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Autore: MaryFangirl    05/07/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Hanamichi si considerava un uomo ragionevole, e aveva attraversato abbastanza dilemmi da percepire quando una situazione era tutt'altro che salvabile. Questa era una di quelle situazioni. Ma mentre rimaneva sdraiato lì, preoccupato al pensiero di ciò che il domani avrebbe potuto portare, non poteva fare a meno di reprimere il suo desiderio di cambiare le circostanze. Ma quanto sarebbe apparso egoistico desiderare, ora, che Kaede rimanesse a Kanagawa, un contrasto rispetto alle ultime settimane, in passato, in cui aveva decisamente voluto e atteso la sua partenza. Immaginò come sarebbe andata se non si fossero mai affrontati o se non avessero parlato quella sera. Cosa sarebbe stato di loro se non avesse accettato di concedergli un momento, se non avesse seguito il consiglio di Yohei? Sicuramente, sarebbero rimasti per sempre in una condizione di amara pace l'uno verso l'altro. Pace, si disse. Forse no. Perché se fossero rimasti ignari, non si sarebbero mai resi conto dell'attaccamento e dell'affetto esistenti tra loro. Ma valeva la pena saperlo ora che inevitabilmente dovevano lasciare la presa?
 
Quelle ore gli avevano offerto l'opportunità, anche se veloce, di stare con Kaede. Era facile dare la colpa al tempo, ma se avessero solo parlato invece di girarsi intorno evitandosi, forse i rimpianti avrebbero potuto essere risparmiati. Si raggomitolò ancora, in una posizione che risultava molto confortante. Eppure, nulla lo aiutava a porre fine all'incessante raffica di emozioni che stava montando in lui.
“Stasera...” mormorò. “Kaede parte stasera”
Dopo una momentanea pausa, Hanamichi si alzò e uscì dal letto, mettendosi una camicia bianca e jeans blu. Proprio in quel momento due colpi si risentirono contro la porta e Yohei entrò con un sacchetto di plastica pieno di cibarie di vario genere.
 
“Ehi, Hanamichi, c'è la colazione”
Il suono del tono allegro di Yohei sollevò leggermente il suo spirito. Hanamichi accolse il suo amico con la massima normalità possibile, ma Yohei, attento e in sintonia con i diversi stati d'animo di Hanamichi, colse l'apparente tristezza nella sua voce. Yohei sospettava che l'argomento Rukawa pesasse in maniera opprimente sulla mente di Hanamichi e, prima che potesse chiedere, il suo amico si stava già sfogando con lui su ogni dettaglio accaduto durante quella notte con Rukawa. Nessun punto venne risparmiato, raccontò a Yohei ogni parola, ogni scena e ogni emozione con molto entusiasmo. Yohei ascoltò Hanamichi, dubbioso, come spesso succedeva.
Si sedettero e iniziarono a mangiare quando Yohei disse: “Tu e Rukawa avete deciso cosa succederà d'ora in poi?”
Hanamichi rimase seduto in silenzio, poi rispose: “Sì, non succederà nulla. Rukawa e io rimaniamo come siamo e non c'è più niente da fare”
Yohei inarcò un sopracciglio, sorpreso dal cambio di percezione. Era certo, dal modo in cui Hanamichi aveva dato a lungo sfogo al suo affetto per il ragazzo, che la sua predilezione per Rukawa esistesse ancora, poteva solo immaginare la conversazione che aveva avuto luogo e lo avrebbe portato nuovamente a tradire i propri sentimenti.
“Quindi, ti sta bene che se ne vada?”
 
Bevendo un sorso della sua bibita, Hanamichi annuì. Yohei ovviamente non gli credette e pensò che cercasse di evitare la domanda. Non era insolito per Hanamichi Sakuragi.
“Quindi, ti sta bene che non lo vedrai mai più?” chiese di nuovo, deciso a ricevere una risposta.
Hanamichi sobbalzò leggermente alle osservazioni di Yohei poi, il più tranquillamente possibile, procedette a soddisfarlo con una replica.
“Anche se non fossi d'accordo, non potrei farci niente” disse appoggiando le bacchette sulla ciotola vuota. “Solo perché abbiamo parlato non significa che vada tutto bene” aggiunse.
Yohei poteva capirlo e guardò Hanamichi con premura mentre il ragazzo cercava di prendere una decisione matura e sensata. Lui, più di chiunque altro, sapeva che nella vita le cose non erano sempre ideali. E Yohei era davvero sbalordito da quanto Hanamichi tentasse di fare una scelta che la maggior parte delle persone avrebbe ritenuto appropriata. Tuttavia, essendo suo caro amico e l'unica persona in grado di persuadere qualcuno testardo come Hanamichi, decise di interrogarlo ulteriormente.
“Cosa ne pensa Rukawa?”
Hanamichi fece una pausa prima di rispondere. “Niente, il che significa che probabilmente ritiene che sia giusto lasciare tutto così com'è”
“Forse” sottolineò Yohei. “Non lo sai per certo. Perché non lo scopri, assicurandoti che siete della stessa opinione prima che qualcuno ricominci a tenere il broncio”
“Nah”
 
