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Autore: Jeremymarsh    05/07/2021    6 recensioni
[AU ambientata nel Sengoku Jidai]
Durante una semplice operazione di perlustrazione, Inuyasha, generale in una guerra tra demoni e umani che va ormai avanti da due anni, si spinge fino oltre il territorio nemico per raggiungere il villaggio in cui la sua promessa sposa viveva prima che il conflitto scoppiasse. Qui viene scoperto dalla sorella minore di lei che gli rivela intenzionalmente una cosa che non avrebbe dovuto.
Scioccato, Inuyasha decide di imbarcarsi in una nuova e pericolosa missione che potrebbe costargli la vita o peggio.
[Inukag con piccola parentesi Inukik]
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, Kaede, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sei: Senza orme
 
 
“Milton era già lontano, schiacciato dal vento e dall’acqua, marciava alla cieca ma infallibilmente, mugolando ‘Over the rainbow’.”
 
 
 
 
Dopo una piccola e commovente riunione a cui solo pochi eletti ebbero la gioia di assistere, non si perse troppo tempo in convenevoli e Toga prese subito in mano la situazione. La prima cosa che sicuramente non gli sfuggì fu l’odore del sangue del figlio in quella forma ancora umana, né il fatto che quello stesso odore circondava la figura della guardia tenuta sotto controllo da Katsuo. Avrebbe voluto avere più tempo per cercare una punizione degna del peccato di cui Michi si era macchiato, ma Inuyasha gli fece capire che c’erano cose più importanti di cui occuparsi e nessun tempo da perdere. Sebbene il sangue gli ribolliva nelle vene al pensiero dell’ennesimo affronto a suo figlio, soprattutto in un modo così vile e vigliacco, per il momento ordinò solo che il demone toro fosse immediatamente preso in custodia e sorvegliato perenemmente; ben presto avrebbe scontato la sua vera pena.
 
L’Inu-no-Taisho si diresse quindi verso il suo ufficio privato, seguito questa volta solo dal figlio minore e da Koga e, una volta da soli e fuori da orecchie indiscrete, pretese immediatamente tutte le informazioni da Inuyasha.
 
Il mezzo demone, senza soffermarsi troppo sul motivo per il quale si era trovato in territorio nemico, spiegò in che modo era stato circondato da un’armata di cacciatori e spiritualisti che avevano tentato di catturarlo e usarlo come esca per riprendersi un monaco attualmente loro prigioniero. Il padre non ci mise molto a capire che, sebbene Koga fosse suo amico, Inuyasha al momento non voleva rivelare certe informazioni e accettò la cosa. Era consapevole che avrebbe dovuto avere una conversazione ancora più privata con il figlio, una che era ormai tempo di intraprendere su molti versanti. Il mezzo demone proseguì raccontando della giovane sacerdotessa che aveva escogitato un modo per farlo uscire dalle terre nemiche senza che gli spiritualisti, ormai con le orecchie drizzate a percepire ogni singola aura demoniaca, se ne rendessero conto. Un piano che, nonostante Inuyasha non ne fosse stato molto contento, prevedeva la sua trasformazione in umano perché i passaggi sotterranei, benché fossero sconosciuti, non potevano nascondere la sua aura.
 
La partecipazione di Kagome in quello schema ben articolato aveva suscitato non poca sorpresa.
 
“Che diamine ti è saltato in mente?” esclamò Koga, “ti sei lasciato purificare di tua spontanea volontà da una sacerdotessa? Avrebbe potuto essere tutto un piano per intrappolarti dopo averti fatto credere di essere al sicuro!” Si passò la mano tra i capelli e rivolse all’amico uno sguardo carico di disapprovazione. Non poteva credere che in una situazione così tanto pericolosa si fosse lasciato andare così tanto in presenza del nemico.
 
“Zitto, Koga!” esclamò di rimando Inuyasha. “Cosa diamine ne vuoi sapere tu in che situazione ero? E poi, credo che Kagome mi avesse già dimostrato di essere affidabile dopo tutti i guai in cui è andata incontro solo per nascondermi agli occhi dei cacciatori. Se non fosse stato per lei e la sua famiglia ora sarei veramente loro prigioniero e chissà che cazzo mi avrebbero fatto!”
 
