Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: Aagainst    13/07/2021    3 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

18.

 

And I'm hoping to resolve all the things I've done and mistakes I've made
I'm sorry for the things that we can not work out, oh I know I know
It won't be the same
(Ravenscode-Be The Same)



 

“Clarke.” mi richiama Bellamy. Nemmeno lo sento, persa come sono fra mille pensieri. Ho passato tutta la notte in ospedale, seduta su una scomodissima sedia a vegliare su Lexa fino a quando non è stata dimessa. Anya è venuta a prenderla e l’ha portata a casa sua. Mi ha guardata un po’ meno in cagnesco del solito e, per qualche secondo, ho avuto il presentimento che volesse addirittura parlarmi. Non che muoia dalla voglia di farlo. Io e Anya eravamo molto amiche prima che io lasciassi Polis e credo che abbia preso la mia scomparsa peggio di Lexa. Non la biasimo per questo. 

“Clarke”. Mi volto. Bellamy mi guarda con aria preoccupata. Accanto a lui, Jasper giochicchia con le bacchette della batteria, un po’ a disagio. 

“Uh? Sì, giusto, ora mi concentro.” 

“Clarke, no.” mi ferma Bellamy. Gli lancio un’occhiata piuttosto confusa, senza capire.

“Penso che tu oggi debba tornare a casa, non sei nelle condizioni di lavorare.”. Mi sento morire. La musica è sempre stata per me una valvola di sfogo e constatare che, invece, non riesce nemmeno più ad aiutarmi a tirare fuori quello che mi passa per la testa è annichilente. Sospiro.

“Bell, ti prego, ho bisogno di cantare.” mormoro. Ed è vero, non sto mentendo. Ne ho davvero la necessità. Il problema è che non posso cantare queste canzoni. Non ce la faccio, non dopo aver realizzato appieno la portata delle mie scelte. Che la mia decisione di quattro anni fa avrebbe avuto pesanti conseguenze lo sapevo, ma mai avrei immaginato di ritornare qui ed essere testimone di una situazione del genere. Sospiro. Bellamy mi scruta con sguardo penetrante. 

“Ti prego.” 

“Clarke, non sei nelle condizioni. Perché non vai a farti un giro? Così ti rinfreschi le idee.” insiste Bellamy. Chino il capo e mi massaggio il collo. Sì, forse ha ragione. 

“Va bene.” cedo, infine. Mi tolgo le cuffie e mi allontano dal microfono. Raggiungo Raven, che mi porge la giacca e la borsa e mi accarezza una spalla. 

“Ci sentiamo più tardi allora.” dico, con tono spento. 

“A dopo, prenditi tutto il tempo che ti serve.” mi saluta Jasper. Faccio un cenno con la testa e mi congedo, uscendo dallo studio. Inspiro ed espiro profondamente, cercando di incamerare quanta più aria fresca possibile. 

“Clarke, sali in macchina.” mi esorta Raven, aprendo la portiera. Obbedisco, con fare meccanico. Allaccio la cintura e sospiro, buttandomi indietro contro lo schienale. Raven mi carezza la gamba, dolcemente.

“Va tutto bene?” chiede.

“Sì, ho solo voglia di andare a bere qualcosa.” rispondo. La mia amica alza gli occhi al cielo e, senza dire una parola, mette in moto. 

“Rae, se guidi in questo modo la gente mi ricorderà come la cantante che aveva quasi finito il suo terzo album.”

“Poche storie, non sto correndo così tanto.”. Non ribatto, certa che sarebbe inutile. Mi ritrovo a pregare non so quale divinità di arrivare sana e salva ovunque lei mi stia portando, salvo poi desiderare che riparta una volta capito dove ha parcheggiato.

“No, io non scendo.” piagnucolo.

“Clarke, non hai cinque anni. Hai bisogno di sapere come sta.” 

“Rae, Anya mi uccide se mi vede.” replico, con tono deciso. 

“Anya ti vuole bene, sotto sotto. È solo molto protettiva nei confronti di Lexa. Mi ha raccontato cosa hanno vissuto durante la loro infanzia e non posso darle torto. Farei lo stesso, Clarke.”

“Te l’ha detto lei che mi vuole bene?” chiedo, incerta sulla risposta che mi attende.

“No, ma l’ho capito da come parla di te. Non ti odia, è solo molto arrabbiata e confusa, vorrebbe capire cos’è successo, perché quattro anni fa sei sparita nel nulla. E, onestamente, comincio a chiedermelo anche io. Insomma, pensavo che avremmo trovato chissà che situazione qui a Polis, ma la verità è che hai deciso di tagliare fuori dalla tua vita persone che tenevano a te. Tua madre ti vuole un bene dell’anima, per non parlare di Lexa, Jasper o Bellamy.”

