Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: KuroHeart    24/07/2021    0 recensioni
"Non c’è altro modo… Se vuoi continuare a vivere allora dovrai diventare come me. Ma ti avverto: una volta che avrai fatto questa scelta, non potrai tornare indietro."
Una voce maschile mi parla, ma io non capisco il significato di quelle parole. Provo a guardare in volto la fonte di questa voce, ma è sfocata e confusa. Cerco di chiedere chi lui sia, ma non riesco a dire nemmeno una parola… Ad un certo punto, l’oscurità si attornia a me e tutto scompare, facendo vedere sangue sparso qua e là. Mi guardo intorno per cercare una via d’uscita, ma rimango paralizzata sul freddo pavimento.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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<< Starete tutti meglio senza di me. Addio Sebastian. >> detto ciò, stendo le braccia in avanti per poi ritrarle con un movimento rapido.

<< Katreena, no! >> urla lui tendendo una mano verso di me.

Successivamente un rumore sordo riecheggia per il salone.

Non avendo percepito alcun dolore e sentendo un mugolio di dolore provenire dal maggiordomo, apro dunque gli occhi vedendo con stupore le mie mani avvolte dalle sue e la lama del coltello rivolta verso il suo addome, piantata nella carne.

<< Sebastian, che cos'hai fatto?! >> esclamo allarmata con gli occhi lucidi.
<< Va tutto bene. >> mi assicura lui accennando un sorriso mentre lascia andare le mie mani, senza mai distogliere lo sguardo da me.

"Giusto, questo coltello non può ucciderlo. Menomale..."

Il corvino estrae l'arma con veemenza, incurante del dolore e la getta a terra, per poi fare qualcosa di veramente inaspettato: mi afferra un polso in modo da attirarmi a sé e mi avvolge in un caldo abbraccio, carezzandomi la testa con una mano.
<< Anch'io... >> inizia a dire in un sussurro: << ...ti amo. >> mi rivela con un tono di voce più deciso ma comunque dolce. Incredula, alzo lo sguardo verso di lui: << Che cosa? >> gli domando con il timore di essermi immaginata di sentire quelle parole. Il maggiordomo mi sorride teneramente con un'espressione serena, la stessa di chi sembra aver finalmente compreso ciò che prova.
<< Ti amo Katreena. >> ripete portando una mano sul mio viso, carezzandolo. Dopo aver sentito quella frase una seconda volta, un'onda di felicità si fa strada in me, eppure la diffidenza riesce ad avere la meglio, tenendo sveglia la parte razionale ed i fatti accaduti: << Stai dicendo la verità? Perché se si tratta di un inganno allora... >> replico scostandomi da lui.

<< È la verità. >> mi interrompe Sebastian con fermezza, avvicinandosi a me per colmare la poca distanza che avevo creato: << Mentre ciò che ti ho detto prima non lo era. Ho reagito così perché non volevo accettarlo, perché credevo che in quanto demone non posso provare questi sentimenti, ma mi sbagliavo. L'ho capito nel momento in cui ho temuto di poterti perdere per sempre. >> Sincerità e pentimento traspaiono dalla sua voce, sorprendendomi sempre di più. All'improvviso, calde lacrime cominciano a scorrere rigandogli le guance. Inizialmente il demone sembra esserne sorpreso, ma non vi bada per potersi dedicare al suo discorso. Ciò mi fa pensare che lui non abbia mai pianto in vita sua.
<< Non volevo che andasse a finire così. Mi dispiace per tutto quanto. >> conclude infine prendendomi le mani tra le sue con gentilezza.
Dopo aver capito che sta dicendo il vero, mi sollevo sulle punte dei piedi, poggiandomi alle sue spalle per poter raggiungere le sue labbra. Lui mi asseconda chinandosi verso di me e mi cinge in un altro abbraccio per dar vita ad un bacio colmo d'amore, simile a quelli che ci siamo scambiati più volte, ma questo riesce ad essere più tangibile, cristallino, reale. Forse proprio perché abbiamo deciso di aprire i nostri cuori.

<< Ti perdono. >> dico con dolcezza dopo esserci baciati.

<< Nonostante tutto? >>

<< Sì. >> rispondo mentre gli asciugo una lacrima solitaria dallo zigomo sinistro con il pollice.

<< Che sta succedendo qui? >> esclama una voce giovane maschile, obbligando sia me che Sebastian a spostare lo sguardo verso il signorino, il quale ha la pelle leggermente più pallida del solito ed i capelli scompigliati. Arrossisco di colpo e mi allontano subito dal demone, il quale al contrario di me non prova alcun imbarazzo al pensiero che il conte potrebbe averci visti mentre ci scambiavamo quel bacio.

Un'espressione interrogativa aleggia sul viso stanco e imperlato di sudore del ragazzino. Nel frattempo il suo occhio sinistro si sposta scrutando prima me e poi il servitore con sospetto.

Solo in seguito mi accorgo di un bendaggio improvvisato sulla parte sinistra del collo, necessario a fermare l'emorragia della ferita che io stessa, o meglio lei, gli ha procurato. Prendo un lungo respiro per evitare di cadere un'altra volta nell'oblio dei ricordi dei massacri commessi, scacciandoli con successo. Compio infine un passo in avanti e mi inchino, abbassando il capo: << Signorino, sono davvero mortificata per avervi inferto quella ferita, anche se non ero in me. Qualunque punizione vogliate infliggermi, l'accetterò senza obiettare. >>

Ciel emette un lieve sospiro: << Non sono a conoscenza del vero motivo per cui hai perso il controllo, ma so che Sebastian è in gran parte colpevole dell'accaduto. >> risponde senza perdere la sua nobile compostezza nemmeno in quelle condizioni, cosa che mi meraviglia alquanto.

<< Ora però non voglio pensare ad alcuna punizione. Desidero solo tornare alla residenza. Domani si vedrà. >> aggiunge infine con leggerezza mentre si dirige verso l'uscita del salone, superando me ed il maggiordomo.

Una volta giunti all'ingresso, il conte impartisce un ordine al corvino: << Da' fuoco a questo edificio. Non voglio che qualcuno si faccia domande e riesca a risalire a me. Significherebbe macchiare per sempre il nome dei Phantomhive, così come il ruolo di Cane da Guardia della Regina. >>

<< Yes, my Lord. >> risponde lui per poi sfilarsi un guanto con i denti, avvicinandosi ad un candelabro acceso. Poggia la mano sinistra sul fuoco e da quello vi divampano delle fiamme che si ergono fino all'alto soffitto, disperdendosi infine per l'abitazione.

<< Katreena. >> mi chiama Sebastian vedendo che sono rimasta stregata dalla danza di quelle lingue di fuoco. Volgo lo sguardo verso di lui, notando che sta tenendo Ciel tra le braccia.

<< Sali sulla mia schiena. >> aggiunge successivamente dandomi le spalle ed abbassandosi. Faccio subito come dice aggrappandomi alle sue spalle e cingendogli la vita con le gambe per avere un maggior appiglio.

Dopodiché ci avviamo verso villa Phantomhive senza perdere altro tempo.

******************************************

Mey Rin, la quale si trova di guardia sul tetto dell'abitazione con un fucile tra le mani, scorge tre figure avvicinarsi frettolosamente nell'oscurità. Sospettosa, punta l'arma verso di loro, ma grazie alla luce del chiaro di luna, riconosce subito Ciel, Sebastian e Katreena.

<< Sono tornati! >> comunica felice a Bard e a Finny, i quali esultano subito dopo aver udito la notizia. I tre servitori lasciano immediatamente le loro postazioni per andare di sotto ad accoglierli.

<< Bentornati! >> esclamano felici all'unisono non appena li vedono.

Il sorriso del giardiniere scompare quando nota che il conte è ferito: << Signorino, cosa vi è accaduto? >> gli domanda preoccupato indicando la benda sporca di sangue. Bard, Mey Rin e Finny si avvicinano al ragazzino, impazienti di ascoltare la sua spiegazione.

Io invece mi stringo di più al maggiordomo, attanagliata dal senso di colpa. Ciel sporge leggermente il capo verso di me per poi annuire, quasi come se mi stesse comunicando di stare al gioco. Purtroppo non posso leggergli la mente perché dovrei trasformarmi e sinceramente preferirei evitare, ma decido lo stesso di dargli retta, qualunque cosa voglia fare o dire.

Dopo essersi schiarito la gola, prende parola rivolgendosi ai suoi dipendenti: << Katreena era stata rapita da alcuni criminali coinvolti nel contrabbando di persone. Così io e Sebastian li abbiamo affrontati ma c'è stato qualche... imprevisto. Ora però è tutto finito. >> spiega in poche parole andando dritto alla conclusione, senza aggiungere dettagli.

Mentre racconta la vicenda, fa segno al corvino di metterlo giù. Io lo seguo poco dopo andando a mettermi accanto al mio superiore per mostrarmi ai colleghi.

Nel momento in cui mi vede, la domestica butta il fucile a terra e corre ad abbracciarmi con un vigore inaspettato: << Oh Katreena, devi aver passato l'inferno... >> dice con voce rotta. Sorpresa, ricambio il suo gesto stringendomi a lei: << Sì, è così... >> sussurro con amarezza.

<< Ma sono felice che tu ora sia salva. >> aggiunge con un mezzo sorriso, spezzato dalle lacrime.

<< Ti ringrazio, amica mia. >> rispondo commossa a mia volta, lasciandomi trasportare dall'emozione di trovarmi di nuovo qui.

