Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Memel    28/07/2021    12 recensioni
Ci sono storie che non possono essere cambiate, o aggiustate.
Non importa il numero di cancellature e riscritture, per quanto possiamo impegnarci il finale non cambia.
In questi casi la cosa migliore da fare è abbandonarle, accettare la sconfitta e ricominciare.
Ci sarà sempre una nuova pagina bianca ad attenderci, l’inizio di un nuovo capitolo, di una nuova storia.
~
Tratto dal prologo:
Fu soprattutto Bokuto ad attirare completamente la sua attenzione: imprimeva in ogni azione tutta la potenza che il suo corpo gli permetteva, e la sua passione traboccava da ogni sguardo ed esclamazione durante il gioco.
Sembrava davvero la persona più felice del mondo, intento a fare ciò che più amava e per cui era portato.
Era davvero al posto giusto, nel momento giusto.

[Characters Study / IC / OCxCanon + SideBokuAka]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

O T T O B R E

神無月 

 

 tracks n°32-33-34-35-36-37  
chapter pic

Nori 1 ; 2 ; 3

 

La campanella era suonata da un pezzo, eppure la classe non appariva intenzionata a ritornare ai propri posti, troppo presa da un’euforia palpabile che sembrava riempire la stanza, e che si mescolava alle chiacchere e alle urla più accese e vivaci del solito.

Nori si stiracchiò sulla sedia, guardandosi intorno: l’ora di studio individuale sarebbe iniziata tra poco ma quel giorno sapeva, come tutti i suoi compagni, che le cose sarebbero andate diversamente.

Cercò con lo sguardo Akaashi, seduto un paio di file dopo di lei, e lo vide chino sul libro di storia giapponese, intento a sistemare gli appunti presi l’ora prima.

Si sporse verso di lui, cercando di attirare la sua attenzione, ma in quel momento Fujiwara Endo, capoclasse della 2-6, si diresse verso la cattedra, cominciando a riempire in silenzio la lavagna dietro di lui.

“Sapete tutti che abbiamo solo un’ora per decidere, quindi vi chiedo di prendere posto così da poter dare inizio alla prima assemblea del Festival della Cultura!” disse con tono solenne, voltandosi verso i compagni che nel frattempo avevano cominciato a tornare ai propri banchi

Era finalmente arrivato quel periodo dell’anno: il mese che anticipava la festa del Bunkasai, quella parentesi scolastica tipicamente giapponese che Shikako non aveva mai vissuto ma di cui era sempre stata affascinata.

“Come potrete ricordare, l’anno scorso abbiamo tenuto una mostra fotografica dove, insieme alle foto scattate assieme, abbiamo anche esposto alcune tavole realizzate durante l’ora di arte, grazie al supporto della professoressa Harada e di alcuni club. Ma quest’anno le cose saranno diverse… dobbiamo puntare in alto!” esclamò, scrutando con sguardo infuocato le file di studenti davanti a lui “Inizieremo con il raccogliere le proposte per poi passare alla fase di votazione. Ueda-san segnerà le idee sulla lavagna e conterà i voti raccolti” concluse, scambiando uno sguardo d’intesa con Ueda Sayuri, vice-capoclasse, che nel frattempo aveva preso posto vicino a lui 

Dopo pochi istanti le prime timide mani si levarono, rompendo la momentanea tensione scesa tra i banchi, e dopo appena una decina di minuti il chiasso aveva ripreso a regnare sovrano, con gli studenti che avevano cominciato a commentare e urlare le proprie proposte mentre Fujiwara e Ueda tentavano di tenerli a bada e stare al passo con quello che veniva detto.

“Potremmo fare un banchetto di crepes e waffle! Attirano sempre un sacco di ragazze!!”

“Matsuda-san, sei sempre il solito pervertito! E poi lo fa già ogni anno la classe 2-4!”

“E se allestissimo uno stand di divinazione? Potremmo leggere i tarocchi e predire il futuro alle coppie!”

“Mmm l’anno scorso Matsumoto-sensei ce lo aveva sconsigliato perché si creano troppe file…”

“Ci sono! Un maid cafe! A tema fantasy o cosplay magari!”

