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Autore: jarmione    13/07/2021    1 recensioni
Crossover con [Alice in Wonderland] e [Frozen]
Dopo essere scampato da morte certa, Jareth decide che deve trovare il modo per proteggere Sarah ed il suo popolo.
Seguendo una leggenda, decide di partire alla ricerca di Ahtohallan.
Ma sarà in grado di affrontare le risposte che troverà?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver fatto disastri nei capitoli precedenti, ora ne faccio altri XD però giuro che c’è anche del fluff (sono amante del fluff...tragico, ma pur sempre fluff)

Ditemi voi cosa ne pensate.

Buona lettura

 

PS: oltre a ringraziare, come sempre, Fiore del deserto aggiungo che dedico tale capitolo proprio a lei...amante incallita del povero Kal (ormai tormentato e maltrattato dalla sottoscritta)

 

 

Tarrant riaccompagnò Sarah fino al giardino del castello e lo fece con la sua tipica moltezza.

Lui era lieto di averla fatta ridere e averle fatto passare un po' di tempo in assoluta tranquillità ed era come se il tempo si fosse fermato in quel preciso angolo di mondo.

Purtroppo il sorriso di Sarah si spense quando vide Kal che li attendeva nel giardino a braccia incrociate.

“Oh, ciao Kal!” salutò Tarrant con un esclamazione, non notando lo sguardo cupo di Sarah.

Kal gli lanciò un'occhiata e con la testa gli fece cenno di entrare “La regina ti attende”

“Vado subito” disse, volgendo un ultimo sguardo verso Sarah prima di entrare.

Rimasti soli, Kal fece un profondo respiro e spezzò il silenzio glaciale che si era creato fra i due.

“Mi dispiace” disse “Sono stato costretto”

“E da cosa?” domandò Sarah, cercando di mantenere la calma “Dal fatto che non sono la tua regina? Messaggio ricevuto” fece per superarlo, ma lui la fermò afferrandole delicatamente il braccio.

“Sarah, io sono sempre un servo e devo obbedire agli ordini dei miei sovrani”

“L'avevo capito” sibilò lei, liberandosi dalla presa di Kal “E nei tuoi ordini era compreso il fatto di non dirmi che Jareth sarebbe morto?” Kal annuì “Tu sei...sei...”

“Sarah, non avevo scelta” cercò di scusarsi lui

“No!” lo fermò Sarah, puntandogli un dito contro “Tu sapevi quello che provavo, sapevi come mi sentivo!” esclamò “E sei rimasto lì a guardare senza muovere un dito”

“Io ero convinto fosse già morto quando Mirana mi ha convocato”

Sarah si portò le mani in testa ed emise qualcosa simile ad un ringhio “Basta, è troppo!” esclamò “Non dovevi farmi questo, se davvero eri convinto che fosse morto non avevi più nessun obbligo nei suoi confronti”

Kal non seppe più cosa fare, qualunque cosa avesse detto o fatto risultava l'arrampicata sui vetri peggiore della sua vita.

“Non ne avevo la certezza!” posò le mani sulle spalle di Sarah e cercò nuovamente di difendersi “Non volevo tradire la fiducia che Jareth riponeva e ripone in me e tu ben sai quanto ci tengo. Perché ti è così difficile capirmi!?” disse, sottolineando bene la domanda e sperando che Sarah si fermasse e non proseguisse il discorso.

Purtroppo per lui, Sarah non era dello stesso parere, anzi...aveva capito fin troppo quel discorso.

“Tu lo ami” mormorò lei e Kal distolse lo sguardo.

Sarah si sentì tradita e non riusciva a pensare a nulla che non fosse veder sparire Kal dalla sua vista per l'eternità.

“Spero che l'anello ti doni” Sarah avvertì una morsa nel cuore e, detto questo, entrò di corsa nel castello e chiuse la porta di servizio alle sue spalle, lasciando Kal con la mano allungata verso di lei, come per chiamarla.