<< Ora potete tornare a dormire. >> interviene Ciel congedando i tre servitori. Mey Rin si asciuga le guance alla meglio con una mano e raggiunge i colleghi all'interno della villa dopo avermi sorriso un'ultima volta; anche il giovane nobile rientra. Una volta assicuratosi che tutti si siano ritirati, il demone si volta verso di me: << Katreena, dopo che avrò messo a letto il signorino ti aiuterò a lavarti e a cambiarti. >>

Io schiudo le labbra per protestare, dicendo che posso fare da sola, ma lui mi interrompe subito posando l'indice sulle mie labbra: << Non accetto un no. Voglio solo aiutarti. >> replica onesto, senza mostrare alcun secondo fine o malizia, segno che tiene veramente a me. Mi arrendo con un cenno del capo e lui sorride, depositando un piccolo bacio sulla mia fronte: << Sarò da te in pochi minuti. >> mi assicura per poi recarsi dentro la residenza.

Una volta all'interno della mia stanza, mi lascio andare sul letto, beandomi della morbidezza delle coperte e del loro profumo, ma soprattutto del silenzio interiore che veniva sempre interrotto dalle continue pressioni della mia nemesi. Spero davvero che questa volta sia stata messa a tacere definitivamente, così come mi auguro di avere il controllo di me stessa ogni volta che mi trasformerò. Purtroppo però Thomas, anzi il sangue che ha preso il suo aspetto, non mi ha detto nulla a riguardo. Sovrappensiero, decido di preparare il cambio per la notte ed iniziare a riempire la vasca, dato che il corvino non si è ancora fatto vedere. Dopo aver aspettato ancora, vado infine ad immergermi nell'acqua, rilassandomi in poco tempo grazie al suo calore.

******************************

Una volta essersi dato una ripulita dal suo stesso sangue ed essersi cambiato la divisa, Sebastian si dirige verso la camera da letto di Ciel con il necessario per disinfettargli la ferita e cambiare le bende. Chiude la porta dietro di sé e raggiunge il suo padrone, il quale si trova seduto sul letto, palesemente esausto. Avendo notato ciò, il maggiordomo svolge il suo compito con rapidità ed estrema cura al tempo stesso, in modo da evitare di fargli male, anche se qualche piccolo gemito è stato inevitabile. Però oltre a questo, si accorge dall'espressione severa celata a malo modo del signorino, che qualcosa lo turba. Sebastian vorrebbe leggergli la mente per capirlo, risparmiandosi la scocciatura di doverglielo domandare e ricevere come risposta un garbatissimo "non sono affari tuoi", ma sfortunatamente lui gli ha dato l'ordine di non azzardarsi mai e poi mai a fare una cosa simile.

<< Che cos'è successo tra te e Katreena? >> chiede il ragazzino di punto in bianco alzando lo sguardo verso di lui, mentre quest'ultimo è dedito a sciogliere il nodo della benda nera posta sul suo occhio destro. Quella domanda riesce a bloccare il demone, riprendendosi solo pochi secondi più tardi.

"Dunque è a questo che stava pensando."

In effetti non gli ha rivelato il vero motivo per cui si è mostrato a Katreena e le ha fatto perdere il controllo: si è solo limitato a dire che hanno avuto una discussione accesa omettendo di conseguenza la verità, dato che erano impegnati a cercare la ragazza. Se il maggiordomo dovesse mai mentirgli, finirebbe per violare una delle tre condizioni del contratto imposte da Ciel.

Affatto propenso a voler affrontare ora quel discorso, il demone tenta di posticiparlo come può: << Domani ve ne parlerò con calma. Ora dovreste pensare a riposare e recuperare le forze. >>

Riesce così a rispondere con pacatezza, anche se dentro di sé è tutt'altro che tranquillo: si sente confuso per i nuovi sentimenti che prova verso la vampira, imbarazzato per essersi dichiarato, mostrandosi in qualche modo vulnerabile e persino in colpa per averla fatta soffrire; mai nella vita aveva provato queste cose, soprattutto non tutte insieme. Per questo vorrebbe rimandare la conversazione al giorno dopo così che possa far ordine nella sua mente e comprendere almeno in parte il suo cuore, quel cuore che non credeva avrebbe potuto battere per qualcuno.

<< No. Voglio saperlo ora. >> replica il conte, determinato a tal punto che il suo occhio destro marchiato inizia ad emettere un bagliore viola, spegnendo così quella speranza nel demone.

<< Devo forse ordinartelo? >> aggiunge minaccioso aggrottando le sopracciglia e sostenendo il suo sguardo, nel vedere che egli non vuole collaborare.

Sebastian si lascia andare ad un fievole sospiro: << Come desiderate. >> si arrende infine procedendo a raccontargli la verità.

<< Che cosa?! >> esclama Ciel incredulo a gran voce dopo averlo ascoltato attentamente, senza però aver nascosto sorpresa e scetticismo, i quali sono tutt'ora presenti sul suo viso assonnato. Abbassa in seguito lo sguardo sul pavimento fissando un punto a caso mentre cerca di assimilare il discorso, ma soprattutto il suo contenuto.

"Da quando un demone può innamorarsi? " è questo il primo pensiero che passa per la mente del nobile.

Nel frattempo il corvino rimane in piedi di fronte a lui senza dire nulla, in attesa che sia il signorino a prendere parola, anche se al momento sembra esserne sprovvisto.

<< Ma com'è possibile... >> riesce a balbettare dopo alcuni minuti di silenzio.

<< Non me lo so spiegare nemmeno io. È successo e basta. >> ammette lui a malincuore scuotendo appena la testa, frustrato di non essere in grado di comprendersi.

<< Mh... >> sussurra Ciel per poi emettere un sonoro sbadiglio, segno che è ormai arrivato al limite. Così il maggiordomo lo aiuta a mettersi a letto, lieto che abbia finalmente ceduto.

<< Buonanotte signorino. >> lo saluta prima di incamminarsi verso l'uscita.

<< Sebastian... >>

Sentendosi chiamato, si ferma a metà strada per poi voltarsi, trovando il suo padrone avvolto nelle coperte e girato dall'altra parte, rivelando solo i suoi capelli blu scuri: << Sì signorino? >>

<< Di' a Katreena che le concedo la giornata libera per permetterle di riprendersi. >>

<< Certamente signorino. >>

Sebastian lascia la camera da letto del signorino per dirigersi verso la stanza della ragazza. Nel momento in cui intravede la porta, sente un piccolo urlo e a seguire un forte tonfo provenire dall'interno. Preoccupato, affretta il passo ed entra senza annunciarsi. Non vedendo Katreena, capisce che si trova in bagno. Spalanca dunque la porta e si precipita da lei, trovandola sul pavimento : << Che male... >> si lamenta lei facendosi passare una mano sul braccio sinistro.

<< Ti avevo detto di aspettarmi. >> mi rimprovera il maggiordomo usando un tono severo.

<< Ci stavi mettendo troppo. Inoltre sono perfettamente in grado di cavarmela da sola. >> ribatto incrociando le braccia al petto.

<< Certo, lo vedo! >> replica lui con sarcasmo, indicando il punto in cui mi sono fatta male.

Ferita nell'orgoglio, mi volto dando le spalle al maggiordomo, raggomitolandomi su me stessa: << Ho solo avuto un capogiro. >> mi giustifico nascondendo che quello è stato provocato da alcuni eventi recenti riaffiorati con prepotenza, tra cui l'immagine dei miei genitori e di Walter sotto forma di cadaveri in decomposizione. Sono consapevole che non erano veramente loro, ma sembravano così reali da farmi inorridire.

Ad un certo punto avverto qualcosa di morbido venir adagiato sulle mie spalle nude, capendo subito che si tratta dell'asciugamano bianco che non ero riuscita a prendere prima di cadere.

<< Stai tremando. >> dice il corvino cingendomi in un abbraccio e facendo adagiare la mia schiena sul suo petto.
<< Rischi di prendere un raffreddore se non ti vesti subito. >>
Mi avverte con premura, il suo fiato che soffia appena sulla pelle umida del mio collo. Io non dico nulla, rimanendo tra le sue braccia. Anche Sebastian non muove un muscolo, assecondando la mia richiesta di goderci questo momento ancora un po', senza parlare dei nostri sentimenti e nemmeno di quel che ho passato quando mi trovavo nella mia anima, cosa che apprezzo molto. Al momento sono troppo stanca e scossa per quanto successo.
Ma uno starnuto improvviso pone fine alla quiete che si era creata, così il demone mi aiuta ad alzarmi, asciugarmi e infine a vestirmi per la notte.

<< Ora cerca di dormire. >> sussurra dopo avermi messa a letto. Mi limito ad annuire, troppo stanca per parlare. Il corvino si volta, intenzionato a raggiungere l'uscita, ma io lo fermo afferrandogli prontamente una delle due code della sua giacca.

<< Resta con me, per favore. Ho bisogno di te. >> dico in un sussurro.

<< Va bene. >>

Scosto le coperte per fargli segno di sdraiarsi con me. Dopo essersi tolto la giacca, le scarpe e i guanti, mi raggiunge. Non appena il maggiordomo si corica, mi affretto ad accoccolarmi a lui, lasciando che mi stringa a sé. La sua presenza mi è di grande conforto, poiché sono certa che senza di lui continuerei a rimuginare su tutto quanto senza potermi addormentare. Grata che lui abbia voluto assecondarmi, sollevo una mano per avvicinarla al suo viso, carezzandogli una guancia con delicatezza e poi facendo passare le dita tra i suoi capelli vellutati. Non appena i nostri sguardi si incontrano, non riesco a fare a meno di notare inquietudine nei suoi occhi. Vorrei domandargli quale sia la causa del suo turbamento, ma in cuor mio credo di sapere già la risposta e al momento non me la sento di affrontare l'argomento; ora desidero solo la sua silenziosa e confortante compagnia, così come un sonno ristoratore.

