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Autore: cioco_93    01/07/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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4 Luglio 2009, Casa Salvatore, Mystic Falls

L’Independence Day era una delle feste preferite di Elena.
Innanzitutto era d’estate e questo faceva si che i Gilbert e i Salvatore si organizzassero come sempre per una splendida grigliata in giardino, le temperature erano meravigliose fino a tarda notte e soprattutto, la sera c’erano i fuochi d’artificio, ed Elena amava i fuochi d’artificio.
La giornata passò in fretta, tra quelle risate di famiglia, scherzi, brindisi, cibo, e come tradizione, per le 21 circa, entrambe le famiglie si spostarono alla piazza principale della città per godersi gli spettacoli pirotecnici insieme al resto degli abitanti.
- Sembri una bambina – scherzò Damon mentre stringeva da dietro Elena. La ragazza infatti, aveva il volto rivolto verso il cielo e guardava estasiata le luci che apparivano e scomparivano davanti ai suoi occhi.
- Lo so, ma tu mi ami anche per questo – affermò lei sorridente rubandogli un bacio.
- Le cose saranno terribilmente noiose senza di te a New York – sospirò a quel punto il moro, attirando l’attenzione della propria fidanzata, che prontamente si girò verso di lui legandogli le braccia dietro al collo.
- E invece no Damon… la cosa non funzionerà se ti chiuderai in te – lo riprese dolcemente lei – ho bisogno che tu viva la tua vita, che ti diverta. Voglio che tu sia felice – aggiunse accarezzandogli il volto – e poi almeno un week end al mese ho già ottenuto il permesso dai miei per venirti a trovare – continuò sorridente.
- E quando non verrai tu, cercherò di scendere io, e tornerò per ogni festa – le promise il ragazzo guardandola in quei suoi occhioni da bambi.
- Visto.? Andrà tutto bene – proclamò rubandogli l’ennesimo bacio.
- Vero, ma abbiamo ancora tempo e io ho un’idea – esordì lui prendendola per un braccio e trascinandola via dalla piazza.
- Damon, ma che fai.? – domandò a quel punto divertita lei seguendolo comunque nella sua pazzia.
- Andiamo a New York – la spiazzò lui fermandosi davanti alla sua Camaro.
- Cosa.? Adesso.? – replicò incredula lei.
- Si, così quando sarò lì senza di te, passerò nei luoghi dove siamo stati insieme e ti sentirò più vicina – le spiegò lui con il suo solito ghigno.
- I miei ci uccideranno – lo fece ragionare lei per quanto l’idea l’allettasse.
- Si, ma se sono io il rapitore, dopo un mazzo di Calle tua madre ci perdonerà facilmente – la spronò Damon. La verità era che aveva già programmato tutto da giorni, e che la famiglia Gilbert sapeva benissimo che sarebbero partiti quella sera, ma far credere ad Elena che era una fuga era decisamente più divertente.
- Ok, andiamo – affermò a quel punto la mora, e senza altre esitazioni salì finalmente in macchina

Presente

Fu un insistente bussare alla porta a farmi svegliare di soprassalto.
La testa mi stava scoppiando e ci misi qualche secondo per capire la situazione.
Care era tornata a casa per mezzanotte e mezza e io mi ero giusto messa un pigiama per poi buttarmi a letto decisamente ubriaca. Era stata una serata assurda e non sapevo più se mi avesse più sconvolto il bacio di Damon o l’idea di Caroline di far saltare le nozze, la vodka non mi faceva ragionare a meglio.
Ma il punto era, che ero sveglia, alle 3 del mattino, perché qualcuno aveva deciso di buttare giù la porta del mio appartamento a suon di pugni.
Mi alzai come uno zombie dal letto, ma ad ogni passo che facevo, la rabbia nei confronti di chi stesse facendo tutto quel casino pervadeva sempre di più. Avrei potuto uccidere chiunque mi si fosse parato davanti, ma una volta aperta la porta, dovetti ammettere che la mia reazione fu alla fine solo di grande stupore e confusione quando mi ritrovai davanti Damon.
- Ma dico ti è andato di volta il cervello.? – gli domandai tre toni sopra le righe, ma pur sempre stupita di avercelo di fronte.
- Probabile, o non sarei qua – affermò lui come se niente fosse per entrare nel mio appartamento.
- Damon, seriamente cosa sta succedendo, sono le tre del mattino e questo è l’ultimo posto in cui dovresti essere – gli fece notare perplessa chiudendo la porta dietro di me – ma soprattutto come diamine sai dove abito.? – gli chiesi a seguire sempre più confusa.
