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Autore: cioco_93    03/07/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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13. A eternal love

18 Novembre 2009, sera, Casa Gilbert, Mystic Falls

- Elena vedrai che ti richiamerà – tentò di rassicurarla Bonnie.
- Quanto meno però, dovrebbe chiederti scusa in aramaico per il suo comportamento – commentò invece Caroline.
- Così non la aiuti – la riprese subito la mora.
In tutto ciò Elena non le stava nemmeno troppo ascoltando. Lei e Damon avevano sempre bisticciato tra di loro, ma quella litigata, al telefono poi, era stata davvero brutta, forse addirittura la prima vera, in un anno di relazione.
Era tutto partito per una cavolata. Damon che non poteva tornare per il week end ed Elena aveva promesso a Matt di andare al suo compleanno. Il problema fu che non aveva avuto il coraggio di dire al proprio fidanzato la verità sul perché non salisse lei a New York. Sapeva della gelosia di Damon nei confronti di Donovan, soprattutto perché per mesi era rimasto convinto che lui ci provasse ancora con Elena, ma per la ragazza Matt era davvero solo un amico e si sarebbe sentita in colpa a non andare alla sua festa. Così aveva preferito inventare una scusa, dire che non si sentiva bene, ma non aveva calcolato una foto spuntata sui social della serata. Damon non era in rete, ma a quanto pare, un suo amico di corso, aveva controllato il profilo della ragazza, aveva informato il maggiore dei Salvatore ed era nata un’incredibile litigata.
Damon aveva pienamente ragione, ed Elena si sentiva tremendamente in colpa, oltre che una sciocca. Avrebbe dovuto dirgli la verità e imporsi, come sempre, sul fatto che sarebbe andata alla festa invece che tenergli le cose nascoste.
- Saresti arrabbiata anche tu Care se Tyler ti nascondesse di esser andato a una festa – le fece notare Bonnie.
- Si, ma non sarei sparita, gli avrei urlato di ogni al telefono, per por raggiungerlo e discuterne di persona – replicò immediatamente la bionda.
- Caroline, siamo in piena settimana e vive a New York, la vedo difficile chiarire di persona – riprese finalmente parola Elena.
- Ok, hai ragione, ma sparire così da quasi 24 ore non è un comportamento maturo – ribatté la bionda, quando Bonnie, che nel mentre era seduta sul davanzale della finestra, richiamò l’attenzione delle ragazze.
- Credo sia il caso tu scenda di sotto Elena – proclamò la mora sorridendo.
- Cosa.? – chiese perplessa la ragazza avvicinandosi assieme a Caroline alla finestra.
- Bhè, ogni tanto vedo che qualcosa d’intelligente lo fa – commentò Care, ma non fece in tempo a voltarsi verso Elena che la ragazza era già uscita dalla stanza.
Quando la mora però, varcò la porta di casa, tutta l’euforia che aveva provato nel vedere la Camaro di Damon dalla sua camera si affievolì e il suo passo divenne titubante nell’avvicinarsi al ragazzo che usciva dall’auto.
- Siamo a metà novembre Elena, non puoi uscire senza giacca, rischi di prenderti un malanno – la rimproverò subito il moro prendendo una felpa dalla macchina e passandogliela severo.
- Si bhè, appena ti ho visto sono corsa fuori e…mi dispiace di averti mentito – replicò lei imbarazzata infilandosi il capo addosso.
- Non me ne importa niente, davvero – replicò lui come se nulla fosse.
- Scusami, sono confusa – ribatté immediatamente lei – abbiamo litigato come mai prima e non hai più risposto a una mia chiamata. Ora sei qui, e Dio solo sa quanto ne sia felice, ma perché ti comporti così? – gli domandò la ragazza decisamente perplessa.
- Perché avevi ragione Elena – sospirò lui pesantemente – mi hai protetto per non farmi perdere la testa, perché sapevi quanto ci sarei rimasto male che avessi preferito Donovan al vedere me. Ma non ho perso la testa, o più che altro, non l’avrei fatto se l’avessi saputo, perché so quanto tu mi stia cercando di rendere libero da quando sono partito per il college, senza opprimermi o darmi restrizioni. Eh si, probabilmente mi avrebbe dato fastidio e ogni cellula del mio corpo avrebbe voluto spaccare tutto e tutti, ma non avrei perso la testa, come sto cercando di non perderla ora, nonostante tu mi abbia ferito non fidandomi di me, il tuo fidanzato, che non ha ti ha mai dato nessuno motivazione al mondo per non farti sentire libera di prendere le tue scelte e sto mantenendo la calma in tutti i modi, per te – concluse il ragazzo guardando la mora dritta negli occhi. Era ferito, lo era davvero, ma era lì per lei.
- Ma sei ancora arrabbiato con me.? – domandò a quel punto Elena, più che altro retorica.
- Certo che sono ancora arrabbiato con te – replicò lui severo - Perché mi fa impazzire starti vicino…e anche non starti vicino mi fa impazzire – aggiunse con toni esasperati.
- Va bene, ora sono davvero confusa – commentò la ragazza seriamente perplessa di quel discorso, ma dopo qualche attimo di sguardi tra quei occhi di ghiaccio di lui e quelle due pozze cioccolatose di lei, Damon finalmente prese il volto di Elena tra le mani e la baciò con tutta la forza che avesse in corpo.
- Perché mi hai baciata.? – chiese Elena nuovamente persa nei suoi occhi non appena le loro labbra si allontanarono.
- Perché questa giornata è stata di merda, e io ne avevo bisogno – affermò lui tenendo ancora il volto della mora tra le sue mani, per poi tornare a impadronirsi delle sue labbra.

