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Autore: Deienira    03/07/2021    9 recensioni
-Vi ho detto di smetterla, avete capito?! Per questa rissa vi riterrò responsabili entrambi!
-Che cosa?! È stato quello sporco guercio a cominciare!
Quali pensieri porteranno Oscar alla decisione di tirare uno schiaffo ad Alain?
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Ispirazione presa direttamente dal manga della Ikeda, con tanto di citazioni. La parte centrale è tutta opera mia, ma personaggi e ambientazione non mi appartengono.
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André è solo citato ma, indirettamente, egualmente protagonista.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lascia che la tua coscienza si intrometta'
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-Vi ho detto di smetterla, avete capito?! Per questa rissa vi riterrò responsabili entrambi!
-Che cosa?! È stato quello sporco guercio a cominciare!
 

E qui mi blocco.
O forse, è meglio dire, prendo consapevolezza.

André viene denigrato e deriso per il suo occhio; occhio che ha perso per causa mia. Alla fine André viene vessato unicamente per colpa della mia incoscienza.

Ma la verità - e me ne sono accorta solo quella notte, quella del suo ferimento - è che io non ho mai pagato i miei colpi di testa. Tutti i miei errori sono piombati sulle spalle del mio amico che se li è presi consapevolmente pur di alleggerire le mie da ogni mio singolo fallimento. Per questo non ho mai conosciuto il peso della sconfitta, almeno fino all’addio a Fersen. Mi sentivo quasi invincibile: nulla era fuori dalla portata di Oscar François de Jarjayes; tutto si doveva piegare a me, anche il destino.

Che stupida.

Che ingenua.

Quante volte sarei caduta in ginocchio senza l’aiuto e la presenza costante di André?

Quante volte l’ho ringraziato dell’essermi accanto?

Ricordo, quando da piccola sbagliavo o disattendevo alle regole imposte dal Generale mio padre, che era lui ad assumersi la colpa di tutto. Lui a ricevere le punizioni, dalle più alle meno dolorose per un bambino di 12 anni.
Io tentavo di intromettermi, tentavo di prendermi le mie responsabilità, ma lui mi bloccava sempre sul nascere, consapevole che quello che mi avrebbe fatto mio padre sarebbe stato molto più di qualche semplice schiaffo, per quanto di mano pesante.

Ed io lo lasciavo fare, vinta dal terrore che, al tempo, mi incuteva il mio austero genitore: al contempo sia essere perfetto cui aspirare, sia boia spietato della mia vita.

Poi però lui tornava sempre, come nulla fosse successo. Con un sorriso.

Nascondeva i lividi - quando erano più evidenti - e, ridendo, parlava di una semplice ramanzina della nonna.
Così sorvolavo senza sapere nulla delle percosse. Non mi ha mai rivelato quel suo segreto, neppure ora. Credevo che, se si trattava solo un rimprovero, alla fine, non era nulla di che.

E non lo ringraziavo per la sua protezione.

E non l’ho fatto nemmeno una volta scoperta la verità.

Un segno bluastro sfuggitogli che raggiungeva la nuca.

Mi sentii sprofondare, lo ricordo come fosse ieri. La verità mi colpì più forte di uno schiaffo di mio padre.
Da quel giorno mi detti una calmata, mi resi conto come le mie azioni potevano ricadere sugli altri e non vidi più alcun segno su André.
Ma a lui non dissi mai di quel livido scoperto per puro caso; l’unico a cui dovevo la mia gratitudine non l’ha mai apertamente ricevuta, se non una volta – solo una - poco prima di prendere posto in questo brigata.

E oggi è come allora.

L’occhio di oggi è il livido di allora.

Ancora una volta, André, ha deciso di sua spontanea volontà di portarsi un fardello troppo grande sulle spalle: il mio. Viene continuamente additato come guercio, storpio, orbo e non fa una piega; assorbe tutto come fosse normale.
Ma non lo è ed io mi rendo conto del suo dolore nonostante il tentativo di mascherarlo dietro una facciata d’ironia.

