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Autore: Little Firestar84    22/07/2021    5 recensioni
I Makimura ed i Kaibara: famiglie nemiche da secoli, due imperi economici che dall'antichità si fronteggiavano, prima nei campi di battaglia, poi nei mercati finanziari.
Non rifuggono alla lotta nemmeno i due giovani rampolli delle famiglie: Kaori Makimura e Ryo Saeba Kaibara, figliastro di Shin, patriarca della famiglia Kaibara, cresciuto per ereditare la multinazionale del patrigno.
Scherzi, battute più o meno crudeli, piccole e grandi cattiverie:fin dalla più giovane età, i due non si sono mai fatti mancare niente.... incluso un matrimonio improvvisato dopo una nottata ad altissimo tasso alcolico ed erotico! E se la bella Kaori credeva che dopo la sua fuga nella notte Ryo avesse fatto annullare il matrimonio, scoprirà, alle sue stesse nozze, con il magnate dei media Uragami, che non è così... e che Ryo non ha alcuna intenzione di lasciar andare così sua moglie!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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"Si può sapere cosa diavolo ti è passato per quel tuo dannato cervello bacato?! E non provare a negarlo… tanto lo so che sei stata tu, che la gola profonda a cui fa riferimento il giornale non è nientepopodimeno che mia madre… solo qualcuno che vive qui avrebbe potuto sapere così velocemente che Kaori se n’era andata, e nessuno qui ha interesse che lei ed io ci lasciamo!” 

Nemmeno tre giorni dopo che lei se n’era andata, Ryo sibilò queste parole, con la bava alla bocca, mentre sbatteva un giornale sotto al naso della madre. Il giovane Saeba-Kaibara aveva gli occhi cerchiati, il colorito spento ed era evidente che non si fosse fatto la barba quella mattina – erano giorni che non dormiva, che non riusciva a concentrarsi, a mangiare a fare nulla, e aveva dovuto telefonare al suo assistente per annullare tutti gli appuntamenti perché pensare al lavoro, in quelle condizioni, era a dir poco inconcepibile. Il giorno dopo che Kaori se n’era andata, senza nemmeno fare le valigie, lui si era perfino fiondato nella casa di Amami, sperando di trovarla lì, a riflettere davanti a Donna in camicia, che intanto aveva lasciato la mostra ed era tornata nel posto che le spettava di diritto, ma nulla… così davanti al quadro ci era stato lui, a disperarsi perché Saeko aveva avuto ragione e a tenere il becco chiuso aveva fatto la figura dello stronzo, del manipolatore, del bugiardo, e lei, giustamente, se l’era attaccata al dito... 

Sua madre, invece, che stava prendendo il the con tutta la tranquillità possibile ed immaginabile, non aveva nemmeno un capello fuori posto, e quando Ryo le mostrò esattamente di cosa stesse parlando- ovvero un certo articolo in particolare – lei non aveva battuto ciglio, alzando giusto di forse una frazione di millimetro un sopracciglio.

Ryo si lasciò cadere sulla poltrona davanti alla donna, sbuffando e guardando da un’altra parte: quell’arpia avrebbe potuto fare comunella con Brie Van De Kamp- anzi, forse Brie stessa avrebbe potuto imparare qualcosa da lei! [NDR personaggio di Desperate Housewife che mascherava manie di controllo e perfezionismo dietro la maschera della sorridente madre di famiglia]

“Si vede che non hai mai divorziato, figlio mio,” la donna rispose, piatta, aggiungendo un goccio di miele di nocciolo al suo the. “Si è nella ragione se si controlla la narrativa, e nel nostro ambiente si controlla la narrativa se si controllano i media.”

“Questa spazzatura,” Ryo sibilò, indicando l’articolo in questione. “è tutta una menzogna. C’ero anch’io quando questa foto è stata scattata, madre, e Mick stava dando a Kaori un bacio sulla guancia!”

“Sì, ma,” Carmen sogghignò, soddisfatta. “Non è certo quello che sembra. Ed un magistrato che potrebbe dover decidere della spartizione dei beni nel vostro divorzio potrebbe rimanere, come dire, influenzato da quella foto e da quello che crede di sapere questa fonte anonima....”

“Immagino inoltre che non sia un caso che tu sia andata all’Intelligencer, proprio la rivista scandalistica che appartiene alla famiglia Uragami…” Guardando la fredda Carmen, Ryo alzò un sopracciglio. Sapeva che i latini potevano essere vendicativi, ma non certo fino a questo punto: un presunto torto, che fosse antico o recente, come il temporaneo allontanamento volontario di Kaori dal tetto coniugale, valeva rovinare delle vite, della amicizie?

