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Autore: sissi149    23/07/2021    4 recensioni
I Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono finalmente alle porte, potevano i ragazzi di CT esimersi dal partecipare alla loro Olimpiade casalinga?
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Olympic Stadium
 
Machiko prese un profondo respiro, l’attesa le era sembrata infinita ed invece di aiutarla a rilassarsi, vedere tutte le altre delegazioni sfilare l’aveva fatta agitare ancora di più. E che diamine! Non era mica la sua prima cerimonia di apertura, aveva alle spalle un certo bagaglio di esperienza. Non era complicato ciò che doveva fare, in fondo doveva solo camminare, tra l’altro seguendo uno dei volontari che le avrebbe indicato la strada.
Solo camminare, davanti a tutto lo stadio, a tutta la nazione, in mondovisione, con la bandiera giapponese in mano.
Era più facile vincere la finale di badminton, due volte, ed essere la favorita per il terzo oro olimpico consecutivo.
Decisamente preferiva essere in campo che svolgere quella parte ufficiale, ma non aveva saputo dire di no, era un onore troppo grande quello che le era stato proposto. Con una racchetta ed un volano si ritrovava perfettamente a suo agio, mentre in altre occasioni sapeva risultare tremendamente maldestra, quasi che in lei vivessero due persone distinte. Quanto era stata presa in giro a scuola per la sua goffaggine!
Il momento era giunto, era il turno della delegazione giapponese.
Machiko strinse le mani attorno all’asta della bandiera e mosse i primi passi verso l’ingresso del campo dello stadio olimpico.
“Coraggio Machiko, è solo una camminata. Pensa di star giocando una partita.”
Appena sbucata dal tunnel il boato ed il calore del pubblico la circondarono, facendole tabula rasa nella testa: non c’era più la ragazzina insicura di parecchi anni prima, c’era la campionessa sostenuta dai tifosi.
Durante il giro di pista sventolò più volte il vessillo nazionale, fino ad arrivare al laghetto dove erano già disposte le bandiere delle altre nazioni, solo un posto rimaneva libero, non poteva sbagliare. Posizionò la bandiera sulla piccola barchetta e raggiunse tutti i compagni nello spazio riservato loro.
Ce l’aveva fatta, ora poteva godersi l’ultima parte della cerimonia d’apertura.
Il vessillo con i cinque cerchi stava già facendo il suo ingresso.
 
 
 
Tsubasa era in attesa, in una nicchia realizzata sotto al palco al centro dello stadio, del momento in cui sarebbe stato chiamato a recitare il giuramento olimpico a nome di tutti gli atleti partecipanti alle competizioni. Era un grandissimo onore ed aveva accettato senza riserve, ancora prima di sapere che il Giappone avrebbe giocato la partita del giorno precedente a Tokyo, evitandogli così un lungo spostamento.
A rappresentare gli allenatori era stato scelto Kozo Kira, un personaggio piuttosto eccentrico, che a tratti pareva non rendersi conto della solennità del momento. Aveva portato con sé una borraccia da cui ogni tanto beveva un sorso. Tsubasa non aveva indagato approfonditamente sul suo contenuto, ma avrebbe scommesso che non si trattava di innocua acqua. E, a quanto pareva, pure Jito, il corpulento volontario che li assisteva, era della sua stessa opinione.
“Per favore Kira-san – stava dicendo in tono più che accondiscendente – potrebbe darmi la borraccia?”
L’uomo rispose piuttosto rudemente:
“Questa è mia e nessuno me la tocca!” Cominciava ad apparire alterato.
“Kira-san, non starà bevendo saké, vero?”
“Per chi mi hai preso ragazzo?”
L’allenatore fece per allontanarsi dalla parete, ma nel farlo barcollò vistosamente. Jito si spalmò una mano sulla faccia, ci mancava solo che Kira si presentasse mezzo ubriaco a biascicare in mondo visione. Perché diamine il comitato organizzatore aveva scelto lui, con tutti gli allenatori decenti e presentabili che sicuramente esistevano in Giappone?
“Kira-san, adesso mi da quella borraccia, non mi faccia utilizzare le maniere forti.”
Il volontario era intenzionato a sottrarre l’oggetto, per evitare che la situazione si complicasse ancora di più e Kira raggiungesse il palco del tutto ubriaco. Utilizzò la propria mole per avvicinarsi all’uomo.
“Credi di spaventarmi, sottospecie di gigante?”
Tsubasa faceva fatica a concentrarsi a causa di quei tafferugli, per di più, se Jito era impegnato a rincorrere Kira, chi gli avrebbe comunicato il momento di posizionarsi sul piccolo montacarichi e, soprattutto, avrebbe azionato quest’ultimo?
“Volete smetterla entrambi? Non siamo qui per scherzare! È un momento molto importante per la storia dello sport giapponese.”
I due litiganti si fermarono, con Kira che borbottò:
“Sei sempre il solito moralista perfettino, Ozora!”
Poi di controvoglia lasciò la borraccia a Jito e cominciò a darsi una sistemata ai vestiti, giusto per non apparire troppo trasandato.
L’intervento di Tsubasa aveva salvato la situazione appena in tempo: pochi istanti dopo Jito fece segno al calciatore di salire sul montacarichi.
La breve salita cominciò e Tsubasa sbucò esattamente a fianco della bandiera olimpica.
“Pronuncerà il giuramento per gli atleti il calciatore Ozora Tsubasa.” Annunciò lo speaker.
Con fragore il pubblico fece capire di approvare la scelta del comitato organizzatore.
Ozora afferrò con la mano un lembo della bandiera.
“A nome di tutti i concorrenti, prometto che prenderò parte a questi giochi olimpici rispettando e osservando le regole che li governano, impegnandoci nel vero spirito della sportività per uno sport senza doping e senza droghe, per la gloria dello sport e l'onore della mia squadra.”
 
