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Autore: heliodor    08/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Valya aveva assistito al ritorno dell’armata di Lormist e udito le grida dei feriti che venivano trascinati dai loro compagni fino alle stuoie sistemate vicino alle tende dei guaritori.
Aveva avuto anche l’impressione di vedere Ros muoversi tra di loro e soffermarsi su uno in particolare, anche se da quella distanza non poteva riconoscere i visi.
Si allontanò dalla feritoia e camminò fino al centro della stanza. Da quasi mezza Luna era rinchiusa nella torre senza poterne uscire. L’inserviente che le portava i pasti quel giorno non era ancora passato, ma non era preoccupata.
Saranno tutti impegnati con i feriti, si era detta.
Aveva cercato di capire chi avesse vinto la battaglia, ma senza poter udire quello che i soldati si dicevano o i loro visi da vicino, era impossibile saperlo.
Tornò a dare un’occhiata al cortile attraverso la feritoia, ma non notò alcun cambiamento. I feriti erano ancora lì e altri soldati stavano aiutando a passare per il portone spalancato.
Si stavano formando dei gruppi di venti o trenta in varie zone del cortile. Quei soldati parlavano tra di loro e alcuni gesticolavano come se stessero sostenendo qualche opinione con veemenza.
All’improvviso udì un ruggito e colse con la coda dell’occhio un rapido movimento. Si girò e vide una dozzina di soldati azzuffarsi in mezzo al cortile. Altri i unirono a loro scatenando una rissa con pugni, calci e inseguimenti.
Un paio di soldati intervennero con le lance e gli scudi disperdendo i litiganti che si divisero in due gruppi simili.
Una rissa, si disse. A volte accadevano anche quando erano in marcia, ma adesso? Che sarà successo fuori da quelle mura, dopo che l’armata di Gathar ha lasciato Charis?
Respirò a fondo e andò alla porta. “Voi lì fuori” gridò.
Aveva cercato spesso di parlare con le guardie all’esterno e aveva ricevuto solo silenzio e indifferenza.
“Dico a voi” ripeté con poco entusiasmo. “I vostri amici si stanno picchiando, nel cortile.”
“Sta zitta” disse una voce dall’esterno.
Valya si ritrasse. Era la prima volta in venti giorni che qualcuno le rispondeva.
Questa è una novità, si disse. Le novità sono una cosa buona o cattiva?
Sfiorò l’elsa della spada ricevendone un brivido di potere che le infuse nuova forza nei muscoli e nelle ossa.
Devo uscire di qui, si disse.
Tornò alla feritoia e guardò in basso. Mentre era vicina alla porta era scoppiata un’altra rissa a giudicare da quelli che ora si stavano picchiando. E i due corpi riversi al suolo non le dicevano niente di buono.
Deve essere successo qualcosa di brutto, pensò. Qualcosa di veramente brutto. E io sono chiusa qui dentro.
Andò di nuovo alla porta. “Voi lì fuori” gridò. “Aprite e fatemi uscire.”
“Apriremo questa porta solo per ammazzarti, maledetta rinnegata.”
Valya indietreggiò di colpo.
Questa è un’atra novità, si disse. Ed è decisamente brutta.
Fino a quel momento non l’avevano mai minacciata. Trattata con modi sgarbati, forse. Ignorata il più delle volte, ma nessuno le aveva mai detto di volerla uccidere.
Fino a quel momento.
Gathar le aveva detto che restare nella torre serviva a proteggerla e tenerla al sicuro come il comandante Aramil aveva ordinato.
Fino a quel momento.
E lei aveva creduto o almeno aveva cercato di non negare che quella fosse la vera motivazione alla base della sua prigionia.
Fino a quel momento.
Ora quel momento è passato, si disse. Forse è il momento di pensare a uscire da questa dannata torre.
Estrasse la spada e assaporò il flusso di potere che si riversava dentro di lei. Era così ansiosa di scatenare quella forza che avrebbe tentato di spaccare la pietra.
Per giorni aveva meditato la fuga da quel posto, ma vi aveva rinunciato. Fuori dalla torre sarebbe stata sola contro centinaia di soldati e decine di stregoni.
Mi ammazzerebbero senza pietà, si era detta. E io dovrei uccidere dei Lormist, dimostrando a Gathar che aveva ragione a tenermi in gabbia.
Andò alla porta e le tirò un calcio con tutta la forza che la spada le poteva concedere. Il colpo fece vibrare i cardini rinforzati e provocò una pioggia di detriti.
“Voglio uscire” gridò. “Subito.”
“Stai zitta o verremo dentro” gridarono dall’esterno.
Valya tirò un altro calcio e sentì la porta scricchiolare. “Fatemi uscire.”
“Non sto scherzando. Fallo di nuovo e…”
Ci fu una pausa e poi il rumore di vetro che si rompeva, due volte in rapida successione. Dall’esterno arrivò un grido sommesso.
