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Autore: Dark Lady 88    09/07/2021    0 recensioni
Epoca d’oro dei pirati, Caraibi: Henry Avery, lo spietato capitano della Fancy issa bandiera rossa, il che significa una cosa sola: lotta senza quartiere. L’attacco alla Ganj-i-Sawai, la più grande nave del Gran Mogol, gli frutta un tesoro inestimabile. Ma le insidie sono molte, e l’equipaggio della Fancy ha necessità di nascondere il bottino, per tornare in un secondo momento a recuperarlo.
La misteriosa Isola dello Scheletro è il posto scelto per farlo: quello che Avery e il suo equipaggio non si aspettano però, è che sull’isola si troveranno a combattere con le proprie paure e le proprie debolezze. C’è qualcosa o qualcuno che impedisce loro di salpare? Qual è l’atroce delitto che vi si è consumato e che ha portato alla distruzione di un’intera flotta spagnola?
La storia presenta dei riferimenti alla serie tv Black Sails e al romanzo L'isola del tesoro. Ho deciso comunque di inserirla nella sezione Originali perché i personaggi sono figure storiche o inventate da me.
Genere: Azione, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hal e Craig stavano cominciando a pentirsi di essersi imbarcati in quell’avventura. Da quando erano salpati avevano avuto uno strano presentimento. Quello che li rincuorava da una parte, mentre dall’altra li preoccupava maggiormente, era che anche il resto dell’equipaggio sembrava avere il loro stesso sentimento. Eppure era stata una loro idea, quella di nascondere il tesoro all’Isola dello Scheletro. E adesso che erano arrivati, la situazione sembrava essere peggiorata, se possibile.

Craig aveva sofferto il mal di mare durante il breve viaggio. Dopo aver vomitato anche l’anima, adesso sedeva scomposto sul ponte della nave. Hal aveva provato a prenderlo in giro, senza ottenere grandi risultati: “Non eri tu quello che sosteneva di discendere dai vichinghi?”, gli aveva chiesto nel tentativo di tirargli su il morale.

“E adesso che diavolo c’entra?”, gli aveva ringhiato l’amico di rimando.
“Be’, i vichinghi non avevano problemi con le navi. Viaggiavano il lungo ed in largo per tutto quello che all’epoca era il mondo conosciuto…”

“I miei antenati di sicuro combattevano a terra”, aveva chiuso il discorso Craig.

Hal non aveva insistito. Quando il capitano Avery era tornato dall’esplorazione della nave fantasma, portando con sé uno strano taccuino, Hal aveva ricominciato a sentire quello strano presentimento.

Il diario gli dava i brividi. Avery lo teneva stretto al petto come se fosse stato un oggetto prezioso. Nelle ore che seguirono, non lo posò neanche per un secondo. Organizzarono una spedizione: serviva che un gruppo di uomini si inoltrasse sull’isola e completasse una prima esplorazione del luogo. Sarebbe stato ottimo individuare subito un punto strategico dove nascondere la cassa colma d’oro e gioielli. Quel gruppo si sarebbe accampato sull’isola, aveva spiegato Avery, ed il giorno seguente lui e tutti gli altri lo avrebbero raggiunto per sotterrare il tesoro. Un piano chiaro e semplice.

C’è solo un particolare, pensò Hal: nessuno, e dico nessuno, è tanto pazzo da offrirsi volontario per andare ad esplorare l’isola. Insomma, quel posto era davvero inquietante. Nessuno aveva voglia di scherzare a quel punto. Specialmente dopo aver sentito il racconto di ciò che era stato trovato a bordo del veliero spagnolo.

“Non c’è nessun volontario?”

Il capitano Avery cominciava ad innervosirsi. Non era un uomo superstizioso, come la maggior parte di coloro che passavano la vita in mare. Cercava di non sfidare mai la sorte ed aveva rispetto per le credenze popolari su ciò che si poteva o non si poteva fare su una nave. Ma di fronte ad una scelta obbligata, Avery si rifaceva alla realtà oggettiva per prendere le sue decisioni. E in quel caso si trovava davanti ad una scelta obbligata: erano arrivati sull’isola, e non potevano certo tornare indietro. Dovevano sbrigarsi a nascondere il tesoro, così se ne sarebbero potuti andare il prima possibile. Certo, la prospettiva di dover tornare in futuro a riprendere la cassa non metteva i pirati di buon umore. Perfino le bottiglie di rum confiscate dalla nave spagnola quella mattina giacevano a terra, ignorate.

“Vado io. Guiderò la spedizione”, si fece avanti Michael Darren.

