Serie TV > Breaking Bad
Segui la storia  |       
Autore: ester_potter    18/08/2021    0 recensioni
[Walt/Jesse] [Canon Compliant] [Missing Scene] [14.4k words]
5 volte in cui Jesse ha mentito riguardo i suoi sentimenti per Walt e una volta in cui non ha potuto farlo.
Il titolo è un gioco di parole con la Gray Matter, cioè la compagnia fondata da Walter, e il cognome di quest'ultimo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gustavo Fring, Jane Margolis, Jesse Pinkman, Walter White
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II.
 
 
 

“Non vuoi andare veramente dagli sbirri, vero?”
“Non ce ne sarà bisogno. Ti darà i soldi”
Jane guarda Jesse spostare il peso da un piede all’altro e fare il primo tiro così di fretta che si aspetta di vederlo strozzarsi sul fumo.
“E se non lo facesse?” insiste lui.
Jane sospira di sfinimento. “Jesse, sono i tuoi soldi! Sei tu che sei nel giusto, e lui è nel torto. Non è stupido, te li darà”
Spera che questo gli basti, ma evidentemente non è così. Jesse si allontana e si appoggia a un albero come se fosse esausto, la faccia stravolta. Per la prima volta da quando Jane lo conosce, non le sembra che la stia ascoltando. La disorienta e, soprattutto, la fa incazzare. Di solito pende dalle sue labbra, la accontenta in tutto e lei… Beh, lei lo rende felice. Lo capisce da come si lascia abbracciare da lei la notte, dal modo in cui la stuzzica quando finge di ignorarlo, da quei sorrisi da deficiente che riserva solo a lei, e dall’impegno che ci mette nel cucinarle la colazione – lui che non cucina mai neanche per sé stesso – e tutto questo lo riceve solo essendo sé stessa. Non deve fingersi qualcun'altra, perché lui la ama per quella che è.
Quella con Jesse è probabilmente la storia più idilliaca che Jane abbia vissuto: loro due soli, in due appartamenti adiacenti a formare un’unica casa che ormai è il loro piccolo microcosmo indipendente, dove possono essere ciò che sono e nessun altro può mettere piede se loro non vogliono. Beh, quasi nessuno. Suo padre ha rotto la loro bolla di felicità proprio oggi, facendo irruzione in casa e minacciando di chiamare la polizia, e per un terribile attimo Jane ha visto andare tutto in pezzi.
È stato proprio quell’attimo sull’orlo del burrone a farle capire che non si sarebbe mai più fatta sbattere in riabilitazione. Non ora che ha tutto quello che ha sempre voluto: qualcuno che la ama e, non meno importante, qualcuno con cui sballarsi, con cui farsi del male senza paura, senza pensare alle eventuali conseguenze mortali o alla delusione che ciò causerebbe ai loro cari.
L’unica cosa che le manca per essere completamente felice sono i soldi, ma a questo ha già provveduto poco fa. Appena l’ex socio di Jesse si farà vivo con i soldi, Jane potrà prendere il suo ragazzo e andarsene da quella maledetta prigione arida e bollente in cui è nata e cresciuta per ventisette anni. È perfetto.
E allora perché cazzo Jesse ha quella faccia da funerale? Perché non tira fuori un po’ di grinta? Perché non ha preso lui su il telefono per affrontare di petto quello stronzo del suo socio e farsi rispettare?
All’inizio Jane pensava fosse solo un po’ di riluttanza iniziale, e che gli sarebbe passato tutto nel giro di poco. Gli aveva esposto il suo piano di ricattare Walter White per farsi portare i soldi – soldi che appartengono a Jesse di diritto, fra l’altro – e partire l’indomani mattina stessa. Jesse era rimasto in silenzio ad ascoltarla con gli occhi stralunati perché non aveva ancora smaltito la botta. Aveva accettato, ma i problemi erano sorti già quando Jane gli aveva intimato di dirle tutto ciò che poteva essere compromettente per White.
Aveva passato una mezz’ora buona a convincerlo – “Non c’è bisogno di arrivare a tanto”, aveva provato a dire lui, al che lei aveva perso la pazienza e gli aveva fatto presente che invece sì, ce n’era proprio bisogno, e se voleva che la cosa funzionasse doveva tirare fuori le palle –, e anche una volta ricattato White l’umore di Jesse non era affatto migliorato. Anzi.
