Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: LondonRiver16    25/07/2021    3 recensioni
Sam e Gabriel avevano detto addio all’appartamento in Salisbury Willows tre anni prima. Ai loro occhi, l’opera di raggranellare i risparmi, chiedere un prestito, comprare un’abitazione con gli interni da ristrutturare e trasferircisi ben prima di aver allacciato le utenze era stata la promessa più consistente e tenace che avessero fatto l’uno all’altro, i voti anticipati di un matrimonio e di un futuro famigliare su cui non avevano ancora riflettuto in termini concreti. Non ancora, almeno.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Briciole di crostata sulle lenzuola'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

16. Cappuccino e torte di fango

 

- Dean. Dean!

Sam dovette inseguire suo fratello per diversi metri, finché non arrivarono nel punto del giardino in cui la bottiglia di vetro era andata in frantumi, prima che Dean si decidesse a interrompere le proprie falcate decise e a voltarsi verso di lui con stizza.

- Che c'è?

Sam non si lasciò sopraffare dalla gravità nervosa della sua espressione.

- Non voglio che tu... che tu faccia quello che intendi fare. Con Tom e Daryl - si costrinse a dire chiaro e tondo.
Un lampo di curiosa incredulità attraversò le iridi di suo fratello maggiore, come se Dean si stesse chiedendo a cosa avessero dato adito le rotelle costantemente attive del cervello di Sam. Ma fu un attimo, poi la sua mandibola tornò a essere di granito e il maggiore dei Winchester g
li voltò nuovamente le spalle con la scusa di esaminare il luogo dell'esplosione.

- Be', non è una decisione che spetta a te, mi sembra.

- Io sono quello che si è fatto male.

Preso alla sprovvista, Sam aveva ribattuto senza riflettere e la sua scelta di parole gli fece guadagnare nuovamente l'attenzione acre di Dean.

- E io sono il padre. Io e Cas siamo i responsabili della loro educazione. E notizia flash, né io né lui siamo contrari a una sculacciata educativa, se è il bene di tutti a guadagnarci.

Con un moto istintivo di ribellione che gli pungeva lo sterno, Sam si morse la lingua per darsi il tempo di cercare le parole adatte.

- Ci sono altri modi - disse infine con calma forzata, mentre Dean si chinava a recuperare una scheggia di vetro sfuggita alla seppur minuziosa ricerca di Castiel. - Possiamo parlargli, capiranno. Li hai già spaventati a sufficienza.

- Le regole sono regole - ribatté Dean, continuando a scrutare gli spazi tra i fili d'erba, e una nuova fitta di avvertimento attraversò lo stomaco di suo fratello minore.

- Ti rendi conto che sembra di sentir parlare papà, vero?

- Papà non aveva sempre torto, Sam.

Faticando sempre di più a mantenersi pacato - soprattutto a causa del tono di sufficienza apatica di Dean e alla sua tendenza a rivolgergli la schiena, come se quella discussione non valesse la pena di tentare un minimo livello di partecipazione -, Sam prese un respiro profondo prima di tentare un altro affondo.

- Dean, Daryl è uno dei bambini più dolci e sensibili che abbia mai conosciuto. Lo hai guardato bene quando mi ha chiesto se mi fossi fatto male? Aveva già le lacrime agli occhi. Scommetto che sta piangendo da quando l'hai spedito in camera.

Gli sembrò di percepire qualcosa nei movimenti con cui Dean lo stava ignorando, cercando di farlo smettere e allontanare con la propria distanza, per rimanere solo con la propria arrabbiatura. Un singolo istante di immobilità nel sentire nominare il disagio di suo figlio. Ma poi le parole che gli uscirono di bocca smentirono un qualsivoglia cambio di prospettiva.

- E con questo?

A quel punto Sam schiuse le labbra, incredulo.

