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Autore: Feisty Pants    15/07/2021    1 recensioni
La banda è ormai fuori dalla banca di Spagna e cerca di ricominciare a vivere in piena tranquillità spostandosi da un luogo a un altro. Alicia Sierra, Cesar Gandia e la polizia segreta, però, cercheranno in tutti i modi di trovare i Dalì per porre fine a una guerra che ormai stava durando troppo tempo. I veri protagonisti, questa volta, saranno i sentimenti, le emozioni e le storie personali di ogni membro della banda obbligato a fare i conti con i fantasmi e tesori della propria vita.
(Alcuni elementi della trama originali sono stati modificati. Nairobi, infatti, è ancora viva e il professore è riuscito a portare fuori la banda dalla banca di Spagna senza aver incontrato Alicia Sierra)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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CAPITOLO 10
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Tre mesi prima, all’interno della Banca di Spagna…

Il piano del professore aveva funzionato e Raquel, finalmente, era riuscita ad entrare nella Banca e a riabbracciare tutti i suoi compagni. Ricomincia così un periodo di tregua in cui il prof può attuare il piano di fuga.

Nairobi viene operata istantaneamente alla mano dopo le torture subite da Gandia e riceve le cure di Bogotà che non si allontana da lei nemmeno per un secondo. L’idea di tornare alla normalità, però, spaventa Tokyo che si chiude in bagno per riflettere sul proprio avvenire.

La ragazza, con indosso la canottiera nera, si osserva allo specchio risciacquandosi il collo e pulendoselo dal sudore e dalla polvere. Osserva il proprio riflesso e sbuffa non sapendo che cosa fare. Ora avrebbe dovuto ricominciare una nuova vita e senza Rio non credeva di riuscirci.

È immersa in quei pensieri quando Rio stesso varca la soglia trovandosi di fronte alla ex.

“Scusami, non volevo disturbarti, torno dopo” dice lui con imbarazzo, facendo per uscire dalla stanza.

“Mi hai vista nuda, in ogni punto… e ora pensi di aver rovinato la mia privacy?” dice lei con ironia, appoggiando le mani sul lavandino. Rio si pietrifica di fronte alle parole della ex e decide di parlare con lei, chiudendosi la porta alle spalle.

“Adesso che cosa farai Rio? Quando eravamo in vasca dicevi che in futuro ci saremmo ritrovati e avremmo riso. Io con il mio motociclista e tu con moglie e figli giusto?” lo punzecchia lei mangiandosi il labbro e abbassando lo sguardo.

“Mi hai spezzato il cuore, questo lo sai vero?! All’inizio della nostra relazione pensavo che fosse solo una storia di sesso, soprattutto vista la mia incapacità di amare a seguito della morte del mio ragazzo” inizia ad aprirsi lei, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

“Poi, invece, mi sono innamorata follemente di te. Sull’isola avevo bisogno di aria nuova, ma sicuramente non di starti lontana. Abbiamo fatto una stronzata con i telefoni, tu sei stato catturato, ma io ho fatto di tutto per salvarti perché senza te non riuscivo a stare. Poi quel discorso e la nostra relazione è andata in frantumi…perché Rio?!” comincia a piangere lei, razionalizzando l’accaduto che aveva affrontato solo attraverso una bevuta, per poi occuparsi del piano e dell’adrenalina. Rio non risponde. Si limita a serrare denti e pugni, irrigidendo la muscolatura. Quel discorso lo muoveva nel profondo e, seppur con fatica, era convinto che la separazione da Tokyo fosse la cosa giusta da fare.

“Sono stata un’amichetta così, tanto per?! Tu volevi stare con me per sempre cazzo! Invece mi hai usata solo per scopare… e scopare talmente bene da farmi credere che fosse amore” lo provoca lei, additandolo e guardandolo in modo torvo. Quel commento fa scattare Rio che avanza verso la ragazza sbattendola contro il lavandino e ponendosi a pochi centimetri dalle sue labbra strattonandola con una violenza che non sapeva motivare.

“Non mettere mai in dubbio ciò che abbiamo vissuto! Io ti ho amato, da morire!” dice lui seriamente deglutendo, per poi incalzare.

“Io ora ho solo bisogno di tempo Tokyo! Sento ancora su di me il trauma di ciò che ho vissuto e sicuramente non posso prometterti una relazione ora!”

