Teatro e Musical > Altri
Segui la storia  |       
Autore: arashinosora5927    16/07/2021    1 recensioni
[Dear Evan Hansen]
Evan ha raccontato la sua storia ora il palco è di Connor, okay e anche di Evan che si ritroverà a convivere con una strana presenza.
Riporto parte delle cose così come sono state scritte nel libro limitandomi solo a tradurle, ma per il resto l'idea è mia e nei prossimi capitoli sarà apprezzabile la differenza.
TW: suicidio, Ghost!Connor, disturbi mentali, autolesionismo
Spero possiate apprezzare
[Treebros]
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Se c'era una cosa, una sola che avevo chiesto ad Hansen di non fare...quella era tradirmi. Dopotutto però puoi impedire al sole di sorgere? O ai fiori di sbocciare timidamente con l'arrivo della primavera? È il ciclo della vita. Allo stesso modo ciò che viene naturale come un amore che fiorisce non può essere impedito e non è neanche giusto ostacolarlo.

Sono andato via, non sopportavo la vista delle mani di Hansen sul corpo di mia sorella, delle sue labbra sulla sua pelle, della felicità di cui non faccio parte, neanche stavolta sui loro volti.

Sono passati circa due giorni da quando Hansen ha gettato all'aria ogni promessa che mi aveva fatto e immaginerete che non avevo alcuna voglia di parlare con lui. Non so se qualcuno di voi ha mai visto "Cast away"- c'è un Tom Hanks meraviglioso- ma è incalzante come paragone per spiegare cosa succede a non parlare con nessuno fuorché se stessi per giorni. Sto impazzendo.

L'unica persona con cui potevo parlare, cazzo, in questo momento preferisco la follia a interfacciarmi con Hansen. Vorrei picchiarlo, fargli assaggiare il mio dolore. Ma a che pro se non assecondare uno stupido capriccio infantile che indossa i panni di un dramma maturo?

Il silenzio è puro caos, i pensieri e i sentimenti si mescolano e non si capisce più chi sia chi. La voce nella mia testa dice fin troppe cose e ciò che ne ricavo è un senso di disorientamento totale. Vorrei urlare, spaccare qualcosa e so che anche facendolo non sarebbe abbastanza.

La rabbia mi devasta. Rabbia per cosa poi? Per essere ancora una volta superato da mia sorella? Per non avere mai un posto? Per non essere ascoltato o rispettato nelle mie richieste?

Sono innamorati! Che colpa ne hanno? Scusami Hansen, ma in questo momento ho bisogno di stare da solo o meglio non riesco a stare con te. Non so davvero perché mi sto scusando. A quest'ora sarai a casa mia a cenare, con Cynthia che ti loda anche per come respiri e Larry che ti ammira e non ne fa mistero. Zoe ti fa gli occhi dolci e la tua vita è perfetta.
Chi cazzo è Connor? Ti sarai già dimenticato di me. Stai meglio senza di me. Nessuno stava meglio quando c'ero. Forse dopotutto farla finita è stata la scelta migliore. Guarda a quante cose buone ha portato la mia morte... consapevolezza, attenzione alla salute mentale, Zoe ha un ragazzo, Hansen ha degli amici, i bulli a scuola hanno smesso di tormentare quelli diversi da loro. Ho fatto un favore all'umanità togliendomi di mezzo.

Il mio cuore ha smesso di battere da tempo, ma per qualche ragione lo sento dare un cenno come per opporsi a tutto questo. Cerca di ricordarmi quante cose ha fatto Hansen per me, cerca di dirmi che in fondo si merita mia sorella, cerca di spiegarmi che non è una torta, possiamo tranquillamente averlo entrambi. Non lo so. Mi dice che se non ci fossi stato io niente di tutto questo sarebbe stato possibile, non così almeno. Tutta questa storia deriva da una collaborazione, la mia presenza è fondamentale.

Non lo so, non ce la faccio. Vorrei crederci, ma tutto ciò che vedo è quella lingua che accarezza le labbra di mia sorella e dimentica di aver giurato di non farlo. O forse non è mai successo? Hansen me lo aveva promesso, vero? Non riesco più a capire cosa è vero e cosa è falso. Mi domando se mi abbia cercato. Mi domando se davanti a una relazione sentimentale l'amicizia passi in secondo piano.

Lo ammetto. Volevo che Hansen fosse mio e solo mio. Stupido ed egoista, come al solito, ma è la verità.
So che è giusto che abbia altri amici e sarebbe anche giusto se avesse tutti i migliori amici di questo mondo, ma io vorrei l'esclusiva. È sbagliato, me ne rendo conto, eppure il mio cuore brama un posto che sia solo mio.

