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Autore: Little Firestar84    28/06/2021    8 recensioni
I Makimura ed i Kaibara: famiglie nemiche da secoli, due imperi economici che dall'antichità si fronteggiavano, prima nei campi di battaglia, poi nei mercati finanziari.
Non rifuggono alla lotta nemmeno i due giovani rampolli delle famiglie: Kaori Makimura e Ryo Saeba Kaibara, figliastro di Shin, patriarca della famiglia Kaibara, cresciuto per ereditare la multinazionale del patrigno.
Scherzi, battute più o meno crudeli, piccole e grandi cattiverie:fin dalla più giovane età, i due non si sono mai fatti mancare niente.... incluso un matrimonio improvvisato dopo una nottata ad altissimo tasso alcolico ed erotico! E se la bella Kaori credeva che dopo la sua fuga nella notte Ryo avesse fatto annullare il matrimonio, scoprirà, alle sue stesse nozze, con il magnate dei media Uragami, che non è così... e che Ryo non ha alcuna intenzione di lasciar andare così sua moglie!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Benvenuti nella mia ultima pazzia! Nelle prossime settimane, questo Au vi terrà compagnia, con un Ryo e Una Kaori apparentemente diversi da quelli che conosciamo, ma allo stesso tempo, simili. Spero che apprezzerete i dodici capitoli di questa squinternata storia romantica!

“Se qualcuno conosce una regione per cui quest’uomo e questa donna non possano essere uniti nel sacro vincolo del matrimonio, parli ora o taccia per sempre.”

Con le ginocchia che le tremavano per l’emozione, Kaori guardò con le gote arrossate prima il vescovo della diocesi di Tokyo, e poi il suo fidanzato, Satoshi Uragami, mogul di un impero mediatico, bello, affascinante, benestante… e ben gradito alla sua famiglia. 

Stava per diventare la sua sposa…. Quasi non le sembrava vero! Quel matrimonio rappresentava tutto ciò che dalla fin più tenera età la ragazza aveva desiderato, era stato tutto organizzato alla perfezione dalla sua migliore amica, Miki, wedding planner che contava molto su quell’evento per far conoscere il suo nome all’alta borghesia dell’intero Giappone, riunito per celebrare la gioia ed il trionfo della famiglia Makimura, conosciuta nei circoli migliori della società da secoli. 

Miki, in piedi in disparte, si strinse nelle spalle del suo abitino celeste, compiaciuta, mentre Saeko, promessa sposa di Hideyuki, fratello maggiore di Kaori, nonché damigella di Kaori, alzò gli occhi al cielo: detestava i matrimoni, ed infatti il suo sarebbe stato uno di convenienza, combinatole dal padre, per permetterle di continuare con la sua vita nonostante fosse ancora zitella alla sua  “veneranda età” – veneranda  per gli standard Giapponesi, almeno. Inoltre, per la giovane ispettrice essere la moglie di un alto funzionario della procura avrebbe rappresentato un punto in più a suo favore, e l’avrebbe resa maggiormente ben vista in certi circoli prettamente maschili.

E poi, nel silenzio tombale della chiesa, dove anche uno spillo che cadeva si sarebbe potuto udire, Kaori sentì un suono risuonare con la potenza di dieci, cento, mille spari, di un intero campo di battaglia. 

Passi. Cadenzati, calmi, che si avvicinavano sempre di più all’altare. 

La giovane non si voltò, quasi sapesse già chi fosse, quasi potesse avvertire quale sarebbe stato il suo destino. 

Ti prego, no… sperò con tutta se stessa, mentre il suo corpo era scosso da impercettibili brividi, che aumentavano man mano che lo sentiva avvicinarsi.

“Lo faccio io.” Una voce roca, adulta, calda, decisa, con un qualcosa di imperioso nel tono, a cui era impossibile non obbedire. Ancora adesso, dopo due anni, sentirlo la faceva fremere dalla testa ai piedi, generandole uno sfarfallio incontrollato nel basso ventre ed accendendola di lussuria. “Io mi oppongo a questo matrimonio.”

