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Autore: MaryFangirl    08/07/2021    2 recensioni
Cosa succede quando Ryo incontra di nuovo alcune donne che hanno segnato il suo cammino?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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“Buongiorno Ryo”

Lo sweeper si voltò e osservò la nuova arrivata. Una vera bellezza come al solito, una bellezza che spesso avrebbe potuto essergli fatale ma, nonostante tutto, non se n'era mai allontanato...e non l'avrebbe mai fatto.
 
“Buongiorno Saeko. Cosa ti porta qui?” la salutò.
 
“Una cosa da nulla” rispose lei con un sorrisetto.
 
“Con te, 'una cosa da nulla' è spesso esponenziale e a doppio taglio”

“Ho un lavoro per te. Solo per qualche ora” gli disse.
 
“Perché non sono sorpreso?” fece lui, tornando a guardare lo stagno che stava osservando da un po'.
 
Tirò fuori una sigaretta dall'astuccio e la sgualcì. Era l'ultima, si disse, l'ultimissima sigaretta che avrebbe fumato, un gesto per la salute e il futuro. L'accese e inalò la prima boccata, sentendo il fumo scendere nelle vie respiratorie prima di espirare lentamente, guardandolo salire nel cielo.
 
“Come mi hai trovato?” le chiese con tono neutro.
 
“Ti ho chiamato ma, non avendo avuto risposta, sono passata ieri sera al Cat's Eye e Miki mi ha detto che il Professore ti aveva chiamato per delle informazioni. Quando ho provato a chiamare stamattina presto e ancora non c'eri, ho tentato la fortuna. Dev'essere stata un'enorme quantità di informazioni per farti passare la notte qui” disse con aria interessata.
 
La sua curiosità divertì lo sweeper e un sorriso si distese sulle sue labbra. Se solo avesse saputo, di sicuro non avrebbe creduto alle proprie orecchie.
 
“Non lo immagini nemmeno...” sussurrò, guardando il vuoto.
 
“Sei strano, Ryo. Qualcosa non va?” si preoccupò. “È per Kaori? Hai notizie? È in pericolo?”

Ryo avvertì crescere la tensione di Saeko, una sincera inquietudine che lo stupiva da parte di chi voleva essere vista come una persona fredda e insensibile, a volte anche con la sua stessa famiglia.
 
“Sta bene. Non preoccuparti. Tornerà presto a casa” la rassicurò.
 
“Perché tanto mistero intorno a lei, Ryo? Perché non vuoi dire a nessuno dov'è?”

Lui la guardò e notò nei suoi occhi lo stesso luccichio che aveva visto in altre persone: incomprensione. Sapeva che tanta segretezza doveva ferire i suoi amici, portandoli a credere che non avesse fiducia in loro, ma sapeva che non aveva margini di errore in quel caso e sebbene i suoi amici non avrebbero mai detto dove Kaori si trovava, bastava un microfono, un registratore o altro per ascoltare una conversazione apparentemente privata e metterla in pericolo.
 
“Perché non ho avuto scelta e non posso lasciare che il caso la consegni nelle mani sbagliate. Ho piena fiducia in voi, ma non posso in nessun caso lasciare che la sorte decida il suo destino” rispose. “Capirai presto. Capirete e mi perdonerete...beh, lo spero” aggiunse pensieroso.
 
“D'accordo. Mi fido del tuo giudizio” ammise lei. “E cosa ti porta all'alba a contemplare lo stagno? Raramente ti ho visto così serio”

“Stavo facendo il punto sulla mia vita” confessò.
 
Saeko avvertì una libellula volarle intorno, scompigliandole i capelli nel passaggio e, una volta passato il momento di stupore, ravviò una ciocca dietro l'orecchio.
 
“Il punto sulla tua vita? Cavoli, se qualcuno mi avesse detto che queste parole sarebbero uscite dalla tua bocca...” disse, sbalordita.
 
“Sedici mesi fa, sarei stato il primo a sorprendermi” rispose lui ridendo.
 
Quante cose erano successe da quel mese di maggio in cui aveva letto la notizia della morte di Megumi Iwasaki. In sedici mesi il caso gli aveva fatto incontrare, in un modo o nell'altro, più di una ventina di sue ex clienti e, guardando Saeko, si disse che lei era una di più: anche lei lo era stata in una certa maniera, amica, cliente, signorina mokkori per eccellenza...era la donna che conosceva da più tempo, frequentandola regolarmente, non sempre così profondamente come avrebbe voluto...o come aveva pensato di volere, non lo sapeva davvero.
 
“Alla fine, non dovrai pagare i tuoi debiti” concluse ironico.
 