Miguel era il mio ragazzo, ma questo non mi bastava. Invidia? Forse. Quanto è sbagliato volere isolare qualcuno che ami?
Io mi detesto, mi detesto perché capisco tutto eppure il mio cuore continua a desiderare ardentemente di occupare ogni singolo spazio, di catalizzare tutta l'attenzione.

Inutile mentire a se stessi, so cosa c'è dietro. Gli altri, con altri non posso competere. Sono tutti migliori di me e nessuno mi sceglierà mai davanti a un'opzione migliore. L'ho imparato a caro prezzo quando è arrivata Zoe, lei sì che aveva qualcosa da offrire.

Un sospiro profondissimo abbandona le mie labbra, alzo gli occhi sulla strada. C'è una ragazza, corre a piedi scalzi indossando solo una camicia da notte di seta di un rosa confetto, i lunghi riccioli d'oro rimbalzano a ogni contatto con l'asfalto.

Improvvisamente si ferma, in mezzo alla strada, spalanca le braccia e attende la macchina in corsa.

"Cosa fai?!" urlo con quanto fiato ho in gola come se ne avessi il diritto. Ecco un'altra cosa che odio del mio essere fantasma, solo Hansen può sentirmi e non posso fare niente come salvare le persone che stanno per commettere un suicidio.

La ragazza si gira verso di me, sorride. Forse è un caso. La macchina la investe. Non ho il coraggio di guardare. Il mio viso è nascosto tra le mani, ma ciò che percepiscono le mie orecchie è una sonora risata civettuola. "È così divertente!"

Riapro gli occhi e la vedo, la ragazza di prima, ha dei grandi occhi azzurri e le labbra delicate, l'essere di sesso femminile in assoluto più bello che abbia mai visto. Il punto è che è in piedi, i piedi scalzi ancorati all'asfalto, la camicetta leggermente spostata dal vento, ma neanche una macchia di sangue. Passano altre macchine, passano attraverso di lei, una dietro l'altra, neanche un graffio.

Ci sono solo due spiegazioni plausibili o questa ragazza è un ologramma oppure... "Ti stai divertendo molto?" le domando raggiungendola sulla strada.

Lei mi sorride di nuovo, stavolta i suoi occhi diventano più ampi, poi mi afferra le mani, una macchina mi passa attraverso e sento appena un po' di solletico.

"Sì sì sì!" urla stringendo le mani. "Mi sento forte perché sono superiore a qualsiasi essere umano."

La guardo perplesso. "Ne è passato di tempo da quando ne ho incontrato uno nuovo."

Non so di cosa stia parlando, l'unica cosa che riesco a pensare è che forse le manchi qualche rotella. "Non ti fa sentire invincibile? Sei immortale. Le cose per cui gli esseri umani tremano non ti spaventano più. Puoi fare ogni cosa e non sentirai dolore, non proverai paura. Cazzo, è la sensazione più figa del mondo."

Confermo, questa tipa è fuori.

"Puoi bere candeggina, lanciarti sotto una macchina o un treno, non succede assolutamente niente anzi... la seconda è addirittura piacevole."

Silenzio. No, non è vero. Segue una lista infinita di modi in cui ci si può uccidere o essere uccisi a cui vengono aggiunte delle risate.

Inizio a indietreggiare cercando di lasciare quelle mani che ora mi sembrano viscide e pericolose, ma non ci riesco.

"Scusami, stavo divagando. Intendevo dire che era da tempo che non incontravo un altro fantasma. Sono così felice di vederti, tesoro."

Non so che dire, non sono abituato a questi appellativi, mi sembrano falsi e privi di significato. Sono riuscito a staccarmi dalla sua presa, ma chi è questa ragazza? Ha parlato di un altro fantasma. Questa è la prima volta che mi fermo a pensare che potrebbero esserci altri come me in giro per il mondo.

"Sono Heather Chandler" dice porgendomi la mano. "E tu, gioia?"

"Connor Murphy?" dico incerto se voglia o meno rispondere a quella domanda, ma cazzo se avevo bisogno di parlare con qualcuno. "Ne hai ancora per molto o ci vogliamo togliere dalla strada?" le chiedo senza fare mistero del fastidio.

Lei annuisce, mi prende per mano e mi trascina sul tetto di una casa. Mi costringe a sedermi accanto a lei.

"Quindi ci sono altri come noi?" le chiedo cercando di indirizzare la conversazione dove mi interessa.