 

*****

 

“Regina Mirana” Tarrant entrò di corsa nella sala del trono e si inchinò rischiando di cadere “Mi cercavate?” poi alzò lo sguardo e notò Alice “Ciao cara”

“Si, cappellaio, ti ho chiamato perché ho bisogno del tuo aiuto”

“Qualunque cosa per voi” si inchinò di nuovo Tarrant.

“Domani Alice e gli altri partiranno per Arendelle e tu dovrai restare qui e vegliare su Sarah” spiegò Mirana.

“Non si sa mai che faccia qualcosa di avventato” sibilò Alice, cercando di aiutare Mirana nel suo discorso.

Tarrant non capì le sfumature del tono di voce della sua amata, ma capì bene gli sguardi e sentiva che in lei c'era qualcosa che non andava.

Avrebbe dovuto parlarle e tirarle su il morale, non amava vederla così.

“Mia regina” disse Tarrant, tornando a rivolgersi verso Mirana “Farò tutto quello che mi chiederete”

Mirana sorrise dolcemente “Grazie, cappellaio, il tuo aiuto sarà prezioso” disse “Ora puoi andare...” poi si voltò verso Alice “Anche tu, mia cara”

“M-maestà, io...”

“E' un ordine” sottolineò Mirana che, anche senza dirlo apertamente, aveva intuito qualche attrito fra i due.

Alice si inchinò e si congedò, superando a gran velocità Tarrant, che si ritrovò a rincorrerla a gran velocità.

“Alice, mia cara” riuscì ad avvicinarsi e fermarla “Iscrivi anche te alla maratonda, correte così veloci voi donne”

“Noi donne?” domandò Alice in un sibilo

“Anche Sarah corre veloce, è stata dura seguirla” spiegò Tarrant “però lei non sa cosa sia la maratonda”

Alice sembrò infervorarsi “Visto che non lo sa, vai e spiegaglielo tu” tentò di superarlo, ma Tarrant riuscì a fermarla e attirarla a se.

“Eh no, mia piccola Alice” disse lui con finto tono serio “Non puoi scappare da me”

“Tarrant, lasciami” Alice tentò di dimenarsi, ma non fu semplice.

Per quanto delicata, la presa del cappellaio era abbastanza solida da non permetterle di scappare da lui.

Tarrant la guardò dritta negli occhi e le asciugò una lacrima fuggitiva “La mia Alice non deve piangere” disse “La mia Alice non perderà la sua moltezza”

Alice lo fissò senza capire.

Davvero il cappellaio non sapeva perché lei era arrabbiata?

Che fosse stato davvero un semplice gesto per far ridere Sarah?

Alice sospirò, gli prese la mano e sorrise.

Tarrant era cocciuto, frivolo e matto, ma aveva anche dei difetti.

No, Tarrant non l’avrebbe mai tradita.

“Oh, guarda, un sorriso!” esclamò il cappellaio “Ora sì che riconosco la mia Alice”

“Tu sei tutto matto” rise la bionda, stringendolo a se e venendo ricambiata “Domani dovrò patire”

“Lo so” disse Tarrant “E credo che mi mancherai”

“Tu lo sai che ci rivedremo, vero?” sorrise Alice, restando sempre stretta a lui “Mica intendo restare ad Arendelle”

“Oh lo so, ma mi mancherai lo stesso”

Alice rise e, tenendolo per mano, decise che era meglio uscire.

A metà corridoio, però, ebbe un mancamento e Tarrant la sorresse appena in tempo “Alice?” si preoccupò “Alice, che ti succede?”

Alice fece dei respiri profondi e gli fece cenno di stare tranquillo.

Lo guardò e si limitò a sorridergli “Non è niente, non preoccuparti”

“Vieni, ti porto a casa mia” Tarrant si comportò da vero galantuomo e portò la sua adorata Alice fino alla sua casa a forma di cilindro.

Alice si lasciò guidare e sorrise nel vedere il suo cappellaio così premuroso nei suoi confronti.

Non si sentiva molto bene, quello era vero, ma era un malessere che avrebbe sopportato con somma gioia in quanto sapeva che sarebbe stato breve.

Ma non lo avrebbe detto a Tarrant o non lo avrebbe mai fatta partire.

