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Autore: heliodor    27/07/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Puoi fidarti di me

“Tu puoi entrare” disse Jakos rivolto a qualcuno che si trovava all’esterno. “Ma gli altri no.”
Altri? Si chiese Bryce. Di chi sta parlando?
Dall’esterno giunse una voce squillante. “Chi lo dice?”
“Ordini della comandante” rispose Jakos.
“Io sto eseguendo gli ordini di Erix” disse la stessa voce. “E a sua volta lei esegue gli ordini di re Andew. Quindi sai quanto me ne importa degli ordini della tua comandante?”
Bryce sospirò. Nella sua mente si formò l’immagine di Elvana che fissava con aria di sfida l’entrata della torre mentre parlava con quel terribile accento che allungava tutte le vocali senza alcun senso. Lo trovava divertente e al tempo stesso irritante, ma ogni tanto aveva dovuto soffocare una risatina.
Jakos sospirò affranto. “Senti, strega della notte.”
“Mi chiamo Elvana, mezzostregone piediasciutti.”
Jakos fece tambureggiare le dita sul muro.
“Fa questo effetto anche a me” disse Bryce con tono comprensivo.
“Non posso farti entrare” disse Jakos con tono spazientito. “E ora vattene.”
“Altrimenti?”
“Dovrò farti allontanare io. E quando lo farai striscerai.”
Sentì la risata di Elvana echeggiare dall’esterno.
“Jakos” disse Bryce.
Lui la guardò accigliato.
“Lasciala entrare. Vuole solo assicurarsi che sia intera.”
“Ho degli ordini.”
“Non hai idea di quanto possa essere insistente. Una volta mi ha seguita per mezzo circolo.”
Jakos chinò la testa in avanti e quando la rialzò guardò verso l’esterno della torre. “Tu puoi entrare, strega della notte, ma i tuoi amici devono restare fuori.” Si allontanò dall’ingresso per lasciare passare qualcuno.
Jehla Metz fu la prima a entrare con una borsa per mano. Ne buttò una a terra davanti a Bryce e l’altra la mise su di un lato. La seconda fu Elvana che appena dentro annusò l’aria come avrebbe fatto un cane.
“Puzza di chiuso qui dentro.”
Jakos la guardò accigliato.
Elvana gli elargì un mezzo ghigno e guardò Bryce. “Lo sai che non devi allontanarti mai da me. Sono stata in pensiero.”
“Smettila” disse Bryce. “Ora ho una scorta migliore di te.”
“Che ingrata” rispose Elvana piazzandosi di fronte a lei. “Qualcuno vuole spiegarmi che sta succedendo? L’ho chiesto a Jehla ma lei si è cucita la bocca.” Scosse la testa. “Non vorrei essere costretta a picchiarla per farla parlare, ma…”
“Devi solo provarci” disse Jehla sedendo a cavalcioni della sua sacca.
“Quello che sta accadendo qui non è una faccenda che ti riguarda” disse Jakos.
“Qualunque cosa comprenda Bryce di Valonde riguarda anche me” rispose Elvana con tono deciso.
“Non questa faccenda, strega della notte.”
Elvana lo fissò con astio.
“Ora puoi andare.” Jakos le indicò l’ingresso.
Elvana guardò Bryce. “Qualsiasi cosa stia succedendo, io posso esserti d’aiuto. Puoi fidarti di me.”
“Non dopo l’altra sera” disse Bryce.
Elvana scosse la testa. “Ci sono delle voci che girano. Tutti parlano tra di loro ma nessuno parla con noi.”
“Non si fidano di te” disse Jakos. “Strega della notte.”
“Bryce” iniziò a dire Elvana.
“Vai” fece Bryce. “Qui non mi sei utile.”
“Idiota” rispose la strega voltandosi. Passò di fronte a Jakos fissandolo con disprezzo. “Se qualcuno le farà del male per colpa tua, te la farò pagare.”
“Non minacciarmi, ladra” rispose lo stregone.
Elvana sparì oltre l’ingresso e Bryce si sentì sollevata dalla sua assenza.
“È sempre così quella strega?” le chiese Robyt.
Bryce non gli rispose.
Jehla si grattò la testa. “Io ho bisogno di riposare un po’. Non dormo da due giorni a parte qualche piccolo periodo di riposo.” Gettò un’occhiata a Bryce. “Però su una cosa aveva ragione Elvana. Si stanno diffondendo delle voci nel campo. Maggart e quelli che lo supportano non manterranno a lungo il segreto sulla richiesta di Azaril.”
