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Autore: Ahimadala    05/07/2021    0 recensioni
Ci sono campane nuziali all'orizzonte.
Hermione Granger, felicemente single, si ritrova sotto il mirino di tutte le riviste di gossip quando il matrimonio del suo ex, Ron, si avvicina.
In preda alla disperazione, si allea con il suo rivale sul lavoro, il single seriale, ma altamente desiderabile secondo i giornali, Draco Malfoy.
Il loro piano é semplice: trascorrere due settimane fingendo di essere follemente innamorati per poi andare ognuno per la propria strada una volta concluso il matrimonio.
Dovrebbe esser facile.
Loro sono, dopotutto, cordiali nemici.
Questa storia NON è mia, ma è la traduzione dell'opera di Senlinyu e Stargazing121.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Draco Malfoy ha inflitto un gran numero di cose al gentil sesso, ma mai gravi danni fisici prima d' ora. 

Sì, cari lettori, possiamo rivelare in esclusiva che il signor Draco Malfoy, l'ex scapolo più ambito di questo giornale, ha causato il ricovero in ospedale di una  sfortunata, triste e molto probabilmente sola donna. La signora Bungsley-Terpinton, una vedova in età avanzata, è stata ricoverata al San Mungo dopo un incidente nella mensa del Ministero della Magia. Credo che tutti sappiamo a quale incidente ci riferiamo: la rimozione del guanto della signorina Hermione Granger. 

Come abbiamo ampiamente discusso, la signorina Hermione Granger è la ragione per cui il signor Draco Malfoy è ormai l'ex scapolo più ambito della Gran Bretagna, ma purtroppo la suddetta signorina Granger non sembra essere stata in grado di frenare i pericolosi atteggiamenti del signor Malfoy. 

La signora Bungsley-Terpinton si sta riprendendo da una ferita alla testa che si é procurata quando si è sovraeccitata durante la sconcia performance orale del signor Malfoy. 
Secondo un collega, la signora Bungsley-Terpinton è stata piú smemorata più del solito ultimamente. Questo impiegato del Ministero sostiene che la signora Bungsley-Terpinton, la settimana scorsa, abbia persino dimenticato di cambiarsi la camicia da notte prima di arrivare alla sua scrivania. 

É stato riferito a questo editore che una voluminosa vestaglia rosa confetto con gattini ricamati era un capo d'alta moda per le donne di una certa età circa cinquant'anni fa.

Che meraviglia vedere la parsimonia in azione!

Non possiamo confermare o smentire l'ipotesi che la signora Bungsley-Terpinton soffra di danni psichiatrici per l'incidente. Tuttavia, le auguriamo una pronta guarigione. 

- Febbraio, 2009, The Social Snitchers, in Witch Weekly.

Draco Malfoy entrò nel suo ufficio con un passo deciso. 

Il sole splendeva, gli uccelli cantavano e tutto era in armonia con il mondo. Non si sentiva così allegro da quando un lontano zio da parte di sua madre era morto e aveva scoperto che suo cugino, Hubert, era stato lasciato fuori dal testamento. 

"Perché hai un'aria così stucchevolmente allegra?" Disse Blaise, alzando lo sguardo dalla sua pila di gufi mattutini. "Chi è morto? Tuo cugino, Hubert?"

"Indovina chi è venuto ieri sera?" Disse Draco, appoggiandosi con sicurezza al lato della scrivania di Blaise. "Hermione. Ha esplorato la mia biblioteca per tutta la notte".

Draco aveva messo una grande quantità di allusioni sconce nelle sue parole, ma le sopracciglia di Blaise rimasero deludentemente piatte. 

"Visto che hai violato la mia scrivania" disse Blaise, intingendo la sua piuma d'oca nell'inchiostro e facendola sostare su un documento dall'aspetto noiosamente lungo, "e un certo numero di ripostigli delle scope in giro per il Ministero, dovrai perdonarmi se non sembro molto colpito da questo eufemismo".

"Ha davvero controllato la mia biblioteca!"

"Ha anche avuto accesso alla tua Sezione Proibita?" 

"Questo", disse Draco con molto disprezzo, "è semplicemente infantile, Blaise". 

"Si vede che muori dalla voglia di dirmelo". Blaise non alzò nemmeno lo sguardo questa volta, limitandosi a scrutare studiosamente i suoi gufi, scarabocchiando alcuni dettagli su una pergamena prima di passare a quella successiva. Era quasi come se stesse prendendo appunti. 

"Non credo che tu sia così interessato".

Draco sollevò il bordo di una delle lettere di Blaise, scrutandone il pasticcio di scrittura.
Sembrava qualcosa di piuttosto articolato per la corrispondenza del Quidditch, che di solito era carente sia in qualità che in quantità, dal momento che i giocatori di Quidditch non erano famosi per la loro abilità con le parole. 

Blaise schiaffeggiò la mano di Draco con una pila di pergamene. Sospirò e abbassò la piuma d'oca. "Continua. Hai tutta la mia attenzione per i prossimi dieci minuti, e farai meglio a renderlo interessante". 