 

*****

 

Sarah andò a rifugiarsi nella stanza che le aveva mostrato Alice appena giunta al castello.

Si buttò sul letto e pianse tutte le lacrime che aveva, evitando persino di mangiare e mostrarsi in pubblico.

Aveva tentato più e più volte di chiamare i goblin e farsi portare via, o chiedere loro di essere riportata a casa.

Aveva persino tentato di chiedere la cancellazione della memoria, ma sempre senza successo.

Kal le aveva mentito per amore nei confronti di Jareth e quest'ultimo l'aveva fatta abdicare con l'inganno dicendo che a causa sua stava per morire.

Ma perché? Perché mentirle?

Era davvero così immeritevole?

Se lo era davvero, Jareth non avrebbe dovuto acconsentire a rendere valido il loro matrimonio, lei non avrebbe dovuto baciarlo e, cosa più importante, non avrebbe dovuto amarlo.

Questo, però, non spiegava il perché lei continuasse a farlo.

Gli moriva dietro come faceva una ragazzina davanti al suo idolo.

E se fosse davvero così? Se fosse davvero innamorata di lui perché era stato il suo idolo delle favole?

No, non era possibile.

Lo amava troppo per ritenere valida quell'opzione e pensò che fosse meglio affrontarlo.

Quando si decise, finalmente, ad alzarsi dal letto e mostrare il suo volto al mondo, si rese conto che era calata la sera.

A giudicare dall'altezza della luna piena, doveva essere notte fonda.

Si asciugò le lacrime ed uscì fuori dalla stanza, cercando di non fare rumore.

Il castello era silenzioso e tutti dormivano, questo rese la sua idea di cercare Jareth abbastanza difficile da mettere in atto in quanto non poteva chiamarlo a gran voce e non sarebbe stato carino aprire le porte una ad una fino a trovare la sua stanza.

Provò a riflettere.

L'ala ovest era dedicata agli ospiti e Jareth doveva trovarsi per forza in quel corridoio di sole cinque porte compresa la sua.

Si mosse in punta di piedi, camminando sul lungo tappeto bianco che giaceva in mezzo al corridoio.

La luce lunare batteva contro le finestre delle stanze, il corridoio non era per nulla illuminato, ma Sarah riuscì ad aiutarsi grazie ad un piccolo particolare.

Delle quattro porte presenti, tre erano aperte ed una no.

Questo lo capì notando che, dalle porte aperte, si poteva intravedere la luce della luna.

Jareth doveva essere per forza nella stanza chiusa.

Si avvicinò, con l'intenzione di aprirla, ma si fermò quando udì uno strano suono provenire dall’interno.

Sussultò e resto in ascolto qualche istante, udendolo altre due volte.

Preoccupata si decise ad aprirla, fortunatamente non cigolava e questo le permise di controllare se la stanza era corretta oppure no.

Intravide una luce di candela, proveniente dalla toletta, che illuminava una figura chinata e intenta a fare qualcosa...Jareth.

Prima che Sarah potesse parlare, si ritrovò qualcosa che la colpì in pieno volto “Ehi!” si lasciò sfuggire, notando che era stata una palla di carta a colpirla.

Jareth sussultò e si voltò di scatto, tirando indietro la sedia e rischiando di far cadere tutto dalla toletta.

“Che goblin ci fai, tu qui?” domandò bruscamente.

Sarah prese da terra la pallina di carta e gliela rilanciò indietro, colpendolo in testa “Non mi sembra carino il modo in cui ti rivolgi a me”

“Ed io non trovo carino il modo in cui tu ti presenti nella mia stanza senza permesso” ribatté lui, avvicinandosi pericolosamente a Sarah “Che cosa vuoi?” sibilò.

Sarah lo guardò negli occhi, sfruttando la poca luce proveniente dalla candela e dalla luna.

Lo sguardo di Jareth era duro, i pugni serrati, i denti stretti e tutto lasciava intendere tranne che la voglia di parlare civilmente.

Ma i suoi occhi...i suoi occhi parlavano da soli e sembravano chiederle pietà.

Sarah allungò le sue mani e prese quelle di Jareth.

