Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    16/07/2021    0 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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“Che cazzata!” pensò Ghiaccio, grattandosi nervosamente una tempia, mentre era intento a dondolarsi su una delle sedie della cucina.

-Quella testa di cazzo… la odio, porca puttana!- sbuffò, guardando Melone buttare i resti della ceramica frantumata in precedenza nella lite fra Prosciutto e Celeste nel bidoncino della spazzatura -Fa sempre casini e nessuno le dice mai niente! Poi ai suoi macelli dobbiamo in qualche modo rimediare noi, sembriamo le sue fottutissime cameriere, cazzo!- tirò un rumoroso pugno sul tavolo, facendo voltare il suo compagno verso di lui, che gli sorrise con fare divertito -Risotto Nero la sta davvero viziando, è questa la verità.-

-Ironico da parte tua dirlo, quando non hai alzato un dito per aiutarmi a raccogliere tutti i frammenti delle tazze che erano sparsi per il pavimento.- rise Melone, sedendosi finalmente accanto a lui.

-Io mi rifiuto di rimediare ai suoi danni.- sputò acidamente l’uomo con gli occhiali in risposta, digrignando i denti.

Melone rise ancora, versandosi scioltamente del cognac dal colore ambrato in un calice di cristallo, leggermente beccato all’estremità.

-Ma dimmi un po’, Melone…- continuò l’uomo, facendo spostare nuovamente gli occhi azzurri del collega verso di sé in un movimento svogliato -Secondo te è vera quella storia che racconta Prosciutto?-

-La faccenda dello stand, intendi?- domandò, sorseggiando delicatamente l’alcolico, non rompendo il contatto visivo.

-Sì, quella storia sul suo stand e sul fatto che dovrebbe far perdere i freni inibitori, o cazzate simili.-

-Non saprei dirti, onestamente…- rispose, posando il bicchiere e scuotendo con poca convinzione il capo, lasciando che i capelli color glicine seguissero sinuosamente i suoi movimenti leggeri -Ammetto che le azioni e gli atteggiamenti di Risotto Nero e di Prosciutto sono stati più che inaspettati; troppo impulsivo come comportamento, da parte di entrambi.- proseguì, facendo annuire vigorosamente il collega, che nel mentre aveva rubato un sorso della bevanda all’amico -Però mi sembra a dir poco assurdo pensare che quell’inetta riesca ad avere uno stand simile, capisci? Se davvero porta le pulsioni di un individuo al massimo, non è bizzarro il fatto che nessuno, nella sua vita, abbia mai provato ad aggredirla, a rapirla o anche solo a violentarla, come hanno fatto loro?-

-Esatto, è proprio come la penso io!-

-Poi, ragioniamo un attimo al suo passato: l’abbiamo presa in uno strip club. Vogliamo davvero credere che nessun cliente, in quella specie di bordello, abbia mai pensato a metterle le mani addosso? Com’è possibile che stia succedendo solo ora, dopo anni di esposizione a questi pericoli?-

-Io sono dell’idea che lei sia una spia.- esordì Ghiaccio, fissando con fare serio Melone, scrutandolo con i suoi occhi scuri e profondi, quasi privi di anima.

-Davvero? Eppure col Capo abbiamo già scartato l’idea, no?-

-Lo so, ma secondo me è stata una cazzata non approfondire la faccenda! La situazione è troppo sospetta per essere tutta una casualità, cazzo! Il Boss un giorno ci chiama e ci dice “Dovete rapire questa tizia”, una donna anonima e uguale a mille altre, senza alcuna spiegazione apparente. Siccome è il nostro boss lo facciamo e lui ci dice che ce la dovremo tenere in casa. Quando arriva finalmente il periodo in cui ‘sta zoccola se ne deve andare, ci chiama nuovamente per dirci che “sta avendo dei problemi”- sbraitò, modulando il tono della voce nel citarlo, sbeffeggiandolo chiaramente e suscitando dei sorrisetti meschini nel compagno -e che quindi ce la dobbiamo tenere per un tempo indeterminato. Ti sembra normale? A me sembra un’inculata! Quello stronzo sa che lo odiamo tutti e che vogliamo la sua fottutissima testa: quella troia di Celeste è solo una talpa per vedere che cazzo tramiamo contro di lui!-

-E come lo spieghi il comportamento bizzarro di Risotto e Prosciutto?-

-Magari la puttana ha uno stand, dopotutto.- ammise, alzando le spalle -Ma sono sicuro che lei ne sia perfettamente consapevole e che sia pure brava a utilizzarlo. Lo sta facendo per metterci contro!-

