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Autore: ConsueloRogue    28/07/2021    1 recensioni
Cosa succede quando due persone s'incontrano per sbaglio nel mondo dei sogni?
Cosa succede quando due anime si sfiorano, anche solo per un attimo?
Cosa succede quando il destino di una persona devia dal suo percorso naturale?
Kim Taehyung è un cantante affermato e un giorno, per caso, appare nella sua vita una strana ragazza, per appena una manciata di minuti.
Da quel giorno s'incontreranno di nuovo nel loro mondo dei sogni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Labyrinth - Labirinto

“Mai ci siamo abbracciati, perché

eravamo per noi stessi un labirinto:

io non sapevo che fare accanto a te,

tu pure accanto a me eri smarrita.”

Kikuo Takano


La camera da letto era immersa nell’oscurità, il chiarore dei lampioni di Hannam Dong riflessi nell’ultima nevicata dell’anno rischiaravano lievemente l’ambiente oltre le spesse tende color panna. Il campanellino appeso alla sua bacheca delle curiosità tintinnò.

«… Minjae… Minjae… Minjae…»

Taehyung continuò a ripetere a bassa voce il nome della ragazza dei suoi sogni, come un mantra. Un inspiegabile senso di angoscia gli affossava la cassa toracica e il panico gli correva sotto pelle allo stesso ritmo martellante del suo battito cardiaco.

Strizzò gli occhi nella penombra, sforzandosi così tanto a tenerli chiusi che vide dei piccoli lampi di luce bianche esplodere contro le palpebre serrate. Appena aveva aperto gli occhi aveva controllato il telefono per sapere che ore fossero e con sollievo aveva scoperto di poter dormire altre quattro ore prima che la sua sveglia suonasse per la giornata. Era ufficialmente il giorno del suo compleanno e non voleva iniziarlo certo in quel modo.

Non sapeva se durante il brusco risveglio avesse urlato. Aveva aperto gli occhi di scatto, con la spiacevolissima sensazione di cadere nel vuoto. Un sonoro “pop” gli era risuonato nelle orecchie, come se ci fosse stato un terribile sbalzo di pressione che lo aveva fatto sobbalzare sotto il pesante piumone invernale. A differenza delle altre volte, in cui si svegliava con la sensazione di aver sognato qualcosa di confortante e dolce, ricordava alla perfezione tutto quello che era accaduto in sogno. Ricordava Minjae, con la sua maglietta blu, le righe color crema e gli occhi scuri come pozze di pece lucida. Ricordava anche quell'uomo inquietante dal cappotto di pelle e il suono asincrono.

Qualcosa nel retro della sua testa urlava con insistenza che doveva salvare Minjae da quella situazione, perché quell'uomo inquietante e sconosciuto era pericoloso. Glielo aveva sussurrato in un orecchio anche uno dei suoi angeli e lui lo aveva sentito distintamente nonostante la confusione che gli facevano in testa, mentre si svegliava di soprassalto dopo aver toccato il petto di quel tizio dagli occhi da gatto quando lo aveva spintonato con decisione per allontanarlo. 

Si rigirò sotto le coperte, a pancia in giù. Infilò un braccio sotto al cuscino e strinse tra le ginocchia quello che teneva tra le gambe. “Perché non mi riaddormento? No, non ci pensare Tae o non ti addormenti più.”

Riaprì gli occhi e in un fruscio di coperte allungò la mano verso il comodino per afferrare il telefono. Digitò rapidamente una nota anche se faticava a muovere le dita, intirizzite e rigide come tronchi d’albero. Imprecò mentalmente contro l’uomo biondo e riappoggiò il cellulare sul comodino, poi si strinse le mani al petto, sfregandole l’una contro l’altra. Vi alitò sopra per scaldarle, provava ancora un terribile gelo nel punto in cui aveva toccato il corpo di quel tizio e dei leggeri brividi lo scuotevano, come se fosse nudo in mezzo a una tormenta di neve e non al caldo delle coperte della sua camera da letto. 

