Se al mondo esisteva qualcuno in grado di scuotere Castiel dal manto invernale dei Novak e fargli rivelare quel drappo di colori autunnali di cui Eileen ciarlava tanto, quello doveva essere Dean Winchester. Dean Winchester era la miccia della sua personalissima riserva di tritolo. Dean Winchester era estate.

Sam e Gabriel avevano detto addio all’appartamento in Salisbury Willows tre anni prima. Ai loro occhi, l’opera di raggranellare i risparmi, chiedere un prestito, comprare un’abitazione con gli interni da ristrutturare e trasferircisi ben prima di aver allacciato le utenze era stata la promessa più consistente e tenace che avessero fatto l’uno all’altro, i voti anticipati di un matrimonio e di un futuro famigliare su cui non avevano ancora riflettuto in termini concreti. Non ancora, almeno.

Da quel fatidico giorno, Sam stette più attento. Non voleva far preoccupare Luc. Seguiva le sue regole con diligenza, certo com’era che fossero un vessillo del suo amore. Ogni tanto, però, cadeva in errore. Si distraeva, subiva dei contrattempi, qualcosa gli scivolava dalle mani. E Luc non era particolarmente incline al perdono, se non preceduto dalle conseguenze di ogni sua delusione. Sam apprese che esistono diversi tipi di lividi e quanto tempo ognuno di essi impiega a guarire. Schiaffi, pugni, calci, arnesi vari. Sam imparò a coprire i segni sul proprio volto, a indossare più spesso maglie dalle maniche lunghe e a valutare attentamente l’opportunità di ogni visita in piscina. Più di tutto, però, imparò a fingere. Con amici, colleghi, persino con suo fratello. Sapeva che nessuno di loro avrebbe capito il modo in cui lui e Luc gestivano la propria relazione.