“Non
voglio niente da te, hai capito?” –
continua a gridare la bambina, preda di una rabbia ingestibile.
Il
corpo, così esile e delicato, trema mentre
gli occhi le si riempiono di lacrime.
“Voglio
aiutarti” – insiste Axel,
avvicinandosi a Ginevra.
Ma
la minore indietreggia, minacciando di
urlare e chiamare la sicurezza.
“Ascoltami,
ti prego”
“NO”
“Mamma
e Bogotá soffrono come cani”
“E
allora?” – replica la gemella di
Sebastìan, celando il dispiacere per quella situazione.
Pronuncia poi parole
che spiazzano Axel – “Loro non hanno mai capito il
mio di dolore”
“Hai
sette anni eppure sembri ragionare come
un’adulta rancorosa…”
Ginevra
si pone sulla difensiva, assumendo
l’atteggiamento di chi, nel giro di mesi addietro, ha saputo
per bene
condizionare i suoi pensieri e dominare la sua testa.
“Cosa
vuoi da me? Compari dal nulla, mi
insegui, mi rimproveri… io a te non devo spiegare niente. E
poi…dovresti essere
contento. Adesso mamma è tutta tua. Tanto a me non vuole
bene”
Un
tono duro, di chi ha accumulato tanto,
rischiando di implodere.
“Non è così. Lei sta vivendo davvero
male la tua assenza. Sei sua figlia!”
Ignorando
le parole del gitano, la piccola
cerca di allontanarsi e trovare una via di fuga.
Potrebbe
emettere un suono di terrore, e
attirare l’attenzione sulla gente di passaggio, che non
esiterebbe a salvarle
la vita da quello che apparentemente potrebbe essere un maniaco. Ed
è prossima
a farlo, date le circostanze. Sarebbe disposta a tutto pur di liberarsi
dell’accerchiamento
e delle pressioni di un fratello che non è intenzionata a
conoscere.
“Ti
giuro che, se torni a casa, io sparirò
per sempre” – dice il giovane Jimenez, mettendo da
parte la propria felicità,
pur di vedere sua madre sorridere ancora.
Sa
benissimo che allontanarsi, non è la
soluzione risolutiva, però evidentemente ha poche scelte.
“Non
ti credo! Lo dici solo per portarmi via
dalla mia maestra”
“La
tua maestra è una donna senza scrupoli. Come
ha fatto a convincerti che i tuoi genitori non ti amano? Come ha fatto,
spiegami!!”
Ginevra
si zittisce. Fissa gli occhi di Axel,
così simili ai suoi, aggrottando le sopracciglia in uno
sguardo cupo e cruccio
- “Non ti permettere di offendere una persona tanto speciale
per me!”
“Speciale?
Ma ti ha fatto il lavaggio del
cervello. Ti supplico, Ginny, cerca di capire…”
“Mi chiamo Ginevra!” – s’irrita
la bambina, mettendolo a tacere.
Non
accetta affatto che qualcuno che non
conosce e che non ama, utilizzi quel nomignolo affettuoso nei suoi
confronti.
Axel,
a quel punto, si sente demoralizzato. Non
vorrebbe appellarsi alla stessa tecnica adoperata da Caroline Jones,
eppure è
costretto a farlo.
Intuendo
la sensibilità di sua sorella, la
mette al corrente della crisi matrimoniale tra il saldatore e Agata.
“Se
non tornerai a casa, nostra madre e Bogotá,
si lasceranno per sempre”
Un
fulmine a ciel sereno per la piccola Ginny
che, spiazzata, mostra in volto la sua incredulità.
“Cosa
stai dicendo? Loro si vogliono bene”
“La
tua sparizione ha cambiato tutto. E ad oggi
il loro matrimonio è incerto”
Forse non avrebbe dovuto agire sul senso di colpa, ma Axel si
è visto di fronte
ad una situazione ingestibile e quella è parsa
l’unica carta vincente da
giocare.
“Non
ci credo” – ripete più volte la gemella
di Sebastìan, scuotendo il capo come a volersi
autoconvincere di una verità
differente da quella appena udita.
“Abbiamo
riunito i Dalì al completo. Siamo
giunti noi figli da ogni parte del mondo, pur di riportarti a casa! Ti
credevamo in pericolo, abbiamo temuto il peggio. Tutto questo, mentre
la
famiglia amorevole che ricordavi, si frantumasse sotto i nostri
occhi!”
“Io
però sto bene con la maestra Jones” –
ribadisce lei, celando il dispiacere di fronte alla constatazione di un
matrimonio in crisi di cui è pienamente responsabile.
“Intendi
dire la maestra Honey?” – precisa Axel.
