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Autore: cassiana    20/07/2021    2 recensioni
Sono gli ultimi giorni di giugno, David è a casa tra un concerto e l’altro e si gode la compagnia della sua ragazza.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Gilmour, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Smutty David'
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Nota: il 1 luglio 1971 i Pink Floyd suonarono il loro primo concerto in Austria al Musikforum Ossiachersee e a quanto sembra Gilmour è arrivato tardi e da solo, mentre il resto della band era già lì. Io mi sono chiesta il perchè e questa è la mia risposta!










Erano gli ultimi giorni di giugno, Cora era finalmente tornata a casa di David, appena fuori Londra, per trascorrere qualche giorno di riposo. Quella mattina in particolare si era svegliata presto, quando ancora la brina ricopriva il fogliame e si sollevava dalle scure zolle come bruma inconsistente e si stava deliziando della vista fuori dalla finestra in cucina: l'esplosione di colori del prato fiorito e degli alberi in boccio, un odore terroso e fruttato viaggiò fino al suo naso sulla brezza calda che smuoveva le tendine di mussola gialla. Era tutto così bucolico e silenzioso, a parte il soporifero ronzio delle api e un cinguettare festoso e lei si stava gustando quella tranquillità, dopo la frenesia della città.
Si tirò da una parte i capelli e iniziò a friggere le uova per la colazione. Dai pavimenti in cotto poteva sentire il calore risalire lungo i piedi nudi, indossava solo una maglietta di David che le arrivava appena a metà coscia e il vago afrore muschiato del ragazzo le risalì fino alle narici, smuovendo qualcosa nel suo basso ventre. Fece una risatina: lei e David avevano fatto un amore selvaggio tutta la notte, lui era così affamato di lei che non le aveva risparmiato nulla. Cora lo poteva capire: tra il suo lavoro e i concerti dei Pink Floyd, avevano avuto davvero poco tempo per stare insieme e David, infatti, era da poco tornato dall’ultima data di Amsterdam e aveva fatto giusto un salto a casa, prima di dover ripartire per l’Austria.

“E’ la mia maglietta preferita, quella.”

Disse ora appoggiato allo stipite della porta, a braccia incrociate, i capelli castani drappeggiati selvaggi sulle spalle. Indossava solo le mutande e quando Cora si voltò verso la sua voce morbida poté avere una visione davvero molto piacevole del suo torso squisitamente modellato, le lunghe gambe e il ventre teso.

“Non sapevo che fosse la tua preferita.”
“Lo è, da quando la indossi tu.”

Rispose abbracciandola da dietro e posandole un bacio sulla nuca. Lei ridacchiò mentre lui strofinava il mento ruvido sul collo. E sghignazzò più forte quando le accarezzò una coscia e insinuò una mano sotto la maglia a massaggiare un capezzolo, ora molto duro. La ragazza si divincolò contro il suo petto:

“Non ne hai avuto abbastanza?”

David sorrise compiaciuto e l’attirò di nuovo contro di sé sfiorandole con la lingua la gola, la ragazza fu percorsa da un lungo brivido:

“Di te, mai.”

Mormorò lui con le labbra sulle sue e Cora aprì la bocca per permettergli di leccarle le labbra. Si baciarono profondamente, mentre le lingue si accarezzavano e giocavano, lui le succhiò il labbro inferiore e lei mugolò in risposta. Mentre Cora era persa nelle braccia dell’uomo, però l'occhio le cadde sull'orologio appeso al muro e si allontanò di scatto, facendogli notare allarmata:

"Ma tu non dovevi prendere un aereo?"
"E perdere l'occasione di stare qualche altra ora con te? Non esiste."

David scoppiò a ridere e tornò a cercare le labbra della ragazza, ma lei lo tenne a distanza:

"Ma, il concerto…"
"Non perderò il concerto, tranquilla tesoro. Ho chiamato Steve e gli ho detto che prenderò un volo successivo. Voglio stare con te, amore."

Le stuzzicò le labbra col naso e ricominciò a baciarla stringendola a sé e facendole percepire chiaramente la dimensione del suo amore per lei. Cora si discostò da lui e lo rimproverò scherzosa:

“Mi farai bruciare le uova!”
“E tu mi fai bruciare il sangue nelle vene, vieni qui!”

