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Autore: lmpaoli94    16/07/2021    0 recensioni
Nessuno sa dire con certezza chi o che cosa possa essere nascosta all’interno della Cattedrale di Parigi.
Il mistero viene tramandato in anno in anno, da generazione a generazione.
La luna piena alta in cielo viene scandito dall’ululare di un animale che minaccia la vita tranquilla dei cittadini della capitale francese.
Ma cosa mai potrebbe accadere se uno dei forestieri giunto in città sta per rivelare al mondo quella misteriosa creatura che tanto spaventa le leggende in un luogo culto di rifugio e di preghiera?
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Chris Argent, Gerard Argent, Sceriffo Stilinski, Scott McCall
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I suoi occhi si illuminavano di un timore che non avevo mai visto prima d’ora.
Anche se ero una creatura diversa dall’essere umano, sapevo comandare i miei istinti primordiali.
Ma questo l’Arcivescovo non lo sapeva.
< Fermati! >
Gli avrei voluto dire che ero sempre il solito. Che ero sempre quel bambino indifeso che aveva bisogno di cura e di protezione.
Ma il mio viso aveva cambiato tutto. In peggio.
< Vi prego, Noah. Sono sempre… >
< Stai lontano da me, creatura abominia! > gridò prendendo una torcia per spaventarmi < Tu non riuscirai mai ad uccidermi. Mi hai capito?! >
Io non volevo far del male a nessuno.
Ma in fondo come dargli torto?
< Vi prego, Arcivescovo… Se voi solo m lasciaste spiegare. >
< Sapevo che eri un bambino diverso da tutti gli altri… Una creatura sangunaria che non aspettava altro che giungere alla luce degli occhi di un povero Cristo come me. >
< E’ l’effetto della luna piena. Nessuno sa spiegare questa trasformazione con certezza. Ma sotto questo pelo, sono sempre io. Sono Scott. >
< No… Scott non è mai esistito e tu sei solo una creatura ripugnante che deve essere uccisa a qualsiasi costo. >
Allontanandosi da me con sguardo preoccupato, l’Arcivescovo non riusciva a ragionare lucidamente.
Facendo chiamare a gran voce il Giudice Argent, sapevo che il mio destino era messo a dura prova ancora una volta.
Ma quella volta non sarei potuto rimanere lì.
Dovevo fuggire, lontano dal mio destino segnato e dalla morte che mi stava inseguendo.
Non avendo il tempo di chiedere perdono a nostro Signore, mi limitai a fissare quell’immensa vetrata nella navata centrale della Cattedrale e l’immensa croce in cui nostro Signore era morto per salvare tutti i noi.
“Le sacre scritture avevano raccontato che nostro Signore sarebbbe risorto per un miracolo che nessuno ancora sa spiegare… Lui ha salvato tutti noi, ma chi potrà mai salvare me?”
Rimasi un attimo in silenzio contemplando il dolore e la paura che l’Arcivescovo non riusciva a nascondere.
Le sue grida si riversarono in tutto l’edificio ed io non potei far altro che fissarlo con paura e pena.
Nemmeno l’arrivo del Giudice aveva tranquillizzato quella povera anima incolpevole per tutto quello che aveva fatto.
< Dove si trova il ragazzo? >
< Di quale ragazzo state parlando, giudice? È un lupo cruento e famelico. Quel bambino non esiste! >
< Portatemi da lui! Immediatamente. >
Cercando di tener ferma la mia curiosità, non ebbi il tempo di vedere le facce dei due uomini mentre riuscivo a scappare in mezzo a quel buio e a quel silenzio che Parigi stava cercando di cullarsi per poter ricominciare un nuovo giorno ignaro di quello che stava succedendo al suo interno.


Solo la luce della luna piena riusciva ad illuminare quei vicoli sporchi e malfamati in cui la povera gente di Parigi era costretta a vivere.
Riuscivo a sentire i loro respiri. I loro bisogni di una vita diversa lontana da quella reale che attanagliava òla loro esistenza.
Nessuno si azzardava a fuggire e a cambiare vita e il mio immergermi in quel buio fu assolutamente importante per capire chi fossi io veramente.
Arrivando ad un certo punto dinanzi ad una casa ancora illuminata dalla luce fioca delle candele, vidi un povero contadino che si accingeva a fissare quel fuoco con tale determinazione e furore.
Impugnava un pugnale arrugginito e le sue parole forti risuonarono nella mia mente come un macigno:
“Ho biosgno di soldi e di poter vivere lontano dai pensieri più infimi e crudeli. Per questo qualcuno dovrà pagare per la vita la mia fame.”


