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Autore: artemide88    14/07/2021    1 recensioni
Isabella Black frequenta la più importante scuola della Virginia e non solo ha ottimi voti, ma sta per diplomarsi con un anno di anticipo. Vuole andarsene, da quella scuola e quella città, il prima possibile perché odia i bulli che la perseguitano. Potrebbe però avere vita più facile se rivelasse un piccolo dettaglio sulla sua vita...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buona lettura



CAPITOLO 24

Le mani erano sudate, il cuore palpitante. L’anfitrione della serata chiamava le debuttanti in ordine alfabetico. Alice e Rosalie mi avevano già lasciata sola e si erano dirette a testa alta oltre il tendone: senza incidenti erano arrivate in fondo alle scale dove il loro cavaliere le attendeva per portarle a bordo pista. 
Zia Sue era rimasta con me, comodamente seduta sulla poltrona messa a sua disposizione. Anche le altre madrine erano sedute su poltrone simili. Le debuttanti stavano loro accanto in silenziosa, ma tesa, attesa. 
La zia mi toccò lieve la mano e mi sorrise. Mi sporsi verso di lei e mi confessò che faceva fatica a trattenere il sorriso. Doveva stare molto attenta a non guardare verso Jessica e nonna Stanley.
“Come ti sia venuto in mente…” Zia scosse la testa. Io mi toccai istintivamente quei meravigliosi orecchini a forma di freccia. Con la coda dell’occhio vidi la mia acerrima nemica trasalire.
Nonostante la mia apparente sicurezza, stavo tremando. Mi attendevano ancora le scale e un ballo. Anche se il mio cavaliere mi conduceva in modo perfetto, sentivo che le gambe avevano una consistenza gelatinosa.
“Isabella Marie Swan.” Era arrivato il mio turno. Il patibolo per la mia pubblica esecuzione era scintillante e pieno di voci che avrebbero assistito alla mia auto decapitazione per la clamorosa caduta che sicuramente avrei fatto.
Zia Sue mi sorrise incoraggiante e mi avviai verso il tendone che mi venne scostato da una solerte volontaria.
Guardai spaesata tra la folla, accecata dai fari potenti che illuminavano la mia discesa.
Un passo.
Poi un altro, a testa alta, con orecchini di diamante che irradiavano anche più luce dei fari.
Un terzo passo e così via finché a metà scalinata, finalmente, non vidi il mio premio. Edward mi attendeva, serio e composto, un vero uomo del Sud. Sorrisi e mi dovetti trattenere dal corrergli incontro e gettarmi tra le sue braccia. Restai concentrata per non fare un gran ruzzolone, ma era davvero difficile mantenere il contegno.
Giunsi sana e salva tra le braccia del mio cavaliere mentre l’anfitrione ne annunciava il nome.
“Sei meravigliosa.” Edward ripeté le parole di zia e quasi ci credetti anche io. Mi baciò la mano e si complimentò con se stesso per la scelta degli orecchini. Mi condusse al limitare della pista, dove si erano già allineate le altre debuttanti. 
Vidi Alice, piena di energia e felicità, mano nella mano con Jasper e sorrisi. Magari avevo creato una nuova coppia. Mi sentii meno Cupido quando vidi il volto scuro di Rosalie. Due giorni prima del ballo le avevo chiesto carta bianca e che non si stupisse di nulla quel giorno. Avevo convinto sua madre a non farla debuttare con quel viscido di Royce King e le avevo trovato un altro cavaliere.
Emmett era un armadio e sovrastava la folla, e anche se la dama era poco felice dell’abbinamento, ero convinta di aver fatto la scelta giusta per lei. Non poteva sposarsi con quella serpe e noi avremmo assestato un colpo decisivo contro gli Stanley.
“Sei meravigliosa.” Ripeté Edward.
“Merito di questo straccetto.” Lisciai la gonna nera che lasciava intravedere gli strati sottostanti di diverse tonalità, dal grigio più chiaro a quello più scuro. La parte alta della gonna e tutto il corpetto erano impreziosite da un impalabile e finissimo pizzo che decorava il tessuto con volute che ricordavano il collo sinuoso dei cigni. E quel pizzo proseguiva, oltre lo scollo a cuore del corpetto, fino a formare un collo, quasi alla coreana. La schiena, invece era per la maggior parte scoperta. Non era solo il colore a essere stravagante, era tutto l’abito a suscitare i brusii che sentivo tra la folla dal mio arrivo, il nero non era certo il colore più gettonato. Molte sceglievano il bianco, come Jessica. Aveva di certo pensato di toglierlo a me per potersene appropriare, assomigliando più a una meringa senza carattere che a una ragazza. Altre puntavano sul colore per risaltare nel mare del bianco. Il nero...anche se elegante, era ritenuto fuori luogo. 
