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Autore: Octave    16/07/2021    10 recensioni
Si tratta di un esperimento metaletterario, nato perché i personaggi coinvolti chiedevano a gran voce la possibilità di esprimersi.
Perché l'ironia è una gran cosa, e anche se chi scrive sa benissimo che è così che le cose dovevano andare, non è facile smettere di fantasticare che potessero andare diversamente.
In metaletteratura e in amore tutto è permesso.
Genere: Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IL CANE NORMANNO (E I SUOI SEGRETI)
 
Glielo avevamo detto tutti che non avrebbe mai funzionato. Sempre insieme, giorno e notte, da soli e senza controllo. La paglia vicino al fuoco...
“Prendiamole un attendente più anzianotto…” aveva suggerito il Generale.
“O almeno bruttino…” aveva aggiunto Nanny “o scioccherello”.
Ma Nagahama strillava come un ossesso: " Ma che c'è da soffrire se è anziano e brutto? E cretino? Deve essere giovane e bello, come lei! E affascinante! E devono soffrire! Dalla prima all'ultima puntata, ininterrottamente! E tutti quelli che li seguono devono soffrire assieme a loro!!!”.
Non intendeva ragioni, così ci ritrovammo sul set.
Quello che vi racconterò è esattamente ciò che è accaduto. Non sono stato altro che una comparsa, nella storia, nessuno faceva troppo caso a me, ma proprio per questo ho sempre avuto un punto di osservazione privilegiato. Potevo osservare indisturbato ciò che agli altri sfuggiva.
Come si guardavano! Impossibile non accorgersene, del modo in cui si guardavano, già dal primo duello, mentre Nanny li osservava dalla finestra, scuotendo il capo perplessa.
Fu durante le riprese della scazzottata al lago, però, che la cosa cominciò ad andare fuori controllo. Nagahama sembrava in preda al deliquio “Sì sì … così! La tensione sessuale repressa… trattenuta…negata… sofferenza!!! Tormento!!! Sì!!! Si prendono la mano, ma poi lei si alza e se ne va! E soffrono!!! Soffrono tutti!!! ” Gli si illuminava il viso in un ghigno: “Buona la prima!”
Ma lo scontro fisico, che tutti i presenti si erano accorti essere stato particolarmente coinvolgente, portò alle conseguenze temute. E quando, pochi minuti dopo, Nagahama, che cercava scorci adatti alle riprese, li colse in flagrante, in un posticino appartato in mezzo alle frasche, fu preso da una crisi isterica incontrollabile: “Come è potuto accadere???” urlava, strappandosi i capelli.
E il Generale, Nanny, attori, comparse, e cameraman, lo guardavano e pensavano “Ma come poteva NON accadere? Te l’avevamo detto!”
“Ma perché…” provò a dire Nanny timidamente “Non facciamo fare l’attendente all’attore che ha fatto il provino per Luigi XVI? In questo modo…magari…”
Ma Nagahama tagliò corto: “Tutto questo non è mai accaduto! E non una parola con il pubblico!” sibilò “o anticipo di vent’anni esecuzioni pubbliche per tutti!”. Nessuno osò replicare.
Gli addetti alle luci poco dopo sentirono lei che diceva: “Sìììì la indosso la divisa! Indosso quello che vi pare, ma l’attendente resta lui e non se ne parli più o io pianto tutto e me ne vado!”
L’attendente non riusciva a smettere di sorridere.
Nagahama li marcava stretti, ma, in particolare dopo le riprese dei duelli, che per loro erano diciamo “preliminari”, era impossibile capire dove si fossero nascosti. Tutta la troupe rimase ferma più di un’ora a rigirarsi i pollici, aspettando loro, durante le riprese degli episodi 4, 11, 15.
Durante le riprese dell’episodio 8 Nagahama ricominciò a fumare. Erano spariti entrambi mentre si cercava di spiegare a Fersen, refrattario alla comprensione e alla memorizzazione, le battute che doveva dire, e non ci fu più verso di ritrovarli. Quando ricomparvero lei sembrava essersi ripresa abbastanza bene dall’incidente e lui non sembrava più sconvolto come prima.
“Lascia stare le altre battute e di’ solo – adesso capisco tutto- e andiamo avanti con la scena!” soffiò Nagahama rivolto a Fersen e mi mandò a comprargli un antiacido.
Ma con Fersen, al quale bisognava spiegare le cose fino allo sfinimento, era diventato troppo facile, per loro, appartarsi mentre tutti cercavamo di far entrare in testa al Conte quello che doveva dire.
Per questo, durante le riprese dell’episodio 11, dopo una notte insonne e due pacchetti di sigarette per far memorizzare a Fersen le battute, Nagahama ebbe un crollo nervoso.