E la cosa che mi addolora di più è il fatto che, eccetto tra le mura di palazzo Jarjayes, nessuno sappia che il vero colpevole di quell’occhio ormai spento non è il Cavaliere Nero, ma sono io.

“Ho deciso di travestirmi di mia iniziativa vista la somiglianza con il ladro. Sono stato disattento. Sono l’unico imputato per questa mia neo-condizione, sono stato debole.”.
Questo è quella che va in giro a dire a chi fa domande.

Ma non è così! Non è assolutamente così! Eppure tu, Alain, parli senza sapere!

Io non l’ho protetto! Io non ho rispettato il mio unico compito: difenderlo!

E se non mi fossi fatta catturare al Palais-Royal, lui non sarebbe dovuto intervenire disattendendo le istruzioni del medico.
E oggi, seppur segnato, avrebbe ancora piena la vista.

Doppiamente colpevole.

Vero che quella cicatrice non deturpa la sua eterea bellezza; le vedo molto bene tutte quelle donne – nobili o meno – che si voltano al suo passaggio a seguire il suo passo. Molte sono incuriosite e sedotte da quel volto misterioso nascosto per metà da un ciuffo ebano. Molte tentano di avvicinarlo per affascinarlo, stregarlo. E io le detesto, provo un astio incommensurabile nei loro confronti. Se posso lo copro dalla loro vista. Lo fanno sembrare un fenomeno da baraccone. Lo fanno sembrare diverso. Mi ricordano le mie colpe.

E invece no! André è l’essere più meraviglioso che questa terra possa conoscere. E mi chiedo come una persona talmente bella possa amare in una maniera così profonda e totale una come me.
Cosa ho fatto per farmi amare? L’ho fatto soffrire continuamenti in questi anni, anche se inconsapevolmente. Eppure, invece che allontanarsi, non ha fatto altro che rendere ancora più intenso il suo sentimento. È possibile una cosa del genere? Non l’avessi mai provato in prima persona, non ci avrei mai creduto.

Al contrario degli altri - soprattutto dalla prima volta che ho sentito uno dei nomignoli assegnatogli dai soldati della guardia - io quando lo guardo in volto mi sento sprofondare. Perché mi rendo conto che mi manca il verde di entrambi i suoi occhi e che uno non mi basta.

Non mi è mai bastata la metà di André.

Quanto sono egoista.

Penso solo a quello che voglio io e al mio bene.

Ora però sono stanca di questo.
Stanca di vederlo subire in silenzio.

E se non ha voglia di proteggere sé stesso, allora lo farò io.

André, mi riprendo dalle tue spalle un po’ di peso e di dolore che ti porti appresso.

Se lo condivideremo potremo finalmente tornare a camminare alla stessa velocità, l’uno accanto all’altro. Di nuovo sulla stessa lunghezza d’onda.

E, ora come ora, devi sapere, è l’unica cosa che il mio cuore vuole e desidera con tutto se stesso.
 

Lo schiaffo parte forte, potente, senza esitazione.
-Chiunque offenda André per il suo occhio, farà meglio ad esercitarsi parecchio d’ora in avanti!

 

ANGOLO AUTRICE

Era da un po’ che volevo scrivere una storia su questo momento preciso, ovvero quando Oscar schiaffeggia d’improvviso Alain dopo aver insultato André per il suo vedere da un solo occhio. Non ho mai visto nessuno in questo fandom trattare di questo argomento specifico.
Ho quindi atteso di dare un esame e poi ho cominciato a scrivere a macchinetta fino ad arrivare a questo risultato. Il “perché no?” fa sempre parte della mia filosofia quando devo scrivere hahaha.
Ammetto che un altro motivo che mi ha spinto a mettere giù per iscritto questa storia è il fatto che ci stiamo avvicinando inesorabilmente al 13 e 14 luglio. Volevo pubblicare anche io qualcosa per queste 2 date, ma avendo un altro esame in quei giorni ho preferito anticipare.

Vi saluto,
Deienira
 
P.S.: Ovviamente le primissime 2 frasi  sottolineate e l’ultimissima provengono direttamente dal manga. Per quanto riguarda quelle non ho inventato nulla.
   
 
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