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Autore: Little Firestar84    30/06/2021    9 recensioni
I Makimura ed i Kaibara: famiglie nemiche da secoli, due imperi economici che dall'antichità si fronteggiavano, prima nei campi di battaglia, poi nei mercati finanziari.
Non rifuggono alla lotta nemmeno i due giovani rampolli delle famiglie: Kaori Makimura e Ryo Saeba Kaibara, figliastro di Shin, patriarca della famiglia Kaibara, cresciuto per ereditare la multinazionale del patrigno.
Scherzi, battute più o meno crudeli, piccole e grandi cattiverie:fin dalla più giovane età, i due non si sono mai fatti mancare niente.... incluso un matrimonio improvvisato dopo una nottata ad altissimo tasso alcolico ed erotico! E se la bella Kaori credeva che dopo la sua fuga nella notte Ryo avesse fatto annullare il matrimonio, scoprirà, alle sue stesse nozze, con il magnate dei media Uragami, che non è così... e che Ryo non ha alcuna intenzione di lasciar andare così sua moglie!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ragazze, ragazze, ragazze! Grazie mille per il supporto ricevuto, sia da chi ha ricensito, chi l'ha letta ed aspetta di avere un comodo pc a portata di mano per recensire, chi mi ha mostrato il proprio apprezzamento... grazie, grazie, grazie! 
Piccola nota introduttiva: all'interno di questo capitolo ci sono elemnti di grafica; entrambe le immagini sono dell'illustratrice Giapponese Pound, e potete trovarle, come molti suoi altri lavori, su twitter, @pound_poundy
 

“Ho sentito un pettegolezzo molto particolare, fratello caro…” Sonia, la sua sorellastra, gli disse col sorriso sulle labbra e una voce maliziosa, interrompendo la breve pennichella pomeridiana di Ryo che, vestito di tutto punto, se ne stava spaparanzato sul grande divano del suo loft, riposando tra un incontro di lavoro e l'altro.

Sonia era stata, come lui, presa in casa da Shin Kaibara quando il ricco magnate aveva sposato la loro madre, la bella ma volubile (e calcolatrice) Carmen. Colombiana, nata e cresciuta nella povertà, la donna era stata però dotata fin dalla più giovane età di un fascino prorompente, che unito alla sua carica sensuale latina avevano fatto di lei una bomba sexy dal comportamento volitivo e manipolatore. Carmen saltava bellamente da un ricco marito all’altro quando lo sfortunato uomo del momento cadeva in disgrazia incontrando sfortune economiche: il primo era stato Carlos, sposato solo per abbandonare la casa paterna, di cui si era fatta fuori presto, sposando il politico giapponese Matsuo – il padre di Ryo - che caduto in disgrazia dopo una scandalo di soldi e donne era stato abbandonato prima in favore del petroliere Texano Kenneth Field, con cui aveva avuto Sonia, e di Shin Kaibara poi, con cui aveva trovato una certa stabilità. 

Ryo però non era certo stupido, e non lo era mai stato. Entrato in quella casa già adolescente, aveva capito presto che, per quanto Shin fosse infatuato di Carmen, il motivo per cui l’aveva presa in sposa e la teneva ancora come moglie nonostante i continui tradimenti erano lui e Sonia, a cui l’uomo voleva bene dal più profondo del cuore - un amore ricambiato, perché sia per lui che per la sorella, Shin era stato più padre dei loro stessi padri. 

“Mamma ha fatto una scenata che non ti dico, dice che, testuali parole, se questa storia fosse vera, tu avresti trascinato il nome di famiglia attraverso il fango!” gli sorrise, mentre sedeva sul bracciolo del divano, accanto al capo dell’amato fratello. “Ma ha aggiunto che lei non ci crede, perché tu non ti saresti mai fatto vedere al matrimonio di un Makimura…”

“Beh, mi dispiace contraddirla...” Ryo sogghignò, guadagnandosi una cuscinata in testa dalla sorella. “Ma mi sono presentato a questo matrimonio eccome, e anche senza invito, e c’ero anche al precedente matrimonio della bella Kaori, e non certo come ospite… non so se mi spiego!”

“Sei il solito porco! Ci credo che quella ragazza ti ha mollato, pensi al sesso ventiquattro ore su ventiquattro tu!” Sonia sibilò, arrossendo, dandogli un’altra cuscinata in testa.  Poi, la ragazza si accasciò contro lo schienale del divano, sospirando, seria. “Però, anche tu, Ryo, chissà adesso cosa diranno i nostri genitori…. Sposarsi, un Makimura ed un Kaibara, cosa avevate per la testa?”

