Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Hana S    02/07/2021    2 recensioni
Jigen nasconde da otto anni un segreto a Lupin e Goemon, ogni volta che un colpo viene messo a segno sparisce e torna sempre nella stessa città, dove nasconde e protegge il suo tesoro più prezioso. Ma per quanti sforzi fatti, il passato e le sue minacce possono sempre tornare.
Estratto dal primo capitolo:
Quei meravigliosi occhi smeraldo lo guardavano pieni di lacrime, si era portata le mani davanti alla bocca e tremava per l’emozione, lui si alzò e si avvicinò a lei che allungò una mano sfiorandogli il viso, Jigen afferrò delicatamente quella mano aggraziata e la tenne stretta contro la sua guancia. «Sei tornato …»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 7 – Si delineano piani e si colpiscono poliziotti
 

Morimura si alzò di buon’ora e si preparò per la giornata «Vai già via?» domandò Rina con voce sensuale guardandolo seduta nel letto con solo le lenzuola addosso. Abbottonandosi i polsini, Morimura si avvicinò, la prese fra le sue braccia concedendole un ultimo bacio appassionato prima di lasciarla «Mi hai tolto il fiato ieri notte!» le accarezzò il viso e poi tornò a prepararsi. Rina conosceva le sue doti e sapeva che per tenerlo a bada doveva accontentarlo in ogni sua fantasia, ma questo non le pesava pensando ai benefici che ne derivavano; si alzò e indossando la vestaglia raggiunse il marito in salotto.

L’uomo stava leggendo il giornale, lasciato dai domestici ogni mattina sul tavolino vicino alla sua poltrona «Vuoi che faccio portare la colazione?» chiese sedendosi sul bracciolo della poltrona e incrociando le gambe, la vestaglia scivolò rivelando la pelle nuda «Non ancora …» rispose Morimura, accarezzando col dorso della mano quella pelle liscia che adorava, come del resto amava quella di qualsiasi donna che si era portato a letto «Sai caro ieri ho parlato con Josh … a proposito di Kyoko» l’uomo ritrasse la mano e il suo silenzio spinse la donna a continuare «Gli hai dato la possibilità di scoparsi tua figlia, ma allo stesso tempo non gli hai concesso questo piacere …» Rina aveva estorto questa notizia a Josh dopo di che, in uno dei loro incontri clandestini in un Love Hotel si era lasciato sfuggire il nome della donna in un momento passione. «Attenta a come parli!» sentenziò Morimura cambiando pagina. 

«
È un uomo come tutti gli altri, con le sue esigenze e da come me ne parlava, sono abbastanza urgenti» Rina aveva sempre odiato Kyoko, mascherando bene il tutto con sorrisi e smancerie. «Cosa ne sai delle esigenze di Josh?» chiese Morimura e Rina provò terrore allo sguardo del marito, ma aveva in mente un piano diabolico per far soffrire ancora di più la ragazza. «Una volta che il divorzio sarà ufficiale Kyoko sarà libera e sola dopo che i bambini ricominceranno la scuola» sapeva che Morimura aveva intenzione di iscriverli a prestigiosi istituti che richiedevano grande impegno dagli alunni, anche quelli più piccoli, e lo studio li avrebbe indaffarati tutto il giorno «Di certo non ci sarà nessuno dei tuoi conoscenti che voglia prendersi una donna con già due bambini, mentre Josh è cotto di lei, certo non è al livello di Kyoko per istruzione e provenienza sociale, ma saprà tenerla al suo posto».

Morimura posò il giornale e rifletté sulle ultime parole della moglie, Josh era il suo uomo migliore e di certo Kyoko meritava una lezione severa e da ricordare. “Kyoko insieme al mio uomo più fedele”pensò che farli sposare fosse un’idea alquanto perversa, ma per i figli lei avrebbe fatto di tutto e sarebbe stata una brava mogliettina sottomessa, come non lo era mai stata la madre; prese Rina per un braccio e la tirò a se. Seduta sulle gambe del marito, Rina non sapeva cosa aspettarsi, ma il bacio e la mano del marito sotto la vestaglia le fece capire di aver ottenuto ciò che voleva: Kyoko eternamente infelice, il suo amante con una bambolina a disposizione per giocarci tutto il tempo che loro erano separati e lei continuava a tenere il marito al guinzaglio.


