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Autore: jarmione    27/07/2021    2 recensioni
Crossover con [Alice in Wonderland] e [Frozen]
Dopo essere scampato da morte certa, Jareth decide che deve trovare il modo per proteggere Sarah ed il suo popolo.
Seguendo una leggenda, decide di partire alla ricerca di Ahtohallan.
Ma sarà in grado di affrontare le risposte che troverà?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà! Giungo con lentezza ma eccomi!

Dopo un bel weekend mooolto movimentato, ho deciso di pubblicare il nono capitolo...altrettante movimentato.

Spero che vi piaccia.

Buona lettura!

 

 

Quando raggiunse nuovamente la sala del trono, notò che erano arrivati Mihal e Mirana.

Con la regina non sapeva cosa fare o cosa dire e non era nemmeno sicura che fosse davvero al corrente della situazione.

Magari sì, magari no, stava di fatto che Sarah non aveva accuse da muovere verso quella donna, che si era mostrata tanto gentile nei suoi confronti e la stava ospitando nel suo lussuoso castello.

Ma Mihal...con lui aveva parecchie cose di cui parlare.

“Oh, Sarah, ben svegliata cara” salutò Mirana venendo, però, ignorata.

Sarah si avvicinò a Mihal con aria minacciosa e puntandogli il dito contro, come se volesse maledirlo o fulminarlo.

Sembrava sul punto di colpirlo, ma Mihal non fece neanche una piega e, per fortuna, neanche Sarah.

“Dove sono andati?” domandò Sarah in un sibilo.

“Non sono tenuto a dirti nulla” rispose Mihal, al che Sarah non resistette più

“Io ho diritto di saperlo!” sbottò “Nessuno di voi due è più re e questo vi rende alla pari con me!” cercò di calmarsi e proseguire il resto del discorso in modo più umano “Jareth è ancora mio marito ed ho il compito di difenderlo e aiutarlo fino alla fine”

Mihal e Mirana si scambiarono un'occhiata.

La regina convenne che era il caso di parlare con Sarah e raccontarle la verità, mentre Mihal preferì tacere e rispettare il volere di Jareth. Era comunque il suo figliastro e lo avrebbe sostenuto nelle sue decisioni.

Sarah si rese conto di essere in un vicolo cieco da cui non sarebbe uscita se non si dava una mossa.

Decise di lasciar perdere il dove Jareth, Kal e Alice si fossero recati e andò giù di altre domande più fondamentali, che l'avrebbero aiutata a capire come muoversi.

“Perchè Jareth non mi ha detto niente?” domandò rivolta a Mihal “E parlo di tutta la situazione”

“Perchè non voleva che tu soffrissi per lui” rispose Mihal “facendoti abdicare con l'inganno era sicuro che tu lo avresti odiato a tal punto da augurargli la morte tu stessa”

Era un ragionamento stupido e infantile, ma che lasciò Sarah talmente male da avvertire le lacrime scendere lungo le sue guance.

La notte appena passata aveva lasciato intendere di tutto, tranne un altro tradimento come quello della mattina.

Non le importava il perché avesse preferito Alice e Kal assieme a lui anche se, per un attimo, la sua fantasia aveva viaggiato...e non poco...a lei importava della vita di Jareth.

Se Jareth stava per compiere qualche altro gesto estremo, lei voleva esserci, voleva aiutare.

Maledisse Jareth con tutta se stessa, ma lo amava troppo per augurargli la morte.

Aveva giurato che sarebbe rimasta con lui nel bene e nel male, in salute e in malattia finché la morte non li avrebbe separati.

Aveva già rischiato di perderlo una volta, non sarebbe capitato di nuovo.

Non sarebbe rimasta con le mani in mano.

“Siete stati condannati perché ci avete fatte abdicare?” domandò Sarah, riferendosi a lei e la regina Elbereth, madre di Jareth.

Mihal annuì.

Nessuno dei due meritava una fine simile per aver fatto abdicare le proprie mogli.

Sarah era stata costretta con l'inganno, ma la regina Elbereth...no?

Non lo sapeva, in realtà.

All’inizio sembrava che lei lo sapesse, ma poi Jareth era uscito dicendo di no e Sarah non sapeva più a chi credere.

Doveva trovare un modo per aiutare Jareth e, volente o meno, anche Mihal.

Ma più ci pensava, più giungeva ad una sola conclusione.

“Regina Mirana” Sarah si rivolse alla regina “Chiedo il vostro permesso per uscire dal regno e recarmi nell'Undergorund”

Mirana non osò chiedere il perché, ma non riuscì a trattenere il suo disappunto

“Sei sicura di voler affrontare questo viaggio?” domandò Mirana “E' molto rischioso anche per te”

“Più che sicura” rispose Sarah “Lo devo a Jareth”

Mirana annuì “Molto bene” disse “Se questa è la tua decisione ho il dovere di rispettarla e, in quanto sovrana del Sottomondo, ti ordino di andarci con il cappellaio”

Sarah annuì, ma Mihal si intromise “Regina Mirana, mi permetto di dissentire” disse “Non posso utilizzare i miei poteri e se succede qualcosa mentre Sarah è via non mi sarà possibile difenderla in caso di necessità”

“Ho guardie a sufficienza per questo” lo rassicurò Mirana “Il cappellaio andrà con Sarah e la assisterà nel suo viaggio”

Sarah si inchinò rispettosamente nei confronti di Mirana e fece un piccolo cenno col capo a Mihal.

