Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Hana S    25/07/2021    1 recensioni
Jigen nasconde da otto anni un segreto a Lupin e Goemon, ogni volta che un colpo viene messo a segno sparisce e torna sempre nella stessa città, dove nasconde e protegge il suo tesoro più prezioso. Ma per quanti sforzi fatti, il passato e le sue minacce possono sempre tornare.
Estratto dal primo capitolo:
Quei meravigliosi occhi smeraldo lo guardavano pieni di lacrime, si era portata le mani davanti alla bocca e tremava per l’emozione, lui si alzò e si avvicinò a lei che allungò una mano sfiorandogli il viso, Jigen afferrò delicatamente quella mano aggraziata e la tenne stretta contro la sua guancia. «Sei tornato …»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kyoko e Jigen
Cap. 1 – Una ragazza ribelle

 
Morimura era chiuso nel suo ufficio a consultare scartoffie e meditare qualche altro sordido piano contro i suoi rivali. Jigen placidamente leggeva un giornale seduto sul divano incuriosito dalle notizie sportive visto alcune scommesse che aveva fatto e compiacendosi che come non sbagliava mai un colpo con la sua Magnum, allo stesso modo aveva piazzato bene le sue puntate, Lupin si ciondolava da una parte all’altra ammirando le ricchezze dell’uomo per cui momentaneamente lui ed il suo socio lavoravano. Jigen si sporse per spegnere la sigaretta nel posacenere sul tavolino di fronte a lui quando la porta si aprì violentemente.

«Capo ho portato ciò che aveva chiest…» le parole morirono in gola all’uomo, mentre Jigen e Lupin gli puntavano le loro pistole alle tempie, Morimura osservava compiaciuto, aveva scelto bene le sue guardie del corpo. «Via, via ragazzi, è solo un tirapiedi di Snake con qualche altra notizia, gli ho detto io di correre da me non appena avesse quello che avevo chiesto» i due alzarono le pistole e l’uomo si calmò, asciugandosi il sudore dalla fronte, si schiarì la voce e continuò «Queste foto sono state scattate ieri sera in un pub del centro, queste invece risalgono a qualche giorno fa» e porse al suo capo delle buste. Jigen si avvicinò rinfoderando la sua Magnum, quello che vide non sembrava nulla di strano, anzi quasi piacevole visto che le foto ritraevano belle ragazze che si divertivano bevendo e ballando in un pub, ma capì tutto quando riconobbe nelle varie foto, sempre la stessa ragazza dai lunghi capelli corvini e dagli occhi verdi.

Morimura si passò le mani fra i capelli «Viene sorvegliata giorno e notte ed ancora non riesco a capire come faccia a sfuggirmi sempre …» pigiò il pulsante dell’interfono e nella villa risuonò la sua voce, chiamò a rapporto due uomini nel suo studio, Jigen sapeva che erano stati assunti di recente per sorvegliare la figlia di Morimura il quale la teneva sotto un regime simile al carcere: vietato uscire se non per andare ad alcuni eventi indicati dal padre o a trovare una vecchia insegnante e sempre sorvegliata da due guardie.
I due bodyguard furono raddrizzati da capo a piedi e non fiatarono «Vi avevo detto che mia figlia non deve lasciare questa casa senza la mia autorizzazione e senza scorta …» strinse i pugni, si stava alterando «… dove diavolo eravate quando mia figlia girava da sola per i locali in piena notte!?» tuonò verso i due che aprirono bocca, ma non trovavano le parole giuste, conoscevano il brutto carattere dell’uomo e cosa era in grado di fare.
«C-ci dispiace, la signorina Kyoko ci diceva c-che voleva stare da sola in camera sua e…» balbettò uno. «E n-noi la accompagnavamo fino alla sua stanza, n-non p-pensavamo che potesse uscire» continuò l’altro. «Non vi ho mai pagato per pensare, ma per agire! Vi siete fatti fregare più volte da una mocciosetta, andate via e non fatevi più vedere incompetenti!» Morimura fece segno con la mano ai due di uscire, sollevati al pensiero di essere stati solo licenziati e lasciarono velocemente la villa.