Presente

Lettere, foto, peluche, cd…avevo trovato di tutto in quella scatola. Era come se avessi bevuto una pozione magica, e tutti i ricordi di quei quasi tre anni di Damon e me erano riaffiorati, investendomi come uno tsunami.
“Ma c’è stato un momento, un preciso momento, in cui tutti sono spariti e c’eravamo solo noi due”
Era la frase scritta dietro alla nostra prima foto. E per nostra prima foto, non intendo la prima di coppia, ma la prima che avessimo da soli, che non fosse stata scattata a qualche pranzo di famiglia.
Ritraeva me e Damon al ballo di inizio settembre 2009, organizzata dalle famiglie dei Fondatori. Lui che mi teneva stretta a se, occhi negli occhi, come se in quel momento esistessimo solo noi.
Era tradizione che tutte le famiglie facenti parti del consiglio partecipassero a tali eventi, e sia i Gilbert che i Salvatore ovviamente non poterono mancare. Ricordo che, avendo oramai sorpassato i 16 anni, fu mio dovere partecipare a quella festa e soprattutto ballare ad essa, ma a differenza di Caroline, non erano una mia passione. Caso volle che quella sera venni tirata in mezzo per uno dei balli iconici di quelle serate, ovvero quello utilizzato per la gara di Miss Mystic Falls, e dato che Stefan era introvabile, i miei insistettero per farmi accompagnare sulla pista da Damon. Fu imbarazzante inizialmente, ma quella fu anche la prima volta che mi permisi di osservare il maggiore dei Salvatore con un occhio diverso. Era tremendamente sexy.
Fatto sta che, mesi dopo, Damon trovò casualmente la nostra foto tra dei documenti di sua madre, e decise di regalarmela, come a prova che la chimica che c’era tra noi e che traspariva in quell’immagine, era sempre stata un dato di fatto, solo che noi non l’avevamo capito.
- E pensare che potevo esserci io in quella foto, se non avessi preferito nascondermi con Tyler Lockwood a bere di nascosto i liquori di suo padre – commentò d’un tratto una voce destandomi dal mondo dei ricordi.
- Non credo potrò mai scordare la faccia di tuo padre quando capì che eri ubriaco a fine serata – rammentai divertita, mentre Stefan si sedeva accanto a me sul letto.
- Non credo scorderò mai la sua sclerata – replicò lui con finti toni terrorizzati.
- Allora come mai da queste parti.? – domandai guardandolo di sottecchi come se non lo immaginassi.
- Sai è una storia divertente – prese immediatamente parola lui – Ero seduto in cucina stamane a bermi il mio adorato caffè, quando d’un tratto è apparso mio fratello rubandomi la tazza – iniziò a raccontare fingendosi infastidito.
- Che maleducato – replicai con toni indignati.
- Vero.? Glie l’ho detto anch’io, ma poi ho lasciato perdere, perché Damon era a casa ed è sempre bello quando lo vedo gironzolare intorno, finché non gli ho chiesto cosa diamine ci facesse qui e mi sono sentito rispondere che aveva bisogno di staccare la testa e che mi avrebbe però raccontato tutto dopo la doccia, ma giusto prima di ridarmi il mio caffè e uscire dalla cucina, ha aggiunto che non era tornato da solo, e che anche la mia migliore amica era in città – raccontò il ragazzo guardandomi stralunato.
- Sei venuto a controllare se era vero.? – gli chiesi a quel punto curiosa.