Più tardi nel suo ufficio, Morimura informò Josh dei suoi piani e l’uomo, grande e grosso, si lasciò cadere su di una poltrona «Non so cosa dirle capo, è un onore essere suo sottoposto e altrettanto sarà essere suo genero»
«Non ti aspettare che sia un premio per te, è piuttosto l’unico modo per impedire a mia figlia di pensare alla fuga e farla rimanere buona» poi lo mandò via con alcuni ordini «un’ultima cosa …» Josh si fermò «… sarai tu a prendere il mio cognome, voglio che eventuali nipoti portino il nome Morimura!» i due uomini si guardarono l’uno in estasi per la notizia ricevuta e l’altro con un ghigno malvagio, ma la loro perfidia fu interrotta da un maggiordomo che portò una lettera senza mittente, recapitata quella mattina e diretta a Morimura.

“Morimura, hai tenuto il diamante anche troppo, non ti facevo così egoista … o forse sì? Tornerò a riprendermelo.
Lupin III”
 
Morimura perse tutta l’ilarità di prima e sbiancò, ordinò subito che i turni di guardia fossero raddoppiati.
«Se vedo Lupin posso farlo fuori?» chiese Snake al capo più tardi. «Lui i Goemon uccideteli pure, ma Jigen portatemelo vivo!»


Rina sorseggiava il caffè appena servitole e fissava la cameriera davanti a sé, la fece avvicinare chiedendole di scoprire i polsi e dopo alcuni rifiuti se li fece mostrare, riconobbe i lividi che suo marito lasciava quando si divertiva con le cameriere della villa e guardò la ragazza dall’alto in basso «Sei bellina effettivamente, ricorda che mio marito odia quelle che piangono e non ti agitare mai troppo, altrimenti si arrabbia e ti fa male!» la ragazza annuì trattenendo i singhiozzi e le lacrime e tornò al suo posto, Rina sorrideva: amava tormentare i domestici e soprattutto le ragazze che il marito si portava a letto. Anche se aveva chiesto esplicitamente di non toccare una donna precisa, che comparve davanti a lei in quel momento «Fujiko! Cara sei tornata!» si alzò andandole incontro, era l’unica donna che l’avesse mai affascinata era bella e intelligente, una valida segretaria, avevano gusti affini per gioielli, vestiti e bella vita.

«Signora Morimura» Fujiko accennò un inchino «Mi sono permessa di organizzarle la settimana: oggi ha quel pranzo con la moglie del sindaco per complimentarsi per la recente rielezione del marito, questa sera il party nella villa sul mare di quel famoso attore … o come mi rincresce, ho scordato il nome e non l’ho neppure segnato!» Fujiko era una bravissima attrice. «Via! Via! Fujiko! Non parlarmi di eventi e impegni, piuttosto tuo zio come sta?» Fujiko da quando lavorava alla villa, si era inventata la storia dello zio malato in una lontana clinica, per potersi allontanare qualche giorno dalla soffocante Rina. Fujiko si mise a piangere e Rina cacciò via le cameriere «Su, su cara, siediti qui, cosa succede?» chiese Rina dolcemente.

«Oh, signora Morimura! È sempre uno strazio per me lasciarlo lì da solo! Si è preso cura di me da quando i miei genitori sono morti, mi ha dato una casa, cibo e istruzione e io con cosa lo ricambio? Lo abbandono in una squallida clinica per anziani!» Fujiko recitò la parte a meraviglia e Rina si commosse al punto di darle la possibilità di far venire lo zio a vivere alla villa «Ma-ma signora, suo marito che dirà? E poi mio zio ha bisogno di un infermiere con lui per 24 ore, non posso chiederle tanto» disse asciugandosi le finte lacrime, ma Rina non volle saperne di proteste e ne avrebbe parlato con il marito quello stesso giorno.
Quella sera Fujiko sarebbe partita per andare a prendere lo ‘zio’ che, accompagnato da un infermiere, veniva trasferito alla villa.