- Te le spiegherò nel tragitto, prepara la valigia – rispose semplicemente lui come se nulla fosse.
- Ma che cazzo stai dicendo.? – replicai estenuata da quel suo comportamento no sense.
- Ascolta, ci siamo baciati ok.? Io sto per sposarmi, tu a quanto pare sei fidanzata, ma ci siamo baciati – iniziò quindi a spiegarmi lui – io non ci sto capendo più niente, ho bisogno di cambiare aria e tu verrai con me – proclamò come se fosse scontato che io lo assecondassi.
- Damon non puoi piombare a casa mia in piena notte e decidere che stiamo partendo – gli feci notare incredula – e a Rose cosa hai detto.? E a Liam cosa dovrei dire.? Ma poi, dove vorresti andare.? Tutto questo non ha senso – continuai a parlare con tanto di risata isterica. Mi stava scoppiando la testa.
- Elena, niente ha più senso da quando ti ho rivisto in studio quella mattina. Niente – disse lui aprendo le braccia esasperato e facendo calare il silenzio tra di noi.
Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione. E allora perché non rischiare, fare qualcosa di altrettanto stupido e senza scopo come prendere e partire.?
- Ok, fammi solo metter via qualcosa e prendere un’aspirina – proclamai a quel punto io, e senza aspettare risposta o vedere la sua reazione andai in camera a prendere la valigia.
Sinceramente non avevo la più pallida idea di cosa stessi facendo. Probabilmente la stanchezza e l’alcol erano la causa principale per il quale effettivamente mi stavo preparando per partire, ma zittì le voci nella mia testa e buttai in valigia giusto qualche cambio per ovunque fossimo andati. Al massimo se la nostra destinazione fosse stata più calda o fredda rispetto a quello che avevo preparato mi sarei fermata in qualche negozio.
Passai dalla cucina, davanti allo sguardo perso in chissà quali pensieri di Damon, m’imbottì di aspirina e mi parai davanti alla porta.
- Sono pronta – esordì per destare la sua attenzione.
- Sei in pigiama – mi fece notare divertito.
- Lo so, ma sono le tre del mattino, quindi anche se ho deciso di partire con te, questo non vuol dire che non abbia intenzione di dormire durante il tragitto e in pigiama sono comoda – replicai guardandolo severa.
- Ok, allora andiamo – rispose lui e finalmente uscimmo dal mio appartamento.
Non ci furono commenti nel breve tragitto in ascensore, ma non potei che riprendere parola, quando notai cosa ci fosse parcheggiato davanti all’ingresso del palazzo.
- Ma è la tua Camaro.! – esordì incredula non appena vidi la macchina.
- La sola e unica – replicò sorridente Damon notando il mio stupore.
- Non pensavo esistesse ancora – sussurrai avvicinandomi ad essa e accarezzandola quasi fosse un essere vivente. Avevo un sacco di ricordi legati a quell’auto e per la maggior parte davvero belli.
- Quando partì per Londra decisi di lasciarla a Mystic Falls nel garage dei miei… è come se fosse la mia bambina – raccontò lui dolcemente.
- Bonnie diceva sempre che volevi più bene alla macchina che a noi due – dissi persa in quel passato lontano.
- Dai, sali su – mi spronò il ragazzo.
- Damon che stiamo facendo.? – gli domandai a quel punto spaesata, rendendomi realmente conto che stavo salendo sull’auto del mio ex, in pigiama, in piena notte, senza nessuna buona motivazione.
- Avanti Elena… ci stiamo prendendo del tempo, entrambi – disse lui appoggiandosi sul tettuccio dell’auto – Time out, i nostri problemi saranno ancora qui quando torneremo a casa, ma forse potremmo trovare qualche soluzione per risolverli nel mentre. Allontanati dalla tua vita per 5 minuti – mi spronò con una lucidità incredibile. Era proprio un maledetto avvocato.
- Posso fidarmi di te.? – gli chiesi più retorica che altro. Qualsiasi cosa fosse successa negli anni, io non avevo mai perso la fiducia in lui.
- Sali in macchina, avanti – ripeté semplicemente lui e aprì la portiera sedendosi al volante.
Esitai ancora qualche istante, ma poco dopo, alla fine entrai anch’io nella sua Camaro.

Avrei voluto fare un sacco di domande a Damon una volta che salì in macchina, ma la verità fu che non appena mi misi comoda sul sedile della sua auto, mi addormentai esausta ancora prima di varcare i confini di New York.