Valya fece un paio di passi indietro. Da sotto la porta si insinuò un fumo grigio e scuro che salì in fretta verso l’alto riempiendo metà della stanza.
Sta andando a fuoco, si disse. E io sono chiusa qui dentro.
Non era certa di poter abbattere la porta prendendola a calci oppure tagliarla in due con la spada, ma poteva provarci.
Arretrò fino alla parete più esterna e si preparò a colpire la porta con una rincorsa. La spada la rendeva più forte e resistente, ma non invulnerabile.
Mi farò male, si disse. Forse mi romperò la spalla e il braccio, ma sarà sempre meglio che soffocare o bruciare viva.
Si chinò in avanti e respirò a fondo.
Dalla porta giunse uno schiocco secco, metallico, che la fece trasalire. Aveva già udito quel rumore altre volte, quando i valletti le portavano da mangiare.
I soldati devono aver deciso di uccidermi, si disse. O forse hanno ricevuto l’ordine che stavano attendendo. Non mi farò uccidere senza combattere.
Raddrizzò la schiena e strinse la spada tra le mani, mettendosi in posizione di difesa come le aveva insegnato Ferg.
Nel fumo denso che stava invadendo il resto della stanza intravide i particolari sfocati della porta che si apriva verso l’interno e una figura indefinita che avanzava verso di lei.
Scattò in avanti con un balzo, a spada sollevata sopra la testa.
La figura indietreggiò di un passo e alzò le braccia.
“Valya” sentì esclamare. “Sono io.”
Il fumo l’avvolse e le tolse il fiato un attimo prima di calare il fendente. Si piegò in due alla ricerca spasmodica di aria. I polmoni sembravano avvampare nel fuoco e il petto era pesante come se fosse stato schiacciato da un macigno.
Due mani l’afferrarono per le spalle e la trascinarono verso il fondo della stanza.
“Respira” disse una voce sopra di sé. “Ora ti passa.”
Alzò gli occhi e scorse un viso nascosto da un pezzo di stoffa. Emanava un odore pungente simile all’olio che veniva usato per disinfettare.
Solo gli occhi erano visibili e la stavano scrutando.
“Chi sei?” domandò tossicchiando a fatica.
Lo sconosciuto portò una mano al pezzo di stoffa e lo abbassò, rivelando il viso di Ros Chernin.
Valya sgranò gli occhi. “Che cosa?” disse tra due colpi di tosse.
Ros prese dalla borsa a tracolla una benda e gliela passò. “Avvolgila attorno alla bocca e al naso. Devi respirare attraverso di essa. Bloccherà gli effetti della nebbia paralizzante.”
Valya si accigliò. “Come?”
Ros indicò la cortina di fumo grigia che ancora aleggiava per metà della stanza. “È in tutta la torre. Devo avere sbagliato il dosaggio. Non mi aspettavo che fosse così efficace. Le guardie sono crollate in pochi istanti. La spada deve averti protetta o saresti svenuta anche tu.”
Valya scosse la testa. “Ma come? Perché?”
“Te lo spiegherò dopo. Ora dobbiamo uscire da qui prima che arrivi qualcuno a controllare che cosa sta succedendo.”
“Chi?”
“Patyna. I Lormist. Vogliono ucciderci. Tutti quanti.” Guardò verso il fumo. “Si sta attenuando. Dobbiamo proprio andare, adesso.”
Valya avvolse la benda attorno al collo e alla bocca facendo attenzione a coprire il naso. L’odore dell’olio di cui era imbevuta le faceva rivoltare lo stomaco ma quando entrò nella nebbia poté respirare senza avvertire il bruciore ai polmoni e la pesantezza al petto.
Quasi inciampò nei corpi die tre soldati di guardia. “Sono morti?”
“Svenuti” disse Ros. “Si risveglieranno tra poco, ma avranno mal di testa e nausea per giorni, forse un’intera Luna. Non so di preciso, dovrei controllare il dosaggio degli ingredienti.”
“Lo farai un’altra volta.”
Fuori dalla torre incontrarono altri corpi, anche questi riversi al suolo. Uno di essi si stava puntellando sulle braccia e aveva alzato gli occhi verso di loro.
“Dove.” Colpo di tosse. “Andate?”
Valya strinse la spada e diede un calcio al mento del soldato. L’uomo emise un singulto sommesso e stramazzò sulle scale.
Ros sgranò gli occhi. “Era proprio necessario colpirlo così forte?”
“Ti preoccupi per lui? Non voleva ucciderci?”
“Non sono abituato a tanta violenza” rispose.
“Sarà meglio che ti ci abitui” disse Valya guardandosi attorno. “Dalla torre ho visto che i Lormist stanno combattendo tra di loro.”
