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Autore: Feisty Pants    14/07/2021    1 recensioni
La banda è ormai fuori dalla banca di Spagna e cerca di ricominciare a vivere in piena tranquillità spostandosi da un luogo a un altro. Alicia Sierra, Cesar Gandia e la polizia segreta, però, cercheranno in tutti i modi di trovare i Dalì per porre fine a una guerra che ormai stava durando troppo tempo. I veri protagonisti, questa volta, saranno i sentimenti, le emozioni e le storie personali di ogni membro della banda obbligato a fare i conti con i fantasmi e tesori della propria vita.
(Alcuni elementi della trama originali sono stati modificati. Nairobi, infatti, è ancora viva e il professore è riuscito a portare fuori la banda dalla banca di Spagna senza aver incontrato Alicia Sierra)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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CAPITOLO 8
PIANO RAYO

 
Rio rimane immobilizzato sul divano, senza la capacità di muovere nemmeno un arto. Si sente congelato in un mondo senza tempo, risucchiato da una realtà che non comprende e accoglie. Un ragazzo nel magnifico decennio dei vent’anni che si trova da solo in un pianeta che non lo vuole e lo desidera morto. Un giovane considerato delinquente senza conoscerlo, al quale avevano strappato la famiglia.

Rio si allontana dal gruppo con uno scatto fulmineo, chiudendosi in una stanza adiacente senza proferire parola. È la stessa Nairobi che, questa volta, fa cenno a Tokyo di provarci e di andare da Rio. Tokyo la guarda sconvolta, non sapendo come comportarsi. La ragazza dai capelli corti sa di essere l’unica in grado di consolare Rio e, mettendo da parte il proprio dolore e astio, trova il coraggio di alzarsi in piedi e dirigersi verso la stanza dell’ex fidanzato.

“Che cosa facciamo?” chiede Denver rompendo il silenzio, rivolgendosi a tutta la banda.

“Dobbiamo andarci giù pesantemente contattando anche la polizia. Gli mostreremo anche la morte dei genitori di Rio e di come sia necessario acciuffare quei criminali prima che uccidano ancora qualcuno” spiega il professore, per poi telefonare alla polizia.

L’ispettrice ha appena scoperto della morte dei due innocenti e si ritrova senza parole di fronte a un caso che non riesce a comprendere, quando il telefono inizia a squillare.

“Angel, fai uscire tutti. Voglio che rimaniamo al telefono solo io e te con il professore” spiega Georgia facendo segno a tutti di andarsene, anche se dubbiosi e contro voglia.

Una volta rimasti soli, i due si apprestano a rispondere con serietà, senza ulteriori battute o domande.

“Professore, buongiorno” lo saluta Georgia con educazione.

“Buongiorno Ispettrice, penso che abbiate visto anche voi il telegiornale” introduce subito il prof, sfogando lo stress sul foglio di origami.

“Sì. È ovvio che dietro a tutto ciò sia presente la Sierra e Gandia. I genitori di quello che voi chiamate Rio erano protetti e impossibili da rintracciare. È evidente che siano stati loro. Inoltre abbiamo ascoltato la telefonata di minaccia avvenuta nei confronti di Nairobi” descrive dettagliatamente l’ispettrice calando le difese, intenzionata a contrattare con il professore.

“Ispettrice…” sospira il professore, per poi aggiungere con coraggio: “vorrei chiederle una tregua e una collaborazione”

Georgia rimane di stucco di fronte alla proposta, rivolgendo uno sguardo attonito a Angel che si stupisce allo stesso modo della collega.

“Siamo pronti a rivelarle il nostro piano, solo se ci darete una mano” contratta poi il professore, consapevole della delicatezza della richiesta. L’ispettrice ragiona silenziosamente per qualche istante per poi annuire ed accettare.