“Si fa ciò che si deve, Ryo. In guerra ed in affari tutto è lecito.” La donna continuò, con un sorriso colmo di determinazione machiavellica stampato sulle belle labbra, su cui era stemperato un rossetto laccato ancora perfetto. 

“La citazione giusta, mia cara, è in guerra ed in amore tutto è lecito.” Appena sentì la voce argentina, Carmen posò velocemente la tazza di tè nel piattino, facendola dondolare leggermente, instabile. Le labbra serrate in una linea dura, si lisciò l’abito che aveva indosso, quasi fosse stata una mossa nervosa, e si irrigidì non appena il consorte la raggiunse al tavolo, posandole la mano libera dal bastone sulla spalla prima di sedersi. “Anche se Ryo ha saputo mettere in mezzo anche gli affari… non è forse vero, figliolo?”

“Shin. Non sapevo fossi a Tokyo.” La donna gli disse, senza guardarlo negli occhi, colma di apprensione. 

Shin consegnò il bastone alla cameriera, e si fece versare lo stesso tipo di the che la consorte stava bevendo; poi, prima di bere, intrecciò le dita, gomiti poggiati sul tavolo, mentre guardava Ryo davanti  a sé.  Il giovane uomo arrossì, leggermente imbarazzato, e si grattò il collo, allentando al contempo il colletto della camicia che lo stava facendo soffocare. 

“Come amministratore del patrimonio dei Kaibara, in poco tempo hai saputo moltiplicare le fortune della nostra famiglia, dimostrando di essere meglio di coloro che si arroccavano questo diritto perché appartenevano a questa famiglia per sangue.” Shin disse lentamente, sorridendo mesto. “Hai dimostrato di essere degno come e più degli altri di portare questo nome antico… e purtroppo, insieme a questo nome è venuto anche un peso, ed un’eredità scomoda, e di questo me ne rammarico infinitamente, e me ne scuso.”

Quasi avvertendo dove il consorte volesse andare a parare, Carmen si irrigidì, stringendo i denti. 

“Quella donna è una Makimura,” sibilò la donna, non badando all’espressione fredda e rancorosa del marito. “Ryo può avere tutte le donne che vuole, ci sono ragazze dell’alta società che farebbero di tutto per averlo, e lui ha scelto lei, soltanto per…per indispettirci!”

“Indispettire te, intendi, mia cara. Tutta la famiglia ed il personale della tenuta si sono affezionati a Kaori. Nostra nuora” Shin le rispose, sorseggiando il tè e alzando un sopracciglio. Sottolineando la parola nuora con un tono deciso. “ha dato prova di essere una donna intelligente, sofisticata, matura e dolce, perfetta per Ryo perché diversamente dalle oche che tu gli hai presentato nel corso degli anni è in grado di pensare col suo cervello e di tenergli testa, invece di pendere dalle tue labbra!”

“ADESSO BASTA!” Carmen fece per aprire la bocca ed obbiettare, ma Ryo, rafforzato dal sentire il padre lodare così apertamente Kaori e supportarlo nelle sue scelte, si alzò in piedi, sbattendo il pugno sul tavolo con tale forza che la cristalleria vibrò. “Questa assurda guerra è andata avanti fin troppo a lungo, e non ho intenzione di rovinarmi la vita perché tu, che un Kaibara te lo sei solo sposato, non hai intenzione di sentire ragione! Io sono un uomo adulto, e Kaori è mia moglie, e se lo vorrà, continuerà ad esserlo… sono pronto a tutto per lei, anche ad abbandonare questa famiglia se fosse necessario, e non credere che non sarei disposto a tranciare ogni legame con te se fosse quello che servirà a riportarla nella mia vita!” 

Il giovane si allontanò dal tavolo, con una nuova determinazione a rincuorarlo: avrebbe fatto qualunque cosa per riconquistare sua moglie, e stavolta, avrebbe fatto in modo che fosse per sempre… basta sotterfugi, basta bugie, niente più mezze verità; Ryo era pronto a giocare l’ultima carta rimastagli in mano: quella dell’onestà.

Strinse i denti, marciando spedito verso la porta d’ingresso, pronto ad andare a cercare Kaori, ad abbassarsi ad andare a bussare alla casa dei nemici della sua famiglia, quando però l’arrivo di una berlina grigia metallizzata lo fermò. Il veicolo si fermò, e con sguardo truce Ryo vide l’amico-nemico Maki scendere. Il magistrato si sistemò la cravatta prima e gli occhiali poi,  l’immagine del perfetto burocrate, ma Saeba sapeva che dietro quell'apparenza mite si nascondeva  un uomo atletico e sportivo che amava tirare di boxe e non aveva nulla da invidiargli. 