“Ma che cazzo stai dicendo?! Io ti ho solo dato affetto! Quando tutti mi chiedevano di scopare con te davanti ai riflettori, io ho scelto di abbracciarti e capirti perché era ciò di cui avevi bisogno! Tu invece mi hai messa da parte, pensando solo a te stesso!” lo attacca di nuovo lei, non temendolo pur essendo ormai quasi attaccato alle sue labbra, a quelle labbra che la chiamavano con urgenza, come calamite.

In quel momento Rio non ci vede più e, per la prima volta nella sua vita, prende posizione. Gira di scatto Tokyo facendole incurvare la schiena in avanti sul lavandino, mentre si toglie la tuta e slaccia la cintura. Tokyo comprende il momento che sta per vivere e la parte più erotica di sé fa capolino, desiderosa di ritrovare soddisfazione con l’uomo capace di farla godere di più in assoluto.

Rio le toglie pantaloni e intimo con due violenti strattoni, per poi toccarle l’intimità ed entrare in lei da dietro, con un colpo secco senza nemmeno guardarla in faccia.

Un rapporto sessuale che si trasforma nella condivisione di un gesto istintivo tra due ragazzi incapaci di descrivere e comprendere le proprie emozioni. Una scopata di rabbia, di inamicizia che li lega in un turbinio di sentimenti contrastanti. Rio affonda nelle carni della donna con spinte rigide, cercando di non pensare, ma di godere soltanto. Tokyo, abituata a qualsiasi tipo di rapporto, riesce a trarre piacere anche da un momento del genere, assecondando il ragazzo e andandogli incontro grazie a movimenti del bacino.

“Io ti amo ancora Tokyo! Cazzo, io ti amo ma ora non posso lo capisci?!” urla allora lui, con la voce che sobbalza ad ogni affondo. Lui le stringe poi i capelli corti con una mano, in modo da aggrapparsi per quell’atto finale che in genere era in grado di controllare e che ora invece non sa come gestire.

In quel momento di amore c’era poco o niente. C’era uno sfogo, un desiderio di allontanare da sé una frustrazione e una sofferenza senza nome anche solo attraverso pochi secondi di orgasmo.

Rio si ferma poi rimanendo ancora all’interno di Tokyo, liberandosi anche grazie a un grido di piacere che accompagna il momento. I due si staccano poi ansimanti. Tokyo non riesce nemmeno a guardarlo in faccia. Si limita ad entrare in un gabinetto per ripulirsi, mentre lui si appoggia ancora nudo al lavandino cercando aria con cui recuperare il respiro. Tokyo si porta una mano tremante sul volto, dopo aver lavato i residui di un rapporto che non aveva avuto né capo né coda. Le parole di Rio non avevano senso, erano un puro sfogo come il suo desiderio di possederla ancora una volta. Ormai tra i due era impossibile una comunicazione. Quella era stata solo una scopata. Una scopata che, però, inconsapevolmente aveva creato una nuova vita.

All’interno della base segreta…

“Non ci posso credere… siamo proprio sicure che sia così!?” chiede Nairobi incredula di fronte al risultato, cercando in Stoccolma un nuovo chiarimento.

“Sì, non c’è dubbio. È incinta da quasi tre fottuti mesi e volendo potremmo addirittura effettuarle un B test per vedere il sesso del bambino… per dire quanto sia assurdo questo silenzio” risponde Stoccolma scioccata, cominciando immediatamente a giudicare Tokyo per essersi messa in un nuovo rischio senza avvertire della sua gravidanza.

“Lo sa lei vero?! È impossibile che non lo sappia giusto?” cerca conferma Nairobi, incredula per l’ennesimo comportamento folle della migliore amica che aveva quasi rischiato la vita per chissà quale colpo di testa.

“Nairobi, siamo state incinte tutte e due! Come si può non accorgersi?! Il ciclo che non ti arriva per tre mesi di fila è già un evidente campanello, ma vogliamo parlare dei cambiamenti corporei che già si avvertono?! Tokyo lo sa di essere incinta, ma non ha voluto dircelo” puntualizza Monica, portandosi le mani sui fianchi cingendo la maglietta attillata.

“Cazzo… io l’ammazzo cazzo! L’ammazzo!” si sfoga Nairobi serrando i denti e colpendo violentemente le mani sul tavolo.

“Che cosa facciamo ora? Sicuramente non possiamo dirlo a tutti” chiede perplessa Stoccolma, mangiandosi freneticamente l’unghia dell’indice destro.