“Poteva essere tutto uno schema brillante: aiutarti per farti credere al sicuro e poi colpirti alle spalle!”
 
“E perché mai avrebbe dovuto fare tutti questi casini quando bastava denunciarmi la stessa notte in cui sono stato colpito, né? Ci pensi, lupo rognoso?”
 
I loro visi si trovavano ora a pochi centimetri di distanza, canini scoperti e sguardi omicida, mentre bassi ringhi si diffondevano nella stanza e Toga sospirava pesantemente per quel loro spettacolino. “Vorreste essere seri ogni tanto?” disse infine dividendo una volta per tutte i due demoni immaturi nonostante la loro età. “Penso che, essendo Inuyasha qui vivo e vegeto in procinto di recuperare i suoi poteri demoniaci, possiamo affermare con sicurezza che questa sacerdotessa che lo ha aiutato non è sicuramente un nemico. Ti prego di ricordare, Koga, che come tra di noi ci sono persone che non hanno voluto la guerra, così è lo stesso tra le file del nemico. Evidentemente Kagome-sama è tra queste persone e non ha esitato ad aiutare mio figlio. Sarò io stesso a porgerle i miei sentiti ringraziamenti quando questa ignobile guerra sarà finita.”
 
“Io non mi fiderei così facilmente, Toga-sama, se posso permettermi,” provò ad intercettare ancora una volta Koga che nutriva poca fiducia nei confronti di qualsiasi essere umano dotato di poteri spirituali.
 
“Non è il momento, Koga. Mio figlio è sano e salvo e, che tu ti fida o no, non credo che questa ragazza possa essere tanto stupida da denunciarlo dopo aver messo a rischio la sua vita. A che pro? D’altronde ora lui è qui in queste terre e lei dall’altro lato, si ritroverebbe in guai seri se rivelasse di aver aiutato il nemico. Quei cacciatori sanno essere molto spietati anche contro la loro gente, soprattutto le giovani donne,” continuò il generale con apprensione. “Questo è uno dei motivi per cui vorrei mettere fine a questo conflitto quanto prima. Sebbene anche noi non siamo liberi dai quelli interiori,” un dolore ancora fresco gli riaffiorò sul viso al pensiero della sua bella Izayoi; il braccio si alzò istintivamente a stringere le spalle del figlio, come se volesse accertarsi ancora una volta che almeno lui fosse scampato a tali orrori, “la situazione dei nostri nemici è peggiore. In questi due anni ho avuto modo di osservare in che modo se la cavano gli umani e, con sommo dispiacere, devo ammettere che a parte i fautori convinti, tutto il resto della loro gente muore per fame o per violenza da parte degli stessi cacciatori. Spesso anche a causa dei cosiddetti uomini di fede che hanno dimenticato la retta via.”
 
“Non dovremmo preoccuparci della nostra gente che muore?” chiese ancora Koga.
 
Sia Toga che Inuyasha gli rivolsero immediatamente uno sguardo inceneritore. “Come diamine puoi dire una cosa del genere Koga? Quei bastardi sarebbero capaci di violentare anche una bambina indifesa. Che colpa ne avrebbe lei se i suoi genitori o nonni hanno deciso di prendere parte a questa guerra malata? Sono persone innocenti, che siano in territorio nemico o meno!” Un brivido gli percorse la schiena al solo pensiero di Kagome e la piccola Rin nelle mani di un uomo viscido come Kiyoshi.
 
“Ben detto, figliolo. Koga, non voglio sentirti più parlare in questo modo. Sei uomo onesto e un buon guerriero; so che arriverai senza troppi problemi al punto del mio discorso. Ora il problema principale sarà capire in che modo raggiungere la battaglia finale tra noi e gli umani. Questa guerra è durata anche troppo.”
 
“A questo proposito padre, credo che non avremo bisogno di scervellarci troppo. Saranno gli stessi umani a venirci incontro e a metterci a disposizione l’ultimo fondamentale scontro. Basterà solo preparaci adeguatamente,” si intromise Inuyasha. Non aveva ancora detto loro dell’attacco organizzato dalla fazione nemica.
 
“Di cosa stai parlando, figliolo? Ci devi dire ancora qualcosa?”
 