Zia Sue aveva puntato sul bianco per omaggiare il Cigno Bianco, io sul nero, come mia autocelebrazione. Un po’ arrogante da parte mia, ma anche la zia aveva concordato che potevo permettermelo per una volta.
Edward rise proprio mentre l’ultima debuttante arrivava vicino a noi.
“Prego i nostri gentili cavalieri di condurre le bellissime dame in pista. Benvenute nella nostra società, signorine.” Come da protocollo ci inchinammo leggermente al cerimoniere, in segno di ringraziamento.
“Sei pronta?” Deglutii a fatica, il nervosismo minacciava di sopraffarmi. “Tranquilla, conduco io.” Edward era rassicurante e quando la musica iniziò, ci muovemmo con le altre coppie. Sembravamo un corpo solo che danzava per tutta la sala. “Rilassati, stai andando bene. Mi hai pestato il piede solo una volta.” 
Guardai male il mio cavaliere che si permetteva di fare dell’ironia nel momento più inopportuno. 
Solo quando la musica finì e uno scrosciate applauso invase la sala, mi accorsi che avevo davvero ballato davanti a tutti senza rendermi ridicola.
“È…è già finito?” Domandai inebetita. Era durato meno di un battito di ciglia. O forse ero io che non mi accorgevo di quello che succedeva attorno a me, non quando Edward mi stava accanto e mi sorrideva innamorato. Aveva ragione, mi dovevo solo far distrarre, o meglio guidare, da lui e non avrei commesso passi falsi.
“Ne sei delusa?” Tutti i cavalieri si inchinarono alle loro dame. Qualche coppia, tra cui, notai con piacere, Alice e Jasper, restò sulla pista per un secondo giro di danze. “Spero che mi concederai un altro ballo prima della fine della serata.” Annuii entusiasta, mi piaceva ballare con lui. Ero al sicuro tra le sue braccia.
Venimmo raggiunti da Rose e Emmett che non si parlavano e si guardavano solo in cagnesco.
“Forse con loro hai esagerato.” Mi sussurrò Edward all’orecchio. “Emmett non sopporta molto la bionda.”
“Emmett non sopporta nessuno.” Replicai. “Non potevo lasciare Rose nelle mani di Royce King.”
Il mio ragazzo concordò. Quando era stato dato l’annuncio che il cavaliere della figlia del sindaco sarebbe stato Emmett McCarthy, aveva visto il cugino di Jessica impallidire e diventare livido nel giro di tre secondi. Edward aveva temuto che facesse una scenata e in molti lo avevano guardato sconcertati perché si era presentato sulla pista per prendere la mano di Rose che invece era stata prontamente afferrata dal giocatore di football. Il mio piano era riuscito anche meglio del previsto. Royce King aveva fatto una brutta figura, era stato escluso dal ballo e dalla vita amorosa della ragazza. La madre di Rose era stata, non solo molto disponibile a inserire Emmett al suo posto, ma anche sollevata dalla mia proposta di cambio cavaliere. Non approvava il matrimonio tra la figlia e il bell’imbusto di casa King. Inoltre lo smacco per la famiglia Stanley sarebbe stato totale. E anche Lilian Hale odiava nonna Stanley.
“Questa me la paghi.” Rose sibilò all’altro mio orecchio. “Potevi scegliere chiunque...chiunque.”
“È il primo che mi è venuto in mente.” Mentii. In realtà trovavo molto romantico che tre amiche fossero accompagnate da tre amici. “Prova ad andarci d’accordo, potrebbe sorprenderti...”
Edward mi trascinò di nuovo sulla pista prima che Rose potesse replicare.
“Un giorno si accorgeranno di quanto stanno bene insieme e mi ringrazieranno.” Affermai convinta.
“A King sembrava fosse andato di traverso qualcosa di acido, quando è stato annunciato Emmett. Come tu abbia fatto a convincerli, rimane ancora un mistero per me.”
“Mi dovevano un favore.” Gli avevo o no riportato a casa il loro amico? “E gli ho concesso di usare il mio bagno per le loro attività ludiche.” Avrei rimpianto per il resto dell’anno quella promessa. Sapevo già che non avrei più avuto indietro il mio personale rifugio.