Si avviò verso la porta principale, ma si bloccò quando questa si spalancò all'improvviso.

Un gruppo di guardie, o meglio...carte da gioco giganti, entrò in due file ben distinte e al centro c'era la stessa donna che Sarah aveva visto al suo arrivo.

Iracebeth.

“Lo sapevo!” gridò Iracebeth “Stai nascondendo dei traditori!” la sua voce isterica echeggiò ovunque.

“Iracebeth...”

“Taci!” esclamò ancora la rossa, puntandogli un dito contro “L'ho sempre detto che non eri degna di governare e che avresti portato il regno alla rovina!” guardò le carte, schierate e pronte ad attaccare “Arrestateli tutti!”

Sarah non fece in tempo a parlare che un gruppo si avventò su di lei mentre altri andarono verso Mirana e Mihal.

Quest'ultimo si dimenò e cercò di difendersi utilizzando un pugnale, gentilmente offertogli da Mirana dopo il salvataggio.

La regina non fece la benché minima mossa e si lasciò legare dalle carte di Iracebeth.

“Iracebeth, ti supplico di pensare bene a quello che fai”

“Io ho pensato molto bene” sibilò Iracebeth “E non intendo vedere il regno che mi spettava di diritto cadere in rovina a causa tua”

“Jareth è innocente!” esclamò Sarah, cercando di liberarsi e attirando la sua attenzione “è innocente e anche lui lo è...” indicò col capo Mihal “Lasciaci andare!”

Iracebeth si sentì oltraggiata e, dopo un istante di silenzio, il suono di uno schiaffo ed un gemito obbligarono Sarah ad inginocchiarsi.

“Taci, plebea, i traditori meritano la morte e con loro chi li protegge” Iracebeth si rivolse poi alle guardie “Portateli via!”

Mihal e Sarah tentarono di dimenarsi, ma le carte erano più forti di quello che avevano previsto.

Mirana, invece, dal canto suo non mosse neanche un dito e si lasciò strattonare senza perdere un briciolo della sua regalità.

All’improvviso, però, qualcosa fece fermare le guardie.

“Caricaaaaaaaaaaaaaa!”

Fu l'unica cosa che Sarah udì prima di ritrovarsi scaraventata a terra e di vedere le carte da gioco giganti tentare di difendersi da:

Un cane

Una lepre gigante

Un topolino

Due esserini calvi e dall'aspetto tondo

Il cappellaio

Una miriade di tazze da te in ceramica che venivano lanciate a casaccio dalla lepre sopra citata.

Un caos assurdo, ma che permise a Mihal di avvicinarsi a Sarah e liberarla utilizzando il pugnale, utilizzato anche per se stesso.

“Non so per quanto li terremo occupati” disse Mihal “Corri, scappa, non voltarti indietro”

“Ma...”

“Vattene, Sarah!” esclamò Mihal, per poi scagliarsi contro le guardie per dare il cambio al cappellaio, che subito andò da Sarah e, insieme, uscirono dalla porta di servizio fino alle stalle.

Presero un cavallo ciascuno e partirono al galoppo lasciandosi il castello, più un gruppo di guardie all'inseguimento, alle spalle.

 

*****

 

Non erano riusciti ad avere la meglio, questo già lo sapevano, ma il solo pensiero che Sarah e Tarrant erano riusciti a fuggire rincuorava Mirana e dava a Mihal una speranza.

Purtroppo vennero tutti rinchiusi, nel giro di poco tempo, nelle prigioni del castello in attesa che Iracebeth decidesse la fine migliore per tutti quanti.

Alla fine, tagliare le teste non era più così divertente...o forse no.

Stava di fatto che li aveva tolti dai piedi ed aveva subito preso possesso del trono che sarebbe dovuto spettare a lei di diritto.

“I traditori della corona devono essere messi a morte” mormorò fra se e sé “Chiamatemi i notai del regno!” ordinò a gran voce, mentre le guardie obbedirono all'istante “Voglio sapere come ucciderli in modo legale” aggiunse, poi, sottovoce, ghignando.

 

*****

 

Il difficile non era raggiungere i confini, quelli erano abbastanza vicini, il problema era raggiungerli senza rischiare di essere visti dalle carte della regina rossa.

Alice li avevi messi in guardia e Kal aveva dovuto fermare il carro più volte per permettere alla ragazza di accertarsi del via libera.