“Non vogliamo rubare niente all’interno del Palazzo Reale. Nulla è stato distrutto, ogni cosa fatta serviva per depistare e soprattutto per attirare l’attenzione di Sierra e Gandia che, come avete visto, continuano a minacciarci. La banda dei Dalì si trova all’interno del Palazzo sperando di poter chiamare a sé quegli assassini che non vedono l’ora di ucciderci. Vi chiedo una tregua nella riuscita di questo piano. Permetteremo ad una squadra armata di entrare nel Palazzo sostituendo gli ostaggi con loro. Una volta realizzata la formazione interna, toccherà a voi dichiarare che il tetto è rimasto scoperto e, quando avremo mandato in onda l’ennesimo servizio su Sierra e Gandia, faremo intuire dei buchi nel piano. Sierra e Gandia entreranno così sicuramente nel Palazzo e li potremo catturare” descrive dettagliatamente il professore, con il suo solito dito a pinza.

“Come faccio a sapere che non stai bleffando professore? Inoltre sai benissimo che se dovessimo entrare lì, i prossimi da arrestare sareste voi vero?” domanda l’ispettrice titubante.

“Non credo proprio che ci stiano ingannando” si intromette Angel rassicurando l’ispettrice. La donna lo guarda attentamente per capire le sue ragioni per poi aggiungere:

“Professore, è lì presente la ex ispettrice Raquel?”

Il prof guarda la compagna intensamente, deglutendo e annuendole di intromettersi senza problemi.

“Sì, sono qui” risponde Raquel sistemandosi il microfono.

“Raquel, come facciamo a fidarci?” chiede Georgia dubitando della ex collega.

“Georgia, so che sono passati tanti anni e che tu custodisci di me un ricordo e una reputazione diversa. Ora però ci troviamo in una vera e propria battaglia. Questo colpo è stato realizzato esclusivamente per stanare quei delinquenti che hanno da subito utilizzato la violenza. Noi l’abbiamo sempre rifiutata e non abbiamo mai ucciso nessuno. Sappiamo del valore della vita delle persone e non siamo assassini. Il Palazzo Reale non è stato toccato e ci adopereremo per ripagare il debito una volta terminata la faccenda. Sappiamo anche che siamo ricercati e nel farvi entrare rischieremmo la cattura, motivo per cui non possiamo mentirvi sul fatto che tenteremo di scappare, ma è l’occasione migliore per fermare questa malvagità insensata” dice con dolcezza Raquel, aprendo il cuore alla ex collega che conosce molto bene. Raquel lascia la donna nel suo profondo silenzio decidendo, poi, di giocare la sua ultima carta.

“Angel, so che sei lì” sussurra lei richiamando l’attenzione del migliore amico.

“So che cosa pensi, so che mi consideri ormai una delinquente dal punto di vista della legge, ma dentro di te sai che sono sempre la stessa e che non proporrei mai un accordo del genere se non fosse sicuro. Noi desideriamo veramente allontanare dei possibili terroristi che fanno male a noi, a degli innocenti e anche a voi. Non vi sto chiedendo una pace, vi sto chiedendo una tregua” conclude l’arringa Raquel, speranzosa di essere riuscita nell’intento.

I due ispettori si guardano intensamente negli occhi. Si stavano giocando il tutto per tutto, rischiando di schierarsi dalla parte dei ladri senza sapere i loro veri fini. L’ispettrice non vorrebbe cedere, eppure sente un messaggio sincero e delle motivazioni fondate che condivide anche lei. Gandia e Sierra erano al momento molto più pericolosi dei Dalì. Una volta rivolto un ultimo sguardo ad Angel, la donna si siede alla postazione e, riattivando il microfono afferma un chiaro e conciso:

“Accetto!”

Nelle ore successive il piano di collaborazione tra polizia e banda trova già avvio e ognuno si prepara all’azione. Nel frattempo, però, Rio si trova ancora all’interno della stanza, accucciato su sé stesso ed immerso dalle lacrime.

Tokyo entra nel luogo in punta di piedi, sentendo il cuore esploderle in gola. Nemmeno lei sapeva perché lo stesse facendo, soprattutto dopo tutta la sofferenza arrecatale da Rio, ma era consapevole del fatto di essere l’unica nella banda a conoscerlo veramente.

La ragazza gli si siede accanto in silenzio, senza dire nulla per lasciarlo nei suoi spazi. Rio avverte immediatamente la presenza della ex compagna e cessa il suo pianto, alzando il volto per guardarla negli occhi.

