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Autore: Aagainst    20/07/2021    2 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19.

 

But don't you understand
I already have a plan
I'm waiting for my real life to begin
(Colin Hay-Waiting For My Real Life To Begin)

 

Sto ronfando della grossa quando un tonfo improvviso sul mio letto mi sveglia, facendomi sobbalzare. Spalanco gli occhi e per poco non ci resto secca, ma quando mi ritrovo Aden davanti lo guardo, confusa. 

“Buongiorno anche a te.” lo saluto, intontita per il sonno. Mi sporgo verso il comodino e controllo l’ora. “Dio, sono solo le sei e mezza e tu non vai nemmeno a scuola oggi. Cosa ci fai sveglio a quest’ora?” gli chiedo. Per tutta risposta, mi si accoccola al petto, lo sguardo furbo e quasi emozionato. Sussulto a quel contatto così inaspettato.

“Oggi mamma viene a prendermi!” esclama, felice. Gli sorrido e gli carezzo dolcemente i capelli. 

“Beh, allora che ne dici se dormiamo un altro p-…”

“No, voglio aspettarla alzato!” ribatte lui. Sospiro. Non ho molta scelta. Mi alzo sbadigliando e accompagno Aden in cucina. Gli scaldo un po’ di latte e gli allungo i biscotti. Senza pensarci, affondo la mano nel pacco e ne prendo uno, per poi cominciare a sgranocchiarlo. Aden mi fissa, sconvolto. 

“Che c’è?” domando. Non mi risponde e punta il suo dito contro me. Solo in quel momento realizzo ciò che sto facendo. 

“Oh, io, ehm… Fame nervosa.” minimizzo, finendo di mangiare il biscotto alla velocità della luce. Aden fa spallucce, non molto convinto. Gli passo una mano fra i capelli e glieli scompiglio, divertita. Mi siedo di fronte a lui e gli faccio compagnia mentre fa colazione. Lo osservo e mi chiedo quale sia la sua storia. È così piccolo, eppure ha già perso così tanto, i suoi genitori naturali prima e Costia poi. Ho i brividi al pensiero.

“Secondo te la mamma è felice di vedermi?” mi chiede improvvisamente. 

“Perché non dovrebbe?”. Aden si accuccia sulla sedia, portandosi le ginocchia al petto. Mi alzo e lo raggiungo. Lo prendo in braccio e lo faccio sedere sulle mie ginocchia, costringendolo a guardarmi negli occhi. Gli sorrido, dolcemente. 

“Aden, non c’è persona al mondo che tua mamma ami più di te. È che ha tanti pensieri per la testa in questo momento e…”

“Sono stati loro, vero? Gli uomini cattivi?”. Raggelo. A cosa è stato costretto ad assistere Aden in questi mesi? È un bambino, non uno stupido. 

“Aden…” provo a consolarlo, stringendolo a me. La verità è che non so cosa dire. Non ho la minima idea di cosa abbia dovuto vedere, che cosa ha subito. 

“Tua mamma starà bene, te lo prometto. Farò di tutto affinché nessuno osi trattarla più così male.”. Aden si accoccola al mio petto e io gli schiocco un bacio sulla fronte. 

“Ti voglio bene, anche se diventerai storta.”. Mi lascio scappare un sorriso. Scuoto il capo. Questo bambino è incorreggibile.

“Che ci fate già in piedi, voi due?”. Mi volto. Mia mamma mi scruta, stupita probabilmente dall’avermi trovata in queste condizioni, in una scena così domestica. Dietro di lei, Raven si stropiccia gli occhi, assonnata. 

“Qualcuno era eccitato per oggi.” spiego, scambiando un’occhiata complice con Aden. Mia mamma sospira e si versa del caffè, offrendone poi una tazza a Raven. Faccio scendere il bambino dalle mie ginocchia e ne approfitto per bere un po’ d’acqua. 

“Clarke ha mangiato un biscotto prima.” annuncia Aden, entusiasta. 

“Tu hai cosa?” 

“Rae, era solo un biscotto.” minimizzo io. La mia migliore amica mi guarda sconvolta, mentre beve un sorso di caffè bollente. Alzo gli occhi al cielo e prendo Aden per mano, per accompagnarlo a vestirsi.

“Marcus sta ancora dormendo?” domando, cercando di sviare il discorso e di capire se rischio di disturbarlo.

“No, si è alzato molto presto stamattina. Lui e Callie devono fare dei controlli o, almeno, lui mi ha detto così. Forse si tratta di qualche sentiero nuovo, non ho ben capito.”. Annuisco, un po’ perplessa. Callie Cartwig, Marcus e mio padre erano un trio inseparabile, al lavoro e nella vita. La domenica non era domenica se non si andava in montagna o non si faceva una bella grigliata tutti assieme. Migliore amica di mia madre sin dai tempi del liceo e mia madrina, Callie è uno dei motivi per cui non mi sono completamente lasciata andare dopo la morte di mio padre. Da quando sono tornata, l’ho intravista solo un paio di sere, ma nulla di più. So che sta aspettando che sia io a fare il primo passo, ne sono ben consapevole. È che non so se ne ho il coraggio. Deglutisco. Come si fa a smettere di scappare dalle persone che ci vogliono bene, se è l’unico modo che abbiamo per tenerle al sicuro da noi stessi?