Per un attimo, nella confusione del risveglio, aveva creduto di essersi scoperto agitandosi nel sonno, ma quando si era svegliato aveva scoperto di essere tutto raggomitolato tra le coltri, come una pallina. Aveva quasi caldo addosso, l’unica parte a cui sentiva freddo erano le dita, intirizzite come se le avesse tenute immerse nella neve così tanto da non riuscire più a muoverle. Non aveva mai toccato nulla di così freddo in tutta la sua vita. Neanche quando aveva giocato a mani nude con la neve su quel ghiacciaio in Nuova Zelanda aveva provato un gelo del genere. Poi il freddo gli era risalito su per le ossa come l’acqua risucchiata dalle radici di una pianta ed ora era lì a tremare per quel gelo infinito. Non sapeva più in che posizione stare per farlo passare.

Rimase abbozzolato tra le coltri come un gatto, scosso da brividi febbricitanti, gli occhi serrati mentre continuava a mormorare “Minjae” con la voce ridotta a un filo tremante. Stringeva le palpebre così tanto da farsi quasi male. Rimase a pensare a quel nome per un tempo che gli sembrava interminabile e lentamente smise di tremare. Non riuscì comunque a scivolare nuovamente nel sonno, perché l'ansia che provava all'idea di lasciare Minjae da sola con quell'uomo e che gli faceva battere il cuore nel petto come un tamburo era ancora viva e presente. Era terrorizzato all'idea che potesse succederle qualcosa mentre lui non c'era, anche se non sapeva esattamente che tipo di rischi avrebbe potuto correre in un sogno.

“Chissà se anche tu sei sveglia, da qualche parte qui a Seoul. Devo chiederti come trovarti, devo ricordarmi di farlo.”

Cercò di visualizzare Minjae, i suoi capelli castano scuro dagli incredibili riflessi ramati e le onde dolci con cui le si arricciavano sulle punte, i brillanti occhi color onice incastonati in quel volto piccolo e rotondo, le labbra rosee e carnose come petali e quel leggero profumo di vaniglia che si portava dietro che più volte gli aveva fatto venire la voglia di assaggiarla. 

«Taehyung-ssi! Oppa!» 

Taehyung si agitò nel buio delle coperte e si trascinò ancora più all’interno del piumone. La voce di Minjae che lo chiamava gli era giunta alle orecchie come un’eco distante e ovattata. Era prossimo a scivolare nuovamente nel sonno ma c’era ancora qualcosa che lo tratteneva fastidiosamente sveglio.

“Chiamami ancora, Minjae. Sto arrivando, Minjae, chiamami ancora e dimmi che stai bene, ti prego, dimmi che stai bene.”

«Oppa! Sto bene! Dove sei?! Non ti vedo! Ti sento ma non ti vedo!» Minjae urlò una risposta. Man mano che parlava la sua voce si faceva più distinta e limpida alle orecchie di Taehyung, il cui cuore saltò un battito in un lieve moto di vittoria.

Taehyung aprì lentamente gli occhi scuri e si guardò attorno. Si trovava in piedi, in pigiama azzurro e ciabatte, su di una stretta stradina di ghiaia immacolata, talmente bianca da essere quasi fastidiosa, in mezzo a due alte siepi dai grandi fiori candidi dalle screziature rosate. Si avvicinò ai petali ed il forte odore dolce della magnolia gli colpì le narici. Richiuse gli occhi e immerse il naso in una corolla, inspirando il profumo a pieni polmoni, prima di riaprirli e guardarsi attorno spaesato. Che lui sapesse le magnolie erano alberi, non certo arbusti da siepe.

Gli occhi di Taehyung si illuminarono di una luce vittoriosa, perché se quelle siepi erano davvero magnolie - e ne avevano tutto l’aspetto - allora significava che si trovava nuovamente in un sogno e se lo era, forse anche Minjae era là, da qualche parte, in mezzo a quelle siepi.

«Minjae! Minjae mi senti?!» urlò a pieni polmoni, con le mani a coppetta davanti alla bocca e il cuore che gli correva nel petto. La voce gli raspò il fondo della gola e tossicchiò.

