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Autore: Martin Eden    25/07/2021    1 recensioni
Ciao a tutti! Dopo anni di latitanza, mi è venuta voglia di tornare su questo Fandom, che ho tanto amato...e lo faccio con una vecchia storia LOTR che ho ripreso in mano ultimamente, dopo aver rivisto i film della trilogia de Lo Hobbit...mi è venuta voglia!
Scommetto che molti di voi, come me si sono posti questa domanda: ma Legolas e Aragorn dove si saranno conosciuti?! :D
Questa fanfiction cercherà di dare una risposta...allora voi leggete e commentate! :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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Legolas

 

Ormai non potevo più tornare indietro. Avevo mentito troppo e per troppo tempo. L’unica cosa che potevo fare era scappare, il più lontano possibile, tanto per iniziare; in seguito, avrei ripreso la mia marcia verso nord, sperando mi venisse un’idea per rintracciare Grampasso.

Ero convinto che Aragorn non mi avesse detto tutta la verità riguardo al suo compare, ma per quanto ci rimuginassi, non riuscivo ad arrivare al bandolo della matassa. Più ci pensavo, più mi sentivo stupido, ed era un affronto che non riuscivo più a sopportare.

Erano passati sufficienti giorni da quando mi aveva trovato e portato all’accampamento. Le sue cure erano state precise e costanti, tanto che in poco tempo mi ero ripreso completamente, senza ricadute di sorta.

Appena avevo potuto, avevo richiesto le mie armi, che mi erano state consegnate personalmente da Aragorn. A dire il vero, avevo notato una certa frettolosità nel ridarmele, quasi ne avesse timore o scompiglio. Non ne capii il motivo, finché non le ebbi tra le mani. Come le sguainai, compresi.

Su una di esse notai una strana opacità che non aveva mai conosciuto prima. Le tenevo sempre lucidate, erano state il mio primo amore ancora prima di scendere in battaglia: erano l’anima di mio padre, una delle poche cose in cui sentivo viva la sua presenza nella maniera più profonda. Non avrei mai potuto permettere che si sporcassero di qualsivoglia incuria, né da parte mia né da parte di altri.

Avevo guardato Aragorn di sbieco, sperando di intuire dal suo comportamento qualche ammissione inconfessata, ma fu bravo a resistermi. Rimanevo convinto che ci fosse qualche sorta di continuità tra lui e la condizione dei miei pugnali, ma non avrei mai potuto dimostrarlo senza un dettaglio realisticamente fuori posto.

Ma ero sicuro che qualcuno li aveva toccati. Senza il mio permesso.

In ogni caso, per me era giunto il momento di riprendere la mia marcia. Non sapevo ancora dove mi sarei diretto, ma qualsiasi posto avrebbe potuto andar bene, purché più vicino a quell’uomo di nome Grampasso.

Nei giorni precedenti, avevo preso a passeggiare per il villaggio in cerca di informazioni su questo mitico essere, ma avevo notato una certa diffidenza intorno a me: una cortina di ferro, oserei dire. Le donne e i bambini mi schivavano come le peste, mentre i guerrieri parlavano malvolentieri e quando provavo ad affondare di più nel nome di Grampasso, si chiudevano in un mutismo ostile, quasi fossero stati avvertiti di non fiatare.

Più passava il tempo, più mi convincevo che l’ombra di quel personaggio era molto più ampia di quello che mi aspettavo. Tanto da incutere un reverenziale rispetto anche negli uomini fisicamente lontani da lui.

O forse era molto più vicino di quello che sospettassi?

Il clima di ambiguità che si era creato mi opprimeva ogni giorno di più. Avevo potuto parlarne liberamente solo con Aragorn, che nonostante le reticenze si era dimostrato molto più affabile degli altri uomini. Anche a lui avevo chiesto di Grampasso, e qualche informazione me l’aveva data, a fatica, ma non mi bastava; anzi, mi innervosiva, perché mi rendevo conto che c’era di più, ma non potevo arrivarci discorrendo.

Ormai il mio tempo all’accampamento si era concluso.

- Devo partire.- annunciai un giorno, proprio quando il sole per la prima volta riuscì a fendere la nebbia che avvolgeva quelle terre desolate. Ora potevo di nuovo vedere lontano mille miglia, e per quanto poco mi rinfrancasse scorgere solo lande vuote e silenziose, sentivo che la mia strada era di nuovo tracciata in quella bruma.

Aragorn accondiscese con un gesto del capo:

- E’ stato un piacere godere della vostra compagnia.- mi disse in tono palesemente ironico.

Ricambiai lo sguardo fiero con una sicurezza che in realtà non avevo, ma desideravo ardentemente, se non altro, per dimostrargli che ancora possedevo una dignità, anche di fronte al suo disprezzo.

Non avevamo avuto altri scontri, ma tra noi aleggiava un pesante non detto, che rotolava come un macigno dalla mia alla sua bocca e viceversa ogni volta che ci rivolgevamo la parola.

- Vi ringrazio ancora per le attenzioni che mi avete dedicato.- ed ero sincero mentre per l’ennesima volta gli mostravo la mia gratitudine – Abbiate cura di voi e dei vostri uomini, ora.-

- Senz’altro.-

Era un tono di sfida, quello?

- Avete preso sufficienti provviste?- mi chiese poi.

- Ne ricaverò lungo la via.- risposi piuttosto acidamente.

Strinsi le labbra e imbracciai le armi, pronto ad andare. Mi voltai con impazienza mista a tensione, le orecchie tese. La stessa mano che mi aveva salvato avrebbe potuto anche uccidermi in quel momento; ma non successe nulla.

Mi allontanai a passo di marcia, rincorso da sguardi curiosi e altri intimoriti; non me ne importò più di tanto.

Avevo una missione da compiere.

Sul terreno rischiarato appena da un sole ammalato, mi muovevo di nuovo leggero come l’aria, senza lasciare impronte. Il mio inesauribile fiuto mi portava in una direzione: mi fidavo del mio sesto senso.

Anche se avrei fatto meglio a fidarmi del mio cuore.





N.d.A
Ciao a tutti, sono appena tornata dalle vacanze!!! Ecco un nuovo capitolo, anche se un po' cortino, spero vi piaccia! Vi prometto che con il prossimo farò meglio :) Ve l'aspettavate? Spero di no...il viaggio continua!

  
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