Ad un tratto però il viso del maggiordomo si contrae bruscamente in una smorfia di dolore ed il suo corpo sussulta, lasciandosi sfuggire un gemito.

<< Cos'hai? >> gli chiedo allarmata, scostandomi appena da lui per lasciargli un po' di spazio.

<< Nulla di cui preoccuparsi. Ogni tanto la ferita che la tua nemesi mi ha inferto si fa sentire con alcune fitte. >> mi spiega con disinvoltura senza però riuscire a nascondere del tutto la sofferenza che sta provando.

<< Dove ti ha colpito? >>

<< Qui. >> risponde indicandosi il petto, scorgendovi così un bendaggio oltre il tessuto della camicia.

<< Mi dispiace... >> sfioro il punto con i polpastrelli, quasi temessi di potergli fare del male. Come un fulmine a ciel sereno, la mia mente rievoca il momento in cui il mio alter ego ha provocato al corvino quella lacerazione, venendo a conoscenza del fatto che lei ha affondato gli artigli nella sua carne con l'intento di prendergli il cuore e strapparglielo via. Disgustata, serro la mascella e allontano la mano. Sebastian non dice nulla, ma a giudicare dal suo sguardo compassionevole, deduco che mi abbia letto la mente per vedere il mio ricordo, o forse lo ha semplicemente intuito dalla mia espressione. Torna dunque ad abbracciarmi, depositandomi un bacio sulla fronte: << Non temere, guarirà presto. E anche se lei fosse riuscita nel suo intento, non mi avrebbe ucciso. >> mi fa sapere cercando di rassicurarmi.

<< Menomale... >> rispondo con un filo di voce senza poter fare a meno di versare lacrime silenziose, finché le palpebre non si chiudono e le mie membra si fanno sempre più pesanti, trasportandomi in un sonno profondo.

Mi lascio cullare dalla pace e dalla quiete del buio, quando tutto intorno a me si fa sempre più luminoso e una voce richiama la mia attenzione: << Ciao Katreena. >>

Riconosco immediatamente la voce del mio defunto amico d'infanzia e mi volto verso di lui, trovandolo con un'espressione rilassata, i lunghi capelli castani avvolti in una coda bassa, un completo scuro elegante che aderisce perfettamente al suo corpo e le braccia conserte poggiate al petto.
<< Thomas? >> lo chiamo, confusa di essere stata convocata una seconda volta.
<< Perché mi trovo qui? Lei si è forse risvegliata? >> gli chiedo subito, iniziando a pensare al peggio.

Lui accenna un piccolo sorriso: << È proprio di questo che volevo parlarti. Non hai nulla da temere, perché ora la tua nemesi si trova in un luogo sicuro da cui sarà difficile uscire, a meno che tu non ti lasci andare alla disperazione o perda coscienza per un prolungato periodo di tempo. >>

Mi porto una mano al petto, sollevata nel sapere che i miei timori sono privi di fondamento. Subito dopo la sua spiegazione, il mio amico compie un gesto con una mano. Lentamente, un'immagine inizia a materializzarsi, rappresentando un paesaggio desolato e avvolto dalla nebbia, illuminato solo da alcune torce di fuoco. Nel guardare in basso noto quelle che sembrano essere punte di alcune lance che si rivolgono verso il centro, dove si trova la mia nemesi, la quale presenta sia ai polsi che alle caviglie delle catene scarlatte, saldamente assicurate al muro. Il capo della ragazza è chinato in avanti, mentre i suoi capelli scompigliati le coprono completamente il volto.

<< Può sentirci? >> gli chiedo a bassa voce nel caso fosse così.

<< No. Inoltre noi non possiamo sentirla perché tu sei stata in grado di metterla a tacere. >>

Detto ciò, Thomas torna a concentrarsi sull'immagine davanti a noi: << Le catene che vedi rappresentano il dominio sulla tua parte oscura, mentre le lance sono solo una precauzione. >> fa una pausa e mi fornisce una spiegazione, questo dopo aver visto il mio sopracciglio sinistro sollevarsi con aria interrogativa: << Nel caso in cui lei dovesse liberarsi, quelle si azioneranno e andranno a colpirla, immobilizzandola senza ucciderla. Inutile dire che non può morire perché fa parte di te. >>

La vampira alza lentamente la testa, facendo sì che i capelli scivolino dal suo viso, rivelando la fronte corrugata e i denti digrignati come fosse un cane rabbioso. Nel momento in cui mi vede, spalanca i suoi occhi freddi e inizia a strattonare le catene nel vano tentativo di liberarsi, mentre dalla sua bocca esce quello che dovrebbe essere un grido, seguito poi da diverse minacce che sono riuscita a leggere solo in parte grazie alle sue labbra. La vista di questa scena provoca in me un brivido talmente agghiacciante che mi porta a stringermi nelle spalle.

<< Quindi se lei si trova in quelle condizioni, significa che io non potrò più trasformarmi? >> domando al mio amico spostando lo sguardo verso di lui per interrompere il contatto visivo con la mia nemesi, ormai divenuto un peso insostenibile.

<< Sbagliato. >> risponde il ragazzo portandosi le mani dietro la schiena: << Lei rappresenta solamente la parte corrotta della tua anima e l'istinto predatorio tipico dei vampiri, dunque non può influire sulle tue azioni, a meno che non sia appunto tu stessa a permetterglielo, come hai potuto sperimentare questa notte. >> spiega mentre si volta verso di me: << In poche parole è la tua forza di volontà a tenerla prigioniera. >>

Thomas fa una pausa, molto probabilmente per darmi il tempo di assimilare tutte quelle informazioni, e riprende il discorso poco dopo: << Non avrai problemi ad usare i tuoi poteri e inoltre dovrai assolutamente continuare a nutrirti di sangue per tenerti in forze ed evitare che quell'oscurità prenda il sopravvento. >> conclude infine sollevando il dito indice della mano sinistra per indicare la vampira incatenata.

<< C'è un'altra cosa che non sai. >> si affretta a dire il mio amico per poi procedere: << Mentre lei aveva il controllo su di te, i suoi occhi erano rossi come il sangue. Ciò era avvenuto anche quando hai ucciso la contessa Brimstone. Ora sono tornati azzurri poiché tu hai ripreso il controllo di te stessa ed il suo potere è stato suddiviso sia nel tuo corpo che nella tua anima. >>

Il vampiro volge lo sguardo verso di me, cogliendo la mia espressione confusa: << Cosa significa? Perché non ne avevo idea? Soprattutto, perché non me ne hai parlato prima? >> lo tempesto di domande, stanca di essere all'oscuro sulla natura con la quale dovrò convivere fino alla fine dei tempi.

Thomas alza una mano per fermarmi: << Ti dirò ciò che so, ma prima devi rispondere ad una mia domanda: ricordi cos'hai provato quando hai affrontato ed ucciso la contessa? >>

Annuisco, ben conscia di ciò che avevo sperimentato quella volta: << Ero carica d'ira, odio, vendetta... >> mentre parlo, porto una mano al petto come se riuscissi ancora a percepire il fuoco che bruciava in me quella notte.

<< Provavo un'immensa soddisfazione ogni volta che sentivo le sue urla, le sue ossa spezzarsi, il suo cuore indurirsi e andare in frantumi. Non ero in me tanto ero accecata dal desiderio di distruggere quella vampira... >> mi interrompo guardando il ragazzo con gli occhi sgranati.

<< Eppure, come hai già detto, ricordi ogni minimo dettaglio al contrario di questa notte. >> interviene aiutandomi ad esporre l'accaduto.
Ha ragione, poiché è solo grazie a lui se so cos'è accaduto all'esterno della mia anima.
<< A quanto pare le emozioni negative che provi alimentano la tua nemesi. Quella notte sei stata in grado di rimanere te stessa perché volevi provare quelle emozioni e quei sentimenti per sfogarli sulla contessa, non reprimerli come hai fatto questa volta. Infatti eri riuscita a sprigionare un potere maggiore del solito. >> mi spiega usando un tono di voce calmo e tranquillo avendo notato il mio evidente turbamento.

<< Tuttavia, dopo l'ultima vicenda, ho compreso che nemmeno questo è un buon metodo per far emergere la tua forza, poiché vige sempre il rischio che la tua oscurità possa fare ritorno sfruttando proprio quella negatività, repressa o meno. Dunque la soluzione è trasformare quest'ultima in forza, non farti guidare da essa. >>

Stordita dal discorso, inspiro profondamente facendo passare una mano sulla tempia sinistra, sentendo la testa improvvisamente pesante.

<< Ora capisci perché non te ne ho parlato prima? Non sapevo di cosa si trattasse di preciso e men che meno che si sarebbe trasformato in qualcosa di così terribile. >> dice il mio amico ponendo fine alla sua spiegazione. La frustrazione che proviene dalla sua voce è palpabile e comprensibile: non oso immaginare quanto debba essere difficile gestire tutto questo, soprattutto la mia nemesi, sempre pronta a fare la sua mossa non appena io abbasso la guardia.