“Immagino uno dei tanti motivi per cui la gente si sposa…” Ryo si limitò a rispondere. Non gli andava di spiegarsi, raccontare del fuoco che lei gli accendeva dentro, della tenerezza di quella ragazza, del suo carattere gentile, e di come Ryo stesso fremette di gioia nel vederla realizzarsi, ed essere felice e serena, se stessa, accanto a lui, seppure per poche ore: parlarne sarebbe stato quasi un tradimento verso quella bolla in cui erano esistiti solo loro due, Ryo e Kaori, e non i rampolli delle famiglie Makimura e Kaibara. Forse un giorno si sarebbe aperto con qualcuno, ma prima aveva bisogno che lei, la sua dolce, bellissima  Kaori comprendesse ed accettasse questo fatto per prima. Ryo doveva solo trovare il modo di parlarle con franchezza, faccia a faccia, ed in modo civile, e lei di questo non ne voleva proprio sapere. Per adesso: perché se il piano di Ryo avesse dovuto funzionare, la giovane donna non avrebbe avuto scelta! 

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Kaori provava il distinto desiderio di afferrare qualcuno per il collo, ma se doveva essere sincera, in quel momento non era certa di sapere chi, se Ryo… o se stessa. Aveva sempre fatto attenzione a compiere tutte le scelte giuste, aveva frequentato, impegnandosi, le migliori scuole, aveva sempre preso ottimi voti, aveva frequentato le persone giuste, persone apprezzate dalla sua famiglia, e aveva scelto anche il fidanzato perfetto, su suggerimento di zio e madre.

Solo una volta si era lasciata andare in tutta la sua vita, seguendo l’istinto e non la ragione, e si era trovata sposata con Ryo Saeba…. E adesso quel dannato matrimonio era sulle bocche di tutti per colpa di quella stramaledetta rivista di gossip!

Appallottolando il giornale, Kaori lo lanciò nel cestino, poi si lasciò cadere sul letto di ferro battuto con un singhiozzo, chiudendo gli occhi: sperava che se si fosse addormentata, avrebbe poi riaperto gli occhi per scoprire che si era trattato solo di un incubo, ma sapeva che non le sarebbe andata così bene. 

Poteva solo immaginare cosa sarebbe successo, e tutto per causa di Ryo Saeba… tutti avrebbero parlato di lei, la sua famiglia (sua madre e suo zio) l’avrebbe messa all’indice, neanche fosse stata costretta ad indossare una lettera scarlatta sul petto. E per di più, anche Miki adesso era vittima di pregiudizi e pettogolezzi nella sua professione di wedding planner, nemmeno fosse stata colpa sua che la cerimonia aveva finito per essere interrotta, terminando in quel modo disastroso.

Kaori prese un profondo respiro ad occhi chiusi, cercando di controllare la sua respirazione, e di tornare in pieno controllo di sé; aprendo l’armadio fece passare i suoi capi da lavoro, grata che il suo capo alla compagnia d’assicurazione per cui stabiliva la veridicità delle opere d’arte da assicurare avesse insistito che fosse lei ad occuparsi di una valutazione per conto di un pezzo grosso – non sarebbe scappata dai problemi (ovvero Ryo ed il matrimonio che bisognava annullare al più presto) ma almeno avrebbe messo un po’ di distanza tra lei, lui, l’altro, le riviste di gossip e tutti quelli che le leggevano e stavano spettegolando di lei.

La mano pronta ad afferrare la gruccia su cui era appeso un maglione di Tommy Hilfiger nero, Kaori sfiorò inavvertitamente una lunga sacca porta-abiti.

Sapeva esattamente cosa ci fosse all’interno: quello che era divenuto l’abito delle sue nozze rosse, non di sangue ma di fuoco, passione… mentre sentiva il fiato morirle in gola, Kaori andò con la mente a quel giorno, alla festa di alcuni amici comuni a cui avevano finito per incontrarsi. 

Erano anni che non si vedevano faccia a faccia, da quando Ryo aveva terminato l’università, ma sapevano ancora esattamente chi fossero l’uno e l’altra- erano un Kaibara ed una Makimura, il contrario sarebbe stato impossibile, la regola d’oro di entrambe le dinastie era di conoscere i propri avversari.  L’essere soli, non circondati dalle loro famiglie, aveva fatto abbassare loro le naturali barriere costruite nel corso delle loro esistenze, ed avevano finito per flirtare, lanciandosi occhiate di fuoco. 