L’uomo si lasciò cadere sulla sua sedia strofinandosi gli occhi «Rina!» la segretaria che stava alla scrivania appena fuori dell’ufficio entrò non appena venne chiamata dal suo capo. «Signor Morimura, desidera?» disse con un sorriso ammaliante stampato in viso. «Cara, ti prego, potresti chiamare mia figlia?» chiese l’uomo ricambiando quel sorriso. «Sono desolata signore, credo stia andando a far visita a quella sua vecchia insegnate, come si chiama?»
«La sig.ra Kobayashi, sai chi la accompagna?»
«Le sue guardie del corpo, ovviamente» disse la donna come se risposta più ovvia non ci fosse, nonostante avesse chiaramente visto i due poco prima uscire dall’ufficio dell’uomo. Morimura divenne rosso in volto e scattò in piedi, Jigen e Lupin si tapparono le orecchie.
«JOSH! SNAKE!» tounò all’interfono e senza convocarli in ufficio, diede subito gli ordini «Mia figlia sta lasciando la villa, RIPORTATELA QUI IMMEDIATAMENTE!» detto ciò si accasciò sulla poltorna, portandosi una mano alla fronte. «Signor Morimura …» disse soavemente Rina avvicinandosi «Non si arrabbi così, non le fa bene» si posizionò dietro di lui iniziando a massaggiargli le spalle e il collo «Oh Rina, fosse anche mia figlia servizievole come te …» si era già calmato e lanciò un’occhiata agli altri due presenti, i quali capirono al volo. Jigen e Lupin avevano appena chiuso a porta quando sentirono i due all’interno. «Oh Rina …» si udì un rumore di oggetti che cadevano «Signor Morimura, la prego non qui …» parole che sembravano più un invito che un rifiuto; e i due ladri si allontanarono velocemente.

Lupin teneva le braccia dietro la testa e Jigen camminava al suo fianco quando uscirono dal corridoio.  Tutti e due indossavano un copleto scuro, ma Jigen non si era dovuto camuffare come Lupin che aveva abbandonato le sue giacchette colorate e si era tinto i capelli di biondo lasciandoli crescere un po’. Non era inizialmente molto sicuro del suo travstimento, ma aveva sortito l’effetto, non era stato riconosciuto «Brutta storia, la piccola Ko-ko si è cacciata nei guai» Jigen lo fissò perplesso «La signorina Morimura?» chiese. «Ma si Ko-ko; viso dolce, grandi occhi verdi e bei capelli lisci e neri» disse Lupin. «So chi è! Ma perché Ko-ko?» sbottò il pistolero. «Le ho dato questo soprannome poco dopo essere arrivati qui, si è arrabbiata moltissimo ‘Per te sono la signorina Morimura’ mi disse, pensavo fosse una bacchettona tutto casa e chiesa, invece…» tirò fuori dalla tasca una foto e la guardò compiaciuto. Jigen gliela tolse subito di mano, era una di quelle che quell’uomo aveva consegnato al capo. Kyoko stava ballando sulla pista di un pub, indossava un abito nero corto e scollato che lasciava poco all’immaginazione, scarpe nere con il tacco e i capelli sembravano fluttuare nell’aria «Una ragazzina viziata che ha tutto, ma vuole sempre di più» esordì il pistolero ficcandosi la foto in tasca allontanandosi. «Ehi! Quella è mia!» si lamentò Lupin. «La rimetterò a posto insieme alle altre, figurati se te la lascio con il rischio che tu venga scoperto!» salutò l’amico con un gesto della mano «Concentrati!» una sola parola che riassumeva tutto il loro lavoro. Il colpo che avevano in mente aveva richiesto molto più tempo per la sua realizzazione, non potendo contare nemmeno su Goemon che aveva conosciuto Morimura in passato e non erano in buoni rapporti. Lupin e Jigen erano riusciti ad entrare nelle grazie di Morimura da poco più di un mese, e il furto del prezioso diamante si faceva sempre più vicino, non potevano sbagliare.