“Maggart è un idiota” disse Tobha.
Jakos le gettò un’occhiataccia.
“Che ho detto di falso?” si difese la strega. “Lo dicono tutti.”
“Forse sono loro gli idioti” l’ammonì Jakos. “E stai parlando male di uno stregone di rango superiore al tuo. Devi imparare a tenere a freno la lingua se vuoi restare qui.”
Tobha scrollò le spalle.
“In ogni caso, tra un giorno al massimo tutti sapranno della faccenda” disse Jehla. “Spero che Artesia abbai pensato a cosa fare per allora.”
Bryce si accigliò.
“Sta già facendo qualcosa” disse Jakos. “Tiene al sicuro la principessa.”
“Certo” fece Jehla. “Ma quanto è sicuro questo posto?”
“Abbastanza” ribatté Jakos.
“Secondo te Artesia ci ordinerà di portare via la principessa?” domandò Robyt.”
Jehla si strinse nelle spalle. “Voi la conoscete meglio di me. Secondo te cosa farà?”
“Non lo so” rispose Robyt. “Ma vorrei saperlo.”
Anche io, pensò Bryce. Ma io so quello che voglio fare.
“Riposa anche tu” disse Jakos rivolta a lei. “Può darsi che l’ordine di andarcene arrivi presto. In quel caso dovremo essere pronti a metterci subito in marcia.”
Bryce tirò fuori dalla sacca la coperta di lana e se la avvolse attorno al corpo. Anche se lì nella torre non faceva molto freddo, dormiva meglio potendosi stringere al suo interno. Usò la sacca come cuscino e chiuse gli occhi.
Le servì un po’ di tempo per scivolare nel sonno.

Qualcuno la scosse con violenza. Bryce aprì gli occhi e sussultò alla vista del viso di Robyt. Lo stregone sembrava preoccupato e dispiaciuto al tempo stesso.
“Mi spiace di averti svegliata” disse esitando.
Bryce socchiuse gli occhi. “Che succede?” chiese con voce impastata dal sonno. Gettò un’occhiata all’ingresso, dove un panno ondeggiava al vento leggero che spirava dall’esterno. Dietro di esse vide danzare delle forme e un leggero bagliore. Subito dopo udì un rombo sommesso seguito da un leggero tremolio delle pareti di pietra.
“Dannazione” disse alzandosi di scatto. “Chi sta lanciando una sfera infuocata in mezzo al campo?”
Robyt si allontanò di un paio di passi. “Non lo so. Hanno iniziato a combattere da poco. Per questo ti ho svegliata.”
“Combattere?” chiese Bryce allarmata. “I rinnegati sono qui? Come hanno fatto a sorprenderci?
“I rinnegati non c’entrano” disse Jehla. “Stanno combattendo tra loro.” Andò verso l’ingresso.
“Ti consiglio di non uscire” l’avvertì Jakos. Notò che si era ritirato dietro la parete di roccia e sbirciava all’esterno scostando un lembo del panno che chiudeva l’ingresso. “Ho visto qualche dardo volare e non vorrei che ti colpisse per sbaglio.”
Bryce si mosse verso di lui.
Jakos si girò nella sua direzione. “Dove vuoi andare?”
“Fuori” disse decisa.
“Non posso permettertelo.”
“Perché combattono?”
“Non ci arrivi da sola, Bryce?” le chiese Jehla.
Lei scosse la testa.
“Maggart e i suoi hanno diffuso la notizia. Ora tutti sanno di Azaril e la sua richiesta.”
“Dovrebbero prepararsi a combattere contro il rinnegato” disse Bryce.
“Per quale motivo dovrebbero farlo? Se ti consegnassero a lui sarebbero salvi” disse Jehla.
Bryce deglutì a vuoto. “Questo è assurdo.”
“Persone disperate fanno cose assurde” disse Jakos. “Artesia lo sapeva e ha iniziato a prendere provvedimenti appena è stata certa che tu fossi in un posto sicuro. Ma questa torre non lo sarà a lungo, temo.”
Il panno che copriva l’ingresso si aprì e Tobha si gettò all’interno. Mosse un paio di passi verso il centro del pavimento piegata in due e ansimante.
“Che hai visto?” le chiese Robyt.
“Prima lasciala riprendersi un poco” fece Jakos.