“Anche io vorrei approfittare di quel bagno.” Mi sussurrò all’orecchio, dopo aver soffocato le risate. Io avvampai. “Sei meravigliosa quando arrossisci. E stasera sei più che meravigliosa. Sei la regina dei Cigni Neri.” Mi guardò ammirato. Sentivo il vestito fluttuare attorno a me e mi sentivo davvero una regina.
Questa volta più che ballare, dondolammo sul posto, stringendoci in un abbraccio pieno d’amore. Restammo in silenzio, godendoci il momento e escludendo tutti dalla nostra bolla.
Quando tornammo dai nostri amici, sembrava che le cose tra Rose e Emmett stessero andando meglio, non si parlavano, ma almeno non si guardavano più male, visto che stavano entrambi parlando con altre persone.
Emmett si accorse del nostro arrivo: non mi fece nemmeno sedere o prendere il bicchiere di sidro che mi stava offrendo Alice che mi trascinò sulla pista.
“Ehi!” Protestai, ma era tutto inutile. Lo scimmione era scuro in volto e non avrebbe sentito ragioni. Edward chiese cortesemente la mano a Rosalie. Stupido uomo del sud.
“Perché lei? Perché io?” Ah, Emmett voleva parlare lontano da orecchie indiscrete.
“Perché sì.” Ogni tanto lui gettava un occhio all’altra coppia che volteggiava vicino a noi. Io, invece, mi affidavo ai muscoli del mio cavaliere per non cadere. Una strana idea mi solleticò la mente. “Emmett...per caso...per caso, ti piace Rosalie?” Domandai con un luccichio di malizia negli occhi. Lui cercò di negare, ma lo pressai così tanto che alla fine confessò che Edward non era l’unico ad avere delle fissazioni in fatto di ragazze. 
“Il tuo è stato un colpo basso.”
“Un inconsapevole colpo basso, Emmett. Prova a essere carino con lei, offrile da bere...sorridi...” 
Ogni mio ulteriore consiglio venne stroncato da un biondo ricciolino che chiese di poter concludere con me il ballo. Mi pentii di aver scelto Emmett e Jasper come cavalieri per le mie amiche, altro che idea romantica. 
“Io...io ci proverò.” Emmett mi fece una gran tenerezza. Dentro di sé nascondeva un cuore davvero tenero da cavaliere senza macchia e senza paura. Viveva, però, questa bontà come un fardello e si trincerava dentro una pesante armatura di ruvido menefreghismo alternato a esuberanti spacconerie. 
“Forza, dimmi che cosa vuoi.” Con Jasper era sempre meglio giocare in attacco.
“Non posso ballare con una delle dame più affascinati di questa sera?” Lo invitai a non prendermi in giro. “Ok, ok, rendi sempre più orgoglioso il tuo insegnate.” Il mio sguardo gli ribadì il concetto di prima. “Se frequento Alice per te non è un problema, vero? Lo so che sotto sotto sei perdutamente innamorata di me, ma non sono fatto per le relazioni a tre.” Sopirai e casualmente gli pestai un piede. Lui fece una smorfia che subito si trasformò in un sorriso. 
“Devi chiederlo ad Alice se vuole uscire con te. Io ho già fatto abbastanza, come Cupido.” Le ultime note lasciarono il posto a un ennesimo applauso. 
Jasper si inchinò e mi prese la mano per portarsela alla bocca. Poi mi abbracciò e mi sussurrò alcune parole all’orecchio. Mi irrigidii e mi allontanai da lui che se la ghignava.
Edward mi raggiunse, capì che qualcosa mi aveva turbata, guardò male l’amico, ma non disse niente mentre raggiungevo a passo di carica i miei parenti al tavolo del buffet. 
Cercai di riprendere tutto il contegno di cui fui capace prima di presentarmi da loro.
Edward mi appoggiò una mano sul fianco, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di mio padre.
 “Renèe, zia Sue.” Fece il baciamano a mamma e zia. Io alzai gli occhi al cielo perché era sempre un uomo del Sud. “Preside Swan.” Edward tese la mano a papà. Passò un interminabile momento in cui ebbi paura che papà facesse il vecchio cavernicolo e non stringesse la mano al mio ragazzo. Ma noi donne, alla fine, potemmo tirare un sospiro di sollievo.
“Siamo così orgogliosi di te, Isabella.” Mamma aveva le lacrime agli occhi e mi stringeva le mani.
“Non sono caduta.” Dissi con una certa fierezza.
“Sei davvero bella.” Edward mi passò prontamente un fazzolettino per mia madre perché mancava davvero poco e i rubinetti della sempre composta Renèe si sarebbero aperti, mettendomi in imbarazzo.
