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Autore: heliodor    27/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Amica mia

“La tua casa” disse Quamara parlandole da un punto al centro tra i due alberi. “È ancora qui. Lo è sempre stata è sempre lo sarà.”
Shi’Larra sedeva sotto al portico, accarezzata dal vento che spirava tra le fronde, gli occhi chiusi. Quando li aprì Quamara era ancora lì che la fissava. “È solo un’illusione. Niente di tutto questo è reale. Hallen me lo spiegò molto bene quando mi insegnò a creare il mio posto ideale.”
“Hallen non ti ha spiegato tutto” disse la donna. “Noi abbiamo indagato a lungo il pensiero e il potere dell’immaginazione, amica mia.”
“Noi? Chi siete in realtà?”
Quamara cambiò espressione, come se quella domanda la mettesse in imbarazzo. “Noi siamo un tuo ricordo.”
“Come posso ricordare qualcuno che non ho ancora incontrato?”
“Solo tu conosci la risposta a questa domanda, amica mia.”
“Ma tu sembri sapere molto più di me.”
“Ignoro tutto ciò che tu ignori, Shi’Larra. Noi esistiamo nella tua mente, ma non siamo stati creati dalla tua immaginazione. Esistevamo da prima che arrivassimo qui.”
“Quindi non ti ho creata io?” le chiese.
Quamara scosse la testa. “Dovresti averlo già capito, amica mia.”
“Che cosa volete da me?”
“Vogliamo ricongiungerci a te” disse Quamara.
“Tu sei qui.”
“Non mi ascolti. Io sono solo un ricordo.”
Shi’Larra tentò di pensare a cosa potessero voler dire quelle parole. “Dove siete?”
“Lontani da te, ma se farai quello che ti diciamo di fare ci ritroveremo, alla fine. Sarà un viaggio lungo e difficile, ma ciò che otterrai ti ripagherà di quanto avrai dato.”
Tutto purché questa sofferenza abbia fine, si disse.
“Non voglio più che facciate del male a delle persone innocenti” disse decisa.
“Non siamo stati noi, amica mia. L’hai voluto tu.”
“Io non volevo che si combattessero tra loro.”
“Era l’unico modo per salvare tutti gli altri. A volte un sacrificio è necessario. Alla fine del tuo lungo viaggio, comprenderai anche tu amica mia.”
Sospirò affranta. “Dove vuoi che vada?”
“Prima, dovremo metterci in viaggio per l’occidente. C’è una grande città chiamata Talmist che bisogna raggiungere.”
“Lì ci incontreremo?”
Quamara scosse la testa. “Tu non arriverai mai a Talmist, amica mia.”
“Non capisco.”
“Capirai, alla fine del viaggio.”
“Se tu mi dicessi dove andare, potrei partire da sola.”
“Come?” chiese Quamara. “Sei prigioniera di queste persone, amica mia. Sanno del tuo dono e non ti lascerebbero mai andare via. Ti considerano troppo preziosa. Insostituibile. Ed è grazie a questo che tu potrai dominarle.”
Shi’Larra si accigliò.
“La conoscenza è un’arma” disse Quamara. “Ricordi queste parole?”
Annuì con vigore.
“Allora inizia a usarla.”

Hadena la fissò accigliata. “Mi hai fatta chiamare” disse sedendo al tavolo. “Ed eccomi qui. Cosa c’è di così importante che devi dirmi?”
Toralmir era arrivato qualche attimo prima e stava ordinando dei fogli di pergamena.
“Serviranno per appuntare ciò che dirai” disse con tono calmo.
Anche ad Hallen piaceva trascrivere i sogni che lei faceva. Non aveva ancora imparato a farlo da sola, anche se ora sapeva leggere abbastanza bene, ma ancora non comprendeva l’amore dei popoli delle valli per quegli strani segni. La sua gente amava imparare tutto a memoria e quello che dimenticavano non era così importante da essere degno di venire ricordato.
Shi’Larra si concesse qualche istante per riordinare le idee. Dopo il discorso con Quamara pensava di avere tutto chiaro e quali parole usare, ma ora, di fronte a quella strega, non si sentiva più tanto sicura.
“Devi essere convincente” le aveva detto Quamara. “Si fideranno di te fintanto che le tue profezie saranno verosimili.”
“Che cosa devo dire?”
“Non è importante ciò che dici. Devi sembrare credibile. Saranno loro a dare un significato alle tue parole.”
“E se non fosse il significato giusto?”
“Lo sarà.”
“Ho fatto un sogno” disse.