«Oppa!» la voce sottile della ragazza gli rispose in lontananza. Taehyung riuscì a percepire distintamente la nota carica di sollievo con cui aveva pronunciato quel richiamo. «Taehyung-ssi sono qua!»

«Qua dove, Minjae?» ancora con le mani a coppetta attorno alla bocca Taehyung urlò di nuovo, il peso che si spostava a destra e sinistra facendo scricchiolare la ghiaia ai suoi piedi mentre girava su sé stesso.

«Qua… qua! Non lo so dove sono!»

«Cazzo.» imprecò sottovoce. «Minjae Continua a parlarmi!» 

Taehyung si girò ancora un paio di volte su sé stesso, indeciso su quale fosse la direzione corretta da prendere. Si fermò per un secondo a occhi chiusi, sperando che i suoi angeli gli dicessero dove andare ma sentì solo un marasma di sussurri confusi.

«Veloce. A sinistra.» una voce androgina arrivò alle orecchie di Taehyung come un sospiro nel vento. Non era una delle voci dei suoi angeli, ma a Taehyung non importò. Si girò verso la sua sinistra e iniziò a correre tra quelle assurde siepi cariche di grossi fiori di magnolia che pendevano dai rami come frutti maturi dal profumo fin troppo intenso. La voce vellutata di Lana Del Rey si sparse nell’aria, come a volerlo incitare.

Piedi non abbandonatemi adesso… 

«Minjae parla! Sei ancora lì Minjae?!» ansimò nella corsa. 

Non aveva idea di dove diavolo si trovasse, non aveva mai visto quel labirinto di siepi, sapeva solo che era notte e nel cielo la luna brillava come un faro, bassa e gigantesca come all'equatore. Brillava così tanto che le ombre dei rami più alti e disordinati delle siepi proiettavano a terra ombre taglienti e distinte sulla ghiaia candida. L’erba bassa ai lati della strada, sotto il fogliame verde pallido, era di un verde talmente scuro da sembrare quasi blu.

«Sì Oppa, sono ancora qui!»

«Sto arrivando Minjae!» corse, facendo tintinnare il piccolo campanellino argentato attaccato al sottile braccialetto avvolto attorno al suo polso. Il campanello era una novità, lo aveva già visto ma non riusciva a ricordare dove. «Dimmi cosa vedi, continua a parlare!»

«Io vedo… vedo delle siepi! C’è una pagoda con le colonne rosse, sembra… »

«Sembra?» la esortò Taehyung mentre continuava a svoltare attraverso le siepi. Le voci non gli avevano più detto dove svoltare e lui stava andando a tentoni.

«Ti sento! Sento che sei vicino!» urlò Minjae con una punta di panico nella voce. «Credo di essere al centro del labirinto!»

«La pagoda! Cosa sembra la pagoda?» Taehyung raggiunse un vicolo cieco e fece dietrofront con uno scricchiolio secco, agitò un piede per disfarsi di un paio di sassolini e riprese a correre mentre Minjae gli rispondeva.

«Sembra il padiglione accanto alla Namsan, ci sei mai stato Oppa?»

«Vienimi incontro!» urlò Taehyung in preda alla frustrazione quando dovette bloccarsi all’ennesimo vicolo cieco. Il campanellino d’argento continuava a tintinnare appeso al braccialetto rosso con il nome di lei scritto in caratteri cinesi.

«Non posso Oppa! Non posso!» la voce di Minjae fu spezzata da un singhiozzo strozzato e Taehyung sentì il cuore sprofondare nel petto. Era terribilmente angosciato. Quel labirinto infinito, tutti i vicoli ciechi contro cui continuava a sbattere, la voce di lei a tratti vicina e a tratti lontana, quel singhiozzo, tutto gli faceva provare un senso di intenso struggimento.

«Cosa vuol dire che non puoi?!» la voce gli uscì roca e graffiante, sentiva i piedi pesanti e le ombre del fogliame avevano preso a tremolare e muoversi, come vive.