La
minore lo guarda, perplessa. Poi ricorda
del diario segreto e precisa – “A quanto pare avete
letto qualcosa di privato”
“Non
potevamo non farlo, sapendoti chissà
dove, con chissà chi”
Ginevra
abbassa lo sguardo, pensierosa.
“Torna
a casa, per favore” – Axel le porge la
mano, in attesa di poterla stringere e poter gridare vittoria di fronte
a un’insegnante
che, nel frattempo, nervosa e furiosa, gira confusamente in aeroporto.
“Maledizione!
Dove cazzo sarà finita!” –
brontola Caroline. A quel punto i suoi piani cambiano. Afferra il
cellulare e
compone un numero.
“Ho
bisogno di voi, dovete raggiungermi
immediatamente”
Quello
che accade in quei secondi è essenziale
per la svolta della vicenda di Ginny.
Il
gitano continua a pregarla di rincasare,
inginocchiandosi addirittura di fronte alla bambina.
Ma
la piccola è restia, fin troppo.
Pensa
e ripensa ai suoi genitori in crisi, ad
una fuga escogitata da mesi, ad un egoismo che l’ha condotta
a livelli estremi,
non tipici per la sua età.
Qualcuno
le ha inculcato un sentimento che
mai avrebbe potuto provare se non sollecitata dall’esterno:
il rancore, la
rabbia, l’odio… e il suo cuore innocente non
avrebbe mai voluto provare
emozioni tanto distruttive.
E’
allora che la mente vaga, mentre i ricordi
si fanno strada con forza.
Flashback
di giorni addietro, mentre canta e
balla con sua madre, di quei giochi e degli scherzi con Alba e
Sebastìan, delle
coccole di suo padre…. e improvvisamente
l’immagine di Caroline Jones e di
Carmen e Jorge Gonzales sembrano schiacciare e prendere il sopravvento.
La
loro presenza si fa sentire come un pugno
nello stomaco, costringendola a non cedere alle pressioni di Axel.
“Non
posso, mi dispiace” – con le lacrime
agli occhi, Ginevra grida la parola “Honey” e
attira su di sé l’attenzione dei
passanti e di alcune guardie di sicurezza.
“Va
tutto bene qui?”
“Ho
perso la mia mamma” – spiega la minore,
sotto lo sguardo esterrefatto di suo fratello maggiore.
“Vieni
con noi, ti aiuteremo a cercarla” –
spiega l’uomo di mezza età in divisa, prendendola
per mano.
A
passo rapido, la bambina si allontana, non
prima di aver osservato per l’ultima volta quel parente che,
ancora piegato a
terra, nasconde il viso tra le mani e lascia che sia il pianto a
dominarlo.
Ginevra
è a pochi passi dalla Jones, quando
si accorge di due figure familiari aggirarsi in aeroporto.
“Non
può essere” – esclama ad alta voce,
pietrificandosi.
“Che
succede, piccola?” – le domanda il tizio
della scorta.
Alba
e Seba sono giunti sin lì e Ginny conosce
bene le ragioni.
Quanto
le sono mancati i suoi fratelli. Forse
vederli e saperli in pena per lei è ciò di cui
necessitava sin dal principio.
Senza
controllo né manipolazioni, lascia
libero il suo cuore e corre verso di loro.
Li
chiama a gran voce, avvertendo la
leggerezza invaderle il petto.
“Ginny”
– urla per primo il gemello.
Alba
è accanto a Drazen quando nota Seba lasciarle
la mano.
Si
voltano tutti nella direzione specifica e
restano di sasso di fronte ad una scena straziante.
I
gemelli si riabbracciano, uniti da un
legame non semplice da spiegare, ma talmente forte da rendere la vita
dell’uno semplice
grazie alla sola presenza dell’altra.
“Mi
sei mancata”
“Anche
tu”
La
primogenita di Nairobi e Bogotá, li
raggiunge alcuni secondi dopo e, con il cuore a mille, e le guance
bagnate dal
pianto, accoglie sua sorella a sé e le sussurra –
“Non lasciarci mai più,
perché fa malissimo”
Anche
Ivana ed Emilio riconoscendo i parenti,
avanzano e tirano un sospiro di sollievo.
“Tutto
è bene quel che finisce bene” –
commenta Erik, giunto assieme a Drazen in aeroporto come accompagnatore
dei
fratellini minori.
“Adesso
tornerai a casa con noi, vero?” –
singhiozza Sebastìan, speranzoso.
Ginevra
stavolta ha pochi dubbi. Nonostante il
bene che nutre per la Miss Honey, si è accorta che non
supererà mai quello che
sente per i suoi fratelli.