Più guarda quella faccia da cane bastonato più la sua tolleranza cala, inversamente proporzionale al bisogno di spararsi un’altra dose, che invece cresce a dismisura. Starebbe meglio, se solo Jesse ci mettesse un po’ più di cattiveria e non cercasse a tutti i costi di farla sembrare una stronza senza cuore – che poi, che male ci sarebbe? Fosse per Jesse, starebbero ancora a piangersi addosso.
Com’è che aveva detto il professorone al telefono? Ah, sì: “Non voglio contribuire alla sua overdose”
Ancora non si spiega come sia riuscita a trattenersi dal mandarlo a fanculo. Come si era permesso? Come se qui la vera ‘cattiva’ fosse lei. Emerito stronzo.
Jane inspira fumo a pieni polmoni, cercando di placare i nervi, e si avvicina a Jesse. “Qual è il vero problema?” gli chiede. “Non vuoi il tuo mezzo milione di dollari? Vuoi rinunciare ai tuoi beni materiali e farti monaco?”
Jesse si gira a guardarla neanche fosse una prostituta qualunque che si è portato a letto e va ad appoggiarsi al muro opposto a lei.
“No, è solo che… sono il tipo di persona che fa la spia” È l’unica cosa che si degna di dire. “E per estensione, non lo sei neanche tu! Insomma, è il mio partner”
Jane non crede alle sue orecchie. Prende un ultimo tiro dalla sigaretta, più lungo che può, perché se non si calma prima di rispondere potrebbe sbottare, e l’ultima cosa che le serve è una denuncia per disturbo della quiete pubblica da parte di quegli impiccioni rompicazzo dei vicini. Perciò stringe la cicca tra le dita, la butta a terra e la schiaccia.
“Sono io il tuo partner” dice.
Sta per andarsene quando i puntini si collegano da soli, tutt’a un tratto. Il vero problema è ovvio. Non c’è neanche bisogno che glielo dica lui. E vorrebbe esserne più sorpresa, ma non lo è affatto. Le viene in mente che forse una parte di lei l’ha sempre sospettato, e che abbia nascosto quell’ipotesi nell’angolo più recondito del suo inconscio per paura che fosse vera. Ma la verità è che una ragazza certe cose le nota, le fiuta a distanza. Poco importa che abbia visto Walter White solo una volta: Jesse cambia completamente, se c’entra lui.
La rabbia le monta dentro, indomabile e ferita. Stringe gli occhi e respira a fondo, prima di girarsi e inchiodare Jesse al muro con lo sguardo. Avranno modo di aggiustare le cose, ma se vogliono andarsene insieme deve sapere la verità.
“Senti un po’” gli dice. “Hai qualcosa da dirmi?”
Lui butta fuori il fumo e aggrotta le sopracciglia. “Che intendi?”
“Hai per caso omesso di dirmi qualcosa riguardo te e lui?”
Un velo di agitazione scende sullo sguardo di Jesse, che ingoia sonoramente ma non risponde.
“Hai paura” rincara lei.
“Di lui? Io? Ma per favore…”
“Non di lui. Di perderlo
Per poco non gli cade la sigaretta di mano, e Jane se ne accorge. “O di deluderlo,” continua, “o incastrarlo o fare qualcosa che vada contro di lui in generale. Allora, è così?”
Jesse la fissa senza parole per un paio di secondi, prima di mettere su il sorriso più schifosamente forzato che Jane lo abbia mai visto fare e allungare una mano per accarezzarle i capelli.
“Dai, piccola, qual è il problema—”
Jane si ritrae bruscamente e il sorriso di Jesse si spegne. “Perché invece non me lo dici tu qual è il problema?” ribatte. “Non sono stupida. E non sono neanche cieca. Cosa credi, che non l’abbia notato?”
“N-Notato cosa?”