Dopodiché emette un sospiro chinando il capo, desolato: << Perdonami, ma per certi versi ne so quanto te. >>

Io poggio una mano sulla sua spalla, riservandogli un sorriso di conforto: << Non ti preoccupare. Mi sei stato di grande aiuto. >>
Thomas mi ringrazia con lo sguardo sorridendo a sua volta.
Abbasso gli occhi nel ricordare il momento in cui la mia nemesi si era offerta di "aiutarmi".
<< Se soltanto non avessi ceduto al suo tranello, tutto questo non sarebbe successo. >> dico, provando vergogna per essere stata una codarda.
Il ragazzo scuote la testa e porta una mano sul mio viso, carezzandone una guancia: << Eri sopraffatta dalla sofferenza. Non hai nulla di cui rimproverarti. Inoltre lei è brava con le parole, lo sai bene. >>
Il calore della sua mano e la sua voce mi donano un po' di tranquillità, quando ad un certo punto corrugo la fronte nel sorprendermi a ripensare a ciò che Thomas ha detto riguardo il mio lato oscuro. Dopo aver elaborato ciò che desidero sapere, inizio a parlare: << Esiste un modo per conciliare entrambe le parti ed essere in grado di utilizzare tutto il suo potere senza venirne risucchiata? >>
Se così fosse, potrò essere utile al signorino e Sebastian senza correre mai più il rischio di venir ostacolata dalla mia stessa oscurità.

Il giovane scuote la testa allontanando la sua mano da me, desolato: << Sfortunatamente non ne ho idea, ma sono dell'opinione che ti basterebbe continuare ad allenarti, e, cosa più importante, conoscerti a fondo. >>

Non è la risposta che mi aspettavo di sentire, ma è sempre meglio di un no categorico. Forse c'è speranza, speranza di poter convivere con l'altra metà senza smarrire la vera me.

<< Lo farò. >> rispondo, determinata più che mai a volerci provare. Il vampiro sorride fiducioso e avvicina una mano al mio viso, carezzando una guancia con il dorso: << Sono certo che ci riuscirai. Ora sarà meglio che tu vada. >>

<< Tu lo sapevi? >>

Il ragazzo alza un sopracciglio non capendo di cosa io stia parlando.

<< Parlo di Sebastian. Hai detto che la mia nemesi avrebbe potuto ucciderlo, ma lui mi ha riferito che non ne sarebbe stata in grado. >>

Il mio amico sorride guardandomi negli occhi: << Sì, lo sapevo. Sebastian ha evitato di usare la sua vera forza perché non voleva perderti, ma è comunque rimasto sorpreso dalle abilità della tua nemesi e come hai potuto vedere, ha avuto qualche difficoltà nel tenerla a bada. Ti ho mentito perché ero consapevole del forte amore che provi per lui. Mi dispiace essere stato così drastico ma ho dovuto farlo per darti un valido motivo per cui lottare. >>

Annuisco sorridendogli a mia volta: << Mi conosci fin troppo bene. >>

Prima di lasciarci, gli riservo un forte abbraccio, grata dell'aiuto che mi ha offerto e delle informazioni che mi ha fornito. So che il vero Thomas non c'è più e che quello che ho davanti è solo una parte del suo sangue che scorre nelle mie vene, ma non posso fare a meno di provare il medesimo affetto che avevo per lui.

Mugolo qualcosa di incomprensibile nel sonno per poi svegliarmi, sollevando lentamente le palpebre e mettendo a fuoco la stanza illuminata di un grigio scuro, segno che il cielo è nuvoloso. Dopo essermi stropicciata gli occhi, mi giro sul fianco destro convinta di trovare il corvino, ma sfortunatamente ciò che vedo è solo un biglietto posto sul cuscino. Delusa dalla sua mancanza, sospiro sonoramente prendendo tra le mani quel foglietto di carta. Lo apro dopo essermi seduta, riconoscendo all'istante la scrittura elegante in corsivo di Sebastian: << Buongiorno Katreena, spero tu abbia dormito bene. Volevo comunicarti che il signorino ti ha dato la giornata libera affinché possa riposarti. Ti chiedo scusa per non avertelo detto subito. >> Nel punto in cui è menzionato il conte, ho temuto che volesse vedermi per infliggermi la famosa punizione o peggio ancora licenziarmi, invece vuole solamente che recuperi le energie perdute.

"Menomale." penso mentre sono intenta ad osservare attentamente la calligrafia del maggiordomo, carezzandone le lettere con il polpastrello dell'indice. Infine ripiego il biglietto e lo ripongo nel cassetto del comodino, custodendolo gelosamente. So che non si tratta di una lettera d'amore, ma è comunque qualcosa che ritengo prezioso. Rallegrata da quella notizia, mi alzo dal letto per andare verso l'armadio, scegliendo di indossare un vestito carino e di tenere i miei capelli liberi come il vento.

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Passata l'ora di pranzo, Ciel si trova nel suo studio a dover compilare diversi documenti riguardanti la distribuzione di alcuni nuovi giocattoli della Funtom Company. Il piccolo nobile però non riesce a concentrarsi, dovendo così rileggere più volte diversi passaggi. Motivo di tale distrazione è ciò che Sebastian gli ha raccontato, venendo a conoscenza della storia per intero. Gli è ancora difficile capacitarsi di come un demone sia riuscito ad innamorarsi e addirittura a versare lacrime. Forse è vero che l'amore può raggiungere chiunque, demoni, umani, vampiri o dèi della morte che siano. Tutti tranne lui. Ciel non può permetterselo, perché se lo facesse, significherebbe mandare in fumo il suo desiderio di vendetta e rompere il patto con il corvino, facendo sì che lui divori la sua anima prima del tempo. Se quel sentimento dovesse disgraziatamente far breccia nel piccolo cuore del conte, quest'ultimo finirebbe per aggrapparsi a quel filo sottile che è la vita, oltre che arrecare sofferenza alla persona amata. L'unico amore che ha conosciuto è stato quello dei suoi genitori, conclusosi troppo presto e in tragedia. Però a pensarci bene c'è qualcun altro che prova questo sentimento nei suoi confronti, un tipo di amore molto forte, nonostante lui stesso cerchi costantemente di mantenere le distanze, mostrandosi freddo e privo d'entusiasmo: la sua fidanzata Elizabeth Midford. Ciel si chiede se domani verrà a fargli visita dato che sarà il suo compleanno; una parte di quel suo cuore divenuto duro come la pietra dopo tante sofferenze, spera che accada.

<< Ma cosa diamine vado a pensare... >> si ammonisce il ragazzino portandosi le mani alla testa e chiudendo gli occhi nel tentativo di ritrovare la concentrazione.

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<< Dannazione! >> esclamo spazientita dopo aver sbagliato lo stesso identico passaggio di un brano per la millesima volta. Frustrata, sbuffo rumorosamente visto che nessun altro a parte me è presente nella stanza di musica e allontano l'arco dalle corde del violino, rilassando il braccio destro. Nel momento in cui avvicino la mano al leggio per prendere lo spartito posto su di esso, uno strano rumore attira la mia attenzione. Insospettita, ritraggo la mano e mi giro di scatto verso la finestra trovandola aperta, quando io l'avevo chiusa prima di mettermi a suonare per non disturbare la quiete della villa.

Una leggera brezza entra nella stanza muovendone appena le tende, mentre io avanzo tenendo stretto il violino tra le mani. Una volta arrivata, mi affaccio per vedere se c'è qualcuno o qualcosa, ma non vi è anima viva.

<< Ehilà! >> una figura si palesa improvvisamente davanti a me, spaventandomi a tal punto da arrivare a colpire lo sconosciuto in pieno volto con il retro dello strumento. Solo in un secondo momento noto degli elementi familiari come i lunghi capelli rossi, la giacca del medesimo colore e riconosco la sua voce: << Grell? >> lo chiamo confusa mentre quello entra dalla finestra coprendosi il naso malconcio e la bocca con una mano.

<< E chi volevi che fosse, un maniaco?! >> sbotta lui con la voce soffocata dal tessuto del guanto nero.

<< Da come ti sei palesato sì! Mi hai spaventata a morte! >> replico io per poi dedicare le mie attenzioni al violino sperando che non abbia subito alcun danno, perché se così fosse, sono certa che il signorino andrebbe veramente su tutte le furie.

Offeso, il dio della morte schiocca la lingua per poi parlare: << Ma tu guarda, sei più preoccupata per quell'affare che per me. >> si lamenta mentre è impegnato a pulirsi un po' di sangue che gli era uscito dal naso.

<< Così impari a presentarti in questo modo e a non usare la porta principale come tutte le persone normali. >> rispondo facendo spallucce.

<< Se l'avessi fatto, Sebastian mi avrebbe cacciato e non mi avrebbe permesso di parlarti. >>

Dopo essermi assicurata dell'integrità dello strumento, lo ripongo nella sua custodia per poi tornare da Grell, incuriosita dalle sue parole: << Di cosa devi parlarmi? >>

<< Del massacro che la tua nemesi ha compiuto la scorsa notte. Ho saputo che hai perso il controllo, ma non ne conosco il motivo. >> mi spiega lui mettendo via il fazzoletto di stoffa macchiato in una tasca. Dopodiché si dirige verso un tavolo di legno, sedendosi sulla superficie e accavallando le lunghe gambe, sfoggiando così le sue scarpe rosse dai tacchi bassi: << Ti spiacerebbe illuminarmi a riguardo? >>

Una forte morsa alle viscere mi blocca il respiro non appena ricordo il patto di cui il rosso mi aveva parlato: sarei stata degna di vivere per dare una mano a liberare le persone prese in ostaggio dai vampiri ed eliminare questi ultimi. Purtroppo però la missione è fallita e per giunta ho lasciato che le mie tenebre uccidessero degli esseri umani per puro divertimento. Dunque l'unica conclusione è: << Sei giunto a prelevare la mia anima perché sono venuta meno alla condizione che mi avevate imposto? >>

Grell rovescia la testa all'indietro sospirando con una certa impazienza : << Prima dimmi cos'è successo e poi ti spiegherò tutto. >>

<< Va bene. >> rispondo infine cedendo alla sua richiesta forzata.