Yohei sospirò pesantemente e disse: “Hanamichi, dimmi onestamente, cosa vuoi? Vuoi dimenticare tutto? Rukawa? Ora che sai cosa prova e cosa provi tu, farai davvero finta che non sia successo nulla?”
Yohei studiò attentamente l'espressione di Hanamichi, assicurandosi che il suo aspetto esteriore esprimesse le sue parole. Hanamichi esitò e abbassò lo sguardo per evitare la grave condanna di Yohei. Per quanto la critica di Yohei fosse del tutto vera, Hanamichi non avrebbe osato pensare di mettersi tra Kaede e la sua carriera, non per proprio opportunismo. Sapeva di non averne il diritto, non aveva il diritto di agire egoisticamente e supplicarlo di restare. Lo sapeva, se fosse stato lui quello in America, avrebbe voluto concentrarsi su ciò che davvero contava. Yohei ruppe il lungo silenzio dichiarando che prendeva il mutismo di Hanamichi come conferma e accettazione del fatto che il suo amico volesse davvero di più da Rukawa e, sebbene il suo sacrificio fosse nobile, gli faceva male vedere che si crogiolava nel dolore piuttosto che non affermare a Kaede Rukawa ciò che segretamente provava e voleva. Hanamichi sfiorò il discorso, ma spiegò che si sentiva ugualmente in colpa per il dolore che aveva causato a Rukawa inconsapevolmente, credendo che quella decisione sarebbe stata migliore per entrambi in futuro. Hanamichi assicurò a Yohei che ora potevano andare avanti pacificamente.
“Andrà tutto bene, va bene. Tornerà comunque in America” lo tranquillizzò ancora Hanamichi, ma il tremore nella sua voce nascondeva gran parte del sentimento che lo tradiva. Yohei rimase poco convinto, ma non insistette oltre sulla questione.
 
 
 
Kaede stava preparando i bagagli per la partenza di quella sera quando venne distratto da un colpo alla porta.
“Kaede, hai un visitatore” lo informò sua madre dall'altro lato della porta. Il cuore di Kaede si fermò, sospettando che potesse essere Hanamichi, che compiva l'impresa di andarlo a trovare un'ultima volta. Procedendo ad aprire la porta, fu stupito di trovare Yohei Mito in piedi di fronte a lui.
“Ehi, Rukawa, scusami per essere passato così all'improvviso. Spero non ti dispiaccia, voglio solo parlare” si scusò Yohei, inchinandosi leggermente per educazione. Ancora colto alla sprovvista dall'improvvisa visita, Kaede rimase immobile, poi ricambiò immediatamente il gesto di cortesia e lo invitò nella sua stanza. Yohei rimase vicino alla porta e Kaede si sedette sul letto, la distanza tra loro non avrebbe potuto rendere più chiaro quanto la situazione fosse imbarazzante. L'aria era tesa perché avevano iniziato una sorta di conversazione privata di quel tipo anni prima. L'ultima volta che si era verificata una scena simile era stato quando Yohei, essendo l'amico che era per Hanamichi, era preoccupato per lui e aveva voluto sapere per conto suo quanto fossero veri la sua confessione e i suoi sentimenti verso Hanamichi, minacciandolo in caso le sue intenzioni fossero state meno che serie. Kaede supponeva che l'intento fosse ancora presente perché sospettava che il motivo della sua visita ora fosse simile.
 
“Spero di non essere invadente nel chiederti” iniziò Yohei, “come vedi la tua relazione con Hanamichi ora?”
Kaede sorrise alla domanda, sollevato che i suoi sospetti fossero confermati. Lo trovava bello e pensò che Hanamichi fosse fortunato ad avere un amico premuroso come Yohei.
 