Jigen fumava in pace la sua sigaretta godendosi la tranquillità del giardino, tirò fuori la foto che aveva ancora in tasca e si soffermò su di un particolare che lo aveva colpito, il sorriso di Kyoko. Da che poteva ricordarsi non la aveva mai vista soridere, provava una strana pace osservando quel viso e non si accorse che stava sorridendo anche lui.
«Lasciami Josh! La conosco la strada!» Kyoko comparve insieme ai suoi aguzzini, si dimenava cercando di liberarsi. Indossava un vestito estivo azzuro con spalline strette, corpino aderente, gonna larga e leggera che svolazzava ad ogni suo movimento in quell’istante. «Mi dispiace signorina» il volto dell’uomo tradiva le sue parole «Devo assicurarmi che lei arrivi da suo padre» la ragazza desistè e non appena Josh allentò la presa, si liberò facendo velocemente dietro front. Fu subito bloccata da Snake che la avvolse nelle sue spire «Non così in fretta signorina!» la sollevò da terra e una delle ballerine bianche che indossava Kyoko si sfilò. Le braccia di Snake la trattenevano, nonostante i suoi sforzi la giovane non riusciva a liberarsi; Jigen notò una delle mani dell’uomo ferma sul seno della ragazza mentre con l’alro braccio le cingeva i fianchi, poteva anche non averlo fatto apposta, ma il pistolero mise via la foto e si avvicinò.

«Smettetela!» tutti si fermarono, Snake lasciò la ragazza che tentò la fuga, ma venne acciuffata da Jigen «Basta con i capricci signorina!» Kyoko lo fissò con rabbia, la treccia che teneva in ordine i suoi capelli si era disfata e ora le ricadevano sulle spalle, l’uomo le teneva i polsi ben stretti tra le mani. Erano faccia a faccia «Vostro padre vuole vedervi, è già alterato, se fossi in voi mi comporterei in modo da non peggiorare le cose!» Kyoko abbassò lo sguardo e perse la sua rigidità.
«Qui ci penso io, voi andate» Josh e Snake si allontanarono, felici di non dover combattere più con quella tigre «Lei dovrebbe darsi una sistemata ed andare subito nell’ufficio di suo padre» disse pacatamente a Kyoko. La ragazza obbedì solo alla seconda richiesta e così com’era conciata si avviò; Jigen raccolse la scarpa e la seguì. Intanto in alto dietro i grandi finestroni, Morimura aveva osservato tutta la scena, colpito da come l’uomo aveva addomesticato la figlia ed iniziò a pensare.

Kyoko camminava velocemente su per le scale ed in men che non si dica arrivò davanti alla grande porta, contenta di non trovare Rina dietro la sua scrivania in modo che non la vedesse come era conciata. Alzò la mano per bussare «Signorina Morimura» si voltò di scatto e vide Jigen con in mano una delle sue scarpe «Forse e meglio comparire per lo meno ordinata davanti a vostro padre» la ragazza annuì, si sarebbe risparmiata una ramanzina per lo meno, allungò la mano, ma il pistolero si inginochciò e le porse la scarpa. Un po’ indecisa Kyoko alzò la gamba in modo che Jigen potesse rimetterle la scarpa, lui le afferrò il piede, ma la sua presa non era come quella di prima, sembrava maneggiare un cristallo prezioso e fragile. «Fatto» guardò in faccia la ragazza «Farei qualcosa anche per i capelli» Kyoko raccolse velocemente la chioma corvina in una coda alta. Portò le mani al petto e sospirò, infine bussò. «Entra Kyoko, ed anche tu Jigen» obbedirono all’ordine, perplessi sul fatto che Morimura sapesse esattamente che erano lì tutti e due.