Fu il mio telefono a risvegliarmi, e fu facile da dedurre molte ore dopo, essendo che non appena riuscì ad aprire gli occhi fui conscia di come fosse oramai giorno.
- Ciao Barbie, Elena sta dormendo non può rispondere adesso –  rispose il ragazzo al mio cellulare con non chalance – non è niente di quello che stai ipotizzando, e sicuramente le chiederò spiegazioni per le tue parole, ma sappi solo che sta bene, non l’ho drogata ed è venuta di sua spontanea volontà – continuò la conversazione mentre io iniziavo a dare segni di vita, cercando una posizione più comoda – si, ti faccio richiamare – concluse poi chiudendo la chiamata e finalmente presi parola.
- Non mi pare che ti abbia dato il permesso di rispondere al mio telefono – gli feci notare leggermente irritata.
- Vero, ma non volevo svegliarti, anche se con la suoneria così alta è impossibile continuare a dormire, in più conosco Caroline. Non le avessi risposto sarebbe corsa a controllare se fossi nel tuo appartamento viva, e non trovandoti avrebbe chiamato perfino l’esercito – commentò divertito lui, e non potei che dargli ragione – comunque buongiorno raggio di sole, ieri sei crollata tipo in 5 secondi – mi prese in giro a seguire.
- Erano le 3 del mattino passate e avevo una quantità di vodka in circolo che avrebbero fatto collassare chiunque – gli feci notare cercando l’ennesima aspirina nella mia borsa – tra l’altro c’è la possibilità di fermarci in breve tempo.? Credo di dover vomitare – aggiunsi sentendomi sempre più male.
- Riesci a resistere ancora 20 minuti.? Siamo quasi arrivati – mi domandò lui preoccupato.
- Si, credo di si – risposi prendendo un profondo respiro – ma la domanda è: arrivati dove.? – chiesi perplessa. Io non avevo ancora la più pallida idea di dove fossimo diretti.
- Ti ricordi quando avevo una brutta giornata o avevo bisogno di schiarirmi le idee.? – replicò lui invece con un’altra domanda.
- Ti venivo a cercare sempre sulla torre del municipio: dicevi che guardare la vita degli altri dall’alto ti faceva pensare meglio – risposi tornando indietro con la mente – Aspetta, stiamo tornando a Mystic Falls.? – domandi poi tre toni sopra le righe.
- Bingo baby – confermò lui sorridente – Jenna sarà contenta di rivederti, e sicuramente anche Stefan e i miei genitori – aggiunse poi con dolcezza.
- Mi hai rapito in piena notte per portarmi a casa.? – ribattei perplessa di tutto quel viaggio.
- Rimarcherei il fatto che sei venuta di tua spontanea volontà, ma comunque si, ti sto portando a casa Elena, lì dove tutto è iniziato. Forse ritornare alle origini ci aiuterà a far chiarezza a entrambi – mi spiegò con un’alzata di spalle.
- E cosa diremo ai tuoi.? E a Jenna.? E come spieghiamo la nostra comparsata a Stefan.? – iniziai a fargli notare isterica.
- Elena, smettila di pensare a cosa possano pensare o volere gli altri. Pensa a te stessa per una Santa volta, sii egoista – mi riprese subito severo lui.
- Come fai tu.? – replicai tagliente cercando il suo sguardo.
- Come fanno tutti prima o poi, per trovare il proprio equilibrio e la propria felicità – disse secco il moro, chiudendo ufficialmente la conversazione.
Forse aveva ragione, forse no, ma oramai era troppo tardi per tirarsi indietro, anche se avessi voluto.
Concludemmo il nostro viaggio in totale silenzio, ma come da sempre era con Damon non ci fu imbarazzo. Entrambi eravamo persi nei nostri pensieri e nelle nostre riflessioni, e senza neanche accorgermene mi ritrovai davanti a casa.
Fu strano trovarsi lì. Non che non ci fossi tornata dopo la morte dei miei e di mio fratello ovviamente, ma ogni volta speravo che da un momento all’altro qualcuno di loro uscisse dalla porta per venirmi ad abbracciare, ma non era mai così.
- Ci vediamo più tardi.? – domandò d’un tratto destandomi dai miei pensieri.
- Chi ti dice che voglia rivederti.? – replicai a quel punto io divertita.
- Bhè, non sapevi che saremmo tornati a casa, quindi questo implicava dovermi sopportare per tutto il week end, cosa che invece non sarà, ma non cambia il fatto che dobbiamo risolvere un po’ di questioni tu ed io – mi fece notare immediatamente lui.
- Forse – risposi semplicemente, e prendendo la mia borsa e la mia valigia finalmente uscì dalla macchina.