Non aveva mai scordato quella voce, né il suo tono, che sembrava sempre volerla prendere in giro. Lui era ovunque: frequentava i suoi circoli, e se non si scontravano, allora poteva capitare che sentisse una sua intervista. Forse erano due anni che non si parlavano direttamente, ma lei, quella voce, sapeva che non avrebbe più potuto scordarla: Kaori avrebbe potuto raccontarsi quello che voleva, ma lui era sempre nei suoi pensieri, in un modo o nell’altro. La perseguitava, senza nemmeno saperlo. 

Satoshi era immobile al suo fianco, mentre i presenti avevano iniziato a mormorare, e suo fratello la fissava con una strana espressione sul volto, quasi si fosse aspettato quel singolare sviluppo, o ne fosse perlomeno compiaciuto. Percorsa dalla rabbia, lentamente, Kaori si voltò verso l’intruso, e dovette mordersi le labbra quando lo vide. 

Era bello, carismatico e seducente come sempre, anzi, forse ancora di più: Ryo, il figliastro di Shin Kaibara, il patriarca della famiglia con cui i Makimura erano in lotta da oltre duecento anni, era affascinante come la prima volta che si erano scontrati. Alto, anche grazie ai geni sudamericani della madre, capelli neri come la notte, penetranti occhi antracite che sembravano sondarti nell’animo, uno sguardo strafottente su un fisico invidiabile, un corpo desiderato da tante, molte donne… ad un certo punto, anche lei, anche se quel momento sembrava essere avvenuto in un’altra vita.

Ryo Saeba era il tipo d’uomo che solo a guardarlo si pensava al più perverso, meraviglioso e lussurioso sesso possibile. Ed era anche pericoloso, soprattutto per lei, una Makimura, sua eterna nemica.

Eppure…. Eppure era con lui che aveva fatto il più meraviglioso sbaglio della sua intera esistenza, un errore che ancora la perseguitava nei suoi sogni più segreti, e di cui fino ad allora nessuno era stato a conoscenza, se non loro due. 

Fino ad ora. Perché Kaori aveva la netta impressione che le cose stessero per cambiare radicalmente: Ryo tramava qualcosa, chiunque lo avrebbe compreso vedendo quel dannato ghigno che aveva impresso sul volto, di pura eccitazione e malcelato orgoglio cinico.

“Eh, ehm, ditemi, figliolo, in base a cosa…” Mentre il vescovo allargava il collare clericale che la tonaca verde e oro celava agli occhi dei presenti, un rivolo di sudore gli colò dalla fronte, e balbettava, mangiandosi le parole, intimorito dalla possanza di quel giovane uomo. “In base a cosa obbiettate a questa unione?”

Ryo, mani in tasca dei jeans, fece i pochi passi che lo dividevano da Kaori, che lo guardava quasi avesse desiderato lanciargli il guanto della sfida. Sotto lo sguardo attonito e feroce dello zio, fratello del defunto padre dei Makimura, che aveva preso le redini della famiglia alla morte del fratello maggiore, e quello sconvolto della madre di Kaori, che parve essere sul punto di svenire, Ryo alzò il mento della fanciulla con un semplice dito, e la guardò, occhi negli occhi, strafottente. 

Quel fuoco, lui lo ricordava fin troppo bene: dopotutto, erano due anni che lo perseguitava, se non, forse, anche di più.

“Ryo,” Hideyuki si fece avanti e posò una mano sulla spalla di Ryo, facendogli fare un passo indietro e lasciare andare la sorella. Squadrò l’ex compagno di studi, con cui  c’era sempre stata una certa giocosa rivalità, da capo a piedi, da sotto i sottili occhiali. Non c’era negli occhi del giovane magistrato traccia di cattiveria né di alcun senso di superiorità: Hideyuki era sempre stato il membro più alla mano della famiglia, il figliol prodigo che, seppure non avesse mai lasciato casa, aveva sempre dato un po’ di gatte da pelare ai suoi cari. “Mi sembrava di aver compreso che nessuno della famiglia Kaibara fosse stato invitato, quindi spero che tu abbia una buona ragione per essere qui ed obbiettare a questo matrimonio.”

Ryo, mani in tasca, guardò Kaori, che, nonostante lo sguardo fiero, tremava come un uccellino appena caduto dal nido che si trovasse davanti al feroce gatto, pronto a divorarla in un sol boccone. 

