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Autore: LadyHeather83    26/07/2021    4 recensioni
Marinette, a causa di un errore, ha dovuto rinunciare ad essere la guardiana dell Miracle Box.
E la notizia, della perdita di memoria della ragazza, rimbalzerà tra i corridoi della scuola, arrivando alle orecchie di Adrien.
Un dubbio assale la mente del ragazzo, che sia proprio lei la sua lady?
ATTENZIONE!!! Contiene spoiler sulla quarta stagione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricordati di me

*

Capitolo 22

*

Marinette sospirò e con estrema decisione tirò la maniglia della porta.

Si ritrovò d’un tratto in camera sua e con un suo alter ego alquanto spaventato, nascosto dietro la chaise long mentre lanciava le prime cose che le capitavano a tiro: libri, penne, matite, album da disegno.

“AHHHH…cos’è un topo, un topo insetto?? Qualcuno mi aiuti”

“No, no, non urlare. Io sono Tikki, la kwami della creazione.”

Chat Noir non poté fare a meno di ridere a quella scena che si era presentata molto diversa rispetto alla sua di quando aveva visto Plagg la prima volta, ma perfettamente in linea con i canoni di Marinette.

“Non sei stata molto coraggiosa.” La schernì sogghignando, difficile trattenere l’ennesima risata.

“E smettila di ridere.” Incalzò irritata tirandogli un pugno in testa facendogli abbassare le orecchie nere.

Quello era un momento importante per lei e Chat Noir lo stava rovinando.

“Scusami…”

“Io sono Tikki, il tuo kwami…ti basterà dire trasformami per essere Lady Bug.”

Tikki…” Sussurrò Marinette mentre una lacrima le rigava il volto e un’altra sfera luminosa andava ad aggiungersi alle altre.

Chat Noir le mise le braccia attorno al collo “Plagg manca molto anche a me sai…e mi manca essere Chat Noir, mi mancano le nostre avventure.” Le sussurrò dolcemente cercando in qualche modo di consolarla.

Marinette non disse nulla, ma si chiuse in un abbraccio ancora più stretto bagnando la tuta nera del suo partner.

“Scusa!” Gli disse asciugandola alla meno peggio con una mano, fortunatamente era impermeabile e quindi le lacrime evaporarono quasi subito.

Poi d’improvviso iniziò a cadere la pioggia e a bagnare i loro volti.

“Ricordo questo giorno…il mio primo giorno di scuola!” Mormorò Chat Noir osservando la scena davanti a lui.

Aveva voglia di andarsene da lì, quello infondo era un ricordo intimo e personale di Marinette che riguardava lui, soprattutto perché, e non si sa precisamente per quale motivo, ma i sentimenti che stava provando la ragazza in quel momento si erano trasferiti all’interno del suo cuore.

Poteva sentire tutto il suo imbarazzo, quel muscolo che le batteva forte dentro il petto, le guance arrossarsi in maniera vistosa mentre gli passava quell’ombrello.

“Wow!” Esclamò.

“Cosa?” Fece lei di rimando arrossendo quando quel momento venne impresso nella sua mente e il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti.

Marinette d’istinto abbassò lo sguardo, ma ormai erano una coppia a tutti gli effetti, quel momento di leggero imbarazzo che provava era totalmente fuori luogo.

“L’ho sentito!” Mormorò portandosi una mano sul petto.

“Cosa?” Ripetè nuovamente.

“Il tuo amore per me.” Le sorrise baciandola, venendo poi catapultati fuori da quella porta sospinti dal vento che li aveva investiti.

*

Chat Noir si rabbuiò quando staccò le labbra da quelle calde e morbide di Marinette.

“Sei strano, chaton, stai bene?”

“Credo di sì, ma non credo continuerò ad entrare con te.”

Marinette rimase per qualche secondo interdetta con comprendendo il senso di quelle parole, forse avendo assistito a quella scena patetica stava facendo marcia indietro sul loro rapporto.

Ma che stava pensando? C’era anche lui e se la ricordava benissimo, quindi era praticamente impossibile che stesse pensando a quello.