- Con questo? - ripeté con sdegno, per poi alzare un braccio a indicare la casa silenziosa. - Dean, sono quasi certo che Gabe stia pensando di andarsene presto perché sicuramente non vorrà esserci quando salirai in camera dei ragazzi! Con quello che ha passato lui…

Quello fece scattare Dean. E d'altra parte, se fosse stato un po' meno coinvolto nella propria missione del momento, Sam si sarebbe reso conto che una reazione diversa da parte del fratello sarebbe stata preoccupante. Dean riuscì a passarlo da parte a parte con lo sguardo mentre un'espressione indecifrabile gli scombinava il volto. Un misto confuso di incredulità, dolore e furia omicida.

- Non riesco neanche a credere che ne stiamo parlando, ma dato che sto avendo l’impressione che tu non ne abbia la sicurezza, Sam, sappi che non intendo picchiare i miei figli con una cinghia. Né ora né mai - sibilò, scandendo i termini peggiori per riuscire a pronunciarli. Appariva ferito, dietro la sua maschera di collera, e Sam si ritrovò a pentirsi della propria scelta di parole finché Dean non proseguì: - Ma non intendo nemmeno fargliela passare liscia e non insegnargli come ci si comporta solo perché tu e Gabriel non siete d'accordo con i miei metodi. Non sono affari che vi riguardano.

Con il petto che si alzava e riabbassava rapido al ritmo del proprio respiro, Sam digrignò i denti prima di ribattere, gelido: - Sono i miei nipoti.

- Sono i miei figli! - esclamò Dean di rimando, oltraggiato. - Tu pensa ai tuoi.

Sam non trovò più nulla di utile con cui controbattere. Senza dire una parola in più, girò sui tacchi e si assicurò che almeno una buona parte della sua furia e indignazione sembrasse essersi volatilizzata, prima di ripresentarsi davanti alla sua famiglia, accennare un sorriso superficiale di fronte ai tentativi dei gemelli di offrirgli parte dei loro budini al cioccolato e mormorare all’orecchio di Gabriel che aveva urgente bisogno di andarsene immediatamente. Suo marito indagò la sua espressione per un istante, ma poi annuì senza fargli domande. Due minuti dopo erano sulla porta e Gabriel salutò Castiel con un sorriso di scuse e una scrollata di spalle mentre Sam lo precedeva all’auto con Susie e Alec che gli caracollavano ai lati, aggrappati ognuno a una mano del padre per non perdere l’equilibrio.

 

Una volta che furono di ritorno al loro indirizzo, dopo aver aiutato il marito a liberare i bambini dai rispettivi seggiolini perché potessero scorrazzare felici in giardino, Gabriel scomparve in casa con la scusa di dover mettere sul fuoco qualche pietanza per la cena di quella sera. Conosceva Sam Winchester da abbastanza a lungo da sapere che quando certe linee gli si disegnavano sulla fronte e si abbinavano a un silenzio prolungato, la mossa migliore da compiere per prima era concedergli un po’ di tempo e abbastanza spazio per pensare senza che altri eventi si mettessero di traverso alle sue riflessioni.

Ad ogni modo, Gabriel continuò a tenerlo d’occhio dalla finestra della cucina che dava sul giardino sul retro, quello dove i bambini si erano precipitati perché tutti i loro giochi all’aria aperta erano lì. Susie scelse di mettersi a sedere nella buca della sabbia e di cominciare a impastare qualcosa con l’aiuto dell’acqua piovana che si era raccolta nel suo annaffiatoio giocattolo, mentre Alec si mise subito a cavallo di uno dei palloni gonfiabili che gli permettevano di saltellare sul posto. I loro vestiti si sporcarono all’istante, ma né a Sam né a Gabriel passò per l’anticamera del cervello l’idea di fermarli o di costringerli a cambiarsi. Entrambi aveva aderito da tempo alla linea di pensiero che recitava “il benessere dei bimbi viene prima, avremmo messo a lavare comunque tutto a fine giornata”.

Mentre pelava alcune patate e le metteva a cuocere nella pentola a vapore, Gabriel osservò suo marito sedersi stancamente sugli scalini del portico con la schiena rivolta alla casa e gli occhi vigili occupati ad assicurarsi che i gemelli non si facessero male. Ma non interagiva con loro, se ne stava chiuso nella marea altalenante dei suoi pensieri. Fu l’ennesimo tentativo da parte di Susie di far apprezzare a Sam una delle sue polpettine di fango a sciogliere il cuore di Gabriel e a convincerlo di essere rimasto ai margini delle riflessioni del compagno abbastanza a lungo. Quando uscì sul portico, non fu a mani vuote.