“Oh, credimi Maki,” lo punzecchiò, usando il nomignolo che il giovane uomo detestava con tutto sé stesso. “il mio peculiare ruolo nella vita di tua sorella mi da ogni diritto di essere qui ed obiettare a queste nozze.”

“E quale potrebbe mai essere il ruolo di un Kaibara nella vita di mia nipote?” Zio Toshio sbottò, digrignando i denti. Se Hide aveva scelto la via della non-violenza, l’anziano patriarca era invece intenzionato a difendere l’Onore non tanto della nipote, ma dell’intero clan, con le buone o le cattive. 

Mentre avvertiva gli occhi di tutti i presenti su quella deliziosa scena, che avrebbe fatto vacillare per la vergogna i Makimura per generazioni a venire, con estremo compiacimento del vecchio Shin, Ryo alzò il labbro in un sorriso a dir poco sinistro, senza mai staccare gli occhi da quelli della bella Kaori.

“Quello di suo marito,” Ryo rispose con tutta tranquillità. “La dolce Kaori è già sposata - con me.

Il silenzio cessò, e presto la cappella fu riempita dal mormorio spettegolante dei presenti, mentre il prete stava per svenire e Uragami si irrigidiva, impallidendo, a lato della sposa, che strinse gli occhi e si avvicinò all’uomo, a così poca distanza che Ryo non solo avvertì il profumo della donna, ma fu sfiorato dal delicato ed impalpabile velo da sposa.

“Ti sbagli!” la donna sibilò, senza lasciarsi intimorire ulteriormente dall’uomo, cercando di non svergognarsi e non far vedere come, sotto sotto, quel suo comportamento virile, il portamento fiero, sbruffone, caparbio, la riportasse indietro a quella notte… e a quanto lei lo aveva desiderato. E, forse, ancora lo desiderava.

“Oh, non credo proprio. Vedi, ricordo fin troppo bene,” Ryo si limitò ad alzare un sopracciglio, senza mai distogliere gli occhi da lei, lungi dal cadere vittima del fascino o del potere di Kaori. “quella notte, due anni fa, quando, dopo un paio di bicchieri di troppo, ci siamo trovati davanti ad un giudice di pace in uno dei tanti casinò del quartiere di Shinjuku. Tu avevi un vestitino rosso, se non ricordo male, tutto luccicante, con uno spacco da urlo ed un corpetto che con quella scollatura faceva sembrare il tuo seno di almeno due taglie più grande…”

Tornò di nuovo il silenzio, brevemente, mentre i presenti accendevano i loro telefoni per fare sapere a tutti il gossip dell’ultima ora: Kaori Makimura, sposata in un casinò al suo acerrimo nemico! 

Kaori guardò con disprezzo ogni singola persona presente; a nessuno di loro importava di lei, erano lì tutti per lo show. Decisa a non dare loro alcuna soddisfazione, e lungi dallo spiegare che sì, era stata sposata a Ryo, ma per poche ore e comunque le nozze erano state annullate, Kaori afferrò l’ampia gonna dell’abito da sposa - scelta della madre  e da Miki– e, dritta e fiera, camminò lungo la navata della chiesa, seguita dal fidanzato e da un estremamente arrogante Ryo: avrebbero risolto quella questione in privato, senza dare adito a pettegolezzi o dare ulteriore spettacolo. Il trio era appena uscito dalla chiesa, dirigendosi verso il giardinetto di fronte, che il mormorio all’interno delle mura divenne un vero e proprio frastuono: la loro uscita aveva dato il la ai pettegolezzi. 

“Come hai osato, tu…” la giovane donna sibilò, girandosi verso Ryo, e sollevandosi il velo. Il suo promesso sposo e suo marito se ne stavano uno accanto all’altro, uno con la faccia da pesce lesso, l’altro aveva tutta l’aria di essere estremamente soddisfatto del proprio operato: era inutile, se non nel sangue, Ryo era decisamente figlio di Shin Kaibara dove contava, e come ogni Kaibara covava il desiderio di distruggere la vita ai Makimura.