“Come?” si stupì lei, prima di riprendersi e avvicinarsi a lui in modo seducente. “Sei morto? Ho davanti il tuo spettro e non me ne accorgo? Eppure mi sembri reale...” sussurrò, posandogli una mano sul petto prima di risalire sulla spalla.
 
“Non morto, no. Ho ancora molte ragioni per aggrapparmi alla vita. In ogni caso, è una discussione inutile perché non hai mai avuto intenzione di pagarmi i colpi che mi dovevi” affermò.
 
“Dopo questo caso, se vuoi. I colpi che avrai guadagnato più gli arretrati ancora dovuti” gli offrì con voce soave.
 
“E se per una volta fossimo onesti, Saeko?” suggerì Ryo.
 
La poliziotta lo guardò, immobile come una statua, poi, come a rallentatore, cadde all'indietro.
 
“Tutto bene?” chiese l'amico, inginocchiandosi e toccandole gentilmente la guancia.
 
“Devo avere avuto un ictus” fece lei. Guardò lui, poi il proprio corpo, la gonna con piccolo spacco scopriva ampiamente le sue gambe fino al limite della biancheria intima, tornò su Ryo, pronta a sfoderare i suoi coltelli, ma trovò solo una mano tesa e un sorriso amichevole.
 
“Posso aiutarti ad alzarti?”

“Sei stato drogato? Sei malato? In punto di morte?” chiese, ansiosa.
 
“No, sono io, al cento per cento...beh, quasi quando avrò finito l'ultima sigaretta” disse, tirando l'ultima boccata e schiacciando il mozzicone. “Ecco, al cento per cento” affermò.
 
“Sembrano le parole di un condannato a morte” sussurrò Saeko, alzandosi aiutata da lui.
 
Ryo rise, a cuor leggero, sotto lo sguardo ametista sorpreso.
 
“No, sei di fronte a un condannato alla vita”

“Non capisco cosa stia succedendo, Ryo...ho bisogno di un caffè, credo” sospirò lei.
 
Lui annuì, tutto sorrisi, e si diressero alla clinica dove presero il caffè all'ingresso, prendendo posto nelle poltrone lì vicino. Rimasero in silenzio per un momento prima che lui si voltasse verso di lei.
 
“Non sei ancora riuscita a liberarti di lui, vero?” le chiese improvvisamente.
 
“Di chi parli?” fece lei goffamente, sapendo benissimo di chi.
 
“Makimura” esplicitò Ryo, la voce carica di tristezza.
 
“Non capisco di cosa stai parlando, Ryo...” mormorò cupamente.
 
“Lo sai benissimo ma sei libera di non voler affrontare la realtà o di nasconderti dietro una cortina di fumo. Me ne sono servito abbastanza da non potermi ergere come giudice in materia” disse lui, rivolgendole uno sguardo amichevole. “Ho smesso di fingere, Saeko. Ho finalmente affrontato la verità e mi sento benissimo. Sono nuove sfide per me, ma finalmente posso vivere la mia vita come voglio”

Lei lo fissò e fu sorpresa di vedere un sorriso sereno...e felice. Se lo spiegava con una sola possibilità e si sentiva a pezzi perché ora sarebbero state in due a soffrire e Kaori non se lo meritava.
 
“Hai conosciuto qualcuno?” gli chiese con voce tesa.
 
Ryo la guardò e sorrise leggermente. Si appoggiò allo schienale della poltrona e incrociò le gambe con noncuranza.
 
“Sì” rispose semplicemente.
 
“Kaori lo sa?”

“Sì, fin dall'inizio”

“Come hai potuto farle questo, Ryo? Lei ti ama e pensavo che anche tu l'amassi. Come hai potuto metterti con un'altra donna?” chiese con voce assente.
 
“Dice quella che per anni ha giocato con il cuore di due uomini...”

“Non ho giocato, Ryo. Non riuscivo a decidermi e, quando l'ho fatto...era troppo tardi” mormorò con le lacrime agli occhi.
 
Toccato dall'emozione dell'amica, lo sweeper si alzò e andò a sedersi accanto a lei, avvolgendole un braccio intorno alle spalle e tirandola a sé.
 
“Penso che lo sapessi, che tu l'avessi sempre saputo, ma era troppo difficile aprirti a lui. E mettendoci in competizione era un'occasione per prendere la rincorsa...ma ti sei dimenticata di saltare” le disse con voce dolce.
 