“Non credo che cambierà nulla tra di noi” rispose Kaede. Dal modo in cui le sopracciglia di Yohei si restrinsero, temette di aver dato una risposta sgradevole.
“Cosa? Anche tu?” Yohei quasi impallidì. “Forse siete davvero sulla stessa lunghezza d'onda per una volta” avrebbe potuto ridere per quanto la circostanza fosse diventata ironica.
Kaede alzò le spalle con disinvoltura. “Penso di avergli causato abbastanza problemi”
“Lo penso anch'io” ribatté subito Yohei. “Devi sapere che, anche dopo che te ne eri andato, lui ha incolpato se stesso”
“Lo so”
“No, non credo che tu comprenda l'entità” insistette Yohei. “Quel ragazzo sa essere piuttosto altruista. Pensa di aver combinato abbastanza guai, ma sembra che abbia una grande stima di te” aggiunse, anche se con aria insoddisfatta. “Era davvero pazzamente innamorato”
Kaede non poté fare a meno di sentire il proprio cuore entusiasmarsi a quella conferma.
“Senti, Rukawa, so che forse sto esagerando perché, insomma, tu e Hanamichi avete deciso di prendere strade separate. Ma sono venuto qui solo perché sono preoccupato e voglio capire. Non ho niente contro di te, almeno non più, ma sono venuto qui...non ho mai sentito la tua versione della storia. So che non sei il tipo di persona che prende in giro qualcuno, almeno non senza un motivo”
Kaede si stupì della percezione positiva che Yohei aveva di lui anche se si era comportato in modo irrispettosamente negativo nei confronti del suo amico.
“Ero confuso e spaventato”
Yohei lo guardò e poté constatare la rivelazione causata da quella confessione.
“Ehi...il potente e impavido asso del basket Kaede Rukawa, spaventato?” ironiccò Yohei, facendo arrossire subito Kaede. “Spaventato di cosa? Dei sentimenti?”
Kaede annuì e a bassa voce disse: “Di quanto sono forti”
La dichiarazione mise a tacere entrambi, Kaede per la propria onestà e Yohei per quanto era stata inaspettata.
“Sono tornato perché io-”
“-ti sei pentito della tua decisione” finì Yohei, e Kaede lo fissò stupito, perplesso da quella schiettezza. Aprì la bocca per cercare di spiegare che aveva più a che fare con la sua indifferenza verso quei sentimenti, ma poté solo tacere e concordare.
 
“Capisco che Hanamichi possa essere un po'...intenso. So che può essere complicato a volte, ma è stato difficile essere amico di Hanamichi e vederlo com'era, non sapevo se sarebbe stato bene. Sai com'è lui, si dimentica di esprimere le sue emozioni in maniera così ostinata e trasparente”
Kaede annuì riflettendo ma il senso di colpa cresceva in lui per come aveva lasciato Hanamichi in quegli anni di assenza. Risparmiò a Yohei la verità delle ragioni iniziali che lo avevano spinto a concludere la relazione con Hanamichi. Sebbene ora fosse più giudizioso e le sue percezioni iniziali fossero drasticamente cambiate, non poteva ammettere a nessuno, nemmeno a Yohei, di aver iniziato tutto con una bugia. La sua menzogna si era così fissata nella sua mente in passato da essersi convinto, sopra ogni cosa, che la rettitudine delle sue azioni avrebbe superato indubbiamente il peso delle sue emozioni. Se avesse avuto un po' di buon senso avrebbe risparmiato ad Hanamichi qualsiasi forma di dolore e a se stesso qualsiasi forma di inganno.
 
“Non volevo ferirlo”, e quella era la verità. Kaede aveva sentito di non aver altro da dare alla situazione se non pensare alla felicità di Hanamichi. Yohei, compiaciuto della risposta, addolcì la sua espressione. “Sì, ma l'hai fatto” rispose e Kaede chinò vergognosamente la testa, evitando lo sguardo penetrante di Yohei.
 
Il silenzio si prolungò tra i due, entrambi rispettivamente sepolti nei loro pensieri, poi Yohei disse: “Se il tuo sentimento verso Hanamichi fosse lo stesso che provi per il basket, probabilmente sarebbe più facile, vero?”, usò un tono spensierato, ma Kaede lo prese sul serio.
Kaede rifletté sulla rivelazione di Yohei, ripensando alla sera della festa in cui avevano rivelato le loro incomprensioni e sentimenti reciproci. Non si era mai sentito tanto vulnerabile come in quel momento ed era ironico come fosse successo, dato che il suo scopo era stato evitare una scenata in primo luogo. Ma non si era potuto trattenere, forse c'era del vero nel giudizio di Yohei e il rammarico per la sua decisione aveva sbloccato più i suoi sentimenti che il senso di colpa.
“Onestamente, ho fatto tutto il possibile per proteggerlo da te” disse Yohei. “Ma più è rimasto alla larga, più ha sofferto. Non lo ammetterebbe mai perché è testardo, ma moriva dalla voglia di vederti”