-Metterci contro?- il collega dai capelli lilla lo guardò perplesso -Io questa teoria non l’ho mica capita. Su cosa dovremmo litigare, scusami? Su chi se la scopa prima? Il Boss ha detto che possiamo farci quello che vogliamo, non vedo perché dovremmo avere della rivalità fra noi su quel pezzo di carne: basta sapersi organizzare i turni.-

-No Melone, usa il cervello!- urlò Ghiaccio, indicandosi le tempie -Non vedi che cazzo di clima teso c’è fra Pro’ e il Capo? Minchia, non si riesce a stare in una stanza con entrambi! Se esce fuori l’argomento “Celeste”, diventano tutti e due delle checche mestruate, è invivibile! Il Capo prova a trattenersi, ma lo vedo come guarda di sottecchi Prosciutto quando lui nomina la puttanella: diventa furioso!-

Melone spalancò leggermente la bocca, prima di scoppiare in una genuina e rumorosa risata, confondendo l’amico.

-Che cazzo ci trovi di divertente?- chiese il riccio, sinceramente perplesso dalla sua reazione.

-Scusa, scusa…- rispose l’uomo, asciugandosi una lacrima fugace, mentre riprendeva fiato -E’ solo che la situazione è talmente assurda da essere comica.- sorrise, prendendo nuovamente il calice tra le dita, per bere tutto d’un fiato il resto del liquore -Facciamo parte della mafia più potente d’Italia, siamo uno dei gruppi più uniti di Passione e stiamo davvero litigando per il culo di una spogliarellista qualsiasi; è assurdo…- ridacchiò nuovamente, scuotendo la testa da un lato all’altro, guardando in basso, verso il tavolo ligneo.

Ghiaccio annuì, prendendo la bottiglia polverosa del superalcolico prima di portarla alle sue labbra carnose, per berne a rumorosi singulti fin troppo contenuto.

-Sembra una fottuta presa per il culo, cazzo…- borbottò, passando la bottiglia all’amico, che ripeté la sua stessa azione -E la cosa che mi da più il nervoso è non poterla manco toccare, mi capisci?-

-Umh?- domandò confuso Melone, deglutendo la bevanda -Sì che puoi, di che stai parlando?-

-No che non posso! Ogni volta che mi avvicino, o Prosciutto, o il Capo mi polverizzano con lo sguardo! Non mi ci posso avvicinare, cazzo!-

-Questo perché hai provato a stuprarla prima che il Boss ci desse il permesso: è colpa tua.-

-Ma ora il permesso lo abbiamo!- urlò, sporgendosi verso di lui.

-Certo che lo abbiamo, ma tu sei violento. Non ci fidiamo di te con lei perché potresti farle dei danni.-

-Io?!- si alzò di scatto dalla sedia, indicandosi il petto con un dito della mano -Hai visto che cazzo di lividi le ha lasciato Risotto?! La mano hai visto come cazzo gliel’ha conciata?! La sentivo urlare dal bagno! Quello la picchia e io non posso scoparle il culo nemmeno una volta?! Lo sai benissimo anche tu che in questa cazzo di casa stiamo solo fingendo di non vedere tutte le cose che le fa!-

-Calmati dai, non urlare che mi fai venire mal di testa.- e gli porse nuovamente la bottiglia, prendendolo delicatamente per un lembo della maglia e facendolo riaccomodare accanto a sé -Bevi un po’, vedrai che ti passa.-

-Non mi passa un cazzo, a me bere fa venir voglia di scopare e basta…- e ricominciò a sorseggiare il liquore, accompagnato dalla risata bassa del compagno.

Continuando a discutere, sbraitare e ridere in maniera scomposta, i due finirono l’intera bottiglia e decisero di passare allo spumante in frigo, seguito poi da del vino rosso dimenticato in un angolo della cucina.
Si spostarono quindi a passi incerti verso i divani, dove vi si distesero, accasciandosi ciascuno ai lati dei braccioli grigi e polverosi.

Ghiaccio poteva sentire la sua testa pulsare dolorosamente, mentre la vista offuscata rendeva il soffitto della stanza verso cui guardava confuso, come se fosse in movimento. Le gambe e le braccia erano troppo pesanti per essere portate al petto: tanto valeva lasciarle penzolare distrattamente ai lati del suo corpo.

Aveva caldo.

Lui detestava il caldo, con tutto sé stesso.
Odiava come i vestiti lo soffocassero in quelle situazioni, appiccicandosi al suo corpo umido di sudore, quasi asfissiandolo.

Aveva anche sete: voleva bere dell’acqua fresca, voleva sentire la sua gola secca rinascere, idratarsi assieme alla lingua, che pareva cartavetro contro il suo palato arido e asciutto.