 
 
La cerimonia era quasi giunta al termine, era il momento in cui sarebbe stato svelato l’ultimo mistero, il nome tenuto segreto nei mesi precedenti, quello dell’ultimo tedoforo, di colei o colui che avrebbe portato la fiaccola negli ultimi metri ed acceso il braciere olimpico, dando finalmente il via in maniera ufficiale ai XXXII Giochi Olimpici. Le varie testate giornalistiche avevano fatto di tutto per riuscire a scoprire la sua identità, mentre sui social network erano diventate virali le teorie più fantasiose ed assurde, nessuna delle quali si era avvicinata alla realtà. Tra i vari nomi proposti, qualcuno era riuscito a beccare chi avrebbe condotto la torcia all’interno dello stadio, era stato scelto qualcuno di abbastanza “scontato”, ma quando il comitato organizzatore aveva scelto lui come ultimo tedoforo, aveva compiuto una scelta azzardata e contro corrente.
Attraversò la pista per posizionarsi dove avrebbe ricevuto la torcia, col cappuccio sulla testa: nonostante il buio cercava di proteggersi fino all’ultimo, per mantenere intatta la sorpresa e lo shock.
Sarebbe stato di sicuro uno shock quando l’avrebbero riconosciuto: l’ultimo tedoforo sarebbe stato non una vecchia gloria del  passato e nemmeno una promessa del futuro, come accaduto a Londra, ma il rappresentante di un sogno infranto.
Lui era stata una grande promessa di quelle che avevano entusiasmato la nazione e smosso il movimento del salto con l’asta fin dalle radici, portando un sacco di giovani ad avvicinarsi alla disciplina. Ovunque andasse era seguito da un gregge di ragazze più o meno adoranti. Si era fatto strada a suon di record nelle categorie giovanili ed al suo mondiale di esordio nella massima categoria era andato subito a podio.
Poi c’era stato l’incidente e tutto era crollato. Non aveva ricordi molto nitidi: lui che attraversava distrattamente la strada, un autobus che sbandava, un dolore lancinante alla gamba.
Il boato del pubblico lo riscosse dai suoi pensieri: la torcia olimpica era arrivata allo stadio ed all’uscita degli spogliatoi era apparso Tatsuo Mikami, eroe del tiro al piattello.
Era una leggenda vivente, non c’era quasi nessuno in Giappone che ignorasse chi fosse. Era il più quotato per svolgere il ruolo di ultimo tedoforo, forse proprio per questo motivo era invece stato scelto come penultimo portatore.
Dopo aver salutato la folla, Mikami iniziò a correre lungo la pista dello stadio olimpico. Era ancora in forma smagliante!
Per un attimo l’ultimo tedoforo ebbe paura: e se il pubblico non avesse apprezzato la sua scelta? E se fosse rimasto troppo adirato nel vedere la sua semi invalidità esposta a tutto il mondo? Deglutì pesantemente, ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, Mikami stava per raggiungerlo. In pochi secondi darebbe stato illuminato dall’occhio di bue che seguiva il tedoforo.
Si tolse il cappuccio giusto in tempo.
Come previsto lo stadio ammutolì all’istante nel riconoscerlo, fu un gesto quasi soprannaturale: migliaia di persone che trattenevano il fiato all’unisono.
Il tiratore era davanti a lui e gli sorrideva incoraggiante, porgendogli la torcia.
Taro Misaki annuì impercettibilmente ed afferrò  la fiaccola. Si voltò ed iniziò a correre verso il braciere con andatura zoppicante. Nonostante varie operazioni e fisioterapia a non finire, la sua gamba non era mai guarita dall’incidente, distruggendo la sua carriera.
Credeva gli sarebbe stata preclusa per sempre la possibilità di provare la gioia e l’emozione di calpestare il terreno olimpico ed invece ora si trovava sulla pista. Non era più un atleta in gara, era diventato qualcosa di più, uno dei simboli dell’olimpismo stesso.
Dopo l’iniziale momento di incredulità, gli spettatori cominciarono ad applaudire ed a sostenerlo nel suo percorso.
La gamba cominciava a dargli un po’ fastidio, probabilmente era stato ottimista nell’impostare la velocità della corsa.
Taro arrivò al braciere e sollevò la torcia sopra la testa con entrambe le mani, a mostrarla un’ultima volta prima che si trasformasse in un grande fuoco. L’abbassò e la avvicinò ad una piccola candela. La fiamma accese lo stoppino, poi cominciò a muoversi lungo un percorso sottile, a serpeggiare attorno al braciere, finché non raggiunse il centro dello stesso, divampando.
Il cuore di Misaki ebbe un guizzo e fu invaso dalla gioia.
Il braciere era finalmente acceso, ora i giochi della XXXII Olimpiade potevano dirsi aperti.
 