Morimura diede uno schiaffo alla figlia e cominciò un rimprovero interminabile «… e continui a non darmi ascolto, insomma adesso sei una donna non più una ragazzina! Ti sembra questo il modo di trattarmi?» Morimura indicò le foto ben sistemate sulla scrivania, Kyoko si morse il labbro inferiore, gli occhi erano umidi, nonostante lei cercasse di non piangere «Te ne vai in giro di notte, senza scorta, conciata così?! Ho fatto tanto per te, ma sembra che tu sia un’ingrata!». Anche Jigen era convinto che i rimproveri dell’uomo fossero eccessivi e svilenti, dipingeva la figlia come una poco di buono, ammirava la forza della ragazza, altre sarebbero scoppiate in lacrime, ma Kyoko no, trattenne ogni singhiozzo, ogni lacrima, come se si fosse allenata per anni a farlo. «Per questo ho licenziato quei buoni a nulla della tua scorta e ti affido …» si voltò verso Jigen «A lui» disse indicandolo. I due non avevano fiatato fino a quel momento, ma spalancarono la bocca all’unisono «Cosa?!»

«Jigen ti ha appena portato qui, mentre due dei miei migliori uomini, non riuscivano nemmeno a trattenerti prima. Ormai è parecchio tempo che lavoriamo insieme e sono sicuro che non c’è nessuno di più qualificato per l’incarico» i due volevano obbiettare, ma furono subito interrotti «è tutto, andate!»
Kyoko era furibonda mentre scendeva le scale “Se pensa che accetterò si sbaglia, scapperò ancora e quel pezzente verrà licenziato, magari si porta via anche quel suo amico insopportabile!” accelerò il passo e cominciò a correre, non sentendo i passi di Jigen dietro di lei. Attraversò un lungo corridoio e poi una serie di stanze, entrò in un magazzino con una porta che dava sull’esterno. «Aspetta ragazzina!» ma Kyoko non lo sentì ed aprì la porta che dava sul gardino esterno, corse dietro un boschetto di peschi e si accasciò sulle ginocchia scoppiando in un pianto liberatorio. Jigen si arrestò, vide una giovane ben diversa da quela sfrontata che conosceva, o meglio che credeva di conoscere. Era sempre stato al servizio del padre e lei consisteva in una nota marginale nel piano che lui e Lupin avevano in mente. Tornò nel magazzino da cui erano usciti, accese una sigaretta ed aspettò qualche minuto; poi Kyoko rientrò. Lo guardò in faccia e lui potè notare i suoi occhi rossi ed il viso segnato dal pianto era quasi mosso a pietà per quella povera ragazza, fino a quando lei gli tolse la sigaretta di bocca e la gettò a terra spegnendola sotto le scarpe.
«Se ora sei la mia guardia del corpo, niente più sigarette in mia presenza, le detesto!» Jigen era esterefatto, e la sua compassione svanì «Non credere, ragazzina, che io abbia voluto o chiesto questo incarico, stavo bene dov’ero!»
«Oh si, a bighellonare intono a mio padre. ‘Si, Signore’ di qui e ‘Si, Signor Morimura’ di lì» Kyoko aveva le mani sui fianchi e fissava Jigen ormai rosso in volto «Ti renderò il compito assai difficile, a differenza delle altre guardie io ti conosco di già!»
«Vedremo …» disse Jigen portandosi una mano al cappello.

In effetti Kyoko si accorse che Jigen non era poi così prevedibile: stava sgattaiolando fuori da una finestra quando se lo ritrovò di fronte; voleva prendere di nascosto una delle auto del padre, ma lui era già seduto sul sedile accanto; scivolava lentamente lungo i corridoi della villa, ma appena pensava di essere sul punto di farcela, lui compariva dietro l’angolo. Una notte prese una lunga scala con l’intenzione di scavalcare il muro del giardino con gli alberi di pesco, ma mentre appoggiva la scala, lo vide con la schiena contro il muro, nella penombra e infuriata se ne andò.


