caso apparve appena tre giorni dopo. Fedele alla sua promessa, John accettò di seguirlo. Non poté fare a meno di sentire un lieve fremito di eccitazione e non poca nostalgia mentre si chinava per passare sotto al nastro.

"Eccoti, Sherlock, – esclamò Lestrade, voltandosi – Ti piacerà questo… John! Accidenti!"

John sogghignò: "Ehi, Greg. Come va?"

"Maledizione, amico, questa è una sorpresa! – esclamò Lestrade, dandogli una pacca sulla schiena e sorridendo raggiante di felicità – Non pensavo che ti avrei visto di nuovo in giro. Avete sistemato tutto, vero?"

"Uh... non proprio, – rispose John – Si potrebbe dire che è una specie di prova. Chiamalo un esercizio di costruzione della fiducia."

"Ah. – il DI annuì, voltando la testa per guardare Sherlock, che gli era passato accanto e stava già esaminando il corpo – Non sarà facile, immagino. Ha davvero fatto un brutto scherzo a tutti noi, vero?"

"Non l'ho ancora perdonato per questo – gli confidò John – Ma lui... beh. Ha esposto delle buone argomentazioni."

"Ci scommetto, – mormorò Lestrade – Comunque, sono contento. Non è stato in gran forma di recente, te lo dico io. Sarà bello riaverti, se non altro per tenerlo d'occhio."

La sua espressione era cupa e ansiosa. Fece subito preoccupare John: "Cosa vuoi dire?"

Il DI si passò una mano sulla fronte: "Non lo so. È solo... diverso. Non ha voluto parlare di quello che è successo mentre era via, sembra ancora più pallido di prima. Ha anche perso peso… sono sicuro che tu l’abbia notato. E ora sussulta quando sente rumori forti."

John aveva notato la perdita di peso. E Sherlock aveva sussultato un bel po’ durante le loro recenti conversazioni, anche se non erano state particolarmente rumorose. John aggrottò la fronte: "Non ho davvero trascorso molto tempo con lui. Io... io lo terrò d'occhio. Grazie per l’avvertimento."

"Sì, non saltagli fuori da dietro le spalle, – continuò Lestrade – Ha atterrato uno dei nostri agenti con un braccio dietro la schiena in due secondi netti. Aveva un’espressione anche un po’ feroce, e poi si è scusato davvero quando si è reso conto di quello che era successo. Qualunque cosa abbia combinato, non può essere andata bene."

Questa era una nuova informazione per John e guardò i poliziotti che si aggiravano sulla scena del crimine con occhi nuovi. Era vero che la gente stava lasciando un ampio spazio a Sherlock e che tutti facevano molta attenzione a non passargli troppo vicino da dietro la schiena. Era molto evidente che Donovan si era posta in diagonale di fronte a lui con le braccia incrociate, lanciando sguardi ammonitori a chiunque gli fosse andato troppo vicino.

John sbatté le palpebre. La sergente non era mai stata particolarmente amichevole nei confronti di Sherlock, ma questo comportamento era davvero protettivo. Era chiaro che qualcosa fosse cambiato a un certo punto.

"Grazie per l'avvertimento," mormorò di nuovo a Greg e si avvicinò al corpo, assicurandosi di avvicinarsi a Sherlock di lato, il che gli valse un cenno del capo da parte di Donovan e un leggero ammorbidimento del suo cipiglio.

"Ah, John, – lo salutò Sherlock – Potresti dare un’occhiata alla sua gola per me?"

John si accovacciò accanto a lui e lo fece, inclinando con cautela la testa della vittima per avere una buona visuale. Usò le dita coperte dai guanti per fare leva con cautela sulla bocca dell'uomo e sbirciarci dentro: "Interessante. Sembra quasi che qualcuno lo abbia tenuto fermo con una mano sulla mascella e gli abbia infilato qualcosa in bocca e giù per la gola con l'altra."

Senza una parola Sherlock tenne una torcia alla giusta angolazione per illuminare la bocca della vittima.