Inuyasha annuì, il viso ora incredibilmente serio. “Il motivo per il quale quella notte sono stato preso alla sprovvista dalle sentinelle è che ero troppo assorto nei miei pensieri e da quello che avevo appena ascoltato. Infatti, mi ero fermato ad un accampamento umano per sentire ciò che stavano dicendo e in questo modo ho scoperto che stanno progettando un attacco a sorpresa per riprendersi il monaco attualmente nelle nostre celle. Intendono trasformare i nostri punti di forza nelle nostre più grandi debolezze.”
 
“Dannazione!” Koga esclamò. “Quei deficienti continuano a crearci solo guai,” continuò riferendosi a coloro che avevano catturato Miroku. Si sapeva quanto, a volte, certe catture fossero solo motivate dal sadismo di alcune delle guardie sotto il comando di Sesshomaru. Ora che cos’altro dovevano causare?
 
“Silenzio, Koga, lascia che mio figlio continui. Quindi questi cacciatori vogliono riprendersi Miroku-sama. Allora aveva proprio ragione a dire che non sono proprio intelligenti e avrebbero potuto pensare a qualcosa del genere,” rifletté Toga.
 
“Hai parlato con lui, padre?”
 
“Hmm,” annuì il demone cane. “Quando Koga è giunto con la notizia della tua cattura ho cercato di trarre quante informazioni possibili dal monaco che purtroppo non ha saputo essermi d’aiuto più di tanto; povera anima sfortunata anche lui,” aggiunse.
 
Inuyasha fece una smorfia a quell’ultimo commento; era evidente che, come aveva previsto, Miroku non se la stesse passando bene. “Miroku è lo stesso monaco che mi aiutò quella notte di luna nuova in cui mi infiltrai nel territorio nemico,” rivelò.
 
Gli occhi del padre scintillarono. Quindi era per quello che il nome non gli era nuovo. Offrì un cennò della testa e il figlio proseguì.
 
“A quanto pare è uno bravo e la sua gente non è contenta del modo stupido in cui è stato catturato. Se anche riuscissero a liberarlo prevedo una bella ramanzina per lui, se non peggio.”
 
“Tsk, come se potessero riuscirci,” lo interruppe l’amico con l’espressione accigliata e le braccia incrociate, visibilmente infastidito dall’intera situazione.
 
Inuyasha lo guardò male poi continuò. “Hanno detto di voler usare i nostri maggiori sensi per metterci fuori combattimento. Non so esattamente in che modo, ma volevano usare le armi degli sterminatori per quello. Sei a conoscenza di qualcosa in particolare padre?”
 
Toga sembrò pensarci per un attimo, conosceva bene gli sterminatori e i loro modi di combattere. Prima che la guerra scoppiasse, aveva avuto modo anche di allearsi con loro e quello gli forniva sicuramente un ottimo punto di vista. “Purtroppo so bene quanto queste armi a cui fanno riferimento possono essere pericolose per alcuni di noi, soprattutto noi specie canine. È abbastanza comune per loro utilizzare polveri mirate a sopraffare i nostri sensi e in questo modo farci svenire; non avremmo molto scampo una volta inalati i fumi se verremmo presi alla sprovvista.”
 
“Ah, ma non succederà. Sappiamo quando attaccheranno e ci prepareremo adeguatamente. Non abbiamo abbastanza maschere nel deposito delle armi, padre? Sono sicuro che qualcosa del genere è già stata utilizzata migliaia di volte durante questa guerra e ci saremo mossi di conseguenza,” ragionò Inuyasha. “Purtroppo però, abbiamo poco tempo per preparare tutto. Koga, tu dovresti andare ad avvisare i Comandanti; l’attacco è previsto per domani all’alba,” istruì. Si volse verso il padre per cercarne il consenso e questo annuì. “Riunisci tutti e informali di quello di cui abbiamo parlato; ordina a qualcuno di controllare le riserve. È fondamentale sorprendere l’armata nemica in questo. Senza queste polveri non avranno tanto vantaggio e sono sicuro che quanto a numeri saremo in netto vantaggio.”
 
Koga annuì poi lo scrutò come se cercasse di chiedergli implicitamente qualcosa. Scosse la testa e poi chiese: “Devo informarli di aspettarsi un altro annuncio da parte sua, Toga-sama?”
 