“Aden, andiamo.” esorto il bambino, che non se lo fa ripetere due volte. “Piano, non voglio vederti cadere dalle scale. Ti raggiungo subito, tu intanto prepara i vestiti.”. 

“È bello vederti così.” dichiara Raven, posandomi una mano sulla spalla. Mi volto verso di lei e le sorrido. Faccio per dire qualcosa, ma alla fine risalgo le scale e mi dirigo velocemente in camera di mia madre, dove un impaziente Aden mi aspetta con i vestiti in mano. Mi chino e lo aiuto a vestirsi. Un pacifico silenzio ci circonda e, per qualche istante, mi chiedo se una vita così piena di semplicità e quotidianità non sia forse più desiderabile della mia. Il suono del campanello mi riporta bruscamente alla realtà. No, questa non sarà mai la mia vita.

“Mamma!” esclama Aden, precipitandosi giù per le scale. Lo osservo gettarsi fra le braccia di Lexa e mi ritrovo a sorridere, senza nemmeno accorgermene. Lei alza lo sguardo e perdo un battito quando le sue iridi verdi si scontrano con le mie blu. Mi perdo in quegli smeraldi fin troppo intensi. Con un immenso sforzo distolgo lo sguardo, bisognosa di porre fine a quel contatto. Scendo le scale e, dopo aver salutato velocemente Lexa, mi fiondo in cucina. Mi verso un bicchiere d’acqua e lo bevo tutto d’un fiato. 

“Ehi, stai bene?”. Mi volto. Di nuovo quelle iridi verdi. Diamine Clarke, mantieni un po’ di contegno per l’amor del cielo. 

“Sì, sto benissimo.” mento. O forse no. In realtà non ne ho la più pallida idea. 

“Tu piuttosto? Vedo che ti sei ripresa.” 

“Abbastanza, sì. Sono in piedi, se non altro.” risponde lei. Tra noi due cala un silenzio quasi irreale, teso. Sono io la prima a romperlo.

“Tornerai lì, vero?” chiedo.

“Clarke, io non posso fare altrimenti.” 

“Non è vero, Lex. Roan ti accoglierebbe a braccia aperte e lo sai.” ribatto prontamente.

“Io devo pensare ad Aden.”

“Appunto!” replico. “Ha già perso due madri, vuoi forse che cresca da solo, di nuovo?”. Lexa alza la mano e fa per colpirmi, ma mi crolla in braccio, scoppiando in un pianto disperato. Sento una morsa al cuore nel vederla in questo stato. La stringo a me e la cullo il più dolcemente possibile, cercando di evitare di farle male. 

“Io… Devo andare.” mormora. Sciolgo l’abbraccio e la guardo negli occhi. Cerco di ignorare il cuore che mi martella nel petto, incessante. Non ha bisogno delle mie insicurezze in questo momento. L’unica cosa di cui ha bisogno è di qualcuno che le stia accanto. Non so se io ne sono veramente in grado, ma voglio provarci. Devo farlo.

“Clarke, ti prego… Stasera io…”

“No Lex, tu meriti più di questo.” la interrompo. I suoi occhi si rifanno lucidi ed è di nuovo sull’orlo del pianto. Le circondo il viso con le mani e le schiocco un bacio in fronte, per calmarla. 

“Sono qui.” le sussurro. “Non me ne vado.”

“Lo farai, invece.” dichiara lei, amara. Scuoto il capo.

“Forse sto pensando di rimanere un po’ più a lungo.” ribatto. Spalanca gli occhi, sorpresa dalle mie parole. 

“Clarke…”

“Lexa, io…”. Non so nemmeno io che cosa voglio dirle. Eppure, ho bisogno di farlo. Apro la bocca per parlare, ma le fastidiose note della suoneria del mio cellulare mi obbligano a fermarmi. Lo estraggo dalla tasca, con l’intento di spegnerlo. Quando leggo il nome sul display, però, sobbalzo. Finn, che tempismo impeccabile. 

“È il tuo ragazzo, giusto?”

“Già.” confermo, massaggiandomi la nuca.  Fisso il telefono, incredula. Non so cosa devo fare, vorrei solo riattaccare in questo momento.

“Non rispondi?” mi chiede Lexa, riportandomi alla realtà.

“Oh, io… Ehm, sì.” balbetto. Seppur di malavoglia, trascino il pollice sullo schermo e mi porto il cellulare all’orecchio, allontanandomi di poco.

“Finn, che sorpresa.” esordisco. “Pensavo che tutte quelle modelle ti avessero rubato il telefono.”

“Clarke, fammi spiegare.” supplica lui. “Lo so, mi sono comportato malissimo, ma voglio rimediare.”. Scuoto il capo. 

“Non so se sia possibile, Finn.” provo a tagliare corto. Voglio solo tornare da Lexa.