«Tieni davvero tanto a quella donna?» chiese scocciato Morimura all’ennesima richiesta della moglie. «Caro, non solo tengo a lei, ho bisogno di lei! È la più affidabile segretaria che io abbia mai avuto in tutti gli anni che siamo sposati, lo so che è un estraneo, ma è anziano e l’unico impiccio sarà l’infermiere che dovrà prendersi cura di lui, ma alle spese ci penserà Fujiko!» Morimura guardò la moglie e sbottò «Con la paga che le do vorrei ben vedere!».
La porta dell’ufficio si aprì e Josh entrò, era rosso in viso per la corsa fatta e gli occhi sembravano voler uscirgli dalle orbite «Capo, c’è la polizia all’ingresso!».


Zaza osservava l’imponente portone davanti a sé, per nulla impressionato e manteneva un’aria professionale, mentre l’ispettore Tsubasa seduto in terra si massaggiava le ginocchia «Ragazzo devi stare più attento a dove metti i piedi, potevi anche finire in ospedale!»
«Mi scufi, fignore …» disse imbarazzato Tsubasa guardando l’ispettore Zenigata, mostrando così il volto tumefatto a causa della caduta di prima sulle scalinate di pietra, i due tamponi che gentilmente il signor Hirai gli aveva messo nel naso erano zuppi di sangue e un occhio ormai violaceo era mezzo chiuso. Zaza pensò di portarlo in ospedale e poi fermarsi per un nuovo paio d’occhiali per il detective, prima di tornare alla centrale locale.

Il portone si aprì e voltandosi Zaza si trovò difronte il loro ospite «Signor Morimura, buongiorno. Sono l’ispettore Zenigata e lui il mio partner il detective Tsubasa» disse toccandosi la tesa del cappello. «Oy, come va?» salutò Tsubasa, beccandosi un pugno in testa da Zenigata «Sii più rispettoso!» intanto gli uomini di Morimura se la ridevano di gusto. «Ispettore Zenigata, vorrei conoscere la natura della vostra visita» Zaza spiegò che era giunta una lettera al commissariato di polizia della città locale e l’interpol ne era stato informato: Lupin si preparava a rubare un prezioso conosciuto come «… il ‘Diamante dell’Oceano’; signor Morimura, siamo sulle tracce di quel ladro, vorremmo accertarci che lei e la sua famiglia siate al sicuro, oltre al prezioso diamante si intende».

«Non c’è casa più protetta della mia dimora, ma venite pure, avete fatto tanta strada, mi sembra il minimo offrirvi un ristoro e fugare ogni vostro dubbio» Zaza approfittò della gentilezza dell’uomo per fare un sopraluogo; gli uomini di Morimura erano ovunque e le uscite ben sorvegliate anche da telecamere, per non parlare della sicurezza nell’ufficio dove era tenuto il diamante: due guardie fuori della porta e due all’interno. Morimura mostrò anche la stanza con i monitor a cui erano collegate tutte le telecamere «Come vede, non c’è nulla di cui preoccuparsi, ma ora prego voglia seguirmi ho fatto preparare un rinfresco per lei ed il suo … partner?» Morimura e Zenigata si guardarono in giro, ma Tsubasa non c’era; una delle telecamere lo riprendeva mentre una donna disinfettava le sue ferite e due bambini stavano in piedi vicino a lui ridendo.

Qualche minuto prima …

Tsubasa aveva perso di vista Zenigata e Morimura mentre sovrappensiero, era semplicemente entrato nella porta sbagliata e dopo aver girovagato per varie stanze vuote e chiesto indicazioni a più inservienti, mostrando sempre il distintivo (quello almeno non lo perdeva), era riuscito ad arrivare nel giardino centrale, ma aprendo una porta scorrevole una palla gli era arrivata dritta in faccia. «Ryu ti avevo detto di tirare piano!» Akemi riprese il fratello «Almeno non ho rotto la porta!» disse il bambino indicando il punto dove Tsubasa giaceva semisvenuto.