“Fai come ha appena detto Inuyasha, Koga. Dì loro che dovranno seguire i tuoi ordini questo pomeriggio. Io e mio figlio avremo altro di cui discutere prima della battaglia. Mi occuperò di riunire nuovamente l’armata questa sera,” il Generale rispose.
 
“Molto bene,” il demone lupo si inchinò e lasciò la stanza, sebbene non fosse totalmente soddisfatto delle informazioni che gli erano state date. Aveva un compito più importante ora, quindi avrebbe risparmiato la lavata di capo a Inuyasha per il momento. A guerra finita l’amico non gli sarebbe più scappato.


 


Rimasti soli nella stanza, padre e figlio non parlarono per alcuni minuti. Toga osservò Inuyasha cercando di capirne i segreti ma senza tempestarlo di domande e aspettando il momento in cui finalmente si sarebbe aperto. Si rendeva conto quanto l’animo del mezzo demone fosse in subbuglio e gli si stringeva il petto nel rendersi conto che non aveva minimamente idea del motivo. Il dolore del figlio sembrava grande quanto il suo. Come aveva potuto ignorarlo fino a questo momento?
 
“Padre…” Inuyasha cominciò, “vorrei chiedere il permesso di andare a visitare il monaco che è attualmente nelle nostre celle. Avrei qualcosa da chiedergli.”
 
Toga alzò un sopracciglio. “Ha qualcosa a che vedere con il motivo per cui ti trovavi nel territorio nemico, figliolo?”
 
Inuyasha non rispose, ma la sua espressione era una risposta soddisfacente per il Generale. Non avrebbe ancora insistito suoi motivi, ma avrebbe accolto la sua richiesta per il momento. “Molto bene, ti accompagnerò io stesso da Miroku-sama. Vorrei accertarmi delle sue condizioni e penso che sarebbe un’ottima idea spostarlo in preparazione della battaglia. Qualcuno potrebbe infilarsi nei sotterranei mentre siamo troppo occupati a combattere domani mattina. Non preoccuparti, vi lascerò la privacy necessaria.”
 
Non ci misero molto a raggiungere le celle mentre attorno a loro sembra essere scoppiato il caos. Nonostante Koga avesse dato ordini ben precisi e stesse coordinando sapientemente ogni soldato, era stato difficile mantenere gli animi calmi prima di una battaglia così importante; lo era sempre.
 
Giunti nei sotterranei trovarono le stesse guardie di quella mattina che controllavano Michi, attualmente unico occupante di quelle celli anguste e Toga alzò un sopracciglio guardando con disappunto i due. Un leggero movimento del naso gli confermò i suoi peggiori timori: l’aria era diventata irrespirabile a seguito di ciò che doveva essere accaduto poche ore prima.
 
“Haru, Shigeru, cosa significa tutto questo?” pretese.
 
Le due guardie tremarono visibilmente al cospetto dell’aura possente e intimidatoria del Generale e non provarono nemmeno a lanciare degli sguardi carichi di odio al mezzo demone che lo stava affiancando. Calarono le loro teste incapaci di mantenere il contatto visivo e con voce flebile spiegarono gli ordini che gli erano stati dati precedentemente da Sesshomaru.
 
“Sesshomaru-sama ci ha ordinato di uccidere i prigionieri per l’affronto nei suoi confronti, Toga-sama. Tutti e tre sono stati immediatamente giustiziati sul posto e i loro corpi disposti come di consueto,” rivelò il primo, il suo tono provava quanta fatica avesse fatto per racimolare il coraggio e parlare.
 
Improvvisamente l’aura dell’Inu-no-Taisho vibrò potente accanto a quella del figlio e le due guardie, insieme a Michi che aveva seguito lo scambio dalla sua cella, caddero in ginocchio incapaci di sopportare tanta potenza, chinando ancora di più capo e aspettandosi il peggio.
 