“Il rispetto che hai verso di lui e che non riesci a nascondere neanche quando lo sfotti con me. Il fatto che tu puoi insultarlo quanto ti pare ma quando lo faccio io, stranamente, la cosa non ti fa più ridere. Disdici tutti i nostri piani se hai da fare con lui. Ogni volta che chiama corri al telefono come se non aspettassi altro per tutto il giorno e cambi stanza perché io non senta, neanche fosse lui la tua ragazza e io l’amante con cui scopi mentre non c’è. Devo andare avanti?”
Adesso sì che ha la sua attenzione; non lo ha mai visto così spaventato, ma si rende conto con enorme sdegno che la cosa non la fa stare meglio neanche un po’.
Quando Jesse trova finalmente il coraggio di replicare, lo fa tentennando, come un bambino trovato con le mani nella marmellata: “Ehi, ehi, te l’ho detto! Lavoriamo insieme e basta. Tutto il tempo che non sono con lui a cucinare meth lo passo con te”
“E meno male,” ridacchia Jane in tono velenoso, “perché mi pare che stiate insieme parecchio. Come l’ultima volta, ad esempio!”
“Ancora con questa storia dei quattro giorni?” la interrompe Jesse, incredulo. “Perché non te ne dimentichi?”
“Avevi un odore diverso quando sei tornato a casa”
“Sì, perché puzzavo, Jane. Te l’ho detto che siamo rimasti bloccati in mezzo al deserto, senza poterci andare a rifornire o lavare da nessuna parte…”
“Non è solo il tuo socio!” insiste lei, alzando la voce. Tutta questa recita da finto tonto la sta facendo imbestialire. “E non è solo il tuo ex insegnante. Ogni volta che torni sei strano, ci metti sempre un po’ a tornare te stesso. Come quella volta, per l’appunto”
Lui inarca un sopracciglio come per sfidarla a continuare, e lei lo fa. Non aspetta altro. “Di’ la verità: che avete fatto, a parte lavorare? Giorno e notte, per quattro giorni, chiusi in un camper in mezzo al deserto?”
Jesse resta senza parole: la guarda, rigido come un tronco contro il muro ma senza mostrare più alcuna emozione; quindi prende tempo aspirando l’ultima boccata. Jane non gli stacca gli occhi di dosso, mentre gli chiede: “Voi scopate?”
Jesse butta fuori il fumo con uno sbuffo e alza gli occhi al cielo. “Cristo” borbotta, guardando ovunque meno che in direzione della ragazza. “Ma come ti viene in mente?”
Spegne la sigaretta sotto il piede e fa per allontanarsi, ma Jane gli afferra la manica prontamente. “Jesse, voglio saperlo—”
“Devo davvero risponderti!?” sbotta lui.
Si guardano come se non si conoscessero. Jane gli lascia andare la manica e guarda a terra, mentre lui si passa la mano sul viso con un sospiro.
Il senso di colpa si fa strada dentro di lei, violento e traditore. “A te importa quello che pensa di te” aggiunge a bassa voce. “Non negarlo. Altrimenti perché ti faresti tutti questi problemi adesso che stiamo per avere tutto ciò che vogliamo? Così, all’improvviso?”
Jesse la guarda mortificato, come se fosse tornato in sé all’improvviso, e fa un passo verso di lei; prima di rendersene conto Jane si ritrova circondata dalle sue braccia. Jesse respira contro il suo collo – come fa sempre quando sono insieme – e lei socchiude gli occhi. In un attimo tutta la gelosia e l’umiliazione scivolano via, nonostante Jane cerchi di aggrapparvisi.
“Non è come credi tu” dice Jesse senza staccarsi. “Non c’è niente. Siamo solo soci… Beh, lo eravamo” Poi aspetta un paio di secondi e Jane crede che lo faccia per assimilare le sue stesse parole, per abituarsi all’idea. Non le piace, ma lo lascia concludere. “Ma è tutto qui”
E poi il “socio” è davanti alla loro porta con un borsone pieno di soldi – soldi di Jesse, come si premura di ricordarle quando Jane fa per prenderli – e Jesse viene ad affacciarsi accanto a lei, ma solo perché si sente chiamare da White. “Non ci faremo sentire mai più”, dice al suo ex socio, facendogli contrarre la mascella.