“Grazie per essere qui” si limita a dire lui abbozzando un sorriso forzato.

“Tu hai fatto lo stesso quando morì mia madre, non potevo lasciarti da solo” risponde Tokyo con serietà, continuando a massaggiarsi freneticamente le braccia.

“Sai che cosa mi dispiace?” comunica lui, desideroso di parlare a cuore aperto.

“Sapere che loro di me conservano dei brutti ricordi. Sono diventato quello che sono per gioco, rendendomi conto delle mie capacità informatiche e utilizzandole in ogni contesto. Ho esordito a scuola entrando nei sistemi scolastici fino a diventare un delinquente per essere stato scoperto in un sito statale. Loro hanno sempre cercato di portarmi sulla strada giusta, invitandomi a usare le mie doti per cose belle e non sicuramente per fare ingiustizie. E io come li ho ripagati? Rapinando due banche e mettendomi ancora di più nei casini… non avrò mai modo di chiedergli scusa, di dirgli che gli voglio bene e dimostrargli che posso cambiare” confessa lui, nascondendo di nuovo la testa tra le braccia per piangere.

“Tu non hai bisogno di cambiare… non hai mai fatto nulla di male e hai scelto una strada diversa non moralmente accettata, ma che sicuramente ti ha reso un ragazzo migliore. Anche mia madre è morta per causa mia, ma sono sicura che lei non ha mai smesso di amarmi. Lo stesso vale per i tuoi genitori” lo incoraggia Tokyo, appoggiandogli una mano sulla schiena.

“Mi chiedo come farò ora… sono completamente solo, con dei traumi che non riesco a superare. Ho paura anche di vivere! L’unica cosa che mi può rialzare è trovare qualcuno da amare per poi rinascere e affidarmi, ma dubito di riuscire ad innamorarmi di nuovo” taglia corto lui, non rendendosi conto di aver appena pugnalato Tokyo in pieno petto con quelle parole.

La ragazza avverte una forte fitta al cuore e gli occhi inumidirsi di lacrime. Lei lo amava ancora con tutta sé stessa e vederlo così distante, intenzionato a innamorarsi di altre la fa soffrire malamente. Tokyo non vuole dire nulla, anche se avrebbe il desiderio di urlargli addosso ciò che prova, ma opta per alzarsi e spronarlo a non lamentarsi e pensare alla buona riuscita del piano.

“Non so come sarà il futuro, ma sicuramente so che ora abbiamo un presente da far funzionare alla perfezione. Una volta terminato questo piano potrai pensare a tutto ciò che vuoi, ora utilizza la rabbia che nutri per la morte dei tuoi come forza ed energia per ottenere la nostra rivincita” conclude lei con freddezza, per poi lasciare il ragazzo da solo e raggiungere gli altri.

Qualche ora dopo…

La polizia aveva permesso la realizzazione del piano, riuscendo ad allontanare la stampa e comunicando la tregua a tutti gli organi competenti. Il luogo era stato isolato e, dopo aver disabilitato le telecamere, lo scambio tra poliziotti e ostaggi era stato effettuato.

Gli ostaggi, per permettere la buona riuscita del piano, erano stati portati in un sotterraneo, ancora legati e accuditi da alcuni poliziotti che non dovevano liberarli per nessuna ragione al mondo. All’interno del Palazzo, quindi, erano ora presenti falsi Dalì e poliziotti, schierati dalla stessa parte per riuscire ad acciuffare dei delinquenti. I poliziotti arruolati, con indosso maschera e tuta rossa, prendono il posto degli ostaggi imbracciando però armi vere e finte manette, in grado di spezzarsi una volta entrati gli assassini.

Tutto era ormai pronto e serviva ora solo l’ultimo tassello: inviare alle radio e alla televisione tutta la verità su Alicia Sierra e Gandia.

“Ispettrice, è tutto pronto. Il servizio può andare in onda” comunica il prof, chiudendo la telefonata con Georgia per poi rivolgersi a Rio.