__

Hermione Granger era tra le sue braccia, ed era tutto quello che Draco pensava sarebbe stato e anche di più.
Per prima cosa, sembrava aver giudicato male le dimensioni del suo seno di almeno una taglia, ed era felice di questa scoperta.
Inoltre era calda, reale e profumava leggermente di agrumi, al contrario dei suoi sogni ad occhi aperti di una Granger fittizia e dal seno più piccolo.  

"Maledizione" fu l'unica imprecazione che riuscì a dire prima che i capelli di lei gli soffocassero la bocca e il mondo diventasse buio. 

Lui balbettò, sollevandola e mettendola su quelli che sperava fossero i suoi piedi, mantenendo naturalmente un braccio intorno alla sua vita come sostegno. Era ovviamente alticcia, ed era saltata fuori dal caminetto come una freccia lanciata in volo da un cacciatore troppo entusiasta, il che era effettivamente ciò che era successo.
E anche se Draco non era certo un portiere, era rimasto piuttosto impressionato dalla destrezza e dalla prontezza di riflessi che aveva avuto nell'afferrarla quando era sbucata dal suo camino urlando a squarciagola. 

Era ciò che qualunque gentiluomo avrebbe fatto.

Le sue dita abbracciarono la curva della vita di lei, stringendola leggermente. 

Completamente da gentiluomo. 

Il giovane sollevò l'altra sua mano, quella libera, allontanando i capelli della grifona dai propri occhi e dal proprio naso in modo da poter respirare. 

Il suo viso era arrossato; il colore le tingeva le guance come se un artista vi avesse spennellato sopra della vernice. I suoi occhi erano ancora più scuri del normale.
Poteva essere per via dell'ora tarda.
Potevano essere le ombre, che rendevano profondo ogni angolo del salone. O forse era per via dell'alcol, ma le sue pupille si dilatarono al punto inghiottire il marrone delle sue iridi mentre la guardava.
Il suo sguardo era annebbiato, e le luci basse delle candele tremolarono nei suoi occhi come stelle in una notte senza nuvole, senza luna, e con una brezza fredda che faceva muovere lentamente gli alberi di pino.

Doveva fermarsi lì prima di cominciare a paragonare Hermione a una strada poco trafficata.

"È stata un'entrata inaspettata" disse, prima di rendersi conto di come suonava e trasalire. 

Per fortuna lei era troppo ubriaca o troppo ingenua per rendersi conto della sua allusione accidentale. 

"Mi dispiace", disse lei, "Ginny è -" singhiozzò "- pazza".

"È un piacere" disse lui in tutta onestà. La sua mano era ancora intorno alla vita di lei; il suo mignolo toccava la cintura dei suoi jeans.

"Non era mia intenzione. Allora, me ne vado", ondeggiò come un marinaio ubriaco. "Non volevo - venire".

Lui si morse il labbro alle sue parole, prima di ricordare la sua attitudine da gentiluomo e ricacciare ogni idea della Granger e della parola 'venire' sul fondo della sua mente. 

Lei cercò di liberarsi dalle sue braccia e quasi cadde di faccia sul pavimento di marmo, prima che lui riuscisse a prenderla di nuovo.

"Temo che non andrai da nessuna parte in queste condizioni".
"Tranne che a letto", furono le parole che lui non ebbe il coraggio di pronunciare mentre lei procedeva a perdere le ossa e diventare simile a uno spaghetto.  Si afflosciò contro di lui, con le gambe distese come una piovra. 

"No. No." La grifona scosse la testa, che fluttuò da un lato all'altro. "Non è professionale che io sia qui".

O almeno Draco credeva che quello fosse ciò che lei aveva detto; le sue parole erano talmente biascicate che era certo che se avesse provato a usare un caminetto, sarebbe finita in una fattoria da qualche parte nel Lichtenstein. 

"Le attività di questa sera, erano un evento di lavoro?"

Lei scosse di nuovo la testa, i capelli le ricaddero sul viso

Glieli scostò dagli occhi, resistendo all'impulso di infilarglieli dietro l'orecchio. "Allora non siamo in orario ministeriale e quindi non c'è nessun codice di condotta professionale di cui preoccuparsi".

Non che lei fosse sembrata eccessivamente preoccupata per la  'professionalità' quando lo trascinava da un ufficio all'altro e di scrivania in scrivania fingendo di violentarlo. 

Lei lo fissò con gli occhi vitrei. "Noi..." iniziò e poi sbatté le palpebre. "Siamo nemici, ricordi? I nemici non possono mostrarsi a vicenda le proprie biblioteche". 

La sua voce diventò progressivamente più bassa e triste ad ogni parola.

Lui si accigliò, ma solo per un momento, non volendo confonderla ulteriormente o farsi prematuramente venire delle rughe.
"I nemici", disse con lentezza, osservando le labbra leggermente separate della grifona, "cercano sempre di scoprire le debolezze dell'altro. Vedere la mia biblioteca sarebbe un modo di sfruttare questa debolezza. Non è così?" 

Quelle labbra leggermente dischiuse si mossero, come se stessero verbalizzando in silenzio qualche calcolo complicato. Poi la sua testa si inclinò di lato, e le sue sopracciglia si aggrottarono in una v netta. 