Vedendo che sono finalmente disposta a parlare, il ragazzo prende una limetta da un piccolo astuccio e inizia a limarsi le unghie della mano sinistra, ora libera dal guanto scuro.

Io prendo posto su una sedia di fronte a lui e gli rivelo i fatti accaduti dopo aver preso un respiro profondo.

<< Quell'idiota di Sebastian. È colpa sua se hai perso la testa. Dovrei fargliela pagare. >> esclama il dio della morte, indignato dal comportamento del demone alzandosi dal tavolo e imbracciando la sua falce.

<< Non è il caso, perché in fin dei conti ha reagito così a causa dei nuovi sentimenti che erano venuti a galla. Ne era spaventato. Sicuramente lo sarà anche ora, ma dicendomi ciò che prova ha fatto un passo in avanti, accettandoli. >> gli spiego mettendo le mani avanti per fargli capire di non passare inutilmente all'attacco. Lui per fortuna coglie l'antifona rilassando il viso, prima induritosi in un ghigno di disprezzo.

<< L'amore è qualcosa di meraviglioso che può anche incutere timore, soprattutto a qualcuno che non l'ha mai sperimentato in vita sua. >> aggiungo infine, facendo sì che il rosso abbassi l'arma. Poco dopo torna al suo posto e annuisce concorde: << Questo è vero, ma se dovesse ferirti di nuovo, non mi farò troppi problemi. >> replica ostinato mentre si aggiusta i capelli. Sorrido trovando dolce il modo in cui si mostra così iperprotettivo nei miei confronti.

<< Bene, ora tocca a me parlare. Per farla breve, i piani alti hanno deciso di tenere in vigore la nota di cui ti ho parlato. Quindi potrai continuare a vivere. >>

Quella notizia mi riempie di gioia, anche se mi piacerebbe capire il motivo di tale decisione: rimane sempre il fatto che ho assassinato delle persone che probabilmente avrebbero avuto una lunga esistenza davanti a loro, scombussolando l'ordine naturale della vita.

<< Se ti stai chiedendo il perché, nessuno lo sa. Forse ti reputano interessante. Però ho sentito che se dovessi fare nuovamente una cosa del genere, verresti eliminata senza alcun riguardo. Perciò vedi di fare attenzione, perché non vorrei essere io a doverti uccidere. >>

<< Come mai? >> gli chiedo io facendo la finta tonta di proposito, perché sono proprio curiosa di sentire quale sarà la sua risposta.

<< Beh... >> comincia lui giocando con una ciocca dei suoi capelli: << ...diciamo che ti ho presa in simpatia. >> mi rivela per poi incrociare le braccia al petto: << E perché tu lo sappia, ho dovuto usare il tempo della mia pausa dal lavoro per sgattaiolare senza farmi vedere dai miei colleghi e venire a riferirti il tutto. Sai, un po' di gratitudine non mi dispiacerebbe. >> aggiunge scocciato, ma in modo per nulla convincente. Si vede che in fondo è felice di essere venuto a trovarmi.

Sorrido e mi avvicino a lui poggiando le labbra sulla guancia di Grell, depositandovi un piccolo bacio per dimostrargli la mia riconoscenza: << Sei un vero amico. >>

Il mio gesto inaspettato causa un evidente rossore sul viso del ragazzo, accompagnato da un'espressione di meraviglia, strappandomi una piccola risata divertita. Non appena incontro il suo sguardo, lui lo evita rapidamente e si schiarisce la voce: << Non ce n'era bisogno. >> dice con evidente imbarazzo nel tono di voce mentre tiene gli occhi fissi sul pavimento.

<< Volevi che ti ringraziassi, dunque ho pensato di dimostrarti così la mia gratitudine. >> rispondo io con innocenza. Il rosso annuisce, ma la sua espressione seria mi fa capire che forse non ha gradito la cosa: << Ho fatto male? >>

Il dio della morte spalanca i suoi occhi verdi e si volta verso di me, incontrando finalmente il mio sguardo: << Certo che no. >> esclama sincero poggiando una mano sulla mia.

<< Così sono diventato tuo amico? >> mi domanda curioso poco tempo dopo.

Io annuisco senza nemmeno pensarci: << Ti considero tale perché mi hai dato un consiglio prezioso e oggi sei venuto qui rischiando di farti scoprire dai tuoi colleghi, o peggio ancora, da Sebastian. >> gli spiego semplicemente, ridacchiando quando menziono il mio superiore.

<< Me lo immagino proprio sfondare quella porta e rivolgermi uno sguardo truce emanando un'aura oscura e impugnando i suoi famosi coltelli, per poi dire... >> il rosso si lega i capelli in una coda bassa, scendendo in seguito dal tavolo per assumere una postura composta e rigida: << Grell, cosa diavolo ci fai qui? >> comincia usando un tono di voce che richiama molto quello del maggiordomo e tenendo la mano destra a pugno dove dovrebbero esserci le armi. << Sai che non puoi entrare nella villa dei Phantomhive senza aver prima ricevuto un invito scritto del signorino, il conte Ciel Phantomhive. Ora non ho altra scelta che ucciderti. >>

Dopo aver cercato di trattenermi più volte, cedo scoppiando in una risata argentina, divertita dalla sua recita. Incoraggiato, il dio della morte prosegue portandomi addirittura alle lacrime; era da tanto che non ridevo così. Verso la fine di una frase, nemmeno lui riesce a continuare e si mette a ridere insieme a me. Non appena ci ricomponiamo, Grell controlla l'orario sul suo piccolo orologio da taschino e sospira: << Purtroppo devo andare. >>

Mi dispiace che debba già lasciarmi, ma per fortuna il mio entusiasmo riesce ad avere la meglio: << Sono certa che ci rivedremo presto. Magari potresti venire alla festa di compleanno del signorino che si terrà domani sera. Ovviamente prima cercherò di persuadere Sebastian . >> gli propongo di getto, ma il ragazzo scuote subito la testa: << Meglio evitare. Noi dèi della morte non possiamo interferire troppo con gli umani. >>

<< Oh... >> mormoro un po' triste nel sentire quelle parole.

<< Non ti preoccupare, tornerò sicuramente a trovarti presto. >> dice facendomi l'occhiolino, prendendo in seguito la sua falce dal tavolo per poi poggiarsela su una spalla. Annuisco sollevata dalla sua promessa mentre lui si dirige verso la finestra. Prima di andarsene, si gira e mi dà un bacio sulla guancia: << A presto, amica mia. >> Sorrido nel guardare il ragazzo saltare da un albero all'altro per poi svanire completamente.

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<< Perché non riescono mai a svolgere i loro compiti senza che io debba intervenire? >> dice Sebastian tra sé intento a sistemarsi un guanto mentre si reca nella sala da ballo dopo aver sentito un boato, trovando la domestica sul pavimento, con la divisa ed i capelli imbrattatati da alcune specialità del buffet di piatti salati che solo poco fa si trovavano su un tavolo ben allestito. Il corvino sospira portandosi una mano alla fronte: << Mey Rin, cos'hai combinato... >> dice tentando di trattenere il suo istinto omicida con tutte le sue forze, dopo che anche Bard e Finny gli hanno dato del filo da torcere nel corso dei preparativi per la festa del signorino.

<< E-ecco... sono... inciampata nelle stringhe dei miei stivali, così ho afferrato la tovaglia per evitare di cadere, ma... >> spiega lei mentre si alza, quando il maggiordomo la interrompe sospirando un'altra volta: << Oh cielo... >> sussurra leggermente irritato dalla sbadataggine della sua collega.

<< Mi dispiace signor Sebastian, non volevo. >> si scusa la ragazza con un inchino, senza poter fare a meno di balbettare.

Il maggiordomo alza gli occhi al cielo, conscio del fatto che Mey Rin, così come gli altri due, non impareranno mai a fare il loro lavoro e dovrà sempre sentire le loro inutili scuse.

"Almeno sono in grado di proteggere la villa in caso di minacce esterne."

Dopo essersi consolato con questa affermazione, il povero demone si rimbocca le maniche per rimediare al pasticcio combinato da Mey Rin: << Qui ci penso io. Tu vai a cambiarti. >>

<< S-sì... >> risponde lei mortificata uscendo dalla stanza.

Mentre sistema, i pensieri di Sebastian si spostano su Katreena, chiedendosi se anche lei sta pensando a lui e come sta trascorrendo il suo giorno libero. Inoltre spera che la ragazza si stia riposando a dovere e non stia rimuginando troppo su quanto accaduto la scorsa notte. Il corvino vorrebbe andare da lei per sapere come sta, per abbracciarla, assaporare le sue morbide labbra, ma sfortunatamente i numerosi impegni non gli danno un attimo di pausa. Però si chiede se lei voglia davvero vederlo dopo ciò che ha fatto; certo Katreena lo ha perdonato, ma resta comunque il fatto che l'ha ferita e si sente colpevole per questo. Così il demone si trova a provare un'altra nuova emozione dopo aver sperimentato la paura di poter perdere la ragazza: il senso di colpa per non essere stato sincero fin dall'inizio e averla fatta cadere nelle tenebre. In verità questo si era già manifestato la scorsa notte mentre era a letto con lei, ma non ci aveva dato troppo peso poiché quest'ultima desiderava il suo conforto. Il maggiordomo si lascia andare ad un altro lungo sospiro dopo aver pulito, conscio del fatto che questi pensieri lo perseguiteranno per il resto della giornata.