Arrossendo timido ed impacciato, sentendosi piccolo ed inutile, gracile di fianco a quell’uomo dal fisico scultoreo, possente, dal portamento fiero, Satoshi si schiarì la voce. “Saeba, spero che lei abbia una buona motivazione per aver interrotto il mio matrimonio ostentando una simile menzogna…”

“La mia motivazione è tutt’altro che una bugia.,” Ryo rispose, con tutta tranquillità, senza mai distogliere lo sguardo da Kaori, “Mai sentito parlare di certificato matrimoniale?”

“Saeba, non so in quale realtà alternativa la sua testa bacata stia vivendo,” Satoshi continuò, sibilando, mentre iniziava a spazientirsi; le vene del collo si ingrossarono, e strinse i pugni con decisione. “ma nessuno trova questa assurdità divertente!”

Ryo non rispose stavolta; sollevando un sopracciglio, si limitò a guardare Kaori, sfidandola a rispondere lei al suo promesso sposo. Era curioso: sarebbe stata onesta, o avrebbe continuato con quella menzogna che si portava dietro da anni?

“Il nostro matrimonio è stato annullato, Ryo!” La ragazza si lasciò scappare, mente faceva un passo avanti verso di lui, gli occhi colmi di panico… e vergogna.

“Quindi…è vero?” La accusò, allibito, Satoshi, con espressione incredula. “Sei sposata con lui?”

Ero sposata con lui!” La donna chiarì, cercando gli occhi del fidanzato, piccoli e vuoti, piuttosto che quelli di Ryo, che sempre avevano bruciato di passione e determinazione ed intelligenza. “Il nostro matrimonio è durato solo poche ore!”

“Beh, se per te oltre diciassettemila ore sono poche…” Ryo fece schioccare la lingua contro il palato, e scrollò le spalle con totale nonchalance, facendo infuriare ancora di più Kaori; a guardarlo ora, a ricordare chi egli fosse, non capiva come avesse potuto prendere una tale colossale bidonata - infatuarsi di un bel faccino tra un bicchiere e l’altro, mentre festeggiavano le imminenti nozze di alcuni amici purtroppo comuni. 

“Pensavo…” la giovane non ingoiò, lo fissò negli occhi con fuoco, orgoglio e determinazione. “Sono passati due anni, te lo scrissi anche…. Perché non hai chiesto l’annullamento? Cos’è, sei stato troppo preso a saltare da un letto all’altro?”

“Non ne ho avuto voglia, tutto qui.” Ryo si limitò a risponderle, fissandola negli occhi castani. “Quindi, tu sei ancora mia moglie, tesoruccio caro.”

Kaori sapeva di non avere un carattere facile, ma col tempo aveva imparato a controllarsi, anche perché, come esperta d’arte, le capitava di trovare le occasionali teste calde che pretendevano che un pezzo avesse un determinato valore quando invece era poco più di una crosta. Ma Ryo aveva sempre avuto la singolare capacità di farle perdere tutto il suo proverbiale aplomb, fin da quando erano ragazzini e frequentavano la scuola, seppure in anni differenti, nel medesimo complesso.

“Ryo…” La donna sibilò con voce stridente. “Ti ho lasciato i documenti già firmati sul comodino e me ne sono andata nel cuore della notte! Più di così cosa dovevo fare per farti capire che non ero più interessata a rimanere sposata con te?”

“Tu li avrai pure firmati,” Ryo le rispose con tutta tranquillità, e quella scena, Kaori si rese conto, era quasi surreale: lei ed Uragami in abiti nuziali, e Ryo, odiato da tutti i Makimura, che annunciava di essere suo marito. “Ma io non li ho mai portati in tribunale. Quindi, ripeto: tu sei ancora mia moglie.” 

“Tu…” Kaori lasciò andare i lembi dell’abito. Alzò le mani, allungandole verso il collo di Ryo, desiderosa di strozzarlo, di trovare una qualsiasi soddisfazione. Era chiaro che aveva fatto tutto ciò intenzionalmente: per umiliare lei e la sua famiglia. Altrimenti, perché attendere così a lungo per svelare l’arcano, perché presentarsi proprio il giorno delle sue nozze? “Lo hai fatto apposta! Ammettilo!”