Sembrava che avesse superato in astuzia una brilla Hermione Granger. Dieci punti a Serpeverde. 

Era sull'orlo di un interiore balletto celebrativo quando la grifona serrò la mascella. "Non credo che le biblioteche debbano essere sfruttate. Sembra immorale".
Avrebbe potuto sfruttare lui e la sua biblioteca in qualsiasi momento.
Forse anche nello stesso momento. 

La sua mente completamente depravata stava improvvisamente rievocando le scioccanti e deliziose immagini che lo ritraevano mentre la prendeva nella sua biblioteca. Il sedere sodo della grifona appollaiato su una delle scale, le sue dita avvolte intorno ai manici di legno mentre lui le afferrava i fianchi e si seppelliva in lei. 

Cazzo. 

Draco allentò leggermente la presa sulla sua vita, spostandosi di lato in modo che lei non si accorgesse di quella parte del suo corpo improvvisamente dura come il legno. 

"Devo andare." La grifona si voltò, appoggiando il proprio peso sulla mano del biondo, che la sostenne. I suoi occhi si allargarono e la sua espressione si incupí quando guardò il fuoco. 

"Ha chiuso il collegamento" disse. La sua voce sembrava sconvolta, e fece sanguinare il cuore di Draco giusto un po'. 

"Ho paura che tu sia bloccata qui". 

"Ma... devo andare a casa, domani dobbiamo lavorare".

"Granger," le posò una mano sulla schiena, formando su di essa piccoli cerchi con il pollice, "non sei nelle condizioni di usare la metropolvere. Non professo di essere l'apice della sobrietà - o della sensibilità, ma persino io so che non è sicuro viaggiare quando non si è totalmente in possesso delle proprie funzioni cognitive".

Lei girò il viso verso di lui, il suo profilo illuminato dal bagliore dorato del fuoco, ed emise un piccolo sospiro, che suonò quasi rassegnato.  

Merlino, come la desiderava. 

La sua mascella era ancora serrata  in un modo molto ostinato.

"Inoltre, la signora Potter ha fatto un'osservazione molto valida". La tirò in avanti dolcemente, conducendola verso uno dei corridoi che portavano più all'interno della casa. "Usciamo insieme, e tu sei un famigerato topo di biblioteca, e non hai ancora visto la mia biblioteca. È quasi scandaloso, Granger". 

___

"Mi stai onestamente dicendo che esci con Hermione 'ho vissuto nella biblioteca di Hogwarts' Granger e non l'hai sedotta attraverso la tua vasta collezione di libri e tomi?" Blaise lo interruppe, maleducatamente. 

"Stai interrompendo maleducatamente" disse Draco. "E no, le piaccio per altre ragioni".

"A meno che questa non sia una lunga truffa per dare una sbirciata ai tuoi archivi".

"Non... non essere ridicolo".

"Certo, certo, le piaci per altri motivi, come la tua personalità frizzante e la tua gentilezza".

"Vuoi sentire il resto della storia?"

"Non particolarmente, no, ma terrai il broncio per giorni se non me la racconti, quindi continua".

"Come stavo dicendo, l'ho portata in biblioteca. Avresti dovuto vedere il modo in cui il suo respiro ha iniziato ad accellerare mentre ci avvicinavamo. Le sue guance, l'avrai notato anche tu, sviluppano il più bel rossore quando è eccitata per qualcosa, una sfumatura crepuscolare di rosa -"

"Questo potrebbe essere uno shock, ma non tutti siamo distratti come te dal modo in cui la Granger respira o dai colori che assume".

Draco sentì che era una cosa eccezionalmente positiva che Blaise non se ne fosse accorto, per quanto sciocco l'uomo potesse essere.
Era già abbastanza difficile mantenere l' attenzione di Hermione senza aggiungere altri uomini al mix.
Krum. Weasley. Uomini immaginari nei libri. Era quasi troppo. 

"Sto preparando la scena. È quello che fanno tutti i grandi narratori". La voce di Draco era tesa.

"E tu lo sai per esperienza personale?"

"Oh, sta' zitto."

"Non faccio promesse".

"Immagina questo" disse Draco, allargando le braccia come per trasmettere la vastità davanti a loro, "le porte della biblioteca sono chiuse, e stiamo scendendo lungo il corridoio. Granger è premuta contro di me per mantenere l'equilibrio, capisci". Sentí il suo stesso viso arrossire, il che gli ricordò: "Le sue guance sono rosa", disse. "Come ho detto, e i suoi occhi scuri scintillano per l'anticipazione mentre do un colpetto alla bacchetta".

"Non mi servono i dettagli cruenti, Malfoy".

"Pensavo stessi zitto" disse Draco, cercando di trasmettere a Blaise, con un solo sguardo, quanto lo avrebbe volentieri sventrato se avesse continuato con queste interruzioni distraenti e infantili. "La mia mano è sulla maniglia - non una parola - e la giro - ti sento sorridere, Zabini - e la porta si apre. Il modo in cui ha sussultato" si appoggiò alla scrivania di Blaise, urtando una pila di fogli e facendoli cadere sul pavimento. "Pensavo che stesse per svenire".