“Come avete osato!” urlò Toga mentre afferrava di forza il braccio del figlio e lo teneva fermo. Inuyasha aveva riacquistato i suoi poteri poco prima di avviarsi e ora sembrava che il suo lato demoniaco volesse sopraffarlo nonostante la presenza della spada al suo fianco che solitamente funzionava da sigillo sul suo sangue. Vide rosso per un momento e strinse la prese sull’elsa di Tessaiga, mentre il padre lo teneva fermo; l’aura di quest’ultimo non lo stava aiutando a mantenere la calma.
 
Sesshomaru, quel bastardo di suo fratello, aveva ucciso l’ultima speranza che aveva di ritrovare Kikyo e arrivare a fondo del suo problema. Aveva ucciso a sangue freddo un monaco che non aveva colpe, così come aveva già fatto in precedenza.
 
“Vi avevo ordinato di non prendere provvedimenti nei loro riguardi, come avete osato scavalcarmi!” continuò il Generale gelando i due demoni ai suoi piedi con uno sguardo carico di disprezzo.
 
“T-Toga-sama,” continuò il secondo, “suo figlio è stato molto insistente e…”
 
“Silenzio! Non mi interessa quello che voleva mio figlio, finché sarò vivo la mia parola varrà sempre più della sua. Vorreste per caso dirmi che state pianificando una rivolta nei miei confronti insieme a mio figlio? Vi avevo ben detto di stare fermi questa mattina quando sono venuto a visitare il detenuto!”
 
La fronte dei due arrivò a toccare il pavimento mentre il primo riprendeva la parola. “Mio s-signore, non avevamo ricevuto p-parola da lei riguardo l’esecuzione e quando vostro figlio-”
 
“Ho detto silenzio!” il Generale ripeté. “In questo castello avete ormai superato il limite; troppi prigionieri sono stati uccisi senza il mio consenso e nel più brutale dei modi. Mio figlio mi ascolterà. Voi per ora siete rimossi dal vostro compito e retrocessi a soldati semplici. Mi occuperò di mandare personalmente delle guardie più fidate a controllare quest’altra inutile,” aggiunse scoccando un altro sguardo carico di odio a Michi, anch’esso prostrato ai suoi piedi. “Anche se non so ancora per quanto potrà definirsi tale.”
 
Girò i tacchi trascinandosi dietro il figlio per un braccio, mentre la sua aura, che non accennava a calmarsi, aveva già mandato un segnale ben preciso al maggiore.
 

 

Di ritorno al suo ufficio, Toga osservò minuziosamente il comportamento del figlio mentre aspettava di essere raggiunto da Sesshomaru. Il modo in cui Inuyasha aveva risposto alla notizia aveva sicuramente un che di sospetto; era una reazione fin troppo esagerata per un monaco che aveva incontrato solo una volta. Qualunque fosse la ragione per cui Inuyasha si trovava a est due giorni fa non era da sottovalutare se quello ero lo stato in cui si riduceva.
 
Stava continuando a camminare avanti e indietro, le mani nei capelli e un cipiglio scuro sul volto mentre malediceva il nome del fratellastro e ripeteva ‘non c’è più nulla da fare’. Cosa c’entrava esattamente Miroku con la sfortunata cattura di Inuyasha? Il modo in cui il monaco aveva parlato suggeriva che non conoscesse Inuyasha e Toga non aveva percepito odore di menzogna. Cosa cercava su figlio che non poteva essere più ottenuto dopo la sua morte?
 
Analizzare il comportamento del figlio minore mentre il suo stesso umore non era dei migliori – tra la mancanza di rispetto di Sesshomaru e lo scontro imminente – non era la cosa più semplice e si chiese più volte, in quei pochi minuti di attesa, se era una buona idea affrontare ora il discorso con Inuyasha. Il giovane sembrava quasi fuori di testa, scombussolato per un motivo o per un altro e buttarsi in battaglia in quello stato rappresentava molti pericoli. In qualche modo doveva risolvere il problema, anche se l’argomento avrebbe fatto male a entrambi o riscoperto vecchie ferite – non avrebbe rischiato la vita di suo figlio mandandolo sul campo in quello stato.
 