-Ugh…- mugugnò, espirando rumorosamente -Abbiamo bevuto troppo, cazzo…-

-Mmh…- rispose con un filo di voce Melone, aggrottando ogni tanto le sopracciglia, troppo stanco perfino per provare a tenere le palpebre a mezz'asta, prima di spostare il proprio corpo pesante su quello del collega, appoggiandosi alla sua spalla.

Ghiaccio odiava bere in quel modo. Avevano fatto tutto troppo di fretta, si erano rovinati una bella sbornia assieme; cazzo, finiva sempre così! Davvero non riuscivano a trattenersi quando avevano dell’alcol a portata di mano.

Fu quasi sul punto di alzarsi per barcollare fino al lavandino e bere dal rubinetto dell’acqua, come un animale assetato, quando una voce incerta e fragile gli fece spalancare gli occhi in allerta.

-Oh, scusate, non pensavo ci foste voi qui…- sussurrò Celeste, vedendo i due uomini gettati sul divano, poggiati scompostamente l’uno sopra l’altro, intenti a boccheggiare per un po’ di aria -State bene?- chiese disinteressata, conscia di dover porre loro quella domanda, siccome era dovuta da parte sua della preoccupazione nei loro confronti. Lei infondo era la loro serva, ormai: doveva preoccuparsi della salute dei loro padroni, no?

“Fottute bestie.”

-Celeste, tesoro! Parlavamo giusto di te, poco fa…- esclamò Melone, aprendo a fatica le palpebre pesanti, volgendo le proprie iridi azzurre verso la donna, che era rimasta immobile allo stipite della porta, interdetta su come agire -Saresti così gentile da portarci dell’acqua, non è vero? Abbiamo un pochino alzato il gomito e…- riprese fiato, muovendo in maniera anomala le proprie pupille intorno alla stanza, prima di stringere gli occhi in una smorfia di dolore -...e non ci sentiamo benissimo.- ridacchiò, come imbarazzato per lo stato nel quale si stava presentando davanti a lei.

-Certo, ve la porto subito.- rispose, andando verso la cucina e riempiendo due bicchieri di acqua fresca, prima di portarli ai due.

-Sei fantastica Celeste, una donna d’oro…- borbottò ancora sorridendo l’uomo, sorseggiando la bevanda rinfrescante fornitagli.

Ghiaccio bevette con calma, scrutando con odio la ragazza, intenta a osservare attentamente che i due non si versassero addosso il liquido trasparente.

Cazzo, se la odiava quella donna.
La detestava con tutto sé stesso e non sapeva nemmeno darsi una spiegazione.

Cosa gli aveva fatto, infondo? Sì, lo aveva rifiutato, ma dopotutto era lui che si era forzato su di lei e soprattutto, il suo odio nei suoi confronti era iniziato dal primo giorno del suo arrivo.
Forse perché era bionda?
Scosse inconsciamente il capo, attirando l’attenzione della ragazza, che lo guardò confusa: no, che cazzo di motivazione era? Anche Prosciutto era biondo, eppure non lo odiava mica.

Magari perché aveva sempre da ridire… ma ancora, il suo disprezzo per lei era stato istantaneo, dal primissimo momento in cui aveva posato i suoi occhi neri su quel corpo morbido e sinuoso, poggiato sul divano dove ora riposava lui, totalmente privo di coscienza, esposto alla sua mercé in tale maniera, mostrando parte del suo seno pallido dalla scollatura della sua fottuta magliettina quasi trasparente…

I pantaloni attorno al suo cavallo iniziarono a stringersi alla luce di quei pensieri.

“Cazzo…” si maledisse, mentre il respiro si faceva più corto e le sopracciglia iniziavano a aggrottarsi lungo la sua fronte lucida di sudore.
Ecco perché odiava bere in quel modo, ogni volta finiva così, con lui terribilmente eccitato e con nessuno disposto a succhiargli il cazzo.

-Fanculo…- mormorò, spostando in avanti il bacino, in un vano tentativo di sistemarsi più comodamente sul materasso impolverato, per cercare di abituarsi alla sensazione ormai stretta e restrittiva causata dai suoi pantaloni.

Poteva sentire la sua erezione crescere a ogni minimo ricordo del corpo di quella donna e ora, avere le sue morbide mani su tutto il corpo, non aiutava di certo.