Vorrebbe essere fiera di Jesse… Peccato che sembri tutto tranne che risoluto; a guardarlo si direbbe invece che tutto questo gli procuri dolore fisico, e suona stanco, titubante, come se stesse rinunciando a qualcosa da cui non vuole staccarsi. Glielo si legge in faccia che vorrebbe essere da qualunque altra parte meno che lì, e l’unica cosa che le impedisce di urlargli contro tutta la sua delusione è l’euforia scaturita dai soldi che hanno appena varcato la soglia. Senza contare che si farebbe uccidere piuttosto che dare soddisfazione a quel vecchio.
Però il pensiero che se quello continua a parlare Jesse possa cambiare idea la terrorizza lo stesso, e una punta di panico si fa strada in lei. Potrebbe farlo davvero. Questo bastardo potrebbe convincerlo. Deve andarsene, ora.
L’ha odiato fin dalla prima volta che l’ha visto, quando è venuto a bussare alla porta di Jesse spacciandosi per suo padre: aveva capito subito che non lo era davvero, e aveva captato la sua influenza, anzi, il suo potere su Jesse.
White la ignora completamente: guarda solo Jesse e sembra leggergli dentro come a volte neanche lei riesce a fare, e questo Jane non lo sopporta, come non sopporta il suo paternalismo quando dice al suo fidanzato che non sta agendo lucidamente; odia il fatto che questo professore del cazzo pensi di sapere cos’è meglio per lui, che l’abbia coinvolto in un lavoro che Jesse gestiva già benissimo da solo, che gli abbia fatto il lavaggio del cervello per settimane e che, magari, forse, – “Chi voglio prendere in giro?” pensa Jane. “’Forse’ un cazzo” – se lo scopa pure.
Non le piace niente di ciò che vede: c’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui White si rivolge a lui, qualcosa che non dovrebbe esserci e che ha il potere di cambiare tutto, mentre Jesse alza lo sguardo verso di lui come se si attivasse al suono della sua voce, come se il suo corpo fosse una sostanza reagente al veleno che è Walter White, venendone attirata come una falena alla luce.
Ed è di questo si tratta. Walter White è un veleno. Un’erba cattiva che va estirpata per sempre dalle loro vite prima che gliele rovini.
“Stai commettendo uno sba—”
Prima che possa fare altri danni, Jane gli sbatte la porta in faccia. Ignora Jesse, che resta impalato davanti alla porta chiusa, mentre lei gli prende il borsone di mano e lo apre sul pavimento.
Alla vista del contenuto dimentica tutto. Non crede neanche lontanamente alle cazzate che Jesse le ha rifilato prima, ma ormai non ha più importanza. Hanno vinto la libertà. Qualunque altra cosa scompare alla luce di questo, e perfino Jesse sembra rendersene conto quando finalmente si scanta e insieme decidono di ripulirsi e poi partire.
Da domani cambierà tutto, pensa Jane, mentre i due adocchiano di colpo l’ultima dose di eroina rimasta, sul comodino accanto al letto.
 

 
 

Angolo Autrice
Lo so, lo so, sono in ritardo CLAMOROSO e sono senza scuse, ma ve ne rifilerò alcune lo stesso :))).
Il fatto è che sono stata via due settimane in vacanza, a Ferragosto sono stata tutto il giorno fuori e un altro giorno idem per un compleanno, e nelle altre due settimane mi è venuta l’ispirazione per scrivere una robetta e poi per revisionarne e pubblicarne un’altra (entrambe per altri fandom). Insomma, ho deliberatamente messo in pausa questa fic per quasi un mese.

Ma chi è che si mette a pubblicare roba a capitoli in piena estate, mentre la maggior parte delle autrici va (giustamente) in pausa/vacanza? Un geniaccio, proprio.
Il bello è che non posso neanche dire di essere più libera ora, dato che ho un esame a settembre (l’ultimo, se Dio vuole). Ad ogni modo, prometto di pubblicare un capitolo a settimana d’ora in poi, salvo imprevisti totalmente al di fuori del mio controllo.
Scusatemi ancora e grazie per la pazienza!   ^^
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Breaking Bad / Vai alla pagina dell'autore: ester_potter