Hadena raddrizzò la schiena. “Era da tempo che non ne facevi uno, divinatrice.”
Shi’Larra sentiva diffidenza in quelle parole, ma ricordò quello che aveva detto Quamara e cercò di tenere ferma la voce.
“Ho visto dei soldati alti come montagne” disse sperando di sembrare convincente. “Erano vestiti di ossa di animali e impugnavano lance e scudi. Su ogni scudo vi erano tre teschi coronati. Uno d’oro, uno d’argento e il terzo con rubini rossi come sangue.”
Hadena la fissò interdetta. “Rubini?”
Shi’Larra annuì con vigore. “Sono delle pietre preziose.”
“Lo so che cosa sono” sbottò la strega. “Li conoscete anche voi che abitate le montagne?”
“Non è provato che quei popoli conoscano le pietre preziose e il loro valore” disse Toralmir.
Shi’Larra conosceva il valore delle cose e sapeva che cosa fosse un rubino. Le pietre le usavano per i loro gioielli, anche se erano rari. Non voleva contraddire l’erudito, quindi pensò a una storia credibile.
“Non ne avevo mai visto uno” disse con voce esitante. “Ma una donna, al campo dei rinnegati, indossava una collana con un grosso rubino.”
“Una rinnegata possedeva un gioiello così prezioso?” chiese Hadena.
Shi’Larra deglutì a vuoto.
“Doveva trattarsi del frutto di qualche saccheggio” intervenne Toralmir.
La strega annuì. “Certo, è ovvio. Continua. Che altro hai visto?”
“Dietro ai soldati si intravedeva un cielo rosso come il fuoco e tra i loro piedi ardeva un incendio. In mezzo alle fiamme ho intravisto sei torri.”
“Sei torri” disse Hadena. “Sembra questa fortezza.”
Shi’Larra lo prese come un incoraggiamento e continuò. “La luna maggiore era appena sorta e quella minore era a metà della sua corsa nel cielo.”
Hadena guardò Toralmir.
L’erudito si schiarì la voce. “Saranno in quella posizione tra cinque giorni” spiegò. “E di nuovo tra trentotto.”
“La nostra partenza è prevista tra tredici giorni” disse Hadena. “Mi stai forse suggerendo che la fortezza brucerà tra cinque?”
“Un fiume di latte scorreva a ritroso dalla valle in fiamme verso i soldati, serpeggiava tra le loro gambe per riemergere dall’atra parte.”
“Un fiume di latte” disse Toralmir. “Il latte è bianco come i mantelli di Lormist.”
Hadena annuì grave.
“Bestie feroci cercavano di abbeverarsi dal fiume, prosciugandolo. Ogni bestia aveva il pelo grigio e zanne affilate come spade.”
“L’armata dei rinnegati” disse l’erudito.
“Il sole sorgeva dietro ai soldati, che levavano gli scudi davanti alle bestie feroci. Queste, impaurite, arretravano restando nella valle. Il fiume scorreva oltre i soldati trovandovi rifugio.”
“I soldati ci proteggeranno?” chiese Hadena. “Soldati di quale armata? Qui non abbiamo alleati e gli eserciti dell’occidente e del settentrione sono lontani centinaia di miglia.”
Shi’Larra temette di avere esagerato.
“Forse i soldati non rappresentano una vera armata” suggerì Toralmir. “Non combattono contro i rinnegati ma ne impediscono l’avanzata. Forse rappresentano una barriera. Un ostacolo naturale che si frappone tra le due armate.”
“Cosa può esserci di così grande da bloccare l’avanzata di un’armata?”
“Montagne?” fece Toralmir. “A occidente ci sono le Sentinelle.”
Hadena fece schioccare il collo. “Sarebbero un ostacolo per l’armata dei rinnegati sufficiente a fermarla?”
“Almeno li rallenterebbe” disse l’erudito.
La strega si alzò di scatto. “Fammi avere tutte le mappe che hai su quei monti. Qualsiasi cosa, anche quella che sembra la più inutile o antica.”
“Dovremmo avere qualcosa negli archivi.”
“In quanto a te, divinatrice” disse Hadena. “Non parlarne con nessuno. Questa discussione deve restare segreta. Vale anche per te erudito.”
Toralmir rispose con un leggero inchino.
La strega uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Shi’Larra osservò in silenzio Toralmir correggere quello che aveva scritto sulla pergamena. Quando ebbe finito, lui le rivolse una lunga occhiata.
“Ti ho vista raccontare altri sogni” disse con tono calmo. “Ma mai con tali particolari.”