Blaise si chinò e raccolse con disinvoltura le carte. Draco lo guardò. Se Blaise era così stupido da tenere pile di pergamene in giro quando raccontava una storia, allora se lo meritava. 

"Draco Malfoy", mormorò Blaise sul pavimento, " fa svenire le donne dal giugno del diciannovesimo secolo".

"È quasi svenuta contro di me".

"Sei sicuro che non sia stato per noia? Vai avanti, o ti sei dimenticato che devi iniziare a organizzare quella raccolta fondi per le Doxy a cui ci hai così generosamente impegnati". Blaise fece un sorriso eccessivamente sdentato, chiaramente inteso a ricordare il sorriso di una Doxy. 

Draco ignorò il ricordo dei suoi primi momenti di coppia con la Granger nel lontano passato di lunedì scorso.

"È quasi svenuta contro di me, e si è aggrappata a me mentre contemplava la vista davanti a sé".

"Immagino che il tuo corpo nudo abbia lo stesso effetto sulle donne".

Draco incrociò le braccia per sottolineare il suo disappunto. "Se non chiudi la bocca, Zabini, non ti dirò più una parola". 

Blaise si portò una mano alla bocca. "Oh no, l'orrore" disse con tono piatto. "Tutto tranne quello".

__

Hermione corse velocemente attraverso il Ministero, il volto sfatto. La sua mano sinistra tentava inutilmente di stirare i suoi capelli spettinati, mentre cercava di raggiungere il suo ufficio il più in fretta possibile. 

Non era mai arrivata al lavoro così tardi, e sicuramente non con ancora addosso i vestiti della sera prima. E mai scalza.

Traboccava di vergogna mentre correva verso il suo ufficio, cercando di stabilire il minor contatto visivo possibile con chiunque incotrasse, mentre si sforzava di lisciare le evidenti grinze della sua camicia e si rannicchiava nell'angolo più lontano dell'ascensore. 

Brian aveva un'aria aggraziata e dolorosamente allegra, seduto alla scrivania proprio fuori dal suo ufficio.

Era proprio questo che ad Hermione era piaciuto di lui, quando lo aveva assunto.

Uno di quei tipi implacabilmente allegri di buon'ora, che potevano scrivere una lettera o prendere un dettato alle sei del mattino.
Anche Hermione era una persona allegra e mattiniera, ed era stata piuttosto felice di aver trovato un impiegato con una personalità simile alla sua.

Oggi,tuttavia, trovava il suo ghigno allegro fastidioso e non necessario. 

"Buongiorno, signorina Granger!" 

Hermione trasalì e provò il desiderio pugnalare qualcosa. 

La voce di Brian intensificò il suo mal di testa, anche se l'elfo dei Malfoy le aveva dato una pozione per la sbornia quando si era svegliata.
Aveva aiutato, ma poteva ancora sentire gli effetti di tutto l'alcol che aveva bevuto nel fondo del suo stomaco.

Oltre all'essersi svegliata a Malfoy Manor con la peggiore sbornia che avesse mai sperimentato in tutta la sua vita, tutto il suo corpo era dolorante, indolenzito in una serie di punti in cui non sapeva nemmeno fosse possibile provare dolore, e apparentemente gli elfi dei Malfoy non avevano pozioni per quello, o non avevano ritenuto opportuno offrirle. 

Non che avesse chiesto, era troppo inorridita per fare qualcosa di più che mormorare delle scuse e cercare di trovare la via d'uscita da quella casa oscenamente enorme.

Si sentiva come se fosse stata calpestata da uno stallone selvaggio.

Aveva dormito nella biblioteca di Malfoy fino a quando il sole di mezzogiorno non si era riversato su di lei dalla finestra. La luce brillò attraverso le tende con un'intensità tale da farle pensare che il suo cranio potesse fratturarsi quando finalmente si svegliò con un gemito agonizzante.

Malfoy, colui che aveva insistito perché  rimanesse a visitare la sua biblioteca, l'aveva abbandonata, dirigendosi al lavoro quattro ore prima, lasciando che Hermione si svegliasse non con la vista della sua faccia appuntita, ma con quella del viso rugoso di un elfo domestico irato, che aveva chiarito, con i suoi occhi da insetto, che la biblioteca era il suo sacro dominio e che Hermione, vergognosamente ubriaca, l'aveva profanato. Non si era mai sentita così giudicata in vita sua. 

Una volta mandata giù la pozione per la sbornia, si era scusata profusamente per lo stato della biblioteca, giurando che non aveva mai fatto una cosa del genere prima, mormorando scuse su scuse mentre veniva condotta fuori con decisione e le sue offerte per aiutare a risistemare venivano rifiutate.

Si ritrovò poi a scusarsi goffamente con altri elfi che le offrirono la colazione o, se preferiva, il pranzo.
Fu così che scoprì che era mezzogiorno passato, il che significava che aveva perso due riunioni. 

Non avrebbe mai più toccato il gin per il resto della sua vita.