“Da quando sei così rigida? Non è la prima volta che ci comportiamo così, non abbiamo mai avuto un rapporto veramente esclusivo, tu per prima.”. Stringo i pugni. Non riesco a credere a ciò che ho appena sentito. 

“Forse sto iniziando a desiderare di più, Finn.” dichiaro. Mi volto verso Lexa e la vedo avviarsi verso la porta. Le faccio cenno di restare nei paraggi, ma lei mi saluta con la mano e raggiunge Aden, per poi congedarsi da mia madre e Raven e uscire definitivamente di casa. Resisto dall’impellente desiderio di lanciare il mio telefono contro il muro e cerco di concentrarmi su ciò che Finn sta cercando di dirmi. 

“Clarke, stai bene?” 

“Sì Finn, perché?” chiedo, lo sguardo ancora fisso verso la porta, quasi come se  Lexa potesse ricomparire da un momento all’altro.

“Beh, stai facendo dei discorsi un po’ strani.”. Alzo gli occhi al cielo. Dio, Murphy aveva ragione, è proprio un idiota.

“Finn, penso che dovremmo prenderci una pausa.” dichiaro, infine. 

“Una pausa? Clarke, ti hanno fatto il lavaggio del cervello?”

“Finn…”

“È stato Murphy, vero? Quel tipo mi odia e non vedeva l’ora di sbarazzarsi di me.”

“Finn, Murphy non c’entra. Sono io il problema, ho bisogno di una pausa, di un po’ di spazio.” provo a spiegargli. 

“Tesoro, sono dall’altra parte del mondo, più spazio di così.” replica lui. Un tempo avrei riso per un’uscita simile, pensando ad una battuta. Il problema è che ormai so che sta parlando sul serio. 

“Finn, hai mai pensato che, forse, meritiamo una vita diversa?” gli chiedo, con la speranza che capisca ciò che sto provando a dirgli.

“Una vita diversa? E perché mai?”. Ecco, appunto. “Clarke, c’è qualcun altro?”

“No Finn, non c’è nessuno.”. Ma è poi vero? E se, per caso… No, ma non è possibile.

“E allora cosa sta succedendo? Vuoi rompere con me?”. Finn è incredulo. Sospiro. Gli farò male, lo so. Eppure, per la prima volta voglio solo smettere di farne a me. 

“Finn…” mormoro.

“Io non capisco, fino a due settimane fa andava tutto alla perfezione. Chi è stato a manipolarti? Raven?”

“Nessuno mi ha manipolata!” lo interrompo. “Semplicemente, mi sto accorgendo di avere altre priorità al momento. Mi dispiace.”

“Stai facendo un errore e lo sai.” sbotta lui. Ho le lacrime agli occhi, ma cerco di ignorarle. Gli sto spezzando il cuore, lo so.

“Forse, ma ho bisogno di tempo per capirlo.” dichiaro, infine. Dall’altra parte del telefono, un silenzio assordante. “Finn dì qualcosa, ti prego.”

“E cosa vuoi che ti dica? Buona giornata, Clarke. Se hai bisogno, sai dove trovarmi.”. Mi riattacca in faccia e io mi lascio scivolare su una sedia. Mi sento completamente vuota.

“Clarke! Cos’è successo?” mi soccorre Raven. I suoi occhi nocciola mi sondano, preoccupati e straniti al tempo stesso. 

“Che cosa ti ha detto?” mi chiede, intuendo che il motivo del mio repentino cambio di umore deve essere Finn. 

“In realtà, niente. Io…”. Chiudo per qualche istante gli occhi, assaporando il gusto salato delle lacrime che mi invadono la bocca. “Io l’ho lasciato.” confesso, infine. Ho i brividi. Sento le gambe tremare e, se non fossi seduta, sono sicura che sarei per terra. Nel bene e nel male, in questo ultimo anno Finn mi è stato accanto, mi ha aiutata a convivere con il mio dolore. Scuoto il capo. No, non è vero. Finn mi ha solo aiutata ad annullarmi, a seppellire tutto il mio dolore ed i miei errori. E io ho bisogno di dissotterrarli e guardarli in faccia. 

“Come ti senti?” Raven domanda, preoccupata. Mi volto verso la porta da cui, poco fa, Lexa e Aden sono usciti. Faccio un respiro profondo. 

“Bene.” rispondo. “Ora sto bene.”.








Angolo dell'autrice

Ben ritrovati! Dunque, Clarke ha finalmente preso una decisione per sé stessa, facciamole un applauso. Ora tocca. Lexa, anche se la sua situazione è molto più complicata. Diciamo che entrambe hanno bisogno di ricominciare a vivere e, a poco a poco, stanno provando a farlo. Inoltre, si stanno avvicinando sempre di più (direi che era ora, sì). Ora serve solo un po' di coraggio da parte di entrambe e un po' di pazienza da parte vostra, ma se siete arrivati fin qui posso affermare con certezza che ne avete a iosa.
Segnalo che ho corretto la cifra che Lexa deve a McReary, mi sono accorta di aver messo uno zero in più. 
Grazie mille per le recensioni e per leggere questa storia, spero che il capitolo vi sia piaciuto
Alla prossima!
   
 
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