L’attirò verso di lui, lei ebbe a malapena il tempo di spegnere i fornelli che venne sospinta contro il tavolo, sollevata dalle sue forti braccia e messa a sedere sul piano di legno. Rise spudorata e allargò le gambe, avendo capito quali fossero le intenzioni di David.
Più tardi, mentre si ritirava su gli slip e aiutava la ragazza a scendere dal tavolo, David canticchiò felice, l’abbracciò lasciandole piccoli baci sulle labbra, la fronte, la mandibola e le accarezzò la testa con delicatezza, mormorando che l’amava.

“Ti amo tanto anche io.”

Gli rispose Cora con la testa annidata contro la sua gola, gli diede un piccolo morso scherzoso proprio alla giunzione tra spalla e collo e lui ghignando rispose dandole una leggera pacca giocosa sul sedere, esclamando:

“Allora, quelle uova?”

Divorò la colazione, poi divorò lei, ancora. Le ore scorrevano lente e David e Cora si godevano l’inattesa giornata di vacanza: passeggiarono mano nella mano nel prato fiorito e oziarono all’ombra di un sicomoro godendo della compagnia reciproca, fecero il bagno al fiume giocando e schizzandosi con l’acqua gelata, amoreggiarono, risero e mangiarono frutta imboccandosi a vicenda.
Quando la calura raggiunse il suo picco e le cicale frinivano frenetiche la coppia si decise a salire in camera da letto e fece di nuovo l'amore fino ad estenuarsi completamente. Parecchie ore più tardi, Cora si risvegliò abbracciata al corpo nudo di David. Lo chiamò debole e la sua unica risposta fu un sorriso che gli tendeva le labbra turgide.

"David, amore. Forse dovremmo alzarci."
"Mmmh, sono troppo stanco: mi hai prosciugato."

Rispose assonnato. Che razza di impudente!

"Ma, l'aereo?"
"Si, si. C'è tempo. Che ore sono?"

Si rivoltò con lentezza, i lunghi arti disarticolati, i capelli sparpagliati in lunghe ciocche e socchiuse gli occhi, due zaffiri che brillavano nella penombra. Cora si allungò verso il comodino per leggere la radio sveglia:

"Le quattro."
"Mattina o sera?"
"Sera, ovviamente."

David aprì di colpo gli occhi e si districò energico dal corpo nudo della ragazza.

"Merda, sono in ritardo!"
"Ma avevi detto che c'era tempo!"

Protestò lei tirandosi su e riavviando i capelli tutti scompigliati. David, intanto, stava ficcando alla rinfusa della roba in una borsa.

"Cazzo, cazzo, cazzo!"

Cora non l'aveva mai visto così agitato: David vagava da una parte all'altra della stanza e quasi inciampò nel tentativo di mettersi le mutande e i pantaloni, sarebbe stato così divertente, se non che la sua agitazione era preoccupante. Guardò di nuovo l'orologio, finì di vestirsi a tempo record, si allacciò gli stivaletti e corse per le scale.

“Steve mi ammazza...Cazzo, Roger mi ammazza!”

Cora lo sentì che bofonchiava, mentre scendeva. Gli corse dietro infilando la vestaglia e tenendo in mano la borsa che lui aveva dimenticato. David risalì le scale.

"La borsa!"

Esclamò agguantando l’oggetto che lei gli porgeva. Fece per scendere, ma risalì due scalini e la ringraziò con un bacio. Lei lo accompagnò alla porta e David non riuscì ad evitare di stringerla a sé e darle ancora un bacio intenso sulle labbra.

"Ciao. Devo andare. Ti amo. Ciao!"

Si buttò dentro la macchina e sparì in una nuvoletta di terra. Per un momento Cora rimase sulla porta, frastornata. Poi scoppiò in una risata esilarata e tornò dentro.



Angolo autrice:

Come sempre ringrazio chiunque abbia letto, messo la storia tra le seguite o le preferite o abbia commentato. Qualsiasi consiglio, aiuto e riscontro è sempre più che benvoluto!
   
 
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