Era ufficialmente troppo vecchia sia per le sbornie che per dormire in qualunque posto che non fosse un vero letto; credeva che il suo collo non avrebbe mai più girato correttamente. 

Si massaggiò un nodo straziante sulla spalla mentre si sforzava di non fulminare Brian per essere stato così inutilmente allegro.

"Buongiorno", disse a bassa voce, sperando che lui capisse l'antifona e abbassasse il volume di una ventina di decibel. "Scusa il ritardo, avrei dovuto avvisare".

"Va tutto bene, è passato il signor Malfoy, ha detto che hai avuto una lunga notte e che saresti arrivata tardi".

Hermione fissò Brian con orrore. "L'ha fatto?" trasalì, appoggiandosi alla sua scrivania. "Mal- lui - sta dicendo a tutti della mia - lunga notte?"

Brian aggrottò le sopracciglia. "Non saprei".

Hermione deglutì, il suo stomaco si contorse nel terrore.
Non che i racconti sul fatto che passasse la notte a casa del suo "ragazzo" fossero in realtà qualcosa per cui sollevare le sopracciglia, fatta eccezione per il fatto che lei aveva davvero passato la notte lì, e Draco non era il suo vero ragazzo.

"Giusto. Bene... io..." indicò la sua porta e poi se ne andò di corsa, chiudendola e appoggiandosi contro di essa, gli occhi chiusi mentre scivolava sul pavimento. 

Dio solo sa che razza di storia stava raccontando Malfoy.
Hermione Granger, ubriaca come una pezza, si era gettata nel caminetto per dare un'occhiata alla sua famosa grande biblioteca, e poi, una volta lì, lei...

Lei -

Non aveva quasi nessun ricordo della notte. Non sapeva cosa fosse più angosciante: svegliarsi con i postumi della sbornia nella cavernosa biblioteca di Draco, o il fatto di non ricordare nulla di quello che aveva letto lì.

La sua capacità di ricordare qualcosa si era annebbiata dal momento in cui lei e Ginny avevano lasciato il bar, ed aveva un vuoto quasi totale dal momento in cui Draco aveva aperto la porta della biblioteca. 

I pochi dettagli che riusciva a ricordare continuavano a tornare con una chiarezza sempre più nitida, e a ogni dettaglio che riemergeva, Hermione moriva un po' di più dentro. 

I momenti salienti della sua serata comprendevano il drappeggiarsi contro una libreria e canticchiare dolcemente sulle rifiniture dorate, sospirando quasi estasiata al suono prodotto dal cuoio mentre tirava fuori un libro dallo scaffale. Ricordava di aver fatto scorrere la punta delle dita con amore sul bordo ruvido delle pagine, prima di stendere il libro sulle ginocchia, respirando profondamente il profumo che si sprigionava dalla carta.

Forse aveva sbavato.

Si alzò strisciando dal pavimento e si diresse verso la sua sedia, sedendosi e lasciando cadere la testa sulla scrivania, trasalendo mentre la collisione si mescolava al dolore e alla nausea della sua sbornia repressa. 

Non sarebbe mai più stata in grado di affrontare Draco. Era tutto troppo imbarazzante. 

Ci fu un colpo secco alla porta che le attraversò la mente come una freccia di balestra. Si mise a sedere con uno scatto, lisciandosi la camicia e cercando di appiattirsi i capelli. Si era quasi messa in piedi quando la porta fu spalancata e Malfoy entrò con un ghigno stampato sul volto. 

A differenza di lei, lui era perfettamente vestito, i capelli tirati all'indietro casualmente spettinati, gli occhi luminosi e scintillanti. Persino i suoi denti erano inutilmente lucidi.

Lei sospirò, ricadendo sulla sua sedia, discutendo mentalmente l'ipotesi di nascondersi sotto la scrivania nella speranza che lui alla fine si didistraesse e si allontanasse.

"Carissima Granger, come stai in questo bel pomeriggio?" Si lasciò cadere sulla sedia di fronte a lei, gli occhi che correvano su e giù come per catalogare ogni sua ruga e ricciolo aggrovigliato. "Ci sei mancata molto alla riunione del mattino, ma ho assicurato a tutti che stavi bene. Solo una notte in bianco, ma al sicuro e addormentata al Manor". 

Hermione si mise entrambe le mani sul viso.

"Ho omesso" continuò lui, "di dire che hai scelto di dormire sul pavimento della biblioteca. Sentivo che non l'avresti apprezzato". E poi sorrise come se le avesse reso un grande servizio. 

Hermione trasalì e separò le dita, guardandolo e cercando di dedurre dalla sua espressione esattamente quanto profondamente fosse riuscita a mettersi in imbarazzo la sera prima.
Lui trasudava autocompiacimento, il che probabilmente significava che lei aveva fatto qualcosa di spettacolarmente umiliante, e prima avrebbe saputo esattamente di cosa si trattava, prima poteva cominciare a limitare i danni. 

Il problema era che non le andava di ammettere a Draco che non ricordava cosa fosse successo la sera prima.