Jareth si sentiva impotente e, in caso di attacco, non poteva usare i poteri altrimenti veniva localizzato e subito catturato.

Poteva usare solo un pugnale, gentilmente offertogli da Mirana e che anche Mihal possedeva.

Si doveva accontentare fino a che non raggiungeva la meta prestabilita, lì si sarebbe munito di un arma migliore.

Era orribile vivere sul chi va là.

L'ultima volta che lo aveva provato davvero era stato quando aveva superato il labirinto per diventarne, poi , il sovrano.

Lì c'era da aspettarsi di tutto e Jareth lo aveva percorso in piena tensione.

Quando aveva superato quello di re Mihal da bambino era terrorizzato, ma aveva imparato la lezione più importante:

Mai mostrare le proprie emozioni e/o lasciarsi sopraffare da esse.

E così aveva sempre fatto...fino a che non aveva conosciuto Sarah.

Lei era diversa, lei l'aveva completamente stregato senza rendersene conto e lui, talmente invaghito di lei, si era lasciato sopraffare dalle emozioni, fossero state esse negative o positive.

In poche parole era totalmente, incondizionatamente innamorato di lei.

Aveva passato la notte più bella della sua vita, il cui solo pensiero lo portavo a delle emozioni particolari nella sua intimità, ed era riuscito a rovinare tutto.

Sarah non meritava quel comportamento subdolo e, decisamente, non meritava nemmeno di stare al suo fianco.

Cosa poteva davvero offrirgli lui?

“Jareth?” la voce di Alice lo ridestò dai suoi pensieri “Siamo quasi ai confini”

Jareth annuì “Una volta dall'altra parte, dobbiamo stare attenti” disse “i Northunldri non è gente facile”

“Vuoi provare la regina rossa e le sue carte da gioco?” domandò Alice, facendolo ridacchiare nervosamente

“No, grazie, non ci tengo”

Kal fece rallentare i cavalli, ormai il pericolo delle carte era cessato, per evitare che il loro accesso ai confini fosse brusco.

Mirana aveva loro spiegato che i confini di Arendelle erano delimitati da una fitta nebbia, per evitare che i nemici possano attaccare.

Infatti, come volevasi dimostrare, un parete spessa di nebbia si ergeva a pochi passi da loro.

Sugli animali non aveva grande effetto, loro non erano nemici, ma sulle persone sì.

“Chiudete gli occhi quando la passiamo” disse Jareth, rivolgendosi poi ad Alice “Ti suggerisco di trattenere il fiato, solo per sicurezza”

Alice annuì ed il carretto proseguì.

La nebbia era talmente fitta che dava come l'impressione che delle lame si infilassero negli occhi, facendoli bruciare.

Jareth, da piccolo, aveva provato quella brutta sensazione ed il risultato non era stato dei più piacevoli.

Era rimasto con gli occhi di colore diverso, il sinistro aveva subito di più e di fatti si era scurito diventando castano.

Non voleva che accadesse anche ad altri.

Il varco di nebbia, quando lo raggiunsero, sembrava volerli respingere indietro.

Gli animali avevano zero problemi, ma Kal e Alice furono quelli che avvertirono di più l'attrito.

Jareth non sembrò accorgersene più di tanto.

Durante il passaggio, però, qualcosa non quadrò.

Jareth avvertì qualcosa colpirgli le gambe, come un corpo che cadeva a terra.

Passata la nebbia e riaperti gli occhi, si accorse cosa lo aveva colpito.

“Alice!” si allarmò “Kal, fermati” si chinò su Alice, stesa a terra senza fiato.

Non poteva fare quasi nulla, nemmeno usare i suoi poteri per aiutarla, Kal giunse in suo soccorso.

Aiutò Alice a rimettersi seduta.

“Non avrei dovuto dirle di trattenere il fiato” si colpevolizzò Jareth.

“Non è quello” disse Kal, sperando di rassicurarlo almeno su questo fronte “La nebbia pressava e lei non è sola”

Jareth iniziò a maledire Tarrant con parole irripetibili, che nel giro di poco si riversarono anche su Alice in modo più soft.

Ma come poteva colpevolizzare lei? Volendo vedere non poteva colpevolizzare neanche il cappellaio, che non sapeva nulla.

Jareth era già intenzionato a lasciare Alice con i Northuldri, una volta giunti ad Arendelle, ora desiderava solo riportarla a casa.

“Sta bene, ma ha bisogno di essere controllata” sentenziò Kal.

“Ci penso io a lei, tu fai ripartire i cavalli e prosegui dritto” ordinò Jareth “Se non ci sono intoppi, tra due ore saremo a destinazione”

Kal obbedì e Jareth prese Alice fra le braccia, cercando di farla stare più comoda.

Alice era come una sorella per lui e vederla star male per qualsivoglia motivo non lo aiutava certo a rimanere tranquillo.

“Sapevi le conseguenze” mormorò all'orecchio di Alice, accarezzandole dolcemente i capelli “sei una bella testa di goblin”

  
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