“Lo amavo e provavo davvero qualcosa per te”

“Lo stesso vale per me. Per molto tempo ho pensato che fosse la cosa più vicina all'amore che avrei mai sperimentato, ma mi sono sbagliato. Avevo trovato la mia controparte femminile e tu mi attiravi tanto quanto mi evitavi. Eri diventata una sfida e io mi lasciavo prendere in giro perché lo volevo, perché provavo rispetto e amicizia per te, perché mi andava bene anche così. Mi impediva di guardarmi intorno per una relazione seria” spiegò con calma.
 
“Questo significa che non ci sarà mai niente tra noi?” gli chiese.
 
“Una profonda amicizia, Saeko. Questo non cambierà. Se intendi aggrapparti ancora a questa ipotesi per nasconderti, dovrai trovare qualcos'altro. Ho incontrato la donna di cui avevo bisogno”

La guardò dritto negli occhi e abbassò il viso verso di lei. Come ipnotizzata, lei lo osservò senza muoversi e si stupì quando lui la baciò sulla fronte in modo molto fraterno.
 
“Prova a lasciar andare i fantasmi del passato. Maki non avrebbe voluto vederti da sola. Vorrebbe che vivessi e che fossi felice” le sussurrò all'orecchio.
 
“Non pensavo che fossi così filosofo” disse con le lacrime agli occhi. “Avrei capito che ti mettessi con Kaori, ma un'altra mi fa male, per lei e per me” ammise. “Allora, chi hai incontrato?” osò comunque chiedergli.
 
Lui inclinò la testa all'indietro e fissò il soffitto per un momento.
 
“In realtà, delle ex clienti” rispose.
 
“Ex clienti? Non capisco, Ryo”

“Ho incontrato alcune ex clienti e mi hanno aperto gli occhi”

“Davvero? E...”

Furono interrotti dalla suoneria del telefono di Saeko, che rispose e uscì dalla clinica per non disturbare. Ryo si alzò e si mise a camminare su e giù per l'ingresso, guardando lungo il corridoio che portava alle stanze. Il Professore gli aveva detto che tre di esse erano occupate da persone poco raccomandabili. La clinica era un luogo neutro dove, normalmente, gli attacchi erano proibiti. Tuttavia, tutto il personale e il Professore in primis rimanevano vigili. Non c'era certezza sulla follia umana.
 
“Era un mio collega. Se vogliamo procedere, dobbiamo essere pronti tra un'ora”

“Per cosa?”

“Per il lavoro di cui ti volevo parlare. Abbiamo avuto informazioni su una nuova organizzazione che vuole implementare una propria rete di traffico di droga. Sono tipi tosti e preferirei occuparmene prima che si mettano davvero all'opera. Al momento hanno pochi uomini ma a quanto pare agiranno in fretta” gli spiegò.
 
“Dai, ammettilo, c'è dell'altro” la stuzzicò lui.
 
“Perché dici così?” fece lei sulla difensiva.
 
“Perché le tue missioni partono sempre in sordina. Mi assumi per rubare un microchip in una mostra d'arte e mi ritrovo nel bel mezzo di un colpo di stato tra due fratelli gemelli, uno dei quali è allergico agli uomini. Mi cerchi per farmi fare la guardia del corpo, Kaori viene rapita e finiamo in un traffico con a capo un travestito” ricordò, ancora tremando per il disgusto che aveva provato nel momento in cui aveva scoperto che quella magnifica donna era un uomo.
 
Saeko ebbe la decenza di apparire imbarazzata e abbassò lo sguardo.
 
“Senza contare i casi che mi hai rifilato di soppiatto...”

“Davvero?”

“Tua sorella, Keiko...” iniziò.
 
“Keiko non te l'ho rifilata di soppiatto. Ero d'accordo con Kaori” si difese.
 
“Facendola passare per un uomo perché non le saltassi addosso?” rise.
 
“Dovevo pur proteggerla...” disse lei sorridendo.
 
“Va bene...tua sorella...” riprese.
 
“L'hai già citata” gli fece notare.
 
Lui la guardò male e lei fece un piccolo sorriso contrito.
 
“L'altra tua sorella” ringhiò.
 
“Oh...sì, è vero. C'è stata anche Yuka...” ricordò Saeko.
 
“L'ultima che mi ricordo, Hazuki. E non mi metto a ricordarti cosa c'è stato dopo”

“No, ricordo. L'attacco del generale Kreutz al matrimonio di Umi e Miki” disse lei.
 
“La ferita di Miki e il rapimento di Kaori. Avremmo potuto perderle quel giorno” rammentò cupamente.
 
“Non potevo prevedere che ti avrebbe ritenuto responsabile di un colpo di stato fallito” contestò lei.
 