Tuttavia, prima di finire il loro discorso, c’era una questione ancora più importante da risolvere e per farlo doveva aspettare il figlio maggiore che continuava a scavalcarlo e mostrargli una mancanza di rispetto che non gli si addiceva come generale e futuro erede di quelle terre. Se Sesshomaru aveva intenzione di continuare in quel modo Toga non era molto sicuro di volerlo ancora come suo successore. Il motivo per cui non gli aveva ancora tolto il titolo era perché sapeva bene che farlo avrebbe solo peggiorato le cose e per nulla calmato gli animi. Eppure in qualche modo doveva risvegliarlo e fargli capire che il suo comportamento in quel castello non era ben accetto e non poteva proseguire.
 
Finalmente, dopo quella che sembrava un’eternità, il demone comparve sulla soglia del suo ufficio. Arricciò il naso come a suggerire che solo l’odore di Inuyasha gli causasse un fastidio immenso, gli lanciò un’occhiata gelida, di quelle che non riservava nemmeno al suo peggior nemico, e poi si rivolse al padre dopo aver indossato nuovamente la sua maschera d’indifferenza. Il tutto era durato nemmeno una manciata di secondi.
 
“Padre.”
 
“Sesshomaru.” Toga immediatamente alzò lo sguardo verso di lui mentre Inuyasha ricambiava l’occhiataccia e fermava il suo andare avanti e indietro. “Mi giungono notizie di come, ancora una volta, hai dimostrato di non dare alcun valore alla parola di tuo padre e, ancor peggio, alla parola del tuo Generale,” disse con tono duro e deluso. Sesshomaru non sembrò minimamente scosso dalla sentimento che lesse negli occhi del padre. Ormai cercava la sua approvazione solo e soltanto sul campo di battaglia, tutto il resto poteva anche non esistere.
 
“È sbagliato, padre,” corresse. “Do valore alla tua parola quando è importante.” Gli angoli della bocca si alzarono in un ghigno strafottente, l’ennesima goccia per far traboccare il vaso.
 
“Non credevo che tu fossi in grado di scherzare, bastardo,” Inuyasha sputò.
 
Toga alzò il braccio per segnalare a Inuyasha di stare in silenzio per il momento e sebbene percepisse la difficoltà che la sua testa calda stesse avendo a restare zitto, non protestò. Almeno, dei due figli, uno gli obbediva ancora – talvolta.
 
“Zitto, mezzosangue. Nessuno ha chiesto il tuo parere,” Sesshomaru sibilò senza nemmeno distogliere il suo sguardo glaciale dal padre.
 
“Mi costringerai a prendere misure dure uno di questi giorni, figlio mio,” Toga rispose, per nulla scosso da quel suo comportamento, almeno all’esterno. “Devo dedurre che ti sei stancato del modo in cui guido la mia gente? Mi stanno arrivando molti segnali del genere ultimamente. Devo forse avere paura di mio figlio ora? Stai radunando i miei stessi comandanti per pugnalarmi alle spalle? Perché questo è quello che posso dedurre se mi scavalchi ogni volta e dai ordini opposti ai miei in continuazione. Ucciderai tuo padre e tuo fratello per prenderti il mio posto, Sesshomaru?”
 
Il tono era neutro e controllato, i loro sguardi rimasero incollati durante tutta la durata del discorso e Toga sfidò il figlio a guardarlo anche solo per un nanosecondo con aria di sfida per confermare le sue congetture.
 
“Non mi interessa nulla del mezzosangue; per me può fare la fine che vuole. Non è nemmeno degno di essere ucciso dai miei artigli. Piuttosto padre, essendo il tuo erede devo imparare a riconoscere degli sbagli quando ne vedo e, come attuale Generale, tu dovresti saper riconoscere i tuoi. Non potevo permettere che un simile insulto continuasse a macchiare le mura di questo castello, che dei meri umani potessero credere di averti in scacco a causa di un insulso ammasso di carne. Queste debolezze non fanno al caso tuo, padre. I prigionieri dovevano morire perché un messaggio ben chiaro doveva arrivare ai nostri nemici,” offrì solamente come spiegazione.
 