«Un evento di beneficenza?» chiese Kyoko allibita. «Si, ho sempre evitato questo genere di cose, ma credo che dobbiamo anche apparire nella vita sociale di questa città qualche volta e tu sei molto graziosa mia cara, basta che tu vada lì, fai qualche sorriso, stringi qualche mano e poi torni a casa, non serve che parli troppo»
«Esatto signor Morimura» itervenne Rina «Sei molto bella Kyoko, farai fare un’ottima figura alla tua famiglia senz’altro, ho già pensato al tuo vestito e chiamato il parrucchiere, non preoccuparti sarai stupenda!» Kyoko decise di parteciparvi, sentendosi un po’ costretta ed un po’ volendo uscire da casa, vedeva in tutto ciò finalmente la possibilità di allontanarsi dopo settimane di clausura. Quando salì in auto si ritrovò Jigen seduto vicino e lo fissò «Devi venire per forza?».
«Sono il tuo bodyguard, è mio dovere» disse il pistolero sollevando leggermente la tesa del cappello per osservare la ragazza, e ne rimase ammaliato. Kyoko era certo molto bella, ma quella sera splendeva: i capelli erano acconciati in un raccolto morbido decorato da una rosa blu con delle ciocche mosse che le ricadevano sulle spalle, indossava un abito blu attillato lungo fino alle caviglie che lasciava scoperte le spalle e ne esaltava il decoltè anche se lei si era coperta con un foulard di chiffon bianco, i preziosi orecchini e la collana di diamanti la facevano brillare, scarpete blu con un tacco modesto ed una pochette dello stesso colore ne completava il quadro. Era anche leggermente truccata, ma il rossore sulle guance aumentava visto che Jigen non le toglieva gli occhi di dosso. «Quando hai deciso quale parte ti piace fammelo sapere» sbottò seccata.
Un maggiordomo chiuse la portiera della macchina e partirono. «Sei molto diversa dalla ragazza della foto» Jigen le mostrò la foto che qualche tempo prima aveva preso dalle mani di Lupin ed aveva custodito fino al momento giusto, solo per farla alterare un po’. «Dove l’hai presa!?» arrossì Kyoko. «è una delle cause che ci ha portato in questa situazione. Grazie a questa e ad altre foto sono passato da essere uno degli uomini di tuo padre a farti da baby sitter» Kyoko si voltò a guardare fuori dal finestrino. «Se la mia vita fosse normale, non dovrei scappare di casa per passare del tempo con le amiche e divertirmi» e si ammutolì. Jigen mise via la foto, e meditò sulle parole della ragazza, in effetti, chiunque sarebbe impazzito a vivere rinchiuso, ma lei affrontava con stoicità tutto questo.

La serata si svolse a meraviglia, tutti rimasero ammaliati dalla giovane Morimura, che al contrario di quanto Jigen potesse pensare, si dimostrò all’altezza della situazione. Non sembrava la piccola peste che cercava di scappare di casa, ma una donna sicura e intelligente dotata di garbo e dolcezza, salutò tutti i presenti e tutti volevano fare due parole con lei e nessuno menzionava suo padre, cosa che la rendeva felice. Ad un tratto, mentre parlava con un aziana signora un po’ provata dal caldo, quest’ultima si sentì male, ma Kyoko dopo aver chiamato aiuto non si allontanò, rimase al fianco della spaventata donna tenendole stretta la mano. La lasciò solo nel momento in cui arrivarono i soccorsi e fu sicura che fossero i sanitari a prenderla in carico. Chiamò uno dei camerieri chiedendo che l’autista della donna e del marito venisse a prendere l’uomo, molto preoccupato, per accompagnarlo in ospedale dalla moglie e poi fece una telefonata «… Si, dott. Kondo, il marito arriverà tra poco, sarebbe meglio dare un’occhiata anche a lui è molto spaventato» ascoltò il dottore e poi il suo viso si incupì «Mia madre sta bene in questi giorni, la ringrazio. Aspettiamo la sua visita per domani, arrivederci» e chiuse la chiamata, poi si allontanò verso il bagno. Jigen la segui aspettando fuori dalla porta e quando lei ricomparì, il suo sguardo era perso.
«Vuole andare a casa?»
«Si grazie, devo aver bevuto un po’ troppo e migira la testa» Jigen le sollevò il viso per guardarla, erano gli occhi di una ragazza sul punto di piangere, non certo di qualcuno che aveva bevuto «Brutta sbronza, davvero! E meglio che la riporti indietro» Kyoko sorrise alle parole del pistolero «Grazie Jigen»