- L’ordinazione del suo subconscio, signore. Attento, è bollente - si annunciò quando fu a un passo da lui.

Quando Sam si voltò, Gabriel gli tese una delle due tazze colme di cappuccino fatto con latte di soia e avena. Una delle bevande calde preferite di Sam – e anche di Gabriel, da quando il maggiore aveva scoperto quanto potesse essere buono, oltre che vantare tutte le proprietà salutistiche che stavano tanto a cuore a Sam. Perfetto ora che il cielo si era rannuvolato e un’inaspettata arietta fredda aveva cominciato a soffiare da nord-ovest.

- Grazie - mormorò Sam accettando l’offerta, senza però l’accenno di un sorriso. Da quando Gabriel gli si sedette accanto sugli scalini, però, gli bastò mezzo minuto per sospirare, sottoposto alle sue occhiate pressanti: - Cosa c’è, Gabe?

- Oh, niente - rispose Gabriel in tono angelico.

Interruppe la comunicazione per accettare con un sorriso entusiasta la tortina di terra umida e sassi che Susie gli mise nel palmo e fingere di darle dei grandi morsi soddisfatti. La bambina ridacchiò soddisfatta prima di lasciarsi cadere a sedere sotto i quattro scalini per riprendere ad accumulare prezioso terriccio. Gabriel la guardò con tutto l’amore del mondo e si diede un’occhiata in giro per includere anche Alec in quel moto d’affetto, prima di sorbire un sorso del proprio cappuccino.

- Stavo solo pensando che potresti essere incredibilmente vicino a battere il tuo record personale di fronte corrugata senza interruzione - affermò poi a beneficio di Sam, senza una punta di rimprovero.

Lui sospirò di nuovo, in maniera più umana e meno Winchester.

- Lo hai notato, ah?

- Non mi stupirei se anche il Wisconsin lo avesse notato, vista la tua dedizione - commentò Gabriel senza malizia, allungando un braccio verso la figlia per toglierle una macchia di fango dalla punta del naso col pollice. - È da quando abbiamo lasciato Maple Street che sei immune perfino a questi musetti sporchi.

Riuscì a strappare a Sam un sorrisetto minuscolo. Pur sempre una vittoria.

- Quello mai.

- Sam - tornò a chiamarlo Gabriel, dopo averlo osservato attingere dalla sua tazza e carezzare la testolina di Susie in un accenno di ripresa.

Su di lui si spostarono due occhi color tempesta afflitti dalla giornata, ma Gabriel si costrinse a parlare con serietà invece di abbandonarsi alla tentazione di offrire una momentanea fuga dalla realtà a entrambi, scherzando e facendolo ridere con qualcuno dei suoi trucchi. Per quanto tentasse di resistervi, Sam ne aveva bisogno.

- So che cosa ti frulla in testa.

Suo marito storse la bocca con un accenno di sarcasmo irriverente, offrendo al marito un assaggio di quell’atteggiamento ribelle che aveva reso tesi i suoi rapporti con John Winchester e che sapeva condurre Gabriel sull’orlo della follia, tanto ne andava pazzo.

- Ah sì?

- Sì - confermò Gabriel senza la minima esitazione, in parte divertito dal suo mettersi sulla difensiva. - Non so che idea ti sia fatto di me, ma non esiste che tu la faccia in barba al sottoscritto.

- Balba! - esclamò Susie contenta, allungando un braccino e puntando l’indice verso la barba che oramai Gabriel curava in maniera quasi maniacale, visto quanto piaceva sia a lui che a suo marito.

- Hai degli ottimi gusti in fatto di estetica maschile, Susie, mi rendi orgoglioso - le rispose Gabriel, annuendo in direzione della bambina e riuscendo perfino, con quell’uscita, a far ridacchiare Sam. Suo marito si godette quel suono fino in fondo, quindi riprese in tono comprensivo: - So perché sei corso dietro a Dean.