Avevano scherzato col fuoco, giocato, e quando Ryo le aveva fatto quella proposta… lei aveva accettato, pregando che lui vincesse per poter essere sua, dimenticare finalmente che le loro famiglie erano legate da un odio profondo, nato per motivi così lontani nel tempo che ormai nessuno ricordava perché quella lotta fosse esattamente iniziata. 

La giovane donna si lasciò cadere sul pavimento, incapace di sollevare lo sguardo dalla custodia dell’abito; aveva dato la colpa al fatto di essere single dopo l’ennesima rottura, di essere frustrata, aveva incolpato i troppi bicchieri e soprattutto quanto Ryo quella sera fosse stato affascinante, con quel completo scuro. Ricordava come, mentre giocava, lei gli aveva stretto il braccio con trepidazione, il fiato corto, con la speranza che fosse lui a vincere… e Ryo, uomo di affari, magnate senza scrupoli, il numero uno, ancora una volta aveva vinto, ed un certificato stampato da internet dopo, firmato davanti ad un giudice, li aveva resi marito e moglie.

Avevano preso una suite nell’hotel dal casinò, ed avevano passato la notte a fare l’amore, senza tuttavia riuscire a spegnere quel fuoco che li aveva consumati… Ryo era stato dolce prima, poi più possessivo e ancora quasi feroce – anzi, ferale - dopo; si erano baciati, morsi, graffiati, erano stati incapaci di averne mai abbastanza.

Quella stanza era stata la loro oasi di pace, e poi Kaori aveva visto un messaggio della madre sul telefono, e vedere quel nome era stato come ricevere in  testa la proverbiale secchiata d’acqua gelida. Si era voltata verso Ryo, profondamente addormentato, un’aria angelica, quasi bambinesca sui lineamenti virili, senza sapere verso chi sentirsi in colpa, se la propria famiglia per aver passato la notte con un Kaibara, che aveva addirittura sposato, o verso Ryo, che stava per abbandonare così, senza dire nulla… aveva chiamato un’amica avvocato che le aveva mandato per mail i documenti necessari, e li aveva fatti stampare nella hall, dove si era guardata intorno in preda al terrore, temendo che qualcuno potesse riconoscerla, e dopo averli firmati li aveva lasciati sul cuscino per lui, con l’aggiunta di un semplice post-it: è stato uno sbaglio, lo sappiamo tutti e due.

Il telefono squillò risvegliando la donna dai suoi pensieri; Kaori avvertì bagnato sulle guance, e sfiorandole, si accorse di aver versato alcune lacrime. Si tirò su, schiena dritta e viso alzato, ed andò a rispondere. 

Grazie al cielo era Miki, anche se una parte di lei temeva di rispondere. Cosa sarebbe successo all’amica? Che sentisse già le ripercussioni dello sbaglio suo e di Ryo? Kaori aveva pensato che chiedere a Miki di essere l’organizzatrice, invece che una damigella, le avrebbe portato visibilità e clienti… la visibilità non c’era dubbio che l’amica l’avesse avuta, i clienti invece stavano scappando a gambe levate.

Le due amiche presero a chiacchierare – di uno dei pochi matrimoni organizzati da Miki che non erano stati annullati per il semplice fatto che ormai era troppo tardi, e dell’imminente viaggio di lavoro di Kaori a Fukuoka, ma la giovane donna avvertiva una certa apprensione nell’amica, come una reticenza. 

“Miki….” Le disse con voce dolce e soave. “Non ti devi preoccupare per me. Mi sono messa io in questo pasticcio e ne uscirò al più presto, vedrai.”

“Oh, Kaori, sono così dispiaciuta per quello che è successo!” La sua amica piagnucolò dall’altra parte della linea. Kaori poteva immaginare benissimo la bellissima Miki che si tamponava gli occhi con un delicato fazzoletto di cotone ricamato. Il non-matrimonio di Kaori l’aveva turbata profondamente, sia per ciò che era avvenuto, sia perché quando aveva fatto irruzione in chiesa Ryo non era stato solo: si era portato dietro i suoi due migliori amici nonché soci in affari, Mick Angel ma, soprattutto… soprattutto, Hayato Ijuin, l’ex militare che Kaori aveva sorprendentemente scoperto essere l’ex innamorato di Miki.

