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Autore: ester_potter    20/07/2021    1 recensioni
[Walt/Jesse] [Canon Compliant] [Missing Scene] [14.4k words]
5 volte in cui Jesse ha mentito riguardo i suoi sentimenti per Walt e una volta in cui non ha potuto farlo.
Il titolo è un gioco di parole con la Gray Matter, cioè la compagnia fondata da Walter, e il cognome di quest'ultimo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gustavo Fring, Jane Margolis, Jesse Pinkman, Walter White
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I.



Jesse cerca di tenersi a sedere più a lungo che può mentre Skinny gli sistema i cuscini dietro la schiena, per poi si lascia cadere di nuovo all’indietro sullo schienale rialzato, con un verso di fatica. Skinny prende posto sulla sedia accanto al suo letto. “Come ti senti?” gli chiede. “Sembri fatto”

“Lo sono” ridacchia Jesse, gettando un’occhiata alla flebo. “Mi hanno imbottito di antidolorifici… Sto da Dio”

“Davvero ti dimettono oggi pomeriggio?”

“Sì, ma le medicine devo continuare a prenderle per un po’. Droga e tanto riposo”

“Fortunato bastardo”

“Ehi, puoi unirti a me, se ci tieni tanto. Basta che ti fai rompere un paio di costole”

Il ghigno sul viso di Skinny si spegne. “Uh, sì… A proposito di quello” inizia a dirgli. “Scusa ancora per Tuco, davvero. Non l’avevo mai visto così prima. Non so che cazzo gli abbia preso—”

“Ti ho detto di smetterla di chiedere scusa” ripete Jesse per la terza volta. “Tu non c’entri niente. Anzi, grazie per non avermi lasciato steso sul pavimento di quello psicopatico”

“Ti pare? Oh” Skinny Pete recupera il cellulare di Jesse dalla tasca dei pantaloni e glielo porge. “Prima che me ne scordi, ho risposto io alle tue chiamate, mentre dormivi”

“Grazie, bello”

Jesse subito inizia a picchiettare freneticamente sullo schermo, come se stesse cercando qualcosa in particolare, poi si blocca di colpo. E Skinny se ne accorge.

“Ha chiamato qualcuno di importante?” chiede Jesse.

“In effetti sì” risponde lui, sforzandosi di sembrare indifferente. “Il tuo famoso socio è venuto a trovarti ieri”

Jesse non lo guarda, ma Skinny non si perde neanche un movimento. L’espressione di Jesse è cambiata completamente, ma non riesce a decifrarla.

“Ah, sì?”

“Uh-uh. Ha chiesto come stavi”

Jesse annuisce senza aggiungere altro e torna a trafficare al telefono. Skinny incrocia le braccia dietro la testa e guarda il soffitto.

“Sembrava dispiaciuto” commenta con noncuranza.

Le dita di Jesse si fermano per un secondo, prima di riprendere la loro corsa sullo schermo. Lui, però, abbocca. “Meglio così” borbotta. “Almeno ha visto che succede quando uno non sta al posto suo”

“In realtà ha voluto che gli dicessi tutto su Tuco”

Basta questa frase per fare sì che Jesse si volti finalmente verso Skinny, il che non fa che confermare quello che quest’ultimo pensa da giorni, ma non è ancora il momento di tirarlo fuori. “Ha voluto cosa?”

“Oh, sì. Ha voluto sapere dove trovarlo, quanti soldi e armi ha con lui, quanti scagnozzi si porta dietro, eccetera. Dovevi vederlo, quando è uscito. Era una furia omicida. Mi ha fatto quasi paura!”

Jesse lo fissa a bocca aperta per un po’, prima di scoppiare in una risata forzata. “Sì, beh, era tutta scena” dice, una volta tornato serio.

“Perché dici questo?”

“Figurati se si va a infilare nella tana di quel bastardo!”