“No… infatti le conviene aprire quei cazzo di occhi il prima possibile e dirmi tutto per filo e per segno. C’è di mezzo un bambino e questa volta non le permetterò di fare stronzate” conclude determinata Nairobi, con la solita volgarità grazie alla quale fa trapelare l’affetto che nutre nei confronti di Tokyo, quell’amica che le aveva salvato la vita e a cui ora voleva restituire il favore.

Passarono diverse ore e Nairobi, per non agitarsi, si era data da fare. All’interno della panic room si era messa a catalogare e ricaricare le armi, seppur con fatica. “Come era possibile che fosse incinta?!” “Quando è successo?” “Con Rio? …ma loro non stanno più insieme!” “Perché non me l’ha detto!?” …quel caos di interrogativi continuava a turbinarle nella mente quando, inaspettatamente, Helsinki spalanca la porta comunicandole il risveglio di Tokyo e la sua ottima ripresa fisica.

Nairobi abbandona subito le proprie mansioni e, una volta nella stanza, si avvicina lentamente a Tokyo facendo gentilmente gesto agli altri di lasciarla sola. Tokyo ha ripreso conoscenza, ha il collo bendato e una flebo al braccio. Nairobi le si siede accanto mostrandosi calma e posata come sempre, cercando di non esplodere ancora.

“Come stai?” domanda la gitana con tranquillità.

“Bene, mi brucia un po’ ma sto bene…” risponde Tokyo sicura di sé, abituata a non mostrare mai le proprie debolezze.

È allora che Nairobi decide di usare tutte le sue carte e dare una vera e propria svegliata all’amica. La gitana, una volta alzata in piedi, si china sul volto dell’amica guardandola negli occhi.

“Sai che cosa sei…” le sussurra Nairobi, a due centimetri dalle sue labbra, accarezzandogliele delicatamente con la punta dell’indice destro. Un gesto tenero, scherzoso, in parte spinto e romantico che loro due erano abituate a rivolgersi ma che, questa volta, portava in sé un significato diverso.

“Una grandissima stronza!” urla Nairobi dopo alcuni secondi di suspence, dando un leggero schiaffo all’amica del cuore in modo da punirla senza però farle troppo male vista la ferita.

“Ma sei scema?! Che cazzo fai?!” sbotta con ferocia Tokyo tirandosi su di scatto e fulminando l’amica con lo sguardo mentre, con una mano, si tocca la guancia accaldata.

“Sei la mia migliore amica cazzo e tu non mi hai detto niente!” le grida contro Nairobi, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.

“Di che cosa stai parlando?!” chiede Tokyo dubbiosa, non intuendo ancora il motivo di quella reazione esagerata.

“Sei incinta porca puttana! Tu sei incinta e non ce lo dici!” dichiara allora Nairobi, facendo letteralmente scoppiare la bomba che zittisce Tokyo una volta per tutte.

Silene non ragiona più. Il respiro si fa più affannato e comincia a fissare lo sguardo su un punto della parete, inarcando le sopracciglia ed entrando così in quello stato di catalessi nel quale era solita chiudersi. Se avesse avuto forza nelle gambe si sarebbe tirata in piedi e corsa via, ma sapeva di non poterlo fare. Non poteva farlo per la propria salute e, soprattutto, per Nairobi: il grande amore della sua vita rimasta all’oscuro di una situazione che nascondeva da mesi.

“Che cosa sei andata fare fuori?! Perché sei uscita allo scoperto?! Perché non mi hai detto nulla?! Perché…”

“Una pillola abortiva…sono uscita a prendere una pillola abortiva” rivela a gran voce Tokyo, interrompendo i mille interrogativi della gitana.

“Vuoi abortire?! Perché proprio ora?! Perché non prima?!” chiede Nairobi abbassando il tono della voce. In pochi secondi i suoi occhi si fanno lucidi e il polmone dolente si appesantisce a causa di un respiro che non riesce a sostenere. Lei, che desiderava tanto poter rivivere la maternità, osserva la migliore amica inerme, desiderosa di sbarazzarsi di quella vita che bramava con tutte sé stessa.

“Perché prima non lo doveva sapere nessuno! Perché è la mia vita e sono cazzi miei! Dal primo momento ho voluto abortire, dal primo cazzo di momento! Sta di fatto che siamo sempre qui, chiusi come dei cani randagi in un canile, ho dovuto provarci e uscire io…” risponde Tokyo, lasciando cadere la testa sul cuscino, asciugandosi con una mano il volto imperlato di sudore.