L'illuminazione pesò sul suo cuore e Kaede non pensò ad altro se non alle conseguenze delle sue azioni. -Ha sofferto molto a causa mia-.
Kaede si rese conto, seduto mentre osservava Yohei che si preoccupava per il suo amico, che l'amore e le relazioni non erano così banali come inizialmente aveva creduto. L'amore, pensò Kaede, in una delle sue forme più pure e platoniche assomigliava alla relazione tra Hanamichi e Yohei, un tipo di amore quasi familiare, di cui Kaede a volte si sentiva invidioso. Era incondizionato, in cui una persona pensava solo al benessere di un'altra. Era significativo affrontare il problema di garantire l'integrità e la bontà di un amico. Era significativo, pensò Kaede. Quel livello di preoccupazione per qualcuno non poteva essere altro che una prova di altruismo. In quel momento Kaede considerò di essere stato testimone dell'importanza dell'amore e delle ragioni per cui le persone ci badavano tanto. In quel momento comprese la propria codardia. Per tutto il tempo, aveva decisamente evitato il proprio cuore spezzato.
 
“Ma, dato che tu e Hanamichi avete deciso di prendere strade separate, allora va bene. Ognuno di voi incontrerà qualcun altro” disse.
Appena Yohei terminò di pronunciare quelle parole, il corpo di Kaede si irrigidì. Si accorse che quella era un'idea che respingeva. Era bloccato dalla rivelazione che gli anni, i decenni o chissà quanto tempo non avrebbero mai potuto renderlo insensibile alla verità, cioè che sarebbe sempre stato trascinato nella gravità rappresentata da Hanamichi Sakuragi. Quando aveva chiesto a quell'amico dell'amore, quello, con tutta l'esperienza di un sedicenne, si era limitato a fare appello ai suoi aspetti primitivi, come 'È quando non riesci a controllarti' o 'quando ti ecciti'. L'amore non era affatto quello, non quello vero, comunque. Gli venne lentamente tutto in una volta, le emozioni e i pensieri divennero disordinati in un'epifania al punto che sentì che il pavimento cominciava a oscillare avanti e indietro.
Riteneva ancora che le relazioni fossero così insignificanti? Quella notte era una prova sufficiente, durante la quale aveva scoperto tutto ciò che i suoi sentimenti gli permettevano e anche la sua percezione delle banalità di cuore era cambiata. In quel momento non gli importò più chi avesse ragione, non gli importò più di sopportare il dolore che la separazione inevitabilmente avrebbe portato, avrebbe sofferto volentieri e dignitosamente tale dolore se ciò avesse significato poter vivere autenticamente, senza finzione.
 
 
 
Il tempo non era mai stato così scoraggiante come adesso. Ogni tic, ogni movimento della lancetta dei minuti arrecava ansia e Hanamichi non si era mai sentito così consapevole della sua esistenza come adesso. Hanamichi fissò con trepidazione e solennità il cielo, le ricche sfumature di rosso mescolate con arancione, viola e cremisi. Era opinione universale che i tramonti fossero mozzafiato, nel modo in cui riuscivano a incarnare il potere puro e la promessa di un nuovo giorno, ma tale bellezza, come tutto il resto, era fugace.
Il cuore di Hanamichi era pesante quella sera, ma si rifiutava di soffermarsi su qualsiasi pensiero che lo avrebbe condotto a uno stato di depressione. Se le sue 50 dichiarazioni d'amore gli avevano insegnato qualcosa, era che il dolore era temporaneo e qualcun altro sarebbe arrivato quando meno lo aspettava. Si sentiva più in pace in quella circostanza, e capiva Kaede più di quanto avesse mai fatto. Dopo aver vagato distrattamente per le strade, aveva dato il via a ogni varietà di pensiero, riconsiderando gli eventi, determinando le possibilità e riconciliandosi con se stesso come meglio poteva, preparandosi per il ritorno alla normalità. Non avrebbe dovuto essere troppo difficile nonostante il cambiamento nel suo cuore.
Per alleviare la fitta agrodolce che sapeva avrebbe sopportato, cercò di consolarsi nell'unico modo che conosceva. Con un respiro profondo, iniziò a cantare a squarciagola in una tonalità disarmonica 'Sono un genio del basket', più e più volte, e sembrò funzionare mentre iniziava a rilassarsi e il suo umore si rallegrava.
 