“Ti assicuro che andrà tutto bene. Riusciremo ad acciuffare quei delinquenti e questa collaborazione ci permetterà di dare giustizia alla morte ingiusta dei tuoi genitori. Inizia ora il piano Rayo” lo consola il prof, ponendogli una mano sulla spalla per dare incoraggiamento e forza. Rio risponde con un sorriso seppur colmo di tristezza e, pronto all’azione, si siede alla propria postazione.

“Nelle ultime ore sono avvenuti dei nuovi accadimenti riguardanti gli assassini Alicia Sierra e Cesar Gandia. I due, chiusi in una base segreta localizzabile all’interno della Spagna, hanno provocato la morte dei genitori di Anibàl Cortès oltre a commettere molti altri reati. Da una telefonata che ora manderemo in onda, possiamo sentire la minaccia operata da Alicia Sierra nei confronti del professore. La ex ispettrice, infatti, ha sequestrato il figlio di Agata Jimenez, rintracciando illegalmente il padre Enrique Garcia, poliziotto ufficialmente radiato a seguito della collaborazione con i criminali. Rilasciamo ora anche la dichiarazione dei genitori affidatari del bambino che affermano di essere stati minacciati con pistole” spiega la giornalista, attirando a sé l’attenzione di miliardi di persone che cominciano così ad urlare nelle piazze chiedendo giustizia.

“Noi siamo i genitori affidatari di Axel e, per la seconda volta, ci è stato strappato via contro la nostra volontà. Alicia Sierra è entrata nella nostra abitazione con alcuni uomini armati vestiti di nero. Ci hanno obbligato a chinarci a terra con le mani dietro la testa, per poi spiegarci il loro piano. Ci hanno puntato una pistola alla tempia dicendo di consegnargli immediatamente il bambino o ci sarebbero state conseguenze. Mio marito ha avuto il coraggio di ribellarsi, ricevendosi però una serie di pugni in pancia” inizia a spiegare una donna di circa cinquant’anni, con voce tremante e occhi terrorizzati, mentre vengono mostrati i lividi presenti sul petto dell’uomo.

“In seguito è arrivato un uomo che abbiamo identificato come Cesar Gandia che ha preso il bambino, iniettandogli un sedativo per farlo addormentare e caricandoselo sulla schiena dicendo: “è proprio meticcio come sua madre”. Noi non abbiamo potuto fare nulla. Mio marito era ancora a terra, quasi svenuto per i colpi presi che gli hanno anche fratturato due costole e io, indifesa, mi sono trovata due pistole puntate alla gola. Mi hanno detto di non farne parola con nessuno e che il bambino serviva solo per minacciare Nairobi. Se avessimo aperto bocca loro ci avrebbero uccisi” spiega dettagliatamente la donna, facendo esplodere una vera e propria rivoluzione tra le strada della città. La gente inizia ad impazzire, ad urlare, assembrarsi gridando giustizia per Axel, Nairobi e i due genitori intervistati.

“Noi rivogliamo indietro il bambino e soprattutto vogliamo che possa ritrovare anche sua madre, attaccata violentemente per le sue origini gitane. Chiediamo giustizia!” si aggiunge il marito della donna, sollevando il braccio seppur a fatica per le percosse ancora dolenti.

Nairobi assiste alla scena commossa, portandosi una mano sul volto e ricevendo anche un bacio da parte di Bogotà che la invita a farsi forza e a non crollare emotivamente proprio ora che erano così vicini all’obiettivo.

La rivolta in città esplode velocemente. In pochi minuti tutti si ritrovano in strada e scrivono cartelli contro Sierra e Gandia che, dall’alto della loro base segreta, assistono a tutto l’avvenimento.

“Porca puttana!” esclama Alicia, lanciando a terra dei fascicoli rendendosi conto di essere nei guai.

“Che cazzo facciamo ora?! Siamo nella merda! Ci hanno sputtanati velocemente e ora abbiamo il mondo contro!” aggiunge Gandia furente, con occhi assetati di sangue.

“Non abbiamo altra scelta” aggiunge lei digrignando i denti per poi rimanere in silenzio, lasciando gli altri in attesa del verdetto finale.

“Dobbiamo entrare nel Palazzo e ammazzarli tutti” conclude la stratega, per poi organizzare il piano d’assalto.
  
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