“Ma Kaori cara, io l’ho fatto per te…” la sbeffeggiò; mani in tasca dei jeans, si chinò verso di lei, cosicché i loro occhi fossero alla stessa altezza. “Non avresti mai voluto essere accusata di bigamia, vero? Vero?”

La donna avvertiva un formicolio alle mani, desiderosa di  strozzarlo, e al contempo di prendersi a schiaffi. Ryo era un Kaibara, non avrebbe dovuto fidarsi di lui, ma due anni prima non aveva avuto il coraggio, la forza di interessarsi troppo alla faccenda, volendo lasciarsela alle spalle, terrorizzata che qualcuno scoprisse di quel suo attimo di debolezza. Adesso, però, sapeva di aver commesso un errore colossale, di essere stata sciocca ed infantile. E che la sua famiglia aveva sempre avuto ragione: di un Kaibara, fosse esso di nome o di sangue, non ci si poteva fidare.

Kaori chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, poi li riaprì, sentendosi un pochino più in controllo della situazione. “Il mio avvocato ti contatterà al più presto per la questione dell’annullamento.”

Ryo la guardava soddisfatto. Intanto, aveva ottenuto quello che voleva: aveva fatto una scenata, e rovinato il suo matrimonio. 

Sollevando la sua gonna, Kaori si allontanò sui tacchetti a passo svelto, tallonata dal suo quasi marito, mentre quello vero la guardava con un sorriso predatorio stampata sul volto, mentre con la mente tornava alla notte delle loro nozze: i Kaibara ed i Makimura erano stati bloccati in una lotta senza esclusioni di colpi da oltre duecento anni, ed immaginava che fosse anche quello che aveva alimentato la sua passione con Kaori- il gusto del proibito. 

Ma quell’assurda lotta tra la famiglia del patrigno di Ryo e quella di lei era stato anche il motivo per cui lei era scappata nel cuore della notte mollandogli sul cuscino i documenti per l’annullamento, prontamente trovati chissà come - Ryo non se n’era meravigliato minimamente, col suo lavoro Kaori conosceva decine di avvocati, e poi era una donna piena di risorse.

A Ryo questa fuga non era mai andata giù. Non era solo una questione d’orgoglio, dato che di solito era lui che spariva nel bel mezzo della notte senza dare spiegazioni all’amante di turno; Kaori aveva avuto un particolare spazio nella sua vita da quando l’aveva vista per la prima volta, quando lei era solo una ragazzina e lui uno studente universitario. Era sempre stata diversa dagli altri – gli altri membri della sua famiglia, quelli provenienti dal loro ambiente - ma il giovane uomo sapeva che, fino a che fosse esistita quell’assurda faida tra le loro famiglie, lei non sarebbe mai stata veramente sua.

Addolcendo il suo sorriso, una volta che fu sicuro che non ci fosse nessuno più a guardarlo, Ryo contemplò la visione di Kaori avvolta da quella nuvola bianca; sebbene quel vestito non raccontasse nulla di lei, era davvero bellissima, come lo era stata con quell’abito rosso, scintillante, la notte in cui aveva ceduto alle sue lusinghe.

E poi, com’era bello quel contrasto! Occhi scintillanti di passione come quelli di un sexy diavolo tentatore, e quel bianco angelico… a Ryo quasi dispiaceva di non averla presa tra le braccia per portarla via e reclamare i suoi diritti di marito, una cosa che era certo lei avrebbe apprezzato. Kaori aveva sempre l’aria composta e distante, ma in realtà era una facciata, una maschera che solo con lui, quella bellissima notte, lei aveva abbassato. L’uomo trovava intollerante che lei si limitasse in questo modo, che non facesse altro che recitare la parte della bella statuina, ancora con quel bell’imbusto che non valeva nulla, e che molto probabilmente era stato scelto da quello scellerato dello zio e da quell’oca giuliva che la povera Kaori si ritrovava come madre. 

Ryo sbuffò, passandosi una mano tra i capelli corvini. Maki era l’unico, in quella famiglia, con un po’ di cervello, che non pensasse costantemente alle dispute tra le loro famiglie per terreni, industrie, favori politici o gli affair romantici avvenuti secoli prima! 