«C’erano delle strade quando sono arrivata ma… ma non le trovo più.» urlò Minjae. Dalla voce strozzata era evidente che stesse piangendo. «Le siepi si sono chiuse.»

Un’altra imprecazione sfuggì dalle labbra secche di Taehyung. L’aria si era fatta opprimente e polverosa, l’odore delle magnolie talmente intenso da essere quasi nauseante e le ombre nere si erano fatte fisiche e gli intralciavano i passi, come tentacoli molesti di oscurità pulsante. 

«No! NO! Ho bisogno di vederti, ho bisogno di sapere come stai! Chi era quell'uomo?!»

«Non lo so Oppa! Non… non è qui adesso!» quella frase lo tranquillizzò e decise di cambiare argomento per riuscire a seguire la voce di lei.

«Le magnolie sono le tue? Sono il tuo fiore preferito?» chiese, sempre più frustrato ed esasperato dalla corsa.

«No! Io… il mio fiore preferito è la dalia!»

“Ti porterò le dalie quando ci vedremo.” pensò Taehyung. Arrivò a quello che gli parve l'ennesimo vicolo cieco e con un ringhio si schiantò contro quella parete di rami, foglioline verdeggianti e fiori pallidi e odorosi. Con un ringhio lottò contro l’arbusto. «Fammi passare! Fammi passare devo andare da lei!» Afferrò un ramo e lo spezzò con un sonoro crack che interruppe la musica di sottofondo, come se qualcuno avesse alzato la puntina da un disco. 

La magnolia si ritrasse di scatto, come una bestia ferita. Il legno gemette allo spostamento, offeso, e rivelò uno stretto passaggio tra le siepi, dove l’erba bassa era così scura da sembrare un mare di petrolio raggrumato in curiosi e alti ciuffi. Il volto di Taehyung, prima contratto dall’ansia, dalla frustrazione e dalla preoccupazione che gli aveva fatto aggrottare le sopracciglia e arricciare la bocca in una smorfia, si distese. Emise un sospiro di sollievo e rimase imbambolato a guardare quella strettoia. “Quindi il sogno è mio? Se è mio non ho bisogno di seguire il labirinto.” 

Si tuffò nel passaggio tra le siepi e ricomparve in un altro corridoio che ignorò. Le siepi davanti a lui si aprirono come velocemente, come se avessero paura che lui potesse aggredirle come aveva fatto con la loro sorella, dall’altra parte della strada.

«Minjae mi senti?»

«Sì Oppa credo… credo tu ci sia quasi!»

«Raccontami qualcosa Minjae, così posso seguire la tua voce.»

Altre siepi, altri rami che si impigliavano nel pigiama azzurro, altri fiori i cui petali si staccavano nell’irruenza del passaggio di Taehyung, che non aspettava mai che le siepi si scostassero del tutto prima di infilarsi nelle strettoie.

«Il mio compito, la storia! Lui… è per uno pseudo-drama. Lui è un ragazzo che sogna di fare l’avvocato ma viene messo incastrato per omicidio subito dopo aver passato i SAT… »

Il vento iniziò a spirare, violento, dalle spalle di Taehyung. Aveva superato altri arbusti e quello che aveva davanti si stava ritraendo con una lentezza esasperante, come se fosse riluttante a rivelargli la strada.

«Spostati, cazzo!»

«Lei è una poliziotta… Cioè, a dire il vero ha appena superato il test di ammissione all’accademia di polizia.»

Una pioggia di grandi petali bianchi  e rosati investì Taehyung. Alcuni rimpicciolirono volando e divennero grandi come petali di ciliegio. Gli si incastrarono nei capelli mossi e spettinati dalla corsa e dal vento, assieme a qualche rametto che gli graffiò il viso.