-Ghiaccio, che succede?- domandò lei ingenuamente mentre le sue dita leggere gli si posavano sulla fronte, vedendo come l’uomo stesse ansimando in maniera anomala e come il suo volto fosse diventato di un rosso ancora più vivo e profondo di quello di prima -Stai male?-

-Non mi toccare, cazzo!- provò a urlare, dimenandosi con poca risolutezza dalla sua presa delicata -Ho solo caldo, non sei la mia dottoressa, levati dai coglioni…- ansimò ancora, sentendo il proprio pene pulsare alla vista delle labbra rosse della donna: come avrebbe voluto sentirle su tutto il suo corpo. Sarebbero sicuramente risultate fresche a contatto con la sua pelle accaldata, ne era certo.

-Va bene, non era mia intenzione darti fastidio, scusami.- rispose freddamente allontanandosi da loro per bere a sua volta un sorso d’acqua da uno dei loro bicchieri.

Non li aveva mai visti così mal ridotti. Certo, era stata numerose volte a stretto contatto con svariati uomini ubriachi e incapaci di reggersi in piedi, ma vedere dei membri di quella squadra ridotti in tale maniera, così vulnerabili e apparentemente deboli… era quasi appagante.

Ghiaccio ansimò nuovamente, stringendo con forza gli occhi arrossati e spingendo ancora una volta il bacino, camuffando il gesto come un tentativo di trovare una posizione più comoda per il suo corpo: era disperato.
La sua erezione faceva male, la sentiva sfregare contro il tessuto del suo intimo, dolorosamente e, soprattutto, disperatamente.
Voleva togliersi i pantaloni e masturbarsi fino a raggiungere un orgasmo soddisfacente, non desiderava altro al momento.

Perché non farlo?

Cosa gli impediva di slacciarsi la cintura, liberare il proprio pene, gonfio e bollente, per poi iniziare a toccarsi oscenamente davanti a lei e Melone?
Dopotutto, col compagno non sarebbe stata la prima volta: erano soliti passare delle serate assieme, con una o più donne, quindi a nessuno dei due era sconosciuto il corpo nudo dell’altro. Invece Celeste era una preda del tutto nuova: non era mai riuscito a consumare un atto con lei; non era mai riuscito a scoparle quel bel faccino che si ritrovava.

Chissà che espressione scioccata avrebbe fatto, vedendolo masturbarsi così, davanti a lei, in soggiorno.
Avrebbe voltato lo sguardo disgustata? Sarebbe fuggita non appena lui si fosse slacciato la patta? Non sarebbe riuscita a distogliere lo sguardo per la sorpresa, o si sarebbe messa a piangere come era solita fare in quelle situazioni?

Cazzo se odiava sentirla piangere.

Quella sua voce diventava così stridula e fastidiosa, per non parlare delle sue espressioni! Il volto le diventava rosso e si raggrinziva tutto, come quello di una prugna secca. Il naso le si irritava e le labbra si gonfiavano, come se le venisse l’arsua d’un tratto, mentre le palpebre quasi le opprimevano gli occhi carichi di lacrime, rotti dalle venature rosse che li attraversavano.

Oh, però sarebbe stato così divertente umiliarla costringendola a guardarlo raggiungere l’orgasmo davanti a lei, forzandola in qualche modo a restare.
Magari, avrebbe potuto pure aiutarlo nell’intento, chissà… doveva provare per vedere, no?

-Cazzo…- bisbigliò ancora, portando una mano tremante sulla sua erezione, bisognosa di sollievo.

Sibilò rumorosamente al contatto, attirando lo sguardo di Melone verso sé, che subito si mise a sorridere compiaciuto.

-Ghiaccio…- borbottò, cominciando a ridacchiare sommessamente, riuscendo a non destare l’attenzione di Celeste, intenta a dar loro le spalle, poiché impegnata a riordinare la stanza -Che combini?-

-Non lo vedi?- sputò acidamente, iniziando a slacciare la cerniera dei suoi pantaloni, percependo sempre di più un senso di libertà, fino alla totale apertura della patta.

-Vuoi davvero farlo, qui davanti a lei?- sussurrò l’amico, sporgendosi verso il suo orecchio, ansimando leggermente sul suo collo, facendo scendere un brivido lungo la schiena dell’uomo.

-Tu non vuoi?- rispose a sua volta lui con una voce stranamente bassa e gutturale, ricambiando lo sguardo di complicità.

Il sorriso di Melone si allargò ancora, mentre i suoi occhi si socchiusero e la lingua si fece strada fra le sue labbra rosee, per inumidirle.

Con un movimento sciolto, l’uomo dai capelli color glicine posò la propria mano sull'intimo del collega, mantenendo il contatto visivo, sentendolo trattenere il respiro mentre iniziava a stringere con delicatezza il suo pene, così gonfio e caldo, percependo la tensione nel tessuto scuro dei suoi boxer esposti.

-Lo sai che per queste cose io sono sempre pronto.-

   
 
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