“Beh, il suo piano sembrava proprio quello”

“Ti dico di no”

“Io dico di sì” Jesse lo guarda male, ma Skinny non si lascia intimorire. “Fidati. Non hai visto com’è rimasto quando ti ha visto così”

“Nessuno sano di mente andrebbe da Tuco dopo aver visto quello di cui è capace” ribatte Jesse, come se stesse affermando l’ovvio. “È un suicidio, e lui è troppo intelligente per fare una cosa del genere. Non ci andrà, punto. È solo incazzato a morte per i soldi e la meth che abbiamo perso, tutto qui”

Per tutto il tempo Jesse balbetta, si interrompe, fatica a trovare le parole, e Skinny si domanda se sia perché è ancora intontito dalle medicine o se sia semplicemente ansioso di convincerlo - o piuttosto di convincere sé stesso, perché è questo che sembra.

“Certo,” riprende poi, cercando di assumere un tono più leggero, “mi farà due coglioni enormi per come ho gestito la faccenda e mi darà la colpa come sempre, ma gli passerà”

Skinny apre la bocca per rispondere, poi la richiude. Assorbe le parole dell’amico cercando di dar loro un ordine, un senso che possa interpretare senza dovergli chiedere altro, ma ci rinuncia subito. È arrivato il momento di smetterla di girarci intorno.

“Com’è che hai detto di averlo conosciuto?” gli chiede quindi.

Jesse lo guarda con la fronte corrugata. “Non l’ho detto” risponde. Si ostina ad ignorarlo per qualche secondo, ma lo sguardo indagatore di Skinny lo sente addosso comunque, e alla fine rotea gli occhi, arrendendosi. “Era il mio professore di chimica al terzo anno di liceo”

Skinny solleva le sopracciglia, totalmente preso alla sprovvista. Ok, questo sì che è inaspettato.

“Wow. E come diavolo vi siete ribeccati dopo anni?”

“Non ci crederesti se te lo dicessi” Jesse scuote la testa come per chiudere lì l’argomento. “Lascia stare Pete, dammi retta: meno sai, meglio è. E comunque non è importante”

Skinny ripensa a Jesse lungo sul pavimento di Tuco, al suono delle ossa che si rompevano, al sangue che lo ha visto perdere copiosamente dalla bocca e dal naso e che poi gli si è infilato sotto le unghie quando l’ha sollevato e schiaffeggiato, cercando invano di fargli riprendere conoscenza. Ci ha quasi rimesso la vita, e questo non può ignorarlo.

“Beh, ma…” mormora, guardandolo di sottecchi. “Insomma, guardati. Io credo che invece lo sia”

“Che sia cosa?”

“Importante. Qualunque cosa tu e quel tipo stiate facendo” Jesse lo guarda come se gli fossero spuntate le antenne, ma Skinny non si lascia interrompere. “Dico solo che se adesso ti spingi fino a gente come Tuco per… dare una svolta alla tua carriera”, prosegue mettendo un’enfasi significativa sulla parola ‘svolta’, “deve essere una cosa importante. Non credi?”

“No” risponde seccamente Jesse dopo qualche secondo di silenzio. “Non credo proprio”

“È che sembri diverso. Anche Badger e Combo l’hanno notato. Cioè, ti conosciamo da anni, e…”

“E cosa?”

Di colpo tutta la cautela a cui Skinny si aggrappato con tutto sé stesso va a farsi benedire, cede il posto all’irruenza e lui si ritrova a dare voce a tutte le elucubrazioni che hanno scalpitato nel suo cervello fatto fino a quel momento.

“Beh, tu dici che il tuo socio non è il tipo da andare a provocare uno come Tuco dopo aver visto di cosa è capace. Io dico che tu non sei il tipo da andare a provocare uno come Tuco in generale. Tu non funzioni così. Non cerchi di incrociare la strada di certa gente. Krazy-8 era un conto, perché conoscevi Emilio dalle elementari e tutto, ma Tuco? Quello è un gangster! È totalmente fuori dalla tua portata…”

“Beh, grazie mille, me ne sono accorto…”

“E tu lo sapevi” insiste Skinny. “Eri spaventato, prima di andare da lui. Per questo continuavo a chiederti se fossi sicuro. E tu sei entrato lo stesso. Hai voluto puntare in alto. Non te l’ho mai visto fare”

“Sì, e guarda dove sono finito! Per poco quel figlio di puttana non mi ammazzava”

“Guarda che non ti voglio fare la morale” si affretta a precisare Skinny. “Non ti dirò che hai pisciato fuori dal vaso o che sei stato stupido, eccetera. Anzi, hai fatto una cosa strafiga! Ti sei messo in gioco e a me va benissimo questa roba. Ma il punto non è se hai fatto bene o no. Il punto è che qualcosa è cambiato da quando è arrivato il tuo socio”

“E questo che c’entra?”

