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Autore: Feisty Pants    17/07/2021    1 recensioni
La banda è ormai fuori dalla banca di Spagna e cerca di ricominciare a vivere in piena tranquillità spostandosi da un luogo a un altro. Alicia Sierra, Cesar Gandia e la polizia segreta, però, cercheranno in tutti i modi di trovare i Dalì per porre fine a una guerra che ormai stava durando troppo tempo. I veri protagonisti, questa volta, saranno i sentimenti, le emozioni e le storie personali di ogni membro della banda obbligato a fare i conti con i fantasmi e tesori della propria vita.
(Alcuni elementi della trama originali sono stati modificati. Nairobi, infatti, è ancora viva e il professore è riuscito a portare fuori la banda dalla banca di Spagna senza aver incontrato Alicia Sierra)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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CAPITOLO 11
UNA NUOVA CARICA



“Che cosa è successo?” chiede il professore, rivolgendosi a Nairobi.

“Tokyo è incinta” sbotta subito lei, mangiandosi un labbro, consapevole di non doverlo rivelare agli altri.

Il professore perde per un secondo l’equilibrio, portandosi una mano alla bocca e sgranando gli occhi. Il piano rinascita prevedeva la ricerca di stabilità per tutti i membri della banda, non sicuramente il concepimento di nuove vite.

“Cazzo!” urla lui battendo il pugno sulla scrivania. Quel gesto attira l’attenzione di Rio che, mentre entra nella Panic Room, si ferma ad ascoltare il discorso segreto dei due.

“Lo so che può sembrare assurdo ma è così e lei potrebbe dare colpi di testa!” afferma Nairobi, cercando il supporto del professore.

“Potrebbe?! Li ha già fatti! È uscita allo scoperto mettendoci nella merda! Quindi è stata così strana per tutto questo tempo proprio perché è incinta?!” sbotta lui, non sapendo di avere presente anche Rio che si immobilizza di fronte alla rivelazione.

“Lei vuole abortire” dice subito Nairobi, abbassando lo sguardo e cominciando a rigirare gli anelli tra le dita. Di fronte a tale dichiarazione, sia prof che Rio rimangono pietrificati. Decidere di annullare la possibilità di una vita è una scelta difficile da accettare, soprattutto per degli uomini sensibili come loro due.

“Io non glielo voglio permettere! Per questo…ti prego… dobbiamo cercare di prendere l’attrezzatura per fare un’ecografia” aggiunge ancora Nairobi, convinta del proprio piano per far cambiare opinione all’amica del cuore.

“Come cazzo faccio?! Dove la trovo soprattutto?!” si altera il prof, non capendone il senso e non sapendo come aiutare.

“Cerco io l’attrezzatura” si intromette allora Rio, prendendo coraggio e comparendo davanti ai due con entrambi i pugni serrati. Nel vederlo lì, probabilmente consapevole di tutto il dialogo appena effettuato, Nairobi e il professore si guardano intimoriti, non sapendo come comportarsi.

“Rio, noi non sapevamo che…” prova a intromettersi Nairobi, pronta a giustificarsi.

“Non preoccupatevi. È tutta colpa mia… e ora devo rimediare” risponde lui, facendo per allontanarsi con le lacrime agli occhi.

“Fermo, fermo, fermo” lo blocca subito Nairobi afferrandolo per il gomito obbligandolo a parlare.

“In che senso è tutta colpa tua?!” domanda allora il prof, incrociando le braccia.

“L’ho trattata male. L’ho usata e l’ultima volta che abbiamo avuto rapporti io ho solo sfogato su di lei la mia frustrazione” si confessa lui, lasciando scivolare le lacrime.

“La verità è che per colpa delle mie ansie, dei miei incubi, delle mie paure, ho pensato solo a me stesso. Il tempo che ho trascorso sotto tortura mi ha fatto credere invincibile, senza la necessità di Tokyo alla quale mi sentivo succube. Alla fine 12 anni in meno sono tanti no? Io rimango un bambino! Per questo motivo mi sono allontanato… ma poi sono arrivati i traumi. Credevo di non amarla più, ma la verità è che nel vederla soffrire così mi si sta spezzando il cuore” piange lui, rimanendo immobile fissato con i piedi al pavimento.

“Rio… svegliati! Ora non è più il momento di piangersi addosso lo capisci?!” si avvicina Nairobi, afferrandogli le spalle e scuotendolo con forza.