“Maki. A cosa devo l’onore?” Gli domandò, leggermente seccato, la mascella serrata. 

Maki si limitò a sorridergli, e passandogli accanto gli afferrò la spalla destra, stringendola con decisione. “Cognatino, mi sa che noi due dobbiamo farci quattro chiacchiere da uomo a uomo!”

“Non lo so, Maki…” L’altro gli rispose, abbassando gli occhi e grattandosi la nuca. “Non sono certo di essere molto a mio agio a parlare di tua sorella con te… e comunque, ecco, io avevo fatto una promessa a Kaori, di, insomma…”

“Non mettermi in mezzo e dirmi che è tornata con te in cambio della nostra casa, che tu hai acquistato dopo che lo zietto e la mammina ci hanno fatto fare bancarotta?” Maki alzò gli occhi al cielo, sbuffando leggermente, le mani sui fianchi. Sembrava non tanto scocciato, quanto esasperato, seppure Ryo non comprendesse se fosse stato il comportamento suo e della sorella a causare quella reazione oppure quello dello zio e della madre. ”Eh, Ryo, mi dispiace dovertelo dire, ma l’avevo capito da solo. Non sono completamente stupido…”

“Già…” Ryo sorrise, sornione. “Forse hai ragione.”

“In realtà, non dovrei essere qui, ma… voglio troppo bene alla mia sorellina per non intromettermi.” Maki si appoggiò alla portiera della macchina, e si accese una sigaretta, senza smettere di guardare Ryo, quasi l’altro uomo fosse una curiosità scientifica. “Ryo, credo che sia opportuno che tu sappia che Kaori è da me e Saeko.”

Ryo abbassò il capo, maledicendosi: come aveva potuto non considerare la possibilità che Kaori avesse trovato rifugio a casa del fratello? L’aveva scartata a priori, ritenendo che la moglie non avrebbe mai chiesto ospitalità alla migliore amica dell’uomo da cui stava fuggendo, eppure il sangue, e la lealtà di Saeko al suo sposo, le avevano dato ragione di quella scelta…

Saeko riposava, seduta sul divano, il capo appoggiato sullo schienale di pelle beige, mentre, sedutole accanto, il marito le accarezzava dolcemente i capelli, incantato da tanta bellezza; conosceva Saeko da quando era adolescente, era sempre stata affascinante, sensuale, una vera pantera, ma la maternità l’aveva fatta fiorire, rendendola ancora più bella ai suoi occhi, forse perchè aveva finito per addolcirla, tanto nel fisico quanto nel cuore.

L’amava ogni giorno di più. 

Si chinò verso di lei per rubarle un bacio, moderna Bella Addormentata, quando qualcuno bussò affannosamente alla porta, e lei si svegliò, all'improvviso- con risultato che lei gli diede una testata nel naso.  

“Maki!” Scattò in piedi, la voce stridula, impallidendo alla vista della goccia di sangue che gli colava dal naso. “Oh, tesoro, scusa, non l’ho fatto apposta!”

“Tranquilla, va tutto bene!” La scusò lui, tenendo il palmo premuto contro la parte dolente. Senza occhiali, si incamminò per andare a vedere chi continuasse a bussare in quel modo così agitato.; era pronto a fare una scenata, ma rimase di sasso quando si trovò davanti sua sorella, con gli occhi gonfi di lacrime e una piccola borsa da viaggio in mano. “Ka… Kaori? Ma cosa…”

“Posso… posso fermarvi qui da voi per un paio di giorni?” Gli domandò, abbassando lo sguardo. “Per favore, Hide…”

Hideyuki la fece accomodare, accompagnandola dentro per una spalla, mentre Saeko, vestita di una candida vestaglia di seta sopra la sensuale camicia da notte, era già andata a preparare un tè, di cui immaginava che la cognata avesse bisogno.

Tornò in salotto alcuni minuti dopo, con un vassoio con tre tazze piene, fumanti dell’aromatica bevanda. Lo  posò sul tavolino davanti al divano, su cui suo marito e sua cognata sedevano, in silenzio.

“Kaori… so di essere amica di Ryo, ma… se hai bisogno di confidarti con qualcuno, sono molto brava a mantenere i segreti!” Saeko le disse, sorridendole complice. 

Kaori rimase in silenzio ancora un po’; strin, teneva, nei pugni chiusi, il tessuto della gonna di lino chiaro, mentre stringeva i denti, la mascella serrata, per ricacciare indietro le lacrime.