"Sembra che una parte di questo qualcosa possa essere ancora lì, – osservò John – Non voglio rischiare di tirarlo fuori qui, ma sono sicuro che sarà facile estrarlo durante l'autopsia. Sembra che… – socchiuse gli occhi – sì, sembra una specie di giocattolo per bambini."

Si voltò e vide Sherlock che lo guardava, un sorriso compiaciuto sul viso. John non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.

"Vedi? – dichiarò Sherlock rivolto a Lestrade, indicando il corpo – Te l'avevo detto che il caso sarebbe stato un gioco da ragazzi."

John non avrebbe potuto smettere di ridacchiare per tutto l’oro del mondo, nemmeno quando Lestrade gemette e seppellì il viso tra le mani per quella che avrebbe potuto essere la peggiore barzelletta che avesse mai sentito.

 

*****

 

Ovviamente le cose non continuarono così bene.

Dopo appena cinque minuti, Sherlock finì di esaminare la scena del crimine e si alzò, togliendosi i guanti con uno schiocco.

"La vittima ha poco più di trent'anni, forse una specie di ingegnere informatico a giudicare dallo stato del palmo della mano destra. Vive da qualche parte nel sud di Londra, molto probabilmente a Lambeth, e ha almeno..."

"Aspetta aspetta aspetta aspetta, – lo interruppe Lestrade – Che cos’è quello?"

Sherlock chiuse di scatto la bocca con uno schiocco: "Che cosa è cosa?"

"Quello! – il DI indicò la mano di Sherlock – Che cos’è quello?"

Gli occhi di tutti andarono subito alla mano sinistra di Sherlock. John si costrinse a non restare a bocca aperta, anche se vide quella di Donovan spalancata per lo shock.

Sherlock sbatté le palpebre: "È un anello, – rispose in modo lento, come se pensasse che Lestrade fosse un po’ tardo – Dovresti saperlo, ne hai uno tu stesso. O lo hai avuto."

Lestrade aggrottò la fronte: "Sì, ma lo indossi alla mano sinistra. All'anulare."

"Sì, certo. – ribatté Sherlock con calma – Mi è stato detto che è qui che per tradizione vanno le fedi nuziali. In quale altro luogo lo dovrei mettere?"

Il silenzio che seguì a questa affermazione fu assordante.

"Tu… – iniziò Lestrade incredulo – Tu sei sposato?"

Sherlock alzò il mento: "Perché sei così scioccato? Sei deluso di apprendere che ti sei perso qualcosa?"

Questo gli valse una serie di risate da parte degli agenti che si erano lentamente avvicinati, desiderosi di non perdere lo spettacolo.

Lestrade alzò gli occhi al cielo: "Ah. Ah. Ah. Deluso che tu non abbia pensato di invitarmi, più che altro."

Si rivolse a John e John notò con qualcosa a metà fra il panico e il divertimento il modo in cui lo sguardo del DI cadde sulla sua mano nuda: "Tu ne sapevi qualcosa, John?"

"Sì, è saltato fuori durante le nostre recenti conversazioni, – rispose John in tono allegro, cercando di mantenere un’espressione seria – È stata una sorpresa anche per me.”

Era l'eufemismo dell'anno, ma non poteva fare altrimenti. Sherlock sembrava assolutamente deliziato.

"Sono proprio stupita che una qualsiasi donna sia stata disposta a trascorrere abbastanza tempo con te da arrivare ad affrontare l'argomento del matrimonio," intervenne Donovan.

Sherlock girò la testa e le lanciò uno dei suoi sguardi: "È il 2018, Sally. Non sposerei una donna nemmeno se il mondo stesse finendo. So che hai un cervello, cerca di usarlo qualche volta."

"Allora chi…"

"Non sono affari tuoi, – la interruppe subito Sherlock – Ora, come stavo dicendo della vittima…"

 

*****

 

John ascoltò Sherlock che snocciolava le sue deduzioni con affetto a malapena celato. Era passato molto tempo in effetti ed era felice di scoprire che Sherlock aveva ancora la capacità di stupirlo.