Non mi guardai indietro per vedere se Damon fosse partito o meno, lo conoscevo troppo bene per non sapere che avrebbe ingranato la marcia solo quando avrebbe visto aprirsi la porta, ma tutta quella situazione mi sembrava il deja vu di una vita decisamente lontana.
Fui titubante nel bussare, soprattutto perché normalmente avrei avuto le mie chiavi di casa a portata, se solo avessi saputo di tornare a Mystic Falls, ma tutti i miei pensieri si annullarono quando finalmente mia zia Jenna aprì la porta.
- Elena.! – esclamò stupita la donna vedendomi sull’uscio di casa – Cosa diamine ci fai qui.? E perché sei in pigiama.? – mi domandò decisamente perplessa.
- Sincera.? Credo di non saperti dare nessuna spiegazione logica, ma prometto di raccontarti tutto – affermai con un sorriso imbarazzato. Infondo era vero, era la prima a non sapere bene cosa diamine ci facessi a casa.
- Non so perché, ma sento che sarà una storia decisamente interessante – replicò lei divertita e finalmente mi fece entrare.

Fin da quando ero bambina, mia zia Jenna era sempre stata la sorella maggiore che non avevo mai avuto. Per assurdo si passava più anni con mia madre che con me, e questo ci aveva unite parecchio.
Era stata per me una zia, una sorella, un’amica, ma soprattutto la spalla su cui piangere e la mia più grande forza, quando il resto della famiglia morì.
Ovvio, nemmeno per lei fu facile, anche se come diceva sempre, ringraziava il cielo che non fossi più un’adolescente quando accadde l’incidente, perché pensava che non sarebbe stata in grado di gestirmi, ma la verità era che se l’era cavata alla grande in tutto quello che aveva fatto per me negli ultimi anni. La casa, per esempio, era andata ovviamente a me, ma essendo che per ora non avevo intenzione di viverci stabilmente, l’avevo affidata a lei, e non c’era volta in cui tornassi a Mystic Falls che non cercasse di riempirmi di tutto l’amore che ci era venuto a mancare a entrambe.
C’era da dire però, che nonostante la sentissi spesso al telefono e l’aggiornassi sempre su quello che mi accadeva, avevo deciso di tacere l’argomento Damon in quei mesi, ma ovviamente era arrivata l’ora di sputare il rospo.
Fu così che dopo una bella doccia calda e rigenerante, mi ritrovai in salotto a raccontarle di tutto quello che era successo da quando avevo messo piede a New York, fino al momento in cui, senza nemmeno darle un onesto motivo, mi ero presentata quel sabato mattina, alla porta, in pigiama.
- Sai, tua madre lo diceva sempre che non importava cosa sia potuto accadere tra di voi, ma che tutti noi alla fine avremmo ballato al vostro matrimonio – affermò lei con un malinconico sorriso, una volta che le raccontai tutto.
- L’hai sentita la parte in cui lui si sta per sposare.? – le domandai confusa della sua uscita.
- Eppure ti ha baciato, e rapito in piena notte per venire qui – mi fece notare lei.
- Questo non vuol dire niente…o più che altro, nessuno dei due sa cosa vuol dire, e preciserei che io non so nemmeno per mi trovi qui – le dissi esasperata.
- Ok, ok ho capito – mi cercò di calmare lei – ma sai, sono contenta che tra tutti i posti al mondo ti abbia portata a casa: mi eri mancata – aggiunse poi sorridendomi dolcemente.
- Anche tu Jenna – replicai abbracciandola, quando vennimo interrotte dallo squillare del mio telefono. Mi alzai scocciata, pensando che si trattasse già di Damon, ma la verità, poteva esser anche peggio.
- Sono viva – risposi accettando la chiamata.
- Perfetto, e dove sei.?  O dovrei dire dove siete.? – domandò immediatamente la squillante voce di Care.
- Nella cara e vecchia Mystic Falls – sospirai alzando gli occhi al cielo – e giusto per precisare, io sono a casa mia, mentre lui a villa Salvatore – specificai a seguire.
- Ok…- commentò lei perplessa – Perché siate a casa me lo spiegherai dopo, il punto è: cosa diamine è successo da quando me ne sono andata.? Non ti reggevi in piedi da quanto avevi bevuto – mi fece notare seria – Oddio, l’hai chiamato da sbronza e lui è venuto e ti ha rapito.? – chiese a seguire sbalordita.
