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Autore: lasognatricenerd    11/07/2021    0 recensioni
Jonathan, uno stilista e sarto che comincia ad avere fama nella propria città, fidanzato con Selina, un giorno incontra un cliente che gli sconvolge la vita: Jamie.
( SLASH )
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Con la scusa del lavoro, evitò Selina per una settimana intera, ma lei sembrò non notarlo. Il giorno dopo la telefonata con il suo migliore amico, alla fine, Jonathan aveva inviato quel maledetto messaggio a Jamie aspettando in trepida attesa una risposta che arrivò circa un’ora dopo, quando s’era già immerso nel lavoro. Quando però il trrr-trrr della vibrazione lo colse, balzò ed afferrò il telefono fra le mani, aprendo immediatamente la notifica.

Mi dispiace averti confuso… non era mia intenzione farti stare male o ferirti. Non so perché mi sia venuto naturale fare finta di niente, ma in quel momento è stata la prima cosa che sono riuscito a fare e non possiamo tornare più indietro, ormai, o tutti saprebbero che abbiamo mentito. E si chiederebbero il perché, di questa bugia. E non voglio deludere… Selina. O meglio, non voglio mettermi in mezzo fra voi due ed ho già fatto troppo, senza motivo. Non volevo confonderti con niente di tutto questo. Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprire così che ero il fratello della tua fidanzata, ma non mi è proprio venuto in mente di dirti niente, sulla mia famiglia… e non sapevo neanche che fossi fidanzato, perché non ne hai mai parlato. Non che dovessi, certo. Non ne avevi motivo. Mi dispiace. Ci vedremo quando verrò a prendere il vestito, poi fine. Davvero. Scusami ancora.”

Quel messaggio sconvolse Jonathan più di quanto avesse pensato e si morse il labbro inferiore fino al sangue. C’era un alone di mistero che tutti e due sembravano non capire… o facevano finta di non capire? Passò un giorno, due, senza risposta, e al terzo giorno, nella settimana in cui stava evitando Selina, uscì prima dal lavoro per andare verso l’ufficio dov’era sicuro che lavorasse Jamie e facendosi indicare la strada da una donna dietro al bancone, bussò sulla porta. Dopo un breve ‘avanti’, l’aprì e se la richiuse alle spalle.

«C—Che cosa ci fai qui?»

«Non lo neanche io. So solo che quel messaggio… non lo so. Lo so che non dovrebbe sconvolgermi così tanto, o che non dovrebbe fregarmene niente perché sei solo il fratello della mia fidanzata, ma io… sentivo di dover venire qui. Mi dispiace. Non volevo disturbarti mentre lavoravi.»

«Pensavo non mi avresti più risposto.»

«Quello era il mio intento.»

Il silenzio si fece grande fra i due, ma nessuno dei due si mosse: John ancora vicino alla porta e Jamie dietro alla scrivania, con la penna fra le dita, intento a trascrivere un documento che sarebbe assolutamente servito alla sua capa proprio quel pomeriggio. Non aveva messo in conto un contrattempo. Dopo qualche minuto, Jonathan si fece avanti, camminando fino alla poltrona, dove si sedette senza chiedere o fare domande.

«Tua sorella mi ha detto… della tua misofobia.»

Sulla faccia del segretario si dipinse puro disgusto. O qualcosa di molto simile.

«Non doveva dirtelo. Toccava a me farlo.»

«Jamie, guarda che lo ha fatto solo per paura che io potessi toccarti. Era un modo per proteggerti e tenerti al sicuro.»

«Sono più grande di lei, non ho bisogno di protezione.»

«La stai prendendo nel modo sba—»

«Chi sei tu per dirlo?»

John spalancò le labbra per un secondo, ma poi le richiuse e mormorò un flebile «nessuno». Avrebbe voluto aggiungere che non doveva essere così sulla difensiva, ma Jamie aveva ragione: era praticamente uno sconosciuto, che diritto aveva di dirgli che cosa fare o non fare? Conosceva Selina solo da qualche mese, mentre lui era il fratello.

«Mi dispiace… adesso vado. Non ti – disturberò più. Perdonami.»