Sam cominciò a giocherellare con la sua tazza ormai mezza vuota, facendosela ruotare tra le dita.

- Lo sai?

Una parola alla volta, Samshine, una piccola ammissione alla volta. Abbiamo tutto il tempo, pensò Gabriel.

- Lo stesso motivo per cui ce ne siamo andati senza prenderci la briga di salutarlo, immagino.

La tazza continuò a ruotare placidamente tra le dita di Sam, fino a fermarsi di colpo. Sbirciando le linee del viso del marito, Gabriel si rese conto che erano tornate a tendersi attorno agli occhi e alla bocca, dalla quale uscì poco più di un sussurro.

- Non posso pensare… Gabe, non posso pensare che Dean somigli a nostro padre fino a quel punto.

Data l’insistenza della bambina, Gabriel prestò a Susie la sua tazza ormai vuota per consentirle di usarla come paletta per la sabbia, una volta tornata alla buca dove aveva abbandonato le sue formine. Così come i vestiti di entrambi i bambini, avrebbe pensato più tardi a lavarla per bene.

- La cosa davvero importante è che non arrivi a somigliare al mio, non credi? - commentò nel frattempo con leggerezza calcolata, deciso a non contribuire al dramma che si andava costruendo nel cuore del suo compagno.

Come previsto, Sam si girò di scatto verso di lui.

- Come, scusa?

Gabriel non fuggì dalla leggera accusa che rifulgeva nei suoi occhi. Al contrario, vi si aggrappò per trasmettere al meglio il proprio messaggio.

- So che non condividi il regime di disciplina che applicava tuo padre. Ma tu stesso mi dicesti, anni fa, che malgrado tutto non avresti definito John un uomo violento - cercò di farlo ragionare, mostrandosi benevolo e aperto al confronto per non rischiare di allontanarlo con quei discorsi. - Dicesti che non aveva mai dispensato punizioni fisiche con cattiveria.

Malgrado l'estremo tatto con cui Gabriel parlò della faccenda, Sam non poté trattenere una smorfia di disagio al ricordo di quanto era riuscito a disprezzare suo padre, da molto giovane, per il modo in cui era stato solito affidarsi al potere di uno schiaffo ogni volta in cui aveva creduto che le parole non funzionassero più. Rimuginare su quanto Dean glielo avesse ricordato, quel pomeriggio, non fece che aggravare le sue occasionali fitte allo stomaco.

- Questo non significa che il fatto che ne dispensasse o che se ne dispensino in generale mi vada bene - commentò arido, con una punta di indignazione.

Per qualche secondo entrambi si lasciarono distrarre dai rimbalzi di Alec, che si stava avvicinando al portico a bordo del pallone gonfiabile che riusciva a governare sempre meglio. Il bambino passò accanto alla sorella ridendo e i suoi genitori si assicurarono di sorridergli e incoraggiarlo quando i suoi occhi chiari – gli occhi di Claire – li cercarono per condividere con loro la gioia del momento.

Poi Gabriel sospirò.

- Lo so. L’idea non esalta nemmeno me - ammise. - Ma primo, Dean e Castiel non ci devono alcuna spiegazione su come decidono di fare i genitori, così come noi non ne dobbiamo a loro. Non se vogliamo evitare una lite di proporzioni colossali - specificò, alzando un sopracciglio davanti all'accenno di replica del marito.

Sam si zittì mordendosi la lingua.

- Secondo, ho questo piccolo sospetto che tu abbia litigato con tuo fratello per me - aggiunse Gabriel, studiandolo in volto.

Sam fece lo gnorri.

- Per te?

- Per l’effetto che credevi questa notizia avrebbe avuto su di me. Dato che fino a un certo punto sono cresciuto sotto il giogo di un uomo che non conosceva il vero significato della parola “padre”, hai creduto che l’approccio di tuo fratello con i suoi figli mi mandasse in bestia, in crisi o chissà cos’altro. E volevi proteggermi. Non è forse vero, almeno un po’?

Sam resistette a malapena per un altro paio di secondi.

- Un po’. Un bel po’. Ma l’ho fatto anche per i miei nipoti.