Così,
davanti all’ennesima richiesta di
rientro, Ginny annuisce.
Sa
di aver abbandonato in quell’aeroporto una
persona speciale, da cui è scappata minuti addietro,
cosciente di ferirla. E per
tale motivo, fa una richiesta particolare - “Vorrei prima
salutare la maestra”
I
giovani Dalì, invece, non credono sia una
buona idea.
“E’
meglio farlo in un secondo momento” -
puntualizza Yerevan, una volta prossimi a salire in auto.
“Fidati
di loro, sono i nostri fratelloni” –
aggiunge Alba, sorridendo al venezuelano.
“Promettetemi
che domani andremo a salutarla,
non voglio che soffra” - continua Ginevra.
Ivana
interviene, conscia che in fondo
Ginevra vuol bene alla rapinatrice. Così, con estrema
dolcezza le risponde – “Sei
una bambina dal cuore d’oro. Tranquilla, quando tutto
sarà sistemato, ti
porteremo da chi si è preso cura di te in questi
giorni”
“Anche
dai nonni?”
“Chi?
Dai nonni?” – ripete, confuso, Seba.
“Si,
sono dolcissimi. Dovete conoscerli” –
solo pensare a loro, riempie il cuore di Ginevra di gioia. Mai avrebbe
pensato
che Carmen e Jorge sono stati, per mesi, pedine nelle mani di chi crede
sia una
persona speciale.
Pedine
che, appena scoperta la sua assenza da
casa, temendo il peggio, si sono presentate davanti la villa di
Bogotá e
Nairobi.
“E
voi chi siete?” – domanda Tokyo, trovando
sull’uscio due persone sconosciute.
“Salve,
sappiamo chi è lei. Sappiamo che
tutti i Dalì sono qui, abbiamo bisogno di parlare con
Agata!”
“Ehm…
non capisco cosa state dicendo….” –
finge Silene, preoccupata che la copertura della Banda sia stata
svelata.
“Non
temere, sono Carmen Jimenez…la mamma di
quella che voi chiamate Nairobi! Vengo fin qui per Ginevra. Vogliamo
aiutarvi a
salvarla”
“Da
Caroline Jones? Sì, sappiamo di lei!” –
domanda la Oliveira, facendo loro intuire di non essere impreparati sul
da
farsi.
“No”
– risponde l’anziana, lanciando uno
sguardo complice nel consorte.
L’uomo
le dà l’ok… a malincuore, dà
il
consenso per rivelare dettagli rilevanti.
“Perché
dite No? Inutile che coprite la sua
identità, sappiamo chi è” –
controbatte Tokyo.
“Vogliamo
aiutarvi a salvare Ginny sì, ma non
da Caroline Jones…”
“E
da chi allora?” – chiede, sospettosa, la
compagna di Rio.
“Da
Teresa Perez”
*******************************
Tutti
saliti in auto, attendono l’arrivo di
Axel. Solo il giovane gitano è rimasto indietro e non si
appresta a raggiungere
il gruppo.
“Che
fine avrà fatto? Inizio a preoccuparmi”
–
sostiene Varsavia.
“Io
torno lì” – dice Emilio, agitato,
lasciando il veicolo.
In
quel preciso istante, un sms sul cellulare
di Ivana pone tutti in allerta.
“Il
ragazzo è con me. Ho capito che c’eravate di mezzo
voi, maledetti. Non la
passerete liscia. O mi restituite la bambina, o non vedrete mai
più il vostro
amato fratello. Vi dò 2 ore di tempo…. Teresa
Perez”
L’ucraina
legge il messaggio con voce
tremante, mentre gli occhi le si inumidiscono.
“Porca
puttana!” – impreca Drazen, con le
mani tra i capelli.
“Chi
cazzo è questa Teresa Perez?” – chiede,
sconvolto, Erik.
“E
se avessimo fatto un buco nell’acqua? Se
dietro Caroline Jones ci fosse qualcun altro?”- ipotizza
Emilio.
Al
momento tanti dubbi e poche certezze… e un
altro tragico problema in vista…
“Axel,
che piacere rivederti!”
“Chi
sei tu?” – il gitano, caricato con la
forza su un auto, minacciato con una pistola da due tipi inquietanti,
si
accorge della persona seduta alla guida del veicolo.
Una
donna.
La
sconosciuta si libera di una parrucca
bionda e degli occhiali da vista che indossò fino a pochi
istanti prima.
“Tu
non mi conosci, però io sì. Piacere, mio
caro! Io sono Teresa Perez” – gli porge la mano,
ridacchiando, come solo una
persona instabile può pensare di fare di fronte ad un
sequestro di persona.
Adesso
sì che ha inizio il gioco vero e
proprio!