“Non è stata una tua idea, vero? È stata sua. E ok, magari sarebbe venuta anche a te... Ma credo di avere ragione quando dico che in altre circostanze avresti rinunciato. Se non ci fosse stato lui, intendo. O sbaglio?”

Jesse non risponde. Si limita a fissarlo come fa di solito quando Skinny si sfascia di roba o espone una delle teorie complottistiche con cui si fissa sempre. Eppure Skinny non si è mai sentito meno stupido.

“Yo, mica c’è niente di male” gli fa notare, quando lo vede massaggiarsi le tempie con aria stanca. “Significa solo che forse non lo odi così tanto come dici”

Segue un altro silenzio, stavolta più lungo e pesante, finché Jesse non risponde con un borbottio: “Non ho mai detto che lo odio, per inciso”

“Beh, nemmeno lui ti odia”

“No, infatti. Lui non mi rispetta. Il che è peggio”

Quest’ultima frase tradisce una nota dolente che fa stringere il cuore a Skinny Pete. “Da oggi lo farà” gli risponde.

Jesse si tortura il labbro inferiore a morsi, gli occhi che corrono da un punto all’altro del soffitto bianco. Skinny abbassa lo sguardo e sorride sommessamente. Aveva già visto tutto, e aveva visto giusto. Quella che era iniziata come una battuta tra lui e Badger era diventata una scommessa, poi un’ipotesi quasi plausibile, e adesso sarebbe quasi pronto a metterci la mano sul fuoco.

E allora si decide: prende fiato e si butta.

“Senti, ma… Per caso voi… Cioè… Voi due avete…”

Jesse inarca un sopracciglio verso di lui; assiste in silenzio ad una serie di balbettii e ripensamenti, prima di chiedergli: “Pensi di farcela entro oggi, o…?”

“Insomma,” sbotta alla fine Skinny, “lui ti piace? Ti piace come… Beh, hai capito”

“… No, Pete, non ho capito”

“Voglio dire… Ti piace in quel senso?”

“In quale sen—” Jesse si blocca a metà frase come colpito da un fulmine, spalanca gli occhi e le guance avvampano di colpo. “Cazzo, no!”

“Ok, ok, scusa…” Skinny mette subito le mani avanti, tentando invano di difendersi dalle imprecazioni e le smorfie schifate di Jesse.

“Cristo, Pete! Che cazzo ti sei calato prima di venire qui?”

“Niente, giuro! Lasciamo perdere, ok?”

“Ti sembro una checca, forse? Ma come ti vengono certe stronzate!?”

“Ho soltanto chiesto!”

Jesse non si rende neanche conto di quanto la sua voce si sia acutizzata, e Skinny si guarda bene dal farglielo notare. Si ritrova invece – con una punta di giustificato egoismo – a ringraziare Dio delle pessime condizioni in cui si trova l’amico, altrimenti non l’avrebbe passata liscia.

Jesse non può far altro che calmarsi, guardarlo in cagnesco e riprendere a respirare normalmente.

“Tu sei fuori” mugugna poi, guardandosi le punte dei piedi.

“Scusa, bello, davvero. Ho solo pensato… Che ci fosse qualcosa sotto. Ma mi sbagliavo!” si affretta ad aggiungere Skinny prima che Jesse prorompa in un’altra scenata.

“Di grosso” precisa Jesse con rabbia.

“Fa’ come se non avessi detto niente”

“E vedi di non tirare più fuori questa stronzata, ok?”

