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Autore: olivacaterina232    13/07/2021    0 recensioni
Momo Yaoyorozu non riesce a dimenticare l'attacco alla USJ quindi Shoto Todoroki la consola.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Yaoyorozu era nella sua piccola camera nel dormitorio della Yuei. Il suo letto occupava quasi tutto lo spazio della camera. Guardando il monitor dell’orologio, si accorse che erano le due di notte. Sospirò, accettando l’idea del fatto che non sarebbe riuscita più a dormire. Eppure era stanca, sentiva gli occhi pesanti, la testa martellante. Scostando le coperte dalle gambe si mise seduta e si infilò le sue ciabatte morbide. Decise che latte caldo e miele avrebbe fatto miracolo. Abbassò la maniglia, cercò di fare piano per non far cigolare la porta. Non avrebbe di certo voluto essere beccata dal professor Aizawa. La sua condotta scolastica doveva essere impeccabile. In punta di piedi Yaoyorozu, percorse il corridoio del dormitorio femminile. Manteneva l’equilibrio, non si permetteva di poggiare le mani sui muri. Arrivata nella sala centrale che univano i due dormitori, la squadrò per vedere se c’era qualche presenza in essa. Dopo aver squadrato tutto il grande salone, si avviò verso la cucina che era collegata. Poteva essere pur ricca, ma non aveva mai usufruito dei benefici che la sua posizione sociale gli permetteva. Quando era possibile di nascosto, si recava nelle cucine e si faceva dare lezioni di cucina. Se voleva diventare un eroe allora doveva sapersela cavare in tutto. In modo lento e piano poggiò la sua mano sulla maniglia dello scompartimento, e prelevò dalla griglia una tazza. Sempre tutto in modo silenzioso. Dal frigorifero estrasse il cartone del latte e piano piano lo versò nella tazza, prese il barattolo del miele e ne versò una grande quantità. Yaoyorozu Momo amava le cose dolci. Quando stava per spostarsi, per mettere a scaldare nel microonde il latte, qualcuno le tappo la bocca con una mano. Il corpo di Yaoyorozu aderiva al corpo dello sconosciuto, l’altra mano circondava il suo busto. Non premeva la mano fino a farle mancare l’aria, ma una certa pressione la sentiva. Sentiva la sua mente andare in panico, il suo corpo incominciava a tremare. Non riusciva a razionalizzare la situazione. Ancora teneva in mano la tazza, ma poteva sentire la sua mano quella voce, la riconobbe. Era Shouto Todoroki. Ma non ne era tanta sicura, aveva pronunciato quella domanda in un sussurro.tremare. “Chi sei?”. Poteva sentire il suo fiato dietro l’orecchio, il suo cuore palpitava. A sentir parlare La sua mano si allontanò, per farla parlare. “Mi chiamo Yaoyorozu Momo”. Finché non avrebbe capito le intenzioni dello sconosciuto, allora avrebbe dovuto essere cauta e acconsentire alle richieste. Il suo corpo era rigido, che quasi incominciava a sentire dolore alle articolazioni. Non sentiva più pressioni sul corpo, la mano non era più sulla sua bocca e sul suo busto. I loro corpi lontani. Un sussurro la colpì alle spalle, e poteva sembra uno di sollievo. Il suo cuore non smetteva di battere, e se avrebbe continuato così avrebbe potuto uscire dalla sua cassa toracica. “Yaoyorozu, scusami non volevo spaventarti”. Parlava sussurrando, per non farli beccare. Momo non si era ancora girata. Alla fine aveva avuto ragione, era Todoroki. Si portò una mano al petto, e lentamente si girò. Era tutto buio, ma poteva scorgere la figura del suo compagno di classe. “Pensavo che fossi un villain che si e intrufolato nella scuola. Ormai non mi stupisco più di niente”. Continuò Todoroki, con le sue scuse. Momo cercò di scorgere più dettagli del viso di Todoroki, ma non ci riuscì. “Non