«Bambini! Cosa è successo?!» Kyoko appena arrivata corse dal povero ispettore che aprendo gli occhi e vedendo Kyoko illuminata dalla luce del sole pensò di essere arrivato in paradiso. «No, mio caro, siete ancora vivo e vegeto, ma il vostro volto e messo davvero male!» disse lei gentilmente e sorridendo «Ne siete sicura? Eppure a me sembrate un angelo …» Tsubasa era ancora stordito dalla botta, Kyoko gli passò una mano sulla fronte e il giovane detective provò immensa felicità nell’essere morto. «Ryu cerca il signor Hirai e fatti dare una cassetta di primo intervento!» disse Kyoko, certa che il giovanotto davanti a lei stesse veramente male, sembrava in uno stato di delirio da febbre. Il bambino corse via seguito dalla sorella che trotterellava vicino a lui «Te l’avevo detto Akemi, quello era il mio tiro più forte!».

Poco dopo Tsubasa rideva con i bambini sull’accaduto, mentre Kyoko risistemava garze e cerotti «Però la prossima volta non perda di vista il suo collega, eviterà altre pallonate» la donna sorrise ancora al ragazzo che divenne rosso come un peperone e annuì. «Tsubasa accidenti!» esordì Zenigata arrivando seguito da Morimura «Mi hai fatto preoccupare!». Sia Kyoko che Tsubasa si alzarono e a donna salutò l’ispettore, Zaza ammirò la donna davanti a sé, mantenendo comunque il contegno di un uomo in servizio, a differenza di Tsubasa che la osservava trasognante e Zenigata lo tirò a sé intimandoli di mantenere un comportamento consono al suo ruolo.

«Via ispettore!» Morimura superò i due e si mise a fianco della figlia che abbassò lo sguardo «Non è colpa del ragazzo e solo che mia figlia è così bella da attirare sempre gli sguardi di tutti!» le cinse la vita con il braccio, Kyoko lo guardò impaurita e la scatola che reggeva le cadde dalle mani «Kyoko …» Morimura si abbasso a raccogliere il tutto e lo rimise fra le mani della figlia, stringendole un po’ troppo il braccio «Perché non porti i bambini a far merenda?» la donna annuì e salutò gli ospiti allontanandosi poi con i figli, anche loro velatamente spaventati.

Zenigata avvertì che qualcosa non andava e anche Tsubasa provò lo stesso. Come se nulla fosse Morimura si rivolse ai due poliziotti «Vogliate scusare mia figlia, venite pure per il rinfresco …»
«No grazie» Tsubasa aveva acquistato una strana freddezza «Abbiamo del lavoro da svolgere, Lupin potrebbe agire anche questa sera e dobbiamo essere pronti» poi si guardò in giro, la sicurezza era veramente impeccabile. «Come spiegavo al suo collega, ho uomini e sistemi di sicurezza avanzati, nessuno può entrare o uscire senza che io lo sappia» Morimura era fiero di sé stesso. «È la cosa che temevo» detto ciò, Tsubasa si voltò incamminandosi verso l’uscita, lasciando basiti i due uomini. Zenigata spiegò che per sicurezza delle pattuglie si sarebbero appostate fuori della villa e chiedeva la collaborazione di Morimura nella cattura del ladro «Se sarà così stupido da farsi vivo, i miei uomini sapranno cosa fare» i due si accomiatarono ed ognuno andò per la sua strada.