“Certo, come vuoi” risponde Skinny con un’alzata di spalle. Del resto si aspettava una reazione del genere.

E comunque, magari Jesse non gli sta mentendo. Magari si è immaginato tutto. Forse ha ragione Badger, quando dice che Jesse si sta tenendo stretto il suo socio solo per imparare tutto quello che può e poi lo manderà al diavolo appena ne avrà l’occasione.

Decide di lasciarlo solo prima che gli esca qualche altra domanda inopportuna, perciò guarda l’orologio appeso alla parete e si alza dalla sedia. “Beh, io vado” dice. “Hai qualcuno per riportarti a casa?”

“Chiamo Combo” Jesse solleva la schiena a fatica e Skinny lo aiuta a mettersi seduto con le gambe fuori dal letto, rivolto verso la finestra.

“Allora ci vediamo”

“Uh-uh”

Skinny non ha fatto neanche dieci passi lungo il corridoio, quando d’improvviso viene colto da un’illuminazione e si blocca. Non perde neanche tempo a riflettere su quanto sia sbagliato ciò che sta per fare: torna indietro e si ferma accanto al muro della stanza di Jesse, chinando leggermente la testa oltre la tenda. È nella stessa posizione in cui l’ha lasciato, seduto con le gambe penzoloni fuori dal letto e con le spalle alla porta.

Sporge la testa ancora più avanti quando lo vede portarsi il cellulare all’orecchio. Jesse si schiarisce la voce e tamburella le dita della mano sinistra sul letto come fa sempre quando qualcosa lo preoccupa. Skinny ha una vaga idea di chi stia chiamando, ed è quasi certo che non sia Combo.

Resta in attesa per un bel po’, e deve essere partita la segreteria, perché d’ un tratto Jesse prende fiato e dice: “Ehi, signor White. Ehm… Io sto bene. Sto per tornare a casa, quindi… Tutto ok, immagino” Aspetta un paio di secondi, poi abbassa notevolmente il tono. Skinny Pete si sporge ancora di più.

“Comunque” lo sente dire. “Non deve preoccuparsi per i soldi, ok? Troveremo un modo, ma… Senta, se fossi in lei eviterei di andare da Tuco. Quello non aspetta altro. La rivolterà come un calzino appena la vedrà, e lei ha visto di cosa è capace. Quindi… Sì, insomma, sarebbe meglio che non vada. Però faccia come vuole. Ok, allora… Ci vediamo. Si faccia sentire”

Riaggancia, abbandona la testa all’indietro e sospira forte. “Si faccia sentire” ripete in una sprezzante imitazione di sé stesso, sbattendosi il palmo della mano in pieno viso. "Cosa sono, una ragazzina?"

Se ne sta con la testa china a per cinque minuti buoni, e solo al termine di essi sembra ricordarsi di chiamare Combo, ma per allora Skinny se n’è già andato.

Mentre guida via dall’ospedale Skinny ripensa al giorno prima, quando il famoso “socio” è venuto in ospedale per vedere Jesse. Se Jesse non gli avesse parlato di lui – o meglio, se non l’avesse sfottuto fino alla nausea –, Skinny non avrebbe mai collegato un uomo del genere al loro mondo. E invece, appena era entrato nella stanza di Jesse, Skinny aveva capito subito che era lui. In effetti si era rivelato essere esattamente come Jesse gliel’aveva descritto: uno spilungone che si comporta, cammina e parla come se avesse un palo infilato nel culo, occhiali da nerd e capelli orrendi perfino per uno che fa il suo mestiere – tra l’altro: un insegnante di chimica? Jesse che fra tutti si va a prendere una cotta per un insegnante di chimica? – e non può fare a meno di chiedersi: che accidenti ci vedrà Jesse in lui? Non se lo chiede con cattiveria, bensì con sincera e genuina curiosità.

Poi all’improvviso gli viene in mente una cosa che lo fa sorridere di orgoglio: 'Badger mi deve 50 dollari'

La giornata ha preso una piega soddisfacente. Inaspettata, ma soddisfacente.

   
 
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