Ryo la osservò per un momento, poi annuì. Non aveva torto. Nessuno aveva previsto che quel pazzo si sarebbe presentato ad aggredirli, sbarcando con le sue truppe sul suolo giapponese senza nemmeno essere visto, attaccando durante il matrimonio dei loro amici, rapendo Kaori per adescare lui e uccidere entrambi.
 
“Comunque le tue richieste sono sempre...beh, siamo indulgenti per una volta, diciamo spesso incomplete, spesso mancano piccoli dettagli importanti a lungo termini e che ci mettono sempre in situazioni impossibili” riassunse.
 
“Vuol dire che non potrò più contare su di te in futuro?” sussurrò Saeko, la voce leggermente sbiadita.
 
“No, non intendo questo, ma in futuro vorrò sapere tutto, qualsiasi cosa sia. Non voglio più che mi manipoli e che mi nascondi la verità” le disse con aria determinata.
 
“Però un paio di volte ti ho salvato” gli ricordò.
 
“Lo so e lo apprezzo. Continuiamo questo scambio di favori positivi. Diciamo che cambiamo solo alcune condizioni di base” offrì.
 
“Sei cambiato, Ryo” disse lei.
 
“Certo, ma non me ne lamenterei” rispose lui con calma.
 
Sentendo una porta che si chiudeva in lontananza, lui guardò in fondo al corridoio prima di voltarsi di nuovo sulla sua amica.
 
“Com'è lei?” chiese Saeko.
 
“Chi?” replicò Ryo, momentaneamente distratto.
 
“Quella che hai incontrato” spiegò.
 
Lui guardò verso la porta vetrata dell'ingresso, con un'aria sognante come mai lei gli aveva visto. Era sorpresa dal cambiamento del suo amico, dalla sua improvvisa leggerezza, anche se lo sapeva vigile, dalla sua serenità. Lo aveva visto indolente, festaiolo, con un'esagerata avventatezza che sapeva essere falsa. Sapeva che era serio, determinato e freddo da professionista qual era. Non lo aveva mai avvertito sereno o a cuor leggero. Si era sicuramente calmato a contatto con Kaori, durante quei sette anni di convivenza burrascosa ma segnata da un affetto sincero, seppur nascosto. La giovane donna aveva aperto porte a colpi di martelli, mazze, konpeito e scontri verbali. Lo aveva circondato di una tenerezza sincera e goffa che l'aveva toccato più di quanto fosse disposto a confessare. Saeko conosceva quella sensazione e sapeva che solo un Makimura poteva riuscire a riscaldare un cuore congelato. Kaori aveva lasciato il segno. Sfortunatamente, era un'altra ad approfittarne e lei pensava che non fosse giusto.
 
“Penso che ti piacerà” rispose semplicemente.
 
“Mi riservo di rispondere” replicò lei testarda.
 
Ryo sorrise alla lealtà della sua amica. Sospettava quali fossero i suoi pensieri dal suo piccolo broncio. Nonostante le sue arie fredde, Saeko voleva molto bene a Kaori anche se non riusciva a capire se fosse così per Kaori in sé o perché era la sorellina del suo defunto amore.
 
“Beh, vedo che non otterrò nulla da te, quindi non insisterò” si arrese Saeko. “Andiamo?” gli chiese.
 
“Dove?”

Frustrata, Saeko si trattenne dal colpirsi la fronte e si voltò verso di lui, leggermente infastidita.
 
“La missione. Ho bisogno del tuo aiuto, Ryo. La rete di droga...” gli ricordò.
 
“Chiedi a Umi o Mick. Sono già occupato” si oppose.
 
“Cosa?” esclamò, sbalordita. “Tu...non vuoi aiutarmi?” ripeté.
 
“Non posso, Saeko. Ho già una missione in corso” le disse.
 
“Questo non ti ha mai impedito di aiutarmi prima. È solo per poche ore...” gli promise.
 
Ryo la osservò e scosse la testa. Per la prima volta in vita sua e sebbene fosse per una nobile causa, saltava il turno.
 
“Non questa volta, Saeko. Non è che non voglia più aiutarti, ma non oggi. Ho un'altra missione ed è importante”
 
“Di cosa si tratta? Ryo, cosa può esserci di così importanti da non volermi aiutare oggi?” gli chiese. “Non ti capisco. Non ti capisco più, Ryo. Lasci Kaori per un'altra. Ti rifiuti di aiutarmi. Quale sarà la prossima tappa? Te ne andrai da Tokyo piantandoci tutti?” gridò.
 
Ryo la guardò, non sapendo cosa fare. Sentendo un rumore in corridoio, si voltò di nuovo e, dopo pochi secondi, tornò a guardarla.
 
“Vieni, ti spiego” gli disse.
 
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