Toga ridacchiò, ma la sua risata non conteneva alcuna traccia di divertimento, mentre Inuyasha stringeva i pugni e faceva fatica a contenersi. “Ah, quindi volevi far arrivare un messaggio, Sesshomaru. E quanti altri ne vorresti mandare? Quanti ne hai già inviato uccidendo i nostri prigionieri, uno dopo l’altro, senza nemmeno avermi dato la possibilità di interrogarli e ricavare notizie o usarli per il bene della nostra armata?” Scosse la testa. “Parli di riconoscere gli errori, Sesshomaru. Mi dici che devo ammettere i miei e lo faccio figliolo, so di aver sbagliato tutto con te, ma questo mi servirà a non farne in futuro. Eppure, tu non fai altro che dimostrarmi di non essere adatto al ruolo di Generale se continui a muoverti in questo modo. Vuoi la mia approvazione come combattente, la vuoi sul campo di battaglia, ma ricorda che non si combatte solo con la spada e gli artigli, Sesshomaru, e tu, purtroppo, stai sbagliando su tutta la linea.”
 
Lo sguardò del demone più giovane si indurì. “Mi stai forse minacciando, padre?” chiese con sdegno.
 
“Non mi abbasso a questi mezzucci, Sesshomaru,” ricominciò il padre. “Sto semplicemente mettendo le cose in chiaro. Se vuoi la mia approvazione, se vuoi essere degno di diventare Inu-no-Taisho un giorno e seguire le mie orme, allora dovrai guadagnartela e portare rispetto senza rendermi il lavoro più difficile uccidendo prigionieri fondamentali in una guerra tanto delicata!” Ricambiò lo sguardo gelido del figlio.
 
“Seguire le tue orme?” un sorriso beffardo gli si dipinse sul volto, spostò per un attimo lo sguardo verso Inuyasha per indicare chiaramente a quali orme stava pensando e poi rise, come mai aveva fatto, una risata che avrebbe gelato il sangue nelle vene a chiunque altro, ma non a Toga. “Non ho alcuna intenzione di seguirle padre, hai perso la via molto prima di me.”
 
“Non mi lasci altra scelta allora,” mormorò il padre voltandogli le spalle.
                 
La tensione nella stanza aumentò all’improvviso a seguito di quelle parole e per un attimo Inuyasha temé che Sesshomaru potesse colpire il padre alle spalle. Fu un solo secondo, ma invece il demone digrignò ancora più i denti, serrò la mascella e rimase in silenzio. Inuyasha lo osservò con occhio critico: Sesshomaru era un bastardo e un razzista, ma si riempiva la bocca di parole sull’onore – beh, quando parlava. Non avrebbe mai attaccato il padre alle spalle perché il giorno in cui avrebbe combattuto e sconfitto Toga, lo avrebbe fatto con onore, cosicché nessuno, nemmeno se stesso, potesse mettere in discussione la sua vittoria.
 
Ma quel giorno era ancora lontano e Toga, ancora una volta, si chiese se ci fosse davvero speranza. La conversazione con il figlio maggiore era ormai finita, ma prima di mandarlo via aprì ancora una volta la bocca e pronunciò le ultime parole:
 
“Domani all’alba affronteremo il nemico per l’ultima volta. Mostrerai pietà per il tuo nemico quando arriverà il momento? Sarai un vero Generale?”
 
 

N/A: AAAAH! MIROKUUUU 😥😥😥

Ve lo avevo accennato, no? Ci sarebbe stato un risvolto che forse non sarebbe stato molto apprezzato - chi ha letto in anteprima ancora non mi perdona! 
In realtà, in questo ho un po' seguito la trama di Fenoglio.

Seguire la trama poi... la storia è molto diversa, quello che c'è alla base ( presunto tradimento/ricerca della verità) è solo un pretesto dell'autore per raccontare l'Italia fascista e le lande partigiane. Tuttavia c'è qualcuno che forse sa ma non può raccontare, la persona che Milton (qui Inuyasha) cerca. Miroku è in parte (solo in parte) quella persona e quindi il suo destino era segnato dall'inizio; volere rendere la sua impossibilità di raccontare. Mi spiace molto, Miroku-kun 😥. 

Beh, quindi lasciando da parte il modo in cui Fenoglio si sta rivoltando nella tomba per come sto raccontando a voi il suo meraviglio romanzo (😂), siamo giunti alla fine di un altro capitolo. 

Nel prossimo saranno rivelate molte cose e soprattutto, padre e figlio si confronteranno ancora.

Un abbraccio e spero di leggervi nei commenti💞. 



 
   
 
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