«Ma perché deve essere sempre tutto così assurdo?» gemette, col fiatone, proprio mentre capitombolava in un piazzale di erba fresca inciampando sulle sue stesse ciabatte. Una gli volò via e Taehyung quasi perse l’equilibrio. Allungò una mano in avanti, appoggiandosi a terra per frenare lo slancio ed evitare di finire con la faccia in terra, e sollevò lo sguardo per incontrare quello di Minjae. 

Rimase immobile in quella posa ridicola, ancora reclinato in avanti, a guardare il volto pallido e rotondo della ragazza. Era seduta sui gradoni di pietra grigia e luccicante di una pagoda di legno dalle colonne rosso cupo. Era leggermente in penombra, ma attorno alla struttura aleggiava una pallida luce calda e dorata che sembrava fagocitare quella gelida della luna.

Minjae indossava un paio di jeans neri ed una t-shirt dello stesso colore. Sopra indossava un bomber, anch’esso nero. Aveva i capelli legati in una bassa e morbida coda di cavallo e c’era qualcosa, in lei, che gli ricordava qualcosa. Era come un deja vu.

Ovviamente aveva già visto Minjae e i suoi splendenti occhi neri, era qualcosa nel vestiario di lei che lo lasciava perplesso. “Mezza Corea si veste così in inverno.” Scacciò il pensiero. La ragazza aveva le guance arrossate, così come gli occhi vagamente gonfi che gli confermarono che mentre parlava con lui doveva essere scoppiata in lacrime. In quel momento aveva portato entrambe le mani davanti alla bocca come a voler trattenere una risata. 

Taehyung le fece un ampio sorriso quadrato e si rialzò lentamente. Rimase fermo di fronte a lei, in una posa fiera nonostante avesse una ciabatta sola e il pigiama azzurro con i pantaloncini corti. I capelli castano scuro erano tutti arruffati e un rametto con qualche piccola fogliolina si era incastrato tra le ciocche. 

Minjae tirò il fiato per un istante, poi scoppiò in una sonora risata, incapace di trattenersi oltre. Tutta l’ansia che aveva provato nel correre all’interno di quell’assurdo labirinto di magnolie era evaporata nell’esatto momento in cui aveva visto la figura di Taehyung comparire dalla siepe di fronte a lei. Il ragazzo si guardò per un secondo poi si tolse il rametto dai capelli, ridendo con lei, con quella risata profonda che le faceva vibrare la cassa toracica.

«Non sono mai stata così contenta di vedere qualcuno nella mia vita.» rivelò lei quando le risate si spensero. Si asciugò le lacrime agli angoli degli occhi, il cuore le traboccava di sollievo e di un vibrante sentimento a cui temeva di dare un nome. Taehyung le rivolse un ampio sorriso quadrato e scalciò via anche l’altra ciabatta. Minjae si alzò, scese quei pochi gradini che la separavano dall’erba fresca, mentre lui si avvicinava.

«Scalzi, come la sera delle lucciole.» sorrise Taehyung, scoprendo i denti bianchi.

Si fermarono uno di fronte all’altra, a pochi passi di distanza, gli occhi dell’una incatenati in quella dell’altro. Taehyung annullò la distanza tra loro e le prese il volto tra le mani grandi che le coprirono quasi tutto il viso. Si abbassò per studiarla, visibilmente preoccupato.

«Stai bene?» le alzò il mento, avvicinandosi ulteriormente per scrutarla, poi fece un mezzo passo indietro. Le tastò le braccia per accertarsi che fosse tutta intera.

Minjae arrossì furiosamente, come ormai succedeva sempre quando il ragazzo si comportava in quel modo con lei, poi cercò di divincolarsi dalla stretta di lui.

«Io… sì credo di sì…» bofonchiò, sentendo la stretta di Taehyung rafforzarsi sulle sue spalle in modo che non potesse allontanarsi oltre. Improvvisamente si trovò avvolta nell'abbraccio del ragazzo e sgranò gli occhi neri, sorpresa da quel contatto piacevole che le faceva tremare leggermente le ginocchia.