Miki esitò nuovamente. Kaori alzò un sopracciglio, chiedendosi di cosa le dovesse parlare- quel tono e quella reticenza potevano indicare molte cose, ma era quasi certa che la cosa più probabile fossero una sfilza di colossali rogne. 

“Miki…” Kaori la avvertì, con un tono che poteva voler dire tutto o nulla. 

“Beh, ecco, mi chiedevo se fosse il caso di mandare un qualche, come dire, annuncio per l’accaduto, e soprattutto cosa fare dei regali…”

“Restituiscili,” Kaori le rispose lasciandosi cadere sul letto. Non era solo una questione di tempistica; le parole di suo marito le avevano dato la netta impressione che Ryo non le avrebbe concesso né un annullamento né un divorzio tanto facilmente, ma soprattutto, aveva la tacita consapevolezza che, dopo quella scenata che lo aveva fatto finire, per il motivo sbagliato, sulla cresta dell’onda mediatica, divenendo bersaglio di scherno delle sue stesse testate, difficilmente Uragami sarebbe ancora stato interessato a prenderla in moglie. Lei non gli aveva ancora restituito l’anello, ma lo aveva tolto immediatamente, riponendolo nel suo portagioie.  “E per quel che riguarda il comunicato stampa, puoi evitarlo. Direi che le testate di gossip hanno già detto tutto quello che c’era da sapere al riguardo.”

“Uragami come l’ha presa?” L’amica le domandò. Era la stessa domanda che le avevano fatto lo zio, la madre, sua cugina Sayuri e la sua amica Kazue, che era arrossita alla visione di Mick Angel. L’unica persona che non lo aveva chiesto, non per disinteresse ma perché aveva compreso che fosse una domanda superflua, era stato suo fratello: Hide sapeva sempre cosa dire… e cosa non dire. 

“Beh, la sua fidanzata non gli ha mai confessato di essersi sposata in preda ai fumi dell’alcol né di non aver controllato il suo stato civile prima di presentare i documenti in comune e lui all’improvviso scopre che lei è quasi bigama… tu che ne dici?” Kaori provò ad essere positiva e suonare allegra e leggera, ma la cosa stava iniziando a pesarle sulle spalle… anni a fare la cosa giusta, a piegarsi ai dettami della società, della sua famiglia, eppure questo era il risultato: un solo errore l’avrebbe perseguitata per il resto dei suoi giorni. 

“Sei sicura di non voler rispondere a quell’articolo dell’Intelligencer?” Miki le domandò. Kaori sapeva che Miki aveva a volte curato le pubbliche relazioni delle sue spose, ma un addetto stampa era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.

“E per dire cosa? Confermare che sono ancora la signora Saeba-Kaibara e nemmeno lo sapevo?” Kaori sbuffò, sistemandosi la frangetta. Non aveva alcuna intenzione di mettere i media ancora di più in mezzo a quella faccenda, anche perché temeva che se lei avesse rilasciato una sua dichiarazione, Ryo si sarebbe potuto sentire in dovere di fare altrettanto, e solo Dio sapeva cosa avrebbe potuto raccontare, o cosa quel giornalaccio da strapazzo avrebbe potuto scoprire o anche solo insinuare.

No. Avrebbe chiamato il suo avvocato, che avrebbe chiamato quello di Ryo, e avrebbero sistemato la cosa tra di loro, senza scocciature di terze parti, nella speranza di quietare quello scandalo.

Kaori stava per dire qualcosa a Miki quando il campanello squillò, e la giovane andò a rispondere, salutando la wedding planner. 

Guardò dallo spioncino: Zio Toshio, in tenuta – metaforica- da guerra. 

C’era aria di guai.

“SI PUÒ SAPERE COSA DIAVOLO TI ERA PASSATO PER LA TESTA, KAORI?” Lo zio le sbraitò in faccia, senza nemmeno darle la possibilità di difendersi o anche solo salutarlo. Niente gentilezze, per lei: agli occhi del patriarca non se le meritava, non dopo aver commesso il sommo disonore di sposare un membro della famiglia Kaibara, anche perché, seppure non fosse suo figlio, era risaputo che Ryo fosse il prediletto di Shin e che dal giorno in cui aveva preso il cognome del suo patrigno l’uomo fosse stato cresciuto con il solo obiettivo di ereditare e guidare l’impero di famiglia.