- Oh no, sapevo benissimo che mi aveva detto la verità, il punto è che vorrei sapere perché effettivamente tu sia arrivata fino a qui con lui – replicò il ragazzo guardandomi confuso.
- Se ti può consolare non sei la prima persona a pormi questa domanda oggi, ma purtroppo, come ho risposto a tutti, e perfino a me stessa, non ho la più pallida idea cosa ci faccia qui. Probabilmente nemmeno tuo fratello sa perché diamine mi ha trascinata fino a casa, e soprattutto perché mi sia fatta trascinare così facilmente – gli dissi con un’alzata di spalle.
- Elena, seriamente, cos’è successo.? – mi domandò preoccupato Stefan.
- Se te lo dico, mi devi promettere però che terrai quello che ti ho detto per te e che non userai le mie parole per innescare l’ennesima litigata con tuo fratello -l’ammonì immediatamente. Conoscevo troppo bene il piccolo Salvatore.
-Non presagisce niente di buono questa puntualizzazione, ma ok – commentò lui perplesso.
- Ieri sera lo studio ha dato un evento. Tra le varie cose che sono capitate, c’è stata anche un’ennesima grossa discussione tra me e Damon che è finita con lui che mi baciava e io che poco dopo gli tiravo un ceffono – iniziai a raccontagli sotto suo sguardo basito – Sono tornata a casa con Caroline, la quale mi ha spronato a far annullare le nozze, mentre io cercavo di dimenticare quello che era successo e le sue parole a fiumi di vodka – continuai poi imbarazzata.
- Tu e la vodka non siete mai una buona combo – prese parola Stefan.
- Lo so, ma infatti a una certa sono andata a dormire, finché non mi sono svegliata in piena notte a causa di qualcuno che cercava di tirar giù la porta del mio appartamento a suon di pugni – ripresi il discorso – Damon era sconvolto e mi ha detto di partire con lui e io ho accettato senza neanche sapere la destinazione. Mi sono svegliata stamane a 20 minuti da Mystic Falls. Vorrei dare la colpa alla stanchezza, alla vodka o perfino a Caroline, ma la verità e che io lo volevo, nonostante non ci sia nessun valido motivo per un tale rischio – conclusi guardando tutti i ricordi miei e di Damon ancora sparsi sulle mie lenzuola.
- Il valido motivo è che lo ami ancora – proclamò Stefan prendendomi una mano per stringerla con gentilezza, come a farmi capire che lui era dalla mia parte.
- Sai, glie l’ho urlato ieri sera. Gli ho urlato che lo amavo ancora e che non sono capace di smettere – confessai cercando il suo sguardo.
- Vorrei prometterti che andrà tutto bene, ma Damon è…- provò a parlare lui.
- …imprevedibile - conclusi io con un flebile sorriso, facendo calare il silenzio.
Poco dopo vidi Stefan alzarsi dal mio letto, e avviarsi all’uscita della camera, non prima di voltarsi però un’ultima volta verso la sottoscritta.
- Elena, oramai sei qui. Vedi cosa succede – disse con dolcezza – Ah, ci vediamo stasera a cena, anche mamma ha saputo che sei in città e non te lo perdonerebbe mai se non ti presentassi – aggiunse poi a seguire divertito.
- Tranquillizza Lily, alle 19.00 sarò da voi – lo rassicurai sorridente e lo vidi finalmente andare via.
Stefan aveva ragione, oramai ero lì, tanto valeva correre il rischio.