“L’ho messa incinta a caso! Per nulla! Per i miei problemi personali, pensando a come godere di più! Mi sento uno schifo! Ora capisco anche come la stia vivendo…” continua a compiangersi lui, distrutto dalla situazione.

“Tu che cosa ne pensi di questo bambino?” si intromette allora il professore, desideroso di arrivare a un dunque. Rio rimane immerso nel silenzio per alcuni secondi per poi abbozzare un sorriso e guardare il volto di Nairobi.

“Ho fatto una stronzata… ma io ho sempre desiderato essere un papà” si commuove allora lui, facendo sorridere anche Nairobi che lo fissa profondamente negli occhi.

“Io questo bambino lo voglio, soprattutto se è mio e di Tokyo. Per questo ti cercherò quell’attrezzatura Nairobi! Voglio che anche lei cambi idea e porti avanti la gravidanza… anche se lei è una grandissima stronza, penso che sarà una bravissima mamma” conclude poi il ragazzo smorzando la tensione generale. Nairobi si lascia andare a una risata di felicità, mentre abbraccia l’amico con foga sotto lo sguardo contento del professore. Ora il gioco si faceva veramente duro, ma sicuramente l’arrivo di un bambino rappresentava un incentivo maggiore nel cercare di far funzionare il piano.

Trascorse un giorno dall’avvenimento di Tokyo e la ragazza era riuscita ad alzarsi e a muoversi, pur avendo ancora il petto e la testa immobilizzati per la ferita alla spalla. Rio, il prof, Stoccolma e Nairobi si accordarono di mantenere il silenzio sulla questione gravidanza, cercando il momento migliore per intervenire e parlarne con la diretta interessata. Rio, infatti, era riuscito ad ottenere tutta l’attrezzatura ginecologica grazie ai soliti magheggi nel mercato nero. La situazione all’interno della casa sembrava stabile ma all’esterno si stava scatenando il caos.

“Palermo, domani attueremo il piano Alcatraz… purtroppo come già sai ci hanno scoperti” dice il professore attraverso la radiolina.

“Quella cretina di Tokyo! Perché cazzo l’hai voluta in squadra eh?! Me lo spieghi?! Forse è meglio che non mi fai uscire perché l’ammazzo con le mie mani!” si sfoga Palermo digrignando i denti e sputando la propria rabbia nella cornetta telefonica.

“Smettila” dice il professore chiudendo gli occhi e respirando profondamente.

“A te non deve importare il mio rapporto con Tokyo. Sta di fatto che domani uscirete grazie all’elicottero, proprio come era avvenuto con il salvataggio di Lisbona, ma l’elicottero vi porterà in un’altra base dove disperderete le vostre tracce” ordina il professore, per poi riattaccare il telefono.

Qualche ora dopo…

Nairobi, Stoccolma, il prof e Rio avevano organizzato tutto per l’ecografia a Tokyo, predisponendo la stanza e disinfettandola.

“Ma come cazzo funziona sto coso?” domanda Rio, tenendo tra le mani l’attrezzo per fare l’ecografia.

“A me ne hanno fatta solo una…l’unica cosa che posso dirti è che quello serve per fare l’ecografia interna” risponde Stoccolma, dandogli un gel da applicare sull’oggetto.

“Oh grazie, non l’avevo capito!” ribatte Rio ironico, cercando immediatamente delle istruzioni in qualche scatola.

“Cucciolo lui! Qui abbiamo un papino agitato eh?!” lo schernisce Nairobi, mostrando i propri denti bianchi, in realtà intenerita dalla visione del ragazzino alle prese con qualcosa di grande e importante.

“Nairobi, tu sei l’unica che può capirci qualcosa in realtà. Io so come funziona, ma è anche vero che non possiamo restare qui in seicento. Tokyo reclamerebbe la sua privacy…” si intromette il professore, facendo ragionare gli altri che si guardano confusi, desiderosi di trovare un modo per mettere Tokyo a suo agio.

Nel giro di mezz’ora l’attrezzatura è pronta e Nairobi invita l’amica ad entrare nella stanza grazie a un diversivo. Tokyo, una volta accortasi del monitor e del lettino, impallidisce e stringe i pugni arrabbiata.

“Sei una stronza…” riesce solo a dire, mettendosi sulla difensiva, facendo per andarsene.

“Jarana Hermana… Jarana Hermana” grida Nairobi attirando la sua attenzione, consapevole dell’importanza di quelle due parole, consacrate ad unirle per sempre.