- No Care, io non l’ho chiamato, si è presentato lui in mezzo alla notte, e non mi ha propriamente rapito, sono io che ho accettato di partire con Damon – le spiegai sospirando – ma se mi chiedi perché non otterrai risposta. Ero stanca, decisamente brilla e avevo la tua vocina che risuonava in testa che mi diceva di far saltare le nozze, e sono partita – aggiunsi confusa delle mie stesse azioni.
- Ed è quello che hai intenzione di fare.? – replicò la bionda curiosa.
- Io… non lo so. Ripeto, non so nemmeno perché gli ho detto di sì, e ora sono qui a Mystic Falls e non ho idea a cosa porterà tutto questo – le risposi sincera.
- Hai già parlato con Liam.? – domandò a quel punto lei preoccupata.
- Mi ha chiamato prima, ma non gli ho risposto – sospirai pesantemente – anche perché cosa gli dovrei dire.? Ciao scusa, so che ti ho detto che ieri stavo male, ma non era vero, ero solo confusa perché il mio ex, del quale ti ho detto non preoccuparti, ieri mi ha baciata e niente, stanotte sono partita per casa con lui.? – aggiunsi esasperata di quella situazione.
- Di che tua zia ha avuto un’urgenza e sei dovuta partire di fretta e furia. Niente di più – ribatté immediatamente lei – e comunque, se può farti sentire meglio, credo che tra i due l’abbia combinata più grossa Damon, a meno che non abbia già annullatole nozze – continuò seria.
- No, non ha annullato un bel niente. Ha solo continuato a ripete che anche lui non ci capisce niente e che è confuso. Niente di rassicurante insomma – le spiegai passandomi una mano sul volto – Care ho paura – aggiunsi a seguire avvilita. Infondo il fatto che fossimo partiti insieme per risolvere i nostri problemi, non voleva direi che lui avrebbe mollato Rose e io rischiavo seriamente di ritrovarmi con il cuore a pezzi. Di nuovo.
- Lo so, ma….vivitela Elena – mi rassicurò lei – ci sentiamo dopo – concluse.
- A dopo – replicai chiudendo la chiamata.
- Credo che sarà un week end veramente interessante – commentò Jenna ridestandomi dai miei pensieri.
- Purtroppo lo credo anch’io – replicai guardandola spaesata – vado a sdraiarmi un po’ in camera – annunciai a seguire, e senza aspettare risposta, mi diressi verso la mia vecchia stanza.
Tutto era rimasto praticamente identico a quando l’avevo vista l’ultima volta l’anno prima, anche se in verità i cambiamenti erano stati pochi fin da quando ero partita per Yale.
Le vecchie foto sullo specchio sopra la cassettiera, l’ultimo libro letto prima del college ancora sul comodino, i miei pupazzi sul letto.
Stavo per sdraiarmi e rilassarmi un po’, quando le parole di Damon mi ronzarono in testa “ti sto portando a casa Elena, lì dove tutto è iniziato. Forse ritornare alle origini ci aiuterà a far chiarezza a entrambi”.
E fu così che mi fiondai a cercare quel maledetto scatolone nell’armadio. Quello che avevo riempito di tutto quello che mi poteva ricordare di Damon, ma che non avevo mai avuto il coraggio di buttare.
Lo trovai esattamente lì dove l’avevo nascosto, dietro una pila di vecchie scatole di scarpe infondo all’armadio. Lo tirai fuori e l’appoggiai sul letto, dove mi sedetti anch’io, e dopo un profondo respiro aprì il mio personale vaso di pandora.


Salve mondo.!!
Partendo dal presupposto che se settimana prossima riesco nell'impresa di pubblicare il mercoledì mi do da sola una pacca sulla spalla, non ho ben capito per quale motivo, il capitolo di oggi che ho pubblicato a pranzo, a quanto pare non si è mai caricato e l'ho notato solo adesso.!! Chiedo venia.
Comunque, passando a tematiche più inerenti, eccoci qui trasportate nella cara vecchia Mystic Falls, o più che altro, ecco i nostri Delena in questo viaggio alla ricerca di risposte su tutto quello che provano. Ve lo aspettavate.? Sicuramente non se l'aspettava la nosttra Gilbert, che in pigiama e decisamente spaesata e in post sbronza si è ritrovata a bussare alla porta della propria casa, senza neanche capire come sia potutto capitare. Ma se c'è qualcosa che la rincuora, almeno in minima parte, è sapere che anche il maggiore dei nostri Salvatore non sia propriamente conscio di cosa diamine stia facendo.
Riusciranno a capire cosa voglio, o più che altro chi vogliono.? Forse lo scoprirete nel prossimo capitolo... forse ehehehhe
Bacio
A.

 
  
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