Ryo ancora ricordava cosa era accaduto quella meravigliosa notte, e lo avrebbe ricordato fino a che avesse avuto respiro: entrambi un po’ alticci, si erano lasciati andare, flirtando in un modo a dir poco oltraggioso. Quando poi le avances di Ryo si erano fatte un po’ più esplicite, e lui le aveva baciato il collo mentre le accarezzava la coscia attraverso quello stratosferico spacco, la mano, impudente, che saliva sempre di più, alla ricerca del tessuto dell’intimo della ragazza, lei sorridendo lo aveva allontanato, ed un po’ mortificata gli aveva detto che lei era stata cresciuta all’antica, e non si sarebbe mai concessa prima del matrimonio. Ryo avrebbe potuto dirle che c’erano modi di divertirsi senza bisogno di arrivare al dunque, ma… ma non sarebbe stato lo stesso. Lui la voleva, a qualsiasi costo, ed era stufo di piegarsi ai ricatti e ai vaneggiamenti della famiglia, aveva desiderato Kaori per troppo tempo per arrendersi ora, quando era ormai lì.

“E allora giochiamocelo ai dadi…” Ryo le disse, prendendola per mano ed accompagnandola ad uno dei tavoli da gioco; avevano abbandonato la festa degli amici per andare in uno dei casinò del quartiere, dove pensavano avrebbero avuto più privacy. 

“Al tavolo del blackjack c’è un giudice che conosco…. Se vinco io, andiamo da lui e ci facciamo firmare la licenza, se vinci tu… ognuno va per la sua strada, e da domani faremo finta che non sia successo nulla, e saremo di nuovo rivali…” Le sussurrò sulla bocca, mentre le passava sul labbro il pollice, guardandola con ardente desiderio negli occhi. Ryo si avventò su di lei, e le divorò le labbra lì, in mezzo alla sala, davanti a tutti, baciandola in modo quasi osceno, pornografico, incapace di resistere alla chiamata del desiderio, e Kaori, dimentica di chi entrambi fossero, lo lasciò fare, gli si avvinghiò al collo, e sfregandosi con il seno contro il petto virile, coperto da quella bellissima camicia bianca, rispose al bacio. 

“Ti prego, Kaori, non dirmi di no….” Ryo le ansimò nell’orecchio, mentre la stringeva contro di sé: era duro ed eccitato, ed il sussulto, il mugolio carico di piacere di lei gli fece comprendere che anche la donna aveva avvertito la potenza della sua erezione.

E Kaori non aveva esitato, accettando la sfida; quando aveva vinto, Ryo era stato elettrizzato dalla prospettiva di aver avuto una via d’accesso preferenziale al cuore della donna, certo che quel pezzo di carta l’avrebbe legata a lui per la vita – una speranza resa ancora più forte da come elettrizzata gli era parsa mentre firmava, con quegli occhi che non aveva mai visto così vivi, da come gli si era donata completamente nel loro letto-  ma così non era stato, e al mattino, quando si era girato per prenderla ancora una volta, assaporando il gusto delle labbra di lei sulla bocca, invece del bel corpo nudo di Kaori si era trovato quel mucchio di fogli che, in preda alla rabbia, aveva prima appallottolato, poi guardato e letto, ed infine fatto a pezzetti. Ci aveva messo anni, nonostante la desiderasse da quando era adolescente, per trovare il coraggio di farla sua: non se la sarebbe fatta scappare così facilmente!

Peccato che nei due anni seguenti contattare Kaori fosse stato pressoché impossibile…. Lei lo evitava peggio della peste, se c’erano feste da amici comuni non ci andava, filtrava le chiamate…. Quell’incursione al matrimonio era stata la sua ultima spiaggia, e sebbene avesse sperato che Kaori si sarebbe arresa a lui, avrebbe visto la differenza tra lui e quell’altro, così non era stato. 

Avrebbe dovuto lavorare ancora un po’ per essere certo che lei volesse arrendersi completamente a lui ed a cosa c’era tra loro, perché capisse quanto era profondo ciò che provavano l’un per l’altra, e che non si trattava di una semplice infatuazione o mera attrazione fisica. 

E se per farlo avrebbe dovuto distruggere entrambe le loro famiglie o farsi odiare… che così fosse!

   
 
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