“È stato un sogno molto vivido” disse cercando di restare calma. “Mi sono stupita anche io.”
Toralmir annuì e si alzò. “Adesso devo lasciarti, ma passerò più tardi se avrò bisogno di qualche chiarimento. Posso contare sulla tua collaborazione?”
“Come sempre. Sono felice di poter esservi utile.”
Appena l’erudito fu uscito dalla stanza, Shi’Larra si concesse un profondo sospiro. Si alzò dalla sedia e barcollò fino al letto, dove si lasciò cadere esausta e tremante.
Chiuse gli occhi ed evocò il posto tranquillo, dove non provava timore né doveva mentre a qualcuno per guadagnare la sua fiducia e protezione.
La casa era ancora lì, circondata da siepi oltre le quali non riusciva a vedere anche alzandosi sulle punte dei piedi.
Sono state sempre lì? Si chiese. Girò attorno alla casa cercando un’uscita, ma le siepi l’avvolgevano fino a una ventina di passi di distanza.
Entrò nella casa e la trovò vuota e silenziosa, tranquilla come non ricordava che fosse mai stata. Sua sorella era sempre stata chiassosa e i vicini venivano a trovarli spesso, come era tradizione nel loro piccolo villaggio.
Quando uscì trovò gli alberi ancora al loro posto, inglobati nella siepe e ora facenti parte del giardino che si estendeva attorno alla casa.
C’era profumo di lavanda e di pesco e di erba bagnata cose se avesse piovuto da poco, anche se il sole era alto nel cielo azzurro e non c’erano nuvole.
“Ti piace stare qui, amica mia?” disse Quamara emergendo da dietro l’angolo della casa.
Stavolta non era apparsa dalle ombre come le altre volte. A Shi’Larra diede l’impressione che si trovasse già lì. Che fosse sempre stata lì, ad attenderla.
E confortarla.
Come il ricordo di una bella giornata.
Di un giorno perfetto, si disse.
Le sorrise soddisfatta. “Mi piace molto” disse.
“Questo ci compiace, amica mia. Vieni, passeggiamo un poco così mi racconterai quello che è accaduto.”
La seguì nell’erba assaporando il lieve contatto dei piedi con gli steli delicati che si piegavano sotto il suo peso. Anche se erano bagnati non le davano alcun fastidio e trovava piacevole quel contatto, come se stesse scivolando su di un tappeto.
“Ho raccontato loro del sogno” disse.
Quamara annuì.
“Mi hanno creduta. Toralmir, l’erudito che mi aiuta a interpretare i sogni, è parso molto interessato. Invece Hadena era preoccupata. Pensa che la mia profezia la costringerà ad anticipare la partenza da Charis di almeno dieci giorni.”
“E questo ti crea disagio?”
Shi’Larra annuì. “Se Hadena anticiperà la partenza e qualcuno ne soffrirà, la colpa sarà anche mia, no?”
Quamara scosse la testa. “Non devi caricarti di nessuna colpa, Shi’Larra. Tu hai solo indicato una strada a quella strega, non la stai costringendo a eseguire un tuo comando.”
“Ma lei si fida di me” obiettò.
“Ed è una cosa giusta, ne abbiamo già parlato. Si fidano ti te perché è quello che vogliono. Hadena sta solo cercando una ragione per lasciare Charis in anticipo. E tu gliel’hai fornita.”
“Come fai a saperlo? Sei anche nella mente di Hadena?”
“No” rispose Quamara. “Ma la vedo attraverso i tuoi ricordi. I tuoi pensieri. Ora che ti sei finalmente aperta a noi, abbiamo acquisito questo potere e riusciremo ad aiutarti.”
“Potete vedere i miei ricordi?”
“La cosa ti fa sentire a disagio, amica mia?”
Shi’Larra annuì.
“Non devi. Siamo qui per aiutarti. Ma se vuoi rinunciare al nostro aiuto, ti basterà desiderarlo e io sparirò. Per sempre.”
“No” si affrettò a dire.
“Ricorda che noi ti abbiamo aiutata quando quelle persone volevano ucciderti.”
“Io le ho fatte combattere tra di loro” disse.
“Noi abbiamo solo incanalato la loro rabbia in modo che fosse utile a tutti. Invece di avere migliaia di morti, ne abbiamo contati solo centinaia. E tu non sei tra questi.”
Shi’Larra annuì di nuovo.
“E ora” disse Quamara con tono più rilassato. “Parliamo di quello che dovrai fare dopo che l’armata si sarà messa in marcia.”


 
  
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