- Era fin troppo scontato trovarti qui – esordì proclamando la mia presenza, sedendomi di fianco a Damon, sul campanile della città.
- Bhè, praticamente te l’ho detto chiaro e tondo in macchina dove mi avresti trovato, ma non ero sicuro di vederti così presto – commentò lui accennando il suo solito ghigno.
- Possiamo dire che mi devi il pranzo che ho saltato – replicai divertita facendo calare un momentaneo silenzio tra di noi – allora, sta servendo esser venuti fino a qui.? – domandai poi tentennante.
- Per ora mi sembra solo di sentire l’universo che ridere di me, ma sono seduto qua solo da un’oretta, quindi chissà, magari qualche risposta arriverà – rispose lui continuando a fissare la piazza – tu hai avuto più fortuna.? – chiese a seguire cercando il mio sguardo.
- Risposte.? Forse, dovrei però capire come interpretarle. Sicuramente quello che ho fatto è stato un giro in quello che siamo stati – sospirai con un’alzata di spalle.
- Racconta – mi spronò lui.
- Ho tirato fuori la tua scatola – ammisi distogliendo lo sguardo.
- Wow, ho una scatola – commentò lui divertito.
- Già, hai una scatola, nella quale siamo stipati insieme e devo dire che non è stato semplice tirarci fuori da lì, ma è stato bello. Intenso ma bello– gli raccontai tirando fuori una cosa dalla tasca e facendo il cenno di darmi la mano.
- L’anello di mia nonna – commentò lui incredulo osservando l’oggetto che gli avevo dato.
- Già… sai ho pensato tante volte di ridarlo a tua madre, ma sentivo che se l’avessi fatto, sarebbe stato come a lasciarti andare del tutto, e la verità e che non ho mai voluto farlo – gli confessai perdendomi nei ricordi di cosa quell’anello significasse.
Me lo regalò il nostro secondo Natale insieme, quando tornò dal college per le feste. Era stato l’anello di fidanzamento di sua nonna prima e di sua madre a seguire. Essendo il fratello più grande era sua eredità, per quella che sarebbe dovuto esser la donna della sua vita. Me lo diede dicendomi che non aveva dubbi che fossi io. Il piano era semplice: avremmo aspettato che io finissi i primi anni di università e dopo di che lui mi avrebbe chiesto l’anello per potersi inginocchiare e farmi ufficialmente la proposta. Il patto era che lo tenessi a modi di collana fino a quel giorno, in modo che la sua promessa fosse sempre accanto al mio cuore, e soprattutto che avessi l’anello a portata di mano il giorno che mi avrebbe fatto la proposta.
- Quando ho chiesto a Rose di sposarmi non mi è mai passato di mente di voler quell’anello per la proposta – ammise lui rigirandosi quel cimelio tra le dita – Mia madre ci rimase male per il fatto che non glie l’ho chiesto, ma non ha mai sputo che ne fossi tu in possesso e che non fosse più nascosto nel suo porta gioie da anni – aggiunse divertito.
- Perché Damon.? – domandai a quel punto spaesata. Com’era possibile che inginocchiandosi davanti alla donna che aveva scelto per condividere la sua vita, lui non avesse voluto quell’anello e quello che significava.
- Per tutto questo tempo mi sono dato una spiegazione banale. Mi dicevo che avevo regalato quell’anello a te tanti anni prima e che non era giusto apparire dopo 10 anni di silenzio nella tua vita solo per chiedertelo indietro – iniziò a raccontare tornando a guardare davanti a se – ma credo che la verità che non ho mai voluto dire ad alta voce fosse molto più semplice. Quell’anello rappresentava un amore eterno, e anche se tu ed io potevano non incontrarci più, quel tipo di amore sarebbe sempre e solo stato tuo – continuò cercando finalmente il mio sguardo – sai benissimo che non ti ho lasciato perché non ti amassi più – concluse poi accarezzandomi dolcemente il viso.
- Lo so – affermai semplicemente io, quando d’un tratto il mio telefono iniziò a suonare: era Liam.
- Io…io devo rispondere – balbettai imbarazzata dalla situazione.
- Tranquilla, tanto avevo intenzione di prendermi una pausa dalle altitudini – commentò lui alzandosi – ci vediamo a cena – aggiunse poi come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Accennai un leggero si con la testa , e quando lo vidi allontanarsi del tutto finalmente risposi al telefono.
- Elena grazie a Dio, stai bene.? Sono passato da casa tua stamane per vedere se ti eri ripresa, ma non ho trovato nessuno e tu non rispondevi al telefono, mi sono preoccupato - iniziò a direi il ragazzo dall’altra parte del telefono.
- Hai completamente ragione Liam – presi parola dopo un profondo respiro – e che stanotte ho ricevuto una chiamata da mia zia Jenna che era finita in pronto soccorso per una brutta caduta, e senza pensarci sono venuta a Mystic Falls – inventai su due piedi – fortunatamente sta bene, ma giusto per sicurezza parto domani in serata – aggiunsi cercando di rendermi credibile.
- Sei a Mystic Falls.? – domandò incredulo Liam – Ok… cioè questo è inaspettato, ma se vuoi prendo un aereo e ti raggiungo, almeno ti faccio compagnia se hai bisogno di una mano – propose gentile.
- Ma no, tranquillo – lo bloccai immediatamente – la situazione non è così grave, è stato più che altro lo spavento, ma già che sono qui passerò un po’ di tempo con Stefan e i suoi. Si offenderebbero a morte se essendo in città non gli andassi a trovare e se facessi venire qualcuno per darmi una mano quando loro sono qui disponibili – continuai con la mia storia.
- Va bene, non voglio mettermi in mezzo – commentò semplicemente lui tranquillo – ti lascio alla tua famiglia allora, ci vediamo quando torni – continuò gentile.
- Certo, ti scrivo appena parto da qui – replicai tirando un mentale sospiro di sollievo e chiusi finalmente la chiamata.