Tsubasa aspettava Zenigata in macchina con il motore già acceso, l’ispettore era preoccupato che il ragazzo fosse alla guida e lo invitò a lasciare il posto a lui «Salga ispettore!» disse Tsubasa serio e guardando fisso davanti a sé. Allontanatisi dalla villa, Zenigata fece le sue rimostranze per come il giovane detective si era comportato. «Ha visto il volto di quella donna?» Zaza aveva capito che qualcosa non andava, ma invece di rispondere alla domanda cercò di cambiare argomento «Sai che la nostra priorità è un’altra!» poi si voltò a guardare fuori dal finestrino.

Però per Tsubasa, la questione non poteva essere accantonata «Quando iniziai a fare il poliziotto, nella zona dove operavo c’erano molti casi di violenza da parte di uomini verso mogli o compagne, ovviamente erano poche le donne che denunciavano, ma ogni volta che accorrevamo per quello che veniva segnalato come ‘incidente domestico’ vedevo sempre la stessa espressione sul volto di quelle povere donne, era quello che ho visto oggi sul viso di Kyoko Morimura» Zaza meditò su queste parole, la donna era veramente spaventata, ma senza denuncia non potevano fare nulla; fu riportato alla realtà dalla macchina che sbandò pericolosamente e dovette prendere il volante per evitare di schiantarsi contro un camion (Tsubasa disperato per la situazione di Kyoko aveva appoggiato la testa al volante e perso di vista la strada) accostò e cambiò posto con Zaza, continuando a scusarsi fino alla centrale.


Quando tramontò il sole, dal suo ufficio Morimura osservava le luci dei lampeggianti fuori dalla villa che riempivano il cielo; c’era un suo uomo ad ogni porta e almeno due in ogni corridoio, Josh e Snake erano con lui in ufficio e la sua famiglia chiusa al sicuro, ognuno nella sua stanza, in questo modo era sicuro che ne Jigen, ne nessun altro avrebbe con facilità portato via Kyoko e i bambini. Poi c’erano quei due poliziotti da strapazzo, volevano entrare nella villa per dar man forte ai suoi uomini e proteggere lui e la sua famiglia, rise pensando a ciò, naturalmente gli aveva lasciati alla porta; voleva anche evitare che ai bambini o a Kyoko saltasse in mente di chiedere aiuto.


«Certo signora Morimura, la crisi dello zio è passata, ma le chiedo lo stesso scusa per averla lasciata così su due piedi».
«Cara non preoccuparti, rimani con tuo zio quanto desideri e quando ritornerai nella tua stanza stai attenta! Lupin e i suoi potrebbero presentarsi alla villa, non voglio che tu rimanga coinvolta in qualche incidente» disse Rina dall’altro capo del telefono. Fujiko ringraziò e diede la buona notte alla signora Morimura. Riagganciando si voltò ad osservare quel ‘gracile vecchietto’ che la osservava sorridente seduto nel letto. «Non vieni a confortare il tuo vecchio zio malato? Ma chérie?» Fujiko si avvicinò e prendendolo per i capelli, tirò via la maschera. «Da me Lupin, avrai soltanto aiuto nel rubare uno dei più preziosi tesori di questa villa» Lupin la afferrò portandola nel letto con sé, ma si ritrovò scaraventato via da un potente schiaffo della donna «Non credo ci sia tempo per altro, vero Jigen?» Fujiko guardò l’uomo che stava indossando giacca e cappello dopo aver tolto il travestimento da infermiere, ma Jigen non disse nulla, aspettava il segnale che sarebbe arrivato pochi minuti dopo. Fujiko lasciò i due ladri per completare la sua parte del piano.


Kyoko era seduta in camera sua, preoccupata per ciò che stava succedendo. Il padre non le aveva detto nulla quando aveva cercato qualche spiegazione per tutti quegli uomini armati e per aver ordinato che loro venissero chiusi nelle loro stanze per sicurezza. Il suo timore aumentò, quando l’allarme della villa cominciò a suonare.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti, a voi servito un altro capitolo, spero possiate apprezzarlo. L’azione parte da adesso, la banda di Lupin entra in gioco e Zaza torna in scena con il goffo Tsubasa dal cuore tenero.
Vi aspetto alla prossima
  
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