Quando lei si recò a casa del Conte, per consigliargli di lasciare la Francia, Nagahama la vide benissimo mentre scendeva dalla carrozza dove l’attendente, con un sorriso estatico sulle labbra, era rimasto ad aspettarla, e mentre scendeva, finiva di riabbottonarsi la giacca della divisa, con aria sognante. Inevitabilmente, dunque, quando Fersen, non si sa per quale miracolo, le disse le battute giuste “Voi non vi sentite mai sola? Non vi sentite mai a disagio?” lei gli era scoppiata a ridere in faccia, e più provavamo a riprendere la scena più lei rideva. Qualcuno propose di fare almeno un video di bloopers da mandare a Paperissima, ma Nagahama diventò paonazzo, come se stesse soffocando. Poi chiamò la produzione e disse: “Qui l’unico che soffre sono io, a far capire a quel…a quello lì quello che deve fare e deve dire, mentre loro…basta! Io ci rinuncio! Cercatevi un altro! Io me ne vado! Provateci voi a tenerli lontani, se ci riuscite!”
Nell’attesa del nuovo regista, Nagahama accettò di arrivare almeno al diciottesimo episodio. Il 12 e il 13 però furono un supplizio. Dopo la scena della trottola e del coltello dal manico rosso, ce ne eravamo accorti tutti che erano abbastanza su di giri, pur non essendosi picchiati né sfidati a duello, e fu impossibile trovarli per tutta la notte, mentre Nagahama strillava, camminando su e giù come un animale in gabbia: “Dobbiamo girare alle prime luci dell’alba! I raggi del sole devono colpire il vetro del rosone! La luce giusta dura pochi minuti e noi così ce la perdiamo!!!”. Sembrava che gli stesse venendo un accidente.
Tornarono appena in tempo, mentre Nagahama sudava freddo e lei diceva senza scomporsi: “Posso avere qualche minuto per concentrarmi? Dopotutto devo affrontare un duello.”
Poi si aprì la “Questione Arras”, altra grandissima complicazione. “Chiamatemi gli sceneggiatori! Si cambia l’episodio! Siete pazzi se pensate che io li mandi soli ad Arras per dieci giorni! “. Per fortuna arrivò la notizia che stava arrivando il nuovo regista e questo ebbe il potere di sollevarlo. “Ma fate un po’ come vi pare… “gli sentirono dire, allora. La logica conseguenza fu che girare gli episodi successivi fu un incubo. Nell’episodio 15 lei lo fece cadere a bella posta dalla sedia e lì fu chiaro per tutti che avrebbero dovuto, poi, far pace. Seguì un duello furioso e ormai sapevamo che si sarebbe tradotto in una giornata persa sul set.
Da quel momento tutto andò di male in peggio. Giocavano addirittura a fare la famiglia felice, con Rosalie. Quasi non si preoccupavano di dissimulare. E posso affermare per averlo saputo da persona di fiducia, che fu lui, l’attendente, a pagare un servitore compiacente che manomettesse il lampadario a Versailles. Ormai avevamo capito il meccanismo. Rotolare per una rampa di scale abbracciati, quasi meglio di un duello… per creare l’atmosfera giusta. Infatti sparirono di nuovo.
Quella sera Nagahama si sentì con il nuovo regista nominato, tale Dezaki, e concordarono che era il momento che tornasse in scena Fersen, sul quale avrebbero dovuto concentrarsi tutte le attenzioni di lei.
“Da questo momento deve essere chiaro allo spettatore che lei ama il Conte di Fersen. I fan devono perdere ogni speranza che potrà mai esserci qualcosa con l’attendente. E ne devono soffrire! Abbondate con stelline, luccichini, palloncini, senza badare a spese!”
Così, si passò dall’era Nagahama all’era Dezaki. Quest’ultimo era arrivato con il sorriso un po’ irritante di chi pensava: “Adesso vediamo, se non si possono rimettere le cose al loro posto! Fersen è il mio asso nella manica.” E conoscendo la persona in cui Dezaki stava riponendo le sue speranze, fu subito chiaro che le sue possibilità di successo erano scarsissime.
Dezaki si compiacque, durante le riprese del mitico episodio 20, nell’osservare la sensualità disperata del duello alla fontana, che seguì passo passo sussurrando loro: “un po’ più frementi di desiderio… ecco, così… ma anche con la disperazione di chi comprende che niente si realizzerà mai… ok ok deve trasparire la gelosia di lui e il tormento di lei! Ah, ecco, così! La sofferenza e la disperazione… Nagahama, prendi appunti e guarda come lavora un professionista!”
Dezaki però, che tutti dicevano essere un attento osservatore, commise quella volta l’errore di sottovalutare quanto lui fosse di buonumore e quanto lei fosse rilassata, tanto da concedersi una risatina, davanti alle scuderie… e si convinse quindi di averli in pugno. “Partito Fersen per l’America, come un vero eroe romantico, lei si struggerà d’amore per tutto il tempo della sua assenza… e lui si struggerà vedendo la sofferenza di lei”. Aveva la bava alla bocca, come il cane di Pavlov, pregustando le puntate successive.