Senza guardarlo in faccia, s’alzò dalla poltrona e si diresse verso la porta dell’ufficio, ma in qualche secondo, Jamie lo afferrò per la giacca, dal polso, fermandolo. Si girò di scatto, il riccio, fissando la sua mano contro la propria stoffa, sorpreso. Selina gli aveva detto con chiarezza che non riusciva a toccare le persone neanche con i guanti…

«Non volevo alzare la voce. Solo che volevo dirtelo io. Ormai per me è la normalità, questa misofobia… se non te l’ho detto è perché—volevo apparire normale ai tuoi occhi. Ho continuato a scriverti… è stato un mio sbaglio, ma era come se qualcosa mi dicesse di farlo. Non so che cavolo sia stato, John, ma ti ho visto in quel negozio ed è scattato qualcosa che, giuro, non riesco a comprendere. Ma ti prego di non odiarmi.»

Ancora lo teneva stretto dal polso. Poi lo lasciò andare.

«Non ti odio, stupido. Ma non dobbiamo per forza chiudere qui… no? Giusto?»

«Credo…»
 
Erano arrivati ad un accordo che speravano non potesse fare del male a nessuno: rimanere amici. Inizialmente i messaggi furono carichi di tensione, ma poi le cose si fecero più sciolte e dopo quella settimana di quasi reclusione, lui e Selina ripresero a vedersi. C’era qualcosa di diverso, e non in loro, ma in lui. Qualcosa che non capiva, ancora una volta. La toccava, la baciava, la sfiorava, ma non provava quelle farfalle allo stomaco di cui tutti parlavano quando citavano l’amore. Eppure, se pensava a Jamie, qualcosa frullava nel suo stomaco. Se fossero o meno farfalle, questo non lo comprendeva. Lasciò correre le cose, senza chiedere consiglio a nessuno, perché preferiva tenere per sé quella questione almeno per un po’, giusto il tempo che bastava per capire che cosa ci fosse. Non che dovesse esserci qualcosa… era giusto che rimanessero amici. Più di una volta aveva osservato i lineamenti di Selina, immaginandosi le sue guance piene di lentiggini ed i suoi capelli rosa, ma non cambiava niente: era il viso di Jamie che gli veniva in mente, non quello di lei. Arrivò il compleanno della ragazza e fu invitato ovviamente anche Jonathan a casa della sua famiglia, con qualche altro amico, sia di lei che dei suoi. E c’era anche Jamie. Fu quella sera che ci fu la primissima svolta fra di loro, una svolta che molti avrebbero pensato fosse piccola, ma per uno che soffriva di misofobia era un grande passo avanti. A metà serata, quando tutti erano mezzi ubriachi ed i genitori non più in casa – avevano deciso di alloggiare da alcuni amici per lasciare la casa libera –, John salì le scale per andare verso il bagno e vide e Jamie in camera da letto. Lo vide perché la porta era socchiusa.

«Jamie…? Tutto bene?»

Lui alzò lo sguardo: «sì, solo… c’è troppa gente per i miei gusti ed è complicato non farsi sfiorare. I soliti problemi.»

Fece un passo dentro la stanza, il riccio, e si sedette al suo fianco, sperando che non fosse troppo. Entrambi seduti sul letto di lui – immaginò – si guardarono, in silenzio. Lui tremava leggermente. Avrebbe voluto toccarlo e dirgli che se avesse voluto, poteva rimanere un po’ con lui.

«John? Puoi… mettere una mano sulla mia?»

Non gli chiese se fosse sicuro, troppo desideroso di poterlo toccare seppur con il guanto. Dolcemente, una mano fu poggiata su quella dell’altro ed entrambi le guardarono come se fosse una cosa totalmente fuori dal normale. Jamie sorrise appena, ma sembrava più calmo di qualche secondo prima.

«Vuoi che resti qui?»

«È il compleanno di Selina… non potrei mai chiedertelo.»

Non rispose, perché si rendeva conto che l’altro aveva ragione. Di nuovo, si guardarono negli occhi. La mano si fece più stretta alla sua ed il viso più vicino a quello di Jamie. Qualcosa gli diceva che non doveva—la sua cazzo di coscienza! Non ce ne fu bisogno, perché d’un tratto qualcuno entrò nel bagno a pochi passi dalla stanza di Jamie e vomitò. Entrambi si ritrassero alla velocità della luce e John si alzò: «torno… torno giù.»

Gli sorrise e tornò davvero alla festa, avvicinandosi a Selina: lei, in tutta risposta, lo strinse in un grosso abbraccio e poi lo baciò con trasporto, fino a far ricadere entrambi sul divano. Lui chiuse gli occhi e continuò. Continuò anche se non sentiva niente. Continuò anche se percepiva il calore della pelle di Jamie sulla propria mano come se si fosse scottato.

Continuò nonostante tutto.
   
 
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