“Rae, ti basti sapere che, a volte, accadono cose che esulano dalla nostra volontà ma che, allo stesso tempo, sono nostra responsabilità ed è impossibile fingere che non siano mai successe.”. Raven mi guarda perplessa, confusa dalle mie parole. Scuoto il capo. No, non può capire.

“Clarke, non potresti semplicemente essere un po’ meno vaga?” domanda. Alzo lo sguardo, fino a quando i miei occhi azzurri non incontrano i suoi scuri. La vedo ritrarsi, come spaventata da ciò che riesce a leggere nelle mie iridi. 

“Lascia stare, se mai vorrai aprirti io sono qui. Forse hai ragione, venire da Anya è stata una pessima idea.”. Fa per rimettere in moto, ma io la fermo, posando una mano sulla sua. 

“O magari hai ragione tu. Voglio provarci, ne ho bisogno.” dichiaro, forse più a me stessa che a Raven. Scendo dall’auto e mi dirigo alla porta, sotto lo sguardo allibito della mia amica. E, quando busso, mi ritrovo a pensare che forse ho solo bisogno di smettere di temere il passato, per cominciare, finalmente, a vivere il presente.

 

________________

 

Anya mi accoglie con sguardo stupito. Non si aspettava una mia visita e io ringrazio il cielo che Raven sia qui con me. 

“Che cosa ci fai qui?” mi chiede la cugina di Lexa, sospettosa. 

“Io... Ehm... Voglio solo sapere come sta.” rispondo.

“Sta come sta, è stata appena dimessa ed è ancora un po’ dolorante. Ti basta come risposta?”. Anya è ancora arrabbiata con me, è evidente. Se solo sapesse quanto anche io mi senta in colpa per ciò che è successo, forse capirebbe che non è l’unica a detestarmi. Nessuno mi odia più di me stessa, è una delle poche certezze che ho. 

“No.” dichiaro, facendola sobbalzare. 

“Come, scusa?”

“Ho detto no.” asserisco, decisa. “Devo vederla, Anya. Ascoltami, lo so che sei arrabbiata con me e non posso di certo biasimarti per questo, ma ti prego, ora sono qui e ho bisogno di sapere come sta. Ti scongiuro.”. Anya mi scruta, forse per comprendere al meglio le mie intenzioni. Si volta verso Raven, che le fa un cenno con il capo. Sospira. 

“E va bene, ti porto da lei.” cede, infine. Mi permette di entrare e la seguo fino in sala da pranzo. Anya vive in una casa piccolina, ma accogliente. Se la passa decisamente meglio di sua cugina, anche se sono certa che nemmeno lei navighi nell’oro. 

“Clarke, prima che tu la veda, devo capire delle cose.” dice improvvisamente, girandosi verso di me e guardandomi negli occhi. Mi mordo il labbro, un po’ spaventata da quello che sta per succedere. 

“An...”

“No Clarke. Lexa mi ha raccontato del vostro dialogo in ospedale, ovviamente senza entrare nel dettaglio. Io voglio solo sapere se questo tuo voler ripiombare nella sua vita sia una scelta consapevole o se, per l’ennesima volta, la ferirai a morte.”. Sono perplessa. 

“An, voglio solo sapere come sta. Tengo a lei, è...”

“È proprio questo il problema, Clarke. Tenevi a lei anche quattro anni fa, eppure l’hai distrutta.”

“Io l’ho fatto per lei, An!” replico, lasciandomi sfuggire forse fin troppo. Anya mi guarda allibita e io in questo momento vorrei solo poter confessare la verità. Eppure non posso, non ancora. Non ci riesco.

“Che cosa intendi?” mi chiede, sconvolta. 

“An...” mormoro “Non posso spiegarti, non ora, probabilmente mai. Voglio solo che tu sappia che non ho mai smesso di tenere a ognuno di voi, nemmeno per un secondo. A volte è opportuno prendere delle scelte difficili e io non ho avuto alternative. Io le voglio bene e voglio solo sapere come sta. Ti prego, fammela vedere.”. Anya mi guarda titubante. Alza il braccio, come per colpirmi. Eppure, non lo fa. Abbassa la mano e la posa sulla mia spalla. Sobbalzo.

“Vai da lei.” sussurra. “Ma se le spezzi di nuovo il cuore, non esiterò a fartela pagare.”.

 

________________

 

“Clarke!” esclama Lexa, sorpresa di vedermi.