Il capitano gli fece un cenno d’assenso. L’ultima cosa che Michael aveva voglia di fare era inoltrarsi sull’isola, ma era implicito che toccasse a lui il compito più ingrato. Negli ultimi mesi, Michael stava diventando sempre più indispensabile sulla Fancy. Era una figura meno autoritaria di Vaughan, ma si stava di fatto trasformando nel braccio destro – armato - del capitano Avery. Quando c’era da fare del lavoro sporco, il capitano dava l’ordine, Vaughan spiegava perché lo si dovesse eseguire, e Michael dava il buon esempio, spianando la strada alla ciurma con la destrezza dei suoi fendenti. Aveva imparato a combattere a Londra, e continuava a farlo con raffinatezza, un’eleganza che difficilmente si poteva trovare tra i pirati. Fatto sta, che elegante o meno, Michael era un abile spadaccino e le sue retate erano sempre efficaci.

“Scegli degli uomini”, lo invitò il capitano.

“Io voglio scendere da qui”, biascicò Craig.
 
“Vuoi andare sull’isola?”, sussultò Hal. Poi, davanti allo sguardo corrucciato del capitano, si affrettò ad assumere un’espressione più composta: “Sei sicuro? Forse per questa spedizione serve gente più esperta…”

“No, affatto. Dobbiamo solo perlustrare la zona. L’unica abilità che vi serve è quella di non perdervi tra la vegetazione”, lo interruppe Michael.

“Il che non mi pare poco…”, commentò Hal.

“Voi due andrete bene”, sentenziò Michael, “Inoltre voglio Jones e Lockwood”

“Molto bene”, annuì Avery.

I due uomini convocati da Michael non osarono commentare. Si limitarono a scambiarsi un’occhiata lugubre.
 
I cinque sbarcarono sull’isola a bordo di una scialuppa, mentre la Fancy veniva ormeggiata a qualche miglio dalla costa. Goffamente, i pirati calpestarono la sabbia bagnata e si fermarono sulla riva: la spiaggia era una sottile striscia di terra, mentre la foresta si estendeva a perdita d’occhio.

“Facciamo la finita”, borbottò Michael mettendosi a capo della fila.

Gli altri lo seguirono mogi. Appena messo piede sulla spiaggia, tutti si erano resi conto di come l’aria fosse ancora più insalubre.

“Devono esserci degli acquitrini qui intorno”, aveva commentato Lockwood.

Michael lo aveva scelto perché aveva una mente sveglia e non si faceva suggestionare tanto facilmente. Non si poteva dire lo stesso di Jones, che non era molto intelligente ma aveva la mole di un orso; non era semplicemente grasso: tutto in lui, dal grosso testone pelato, alle spalle massicce, faceva pensare che quell’uomo discendessi dai giganti. Insomma, non sarebbe piaciuto a nessuno doverlo affrontare come avversario, ma ti faceva sentire al sicuro se lo avevi dalla tua parte.

La previsione di Lockwood si era rivelata giusta: ben presto raggiunsero una zona paludosa, dalla quale si innalzavano dense volute di vapore.

“Giriamo al largo da qua, o ci prenderemo la malaria”, disse Michael cambiando direzione.

Era di umore nero, e desiderava soltanto sbrigarsi a portare a termine quel compito. In poche ore i sei uomini percorsero a piedi diverse miglia.

“Comincia a segnare i punti”, ordinò Michael a Lockwood.

Quello estrasse dalla giacca un grosso pezzo di carta un po’ ingiallita, sulla quale era già stato disegnato un abbozzo dell’isola. Nella parte che i pirati avevano avuto modo di osservare, avevano individuato diversi punti di riferimento: erano tre le piccole alture sulle quali avevano intenzione di salire per poter osservare l’isola dall’alto.

Nel diario del capitano Rosco, Avery aveva rinvenuto diversi schizzi della mappa dell’isola, ma non era certo che fossero attendibili: a quanto pare sulla Esperanza erano tutti impazziti.

Lockwood comunque confrontò i disegni di Rosco con quello che avevano appreso fino ad allora sull’isola. Si era seduto a terra, con il busto appoggiato ad un tronco e le carte disposte su un grosso masso. Anche gli altri si erano fermati, mettendosi a sedere come meglio potevano.

“Mangiamo qualcosa prima di riprendere il cammino”, concesse Michael.

Jones era incaricato di trasportare le provviste, essendo il più forte dei cinque. Aprì il sacco nel quale erano contenuti i viveri e li distribuì agli altri con un grugnito di approvazione.

Poco dopo ripresero l’esplorazione, ed andarono avanti fino al tramonto.

“Sicuro che non ci siamo persi?”, chiese Michael a Lockwood.

Quella maledetta foresta gli sembrava sempre uguale a sé stessa.