“Io credo” disse Ros togliendosi la benda. “Che nemmeno loro sappiano con esattezza che cosa stia accadendo. La fortezza è persa e vogliono darle fuoco per impedire ai rinnegati di conquistarla.”
Mentre parlava si muovevano in fretta per il cortile interno. Valya tolse la benda dal volto e fu sollevata di poter respirare di nuovo. Si guardò attorno temendo che dei soldati li stessero per attaccare, ma il cortile era vuoto.
“Come usciamo?” chiese. Alzò la spada come a volergliela mostrare. “Ho voglia di usarla per spaccare un po’ di teste.”
Ros le rivolse un’occhiata perplessa. “Hai sempre parlato così?”
“Dopo giorni passati in quella torre parleresti anche tu così.”
“Nemmeno per me è stato facile. Ho avuto paura.”
Valya scosse la testa. “Ora ci sono io a proteggerti” disse con tono scherzoso.
“Avevo paura per te” disse Ros bloccandosi.
Valya rischiò di cadere a terra per fermarsi a sua volta.
“Patyna vuole ucciderti” continuò Ros.
“Me? Non le ho fatto niente. A malapena la conosco.”
“E vuole uccidere anche me. Tutti i Talmist in verità. Ce l’ha con loro per qualche motivo.”
“Ha perso suo figlio nell’attacco a tradimento di Hylana” disse Valya. “Me l’ha raccontato Zane.”
Zane, pensò. Da giorni non penso a lui. Che fine avrà fatto? Come starà adesso?
“Troviamo un modo per uscire dalla fortezza” disse ricominciando a camminare.
“Perché?” le chiese Ros affiancandosi.
Valya gli gettò un’occhiata perplessa.
“Per rimetterti a cercare Zane?” fece Ros con tono polemico.
“Può darsi. A te che cosa importa?”
“Mi importa se dobbiamo correre un pericolo inutile.”
“Non sei obbligato a seguirmi.”
Ros emise un sospiro di rassegnazione. “Andiamo. Hadena ci sta aspettando all’ingresso settentrionale.”
Affrettarono il passo per raggiungere uno dei passaggi tra il cortile interno ed esterno. Quella zona era sgombra da tende e non c’erano soldati in vista. Avevano eseguito un mezzo giro attorno alla torre centrale, superando l’ingresso sormontato da un arco di pietra decorato con l’immagine di una creatura alata ed erano emersi dalla parte opposta.
Quando entrarono nel cortile esterno Valya adocchiò la porta settentrionale, un cancello alto una trentina di passi che si apriva nelle mura tra due torri più alte.
Vicino all’ingresso erano riunite un centinaio di figure. La maggior parte era armata di lancia e scudo mentre una ventina avevano il mantello bianco. C’erano anche due o tre mantelli rossi e bianchi di Talmist. Poco lontano c’era un recinto pieno di cavalli che alcuni inservienti e dei soldati stavano sellando.
Un paio di figure si staccarono dal gruppo e andarono verso di loro. Una era Hadena e l’altra Nykka.
Valya affrettò il passo e le raggiunse. “Io vi saluto” disse.
La strega anziana si rivolse a Ros. “Sei stato di parola. Come hai fatto a sistemare quelle guardie?”
Ros scrollò le spalle. “Nebbia asfissiante.”
“È un nome ridicolo, ma se funziona è una buona cosa.” Indicò il gruppo vicino al cancello con un cenno della testa. “Siamo pronti a partire. Aspettiamo solo Bafon e gli altri Talmist di Keathana.”
Raggiunsero il gruppo con Hadena e Nykka.
“Mi fa piacere vedere che stai bene” disse la strega più giovane.
“Anche io sono contenta di vederti.”
Nykka abbassò gli occhi. “Avrei voluto aiutarti, ma avevo l’ordine di badare a Shi’Larra. Patyna aveva ordinato alle guardie di non far entrare nessuno nella sua stanza e ho dovuto faticare parecchio per assicurarmi che stesse bene.”
Shi’Larra era in piedi vicino all’uscita, sorvegliata da due stregoni e una strega. Valya la salutò con un cenno della testa. “Io ti saluto.”
Shi’Larra rispose con un sorriso. “Io saluto te, Valya Keltel. Sei più serena adesso?”
Valya annuì. “Ti chiedo scusa per come mi sono comportata. Non volevo offenderti.”
“Non sono offesa. Capisco che a volte le mie parole possono turbare le persone. Devo ancora imparare a stare attenta a ciò che dico.” La sua espressione cambiò all’improvviso. “Sta arrivando qualcuno.”
Valya si accigliò. “Chi?” domandò.
Shi’Larra guardò oltre la sua spalla. “Non sarà facile andare via da questo luogo.”
Valya guardò nella stessa direzione e vide i soldati e i mantelli venire verso di loro. In testa al gruppo dei nuovi venuti c’era Patyna.

Note
Saltato un capitolo per problemi di connessione ma lo recupereremo :)
  
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