Zia Sue stemperò la tensione spostando la conversazione sul ballo e sui suoi partecipanti.
“Hai delle amiche preziose, Isabella. Ne sono molto felice.” Annuii alla zia, ero felice anche io, nonostante avessi dovuto ingoiare il mio orgoglio Yankee tutto intero per essere a quel ballo. “Pensi che Alice accetterebbe in regalo il ciondolo che le ho prestato? A me non serve più e a lei sta divinamente.” Sorrisi e proposi alla zia di lasciarlo in eredità al folletto. Alice avrebbe apprezzato il gesto e non si sarebbe sentita in difetto per le sue umili origini.
Papà non spiaccicò parola e rimase imbronciato a osservare la mano di Edward che mi accarezzava il fianco. Il mio ragazzo voleva proprio perderla, quella mano.
“Entro mezzanotte a casa, signorina.”
“Charlie...” Lo ammonì mamma. Io mi sentii una bimbetta in castigo.
“Charles.” Ah, papà era proprio nei guai se zia Sue lo chiamava con il nome di battesimo che ormai nessuno usava più. “Penso che Isabella si sia meritata il resto della serata tutto per sé.” Zia mi fece persino l’occhiolino, complice. Mamma, invece, pregò papà di non fare il cavernicolo armato di clava.
Io avrei solo voluto sprofondare per il leggerissimo odore di figura di merda che aleggiava nell’aria.
All’improvviso Charlie scoppiò a ridere, abbandonando lo sguardo torvo. “Ah, Cullen. Credo che per te non ci sia peggior punizione che stare con una Swan.”
“Papà!” Lo sgridai indignata.
“Scoprirai a tue spese quanto le donne Swan possano essere meravigliose e terrificanti nello stesso momento.”
Edward si fece serio, tese di nuovo la mano a papà e disse: “Mi prenderò cura di sua figlia, preside Swan.”
Tra le loro mani passò un filo invisibile a suggellare quella promessa. Cose da uomini, mi dissi, e alzai gli occhi al cielo. Stupidi uomini del Sud. Mamma e zia Sue, invece, erano commosse.
Decisi che era arrivato il momento di dileguarsi per prendere una boccata d’aria, la mia famiglia poteva essere emotivamente stancante.  Mamma aveva anche voluto fare una serie di foto da inviare a Jake che non era potuto venire. Erano ammessi solo i genitori e le madrine come accompagnatori.
In un angolo vidi i nostri amici e proposi di andare tutti a fare un giro sulla terrazza panoramica. Il piano dell’hotel dove si svolgeva il ballo delle debuttanti, era diviso in due. Da una parte la sala da ballo, dall’altra una bella terrazza con piccole lucine decorative sulle piante ornamentali.
Passammo dal guardaroba a prendere i cappotti e le borse perché era comunque metà dicembre. 
Stavamo chiacchierando nel corridoio, Edward scherzava con i compagni di squadra e mi teneva un braccio sulle spalle. Alice raccontava dei volteggi, Rosalie era più taciturna.
“Tuo padre era davvero commosso.” Mi disse Edward ad un tratto, aveva osservato il preside più di quanto mi aspettassi.
“Spero che si ricordi di questo momento mentre preparerò le valigie per Boston.” Mormorai un po’ triste. Io e Edward avevamo parlato a lungo su dove andare l’anno successivo. Alla fine avevamo ottenuto entrambi l’ammissione per le università prescelte e avevamo adottato un metodo più o meno scientifico per la decisione. Presi i programmi di tutte le università in lizza, avevamo assegnato dei punti. Per Edward le migliori erano Stanford e Harvard. Per me la Brown e Harvard. Ovviamente avevamo optato per Harvard, visto che andava bene a entrambi.
“E tu? Hai parlato con tuo padre?” Da come arricciò il labbro immaginai che no, non aveva parlato con suo padre. “Prima o poi dovrai dirgli che non vuoi diventare medico.” Quella decisione gli aveva fatto passare notti insonni.
Ci fermammo a pochi passi dalla porta finestra che dava sulla terrazza perché un gruppo di uomini stava discutendo animatamente. Una meringa bianca vicino a loro cercava di placare le urla di uno di loro.
“Dove sono quelle puttanelle? Tanto brave a fartela annusare e basta.”
Royce King era ubriaco e alcuni impiegati dell’hotel stavano cercando di calmarlo.
“Signor King, andiamo...”