“Perché?” Gli domandò comprensiva.

“Perché ho…ho sentito…il tuo cuore, milady

Marinette continuava a non capire “Spiegati meglio.”

“Quello che intendo dire è che ho sentito tutto l’amore che provi per me, e…non l’ho trovato giusto…è come se mi avessi trasferito quelle sensazioni, non so come spiegare. Mi è sembrato di essere un ladro.”

Chaton, c’eri anche tu, non hai rubato proprio niente…sei sicuro che non avessi provato la stessa cosa quel giorno e non te ne eri nemmeno accorto?” Azzardò quell’ipotesi.

Chat Noir pensò che forse Marinette aveva ragione, del resto in quella giornata lui si era innamorato di lei nella sua versione da super eroina, magari il fato gli ha giocato uno scherzo rendendosi conto che era sempre stato innamorato di lei, solo che era stato troppo cieco per vederlo.

*

Marinette passò di porta in porta e ogni volta che il blocco di cemento spariva una sfera di luce entrava nella lanterna.

Si trattava di ricordi legati alla sua vita scolastica nei primi mesi, di qualche uscita con le amiche del cuore e di qualche confidenza rivelata alla sua migliore amica Alya, e queste in particolare riguardavano Adrien.

Quanto aveva sofferto non potendogli rivelare il suo amore a causa della sua goffaggine e dovuto soprattutto dalla sua vita da super eroina.

Si era persino iscritta al suo stesso corso di scherma per stargli più vicino, ma si era rivelato un enorme buco nell’acqua visto che aveva poi lasciato il posto a Kagami.

Quei mesi si erano rivelati piuttosto intensi, ma in compenso aveva guadagnato un amico in più, un partner, una persona su cui contare: Chat Noir.

Lo stesso Chat Noir che l’attendeva puntuale al di fuori e sempre pronto a tenderle la mano aiutandola a scendere dallo scalino.

Marinette passò alla prossima porta sempre uguale alla precedente.

“Sei sicuro che non vuoi entrare?” Gli chiese al suo compagno che se ne stava dietro di lei e che non stava muovendo un passo.

“Sono ricordi tuoi, Marinette. E’ giusto così.”

“D’accordo…ma non sarà la stessa cosa senza di te.” Ammiccò.

“Io ti aspetto qui! Come sempre.”

Marinette annuì con il capo prima che l’uscio marrone si chiudesse dietro di lei e si ritrovasse investita da una folla impazzita, per fortuna non poteva farsi male, altrimenti ora avrebbe un enorme livido sul posteriore.

Adrieeeeen!!” Urlava un ragazzo impazzito con in mano una sua gigantografia.

“E’ nella fontana con una ragazza!” Gli indicò un passante.

Marinette vide lei e Adrien correre via mano nella mano, che bel momento e soprattutto che imbarazzo! Indossava un pigiama e le sue foto sarebbero state pubblicate sui principali social network alla mercè di tutti.

Voleva sparire all’istante, ma non vedeva nessuna porta che l’avrebbe condotta fuori da quella spiacevole situazione, poco importava se non lo avesse custodito come ricordo, certe figuracce meglio dimenticarle.

Troppo tardi.

Man mano che la sua permanenza aumentava e più in lei scorrevano le immagini di quella giornata.

Non del tutto imbarazzante…o forse si…lei e Adrien al cinema, in pigiama, con un asciugamano in testa e gli occhialini da piscina, ma anche lui non era stato da meno quel casco da moto in testa.

Sorrise divertita.

Peccato che Papillon avesse deciso di colpire anche quel giorno, sarebbe stato un bellissimo primo appuntamento improvvisato nonostante tutto, del resto lei aveva anche salvato Adrien dalle grinfie della guardia del corpo.

Uscì poco dopo da lì sospirando di gioia e ridendo come una pazza.

Milady sono felice che tu abbia ricordato un episodio divertente.”

