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Autore: IroccoPerSempre    03/07/2021    0 recensioni
La dichiarazione di Irene
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Irene stava andando in magazzino su richiesta della Mantovani… un eufemismo per dire che lei, in magazzino, non ci sarebbe andata neanche morta, altrimenti.
Rocco ed io stiamo insieme ormai”, le parole di Maria le risuonavano nelle orecchie come un sibilo; la stordivano.
L’umiliazione al sol pensiero di aver pazientato per mesi nell’attesa tacita di una scelta da parte di Rocco non era nemmeno la sua peggior nemica in quel momento; il suo orgoglio ferito era l’ultima cosa che le bruciava in petto.
Ad ogni passo che la separava dalla porta sentiva un battito in più rispetto al secondo precedente, finché, una volta entrata, non sentì letteralmente il cuore in gola.
Signor Armando!” chiamò ad alta voce, evitando accuratamente di pronunciare… altri nomi. “Oh Ire’”. Ecco. Ma la Mantovani non poteva mandare nessun’altra al suo posto?!
Quella voce l’avrebbe riconosciuta anche in stato di ebbrezza; popolava i suoi sogni e, dopo quel giorno, molto probabilmente i suoi peggiori incubi.
Fece un respiro profondo prima di voltarsi verso Rocco. “Buongiorno… ho bisogno di quattro camicie rosa di diverse taglie, per favore”.
Rocco rise fra sé corrugando la fronte dopo un saluto così deferente: “Buongiorno anche a Lei”, fece Rocco scimmiottando un inchino, a volerla prendere in giro.
Sembrava felice. Ovvio che lo fosse, pensò lei fra sé. Ma figuriamoci se Irene aveva bisogno che glielo ricordasse proprio lui.
Non ho voglia di scherzare, ti aspetto qui” disse Irene a braccia conserte.
Anche oggi siamo gentili domani, ma che ti hanno buttato dal letto stamattina?” disse Rocco spazientito. “Tranquillo, hai una vita davanti per godere di tutta la gentilezza e la banalità di questo mondo”.
Il cuore le batteva forte… che aveva detto? Era così stupida da voler aprire quella conversazione? Sì, lo era, senza ombra di dubbio.
Rocco ancora più confuso, “Ma di che stai parlando?
Hai scelto Maria. Quando si parla di banalità, di chi altri vuoi che parli?” disse lei ancora con le braccia al loro posto, quasi a voler contenere il fuoco che aveva dentro.
Rocco si illuminò, senza farsi vedere. Era gelosa. È vero che lo era stata altre volte, ma era sempre stata attenta ad attribuire la propria gelosia a un istinto di protezione al servizio di un amico.
La conosceva come nessun altro e sapeva che, solo mettendola con le spalle al muro, le avrebbe estorto una confessione. Confessare cosa poi? Cosa le passava davvero per la testa? Era sempre stata criptica, quasi quanto lui.
Scelto?” fece lui pensieroso “Ma perché qual era l’alternativa, Ire’?”. Si stupiva di sé stesso, di quanto sembrasse sicuro di sé. Tirava fuori quella nonchalance solo con lei, d’altronde.
Lei fece per aprire bocca, ma balbettava.
Sto dicendo… che avresti potuto aspettare qualcosa di meglio… Cosa vuoi? Morire di noia per il resto dei tuoi giorni?” cercò di sembrare il più convincente possibile.
Ma cosa ne sai tu, Ire’? E poi tu che sei mia amica” sottolineò “non dovresti essere felice se io sono felice?
Irene s’infiammò. L’aveva detto. Era felice…
Sarebbe stato saggio chiuderla lì, dire che, sì, era felice per lui, la menzogna più grande detta in vita sua, e tornare in galleria con le camicette. Purtroppo, però, non c’era nulla di saggio nel modo in cui si stava comportando. Era praticamente un treno in corsa.
Certo, felice come si è felici cinque minuti in apnea” continuò lei a denti stretti.
Rocco avrebbe riso di gusto a quelle parole se, invece di lui, fossero stati lì a prendere in giro un passante mentre si rimpinzavano di cioccolata.
Basta Ire’, basta fare la pazza” si voltò verso di lei, a muso duro.
Perché non riesci a essere felice per me?”. Avanti, Ire’, parla, implorò Rocco fra sé.
Irene fece un passo indietro, esausta, sul punto di piangere, mentre lui le si avvicinava.
Preferisco andarmene” fece per voltarsi e lui le prese il braccio.
Lasciami!” disse lei sull’orlo di una crisi di nervi.
Lui la ignorò. “L’altra volta, quando ti ho chiesto dell’appuntamento, te ne sei andata con una bugia, ora senza rispondere. Mi rispondi per favore?” le gridò lui.
