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Autore: Brume    14/07/2021    6 recensioni
Il mio 14 luglio è dedicato ad un Alain ancora sotto shock, ai suoi pensieri buttati li, tra i dolore che cerca di coprire e la certezza che lui avrà ancora un domani, ma André ed Oscar no.
Solita fan art, questa volta sto su classico.
Buona lettura, qualora vogliate avventurarvi.
Barbara/Brume
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Se ne sono andati gli straccioni armati di forca.
Se ne sono andati i fabbri, i panettieri, le lavandaie ed anche gli avvocati; tutti hanno lasciato questo luogo, in un modo o nell’ altro, chi con le proprie gambe chi con i piedi in avanti.
Se n’è andato il popolo parigino - o almeno quello che ne è rimasto - hanno lasciato il campo di battaglia festanti e  le loro urla echeggiano per tutta Parigi arrivando fino a me, a te…a noi, fendendo l’ aria pesante e tagliando a metà i miei pensieri.  
Ma tu queste urla non le puoi sentire…nè queste, né i miei pensieri.
Nemmeno la mia voce.                                                                                       Non puoi più.
L’ ultima cosa che hai sentito è stato un boato. Poco meno di una ora dopo,avresti ascoltato il silenzio e l’ incredulità durati un battito d’ali ed infine avresti visto la resa,  armi gettate a terra confusione, gente tirata fuori a teste mozzate…Non so se avresti approvato, tu così ligia. Avresti preteso un processo, forse…
Te ne sei andata invocando il nome di Andrè e pensando alla tua Francia.
Hai chiuso gli occhi, tra le mie braccia. Hai esalato il tuo ultimo respiro ed ho sentito la vita lasciare le tue membra…
Non doveva andare così!
 
Avremmo dovuto andare anche noi con loro, a festeggiare; sarebbe stato bello ubriacarsi in una bettola con il vino che l’ oste sicuramente ci avrebbe offerto…in fondo siamo degli eroi, noi! La Guardia Francese schierata con il popolo, fuori dal giogo degli ordini reali! Invece no…Andrè giace ricomposto in una chiesa, una piccola chiesetta in un angolo nascosto di questa città, un piccolo spazio riservato, come era lui.
Gli fanno compagnia i fiori.
Gli fa compagnia Rosalie.
 
Io e te….siamo qui. Non ho il coraggio di lasciarti andare, guardo e sento il tuo corpo ormai freddo; ti guardo, si… e nella mia mente passa l’ istante in cui mi sono lanciato verso di te per salvarti, beccandomi una pallottola nel braccio, sperando di salvarti….Troppo tardi: Ti avevano già colpita…ma tu ancora davi ordini. Una rompiscatole fino alla fine.
Per la prima volta nella mia vita ti ho stretta davvero  a me, ho affondato le dita nei tuoi capelli cercando di sostenere il tuo capo; ti ho accarezzata, ho spostato quelle ciocche che ricoprivano i tuoi occhi. Mi hai sorriso, ringraziato, parlato di Andrè; lo vedevi, era li accanto. Quanto avrei voluto rivederlo anche io, una ultima volta!
 
 
Sposto la polvere dal tuo corpo, allontano i barellieri che vogliono raccogliere i tuoi resti; “ancora un attimo” chiedo con voce rotta.                                              “Ancora un attimo…vi prego !” arrivo a supplicare.                                  Effettivamente, è ora che ti lasci andare…ma non riesco.
 
Ogni tanto una lacrima scende dal mi viso, la lascio fare; non mi importa più nulla, sai?                                                                                                         Ora non mi importa più nulla, nemmeno di morire, anzi: forse, morendo, potrei restare ancora un po' con voi prima di andare all’ inferno.
“…Potrei gettarmi nella Senna…oppure…oppure prendere quella baionetta laggiù, magari…e tagliarmi la gola”. E’ un sussurro e la mia voce si sente a malapena….                                                                                                                Si, sarebbe una bella uscita di scena: mi convinco, quasi. Ti adagio piano, mi alzo e faccio alcuni passi, afferro la baionetta, la guardo. Sono quasi deciso. “Forse…”
Mentre sono li, in piedi, un refolo di vento umido mi avvolge ma invece che portarmi l’ olezzo di visceri e sangue, di polvere da sparo e sudore, sento un profumo di fiori: pungente, caldo, avvolgente.                                                     Come te.                                                                                                                La mano con quella lama mi ricade lungo i fianchi, mi giro, ti osservo.                       “Hai ragione Oscar, forse è meglio che viva “ ti dico mentre gli occhi si riempiono ancora più di lacrime; lascio cadere la baionetta, torno da te, mi inginocchio al tuo fianco. Infine mi chino, ti bacio: non è un bacio volgare, non c’è malizia o desiderio, non c’è nulla di male: le mie labbra toccano la tua guancia gelida e li restano, forse un minuto: è il mio addio.
 
Ad un certo punto…sento i passi di un uomo; è Bernard, mi dice che è ora di andare; quando mi volto verso di lui , vedo il suo viso stanco, serio; mi da una mano, mi abbraccia.
“Andiamo via, ora”  mi dice.
Chissà da quanto tempo è lì che mi guarda.
“Va bene” dico “ma promettimi che lei e Andrè li seppellirò io, insieme. Non farli andare in una fossa…li porto io, in un posto che conosco bene” ripeto.
Bernard annuisce, mi prende sottobraccio; iniziamo a camminare, silenziosi, mentre l’ ennesimo canto arriva alle nostre orecchie. Quando ti guardo una ultima volta, Oscar, vedo due uomini caricarti su un carretto trainato da un mulo e coprirti delicatamente con un velo chiaro, quasi trasparente. Bernard mi assicura che ti porteranno da Andrè e cercheranno di ricomporvi insieme, vi chiuderanno in una bara affinchè possa portarvi via….
Il mio naso ed i miei occhi gocciolano.
Sono sporto, sudato, stanco.
 
Ti guardo, ancora. Ormai stai scomparendo alla mia vista.
“Addio, Oscar.Addio, Andrè.”
Dico queste parole ad alta voce, e Bernard mi fa eco.
“…andiamo a casa, ora. Poi potrai tornare da loro” dice.
Così faccio: vado a casa sua, mi levo la divisa sporca e lacera, la lascio cadere a terra trovandomi nudo; entro nella tinozza e mi faccio un bagno. Con gesti automatici sfrego il mio corpo per lavarmi via questa giornata, lo sfrego fin quasi a farlo sanguinare. Digrigno i denti, piango come un vitello poco prima che sopraggiunga la morte; batto le mani sull’ acqua lurida, urlo, ancora; prendo il viso tra le mani, mi sostengo.
Non ci siete più.
Non ci sei più.
Sarà dura.
 
Addio Oscar, Addio Andrè.
 
 
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