Il ritorno fu piuttosto silenzioso, Jigen guardava fuori dal suo finestrino ed altrettanto faceva Kyoko. «Quella foto …» disse la ragazza e i due si guardarono «… me la potresti ridare?» Jigen non ci pensò due volte e gliela porse, Kyoko la prese e fissò l’uomo «Allora non te l’ha data mio padre per ricattarmi in qualche modo se facevo qualcosa che lui non gradiva?» gli domandò «No, mi è finita tra le mani per … circostanze esterne a suo padre» Kyoko si alterava a sentir nominare Lupin e quella sera era già abbastanza provata, Jigen non se la sentì di aggiungerle altro.
«Quella sera furono le mie amiche a convincermi ad osare con il vestito» disse stringendo il foulard tra le mani «All’inizio mi sentivo a disagio, ma dopo due o tre drink non mi fermava più nessuno» Kyoko sorrise «Di solito odio indossare vestiti troppo attillati o corti; anche il vestito di questa sera non è stato una mia scelta».
«Eri comunque molto bella» Jigen si morse la lingua e Kyoko lo guardò arrossendo «V-volevo d-dire …»
La ragazza scoppiò a ridere e poi guardò verso il conducente che di certo non poteva sentirli, schermato dal vetro divisorio. Porse di nuovo la foto a Jigen «Se ti piace puoi tenerla» disse scherzosamente, ma Jigen agitò la mano rifiutando l’offerta. «Mi è finita per caso tra le mani» prese la mano di Kyoko e la riavvicinò alla ragazza «E non voglio che finisca per caso tra le mani di qualcuno che potrebbe usarla per farle del male, ho promesso di proteggerla» Kyoko sorrise e bussò al vetro richiamando l’attenzione del coducente «Accosti per favore».

Fermatisi in una piazzola sul bordo della strada, Kyoko scese dall’auto seguita da Jigen. Si allontanarono un po’ fino a dove finiva l’asfalto e cominciava il pendio che conduceva al mare, soffiava una leggera brezza e la falce di luna si rifletteva sulle increspature delle onde «Accendino per favore» Jigen lo porse a Kyoko e lei bruciò la fotografia «Ora è tutto sistemato» si voltò e tornò indietro.


Arrivati alla villa, Jigen e Kyoko scesero dall’auto.
«Prima di tornare in camera vorrei far visita a mia madre nei suoi appartamenti» Jigen annuì. Passarono sotto una pensilina che attraversava il giardino e conduceva ad una dépandance staccata dal corpo principale della villa, ma sempre rigorosamente rinchiusa fra le alte mura. Jigen camminava dietro Kyoko e la osservava, i riccioli dell’acconciatura dondolavano ad ogni suo movimento, il collo bianco e liscio era un invito ad essere baciato e tutto il vestito ne esaltava le forme. Non ne era immune, qualsiasi uomo si sarebbe girato ad ammirarla vedendola passare; scacciò pensieri poco appropriati, ma questi ritornarono velocemente quando lei si voltò.
«Da qui accedo direttamente alle stanze di mia madre, penso che starò da lei per questa notte. Puoi andare anche tu a riposarti» Kyoko sorrise e il cuore di Jigen si sciolse, si toccò la tesa del cappello e salutò la signorina annuendo con la testa e i due si lasciarono.
Kyoko chiuse la porta dietro di se e si fece scivolare a terra, il cuore le batteva all’impazzata; era certa che Jigen la stesse fissando da dietro e la cosa la faceva sentire a disagio. Cosa stava pensando? La spogliava con gli occhi come molti altri uomini in quella casa facevano? Poi si soffermò a pensare che da quando era il suo bodyguard non l’aveva mai toccata, non l’aveva mai intrappolata in una presa ferrea come altri avevano fatto, mettendole le mani dove non dovevano. Manteneva sempre una certa distanza da lei e solo un suo sguardo la faceva desistere dal fare stupidate, non sapeva cosa pensare.