E, beh, fu di sicuro piuttosto divertente guardare i poliziotti che cercavano di stargli dietro quando erano ancora tutti alle prese con nuova realtà appena scoperta nella quale Sherlock Holmes sembrava essersene andato e ritornato sposato senza che nessuno di loro lo sapesse.

Tuttavia, per quanto fosse senza dubbio divertente, John non poté fare a meno di chiedersi come questo avrebbe influenzato il loro accordo. Se Sherlock andava in giro a proclamarsi sposato (il che era effettivamente corretto) come aveva intenzione di spiegare il suo divorzio? D’altro canto, se le persone facevano fatica a credere che qualcuno lo avesse sposato, non avrebbero avuto problemi a credere che avesse divorziato.

John fu sorpreso di scoprire che questo pensiero lo infastidiva. Perché qualcuno non dovrebbe volersi sposare con Sherlock? Era brillante e stupendo e, se era di buon umore, inaspettatamente gentile. Era anche involontariamente divertente, il più delle volte. Nonostante tutti i suoi numerosi difetti, non era noioso.

John poteva ammettere con se stesso che, se non avesse saputo che il marito misterioso era lui stesso, non avrebbe trovato difficile credere che Sherlock fosse sposato. Sherlock era leale, anche se era molto attento a nasconderlo agli altri. Era ovvio che il matrimonio lo avrebbe attirato, se mai si fosse abbassato a entrare in rapporto con chiunque. Anche adesso, nonostante la loro fiducia vacillante, John sapeva che Sherlock era leale a lui e alla loro amicizia. Tutto ciò che Sherlock aveva detto e fatto di recente lo aveva dimostrato.

Tuttavia, John non si fidava di lui. Forse lo avrebbe fatto in futuro, se fossero riusciti a salvare la loro amicizia dalle rovine fumanti di tutto ciò che era accaduto. Ma davvero, come si potrebbe essere amico di qualcuno che hai sposato in modo accidentale, del tutto inconsapevole? Come si poteva essere amico della persona da cui si vorrebbe divorziare? Questo sarebbe sempre stato tra di loro, anche se il loro matrimonio era esistito solo sulla carta.

Ore dopo, dopo che John fu tornato a casa nell'appartamento che condivideva con Mary e si fu messo a letto, incapace di dormire, si ritrovò a pensare che sembrava un peccato che questo matrimonio non avesse mai avuto una possibilità di esistere.

Non appena il pensiero gli attraversò la testa, si alzò e andò in cucina in cerca di qualcosa da bere. Questo era un modo di pensare pericoloso, malsano all'estremo, e non avrebbe sprecato altro tempo su di esso.

Compì i gesti di preparare il tè per dare alle sue mani qualcosa da fare e per tenersi alla larga dal whisky che sapeva essere nascosto in fondo alla credenza. Naturalmente, quando si portò la tazza alle labbra, ricordò perché era sempre stato Sherlock a preparare il tè nel loro appartamento. Il suo sapore non fu altro che delusione.

Beh, quella era la vita che aveva scelto, no? Lontano da Sherlock e pieno di deludenti tazze di tè. Sapeva, nel profondo, che poteva semplicemente buttarlo nello scarico, mettersi le scarpe e prendere un taxi per Baker Street e Sherlock gli avrebbe preparato una buona tazza di tè e non gli avrebbe fatto domande.

John sospirò e bevve il suo tè.

 

 

NdT

Un capitolo pieno di piccole rivelazioni. In primo luogo l’anello di Sherlock. Quella fede nuziale che tanto farà riflettere John. E poi, ragazze, mettiamoci il cuore in pace. Sherlock ha detto chiaro e tondo che le donne non sono il suo ambito di competenza.

John, caro: chi ha orecchie per intendere, intenda.

Grazie a chi stia leggendo questo racconto. All_I_Need è veramente un’autrice fantastica che sa sviscerare i personaggi.

Grazie ad arcobaleno2014, garfield73, amy holmes_JW e T’Jill per le recensioni.

E sempre un enorme grazie alla mia Beta, T’Jill.

 

Ciao ciao.

   
 
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