“A me lo potevi dire cazzo! Ti avrei aiutata in tutto, in ogni fottuta decisione! Cosa devo fare ancora per dimostrare che ti puoi fidare di me?!” si lamenta Nairobi, mangiandosi il labbro superiore in modo da mascherare le lacrime che bussavano ormai ai suoi occhi.

“Perché non posso nemmeno fidarmi di me stessa” risponde Tokyo abbassando finalmente le difese, speranzosa in ulteriori domande per riuscire a scaricare un fardello fin troppo grande da sostenere.

“Chi è il padre?” chiede allora Nairobi, sedendole accanto volendo capire altro della situazione.

“Chi vuoi che sia secondo te?! Rio, porca puttana…Rio!” risponde Tokyo, infastidita dal dubbio insensato dell’amica.

“Quando?! Come è possibile? Sei incinta da 3 mesi e 3 mesi fa noi eravamo…”

“Nella banca di Spagna esatto…” afferma Tokyo, dando risposta alla frase appena espressa da Nairobi.

“Io non ci posso credere. Quello che ho in pancia è un flagello cazzo! È un fottuto flagello! Sono una maserati no? Proprio come dice Denver. È da quando ho sedici anni che la gente ci sale sopra solo per farci un giro e poi cosa mi succede? Resto incinta dell’unico stronzo che amo, con cui ho scopato per rabbia qualche minuto dentro alla banca…sapendo che quello sarebbe stato solo uno sfogo, dato che lui non mi ama più” si sfoga definitivamente Tokyo, lasciando finalmente libere le lacrime.

“Cosa pretendi? Che io tenga un bambino nato da una scopata di rabbia tra due genitori che non si amano? Vuoi che io lo metta al mondo con il rischio che mi venga strappato via come è successo a te con Axel?! O che si mettano a cercarlo come hanno fatto con Cincinnati e Paula!? No… io non voglio” conclude Tokyo serrando le labbra e sentendo il gusto salato e amaro di quelle lacrime di dolore che percorrevano lentamente il suo viso.

“Ascoltami… un bambino non è mai una stronzata. È difficile credimi, ma è anche la cosa più bella della vita. Non sei sola con questo bambino! Anche se non state più insieme, Rio lo amerà con tutto sé stesso e cercherete di dargli la miglior vita possibile!” prova a confortarla Nairobi, prendendo le sue mani e custodendole fra le sue.

“Inutile che ci provi Nairobi… non funziona! Io questo bambino non lo voglio! Io non sono una madre, non mi piacciono i bambini, non sarò mai una donna pronta a stare in casa facendo lavatrici e cambiando pannolini! A me di questo bambino, non frega un emerito cazzo! Voglio abortire perché sono ancora nei tempi e né io né lui sentiremmo qualcosa…” sbotta ancora Tokyo, indossando nuovamente l’armatura di ferro con cui era solita vivere.

“Ah sì? Dici di non sentire niente? L’idea te la farò cambiare io, perché al flagello che tu porti in pancia batte già il cuore e volendo vedere Stoccolma avrebbe potuto farti un altro test per ipotizzarne il sesso. Non lo dirò a nessuno, se è questo che vuoi, ma tu a Rio lo devi dire e non ti permetterò di fare colpi di testa. Ti dimostrerò che questo bambino tifa per te e che anche tu non potrai fare a meno di lui” conclude Nairobi determinata, mostrando parole di conforto ma anche di rimprovero verso una sorella che ora aveva tra le mani la più grande opportunità che le sia mai capitata.

Nairobi esce dalla stanza raggiungendo a grandi falcate la panic room dove trova il professore intento a mordicchiarsi il pugno nervosamente.

“Professore?” lo chiama Nairobi notandolo in difficoltà.

“Spero che Tokyo stia bene, ma qua la situazione è grave” dice subito lui, indicando il monitor del computer facendo segno alla donna di avvicinarsi. Nairobi scruta attentamente lo schermo, rinvenendo in esso molte testate giornalistiche che dichiarano già l’ipotesi della visione di Tokyo. C’è chi dice si trattasse di una persona semplicemente simile e chi invece testimonia di averla proprio riconosciuta.

“Siamo nella merda Nairobi! Dobbiamo subito tirare fuori i ragazzi dal Palazzo e spostarci il prima possibile. Ora tutti sanno che siamo in fuga” taglia corto lui, aggiustandosi gli occhiali nervosamente grazie all’usuale tic.

“Professore, abbiamo anche un altro problema… e riguarda proprio Tokyo” dice poi Nairobi, intenzionata a far conoscere la verità alla mente della banda.
  
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