Conoscendolo, se l'avesse fatto, lui avrebbe probabilmente inventato qualche storia assolutamente assurda e lei sarebbe stata costretta a citare in giudizio i suoi elfi domestici per ottenere la verità.
La sua migliore linea d'azione sarebbe stata lasciarlo parlare. Era certa che il giovane non avrebbe mancato di fornirle un resoconto colpo per colpo di tutto ciò di imbarazzante che era riuscita a fare, se ci fosse stato abbastanza silenzio da riempire.

"Avresti potuto almeno offrire un divano", disse lei, toccandosi la nuca con cautela. 

Lui si portò una mano sul petto. "L'ho fatto, e tu hai minacciato di mordermi se avessi interrotto la tua vorace lettura delle Leggi della Fisica di Gamp".

L'occhio sinistro di Hermione si contrasse alla realizzazione che non solo Draco possedeva una copia di uno dei libri più rari del mondo dei maghi, ma che lei lo aveva letto e dimenticato. 

Un sopracciglio pallido e aristocratico migrò verso l'alto, come un uccello o un politico che si trasferisce in qualche posto caldo per i mesi invernali, e inclinò la testa di lato. "Hermione, so che sei piuttosto avanti con gli anni e che eri più che un po' sbronza, ma non ti ricordi nulla di ieri sera?"

Hermione si tirò su, facendo del suo meglio per apparire innocente piuttosto che sulla difensiva. "Certo che mi ricordo".

Un sorrisetto terribilmente sornione si materializzò in un angolo della sua bocca. "Certo" disse lui, ma troppo deliberatamente. 

"Ero -" lottò per ricordare qualcosa. Poteva ricordare Draco, e poteva ricordare di essere scivolata lungo la ringhiera di una delle scale a chiocciola, e ricordava che c'erano dei libri. Ovviamente c'erano dei libri nella biblioteca. Quell'enorme, bellissima biblioteca... "Stavo leggendo. Sono molto assorta quando leggo. Chiunque può dirlo".

"Certo", ripeté lui, imitando le sue stesse parole, al punto che lei voleva giurare di non dire mai più "certo".
"Ora sono", continuò lui, "intimamente al corrente di quanto tu sia appassionata quando si tratta di biblioteche". Aveva ancora l'aria compiaciuta di un gatto che ha preso la panna. "Devo confessare che non ho mai visto niente di simile".

Hermione lo fissò disperata. "Davvero?"

Si chinò in avanti, gli occhi che danzavano. "Pensavo che avessi intenzione di saltarmi addosso dopo che ti ho mostrato la nostra sezione di alchimia".

Un piccolo senso di paura cominciò a insinuarsi in lei. "Davvero?"

"Anche se non era niente in confronto a quello che hai fatto dopo aver visto che la biblioteca aveva una serie completa delle Bellezze Botaniche di Baudelaire".

Era certa che la stesse stuzzicando.  Sbatté le palpebre come una civetta. "Non l'ho fatto."

Lui sorrise. "Non ti ricordi proprio, vero?"

Hermione si rifiutò di rispondere, incrociando le braccia.

Lui accasciò contro la sedia, con un sospiro troppo lungo per essere reale. "Va bene, non posso dire di essere sorpreso, ma sono distrutto dal rendermi conto che non hai alcun ricordo della nostra prima notte insieme".

"Non l'abbiamo fatto" disse lei, la voce piatta, abbastanza sicura che, indipendentemente da quanto poco ricordasse, sarebbe stata in grado di dire se avesse davvero fatto sesso con Draco la notte prima.

"No. Non l'abbiamo fatto", abbassò pudicamente le ciglia e si raddrizzò un polsino. "Anche se sei piuttosto manesca quando sei ubriaca. Quando non accarezzavi i miei libri, accarezzavi me".

Hermione voleva ribattere a quella calunnia, ma temeva purtroppo di non avere basi per una difesa.
Sia Ron che Harry l'avevano rimproverata in passato perché era troppo impulsiva quando era ubriaca. 

Era del tutto possibile che avrebbe potuto provare a fare qualcosa dopo tutto il tempo che aveva passato a pensare a Draco, e a com'era quando la toccava, e al fatto che probabilmente fosse attratto da lei in qualche modo, e a quanto sarebbe stata single tra sette giorni.
Si erano baciati? 

Dopo tutto il tempo che avevano passato a parlarne, non poteva negare di aver immaginato scenari in cui si sarebbero baciati, di aver fantasticato su come sarebbe stata la sensazione delle sue labbra contro le proprie, su come il calore del suo corpo l'avrebbe inghiottita... dove l'aveva palpato esattamente? 

 Il suo viso stava diventando sempre più caldo, e lo strisciante senso di paura si era trasformato in un vero e proprio terrore, che aveva preso residenza nel suo stomaco e ora si stava facendo strada verso il suo petto. 

Tutto questo era stupido e ingiusto. Tutto questo.
Aveva passato un'intera notte nella biblioteca più bella che avesse mai visto, con scale scorrevoli e scale a chiocciola, e interi scaffali di libri rari, e tutto quello che riusciva a ricordare era l'aspetto della lavorazione del cuoio.
Lui possedeva una copia di Leggi della Fisica di Gamp. Voleva piangere per l'ingiustizia di tutto questo.

