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Autore: ireland3    14/07/2021    10 recensioni
"Il tramonto veste di silenzio la città. Fra poco sopraggiungerà la notte. Un'altra. Diversa da tutte quelle che ho vissuto, che ho ammirato. Diversa dall'unica che ho respirato. diversa da ieri."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il tramonto veste di silenzio la città. Fra poco sopraggiungerà la notte. Un’altra. Diversa da tutte quelle che ho vissuto, che ho ammirato. Diversa dall’unica che ho respirato. Diversa da ieri.
E’ come se avessi piantato il mio corpo vuoto nel selciato di questo spiazzo, tra i ciottoli coperti di fumo e sangue. E lacrime. Non posso tenerti la testa sul grembo, come fossi addormentato, come fossimo soli, come fossimo lontano. Come non fossi morto. La legge dell’urgenza e del pragmatismo impone che tu venga composto in fretta nella chiesa adiacente, appena dietro quell’angolo.
Li seguo. In quattro ti stanno accompagnando dentro, oltrepassando il sagrato, prestando lenta attenzione ad ogni singolo movimento. Ad ogni gradino vedo le tue membra sussultare, scosse dal fremito del loro sforzo. La testa reclinata all’indietro, i capelli ondeggiare stanchi. Il refolo di un impulso mi fa scattare un passo avanti. “Piano…” e t’accarezzo coi palmi la nuca, sollevandola con delicata premura. “ Così gli fate male.”
Sento una pressione, soffice, ma ferrea, sul mio braccio. “ Comandante, gli volevamo tutti bene e da un bel po’ i ragazzi avevano imparato a rispettarlo…” guardo Alain, con gli occhi coperti di vetro. Mi ha sempre seguito, in questo improvvisato corteo, vicino abbastanza per raccogliere ogni mio pezzo, ogni brandello d’amore dilaniato. “Non gli fanno male. Lui non soffre più.” Riconosco il suono sfregiato della sua voce commossa. Le labbra riarse e semiaperte, respiro piano un’altra volta….ed un’altra volta ancora brucia tutto, brucia in gola, brucia dentro. E mi divora. Ed il male che conosco e che ho imparato ad addormentare nulla è in confronto a questo….
Nella navata più nascosta, una piccola , ma fitta foresta di lumi ci attende. E non sono le assi di legno di un’umile casetta di campagna quelle che intravvedo….la statua della Beata Vergine osserva benevola nella nostra direzione – Madonna Santissima – invoco, con la forza della disperazione, più che con la fede – lascia che lo abbracci ancora, concedimi di cullarlo come facesti tu col tuo amatissimo figlio…sono sola…ormai – e chiudo le palpebre per un momento, senza pace e senza sollievo, il tempo di realizzare che lo stanno adagiando nel suo giaciglio eterno.
No. No. Non è lui. Non si tratta di noi. Non sento più le gambe. Un gran peso mi inchioda a terra, sino a far cadere il mio cuore così in basso da non avvertirne più i battiti. Di sopravvissuta.
L’uniforme blu sembra nera all’altezza del petto, dove quella maledetta porzione di piombo gli ha spaccato il cuore. Portandosi via il mio. Voglio toccarlo, voglio stringerlo forte a me e stare così sempre, e morire di fame e morire di sete e morire. Semplicemente. Smettere di respirare.
Accarezzami piano i capelli, Andrè, fallo di nuovo. Ti prendo la mano, tocco lieve le dita, le bacio e le bagno di lacrime, calde, che possano riscaldarti le membra e compiere un miracolo pagano e riportarti in vita nel mio domani. Che non posso pensare orfano di te.
                                          
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Non è più estate stanotte. La tregua prima della tempesta. Questo strano vento che soffia da Nord invade Parigi ed annuncia la pioggia, muove l’odore del selciato umido. Guardo incredula le mie illusioni morire. Cèsar giace a terra inerme, un rivolo cremisi ne viola il candore. Hanno ucciso anche quel miraggio che come laudano leniva la mia corsa, paralizzava per un momento il mio dolore.
E non ci credo, non è vero….che questo vento non è un sogno normanno, che non ti riporta qui, accanto a me. Li guardo, senza sfidarli, senza più la scintilla che muoveva ogni mia azione, questi soldati. Uno come loro ha premuto il grilletto su Cèsar, uno come loro ha puntato su di me. Ammazzando te: mi hai lasciato sola, solo perché non mi hai mai voluto abbandonare. Estraggo la spada dal fodero: che mi resta adesso? Sperare che mi uccidano, in fretta. Non voglio che mi prendano, non devono avermi viva. Non ho la forza di lottare per difendermi, per affrontare un’accusa, per diventare un trofeo. Voglio percorrere quello stretto sentiero che mi resta in questo mondo per arrivare sino a te. Prima possibile.
Scendono. Fitte. Diritte, come stelle cadenti, le prime gocce. Meno alcuni fendenti, schivo, mi giro….volto le spalle, scappo via. Colpitemi, vi scongiuro, potete farlo. Dovete farlo. Un grido feroce al cielo, ne ingoio l’acqua – Andrè, dannazione! Non proteggermi, non farlo più! Lasciami morire….voglio stare con te…-
Non so più dove mi trovo. Sono ancora al riparo tra le pieghe della città. –Andrè, perché? Perché non mi vuoi più?- le mia labbra spezzate dal pianto e dal sale curvano leggere in un sorriso….e se non fosse tutto finito? Se lui sapesse già quello che ancora non si può nemmeno immaginare? Un colpo di tosse fende il mio respiro e quello di questa notte maledettamente nera: sputo sangue, questo bolo di lava che mi arde nei polmoni e mi soffoca inesorabile. Mi pulisco la bocca. Ancora il suo fazzoletto, il suo profumo imprigionato lì, nella stoffa, il dolore tangibile in quella macchia bruna di sangue rappreso, di quando lo hanno colpito, diventa più vivo mescolandosi al mio. E sorrido, amara, di nuovo, con le lacrime di cristallo che pungono gli occhi, perché non ho più le altre, liquide, a purgare il mio abisso. Non aspetto nessun figlio. Sono troppo malata. E se gli ho sempre taciuto la mia condizione, è perché davvero scoprendo d’amarlo come niente altro al mondo, sapevo che sarei potuta guarire. Ora non importa più.
Mi appoggio con le spalle al muro, questo mantello mi ripara da me stessa e dalla burrasca, ma pesa come una cappa di ferro sulle spalle. Compirò il mio dovere, una volta ancora. Non per onore, per orgoglio, per mantenere una promessa. Ma per amore. Perché volevo amarti a testa alta, anche se ci siamo sposati in un sacello nascosto e sconsacrato, testimone la Terra e benedetti dal Cielo. Perché avrei percorso qualsiasi strada, anche lunga e perigliosa, pur di starti vicino. Sarebbe più facile puntarsi una pistola alla tempia e mettere fine a questa distanza. Ma non lo vorresti, non onorerei me stessa e quello che siamo. E che ancora saremo. Sarò il Comandante che tutti si aspettano. Sarò la donna che sono sempre stata. Sarò la sposa che hai sempre voluto.
A domani, Andrè. Adesso voglio solo dormire un altro po’…..
 
 
   
 
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