«Meno male… non sai quanto io sia sollevato. Avevo paura… avevo paura che quel tizio potesse farti qualcosa di male.» Taehyung strinse tra le braccia il corpo esile di Minjae, la ragazza aveva le mani premute contro il suo petto, come se non sapesse esattamente dove metterle. Le accarezzò i capelli lisci e morbidi e lei si mosse nel suo abbraccio. Liberò le braccia e gliele passò attorno al torace per ricambiare con una stretta imbarazzata.

«Io… non capisco perché ti preoccupi tanto…» mormorò Minjae con la voce ovattata dal petto ampio del ricciolo.

«Perché…» tentennò, abbassando lo sguardo su di lei. 

Minjae lo stava guardando, seria, con le gote arrossate e le labbra rosee leggermente socchiuse e lui si perse in quei pozzi di onice nera e brillante. Rimasero a fissarsi e Taehyung poté sentire lo scalpiccio del cuore di lei contro il suo torace. Batteva a tempo col suo. 

«Avevo il terrore di perderti. Non volevo perderti proprio il giorno del mio compleanno…» lo disse con la voce bassa e roca, gli occhi fissi sulle labbra di lei, quelle labbra rosa e carnose che si chiedeva che sapore avessero. «Non voglio perderti e basta.»

«Taehyung…»

Le bloccò il mento e si abbassò lentamente, chiudendo gli occhi. La sentì irrigidirsi leggermente tra le sue braccia ma quando le sue labbra incontrarono quelle di lei, sfiorandole appena, Minjae strinse la sua maglietta tra le dita e Taehyung le fece scivolare una mano sulla nuca per inclinarle maggiormente il capo.

Mosse lentamente le labbra contro quelle di lei e quando la sentì ricambiare, abbandonata contro di lui, vi passò delicatamente sopra la punta della lingua. Sapeva quasi di albicocca. Sentì Minjae schiudere le labbra e le fece scivolare la lingua in bocca, stupendosi di quanto fosse piccola e piacevole, mentre le loro lingue iniziavano a scontrarsi quasi con timore. 

Minjae gli si aggrappò alle spalle, stringendo l'abbraccio timido con cui si era avvinghiata a lui e lasciò che Taehyung, con le dita lunghe che le sostenevano la nuca con una dolce pressione, la sorreggesse. Era così incredibile che stesse sognando una cosa del genere, eppure quel bacio sembrava così reale che sentiva distintamente il cuore schizzarle nel petto, come impazzito. Le martellava come un tamburo contro lo sterno, talmente forte da farla ondeggiare. Nelle orecchie le risuonò il suono di una campanella.

“Che tu sia davvero la mia anima gemella? Che sia per questo che mi sono… che mi sono innamorata di te?” avvampò per il pensiero e per la pressione dei denti di Taehyung che le mordicchiava il labbro prima di tornare a giocare con la sua lingua.

Si staccarono lentamente, come se nessuno dei due volesse interrompere quel bacio dolce e profondo, entrambi col fiatone. Minjae riaprì lentamente gli occhi e incontrò lo sguardo penetrante di Taehyung. Per un attimo ebbe paura che le ginocchia cedessero davvero quando vide il volto perfetto di lui aprirsi in uno dei sorrisi più caldi e belli che qualcuno le avesse mai rivolto, la mano di lui che le carezzava dolcemente una guancia. Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo. 

«Oppa… » mormorò, sconvolta e ancora col fiato corto. Non riusciva a pensare e tra le mille domande assurde che le vagavano in testa, la prima ad abbandonare le sue labbra fu quella più stupida. «Quand'è il tuo compleanno?»

«Il trenta dicembre.» rispose Taehyung con un sorriso furbo. Si chinò nuovamente a sfiorare le labbra di lei. «E credo davvero che tu sia la mia anima gemella Minjae. Ho sentito una campanella suonare per tutto il tempo mentre ti cercavo… ha suonato anche quando ti ho baciata.» le scostò una ciocca di capelli scuri dal volto, incastrandola gentilmente dietro un orecchio arrossato di lei.