Non poteva certo chiedere una seconda visita, neanche se fosse stata disposta a sopportare il giudizio condiscendente dell'elfo bibliotecario, e onestamente non era sicura di poterlo fare. 

Comunque, anche escludendo l'elfo bibliotecario, se un donnaiolo seriale come Draco aveva rifiutato l'opportunità di fare sesso con qualcuno la prima volta che se ne era presentata l'occasione, probabilmente era perché aveva in mente una seduzione più elaborata. 

Qualunque cosa lei avesse fatto la sera prima, lui l'aveva chiaramente presa come un segno di incoraggiamento, soprattutto visto il modo in cui era riuscito a materializzarsi nel suo ufficio a pochi minuti dal suo arrivo al Ministero.

Forse aveva detto qualcosa, magari aveva ammesso che lui stava stravolgendo la sua libido.

Il cielo non voglia. Non avrebbe mai perdonato a sé stessa una cosa del genere. E avrebbe dovuto continuare a lavorare con quello stronzo per il prossimo futuro.

L'idea di sedersi in riunione di fronte a Draco tra qualche settimana, la finta relazione ormai alle spalle, con la consapevolezza che lui sapesse che lo trovava attraente era uno scenario troppo terribile da contemplare. 

Che flirtasse con lei per pura pietà sarebbe stato ancora peggio che vederlo tornare a ignorarla.

Si sentiva ancora troppo nauseata per cercare di elaborare il tutto.

"Saresti la benvenuta se volessi tornare". Draco inclinò la testa in un modo troppo adorabile per la sanità mentale di Hermione. "Per visitare la mia biblioteca, la casa," aggiunse, probabilmente in risposta alla sua espressione stupefatta. "Sei la benvenuta quando vuoi, considera come se avessi carta bianca sui miei libri".
Aggrottò leggermente le sopracciglia, regalandole un sorriso che la grifona aveva imparato a riconoscere come genuino. 

Hermione distolse lo sguardo. "Non credo che sia..." fece una pausa, cercando di trovare la parola giusta. Necessario? Consigliabile? Sopportabile? Stava davvero per rinunciare alla possibilità di rivedere la sua biblioteca?  

"Non pensi che cosa?" disse lui, e per la prima volta ci fu una nota di quell'arroganza di classe superiore nel suo tono. Come se avesse appena trovato qualcosa di vivo nella sua insalata e volesse parlare con il direttore. 

Hermione si tese. "Non credo che troverei particolarmente comodo fermarmi a casa tua per rivisitare la tua biblioteca". 

Al quel punto il mento di lui si abbassò, il grigio dei suoi occhi si appiattì.
Lei distolse lo sguardo. 

E se avesse deciso di fargli visita e lui fosse stato lì con qualcun altro?

Avrebbe dovuto comportarsi in modo amichevole e indifferente  di fronte al fatto che altre persone, che probabilmente non apprezzavano nemmeno a pieno la biblioteca, avevano ancora più accesso di lei alle sue meraviglie, e si sarebbe ritrovata intrappolata a tempo indeterminato nel ruolo di ex di Draco ogni volta che lo avrebbe incontrato per caso, perché non sarebbe mai stato solo.
Sembrava quasi incapace di fare le cose da solo. Persino il suo ufficio era condiviso. 

"Perché no?" Il giovane pronunciò molto rapidamente la domanda, con solo una leggera nota di irritazione.

"Io... io proprio non..." Come poteva spiegargli tutto questo?
La vulnerabilità, la sensazione di vuoto nel suo stomaco ogni volta che pensava al fatto che lui sarebbe andato avanti, mentre lei sarebbe ricaduta nello stesso loop in cui si trovava prima di iniziare il loro folle accordo.
Un futuro di lavoro, ancora più lavoro e pochissimo sonno si stendeva davanti a lei come un sentiero ben battuto. 

Non che lei volesse uscire con lui, o che non volesse che lui andasse avanti, semplicemente si sentiva intrappolata dall'inevitabilità di tutto quanto;  quello che lei sentiva o non sentiva o voleva era completamente irrilevante per ciò che sarebbe successo alla fine.
Quel senso di futilità affondò sempre piú in profondità in lei,  facendosi strada nel suo petto.

"Tu non- cosa?" disse lui, ed Hermione non era sicura se fosse più infastidita o sollevata dall'interruzione. "Ti sto estendendo l'invito. Io uso a malapena la biblioteca, e tu ne trai un piacere così evidente, come potrei non offrirtela".

Il modo in cui lo disse era penosamente serio. 

"Non è... qualcosa di cui ti devi preoccupare".

"Ginevra aveva ragione" disse Draco, anche se le parole sembrarono bloccarsi nelle sua gola, come se ammettere che un Weasley o un Potter avesse ragione su qualcosa gli causasse un disagio fisico. "È strano che ci frequentiamo e che tu non abbia visto la mia biblioteca. Persino Blaise é rimasto sorpreso quando gliel'ho detto. Credeva che ti avessi sedotto con quella, in effetti".