Non potevo credere a quello che stavo ascoltando.
Se nessuno avrebbe fermato quell’uomo, l’indomani avrebbe ucciso un povero Cristo per la sua sete di cattiveria e la sua voglia di mangiare.
La giungla in cui tutti noi eravamo immersi, ci rendeva dei selvaggi e irrispettosi dinanzi ai più deboli.
Ed io, in quel momento, ero l’unico che potevo fermarlo.
Il mio ululare flebile riuscì a spaventarlo mentre le luci delle candele andavano a spegnersi con il muoversi del vento.
MI muovevo a piccoli passi senza togliere lo sguardo contro quell’uomo che era la maledizione di Dio.
La porta che proteggeva quella casa era di un legno scadente e per me poteva essere molto facile entrare.
Per evitare di sfondarla, aspettai che potesse essere lui ad avvicinarsi a me e a guardare la morte in faccia che l’avrebbe portato via per sempre.
Sapevo bene quanto uccidere potesse essere sbagliato, ma in fondo io ero il cutode di Notre – Dame. Ero il custode di tutta questa povera gente.
< Chi c’è là?! Fatti vedere! >
Respiravo pesantemente e in maniera affannosa mentre i miei canini erano pronti per morderlo e sbranarlo.
L’attesa non fu lunga e la visione di paura in quegli occhi umani divenne insostenibile appena si ritrovò dinanzi a me-
< Ma chi diavolo siete voi?! >
< Colui che ti sottrarrà al destino nefasto. >
Non ci pensai due volte e quella morte che avvolse i peccati di quel contadino divenne così reale che sentire il suo sangue rifluire dentro la mia bocca, mi fece sentire come potente. Indistruttibile.
Gli avevo strappato la vit come fosse un soffio di vento e il modo in cui cadde a terra con gli occhi ancora spalancati per lo spavento, mi fecero capire che il mio destino non era poi così giusto come nostro Signore poteva pensare.
nessuno avrebbe dovuto sapere di quel fatto.
La mia figura doveva rimanere nascosta e Notre – Dame era l’unico luogo abbastanza protetto da occhi indiscreti che potevano davvero salvare la mia vita dannata fino al resto dei miei giorni.


Tornai alla cattedrale poco prima che il sole potesse spuntare all’orizzonte.
Non sarei riuscito a guardare negli occhi colui che mi aveva dato tutto fino a quel momento.
Sapevo bene che il Giudice e le sue guardie erano sulle mie tracce, ma in fondo sospettavano anche loro che prima o poi sarei tornato.
Mentre guardavo quel sole sorgere, chiusi gli occhi per un minuto, prima di rivedermi le mani e il mio corpo spoglio riprendere le sue sembianze originali.
Era tutto finito. Il mio incubo era cessato dopo una lunga notte di dolore e sofferenza.
La Cattedrale era inspiegabilmente aperta e quella croce che fino a poche pore fa’ avevo fissato con tanto ardore, sembrava quasi potermi sussurrare che presto avrei ricevuto il perfdono per la mia fuga, ma non per il mio crimine.
Ritornando al mio nascondiglio, non riuscivo a scorgere in nessun posto l’Arcivescovo.
Non riuscii nemmeno a riprendere sonno perché i miei pensieri erano affollati e confusi.
< Sapevo che prima o poi saresti tornato. >
La voce dell’Arcivescovo risuonò in me come una condanna che avrebbe pesato per sempre sulla mia pelle.
> Perdonate per questa notte, Arcivescovo. Io non… >
< So, Scott. Sono io che devo scusarmi con te per il modo in cui mi sono comportato… Ma devi capire che non ho ami visto… >
Le parole dell’Arcivescovo gli si rompevano in gola mentre non riusciva nemmeno a gurdarmi negli occhi.
< Signore, voi non dovete scusarmi in nessun modo. Posso capire la vostra sorpresa e la vostra paura nel… vedermi. Ma ora vi prego solo di potermi perdonare. >
< E per cosa dovrei perdonarti, figliolo? >
< Ho bisogno di qualcosa che non gli ho mai confessato. >
Gli occhi limpidi di Noah gli avevano fatto capire che avevo solo bisogno di un abbraccio.
Un abbraccio caloroso che non avevo mai ricevuto prima di allora.
> Vieni qua, figlio mio. >
Non avrei mai pensato di ricevere un appellativo del genere da quella persona che finora era sempre rimasto lontano da me.
< Arcivescovo, potete promettermi una cosa? >
< Cosa desideri, figliolo? >
< Che quando ci sarà di nuovo questa trasformazione, voi sarete vicino a me. Io non potrei mai farvi del male. >
Noah, s’eppur non molto convinto delle mie parole, riuscì a sorridermi prima di ricevere un nuovo abbraccio che mi sapeva di liberazione.
Gli avrei potuto fare un sacco di domande per quanto fosse successo quella nottata appena trascorsa.
I miei ricordi vividi di un bambino di nove anni andavano a mischiarsi con la dura vita da adulto.
ma io sapevo che i miei sogni potevano ancora manifestarsi vicino a me. Era solo questione di tempo.
Ma prima di tutto questo, l’Arcivescovo doveva ancora proteggermi dall’orrore di quello che avevo commesso solo poche ore fa’, in attesa che quel silenzio potesse tornare ad albergare nelle vie di Parigi e le vite di tutti i cittadini potessero prendere il loro tranquillo corso senza che il sangue potesse manifestarsi dinanzi ai loro occhi.
   
 
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