«Oh… anche… anche io.» mormorò Minjae abbassando lo sguardo, l’emozione le stava facendo tremare la voce anche se si chiedeva come fosse possibile che fosse già il trenta di dicembre. Le labbra morbide di lui, che le lasciò un bacio lieve e appena accennato, la distrassero dal pensiero. Sentiva ancora la campanella, le trillava in un orecchio con un suono cristallino e carico di felicità. Il cuore continuava a battere, impazzito, e Minjae richiuse gli occhi per sollevarsi sulle punte dei piedi. Voleva di nuovo baciarlo, sentire il sapore di cannella di lui. Incontrò le labbra di Taehyung e un intenso dolore al petto le fece strizzare gli occhi con forza. Per qualche motivo che non capiva si sentiva svenire.

Portata dal vento la voce di Lana del Rey ricominciò a intonare la preghiera per un ultimo bacio in una malinconica estate.

Taehyung rafforzò la stretta sul corpo di Minjae, sorridendo contro le labbra di lei mentre le esplorava di nuovo la bocca con la lingua in un bacio dolce ed esigente. “Voglio dartelo davvero questo bacio, non solo qui, nei sogni. Voglio assaporare sul serio questa piccola albicocca.” Si scostò lievemente per riprendere il respiro e tornò a mordicchiarle le labbra, la lingua piccola e calda di lei che si muoveva a ritmo, intrecciata alla sua in una lenta danza.

Taehyung sentì il corpo di lei farsi improvvisamente più pesante, la presa sulle sue spalle indebolirsi. La sostenne quando le gambe le cedettero. Riaprì gli occhi di scatto.

«Minaje stai bene?» chiese, appena prima che lei si abbandonasse del tutto tra le sue braccia. Era pallida, con gli occhi chiusi e il respiro pesante. Le labbra avevano assunto un colorito vagamente cianotico e il sudore le imperlava la fronte, come se lei fosse febbricitante.

«Minjae, rispondimi, ho bisogno che mi dici come trovarti, a Seoul. Devo dirti una cosa.» la scosse leggermente, una punta di urgenza e panico nella voce. La paura gli aveva fatto contrarre le viscere. Le braccia di Minjae gli scivolarono lentamente via dal collo e Taehyung fu costretto a inginocchiarsi per continuare a sostenere il corpo della ragazza, per non farla finire in terra.

Baciami prima di andartene fu l’ultima cosa che disse Lana del Rey prima che un suono gracchiante, come quello di un disturbo elettrico, la interrompesse assieme al trillo allegro della campanella.

Un costante beep, talmente forte, improvviso e violento da far sì che Taehyung portasse di scatto una mano all’orecchio, saturò l'ambiente.

«Minjae… Minjae!» lo sussurrò, nel panico, mentre le accarezzava i capelli e le baciava le labbra. Sentì il corpo perdere peso e la guardò, aspettandosi che si muovesse e riaprisse gli occhi, invece iniziò a vedere il contorno delle sue stesse mani attraverso la figura sempre più trasparente di lei. 

«No Minjae… no, dove vai? Resta! Resta Minjae, resta qui con me… » le lacrime, calde, abbandonarono gli occhi lucidi di Taehyung, attraversarono il corpo impalpabile della ragazza che ancora cercava di stringere tra le braccia e gli si schiantarono sui palmi aperti

Il pallido bagliore dorato che illuminava la base della pagoda svanì, assieme all’ultimo residuo della figura eterea di Minjae, lasciando Taehyung inginocchiato nell’erba sotto la luce gelida della luna.

«MINJAE!»

Taehyung urlò, la voce carica di disperazione, mentre strizzava gli occhi per liberarli dalle lacrime. Quando li riaprì si trovò di nuovo a fissare il soffitto in penombra di camera sua.



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Angolo Autrice
*coff coff* non mi sento di dire altro in proposito di questo capitolo, ma sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate voi.
Non è l'ultimo capitolo, comunque.
Grazie infinite per tutte le recensioni bellissime che mi avete lasciato.
Ci rileggiamo domenica con Blooming!
ILYSM, BORAHE!

 
  
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