«Kyoko? Amore sei tu?» una voce flebile, ma che le scaldò il cuore la chiamava.
«Si mamma sono io, arrivo» la giovane si alzò, dimenticando subito ciò a cui stava pensando e si precipitò in una stanza. Sua madre era a letto e la guardava dolcemente, si portò le mani al viso e sorrise «Amore mio, quanto sei bella!» gli occhi le si inumidirono vedendo la figlia adornata come una principessa.
Kyoko si tolse le scape e corse dalla madre, si sdraiò vicino a lei e le diede un bacio «Mamma cara» disse abbracciandola. Chiunque le avesse viste, non poteva non riconoscere che fossero madre e figlia, due gocce d’acqua; nonostante la malattia la donna era ancora molto bella.
«Dai racconta, come è stata la serata?» Kyoko le disse tutto, raccontandole chi aveva visto, cosa aveva mangiato e bevuto e la madre raccontò aneddoti su alcuni presenti che aveva conosciuto in passato.
La donna scostò dolcemente da se la figlia, il suo viso era sereno «Vuoi stare qui con me?» Kyoko annuì, si cambiò infilandosi una camicia da notte della madre e si mise sotto le coperte insieme a lei, come faceva quando era piccola e suo padre la sgridava o la sculacciava, spesso per cose stupide su cui un genitore poteva sorvolare e le due si addormentarono, tenendosi per mano.


Jigen camminava lungo l’engawa fumandosi la sua meritata sigaretta, dopo qualche giorno di astinenza quando sentì alcuni uomini parlare dietro una delle porte scorrevoli.
«Te lo giuro, ho sognato che la piccola Kyoko si spogliava davanti a me chiedendomi di farla diventare donna …ahahah!» rise di gusto Josh.
«Adesso che è quel pistolero a farle da balia, non posso più metterle le mani addosso nemmeno io …» sibilò Snake «… anche con i vestiti addosso, i suoi seni erano un piacere da toccare …» l’alcol gli fece girare la testa «… a volte la lasciavo scappare di casa solo per il gusto di andare a recuperarla qualche ora dopo. Pur di non farsi trascinare dal padre si dimenava come un topolino in trappola fra le mie braccia»
«Attento Snake, se ti sente il capo … hic …» disse un altro uomo, alquanto brillo.
«Non si può non dire che la piccolina non sia cresciuta bene, sarebbe una bella scopata!» continuò Josh «Il padre non la perde d’occhio, non credo abbia mai avuto un uomo … sarei felice di insegnarle due o tre cose» tutti risero.

Jigen entrò come una furia e puntò la pistola verso Josh, che non si aspettava di ritrovarselo davanti «Tieni a freno la lingua pezzo di cretino» Snake a sua volta, estrasse la sua di pistola «Vacci piano siamo tr…» guardò il loro compare steso dall’ultima bottiglia di birra «… due, cosa pensi di fare?»
«Due contro due mi sembra più che leale» esordì Lupin da dietro la serpe tenendolo sotto tiro.
«La signorina Morimura è la figlia del capo, non dimenticarlo» Jigen alzò la sua Magnum e anche gli altri rinfoderarono la propria arma, rimanendo però nelle loro posizioni.
«Perché? Non dirmi che non hai fatto caso anche tu a quanto sia bella» continuò Josh «Tutti quelli assunti per tenerla d’occhio se ne accorgevano subito, un bocconcino niente male, e il suo desistere alle avanche di molti la rende prelibata»
Jigen era furioso, ma non voleva perdere la calma «Sono responsabile della sicurezza della signorina e non tollererò oltre un linguaggio del genenre nei suoi confronti … ne che le vengano messe le mani addosso» disse mandando uno sguardo di fuoco a due dei presenti.
«Allora facciamo così» Josh si alzò, vacillante per via dell’alcol «Domani mattina prima dell’alba sulla collina qua dietro: io, Snake, tu e il pivello …» disse indicando Lupin «Vediamo se sei bravo come dicono con quella sputafuoco, se vinco farai a cambio con me … sarò io ad occuparmi di lei …»