“Già…ahahaha…io e te al cinema…ahahah…”

“AHHH! Quella volta che sono scappato di casa per andare a vedere il film di mia madre…”

“Mi spiace che siamo stati interrotti! Tu ci tenevi tanto a vederlo” Disse abbassando un labbro addolorata.

“Tranquilla! Anzi non smetterò mai di ringraziarti per quel pomeriggio, anche se non abbiamo visto il film mi ha fatto piacere almeno provarci con te.”

Marinette lo guardò stranito “Ci-cioè quel pomeriggio ci avevi provato con me? E io non me n’ero accorta?”

Chat Noir mise le mani avanti “N-no..non ci ho provato con te in quel senso…intendevo che ho provato ad andare al cinema.”

“Ah…ok!” Rispose spicciola alla sua spiegazione.

“E poi…alla fine il film lo avevo visto con mio padre quella sera stessa quando il gorilla mi riaccompagnò a casa.”

“Ne sono felice, almeno hai passato una serata diversa.”

“Si, ed è stata la prima volta dopo molto tempo che passavo del tempo con mio padre.”

*

Marinette si sedette sullo scalino della prossima porta che le metteva un’ansia tremenda addosso, probabilmente dietro di essa si nascondeva qualcosa di brutto ed insidioso, ma nonostante la sua voglia di continuare a salire le scale lasciandosi alle spalle quel ricordo, Chat Noir insisteva perché l’aprisse.

Lui non poteva farlo, esperienza insegna.

“Prima o poi dovrai farlo” Le disse sedendosi accanto a lui.

“Lo so…ma non mi va di assistere a qualcosa di spiacevole.” Marinette sbuffò portandosi le mani al volto dopo aver appoggiato i gomiti sulle ginocchia.

“Episodi negativi ci fanno crescere come quelli positivi, non saresti la splendida persona che sei senza quelli.”

Sapeva sempre trovare la parola giusta in ogni occasione, l’amava anche per quello.

“Già…” Ma non le andava di soffrire, ne aveva aperte anche fin troppe di porte tristi fino ad ora, solo che era sempre riuscita a nascondere bene il suo disagio.

“Dai…” Le tese la mano dopo essersi alzato.

“Mi accompagni?” Suonò come una supplica, non le importava se viveva i suoi momenti.

“L’ultima volta!” Rispose non molto convinto.

*

Marinette e Chat Noir si trovarono catapultati nella terrazza di Marinette, lei era appollaiata sulla ringhiera e sospirava affranta, accanto a lei Chat Noir con la medesima espressione.

“Ero andata a prendere il gelato da Andrè con gli altri, e tu non sei venuto.” Fu Marinette la prima a pronunciare quella frase prima che Chat Noir potesse dirle qualcosa.

“Avevo preparato una sorpresa per te, e tu non ti sei presentata.”

“Siamo due cretini?”

“Confermo!” Abbozzò un sorriso prima di vedere sparire entrambi e saltellare sui tetti.

“Mi ero sentita una principessa Disney.”

“Mi hai stretto forte e…mi hai fatto stare bene.”

“Eravamo innamorati l’uno dell’altro e nemmeno lo sapevamo.”

Marinette sorrise “Io ero sul punto di rivelarti il nome del ragazzo che mi piaceva e credimi lo avrei fatto se solo non ci fosse stata quella stupida regola che non dovevamo sapere le nostre rispettive identità.”

“Già, anch’io l’ho sempre trovata inutile…” Fece spallucce.

“Perché poi quando sono diventata guardiana non ti ho detto chi ero?”

“Non chiederlo a me.”

“Non possiamo sapere tutto l’uno dell’altro, le nostre identità devono rimanere segrete.”

“Non è che posso intervenire e farle cambiare idea?” Chiese Marinette con scherno.

“Non ci possono vedere, figurati se puoi intervenire, ma credimi che se lo potessi fare avresti il mio totale appoggio.”

“Chat Noir…non mi hai mai chiesto chi fossi veramente?”

Il gattone si morse un labbro “No” Scosse la testa “…non mi importava chi ci fosse dietro la maschera, sapevo che in ogni caso ti avrei amato sopra ogni cosa.”

*

continua

  
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