ti preoccupare, avrei fatto la stessa cosa”. Un pensiero improvviso le passò per la mente, cosa ci faceva qui l’eroe del ghiaccio e del fuoco fuori a quest’ora? Allontanando lo sguardo dal suo viso ma con ancora la mano sul suo cuore, poggiò la tazza sul marmo e camminò fino all’interruttore. La luce fioca si accese, e Momo chiuse gli occhi per l’improvvisa luce che si espanse per la stanza. Dopo un po di tempo, li riapre e la sua vista si abituò di nuovo ai colori. Il viso stoico del suo compagno di banco le apparve davanti, con la sua solita cicatrice sul lato sinistro a macchiare la faccia. Sembrava un angelo, con una parte di capelli bianchi. Sembrava un demone con la sua parte di capelli rossi e la sua cicatrice. Una persona che ne rappresenta due. I suoi occhi eterocromatici la fissavano, sembrava quasi che stesse cercando di leggergli i suoi pensieri. Momo parlò ancora.”Adesso che ci penso, Todoroki-san, cosa ci fai fuori dalla tua stanza?”. Non voleva essere invadente, però voleva sapere. La sua curiosità era superiore al suo volere. Si appoggiò alla parete con le sue braccio incrociate dietro la schiena. Todoroki sembrò pensarci sù. “In questo periodo, il sonno viene meno. Credo che sia normale dopo il periodo che abbiamo passato”. La sua voce era cauta ma dura non si muoveva quando parlava, il suo viso non trafilava nessun sentimento. Todoroki non aspettò la risposta di Momo. Avanzò verso la sua compagna di classe, e le si appoggiò accanto. Al suo gesto, Momo restò senza fiato. Non e mai capitato prima di oggi che Todoroki si comportasse così, perciò Momo sì stupì del suo comportamento. Certo, dopo l’evento sportivo, Todoroki ha cominciato a socializzare di più con gli altri. Durante la colazione non sedeva più da solo ma si univa con gli altri al tavolo, succedeva così anche a pranzo e cena. Si sforzava anche di conversare. I ragazzi della 1-A all’inizio erano sconcertati ma con il passare del tempo si sono abituati, accettando di buon grado Todoroki. "Sai… ti posso capire. Dopo il primo attacco dei villain, le notti per me erano difficili da affrontare". Salirono i brividi a Momo a pensare al quel periodo. "Non riuscivo ad affrontare la questione, Recovery Girl mi ha aiutato molto". A sol pensiero di quella donna, le venne spontaneo alzare le labbra all'insù. Non sapeva cosa avrebbe fatto senza quella benedetta donna. Quindi adesso c'era da pensare, se lei stessa al primo attacco è rimasta così traumatizzata, gli eroi professionisti cosa provavano ogni volta? Momo parlava con voce bassa per non farsi scoprire, ma lo faceva anche perché si vergognava del fatto. La sua prima esperienza sul lavoro e già era rimasta esterrefatta. All’improvviso un braccio si posò delicatamente sulle sue spalle. Un sussulto colpì il corpo di Momo, non era abituata a certi gesti di intimità con persone altrui. Solo Jiro Kyoka la sua bellissima migliore amica, aveva il permesso di toccarla. Odiava il contatto fisico. Ma al tocco del braccio di Todoroki, sembrava che dentro ci fosse un intero stormo di uccelli che svolazzavano da ogni parte possibile. I suoi battiti cardiaci erano aumentati, sembrava che il suo cuore stesse per impazzire e volesse uscire dalla sua cassa toracica. Le sue guance divennero rosse come i pomodori. “Sai io invece di vergognarmi, mi concentrerei sui punti deboli che dobbiamo sviluppare. Si erano villain di bassa lega, ma in qualche modo ci hanno messo in difficoltà”. Sussurrò Todoroki. “Io stesso ho capito che non devo fare affidamento sul mio quirk, per questo mi sto allenando anche nel corpo a corpo. Se serve allora assumi qualcuno che ti possa aiutare aiutare a sviluppare i tuoi