Invece le cose andarono diversamente. Dal 21 al 22 con i riflettori puntati su Jeanne, suo marito e il caso della collana, si diedero proprio alla pazza gioia. In Normandia era sufficiente sfuggire al controllo di Rosalie e io, incaricato di controllarli da Dezaki in persona, lo dico non senza un certo imbarazzo, più volte non ebbi cuore e tenni loro il sacco, portando Rosalie a passeggiare con me sulla spiaggia.
Alla fine dell’episodio 22 ci fu un momento di nervosismo, perché all’uscita dalla taverna, dove avevano fatto a botte, sparirono proprio dalla circolazione, ma Dezaki aveva dato a tutta la troupe la serata libera e nessuno fece troppa attenzione alla cosa.
Dezaki per lungo tempo riposò nella convinzione di avere ristabilito il perfetto equilibrio tra desiderio insoddisfatto e sofferenza struggente. La sera che si girò il 24, contrariamente alle sue abitudini, uscì persino a festeggiare. Ma io, dopo l’esplosione a Saverne, una volta rientrati a casa, li sentii che ridacchiavano, uno addosso all’altra letteralmente, e bisbigliavano tra loro qualcosa come “Serata favolosa, ma adesso diamoci una calmata con i preliminari estremi, prima che qualcuno si faccia male” “Sì sì, certo, da domani preliminari tranquilli”.
Con il 25 se la bevvero tutti che non c’erano speranze per il loro amore. Dezaki gongolava e se la godeva al punto che non la sentì, mentre diceva spazientita: “Va bene, me lo metto il vestito! E anche il dannato ventaglio! Ma patti chiari: devo essere a casa per la mezzanotte, perché ho un altro impegno!”. E mentre diceva queste parole, la sua stizza si smorzò in un sorriso.
Il 26 e il 27 filarono abbastanza lisci perché tutti erano concentrati sul Cavaliere nero e Dezaki si compiaceva con se stesso pregustando il colpo di scena dell’episodio 28. Fu tentato di scrivere a Nagahama per fargli pesare quanto lui fosse superiore nella gestione della cosa, ma poi pensò che fosse una caduta di stile e ci rinunciò.
Le riprese del 28 lo videro radioso, mentre si beava dello strazio, figurandosi fino a che punto gli spettatori sarebbero stati devastati da tutto ciò.
Ma come poteva immaginare? In Normandia lui ci era arrivato prima di lei, era tutto concordato. Io dovevo tenerla d’occhio, e assicurarmi che niente andasse storto. Ma tenere d’occhio cosa? Dopo la passeggiata di lei sulla spiaggia, richiesta espressamente da Dezaki, nella quale io mostro effettivamente il mio profilo migliore, non misero il naso fuori casa per tutto il tempo. Per girare la scena di lui ubriaco sotto i ponti, con il mendicante che suonava la fisarmonica, bisognò usare Bernard come controfigura. Bisognò dire a Dezaki che lui, ormai ex attendente, era precipitato in una disperazione così tetra, che adesso era sotto psicofarmaci pesanti. Non era in grado di girare. A Bernard lo chiesero loro personalmente: “Ci devi un favore!”. E lui acconsentì. E Dezaki si accontentò, ma aggiunse: “Lo voglio sul set lunedì mattina! Anzi facciamo che lei arriva in caserma un giorno prima!”
Ma era destino che le cose dovessero andare storte. Dopo la visita alle camerate e dopo il finto rimbrotto per averlo trovato tra i soldati della Guardia io, che cominciavo a non poterne più di fare il cane “da guardia”, li sentii, nell’ufficio del Comandante, che bisbigliavano l’uno all’orecchio dell’altra, mentre si baciavano appassionatamente: “Scusami scusami dovevo essere convincente mentre ti sgridavo…” “Non fa niente, ma pensavo che, insomma, tecnicamente oggi dovevamo essere ancora in Normandia, quindi, magari… si potrebbe…” “Sì sì si potrebbe”.
E non ti piomba lì Dezaki, che aveva dimenticato non so cosa e tornava a riprenderselo?
Pensammo che ci rimanesse secco…invece si riprese e abbaiò: “Cambiamento di programma! Entro la fine della puntata Girodelle va a farle una proposta di matrimonio formale! A suo padre! E il primo che fa capire qualcosa al pubblico lo consegno a Robespierre! Anzi a Saint-Just!”