- Lo so - sorrise Gabriel, intenerito. - Lo sai che staranno bene, vero? Non è la fine del mondo. Tu stesso me lo puoi confermare.

Sam incrociò le braccia sul petto prima di borbottare: - Sì, lo so. Ma la prossima volta che vengono qui, ci sarà almeno un chilo di gelato ad aspettarli.

Gabriel rise e si rivolse a Susie e Alec con tono euforico.

- Avete sentito, bambini? Un chilo di gelato, ha detto. Ricordiamoci questa promessa.

I due piccoli di casa erano talmente impegnati nella trama delle rispettive attività giocose che fu già tanto se rivolsero al padre uno sguardo incuriosito. Quando Gabriel tornò a rivolgere l’attenzione a Sam, però, fu grato di scoprire che i sorrisi che riusciva a strappargli stavano diventando meno rari e più convinti. Smise per un momento la sua maschera da intrattenitore di famiglia per allungare un braccio dietro la schiena di Sam e carezzargliela con premura.

- Dean te li ha medicati per bene, quei tagli?

- Erano quasi invisibili, Gabe - replicò Sam, divertito da quella che considerava un’esagerazione.

Ma suo marito ignorò il suo tono di scherno e avvicinò il viso alla sua spalla per posarci sopra un bacio leggero.

- Si è assicurato di aver tolto tutti i vetri?

- Ha fatto del suo meglio.

- Hm - considerò Gabriel, specchiandosi nei suoi occhi mentre dalla schiena del compagno faceva risalire la mano fino alla sua nuca con tenerezza. - Ti dispiace se stasera ci do un’occhiata anch’io?

Malgrado la sua voce ridotta a un sussurro sapesse quasi soltanto di flirt, Sam sapeva quanto pressante fosse la preoccupazione di Gabriel nei suoi confronti e quanto lo facesse soffrire sapere che le sue ferite, per quanto minuscole, non erano state trattate dalle sue mani sapienti. Perciò Sam non pensò nemmeno per un istante di allontanarlo con qualche scusa, né, ovviamente, di frenare i piani per quella che prometteva di essere una serata interessante.

- Intende… da vicino, signor Hale? - flirtò a sua volta, avvicinando il viso a quello di Gabriel con un sorrisetto accorto che gli tirava le labbra.

- Oh, da molto vicino. Vicinissimo - confermò Gabriel in un soffio, prima di cedere alla tentazione di baciarlo con un briciolo di trasporto in più rispetto al previsto.

Non furono altro che tre secondi, prima che Alec li facesse scoppiare a ridere con un verso disgustato.

- No papà, no bacio, non si fa!

Gabriel si separò da Sam ridacchiando e non resistette alla tentazione di stuzzicarlo.

- Non si fa, eh, Alec? - chiese conferma, ammiccando in direzione di Sam.

- Non si fa - confermò Alec con un cenno serio della testa.

- E chi dice che non si fa? - investigò Sam, cercando conferma alla propria teoria.

- Zio Dean - ribatté Alec senza battere ciglio, abbandonando il suo pallone per precipitarsi nella sabbia accanto alla sorellina.

- Figurarsi se mio fratello non cerca di rovinarci la festa facendo il lavaggio del cervello ai nostri figli per puro divertimento. Urge cambiare babysitter - commentò Sam, alzando gli occhi al cielo senza smettere di sorridere, mentre Gabriel si metteva in piedi e progettava un’incursione in quel pozzo di tenerezza che erano i due gemelli seduti vicini.

- Ah, ma che birbone questo zio Dean che dice le bugie! A noi i baci piacciono tantissimo e non ce ne vergogniamo! - esclamò prima di correre accanto ai figli e ricoprirli di baci e solletico.

Ne ricavò degli urletti e delle risatine deliziate che tolsero ogni macigno residuo dal cuore di Sam.

 




Angolino dell’autrice

Grazie a chi continua a leggere e a recensire ❤️

Ultimamente sono molto lanciata con la scrittura questa storia, quindi il prossimo capitolo non tarderà come al solito 🤗



   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: LondonRiver16