“Sei troppo rumoroso, doaho!”
Hanamichi si fermò bruscamente, il corpo teso mentre si girava rigidamente verso il proprietario della voce.
“K-Kaede...”
Kaede si avvicinò ad Hanamichi con passo sicuro e serio, fermandosi a circa un metro di distanza. La scena ricordava la sera di due anni prima e Kaede non riusciva a pensare a niente di più ironico di quella circostanza.
“Che ci fai qui, kitsune?” esclamò Hanamichi, “non torni in America?”
“Sì” rispose lui.
Hanamichi si sentì confuso, poi chiese con cautela, “Allora, cosa stai-?”
“Sarò onesto con te adesso, doaho, quindi ascolta”
“Uh?”
“Ho rotto con te perché non capivo i miei sentimenti” esordì Kaede, “Mi rendo conto, più di ogni altra cosa, che non volevo perdere. Non volevo essere debole...” fece una pausa e si riprese, incoraggiandosi a continuare. “Ma alla fine ho perso e sono diventato debole”
“Kaede, Kaede, ho capito” disse Hanamichi, agitando animatamente la mano, “va bene, non ti odio più”
Kaede si avvicinò e aggiunse: “Odio sentirmi vulnerabile e tu, per come sei, mi rendevi davvero vulnerabile. Mi faceva incazzare”
Hanamichi lo guardò, poi distolse subito lo sguardo dagli occhi irresistibili di Kaede. Era difficile capire se lo stesse insultando.
“Idiota, se stai cercando di insultar-”
“Io ti amo!” gli uscì frettolosamente ma, con tono tremante, continuò: “Ti amo. È la verità stavolta”, le parole gli erano sembrate pesanti sul bordo delle labbra ma, una volta rilasciate, provò una sensazione di naturalezza ed euforia. Si sentiva più leggero. Lo stupore di Hanamichi era al di là di ogni descrizione. Arrossì, dubbioso, e tacque.
“Sei abbastanza. Più che abbastanza, semplicemente non l'ho mostrato. Ma se mi dai una possibilità-” l'espressione di Kaede si addolcì e Hanamichi si sentì avvampare a quella dichiarazione.
 
Hanamichi, la cui espressione ora era imbarazzata e sorpresa, cercò, suo malgrado, di domare il calore che cercava di avvolgere tutto il suo corpo. La conseguenza della dichiarazione di Kaede gettò Hanamichi in una raffica di stati emotivi. Aveva voglia di correre eccitato su e giù per le strade, gridando del suo legame verso Kaede Rukawa, aveva voglia di rifiutarlo e di fuggire a casa il più velocemente possibile. Aveva voglia di urlare nel vuoto infinito del cielo notturno. Nessuna azione era troppo assurda per sbloccare il suo stato attuale. Mentre Hanamichi fissava il ragazzo di fronte a sé con profondo incanto per la sincerità della sua confessione, emersero diverse emozioni e considerò la realtà e le sue decisioni.
 
Hanamichi fu rapito dalle proprie riflessioni, pensando che il silenzio tra loro si stesse dilungando troppo, ma prima che potesse rispondere Kaede lo ruppe e disse: “Non mi devi nulla, possiamo anche rimanere come siamo. Qualunque cosa tu scelga, voglio solo che tu sia felice”
 
Hanamichi si avvicinò a Kaede lentamente e con cautela, senza mai distogliere lo sguardo intimamente impresso nel proprio. “Va bene, solo...andiamoci piano” disse, così vicino che Kaede sentì il suo respiro contro il proprio. Soddisfatto della risposta, Kaede annuì e disse: “Capisco”
 
“Ma scrivimi ogni giorno. Voglio sapere com'è l'America!”
“Sì” rispose Kaede, approcciandosi ancora un po' quando Hanamichi aggiunse: “E devi tornare ogni estate, inverno, primavera, Natale, Halloween, San Valentino...”
“Doaho” replicò Kaede.
 
Hanamichi ridacchiò e disse: “Sto scherzando, kitsune. Sei sicuro?” chiese poi conferma della sua decisione.
 
Kaede, da persona che raramente sorrideva per qualsiasi cosa, non poté fare a meno di sorridergli. “Più di quanto tu sappia”, annuì, la rigidità che aveva avuto fino a quel momento svanì all'istante appoggiando la fronte su quella dell'altro. Hanamichi irradiava un particolare calore e Kaede, senza alcuna riserva, raggiunse dolcemente le sue guance, accarezzandole.
Si separarono titubanti solo dopo che Hanamichi, apparentemente l'unico dei due a preoccuparsi di quanto tempo fosse passato, spronò Kaede ad andarsene. Kaede, in completa indifferenza, considerò di perdere il volo, insistendo che avrebbe potuto riprenotarlo senza problemi.
  
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