Ma erano ormai a tal punto presi l’uno dall’altra, che anche Dezaki doveva fare buon viso a cattivo gioco e cercare di prenderli con le buone. Lo vidi infatti mentre cingeva la vita dell’ex attendente in modo molto cameratesco (avrebbe voluto cingergli le spalle, ma non ci arrivava) e gli spiegava la scena dell’aggressione in armeria, scena che il giovane si rifiutava categoricamente di interpretare. “Si possono considerare preliminari anche questi, alla fine, no? Tu concentrati sul missing moment successivo”.E strizzava l’occhio all’interlocutore, che pareva pochissimo convinto. Alcune comparse sostengono di avergli sentito dire parole irripetibili persino in una caserma, e fuori dall’armeria si era formato un capannello di soldati che confabulavano in preda alla più sfrenata ilarità “E che gli ha detto, al regista??” “Nooooo non è possibile!!! Lui tutto così perbenino!” “Che se ti deve mandare a quel paese ti dice – Potresti cortesemente rivedere le tue posizioni, perché il tuo atteggiamento mi infastidisce non poco?” “Sì sì glielo ha detto! Gli ha detto così, ti dico!!! E poi ha aggiunto…” E ridevano come matti, mentre Dezaki, che, a differenza di Nagahama, non aveva mai fumato, iniziò quel giorno.
Se durante l’episodio 31 non ci furono incidenti fu solo perché al ritorno in caserma, dopo aver salvato il principe spagnolo, io e quel sant’uomo di Alain facemmo loro da palo. Erano più incoscienti del solito, quel giorno, e noi, certo non origliavamo volutamente, ma, pur essendo, a quanto potevamo giudicare, abbastanza affaccendati, si scambiavano nel frattempo frasi del tipo “Ma non si era detto basta esplosioni?” “Sì sì, l’avevamo detto, basta, ormai abbiamo un’età” “Da ora in poi preliminari come quelli della gente normale…” “Sì sì come la gente normale, passeggiate al tramonto, coccole sulla spiaggia…”. E in quel momento presi la decisione che se per spiaggia intendevano quella in Normandia, dovevo trasferirmi in Provenza. Prima possibile.
Poi ci volle del bello e del buono anche per arrivare a girare la 32. Lui e Dezaki parlavano fitto fitto “No io la scena a Saint Antoine non la faccio! E se ti sento dire la parola “preliminari” giuro che lascio il set!” “Tu provaci, a lasciare il set, e io ci metto Bernard come controfigura, con lei, da qui alla 38! Inclusa la 37! Tanto poi il personaggio lo tagliamo!” e sorrise in modo sinistro.
Persino Alain arrossì e giurò che non aveva mai sentito uscire dalla bocca del suo amico parole simili, mentre Nanny si chiedeva che cosa potesse essere andato fino a tal punto storto nell’ educazione di suo nipote, che era sempre stato un ragazzo così a modo.
Era fino a tal punto arrabbiato, quella volta, che, più tardi, rifiutò pure la cioccolata. Ma non tutto il resto.
“Dobbiamo girarne solo altri due, maledizione! Altri due!” Lo sentii che diceva loro, quasi piagnucolando”, durante le riprese dell’episodio 35. E poi, alzando i toni: “Per tutti i diavoli, non potete controllarvi per due episodi? Recupererete nel 37! Ma fino ad allora potreste togliervi questa dannata espressione felice dalla faccia?”. Dopodiché dobbiamo solo arrivare alla fine, ci salutiamo, da buoni amici, e non mi rivedrete mai più!”
E poiché non lo ascoltavano più, vestendosi d’autorità, Dezaki, quasi fuori di sé, tuonò : “Vi terrò lontani! Costi quel che costi!”.
Io ero sceso a far pipì vicino ad un albero, nel parco, ma mi assicurò il tecnico del suono che il giovane aveva minacciato Dezaki con una pistola in pugno: “Ho sfidato l’Ancien Régime e il Generale… pensi di potermi fermare tu?”
La calma non tornò neanche dopo l’episodio 38, perché lui, ovviamente, era sempre in giro sul set, ad aspettarla, a braccia aperte, dietro ogni angolo. Dezaki non aveva un bel colorito in quei giorni.
Dezaki interruppe a metà l’episodio 40 e li mise con le sue mani sopra una carrozza, mentre io pregavo con tutte le mie forze che non fosse diretta in Normandia. Pagò loro, di tasca sua, due settimane di vacanza borbottando “Almeno mezzo episodio in santa pace e come dico io me lo fate girare? E che diamine!”. Ma non riuscì neanche a goderselo l’ultimo mezzo episodio, forse perché sul set circolava ancora una certa euforia, o forse perché non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine dei loro visi smaccatamente felici.
“Sì, sofferenza! Ma fatemi il piacere! Tanto vale che me ne vada a dirigere Lupin III” lo sentirono dire tra sè e sé mentre le ultime luci si spegnevano sul set ormai deserto.
 
   
 
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