Tokyo si ferma di scatto, smossa da dei semplici fonemi che collegava a un senso di famiglia: quella famiglia che non aveva più e che ormai riconduceva a Nairobi.

“Fidati di me…” aggiunge Nairobi sorridendole, felice di averla in pugno. Tokyo, infatti, si lascia guidare dall’amica adagiandosi sul lettino, seppur sbuffando.

“Che cosa vorresti fare?” dice lei alzando gli occhi al cielo.

“Farti prendere consapevolezza delle tue future scelte. Ora potresti spogliarti?” richiede Nairobi, nelle vesti di ginecologa. Tokyo si toglie pantaloni e intimo, rimanendo solo in maglietta, per poi riposizionarsi sul letto.

“Apri le gambe…” dice Nairobi, preparandosi al gesto.

“No oh… ok che siamo amiche ma così è troppo! L’ecografia mica si fa sulla pancia?!” si blocca subito Tokyo, serrando le gambe e coprendosi con la mano, imbarazzata dalla situazione.

“Quelle esterne sono superficiali, con quelle interne si possono controllare più parametri… fidati di me amore, ho anche una voglia matta di vederti la vagina in realtà” ride Nairobi, utilizzando quella battuta volgare proprio per riacquisire quel rapporto spinto che la legava a Tokyo. Tokyo si pone seduta sul lettino, per poi avvicinarsi al volto dell’amica dandole un bacio sensuale sull’angolo della bocca.

“Stai attenta a non eccitarti… mi piacciono comunque i maschi” conclude poi Tokyo, accettando la visita e sdraiandosi, permettendo così all’amica di aver cura di lei.

Dopo alcuni secondi il monitor comincia a mostrare delle figure sfuocate e Nairobi preme alcuni comandi per inquadrare diversi punti dell’utero.

“Ahia cazzo, vai piano con quel coso!” si lamenta Tokyo sentendo un piccolo dolore.

“Eh scusami… sai non faccio mica ecografie transvaginali nel tempo libero eh!” risponde Nairobi, rimanendo comunque concentrata sull’obiettivo. Trascorre un altro minuto e, finalmente, la falsa ginecologa trova il punto perfetto dal quale si riesce a vedere il bambino. Tokyo squadra quel fagiolino così piccolo, rannicchiato nel suo grembo e nota che ha già la fisionomia di un bambino. La donna lo osserva attentamente, senza dire una parola, sentendo dentro di sé una sensazione strana mai provata prima. Una sensazione che le scalda il cuore ma che allo stesso tempo la fa soffrire per l’irruenza con la quale si presenta. Tokyo non sa perché, ma la visione di quel piccino, di 4 cm e 4 grammi, le smuove l’animo in profondità.

“Basta, Nairobi… non farmi più vedere nulla! Tanto sai che non posso tenerlo…” dice Tokyo scuotendo la testa, difendendosi istintivamente da tutte quelle emozioni che desidera reprimere.

“Fidati di me…” continua Nairobi, grata di averla smossa e intenzionata a farle cambiare idea, mettendo così in atto la parte finale del suo piano. Tokyo continua a lamentarsi, dicendo “No” un miliardo di volte, per poi zittirsi di fronte a un suono che cattura la sua attenzione. Un battito cardiaco accelerato irrompe nella stanza colpendo profondamente il cuore di Tokyo e Nairobi. È impossibile spiegare la sensazione che prova una mamma sentendo il battito del suo bambino. È un mistero che nessuno è in grado di descrivere, ma sta di fatto che quel momento è uno dei più intensi per una donna.

Tokyo non riesce a dire neanche una parola. Rimane imbambolata davanti allo schermo e, finalmente, inizia a prendere confidenza con il meraviglioso istinto materno che bussava dentro di lei.

“Allora? Che dici?” chiede Nairobi sorridente, leggendo il sentimento dell’amica impresso nel suo viso.

“Inutile che ci provi… io sono da sola con questo bambino! Come cazzo farei!?” sbotta ancora Tokyo, impossibile da scalfire.

“Non sei sola” si intromette allora Rio alle sue spalle, avanzando verso di lei continuando a deglutire.

“Tu che cazzo ci fai qui!?” si inalbera subito Tokyo, puntando i gomiti sul lettino e guardandolo torvo in volto, ponendosi sulla difensiva.