Hermione abbassò lo sguardo sulle proprie mani, giocherellando con una cuticola, desiderando davvero di essersi rassegnata a rimanere incastrata con Cormac per il matrimonio o di aver costretto Brian a partecipare. 

La sua mascella si serrò per la frustrazione, mentre un nodo si formava nella sua gola. Era già stufa di questa conversazione.  "Sì. Beh, non ci 'frequenteremo' ancora per molto. Il matrimonio è questo sabato, e poi sarà tutto finito" disse bruscamente.

Gli occhi di Draco lampeggiarono, le sue labbra si strinsero in una linea sottile e, per quel poco altro che poté vedere, diventò pallido.
Il giovane si spostò sulla sedia, raddrizzandosi, le sue spalle si tesero mentre inspirava lentamente.

"Hai, come sempre, Hermione, completamente ragione. A partire da questo fine settimana la nostra piccola farsa avrà fine. Niente più sgattaiolare per passare del tempo in mia compagnia con la scusa di trovarmi una partner desiderabile".
Le sue narici fremettero, prima di sfoggiare un sorriso tagliente, uno di quelli che Hermione aveva già visto molte volte nelle riunioni degli ultimi cinque anni. "Perdonami, per averti rubato così tanto tempo". 

Il biondosi alzò, con gli occhi incerti mentre si sistemava il mantello e cominciava a voltarsi per andarsene.

Hermione emise un sospiro disperato, contemporaneamente ferita e sollevata dal fatto che lui fosse tornato così bruscamente al suo più familiare falso- fascino.
"Drac - Malfoy, questo è - divertente. Apprezzo che tu abbia accettato e mi abbia aiutato, solo che - penso che sarebbe meglio, per entrambi, assicurarsi che non si creino fraintendimenti".

" Divertente". Rise il giovane, ma senza allegria. "Sono gratificato dal fatto che le mie abilità come finto amante abbiano incontrato la tua approvazione; questo è davvero un grande elogio. È solo un peccato che la mia coprotagonista abbia dato una performance al di sotto degli standard, e che non riesca a vedere che quello che sto facendo è tutto per il bene delle apparenze. Apparenze, potrei aggiungere, che lei mi ha imposto". 

Hermione si irritò, alzandosi in piedi anche lei. "Cosa?"

Lui la guardò dall'alto in basso, la sua espressione sprezzante. "Oh, smettila, Granger. Sei stata praticamente costretta a passare del tempo con me, il tuo ragazzo. Scusa", disse lui, un luccichio negli occhi, "finto fidanzato. Non c'è da stupirsi se abbiamo dovuto convincere le masse, sembravi a malapena in grado di passare del tempo  con l'uomo di cui eri innamorata. Per fortuna ho più esperienza di te del mondo degli appuntamenti e sono riuscito a rimediare alla tua performance di legno. Penso che siamo entrambi d'accordo: ho fatto un lavoro eccellente. Ho ingannato tutti. Tu sei stata poco più di un oggetto di scena".

 Hermione lo fissò indignata, per poi  indignarsi ancora di più quando si rese conto che Malfoy le stava voltando le spalle e stava uscendo dal suo ufficio come se non l'avesse appena insultata enormemente.  

"Draco!" Lo rincorse nel corridoio, superando un Brian dall'aspetto visibilmente preoccupato e pronto a tuffarsi al riparo, come se le schegge del loro 'battibecco tra amanti' fossero reali.

Malfoy era già una decina di metri più avanti. Le sue lunghe gambe lo portavano rapidamente via mentre il mantello ondeggiava pretenziosamente intorno al suo corpo in un modo che avrebbe fatto venire a Piton gli occhi lucidi per l'orgoglio.

Lei gli corse dietro e per poco non andò a sbattere contro un muro, mentre lui svoltava l'angolo. Alla fine riuscì a raggiungerlo. 

"Ho" - fu costretta a correre per stargli dietro - "fatto tanto lavoro quanto..."

Lui finalmente la degnò di uno sguardo. "Zitta ora, cara, non vorrai far saltare la nostra copertura e costringermi  rimediare ai tuoi danni".

La corsa indecorosa di Hermione si fermò bruscamente, e si bloccò per un momento per l'indignazione mentre lui continuava ad avanzare lungo il corridoio. 

Era proprio un bastardo. Insultarla e poi scappare nel corridoio, dove non poteva controbattere.
Affermando inoltre che non aveva fatto nulla per contribuire alla loro farsa, chiamandola... un oggetto di scena.

L'intera relazione era stata una sua idea. Era stata lei a sviluppare tutta la loro storia di fondo, ed era riuscita ad adattarsi a tutte le sue ridicole improvvisazioni. Come osava chiamarla oggetto di scena?

Lei lo rincorse di nuovo, tagliandogli la strada in modo che dovesse per forza sterzare per aggirarla. Diede un calcio al suo piede destro e gli fece lo sgambetto. Quando lui inciampò, Hermione fece un passo avanti, afferrando la sua giacca e attirandolo verso di sé in modo che le loro labbra si incontrassero. 

Gli avrebbe mostrato che brava attrice era.

Gli avrebbe dato il miglior bacio della sua vita.

   
 
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