“Hide, c’è una cosa che devi sapere….” la giovane donna ammise, infine, voltandosi verso il fratello dopo aver preso un profondo sospiro. “Lo zio… lui… non è stato l'amministratore che pensavamo fosse. Ha messo in vendita le proprietà dei Makimura e Ryo… beh, lui ne ha approfittato, solo che, credo di non aver capito il perché lo avesse fatto. Credevo volesse dimostrare di essere uno speculatore edilizio senza scrupoli, ma credo che… che volesse salvarla dalle grinfie di chi avrebbe distrutto l’eredità di nostro padre, ma io non gli ho permesso di spiegarsi e adesso… adesso forse lui non mi perdonerà mai!” 

“Ryo… le cose stanno davvero così?” Maki gli domandò, serio e cupo; Ryo si limitò a fare un cenno di assenso. 

“Tuo zio e vostra madre avrebbero permesso che le vostre proprietà venissero distrutte, disintegrate... non era giusto nei vostri confronti, specie verso Kaori. Tuo zio l’ha tagliata fuori solo perché donna, nonostante sia il membro della famiglia con più pallino per gli affari!” 

“Sì, ma… quello che non capisco è perché tu l’abbia fatto, Ryo… perché prenderti tutto questo disturbo solo per portarti mia sorella a letto?”

“Davvero credi che sia solo questo?” Ryo gli domandò, occhi vispi; dallo sguardo che gli uomini si scambiarono, era chiaro che entrambi gli uomini ben sapessero che non era quello il caso. “Amo tua sorella, e… non prendertela,” Ryo continuò, arrossendo leggermente, dimostrandosi per una volta timido ed impacciato. “Ma credo di averla sempre amata. Mi ha conquistato la prima volta che l’ho incontrata!”

La mente del magnate tornò proprio a quell’evento, la prima occasione in cui il suo cammino si era intrecciato a quello della giovane Makimura; Kaori, allora sedicenne, era andata a portare al fratello un libro che aveva scordato a casa. Ryo aveva fatto lo stupido - lo stronzo, per mancanza di una parola migliore- chiedendo all’occhialuto compagno di classe se avesse cambiato gusti e gli piacessero le ragazzine. Era stato allora che Maki gli aveva presentato la sorellina, Kaori, e Ryo l’aveva squadrata dall’alto in basso: lentiggini, capelli corti rossi ricci disordinati, tagliati alla “maschiaccio”, piatta come un asse da stiro, gambe chilometriche ma fin troppo magre… se non avesse avuto la divisa femminile del liceo, non avrebbe mai e poi mai capito di trovarsi davanti una ragazza, e questo le aveva detto, con tono impertinente. 

Kaori non aveva fatto una scenata, non gli si era gettata addosso, come tante, né aveva piagnucolato: aveva alzato il viso, stizzita, scrollandosi di dosso delle immaginarie particelle di polvere, e gli aveva risposto che nonostante non avesse tette e culo come quelle oche svampite era almeno dotata di cervello… e così dicendo aveva salutato il fratello, raccomandandosi di stare più attento, e dando loro le spalle se n’era andata.

Aveva lasciato Ryo senza parole: nessuna donna si era mai comportata così con lui. Il giovane aveva preso ad intercettarla per il semplice gusto di farla arrabbiare, stuzzicarla, nella speranza che lei volesse cambiare atteggiamento e cadergli tra le braccia, ma nulla, l’unico risultato ottenuto era che lui era  sempre più preso, anche perché la giovane era sbocciata nel giro di un paio di anni, divenendo di una sensualità che lo aveva sconvolto, e lei era sempre più seccata dai suoi comportamenti… Kaori gli teneva testa quando bisticciavano, e faceva lo stesso con tutti gli altri, e questo lo faceva impazzire, lo attizzava, per mancanza di una parola migliore, nonostante lui non capisse il perché. 

Ryo ricordava ancora - e forse lo avrebbe ricordato fino a che avrebbe avuto vita -la volta che Kaori si era procurata un occhio nero difendendo un ragazzino da dei bulli, svenendo pure… lui era andato nell’infermeria appena saputolo, dicendosi che lo faceva per sfotterla, ma quando l’aveva vista addormentata in quel lettino aveva avuto un tuffo al cuore, e si era chinato su di lei... quasi l’aveva baciata. Era fuggito, terrorizzato da cosa provava e schifato da cosa aveva quasi fatto, provando ribrezzo non per l'attrazione verso di lei, ma perché era una ragazzina, era giovane ed innocente… Ryo aveva anche tentato di baciare Saeko per togliersi la piccola Makimura dalla testa, ma non aveva funzionato e si era pure preso una ginocchiata nei gioielli di famiglia.