“Lui mi ha sentito parlare della tua gravidanza e… se ti sto facendo tutto questo è grazie a lui” si intromette Nairobi per poi serrarsi le labbra, pulire Tokyo e invitarla a rivestirsi.

“Tokyo… io…” prova a dire lui, facendo per toccarla.

“Non ci provare! Tu mi hai rigettata! Non puoi ritornare qui ora e pretendere di avere diritto di parola!” lo zittisce subito lei, spostando il braccio prima di ricevere anche solo un tocco.

“Invece io ho diritto di parola eccome! Il bambino è anche mio!” urla allora lui, indicandosi il petto come a voler rivendicare qualcosa su cui si prende completa responsabilità.

“Non importa, questo bambino non esisterà! A doverlo tenere sono io, a partorirlo, gestirlo, crescerlo sono io! Io sono libera di fare ciò che voglio… e io voglio abortire” dichiara infine Tokyo, vergognandosi della propria voce che cala improvvisamente proprio sulle ultime strazianti parole.

“Anche dopo quel battito vuoi abortire?” chiede allora Nairobi, sentendosi autorizzata a replicare.

Tokyo rimane in silenzio per la seconda volta, incrociando le braccia e iniziando a picchiettare nervosamente il piede a terra, classico segnale di quando viene colpita in punti delicati.

“Tokyo, io questo bambino lo desidero con tutto me stesso e ti prometto che non sarai sola!” si aggiunge Rio, accarezzandole le braccia senza ricevere spintoni.

“Lo dici solo perché ti faccio pena! Solo perché con il bambino ora sei obbligato ad amarmi!” si libera allora lei, iniziando a singhiozzare senza ritegno e a tremare di terrore, impaurita da un futuro che la spaventa.

Rio risponde al pianto con un gesto che i loro cuori attendevano da molto. Toccato dalla ragazza in lacrime, il giovane trova la forza giusta per spingersi in avanti e avvolgerla tra le braccia, stringendola forte a sé. Tokyo si aggrappa alle sue spalle con tutta la forza che ha, nascondendo il volto nel suo collo e dando sfogo a quel pianto che reprimeva da troppo tempo.

“Io non ho mai smesso di amarti… ma non so più come si fa a dimostrarlo. Io non torno con te per il bambino! Io sono qui per chiederti scusa! Il bambino mi ha risvegliato, ricordandomi che non posso vivere alle spalle dei miei fantasmi. Ti prometto che mi impegnerò! Ci impegneremo entrambi, rimpareremo ad amare, ci faremo aiutare e vivremo insieme tutto questo. D’accordo?” si scusa Rio, lasciando scorrere una silenziosa lacrima lungo il viso, mentre stringe a sé la testa di Tokyo con la mano.

Nairobi osserva la scena emozionata, felice di quel quadretto familiare insolito che si stava creando. La gitana, fiera del proprio operato, si allontana dalla stanza senza fare il minimo rumore, orgogliosa di Tokyo ma al contempo malinconica nel pensare che, nella propria vita, non aveva mai ricevuto il supporto di nessuno…men che meno di un uomo. Un uomo che ora, però, prendeva le sembianze di Bogotà e che avrebbe fatto di tutto per non lasciarla sola.

Nel frattempo, da Alicia Sierra…

La ex ispettrice guarda gli schermi nella sua base segreta, mentre tiene tra le braccia il figlio in lacrime.

“Shhhh” fa lei innervosita dal pianto, cullando il piccolo con gesti nervosi.

“Tutti i notiziari lo confermano: la ragazza incontrata per strada è Tokyo” le dice un assistente informatico, mostrandole una testata giornalistica con lo scoop in prima pagina.

“Quello stronzo del professore aveva ideato un piano da favola! Facendoci credere di doverli seguire nel Palazzo mentre i veri Dalì se ne sgattaiolano fuori!” constata lei rabbiosa, gelosa di quella mente micidiale del professore.

“Ora che cosa facciamo? Non abbiamo neanche Gandia e Enrique!” commenta un altro aiutante, intimorito dal futuro.

“Perché, secondo voi a me importava qualcosa di quei due?! No… io sono molto più forte da sola. Inizieremo a tracciarli fino a scovarli. Inoltre… vi ricordo che noi abbiamo ancora il ragazzino” conclude la donna sadica, girandosi lentamente rivolgendo un ghigno malefico ad Axel: la sua carta vincente. 
  
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