Quando tornai a casa finalmente misi qualcosa nello stomaco, passai il pomeriggio a guardare qualcosa in tv con zia Jenna e verso le 18 inizia a prepararmi per la cena a casa Salvatore.
Lily e Giuseppe Salvatore erano come dei secondi genitori, e non mi era nuovo per me andare a cena da loro ogni qual volta venissi in città, ma quella sera ero diverso. Era la prima volta in dieci anni che mi sarei seduta di nuovo con tutta la famiglia Salvatore al completo.
Quando Jenna ed io suonammo il campanello fu ovviamente Lily ad aprirci, e ovviamente a sgridarci.
- Elena Gilbert, quando mai hai suonato il campanello di questa casa come se fossi un’ospite qualsiasi.? – domandò immediatamente abbracciandomi con affetto.
- Ascolta, stamane ha suonato perfino il campanello di casa sua – mi prese in giro la rossa salutando dopo di me la signora Salvatore.
- Hej, non avevo le chiavi di casa a portata di mano – le feci notare subito rabbuiata entrando ufficialmente nella villa.
Era bella quella sensazione di famiglia, mi era mancata.
Non appena arrivai nel salone furono le braccia di Giuseppe a stritolarmi per bene e in men che non si dica mi ritrovai seduta sul divano con un martini in mano.
Era una classica scena delle cene Salvatore. Prima l’aperitivo nell’immenso soggiorno e solo dopo la cena nella sala da pranzo.
Fu facile iniziare a chiacchierare subito del più o del meno, ma non potei non notare come mancassero due persone all’appello.
Stefan apparve per primo, chiedendo scusa del fatto che era stato trattenuto da una chiamata di lavoro e si mise a sedere accanto a me, ma di Damon non c’era traccia.
In tempi passati mi sarei assentata per cercarlo, ma ovviamente sarebbe stato troppo strano farlo adesso, soprattutto perché, di quel sapevo, i signori Salvatore erano a conoscenza del fatto che lavorassimo insieme e che fosse stato Damon a riportarmi a Mystic Falls, ma niente di più.
Fu solo quando ci alzammo per dirigerci ufficialmente nella sala da pranzo, che approfittai di esser rimasta indietro con Stefan, per poter capire cosa stesse succedendo.
- Dov’è Damon.? – domandai bisbigliando al ragazzo.
- Al telefono – tentò di tagliar corto lui.
- Andiamo Stefan, non fare il misterioso con me – lo ripresi immediatamente severa.
- Con chi pensi che sia.? – replicò a quel punto lui guardandomi perplessa – è da almeno un’ora che litiga al telefono con Rose. Sai com’è, è partito in mezzo alla notte con la sua ex, senza nessun apparente motivo, per tornare a casa, quando oggi avevano la prova dei piatti per il matrimonio, essendo che mancano meno di tre mesi – mi spiegò lasciandomi basita.
- Io non lo sapevo della prova…. Se per questo non so nemmeno quando sarebbe la data – sussurrai più a me stessa che al ragazzo.
- Cioè tu pianifichi di mandare all’aria un matrimonio, senza manco sapere quando di svolgerà.? – domandò a quel punto incredulo lui.
- Io non sto pianificando proprio niente. Io non so ancora cosa voglio – replicai nell’immediato.
- Tu sai benissimo cosa vuoi, devi solo prenderne atto, basta però che ti sbrighi – commentò invece Stefan, per poi raggiungere il resto del gruppo e sedersi a tavola.

Giorno mondo.!!
Eccomi qui con un nuovo capitoletto che spero vi sia piaciuto.
Ci eravamo lasciati nella cara Mystic Falls, e ovviamente siamo ancora qui. Tra dubbi, incertezze e un sacco di ricordi. 
Vediamo Stefan che come Caroline si sbilancia finalmente nello spronare Elena, mentre Damon è sempre più ingarbugliato nelle sue indecisioni. So che lo prendere per pazzo, che sembra che tutto quello che sta facendo non ha senso, ma tra qualche capitolo mi sono concessa qualche riga dal suo punto di vista, e vi prometto che vi sarà più chiaro quello che gli passa per la testa.
Per quanto riguarda Elena invece, dopo questa gita prenderà finalmente delle scelte, ma per scoprire quali dovrete aspettare mercoledì.
Spero di avervi incuriosito.
Un grosso bacio
A.

 
  
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