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Mi trovo nella biblioteca del signorino a leggere un buon libro. Siccome il crepuscolo è ormai calato, accendo una candela per poter avere un'illuminazione migliore e continuare così la mia appassionante lettura, fatta di avventure mozzafiato ed una vera storia d'amore. Appagata dopo aver concluso il capitolo che avevo iniziato, chiudo il libro e mi stiracchio le braccia lasciandomi andare contro allo schienale. Non appena ritorno alla realtà, mi sorprendo a pensare a Sebastian, chiedendomi se abbia finito le sue faccende. Così mi alzo per andare a riporre il libro al suo posto e lascio la stanza recandomi in cucina, dove molto probabilmente si trova il corvino. Infatti una volta arrivata, vedo subito la sua figura alta ed elegante intenta nella lettura di un taccuino che sta tenendo in mano, mentre con l'altra si tocca il mento con fare pensieroso. Sembra esserne talmente preso da non accorgersi della mia presenza, così busso sulla porta per annunciarmi. Il maggiordomo alza lo sguardo dalla pagina che sta leggendo e richiude la piccola agenda: << Ciao. Credevo fossi andata a dormire da tempo. >> esclama sorpreso di vedermi ancora in piedi. Io accenno un sorriso e mi avvicino a lui: << Quando si è immersi nella lettura di un buon libro è difficile fermarsi. >>

<< Non posso darti torto. >> concorda lui riponendo il taccuino in una tasca interna della giacca.

<< Tu invece cosa stavi leggendo? >> gli domando curiosa mentre vado a prendere un bicchiere dalla credenza e mi verso dell'acqua dalla caraffa che si trova sul ripiano vicino al lavandino.

<< Il programma per la festa del signorino. >>

<< Avete preparato tutto? >>

<< Sì, anche se ci sono stati degli imprevisti. >> risponde il corvino illustrandomi ogni sorta di incidenti (fortunatamente privi di feriti) che sono capitati. Mentre lo ascolto, finisco di bere l'acqua che mi ero versata in un bicchiere e vado a riporre il bicchiere nella credenza dopo averlo lavato.

<< Mi prendo un giorno di libertà e ne capitano di ogni. Non riuscite proprio a fare nulla senza di me. >> dico sospirando con drammaticità e facendo un gesto plateale con la mano, portandomela alla fronte.

Il maggiordomo incurva le labbra in un sorriso divertito : << Esatto, abbiamo tanto bisogno di te... >> concorda usando il mio stesso pathos.

<< ...o almeno io. >> finisce la frase usando stavolta un tono dolce mentre avanza lentamente verso di me. Quelle parole mi sorprendono parecchio, tanto da farmi sgranare gli occhi e sentire il cuore battermi veloce in petto: << Davvero? >>

<< Ecco... sì, ammetto di aver sentito molto la tua mancanza. Infatti ho pensato molto a te. >> mi rivela con una punta di imbarazzo prendendomi una mano per accoglierla nella sua con delicatezza, quasi come se temesse di ferirla o addirittura sgretolarla. Commossa nel sapere che anche lui si sia sentito allo stesso modo, gli rivolgo un sorriso amorevole: << Anch'io. Infatti non vedo l'ora di rimettermi al lavoro domani, così potremo stare sempre insieme. >> rispondo entusiasta al solo pensiero; lavorare come domestica è stancante certo, ma stare al fianco della persona che amo mi fa dimenticare qualunque fatica. Sebastian mi prende il mento con dolcezza tra il pollice e l'indice e si china per depositare un morbido bacio sulle mie labbra per niente pronte a quel contatto, ma che nonostante ciò non tardano a ricambiare il gesto.

<< Ora vai a riposare, perché domani sarà una lunga giornata. >> dice lui con premura carezzandomi una guancia.

<< Sì. Prima però c'è una cosa che voglio sapere. >> replico incrociando il suo sguardo.

<< Dimmi pure. >>

Oltre ai pensieri sul corvino, la mia mente è stata pervasa anche da un dettaglio che sarebbe potuto andare a nostro favore durante la battaglia contro l'organizzazione Beginning of a New Era: << Perché quella volta non ti sei trasformato in demone? Se non erro dovresti essere più forte nella tua vera forma. >>

Inizialmente egli non sembra comprendere a cosa mi stia riferendo, ma poco tempo dopo vedo le sue labbra schiudersi e i suoi occhi spalancarsi appena, segno che ha trovato la risposta. Così scosta gentilmente la mano dal mio viso ed inizia a parlare: << Intendi quando tu, il barone Hill ed io abbiamo combattuto contro quei vampiri e la contessa Brimstone. >>

Io annuisco, lasciando il tempo al maggiordomo di spiegarsi: << Ti sbagli. Mi sono trasformato, solo che né tu né il tuo amico ve ne siete accorti per via dei miei movimenti veloci e anche perché eravate concentrati nei vostri scontri. Per quanto riguarda gli ostaggi, non sono stato in grado di salvarli per via della presenza dei balestrieri che molto probabilmente la stessa contessa aveva celato. >> racconta lui con evidente dispiacere per aver fallito.

<< Immagino che il signorino ti abbia rimproverato malamente. >> dico io poggiando una mano sulla sua spalla.

Un sorriso amaro aleggia sul volto di Sebastian: << Sì, eccome se l'ha fatto. Ma c'è dell'altro... >> emette un lieve sospiro per poi proseguire: << il barone Hill mi aveva detto di voler essere colui che avrebbe dato il colpo di grazia alla vampira che l'ha fatto soffrire, così gli ho lasciato quell'onore, ma poi beh... sai com'è andata a finire. >> finisce così di raccontarmi la sua versione dei fatti con rammarico per non essere riuscito ad evitare quella tragedia. Già, ricordo bene le parole del mio amico, per non parlare di quando mi ha detto che non avrei dovuto prendere parte alla lotta.

<< Mi dispiace... >> dice Sebastian in un sussurro abbassando il capo, mortificato.

Scuoto la testa e circondo il corvino in un abbraccio per confortarlo: << Non devi scusarti. In fin dei conti Thomas sapeva a cosa stava andando incontro e io l'ho lasciato fare perché avevo fiducia in lui. >>

<< Quindi non hai mai nutrito del risentimento nei miei confronti per non essere stato in grado di salvarlo? >> mi chiede a bassa voce, quasi con timore, non tanto per la domanda in sé ma per la risposta che potrebbe uscirne.

<< Mai. A dire il vero, non ho fatto altro che accusare me stessa per non essere riuscita a fermare il paletto in tempo. Ma dal momento in cui ho riacquisito la mia mente ed i miei sentimenti, sto iniziando ad accettare il fatto che si è trattato di un triste incidente. >> gli spiego facendo passare le dita tra i suoi capelli neri come la notte. Dopo aver udito quelle parole, il maggiordomo affonda il capo nell'incavo tra il mio collo e la spalla. Rimaniamo così per qualche minuto senza dire nulla, lasciando come unico suono quello del nostro respiro. Ora che ho avuto le mie risposte, posso dire con certezza che il caso su questa storia è chiuso per sempre. Senza contare che non ha alcun senso rimuginare sul passato e chiedersi come sarebbe andata se si avesse agito in maniera diversa.

<< Ora sarà meglio andare. >> esordisce il corvino mentre solleva la testa: << Oh... >> esclama non appena incrocia il mio sguardo.

<< Già... >> sospiro non appena avverto la ormai familiare sete di sangue. Il demone assottiglia lo sguardo e aggrotta la fronte scrutandomi con sospetto ed una leggera punta di meraviglia.

<< I tuoi occhi non sono più... >> inizia lui senza perdermi di vista un secondo.

<< Rossi come il sangue? Proprio così. >> rispondo accennando un sorriso.

<< Dunque è veramente finita? >> mi domanda incrociando le braccia al petto.

<< Sì. Ieri notte ho incontrato Thomas, il quale mi ha riferito che la mia nemesi non ha più controllo su di me. Inoltre potrò continuare ad usare i miei poteri come ho sempre fatto. >> gli assicuro poggiando una mano sulla sua spalla per rassicurarlo, conscia del motivo per cui si è messo sulla difensiva. Il maggiordomo non si ritrae, tuttavia la sua espressione rimane la medesima: << Ne sei davvero sicura? Non tornerà mai più? >> insiste volendo giustamente delle risposte concrete.
Così lo invito ad ascoltare la mia spiegazione per intero. Man mano che procedo con il racconto, il volto del mio superiore si ammorbidisce sempre più, mentre la tensione che si era accumulata in me dopo che lui mi aveva rivolto quello sguardo si scioglie come neve al sole.

<< In poche parole, se i tuoi occhi diventano rossi significa che stai per perdere il controllo o l'hai perso del tutto. >> deduce lui portandosi una mano al mento con fare pensieroso.

<< Esattamente. Ma come ti ho detto, lei non potrà più farmi del male se non glielo permetterò. >> gli riferisco, felice di essere finalmente libera dalla sua influenza.

<< Udire queste parole mi dona un gran conforto. >> afferma Sebastian con un sospiro di sollievo, quando vedo il suo viso rabbuiarsi all'improvviso.

<< Mi dispiace essere stato in silenzio come il barone Hill circa il tuo mutamento di quella notte, ma credevo si trattasse di un cambiamento temporaneo dovuto all'insieme dei sentimenti e delle emozioni che stavi provando in quel momento. >> mi confessa, pentito di aver commesso quell'errore.

Scuoto la testa andando a stringergli una mano tra le mie: << Tranquillo, dopotutto anche lui non ne aveva idea ed è una parte del mio stesso sangue. >> ridacchio per sdrammatizzare la situazione riuscendo a contagiare anche il corvino.