Tobha annuì e si raddrizzò. “Stanno combattendo.”
“Chi?” le chiese Jakos.
“Maggart, Barris, Letheram e altri comandanti. Per ora sono solo loro ma altri si uniranno.”
“E la comandante?”
“Ha ancora il controllo di questa parte del campo, ma non ci vorrà molto prima che abbiano il sopravvento. Credo che il rapporto tra le forze sia di tre a due, ma si sta ampliando.”
“Dannazione” esclamò Jakos. “Dovevamo andarcene subito. Adesso sarà molto più difficile allontanarci.”
“Forse no” disse Tobha. “Ho visto la zona dei recinti. Lì non sono ancora arrivati. Se ci andiamo subito possiamo prendere cinque cavalli per noi e far fuggire gli altri. Questo li rallenterebbe, giusto?” Guardò Jakos che annuì.
“È una buona idea. Ci andiamo subito. Preparatevi.”
Bryce prese la sacca e ci buttò dentro la coperta di lana.
“No” disse Jakos. “Lasciamo tutte le nostre cose qui. Ci serve viaggiare leggeri e veloci.”
Bryce infilò una mano nella borsa e ne trasse il libro di Joyce. Lo infilò in una tasca del mantello e buttò la sacca in un angolo.
Jakos e Tobha si erano piazzati di fronte all’ingresso.
“Usciamo prima noi” disse Jakos. “Robyt, usa lo scudo per proteggere la principessa.”
Robyt rispose con un cenno della testa.
“So difendermi anche da sola” disse Bryce infastidita. “Ho ucciso un forgiatore.”
Jakos guardò fuori. “Potrai anche essere abile, ma una vera battaglia è una faccenda diversa. Quante ne hai combattute?”
“Nessuna” ammise.
“Come sospettavo. Vi farò un segnale se è sicuro” disse gettandosi fuori.
Bryce attese insieme agli altri trattenendo il fiato finché un fischio dall’esterno la fece sussultare.
“È Jakos” disse Tobha uscendo.
Jehla la seguì e poi Robyt. Bryce uscì dopo di lui.
Il terreno attorno alla torre settentrionale era sgombro dalle tende come lo ricordava. Quelle più vicine formavano una fila compatta oltre la quale si muovevano di corsa soldati e mantelli.
“Andiamo” li esortò Jakos.
Camminarono seguendo il perimetro delle mura fino a una zona dove la parete era collassata verso l’interno trascinandosi dietro tutto il resto. Le pietre occupavano lo spazio fino a un gruppo di tende a una ventina di passi di distanza.
“Da questa parte” disse Jakos dirigendosi verso le tende.
Tobha e Jehla lo seguirono, mentre Robyt si mosse più lento insieme a Bryce.
Un piccolo sole si accese tra loro e le tende. Bryce fece appena in tempo a evocare lo scudo magico. Fu l’istinto in anni di addestramento a guidare la sua mano. Il calore dell’esplosione la investì prima del boato assordante e dello spostamento d’aria che rischiò di scaraventarla indietro. Il polverone alzato dallo scoppio coprì la luce del sole e rese ombre confuse le persone che si muovevano lì vicino.
Udì qualcuno gridare e un flebile lamento provenire da un punto alla sua destra. Si girò da quella parte, lo scudo alzato e si mosse nella nebbia fino a incontrare un ostacolo.
Guardò in basso e vide il viso di Robyt fissarla con gli occhi sbarrati e vitrei. Al posto del braccio c’era una macchia rossa sul terreno.
“Dannazione” sibilò tra i denti.
“Da questa parte” gridò qualcuno. “Sono andati di lì. Li ho visti.”
“Dove?” domandò un’altra voce.
Vide ombre muoversi nella foschia e rimase immobile, cercando di capire chi avesse lanciato la sfera infuocata contro di loro.
Una mano le afferrò il braccio. Si girò di scatto, un dardo nella mano destra.
“Sono io” disse Jakos. Guardò in basso. “Era quello più vicino all’esplosione.”
“Tobha? Jehla?” chiese.
Jakos scosse la testa. “Non lo so dove siano andate, ma se sono intelligenti si saranno dirette ai cavalli. Noi faremo lo stesso.”
Bryce guardò oltre la sua spalla. “Non credo.”
Una dozzina di mantelli era apparsa a venti passi da loro. Maggart era alla loro testa.


 
  
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