La mattina dopo come da accordi, si trovarono fuori della villa nel posto stabilito, un leggero vento orientale faceva stormire le fronde degli alberi; Jigen fumava calmo la sua sigaretta e Lupin sdraiato sotto gli alberi schiacciava un pisolino. Arrivarono Snake e Josh un po’ in ritardo visto che il sole già faceva capolino da dietro l’orizzonte, l’uno con il suo solito volto torvo e sadico e l’altro con l’aspetto di chi si era svegliato da poco; ma era uno sbruffone troppo sicuro di se, non temeva il suo rivale. Arrivò anche il maggiordomo, chiamato da Jigen come giudice imparziale, teneva tanto alla signorina Kyoko e saputo quello che quegli uomini avevano detto si trovò favorevole al duello, chiedendo a Jigen di dare una lezione a quel porco.

Un duello classico, armi scelte dai due contendenti, schiena contro schiena, dieci passi e una pallottola ciascono. Mentre controllava la sua pistola, Josh si vantava di quanti uomini aveva sconfitto in duello, e quanti ne aveva ucciso con quella pistola; sperava che il rivale fosse preso da paura come altri, ma Jigen non lo guardava nemmeno, continuando a fumare tranquillo. Assicuratosi che le pistole contenessero solo una pallottola, il maggiordomole consegnò ai contendenti e diede inizio al duello. Ma quando consegnò la Magnum a Jigen lo guardò e fece dei segni imperceettibili, che il pistolero non colse subito.
«… 9,10» finito il conto alla rovescia i due si voltarono e spararono. La pallottola di Jigen non solo deviò quella dell’avversario, ma riuscì anche a procuragli una ferita sul viso.
«Bastardo! Snake!» il viscido serpente lanciò un’altra pistola al compare, dopo di che Lupin lo puntò con la sua. Josh non fece in tempo a prendere l’arma che Jigen gli era addosso, lo sbruffone era il doppio di lui, ma lo scontro corpo a corpo era alla pari. Tentò piu volte di recuperare la pistola senza successo e senza ricevere aiuto da Snake, che teneva le mani in vista mentre Lupin lo teneva sotto tiro. Alla fine fu Jigen a raccogliere la pistola e lanciarla giù dalla collina, servendo le spalle all’avversario, ma quando questi tentò di acciuffarlo Jigen si dileguò abilmente mettendosi dietro di lui e gli assestò un colpo in testa con il calcio della Magnum atterrandolo. Con un piede sulla schiena dell’uomo e la pistola puntata alla sua testa dichiarò finito lo scontro «Ora ti alzi e te ne vai, e se ti sento ancora parlar male della signorina Morimura ti centro bene la testa»
«Mi minacci con una pistola scarica?» Jigen puntò l’arma verso il cielo e sparò un colpo, poi la ripuntò verso l’uomo che sudava freddo e perdeva sangue dalla ferita alla guancia.
«Sei talmente lento che ho avuto il tempo di ricaricarla».
Anche Lupin alzò la sua pistola e Snake andò ad aiutare Josh, che per tutta risposta lo scansò e rialzantosi tornarono alla villa.
Jigen guardò il maggiordomo «Come è riuscito a mettere il secondo proiettile?»
«Farla in barba a quei due non è poi così difficile e volevo essere sicuro che lei potesse difendersi, allora i miei gesti li ha colti?! Non ero sicuro che avesse capito!»
«Infatti non l’avevo capito» il maggiordomo era perplesso e Jigen fugò i suoi dubbi «La pistola aveva un peso leggermente maggiore … rispetto a quello che mi aspettavo se ne avesse contenuto solo uno» sorrise.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti! Come promesso iniziano una serie di capitoli, che mettono in pausa la storia principale e ci riportano qualche anno nel passato.
Che peperino che era la nostra dolce Kyoko, ha fatto addirittura girare e scatole a Jigen. Lui dal canto suo, nonostante non gradisca la nuova mansione (per ora), prende molto seriamente il lavoro fino a battersi per lei.
Cosa ci aspetta ora?
Alla prossima
 
  
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