<< Hai ragione. >>

Mi rivolge un sorriso amorevole per poi stringermi a sé. Ricambio l'abbraccio inspirando il suo profumo speziato, quando l'urgenza di nutrirmi si fa sempre più insistente, seccandomi addirittura la gola. Senza dire nulla, prendo Sebastian per mano e mi dirigo verso il piano della cucina, effettuando un piccolo balzo per sedermici sopra. Ben conscio di ciò che accadrà, il corvino si lascia sbottonare la giacca e la camicia senza muovere un muscolo, mentre è intento ad osservare i miei movimenti. Una volta terminato, faccio scivolare le mani dietro la sua schiena e nel frattempo vado ad avvicinare le mie labbra alle sue, depositandovi un dolce bacio che il maggiordomo ricambia subito. Poco dopo procedo a baciargli l'angolo destro della bocca, scendendo lentamente verso il suo collo. Prima di penetrare la sua carne, faccio salire una mano verso la nuca per carezzare i suoi lisci capelli. Ma quella delicatezza va a scemare nel momento in cui assaporo il sangue di Sebastian, lasciando che l'istinto di vampiro faccia il suo dovere. Il demone accenna un gemito quando si sente tirare i capelli verso sinistra e i miei canini che vanno più a fondo con avarizia ed ingordigia. Accortami delle mie azioni, tento di mantenere il controllo attenuando la presa su di lui.

"Scusami, non era mia intenzione..."

<< Non ti devi scusare. >> risponde lui tranquillo con una punta di affanno nella voce, mentre va a posare una mano sulla mia testa. Finito di bere, estraggo i canini dalla sua carne leccando il sangue rimastogli sulla pelle.

<< Anzi, mi piace questo trattamento. >> mi rivela con disinvoltura passandosi una mano tra i capelli.

<< Sei davvero un masochista. >> lo ammonisco scherzosamente iniziando ad abbottonargli la camicia dopo essere tornata umana. Il corvino emette una risata sommessa nel sentire quelle parole: << Può darsi. >> risponde divertito strappandomi un sorriso. Una volta concluso, attiro il corvino a me per baciarlo di nuovo e sussurrargli una richiesta che fremevo di fargli da tutto il giorno: << Vorrei rivedere il tuo vero aspetto. >>
A quel punto Sebastian interrompe contatto che si era creato tra noi, mostrandomi un volto visibilmente turbato: << Perché lo vuoi? Quella forma è ripugnante, dovresti saperlo bene. >> replica con amarezza mentre abbassa lo sguardo per evitare il mio, come se provasse vergogna e ribrezzo di com'è veramente sotto quella "maschera", come lui stesso l'ha chiamata.
<< Io non giudico mai senza prima aver osservato e compreso a dovere. >> replico poggiando una mano sulla sua dopo essermi avvicinata a lui. Sebastian non sembra volermi ascoltare, ma io non sono una che si arrende facilmente: << Temi che possa respingerti? Mi dispiace deluderti ma non accadrà. Ho detto che ti amo e che non ho paura di te, e io non sono una che mente. >> continuo imperterrita nella speranza che si fidi di me. Il corvino si fa pensieroso, incerto su come agire. Ma poco dopo emette un sospiro in segno di resa, forse perché ha visto sincerità in ciò che ho detto: << D'accordo. >>

Non appena il maggiordomo effettua qualche passo indietro, una nube molto scura inizia a circondarlo fino a far svanire la sua figura. Qualche secondo più pardi, riesco a scorgere due luccichii scarlatti, riconoscendo subito i suoi occhi. Poi la nube si dissolve lentamente, svelando poco a poco le sembianze del demone. Con un misto di curiosità e meraviglia (e stavolta priva di ogni timore), scendo dal piano in marmo per andare a guardarlo da vicino e poterlo finalmente toccare, notando anche che la ferita infertagli dalla mia nemesi è quasi guarita del tutto e ciò mi dà un grande sollievo. Il diaframma del maggiordomo si alza bruscamente nello stesso momento in cui vado a poggiare una mano sul suo petto nudo quasi privo dei tipici lineamenti maschili che possiede in forma umana, percependo con grande sorpresa la superficie della sua pelle simile a quella di una pietra: solida, ben levigata, ma morbida al tempo stesso. Scopro inoltre che il caratteristico tepore che ho avuto più volte il piacere di sentire è ancora presente nonostante questo cambio di aspetto. Le mie labbra si incurvano in un sorriso quando mi accorgo che il battito del demone si è fatto più intenso al contatto della mia mano che sta carezzando amorevolmente la sua pelle. Mi scosto da lui qualche minuto dopo dirigendomi alle sue spalle, intenta a scrutarlo attentamente dall'alto verso il basso e studiarne ogni dettaglio, quando il mio sguardo si va a posare su quelli che sembrano essere degli stivali, ma che possiedono dei vertiginosi tacchi a spillo: << Oh! >> esclamo con stupore senza nemmeno rendermene conto. Con la coda dell'occhio riesco ad intravedere le spalle del corvino che si sollevano mentre quest'ultimo emette una risata sommessa: << So a cosa hai reagito. Immagino che li troverai strani. >> dice con un velo di imbarazzo, in contrasto con l'imponenza del suo timbro basso e profondo. Io scuoto la testa, divertita dal suo commento mentre torno di fronte a lui: << Mi piacciono. Anzi, a dire il vero mi piace tutto del tuo vero aspetto. >> gli rivelo con genuinità, un sorriso allegro ed occhi brillanti.

<< Non puoi dire sul serio. >> replica lui attonito dalla mia confessione, sicuramente affatto abituato a ricevere un complimento simile in questo contesto.

<< Invece sì. Prendimi pure per pazza ma io ti trovo bellissimo. >> rispondo io con tono deciso e dolce al tempo stesso. A quel punto l'espressione di Sebastian si rilassa mentre il dorso della sua mano destra va ad accarezzarmi il viso, rendendo colorite le mie guance.

<< Sei così tenera quando arrossisci... >> sussurra melodioso a pochi centimetri da me, avvertendo il suo respiro vellutato sfiorarmi la pelle. Come una falena attratta dalla luce di una candela, mi sporgo istintivamente verso di lui con gli occhi socchiusi, lasciando che le nostre labbra si sfiorino delicatamente, andando man mano ad intrecciarsi per dar vita ad un bacio passionale. Le mani del corvino scendono lungo i miei fianchi mentre sospiri e mugolii si propagano per la cucina. Oso un po' di più andando ad insinuare la lingua nella sua bocca, ma non appena lo faccio, Sebastian mi prende il viso tra le mani e si scosta gentilmente, confondendomi.

<< Ora se non ti dispiace, vorrei riacquisire le mie sembianze umane. >> mi spiega con un piccolo sorriso.

<< No, non farlo. >> protesto io, contrariata dalla sua decisione.

<< Perché non dovrei? >> chiede lui inclinando il capo da un lato.

<< Perché... >> inizio, andando a prendere le sue mani e incontrando il suo sguardo: << ...voglio fare l'amore con te così come sei. >>

In quel preciso istante, le fiamme negli occhi del demone si fanno più vivaci e brillanti, segno che non si sarebbe mai sognato di sentire una confessione del genere. Anch'io stento quasi a crederlo, eppure è questo ciò che il mio cuore brama: abbattere ogni barriera che ci impedisce di essere noi stessi, avere l'opportunità di esprimerci nel modo più naturale possibile e amare sia il lato esteriore che quello interiore di entrambi, così come i pregi e i difetti.

<< Se è questo ciò che vuoi, allora resterò così. >> promette il corvino, destandomi dai miei pensieri e avverando così il mio desiderio. Abbraccio il demone in un impeto di felicità e lui non tarda a ricambiare il gesto, prendendomi addirittura in braccio. Presa alla sprovvista, mi lascio andare ad una piccola risata e mi aggrappo a lui.

<< Continuiamo in un posto più comodo. >> propone dopo avermi dato un altro bacio.

Senza aver avuto il tempo di capacitarmene, ci troviamo nella camera di Sebastian, lo stesso luogo in cui mi sono dichiarata. E ora, dopo mille peripezie, siamo di nuovo qui, stavolta abbracciati l'uno all'altra con il desiderio di amarci anima e corpo. Il maggiordomo va a sedersi sul letto con me ancora in braccio, cominciando a depositare dei baci fugaci sul collo scoperto e ogni tanto qualche morso innocente. Alcuni mugolii fuggono dalle mie labbra, mentre una mano va ad accarezzargli la nuca, percependo i suoi capelli morbidi al tatto, forse più di quelli che ha quando è umano. Ad un certo punto il corvino si appresta a sciogliere i lacci dietro al mio abito con fare esperto. Il tessuto scivola sulle mie spalle e braccia, denudandomi così il busto. Un sorriso malizioso si dipinge sul suo volto quando il suo sguardo finisce sui miei seni. I suoi occhi si socchiudono nel momento in cui la sua lingua e i denti cominciano a stuzzicarne ogni parte, mentre emette dei sospiri rochi simili a ringhi.