Kaori sospirò: avrebbe dovuto sapere che non avrebbe potuto evitare la sua famiglia a lungo. Era praticamente fuggita dopo quel disastro, lasciando a madre e zio il compito di spiegare cosa fosse successo e tentare di salvare le apparenze – immaginava invece che Hide se la ridesse della grossa, visto e considerato che era stato fortemente avverso a quelle nozze fin dal principio; il fratello desiderava per lei la libertà, che potesse essere sé stessa e decidere fino in fondo da sola della propria esistenza, e vedeva le nozze con Uragami se non come un’imposizione diretta, per lo meno come un tentativo da parte di Kaori, l’ennesimo, di accontentare la famiglia.

L’uomo non disse nulla; la squadrò con fare critico, facendola sentire piccola ed insignificante, e poi si diresse verso il camino, sopra cui spiccava un ritratto di famiglia, di quando Kaori era poco più che neonata; la donna avvertiva lo sguardo del padre su di sé, quasi dall’aldilà lui la stesse giudicando per quell’affronto. 

“Il mio povero fratello si starà rigirando nella tomba, così come pure tutti i nostri antenati!” L’uomo sospirò rattristato, seppure ancora con tono marziale. “Hai messo la famiglia in estremo imbarazzo, Kaori. Cosa hai intenzione di fare per risolvere velocemente questo problema?”

La donna si sedette su una delle poltrone della sala principale della casa, un sontuoso palazzo in stile europeo, eretta su di un terreno poco fuori Tokyo. Circondata da un immenso parco verde, i Makimura vivevano lì da secoli, limitandosi ad abbattere una costruzione per costruirne di più moderne man mano che la percezione del lusso cambiava.

“Otterrò l’annullamento. E se non sarà possibile, chiederò il divorzio,” rispose serrando i pugni, mantenendo lo sguardo basso. Lo zio era intanto andato in cucina, dove si era servito un bicchiere di vino rosso, la cui successiva visione aveva fatto accaldare le guance della giovane donna, che aveva ricordato come lei e Ryo avessero passato quella notte indimenticabile a sorseggiare vino, spesso dallo stesso bicchiere, come avessero assaporato quel nettare attraverso i loro caldi e focosi baci…

“Lo definiremo un errore di gioventù, con la stampa, il risultato del passare da una festa all’altra senza controllo…” Lo zio immaginò, lisciandosi quel baffetto che faceva tanto vecchia aristocrazia europea; non le stava chiedendo nulla, aveva già deciso, quasi immaginasse che la nipote non potesse fare altro che scelte sbagliate: un errore, uno solo, e adesso si ritrovava marchiata a vita. “Devo però ammettere che sono molto contrariato: ti abbiamo fornito la migliore educazione, nessuno immaginava che avresti commesso un simile atto di ribellione, proprio tu. Forse lo avrei potuto accettare da tuo fratello, ma…”

Kaori strinse i denti, tentando di non piangere. 

Un errore. Un solo singolo errore, ed era divenuta una delusione. Lo zio e la madre, l’avrebbero mai perdonata, o negli annali della famiglia sarebbe stata annoverata come la stupida che si era fatta incastrare da un Kaibara, alla stregua di quella trisavola che era stata costretta a chiudersi in convento dopo essere stata sedotta da un membro della famiglia rivale, e ormai svergognata, era divenuta oggetto di dicerie, un qualcosa da nascondere dagli occhi del mondo?

Kaori sgranò gli occhi, mentre per un attimo il suo cuore si fermò: lo zio amava le tradizioni, ma certo non l’avrebbe nascosta agli occhi del mondo, o avrebbe osato chiederle questo sacrificio, seppure fossero ormai nel ventunesimo secolo e i divorzi fossero la norma? 

“Rimane ancora da capire come tu abbia potuto essere sposata a quell’uomo per oltre due anni, mantenendo il più tacito riserbo sulla questione - non che ti biasimi, un Kaibara, chi mai potrebbe volere vedere il proprio nome accanto al loro?”

Io,  la donna pensò. Solo per una notte, ma era stata felice di essere la sposa non di un Kaibara, ma di Ryo. Quella notte avevano entrambi dimenticato chi fossero, ma soprattutto da dove venissero, ma ora sembrava che nessuno desiderasse null’altro che ricordarglielo, costantemente. 

“…e proprio tu, agire in un modo così sconsiderato quando avresti dovuto sapere che genere di matrimonio ci si attendeva da te! Già abbiamo rischiato di divenire la chiacchiera del Giappone bene, rimanendo zitella così a lungo, quando ormai tutte le tue coetanee delle famiglie bene sono accasate con figli… hai idea di quanto sia stato difficile fare in modo che il pupillo degli Uragami ti prendesse in considerazione come consorte?”