 
 
 
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Nella giornata di oggi, oltre a qualche round preliminare o di riscaldamento, l’evento più importante è la cerimonia d’apertura, l’inizio ufficiale dei Giochi. Si terrà a partire dalle 13:00 ora italiana.
Informazioni di servizio.
  • Chiaramente io non sono in Giappone e non ho avuto spoiler dagli organizzatori, per cui i momenti che vedete sono frutto della mia immaginazione e del riguardare le vecchie cerimonie che si trovano in versione integrale su Youtube. Ho scelto tre dei momenti simbolici più importanti.
  • La sfilata degli atleti delle nazioni con il portabandiera in testa: per tradizione il paese ospitante entra per ultimo dello stadio, mentre per primo entra la Grecia, culla delle Olimpiadi. Le altre nazioni sfilano in ordine alfabetico normalmente secondo la denominazione/alfabeto del paese ospitante. L’Italia ha scelto un doppio portabandiera per questa edizione: saranno Jessica Rossi (tiro a volo) ed Elia Viviani (ciclismo su pista), mentre Paola Egonu (pallavolo) è stata scelta da CIO per portare, insieme ad altri atleti, la bandiera olimpica con i cinque cerchi.
  • Il giuramento: chi altri poteva giurare sull’impegno degli atleti se non il nostro Tsubasa? Ovviamente lui è rimasto un calciatore, proprio non aveva voglia di dedicarsi ad altro. Ho usato la formula classica del giuramento, che prevede tre giuramenti distinti per atleti, allenatori ed arbitri/giudici. Dalle Olimpiadi invernali del 2018 è stata adottata una nuova formula che riunisce i tre giuramenti in uno. Non so se la cosa abbia convinto e quindi si procederà così anche a Tokyo o se si ritornerà alla classica come ho fatto io.
  • L’accensione del braciere, che arderà per tutta la durata dei Giochi, è il momento culminante e conclusivo della cerimonia, quello più atteso. Per mantenere il pathos il nome degli ultimi portatori della fiaccola viene tenuto segreto il più a lungo possibile.
  • Se domani non vedrete l’aggiornamento, sappiate che Sakura Chan mi ha preso in ostaggio per quanto ho scritto nell’ultima parte. XD
  
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