<< Ah... >> tutto ciò provoca in me diversi fremiti per tutto il corpo, gemendo senza ritegno per poi rovesciare la testa all'indietro, ormai sovrastata da quelle sensazioni. Ancora stordita, il corvino mi guarda con aria compiaciuta facendomi adagiare in seguito sul letto dopo aver rimosso completamente il mio vestito. Sebastian si china su di me riservandomi un bacio passionale, cercando la mia lingua con la sua, facendo sì che vadano ad intrecciarsi e ad esplorare l'interno delle nostre bocche. Quando il corvino si separa per farmi riprendere fiato, osservo il suo viso scoprendo le labbra schiuse, gli angoli della bocca appena inarcati, gli occhi cremisi carichi di un impetuoso desiderio che smania di essere saziato. E non è il solo a volerlo. Ad un certo punto sento la pelle venir solleticata da qualcosa, capendo all'istante che si tratta dei suoi lunghi artigli intenti a percorrere ogni centimetro del mio corpo, raggiungendo le gambe. Ora al posto delle mani, vi sono le labbra che vanno a carezzare l'interno della coscia sinistra, scendendo sempre più pericolosamente verso la mia intimità. Comincio a gemere nel momento in cui la sua lingua prende a torturarmi con una lenta e dolce agonia. Inebetita, mi mordo il labbro inferiore ansimando ad ogni suo movimento, quando improvvisamente sento quella sua stessa lingua entrare in me con irruenza, facendomi trasalire ed inarcare la schiena. Presa dalla foga, poggio una mano sulla sua testa, stringendo i capelli del corvino in una morsa e incitandolo a continuare mentre muovo il bacino verso di lui. Il demone mi asseconda aumentando il ritmo, facendomi perdere lucidità sempre di più. Ma proprio nel momento in cui sto per raggiungere il culmine, si ferma di colpo lasciandomi attonita. Sollevo il capo trovando un'espressione compiaciuta sul volto di Sebastian. Arrivo così alla conclusione che la sua intenzione era vendicarsi dello stesso trattamento che la sottoscritta gli aveva riservato quella volta nella libreria. Il corvino ride di gusto ed io mi trovo a seguirlo inconsciamente dopo aver fatto spallucce, divertita dalla sua risata sorprendentemente contagiosa: << Ti odio... >> mormoro ancora ansimante.

<< Sei una pessima bugiarda. >> risponde lui dopo avermi sollevata di peso e avermi fatta accomodare sopra di sé, avvertendo così la sua eccitazione contro la mia. Ormai divenuti schiavi della passione, non perdiamo altro tempo e ci uniamo diventando una cosa sola. Il demone si avvicina al mio collo per morsicarne la pelle, lasciandovi un lieve livido scuro e strappandomi un altro gemito. Travolta da piacevoli tremiti, affondo le unghie nella sua schiena, facendo dei movimenti sinuosi e decisi con il bacino, assumendo così il controllo. Sebastian emette un ringhio gutturale e schiude le labbra, svelando i suoi quattro canini lunghi ed affilati come la lama di una spada. I nostri ansiti aumentano man mano con un ritmo sempre più serrato, raggiungendo infine l'apice del piacere contemporaneamente, reprimendo in parte le urla con un bacio impetuoso. Appagata dall'amore che ho ricevuto e donato, mi lascio andare contro il corvino e quest'ultimo non tarda ad avvolgermi in un tenero abbraccio. Rimaniamo così per qualche tempo scambiandoci talvolta qualche carezza, mentre il nostro respiro affannato va piano piano a calmarsi. Poco dopo alzo lo sguardo verso il demone poggiando il mento sul suo petto e gli rivolgo un sorriso amorevole. Lui mi sorride a sua volta con lo stesso calore e mi dà un bacio leggero sulla punta del naso, scatenando in me una piccola risata poiché intenerita da quel gesto inaspettato.

<< Vuoi andare a dormire? >> mi domanda premuroso Sebastian mentre le sue dita giocano con i miei capelli. Io non dico nulla e inizio a baciargli avidamente il collo, ancora vogliosa di lui.

<< Lo prendo come un no. >> ridacchia, tramutando il tono affettuoso di poc'anzi con uno malizioso. Nel frattempo salgo a baciargli la mascella, procedendo verso il mento per poi approdare sulle sue labbra invitanti, le quali accolgono le mie con sicurezza ed amore.

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La mattina seguente i colleghi mi hanno accolta a braccia aperte, come se fossi appena tornata dopo mesi di assenza sul posto di lavoro: Mey Rin mi ha assalita con un forte abbraccio, dicendo tra le lacrime di essere felice di vedermi; Finny mi ha salutato con voce squillante ed un sorriso a trentadue denti, mostrando il suo tipico entusiasmo; anche Bard era contento, ma non ha fatto scenate come loro due e li ha definiti infantili, guadagnandosi così un rimprovero da parte di entrambi, facendo ridere il cuoco; Snake si è limitato a darmi il bentornato usando Emily, uno dei suoi serpenti, senza un minimo cambiamento di espressione sul volto del ragazzo; infine il signor Tanaka mi ha salutata con un sorriso di cortesia ed un inchino.

Vedere tutti così gentili ed amichevoli, mi sembra quasi di far parte di una grande famiglia. Certo particolare per vari motivi, ma penso che dopotutto la normalità sia monotona, quindi non me ne lamento affatto. Anzi, sono felice di aver trovato delle persone così dopo aver perso la mia vera famiglia, poiché in caso contrario temo che sarei arrivata a lasciare questo mondo per sempre.

Ma il saluto più bello è stato senz'altro quello di Sebastian, che ho avuto il piacere di ritrovare accanto a me la mattina dopo, e mi ha dato un buongiorno difficile da dimenticare. Devo ammettere che rivederlo nel suo aspetto umano a distanza di ore è stato strano, perché mi ero già abituata alla sua vera forma.

Traboccante di energie dopo aver trascorso un giorno in totale relax ed una notte carica di passione, ho svolto le numerose faccende mattiniere senza la minima fatica, cosa che mi sorprende date le poche ore di sonno. Ed ora eccomi qui, in cucina a lavare le stoviglie che il signorino ha usato per consumare il pranzo. Può darsi che il mio buonumore sia dovuto anche alla festa a sorpresa che si terrà questa sera, in onore del compleanno del Conte. In effetti non nascondo di essere alquanto emozionata, perché è da tanto che non partecipo ad una festa. Nel riporre un piatto pulito in dispensa, un dettaglio molto importante a cui non ho minimamente pensato attraversa la mia mente, immobilizzandomi sul posto: "Io non sono più una nobile ma una domestica, quindi non potrò prendere parte all'evento! "

Stravolta da questa spietata realtà, abbasso drammaticamente il capo e mi lascio andare ad un lungo sospiro, ma qualche minuto più tardi scuoto la testa e mi dico che questa sera dovrò dare il massimo nei miei doveri: dopotutto ho accettato di lavorare qui e così dovrò fare, perché la mia famiglia mi ha insegnato che quando si prende un impegno lo si porta a termine. Ripresami da quel duro colpo, mi appresto a lavare l'ultima posata, quando il nitrito improvviso di un cavallo attira la mia attenzione. Dubito che si tratti di uno dei miei colleghi o il signorino, poiché nessuno è mai uscito dalla villa. Incuriosita, asciugo la forchetta, la ripongo nel cassetto insieme alle altre e mi dirigo velocemente verso l'uscita della stanza, raggiungendo l'ingresso principale in una manciata di secondi.

<< Buon pomeriggio, lady Elizabeth. Siete giunta in largo anticipo. >>

Una volta arrivata, noto Sebastian parlare con una ragazzina dai capelli biondi con due grandi boccoli ai lati legati con dei nastri, occhi verdi come smeraldi e indossa un abito rosa pastello. Dietro di lei vi è una giovane donna poco più alta di lei dai capelli e gli occhi castani, la quale indossa un cappello scuro ed un vestito semplice del medesimo colore.

<< Volevo fare una sorpresa al mio Ciel! Dove si trova? >>

Prende parola Elizabeth con voce squillante ed allegra, sfoggiando un sorriso fanciullesco. Ad un certo punto distoglie lo sguardo dal maggiordomo, incontrando il mio con la coda dell'occhio: << E tu chi sei? >> mi domanda curiosa senza estinguere la sua espressione allegra.

<< Lei è la nostra nuova domestica, Katreena Handwar. >> interviene il corvino mentre io mi avvicino a loro e mi inchino rispettosamente di fronte alla signorina.

<< Quanto sei carina! >> esclama lei spalancando i suoi grandi occhi.

<< Siete troppo gentile. >> rispondo io modesta sfoggiando un piccolo sorriso, ma anche lusingata dal suo complimento.

<< Katreena, costei è Lady Elizabeth Ethel Cordelia Midford, figlia dei Marchesi Midford, nonché cugina e fidanzata del signorino. Mentre lei è la signorina Paula, la sua domestica personale. >> procede il mio superiore con le presentazioni.

<< Piacere di conoscerti. >> dice timidamente la ragazza dai capelli castani, stringendosi nelle spalle.

<< Piacere mio. >> rispondo amichevolmente per farla sentire a suo agio.

<< Allora, dove si trova Ciel? >> chiede un'altra volta a Sebastian, il quale le riferisce che si trova di sopra nel suo studio e che non dev'essere disturbato, ma senza nemmeno aver avuto il tempo di finire la frase, la piccola lady si è già fiondata al piano superiore. Paula si scusa e parte all'inseguimento della sua padroncina.

<< È una ragazzina molto vivace, l'esatto contrario del signorino. >> osservo, divertita da quei due caratteri così diversi. Sono proprio curiosa di vedere come si comporterà Ciel in sua compagnia.

<< Esattamente. >> risponde lui coprendosi la bocca per tenere a bada una piccola risata dopo aver sentito le proteste del ragazzino nei confronti della fidanzata, suscitando anche la mia ilarità.

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Salve a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo! Ho pensato di scriverne uno lungo per farmi perdonare dopo quattro mesi di assenza xD Fatemi sapere cosa ne pensate, perché come ben sapete, accetto qualunque opinione, sia positiva che negativa, ma soprattutto costruttiva. Detto ciò, vi auguro un buon proseguimento d'estate. A presto! ;)

   
 
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