"Oh sì, a bizzeffe. Mai visto "Ghost Whisperer"? Quella roba esiste, tesoro. Peccato solo che sia così difficile trovare una brava medium..." mi risponde.

Ho visto la serie di cui parla, quando ero ancora in vita era una delle mie preferite, ma mai avrei pensato che fosse ispirato a qualcosa di reale e concreto.

"Il gatto ti ha mangiato la lingua? Aspetta, non dirmelo. Sei nuovo? Eh sì, devi essere nuovo per non saperlo."

Non sto capendo niente di questa conversazione e il mio senso di disagio cresce ogni istante che passa. C'è qualcosa di profondamente inquietante in ciò che sta dicendo.

"Gioia, quanti anni hai?" mi chiede.

"Diciassette."

"Da quanto tempo hai diciassette anni?"

Cosa è una citazione di Twilight? Di colpo l'illuminazione.

"Forse un mese..." rispondo.

"Oh tesoro... sei nuovo allora. Io da circa trent'anni..." dice lei, Heather se non erro, con un sospiro.

"Me li porto bene vero? Sai il fatto che io sia morta non significa che non devo essere la più sexy della piazza. Anche noi fantasmi abbiamo una vita dopotutto."

Mi fa male la testa. Troppe informazioni.
È la prima volta che mi fermo a pensare che potrebbe essere così. Una vita da morto a vedere Evan che cresce e invecchia mentre io ho sempre lo stesso corpo e gli stessi cazzo di vestiti. Evan che sposa Zoe, i loro bambini e io confinato in un limbo eterno tra la vita e la morte.

"Sai da quando sono morta ho avuto una vita molto divertente. Ho avuto un po' di partner e tanto tempo per pensare, ma questo è un altro discorso."

Sospiro profondamente di nuovo, rilasso le spalle, ancora mi stringe le mani.

"Sei proprio di poche parole tu, eh?" mi chiede, lascia le mani e mi permette di avere più spazio allontanandosi un po'.

"Quindi rimarrò così per sempre...?" le chiedo trovando la forza di parlare.

"Beh se non troverai che cosa ti tiene così attaccato alla vita e il modo di risolverlo temo di sì. Io ormai mi sono arresa, la gente muore di continuo e io faccio nuovi incontri. È una vita noiosa, bisogna movimentarla."

"Non è una vita..." sottolineo.

"Punti di vista, tesoro, ma non ci pensare. Piuttosto perché non parliamo di me? Non ti interessa sapere chi sono? Chi ero? Chi sono diventata?"

Un nuovo sospiro. "Onestamente? No" le dico.

La sua faccia si deforma in una smorfia disgustata, poi sorprendente Heather mi dà una gomitata e ride. "Mi piaci, hai fegato."

Sospira, sorride, mi guarda. "Un tempo quelli come te li mangiavo a colazione... amavo spaventarvi, sminuirvi e possibilmente ferirvi... mi faceva sentire forte e... così non dovevo guardare la realtà."

Non lo so, non so se voglio ascoltare questa storia. Heather mi accarezza i capelli, il ciuffo che nasconde l'occhio eterocromatico spostandolo dietro l'orecchio. "Ma sai, se c'è una cosa che mi ha insegnato la morte è quanto fossi stronza."

Sbadiglio. Forse è un riflesso condizionato o forse no, non so dirlo.

"Oh vedo che ti stai annoiando parecchio..." dice.

Alzo le spalle, mi stringo in me stesso. "Ho la testa altrove."

"Beh dimmi dove, ci vengo con te e magari, magari ne traiamo qualcosa di buono."

Non riesco a parlare, ogni cosa è troppo grande per uscire da questa bocca senza distruggere l'universo, così preferisco che continui a corrodermi.

"Senti ciccio, se continui così io torno da Veronica" mi dice all'improvviso.

Alzo lo sguardo, le punto gli occhi addosso. "Chi è Veronica?" le domando.

"Ottima domanda" risponde con un sorriso inquietante. "Suppongo che sia la mia migliore amica oltre che la mia assassina."

"Cosa?!" domando spontaneamente.

"È una lunga storia, se vuoi te la racconto. Anzi diciamo solo che è l'unica persona in vita che può sentirmi, l'unica con cui io possa parlare e fare qualcosa nel mondo, quello che scorre attorno a noi di cui non facciamo più parte."

Rifletto su quello che mi ha detto, sospiro.

"Come si chiama la tua Veronica?"

Sono confuso, non riesco a capire che cosa voglia sapere. "La mia che?" chiedo.