Le mani affusolate e un tempo morbide, ora erano piene di segni che Jareth non poteva guarire per via dell'assenza di magia.

Le sentiva tremare, segno che lui non aveva dimenticato il suo amore nei confronti di Sarah.

“Jareth, che cosa hai fatto?” domandò dolcemente, non riuscendo ad arrabbiarsi veramente con lui.

Jareth sospirò “Ho dovuto farlo, Sarah” rispose “Tu non dovresti essere qui”

“E dove dovrei essere?” domandò lei “Nel mio mondo? Magari con Kal e le sue bugie?”

“Kal è stato obbligato da me, non ha colpe”

“Ma Kal non aveva più obblighi nei tuoi confronti” ribatté Sarah “Ti credeva morto e...” si bloccò, ripensando bene alla frase appena detta.

Gira e rigira aveva capito solo in quel momento ogni cosa.

Jareth l'aveva davvero fatta abdicare perché sapeva che stava per morire.

“Sarah?” Jareth si preoccupò.

“Perché non me lo hai detto?” chiese lei “Perché?”

“E' la mia colpa per aver ingannato il re degli elfi” rispose lui “Sarei dovuto morire lo stesso anche se tu fossi stata lì con me” spiegò “Ho preferito farti abdicare e farmi odiare piuttosto che vederti piangere la mia morte”

“Io ti sarei rimasta accanto!” sbottò “Perché lo hai fatto?”

“Perché speravo che prima o poi avresti desiderato la mia morte”

“Non potrei mai!” si scandalizzò Sarah “Non potrei mai odiarti! Io ti amo” gli sferrò una sottospecie di pugno sul petto “Io-ti-amo brutto...brutto...testa di goblin che non sei altro!”

Ogni parola corrispondeva ad un pugno.

Jareth la fece sfogare e poi la prese di forza e la strinse a se.

La strinse così forte da soffocarla e respirò il suo meraviglioso profumo, toccandole i capelli e tenendo i loro petti vicini...molto vicini.

Così vicini che Sarah, facendo molta attenzione, poteva sentire altre sporgenze in mezzo a loro.

Jareth era fatto a modo suo, ma la amava. Per tutti i goblin, quanto la amava.

Ma lei non era pronta ad affrontare davvero la vita dell'Underground o di qualunque altro mondo presente...non finché stava con lui.

“Jareth, io ti amo” mormorò Sarah, sempre fra le sue braccia e con la testa appoggiata al petto di lui.
Ma Jareth non disse nulla, si sentiva impossibilitato a dirle qualsiasi cosa, perché sapeva che la sua posizione era precaria.
Aveva ben altro in testa, come ad esempio l'incolumità di Sarah.
Ci teneva troppo per perderla e lui non era come quel matto de cappellaio che non diceva nulla mentre la sua donna in dolce attesa andava all'avventura.
Jareth non lo avrebbe mai permesso.
Avrebbe dovuto scusarsi anche con Alice, quello era sicuro.

Per ora, lì c’era la sua Sarah ed era a lei che doveva dedicarsi.
“Jareth, ti supplico” disse Sarah, ridestandolo dai suoi pensieri “Ti supplico, dimmelo”
Jareth deglutì.
Se diceva ti amo sarebbe risultato ipocrita.
No, non poteva dirglielo.
Poteva farglielo capire, certo, ma sarebbe stato valido?
No, anche lì sarebbe risultato ipocrita.
Ma non poteva tacere a lungo e non poteva tenere a freno le emozioni che lo stavano invadendo da quando lei era entrata nella stanza.
Sarah se ne accorse, ma non riuscì a proferire altra parola perché le sue labbra vennero chiuse in un bacio dolce, carico di passione e trasporto che mai credeva di poter sentire.
Nemmeno il bacio che si erano dati nel labirinto, o dopo la validità del matrimonio, era stato così...così...

Sentì un brivido percorrere la sua schiena e poco dopo si ritrovò adagiata sul letto, con il suo amato che continuava a baciarla e passare le sue mani lungo tutto il suo corpo.
Ed infine, Jareth riuscì a dichiarare silenziosamente il suo amore per tutta la notte.

  
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