NO. Ti ho detto che voglio andarmene!” gli urlò lei.
Rispondi alla domanda. Perché non sei felice per me?” insisté lui ad alta voce.
PERCHÉ TI AMO!
… sbottò lei divincolandosi dalla sua presa.
Silenzio di tomba.
Irene espirò tutta l’aria che aveva in corpo, come se avesse trattenuto il respiro fino a quel momento. L’aveva detto? L’aveva detto.
Rocco riascoltò quelle tre semplici parole a rallentatore nella sua testa, come quando si è talmente felici per qualcosa e la mente non è in grado di elaborare.
Era indicato continuare?, si chiese Irene. Ovviamente no. Avrebbe cambiato qualcosa? Assolutamente no. Continuò a parlare? Certamente sì.
“… da quando mi hai raccolto da quella stupidissima scala…” lo guardava fisso negli occhi, per paura che quell’incantesimo, che era per lei autoflagellazione e catarsi insieme, svanisse al momento di distogliere lo sguardo.
“… e cosa ne sanno quegli impostori che si raccontano storielle stucchevoli a San Valentino? Perché non lo dicono che l’amore è una tragedia, eh? Che significa perdere il sonno, la fame, lasciarsi umiliare senza avere la forza di reagire, essere deboli, desiderare cose contro la tua natura? Senza che nessuno mi avvisasse, mi sono ritrovata a fare i pensieri assurdi e melensi che ho sempre odiato, del tipo ‘quanto sarebbe bello…” deglutì, mentre lo indicava con la mano “guardarlo dormire, consolarlo quando è triste mentre gli accarezzo i capelli, avere un figlio con lui che mi ricordi i suoi occhi’” concluse con lo stesso disagio che si prova durante una reazione allergica.
Rocco era sul punto di piangere… ripercorse quell’anno con la mente… tutti quei momenti in cui, soprattutto all’inizio, lei lo trattava male, lo prendeva in giro, lo provocava, era tagliente e aggressiva con chiunque gli ronzasse intorno. Non era per competizione, prima, non era solo per simpatia, poi, c’era tutto QUESTO dietro. E non riusciva a capacitarsi di quanto fosse stato stupido, cieco.
E la cosa che più mi fa arrabbiare è che tutta questa sofferenza non serve a niente adesso” Irene si portò le mani agli occhi per coprirseli dalla vergogna e asciugarseli dalle lacrime. E quelle parole distrassero Rocco dai pensieri di poco prima, che si avvicinò d’istinto per stringerla a sé.
La reazione di Irene fu immediata. Lo allontanò con tutta la forza che aveva nelle braccia.
Ma che fai? Non mi conosci per niente? Non voglio la tua pietà!
Rocco la prese di nuovo, piangendo e sorridendo insieme, mentre lei era troppo accecata dalle emozioni per capire cosa gli passasse veramente per la testa.
Fece per stringerla a sé, di nuovo, mentre lei si dimenava ancora con tutte le sue forze.
Shhh” faceva lui per calmarla, accarezzandole i capelli, assaporandone l’odore a occhi chiusi.
Si scostò per guardarla negli occhi “Mi vuoi menare ancora? E dai menami, me lo merito… perché sono un cretino” ancora piangeva e rideva e con entrambi i pollici asciugava il suo volto.
Sì, sei un cretino e non so che ci faccio ancora qui” diceva lei con un nodo in gola, mentre cercava, senza successo, di staccare le mani di lui dal proprio viso. “Lasciami andare ti ho detto…” lo implorava, ormai priva di forze.
Lui la abbracciò ancora e le sussurrò tra i capelli “E perché ti devo lasciare andare, mmh? Me lo dici dove la trovo io una pazza come te? che mi fa uscire pazzo pure a me, che mi fa arrabbiare più di tutti, ridere più di tutti… non ci posso stare senza, hai capito?
Irene lo fissava senza capire, con il viso ancora bagnato gli occhi ancora rossi, ma con le lacrime che ora lasciavano tentativamente spazio a un sorriso: “Ma allora tu mi hai fatto arrabbiare per farmi dire tutte queste cose?
Eh certo, sennò neanche sotto tortura tu…” disse lui, orgoglioso, commosso, sorridente.
Non fece in tempo a finire la frase, lei lo stava già fulminando con gli occhi. Un colpo secco sul braccio fu la punizione. “Aja” fece lui massaggiandoselo immediatamente.
Si misero a ridere entrambi. Erano intontiti, frastornati, confusi da troppe verità confessate in un lasso di tempo troppo breve.
Ti odio” disse lei fintamente imbronciata, mentre il cuore le scoppiava di gioia.
Giustamente… vabbè ti amo io per tutt’e due” disse lui divertito, mentre quelle ultime parole morivano sulle labbra di lei.
 
   
 
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