“Credo proprio di no”, lo confortò l’altro, “Gli appunti degli spagnoli si sono rivelati esatti”.

Michael non sapeva se esserne felice o meno.

“Accampiamoci per la notte. Riprenderemo domani”

“Finalmente”, esultarono Hal e Craig.

“Non credo di aver mai camminato così tanto in vita mia…”, si lamentò Craig.

“Sei tu che sei voluto scendere a tutti i costi dalla nave”, lo rimproverò l’amico.

“Ci stavo per rimettere anche le budella, su quella nave…”

Ore dopo, quando Jones aprì nuovamente il sacco contenente i viveri, ebbe una brutta sorpresa. Assunse un’espressione incredula, che in pochi secondi divenne furente.

“Chi è stato?”, tuonò, “Chi si è fottuto le provviste?”

“Di cosa stai parlando?”, esclamò Michael, esterrefatto.

“Guarda qua!”, insistette Jones, rivoltando il sacco.

Erano rimaste solo due gallette quasi completamente sbriciolate. Seguirono una serie di improperi da parte dei sei pirati.

“Tu”, Jones puntò un dito robusto contro Craig, “tu sei l’unico ad aver insistito a voler esplorare l’isola”.

Jones aveva accusato Craig, ma aveva indicato sia lui che Hal. Entrambi sussultarono.

 “Adesso è una colpa offrirsi come volontario?”, boccheggiò Craig.

“Il mio amico si stava sentendo male…”, balbettò Hal.

“Tu che lo difendi”, aggiunse Jones, “Devi essere coinvolto nel furto!”

“Ma come potremmo aver rubato il cibo?”, continuò a schermirsi Hal, mentre il colorito di Craig era passato dal bianco cadaverico al verde, “La sacca l’hai tenuta sempre tu”.

“Avreste potuto rubare il cibo quando sono andato a pisciare. L’ho lasciata a terra, incustodita”.

“Incustodita mica tanto… il signor Darren ed il signor Lockwood erano presenti. O vuoi accusare anche loro di aver partecipato al complotto?”, Hal ostentava una sicurezza che non aveva.

“Lasciali perdere, Jones. Questo qui sta per svenire o vomitare… o forse entrambe le cose”, li interruppe Michael, indicando Craig con un cenno della testa, “E quest’altro è troppo codardo per aver commesso una tale imprudenza”

“Ma non ha senso…”, intervenne Lockwood per la prima volta, “Nessuno avrebbe potuto rubare le provviste. Neanche il borsaiolo più svelto di tutte le Indie Occidentali... abbiamo avuto sempre la sacca sotto la vista di tutti. E poi perché farlo? Insomma, siamo solo noi sei sull’isola. Come poteva pensare il ladro di farla franca?”

“Eppure qualcuno è stato”, insistette Jones, ancora furente. Prese a colpire il tronco di un albero con i pugni.

Hal e Craig sussultavano ad ogni colpo, immaginando che tra poco, al posto di quell’albero ci sarebbe stata la loro faccia.

“Non mi fido di questi due. Non li conosco, si sono uniti all’equipaggio soltanto ieri e già si danno da fare per mettersi in mostra. Hanno un secondo fine, è chiaro come il sole”.

“L’unico nostro fine è quello di partecipare alla spartizione del bottino. E lo abbiamo reso noto al capitano nel momento in cui abbiamo proposto di nascondere il tesoro sull’isola”, spiegò Hal.

Craig era sempre più pallido, con la fronte impregnata di sudore.

“Insomma, su una cosa il signor Jones ha ragione: qualcuno deve pur essere stato…”, mormorò Lockwood, “Le provviste non si sono certo mangiate da sole…”

“Forse non ne abbiamo prese così tante come pensavamo. Forse ci siamo sbagliati…”, ipotizzò Michael. Dall’espressione del suo volto, sembrava che non ci credesse neanche lui.

“Non è possibile”, abbaiò Jones colpendo di nuovo l’albero. Aveva le nocche della mano insanguinate, ma sembrava immune al dolore, “ho controllato poche ore fa! C’era ancora parecchia roba per tutti”.

“Devi esserti sbagliato, Jones”, tagliò corto Michael, “Adesso incolparsi l’un l’altro non porterà a niente. E smettila di prenderla con quell’albero! Vuoi abbatterlo a mani nude?”
Jones diede un ultimo, rabbioso colpo, poi si arrese, lasciando cadere le braccia sui fianchi ed assumendo un’espressione vacua.

“Qualcuno dovrà pagare per questo…”, insistette, ma con voce stanca.