Ho capito, anche io ho la mia Veronica. Apparentemente tutte le persone che non vanno oltre hanno la propria.

"Evan" rispondo.

"E cosa è successo tra te ed Evan perché fosse proprio lui?"

La guardo confuso, dalla sua espressione capisco che ci sono una serie di concetti che mi mancano, lo capisce anche lei.

"Tesoro... devo proprio spiegarti tutto, vero?! Allora, quando si muore e si diventa anime vaganti in pena succede perché c'è qualcosa che ci tiene ancorati alla vita e ogni persona che resta in questo limbo ha una persona con cui può parlare che è l'ultima persona a cui ha pensato nell'istante prima di morire. Perché Evan?"

"Perché Veronica?" le rigiro la domanda.

"L'ho maledetta prima di andarmene. Pensavo fosse stata lei a uccidermi e ancora non riesco a togliermi completamente dalla testa che volesse farlo anche solo nella sua immaginazione. Me lo meritavo, era mera sopravvivenza. Mi ha uccisa il suo ragazzo. È morto anche lui, ci siamo incontrati qui anni fa, poi lui è andato oltre non so come né perché. Mi ha spiegato tutto e siamo diventati amici. Ma sto divagando. Sono cambiata profondamente, ma sono anche rimasta la stessa. Sono egocentrica, ma ti giuro che mi interessa la tua storia."

Rifletto su ogni parola, su ogni nuova informazione e rivelazione, è difficile mettere i pensieri in ordine.

"È un peccato che nessuno ci possa sentire. Ci sono storie che sappiamo solo noi morti e se nessuno diventa la nostra voce non si sapranno mai, mai verrà a galla la verità."

Sospiro profondamente, la guardo negli occhi. Colgo tristezza, frustrazione, odio antico verso se stessa e gli altri, ma anche speranza, purificazione, cambiamento.

"Suppongo di aver maledetto anche io Evan, di averlo incolpato del mio suicidio stupidamente" dico.

Heather si porta una mano davanti alla bocca e a stento trattiene un sussulto. "Oh tesoro... mi dispiace così tanto..." mi dice accarezzandomi la schiena. "A me il suicidio lo hanno simulato... tu lo hai fatto davvero."

"Dispiace anche a me...credo..." le dico con un senso di frustrazione crescente.

"Che cosa ti tormenta tanto?" mi domanda. La guardo stranito di nuovo non so di cosa parli.

"Sento che c'è qualcosa che ti sta corrodendo dall'interno e voglio aiutarti a buttarla fuori. Parlane con me."

Heather è strana, ma i suoi occhi sono sinceri. Apro la bocca e ogni parola va da sé. Le lacrime scorrono accompagnando il fiume in piena di informazioni, Heather si fa culla e argine.

"Ho capito... è una brutta situazione" dice.

Shit Sherlock, ma veramente?

Segue il silenzio, poi inizia a raccontarmi anche lei la sua storia. Era la leader di un gruppo di tre ragazze molto popolari negli anni '90. Lei e le sue non amiche erano le stronze della scuola, le bulle che annientavano ogni studente che non rientrasse nella categoria di belloccio o cheerleader e in ogni caso loro erano superiori e lei era superiore a entrambe le altre due.

"Ho fatto cose orribili..." mi dice. "A oggi so che era tutta insicurezza, un modo orribile per nascondere la mia fragilità. Vorrei poter chiedere scusa a tutti i miei amici."

Una risata amara da parte mia. "Io no..."

"E perché mai?" domanda Heather.

"Perché io non ho amici..." le dico percependo una profonda solitudine in me.

"Ed Evan? Miguel? Non prendermi per il culo. Io non ho mai avuto amici a parte Veronica e a lei ho già porto le mie scuse. Se davvero uno di quei pazzi mi voleva bene onestamente aveva qualche problema... io non meritavo niente, neanche che mi pensassero..."

La sua storia mi conquista, sono colpito da cosa può fare un attento esame di coscienza. Chissà forse nel mondo c'è più speranza del previsto. So che Heather mi avrebbe reso la vita impossibile un tempo, ma ora, ora siamo solo qui a riversarci addosso i nostri sentimenti troppo grandi per essere contenuti come due buoni amici di vecchia data.

"Non hai mai proposto a Veronica di chiedere scusa al tuo posto?" le domando. Lei annuisce, tira leggermente su col naso, non mi ero reso conto che avesse iniziato a piangere.

"Non ha voluto farlo, è difficile parlare con persone di una certa generazione e convincerle che c'è un fantasma che ti sta chiedendo di fare cose per lei."