Kaori alzò gli occhi al cielo, sentendo la rabbia che le cresceva dentro ad ogni singola parola che lo zio Toshio le diceva. 

Nessuno diceva nulla a  Hide perché lui era uomo, nessuno diceva nulla delle donne dello zio per lo stesso motivo, ma lei no. Lei doveva essere perfetta e non poteva sbagliare… e comunque, un buon matrimonio? Non avrebbe mai potuto fare meglio che con Ryo: i Kaibara erano di gran lunga più ricchi degli Uragami, e anche visti meglio per il loro antico retaggio, e perché non avevano investito il loro denaro, faticosamente guadagnato col sudore della pelle, in sciocchezze come reti televisive che trasmettevano programmi di dubbio gusto, al limite del trash, o giornaletti scandalistici.

E per quel che riguardava Satoshi Uragami… eh, se non l’avesse voluta più non sarebbe stata quella grande tragedia. Nessuno dei due era prono a grandi passioni, entrambi cercavano un rapporto di amicizia e rispetto reciproco, e avevano bisogno di qualcuno che “interpretasse” il ruolo del consorte ideale. In più, lui era stato chiaro: vedovo, voleva una madre per la giovanissima figlia Mayuko. Non aveva ancora detto nulla su cosa si aspettasse da lei ora, ma Kaori immaginava che il fidanzamento si potesse considerare belle che rotto, e che, presto o tardi, avrebbe ricevuto una mail dall’avvocato di lui chiedendo la restituzione dell’anello di fidanzamento, che era nella famiglia Uragami da oltre cent’anni.

“Grazie al cielo tu, in quanto secondogenita del mio povero fratello, non hai ereditato nulla. Non tollererei che Kaibara usasse la scusa di essere stato formalmente il tuo consorte per reclamare una parte dei beni della famiglia, anche se….” Zio Toshio fece schioccare la lingua contro il palato, lanciando uno sguardo interessato verso la nipote, e prese a massaggiarsi il mento, riflettendo ad alta voce. “Anche se potremmo benissimo reclamare la nostra parte di beni dei Kaibara noi stessi.  Quando il vecchio Shin si è ritirato ha praticamente lasciato tutto in mano a Saeba…”

“MAI!” Kaori urlò, spazientita, alzandosi in piedi; poteva accettare di sposarsi per etichetta, per apparenza, ma per una mera questione economica? Mai! Inoltre, non voleva macchiare quello che quelle poche ore avevano rappresentato per lei con una mera pretesa di denaro. Ryo sapeva che non era stato il suo portafoglio titoli a farla capitolare, e Kaori non voleva che lui cambiasse idea. Potevano essere in disaccordo su tante cose, ma quel ricordo… voleva solo serbare quel singolo ricordo nel cuore.

Avvertendo brividi di freddo, Kaori si svegliò; si rese conto di essere nuda, e ricordò esattamente il perché lo fosse. La sua mente si riempì dei ricordi delle ore precedenti, peccaminose immagini cariche di sensualità ma anche dolcezza. Ryo, che sempre l’aveva stuzzicata quando era ragazzina, che quando la vedeva in compagnia del fratello la chiamava Kaoru oppure maschiaccio, era stato un amante tenero, delicato, che si era dedicato completamente a farle scoprire cosa volesse dire il piacere, prendendosi tutto il tempo necessario, quasi torturandola prima di donarsi lui stesso  a lei.

Al ricordo del momento in cui i loro corpi si erano uniti, Kaori avvampò.

“Mica mi dirai che ti vergogni per quello che abbiamo fatto…” Lui le disse con una voce impastata dal sonno. Kaori aprì gli occhi, nascondendosi un po’ sotto al lenzuolo, ed incontrò lo sguardo di lui. Ryo la osservava, divertito, ma soprattutto con gli occhi colmi di tenerezza. Ridacchiando, afferrò il lenzuolo, e lo gettò a terra, prima di prenderla tra le braccia e baciarla, senza mai smettere di stringerla a sé. 

“Risolverò questo problema,” disse con risolutezza. 

Fosse stata anche l’ultima cosa che avrebbe fatto, Kaori Makimura avrebbe ottenuto il divorzio da Ryo Saeba, e ristabilito l’onore della sua famiglia, dimostrando di essere la degna figlia di quell’importante dinastia. 

 
   
 
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