“E qualcuno pagherà. Ma adesso abbiamo un compito da portare a termine. Accendiamo un fuoco ed accampiamoci per la notte. Domani mattina andremo a caccia. Nella peggiore delle ipotesi, aspetteremo il resto dell’equipaggio con le provviste”.

“Secondo me è un’ottima idea… si vede che il signor Darren è un tipo brillante”, sorrise Craig. Era ancora un po’ pallido, ma cominciava a pensare che non sarebbe morto quel giorno.

“Tu… non cantare vittoria, nano”, Jones prese Craig per il bavero della camicia, alzandolo da terra di qualche centimetro.

Craig aveva una corporatura tozza e robusta, che, unita al fatto che si portava sempre dietro un’ascia – la preferiva alla spada per combattere, come i suoi presunti antenati vichinghi – lo faceva assomigliare ad una specie di gnomo guerriero. Incuteva abbastanza timore se lo si incontrava in un momentaccio, quando smetteva di sorridere e si incattiviva. Tuttavia, confrontato con il mastodontico Jones, Craig appariva come piccolo ed indifeso.

“Mettilo giù, Jones”, lo redarguì Michael, “Non facciamoci prendere dall’isterismo come stupide donnette”.

Quella provocazione sembrò sortire finalmente l’effetto sperato sul gigantesco pirata, che aprì di scatto la mano lasciando cadere il povero Craig. Atterrò con uno sbuffo soffocato. Adesso il suo viso aveva assunto una colorazione rossastra.

“Non rilassarti troppo”, fu l’ultima minaccia che gli riservò Jones per quella sera.

I cinque uomini accesero un piccolo fuoco riuscendo ad incendiare le numerose sterpaglie che trovarono ai confini del bosco. Hal sapeva come provocare la scintilla sfregando tra di loro due pietre focaie; l’evidente secchezza dei rovi che avevano raccolto rese il suo compito particolarmente facile. Hal sussultò, vedendo la fiamma che divampava: riteneva che rendersi utile, alla luce della tremenda discussione che avevano avuto, fosse l’unica cosa da fare in quel momento, per cercare di salvarsi la vita. Maledisse mentalmente il suo amico Craig per averlo coinvolto in quella sciagurata impresa.

I pirati rimasero svegli a turno: per il primo Hal si offrì come volontario (comunque dubitava che avrebbe chiuso occhio, con quel colosso pronto a sgozzarlo che gli dormiva affianco). Dopo un paio d’ore tuttavia, cominciò a sentire la stanchezza, e così Michael Darren lo svegliò per dargli il turno. Quando si addormentò, fece uno strano sogno.
 
Dalle fronde degli alberi filtrava una luce dorata, quasi onirica. Ma, mano a mano che si inoltrava nel fitto del bosco, l’oscurità si faceva più pesante. Fino ad inghiottire tutto. Poi, a poco a poco cominciarono ad emergere delle sagome, nel buio. Si facevano sempre più vicine, ed un terrore cupo si fece strada nella sua mente; sentiva un respiro affannato, ma non capiva da dove provenisse: a volte gli sembrava che qualcuno gli respirasse alle spalle, ma quando si voltava, non c’era nessuno. Lontano, vicino, il respiro gli sfiorava il collo, gelido. Poi vide lo scintillio della lama, ed occhi rossi a pochi centimetri dal suo viso.

“Scappa, maledizione! Cosa stai aspettando?”, era la voce di Michael Darren.

Hal non se lo fece dire due volte: prese a correre. Sentiva la presenza dei suoi compagni attorno a lui: anche loro correvano disperatamente nella foresta. Non si vedeva nulla, e di tanto in tanto inciampicava, fortunatamente senza mai perdere del tutto l’equilibrio. Ma la minaccia si faceva vicina, sempre più vicina… un ramo gli graffiò la faccia e le braccia. Il dolore era vivido e pulsante, ma non poteva fermarsi. Doveva continuare a correre, o sarebbe morto. Ne era certo. Poi inciampò, e cadde a terra. I suoi inseguitori gli furono immediatamente addosso.
 
Hal si svegliò di soprassalto. Erano le prime luci dell’alba, ed i suoi compagni erano già tutti svegli. Il fuoco era spento; dalle ceneri si innalzava un debole fumo.

“Anche tu li hai sognati, non è vero?”, gli chiese Michael.

Jones sembrava aver perso tutta la rabbia della sera precedente. Appariva stanco e smarrito, e lo guardò speranzoso, aspettando di ricevere una risposta negativa. Ad Hal però bastarono pochi secondi per capire: anche i suoi compagni avevano fatto lo stesso incubo. Anche loro li avevano visti.
Annuì.

La speranza lasciò definitivamente il volto di Jones.
  
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