Ha senso però... "Perché menzionare il fantasma quando puoi semplicemente creare delle lettere?" le domando.

Sembra che le si sia accesa una lampadina, una bellissima lampadina che rischiara la notte.

"Sono proprio bionda, è vero quello che dicevano di me. Come ho potuto non pensarci prima? Veronica sa anche riprodurre la mia calligrafia."

Non le dirò che ha ragione, anche se è un po' fastidiosa in fondo è simpatica ed è mossa da buone intenzioni.

"Allora farò così..." dice. "Quando a te, Connor, Evan ti vuole innegabilmente bene. Dovresti saperlo dopo tutto quello che mi hai raccontato. Dovresti tornare da lui e chiedergli scusa per essere sparito, essere sincero così come lo sei stato adesso con me, magari senza rompergli un timpano però. Sono sicura che Evan ti accoglierà."

Non lo so. Sembra tutto troppo facile per fermarci qui. Mi sembra assurdo come scenario, so che non riesco neanche a guardarlo in faccia in questo momento, figurarsi aprirgli il mio cuore.

"Digli la verità. Scrivigli una lettera se preferisci, ma non tagliare il tuo unico collegamento col mondo dei vivi, non distruggere un'amicizia bellissima. Veronica è la persona più speciale che io abbia mai incontrato e sono sicura che sia così anche per Evan."

Un leggero sorriso appare sulle mie labbra. Sì, Evan è decisamente speciale.

"Torna da lui, Connor. Digli come ti senti. Fallo e basta, senza pensarci. Scoprirete insieme cosa fare dopo."

Mi sento più convinto, ogni istante che Heather parla mi rassicura e infonde il coraggio che mi serve per affrontare di petto questo momento.

"E tu? Tu che farai?" le chiedo.

"E io scriverò una lettera per ogni persona che ho ferito e farò in modo che Veronica le recapiti. Ne avrò per un po' dal momento che la lista è lunga."

Una leggera risata sfugge alle labbra di entrambi. È carino ciò che sta succedendo stasera.


Mi dispiace un sacco per Hansen, probabilmente avrà già avuto tre crisi isteriche e dieci attacchi di panico, ma ho bisogno di tempo.

Non so quanti giorni siano passati, so solo che ho aiutato Heather a scrivere le lettere e insieme abbiamo pensato a cosa devo dire ad Evan per non risultare un completo psicotico. Più che cosa dire abbiamo studiato insieme come dirlo.

Heather ha scritto una cosa come centodieci lettere, una per ogni compagno del liceo che abbia mai attaccato. C'è una lettera anche per la famosa Veronica.

"Ho finito" ha detto dopo interminabili ore di scrittura, ha agitato un polso perché potesse rilassarsi dalla fatica.

Comunque per la cronaca, per fare tutto ciò siamo andati in un posto sperduto e dimenticato dove nessuno potesse vedere una penna scrivere da sola su della carta.

"Hai fatto un ottimo lavoro" le ho detto. Nei giorni in cui abbiamo creato queste lettere abbiamo imparato a conoscerci e apprezzarci meglio.

Poi di colpo è successa una cosa strana: le mani di Heather hanno iniziato a perdere consistenza e il suo corpo si è riempito di luce.

"Oh cazzo, sta succedendo? Adesso?! Perché proprio adesso. Oddio..." ha detto guardando la sua figura. Per un istante le è sputata una sorta di aureola sulla testa e dalla schiena sono uscite due grandi ali candide.

"Connor, ti prego porta le lettere a Veronica al posto mio. L'indirizzo è..." mi ha detto ogni parola come se fosse più importante di qualsiasi altra cosa e io con la stessa solenne attenzione ho segnato tutto.

"E ti prego dici a Veronica che le voglio bene. È stato bello incontrarti..."

Un fascio di luce l'ha risucchiata prima ancora che io potessi dirle che mi sentivo allo stesso modo e che avrei sentito la sua mancanza.

Suppongo fosse questo che la teneva attaccata alla vita, la consapevolezza di non essere mai riuscita a chiedere perdono per i suoi peccati.

Mi ci vuole qualche istante per rendermi conto che Veronica non può sentimi. Non importa quante lettere le porti, comunque non potrà sapere che farsene. Mi tocca tornare da Evan. Sapete quanto sarà contento di scoprire che deve relazionarsi con nuovi sconosciuti? Chissà, forse rivedermi sarà un tale sollievo che non gli peserà così tanto farmi l'ennesimo favore.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Altri / Vai alla pagina dell'autore: arashinosora5927