“Andiamo a fanculo!” Urlò più forte Royce. Jessica si stava per mettere a piangere. Il suo debutto era del tutto rovinato e quasi mi dispiacque per lei. Quasi. “Oh, eccole che arrivano.”
Ci eravamo fermati a qualche metro da loro, Edward mi strinse di più a sé e anche gli altri cavalieri si avvicinarono alle loro dame.
“Devo insistere, signor King...” L’impiegato venne scansato malamente e questo diede ordine a qualcuno di chiamare la sicurezza.
“Allora, Miss Rosalie, hai fatto un patto con il diavolo?” Intendeva me, anche se il suo braccio tremava così tanto che poteva aver indicato chiunque. “Siete solo delle patetiche ragazzine che giocano a fare le grandi.”
“Jessica, porta tuo cugino a casa e fagli passare la sbronza.” Emmett si era fatto avanti.
“Uh, uh, il protettore delle virginali...virginali...” Royce cercava la parola ripetendo all’infinito virginali. Era un ubriaco dalle dubbie proprietà linguistiche. “Vagine!” Urlò schioccando le dita, felice di aver trovato la parola.
Tirai la manica di Edward perché ce ne andassimo, ma Royce non aveva finito.
“Scappate, scappate conigli. Andate a scopare quelle puttanelle finché ve la danno.”
Emmett era agile per la stazza e in un attimo gli fu addosso, colpendolo con violenza alla mascella. Gli diede solo un pugno, poi si rialzò.
“Sei feccia che non merita nemmeno di essere mandato al pronto soccorso. Questo è solo un assaggio di quello che ti succederà se non sparisci immediatamente.” Tremava. Voce e corpo tremavano per lo sforzo di trattenere la rabbia che lo stava consumando. Si rialzò e andò subito sulla terrazza a prendere il fresco della notte, mentre quelli della sicurezza, appena arrivati, portarono via Royce King, svenuto.
Rosalie aveva ancora le mani sulla bocca, pensai fosse spaventata. Mi mossi verso di lei per vedere se era sotto shock, ma mi precedette e andò in terrazza ad abbracciare la schiena di Emmett.
“Andate, piccioncini. A quei due ci pensiamo noi.” Jasper ammiccò e avrei voluto replicare le gesta di Emmett, ma preferii prendere Edward per mano e nascondermi con lui nel primo sgabuzzino che trovai.
Mi appoggiai alla parete e chiusi gli occhi per rasserenare la mia mente provata con il silenzio.
“Serata intensa.” Concordai con il mio ragazzo. “Però ammetti che ci stiamo divertendo.” Passato il primo momento di stupore per la scena a cui avevamo appena assistito, sì, dovevo ammettere che quella sera non ci saremmo certo annoiati. “E hai anche ballato senza pestarmi i piedi. Ti serviva solo il cavaliere giusto.” Edward si era avvicinato e mi sorrideva malizioso. “Odio avere sempre ragione.”
“A me serve solo un bacio.” Lo tirai per la camicia per farlo avvicinare di più e mi godetti le sue labbra morbide e calde.
In una pausa per riprendere fiato mi chiese se doveva picchiare il suo amico per avermi sconvolta. Non capii subito che si riferiva a Jasper e al nostro ballo.
“Mi ha preso alla sprovvista. Mi ha comunicato che già lunedì userà il mio bagno.” Storsi il naso. La seconda parte non l’avrei mai confessata. Jasper mi aveva consigliato di prendere esempio da lui. E forse inconsapevolmente lo stavo facendo, lì, in quel lo sgabuzzino.
“Bella,” Edward aveva il fiato corto. “Non sono un santo.”
“Nemmeno io.” Estrassi dalla mini borsetta una tessera magnetica di una stanza dell’hotel.
Edward strabuzzò gli occhi. “Miss Swan, non starà cercando di ghermire la mia virtù?”
“Come se ci fosse una virtù da ghermire.” Sbuffai. Edward mi accarezzò una guancia e mi chiese se ero sicura. “Possiamo sempre giocare qualche base e vedere che succede.” Il mio sorriso malizioso non era paragonabile al suo, ma lo convinse a uscire dallo sgabuzzino e andare nella stanza.
Pensai che sì, ero sicura, molto sicura di me, di noi e del nostro amore.





p.s. dell'autrice: eccomi con il capitolo dedicato al ballo. mi scuso per la lunga attesa, ma finalmente sono tornata e tra pochi giorni arriverà anche il prossimo capitolo. 
grazie a chi legge e chi commenta (dovrei rispondere tra poco alle recensioni...salvo imprevisti) 
a presto
Sara


   
 
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