E poi, aveva scoperto che Kaori sarebbe partita per studiare in Europa… lui era persino andato a vederla partire di nascosto, con un mazzo di fiori in mano, senza sapere esattamente il perché lo facesse, ma alla fine si era tirato indietro, dandosi dello stupido per aver pensato che lei potesse essere interessata a lui, o che le cose potessero funzionare tra di loro, con la differenza di età, i continenti di distanza, e le loro famiglie… cosa gli era passato per testa?

Alla fine aveva gettato in un cestino dei rifiuti i fiori, ed era andato in un locale equivoco, di spogliarelli, e nonostante la nottata di sesso bollente, non si era sentito più leggero o libero, anzi: lei aveva continuato a tornargli nella testa, il suo volto che si sovrapponeva a quello della bella maggiorata. 

Col tempo l’aveva tenuta a distanza, aveva preso a vivere la vita dissoluta del dongiovanni scapestrato che non usciva mai due volte con la stessa ragazza, ma lei era rimasta un tarlo nella sua mente, era stato divorato dal dubbio, e forse anche dal rimpianto, e quella notte in cui l’aveva vista a quel party Ryo aveva capito che era un condannato - o che forse, per la prima volta, il destino veniva in suo aiuto. 

Per poche, incantevoli ore, Kaori era stata sua… ma poi lei era scappata, e se all’inizio riaverla era stata una questione di orgoglio, quando Ryo aveva scoperto che lei stava per legarsi ad Uragami - su consiglio della sua famiglia, che si aspettava una bella dose di liquidità in cambio della mano della rampolla dell’alta società - aveva preso in pugno la situazione, capendo che se non l’avesse avuta nella sua vita sarebbe stato come essere morto, ed aveva intrapreso la sua personale crociata per salvaguardare quello che era di diritto di Kaori… Credeva davvero cosa le aveva detto un giorno, dopo la loro riappacificazione: era destino che loro stessero insieme, erano fatti l’uno per l’altra, e anche se apparentemente non aveva alcun senso, loro… funzionavano. Era così, e basta.

“...e quindi, adesso sai tutto.” Ryo ammise alla fine, dopo avergli raccontato tutto per filo e per segno.

Chiuse gli occhi, preparandosi ad essere preso a pugni dal vecchio compare quando questi aveva scoperto dei lussuriosi pensieri dell’amico provati per Kaori quando questa era solo adolescente, ma il pugno non arrivò mai. Ryo aprì gli occhi, trovandosi davanti un Maki che scuoteva il capo seccato e stufo. 

“Ma invece che mettere su tutta questo storia non potevi parlarle? Ma perché voi due dovete essere così complicati…. sfido che state davvero bene insieme!” Il magistrato si rigirò le chiavi in mano, stringendo i denti. “Ryo, ho intenzione di mettere in chiaro le cose con mio zio e mia madre:  credo che sia auspicabile che degli affari di famiglia se ne occupi Kaori, con il nostro appoggio. Non ho intenzione di permettere loro di distruggere tutto quello per cui nostro padre ha lavorato duramente. Né gli permetterò di manipolare ulteriormente Kaori.”

Ryo si limitò ad accennare un sorriso, e lo stesso fece l’altro, che salì in macchina. 

“Vado a fare quattro chiacchiere con la mia adorata famigliola, per mettere subito in chiaro le cose.” gli disse, prima di lanciare in mano a Ryo un mazzo di chiavi, che questi afferrò al volo con estrema facilità. “Quelle sono le chiavi di casa mia… Kaori torna stasera alle sei, fossi in te approfitterei del fatto che Saeko ed io ci fermiamo a dormire da suo padre  e andrei a chiarire la situazione con tua moglie!”

Incamminando il veicolo, dietro cui si levò una nuvola di polvere rossastra, Maki fece un segno di saluto dal finestrino, mentre Ryo si grattava la nuca. 

Per anni aveva ritenuto Hideyuki Makimura un avversario, ed invece, forse, era il migliore amico che avesse mai potuto desiderare, e quell’amico gli stava affidando una delle cose più preziose che avesse mai avuto: la sua adorata sorella.

Ryo avrebbe fatto in modo di dimostrarsi degno di quel gesto: questo si ripromise mentre camminava tranquillo e sereno verso la sua Mini, pronto per andare a riprendersi sua moglie. Dentro di sé aveva una certezza, che tutto sarebbe andato bene… e che la felicità fosse lì dietro l’angolo.

Presto, molto presto!

 
   
 
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