“Lex, come stai?” le chiedo, senza girarci troppo intorno. Non mi sono mai preoccupata così tanto per qualcuno in vita mia. Avanzo verso di lei, un po’ incerta. È stesa sul letto di Anya, ancora piuttosto malmessa e piena di lividi. Sospiro e mi siedo accanto a lei. In modo del tutto inaspettato, Lexa appoggia la testa sulla mia spalla. Sussulto, ma cerco di non darlo a vedere. Le accarezzo con dolcezza i capelli e, senza pensarci, le schiocco un bacio sulla fronte. Tra noi due cala un silenzio tranquillo, scevro di ogni imbarazzo e tensione. Finalmente, oserei dire. Mi sembra di essere tornata a tanti anni fa, a quando io e Lexa abitavamo sotto lo stesso tetto. Solo che normalmente la situazione era al contrario. Raramente ho dovuto consolarla da qualcosa o qualcuno. Capitava più spesso che fossi io quella bisognosa di piangere sulla sua spalla. Forse la verità è che sono solo un’egoista viziata che ha avuto fin troppo dalla vita e che, una volta in mare aperto, non è stata in grado di rimanere a galla. No, non è andata nemmeno così, io lo so. Scuoto il capo. Vorrei solo che questi sensi di colpa mi lasciassero andare, una volta per tutte. E invece non succede. Mi tengono ancorata ad un abisso fatto di dolore, mortifero e senza possibilità di luce alcuna. Non sei stanca Clarke? Non sei stanca di vivere così?

“Tra due settimane avrai finito di lavorare all’album, giusto?” mi chiede Lexa all’improvviso. 

“Sì.” rispondo, intuendo dove voglia arrivare. Si volta verso di me. I suoi occhi verdi mi scrutano e io mi rendo conto troppo tardi di star trattenendo il respiro. Deglutisco, cercando di darmi un attimo di contegno.

“Te ne andrai di nuovo, vero?” domanda poi, a bruciapelo. Sospiro, trafiggendomi il labbro con i denti. Vorrei poterle dire di no, ma la realtà è un’altra, purtroppo.

“Lex, non voglio mentirti. Dovrò tornare a Los Angeles prima o poi, è inevitabile. Lì ho la mia vita e il mio lavoro.” rispondo. Annuisce, in silenzio. 

“Non ti andrebbe che fossero qui?” insiste, senza guardarmi in faccia. Mi passo una mano fra i capelli. Scuoto il capo. In questo momento, potrei alzarmi e andarmene. Forse dovrei. Eppure, non lo faccio. Le circondo il viso con le mani e la costringo a guardarmi negli occhi, cercando con fatica di non perdermi in quelle incredibili iridi smeraldine che nemmeno le ferite e i lividi sono stati in grado di intaccare. 

“Lex... Stavolta non sparirò. È una promessa, forse un po’ incosciente da parte mia, ma pur sempre una promessa.” dichiaro. 

“Come faccio a sapere che stavolta sarà diverso, Clarke?”. Touché.

“Penso che l’unica cosa che tu possa fare sia fidarti, Lex. E so di chiederti più di quanto io meriti, ma non posso fare altro.”. Le lacrime cominciano a inondarle le guance, inarrestabili. Si accoccola al mio petto e io la stringo a me, completamente noncurante del fatto che mi stia infradiciando la mia camicia. Mi trovo a pensare a quanto queste due settimane scarse mi abbiano cambiata. O, forse, la verità è che io sono sempre stata così. Non posso fare a meno di tenere a Lexa e ai miei amici. Non posso fare a meno di volere il loro bene. Ed è per questo motivo che dovrei tenermi alla larga da loro, prima che sia troppo tardi. Anche se ho il brutto presentimento che già lo sia. Rivolgo lo sguardo verso Lexa, per l’ennesima volta. La mia mente mi ordina di alzarmi e lasciarla lì, su quel letto, da sola. Mi spinge a farmi odiare da lei, mi impone di allontanarmi da lei. In fin dei conti, l’odio nei miei confronti è l’unica arma che ho per proteggerla. Eppure, il mio cuore mi invita a cercare un’alternativa a tutto questo. E, per la prima volta dopo quattro anni, scopro di avere bisogno di credere che esista.








Angolo dell'autrice

Capitolo forse un po' di passaggio, in cui torniamo ai mille interrogativi su Clarke. C'è un ma però, qualcosa che sta cambiando. Clarke sta cercando una soluzione allo scomparire, sta ipotizzando che, forse, nonostante tutti i sensi di colpa, merita qualcosa di più che scappare. E, inoltre, il rapporto con Lexa sta diventando sempre più intenso. Hanno bisogno l'una dell'altra, è evidente. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, so che vorreste subito delle risposte, ma questa storia è così. Arriveranno prima o poi però, ve lo prometto.
Grazie per le recensioni e anche a chi legge e basta. 
A martedì!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: Aagainst