punti deboli”. Continuò. Le lacrime cominciarono a uscire dai suoi occhi. Non sapeva perché, ma aveva una così gran voglia di piangere. No, non l’aveva superata ancora. Aveva soppresso solo i sentimenti. Si girò di scatto abbracciando di scatto l’eroe dai capelli bianchi e rossi e gli occhi etero cromatici. Lo stringeva a sé, il suo braccio prima appoggiato sulla schiena adesso era stagliato sulla schiena di Momo placidamente. Il suo viso si nascondeva nell'incavo del collo di Todoroki. I singhiozzi scuotevano il corpo di della vice capoclasse senza dargli tregua. Todoroki non si aspettava un crollo così emotivo, era abituato a vedere la sua compagna di banco sempre forte, non l’aveva mai visto abbattersi, faceva tutto in modo analitico. Ma la comprese. La lasciò fare, sapeva che anche le personi più forti potevano avere degli sconforti. La strinse a sé, strinse a sé il suo corpo tremolante, lasciò che le sue lacrime gli bagnassero la sua maglietta. Portò un braccio sulla sua testa e uno sulla schiena. Sapeva che in questo momento aveva bisogno di affetto. “Ho avuto paura”. Disse Momo singhiozzando ancora più forte. “La paura a volte aiuta. Invece di cadere dentro sfruttala”. Le parlò Todoroki, Momo poteva sentire il suo fiato caldo sull'orecchio. “Ho pensato che non ne sarei uscita viva dalla USJ”. Continuò Momo. “Usa questi pensieri come mantra per sopravvivere”. Momo allora si staccò dal corpo di Todoroki. Lo guardò. “Io voglio diventare più forte, perché diventare eroe è il mio sogno. Mi puoi aiutare a diventare più forte?”. Domandò Momo, le sue mani si sfregano gli occhi per poter vedere meglio il volto. Appoggiati entrambi sulle ginocchia, si guardano in faccia. Momo con una faccia speranzosa, Todoroki con una scioccata. In realtà la sua richiesta la fatto rimanere anche stupito. Lui insegnare? Momo aspettava, voleva imparare a diventare più forte, voleva imparare a sfruttare la sua paura. E se Todoroki gli aveva dato quei consigli, allora lui ci era già passato. “Ti prego, non avrò nessun effetto negativo sul tuo allenamento”. Momo si sarebbe chinata ai suoi piedi, pur di ottenere il suo aiuto. “Non c'entra nulla con il mio allenamento, ma il modo in cui io ho imparato non è stato affatto bello”. La testa di Todoroki si abbassò, il suo volto diventato scuro. “Ma posso cercare di insegnarti”. L’eroe di ghiaccio e fuoco, non sapeva perché l’aveva detto, ma sentiva che non poteva lasciarla così. Lo rese felice vedere il sorriso smagliante sulla faccia di Momo. Non sapeva perché ma il suo cuore si riscaldava a sol vederla sorridere, e sapeva che non era il quirk a renderlo così. Il suo cuore palpitava, non sapeva perché si sentiva così. Ma la sensazione lo rendeva felice,tranquillo. Momo sorrise ancora più forte di felicità. “Grazie.Grazie.Grazie”. Balzò sulle ginocchia e si buttò sul corpo di Todoroki abbracciandolo. Ma quando si rese conto del suo gesto, si staccò subito. Si girò di scatto e con una mano si grattò la nuca, un sorriso nervoso si staglia sulla sua faccia. “Allora facciamo domani ad uno dei campi di allenamento?”.Le sue parole uscirono dalla bocca nervose. “Ti aspetto lì alle 17:00”. Disse Todoroki, si lasciò alle spalle la sua compagna di classe e si diresse nel suo alloggio. Una curva all’insù era stampata sulla sua faccia. Oh non vedeva l’ora che fosse domani. Momo rimasta da sola, decise di portare a termine il compito per cui era venuta in cucina. Bevuto il latte, tornò nella sua stanza. Adesso era tranquilla,rilassata. Si addormentò veloce. Quella notte nei suoi sogni apparve l’eroe che ancora una volta l’aveva salvata.
   
 
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