“Lo fa già una classe del terzo anno! Piuttosto, se creassimo degli stand fotografici kawaii dove potersi scattare delle foto ricordo?”

“Arimi-chan, così sarebbe troppo simile a quello che abbiamo fatto l’anno scorso!”

Nori tentò di ascoltare tutte le proposte avanzate, sentendo dentro di sé farsi sempre più forte la voglia di intervenire, cosa che le capitava molto spesso ultimamente. Aveva smesso di lasciarsi scivolare addosso tutto ciò che le succedeva attorno, e aveva cominciato, invece, ad osservare con maggior attenzione i suoi compagni, le dinamiche della classe, le coppie e i gruppi che si erano formati. 

Era come se fosse tornata dall’estate da poco trascorsa con la voglia di impegnarsi ancora di più per uscire dalla sua bolla, dalla sua comfort zone.

“Un musical!” si sentì dire, la mano tesa, i volti di tutti che, uno dopo l’altro, si voltavano a fissarla, sorpresi

“Shikako-san, ti ringraziamo per la proposta ma non penso sia fattibile, l’anno scorso abbiamo dovuto scartare l’opzione dell’esibizione live proprio perché nessuno sapeva ballare o cantare. Però possiamo segnare la tua idea come recita” le rispose Fujiwara

Akaashi le scoccò un’occhiata leggermente stupita, per poi alzare la mano, attirando gli sguardi sempre più confusi da parte dei compagni, colpiti nel vedere i due studenti più taciturni della classe così propositivi.

“Anche io voto per il musical”

“Akaashi-san, come ho già detto non possiamo seguire questa strada, ma registreremo anche la tua proposta come recita” replicò Endo, facendo cenno a Ueda-san di segnare i due voti

“Anche io propongo la recita!”

“Sì! Così sbaraglieremo sicuramente la concorrenza delle altre classi!!”

“Potremmo portare in scena una storia d’amore!”

“Io e Hidemi possiamo prendere in prestito i materiali del club di arte e fare le scenografie!”

“Posso occuparmi dei costumi! Ho già realizzato diversi cosplay!”

“E se scegliessimo una storia di samurai ispirata al teatro No?”

La proposta avanzata da Nori, e poi supportata da Keiji, aveva catturato subito il favore e l’approvazione di tutti. Tanto che dopo pochi minuti le votazioni vennero chiuse e all’unanimità si decise di mettere in scena uno spettacolo.

“Bene, ora che la questione legata alla scelta dell’attività è conclusa possiamo discutere dell’opera da rappresentare” disse Endo, cercando di riportare un po’ di silenzio e ordine nell’aula

Di fronte a quella scelta la classe esplose nuovamente, e tra il baccano generale Nori captò i nomi di alcune famosissime opere che aveva visto adattare fino alla nausea e pregò che nessuno osasse proporre cose come Cenerentola o…

“Romeo e Giulietta!” esclamò Arimi, mentre la maggioranza delle ragazze in aula si profuse in applausi e gridolini, sotto gli occhi esterrefatti e arresi dei ragazzi

Shikako si abbandonò sullo schienale della sedia con un sospiro: proprio non capiva l’ossessione per una storia tanto triste, soprattutto quando c’erano così tante opere interessanti tra cui scegliere.

“Scusate, ma lo scorso anno la sezione 3-1 ha portato in scena Cappuccetto Rosso, e ha riempito la sala solo perché la parte del lupo era stata affidata al capitano della squadra di calcio. Secondo me se quest’anno vogliamo davvero spiccare tra tutte le classi dobbiamo proporre qualcosa di interessante e insolito!” disse la ragazza seduta di fronte a Nori, Kaneko Ume

“E che cosa proponi, Kaneko-san?” le chiese Fujiwara, mentre la classe sembrava schierarsi dalla parte di Ume, commentando eccitata il suo intervento

“Bè, non penso di essere io la persona più adatta per rispondere a questa domanda. Ma so chi può darci una mano…” rispose, voltandosi verso Shikako e sorridendole

“Ehhh?!” esclamò quest’ultima, non appena ebbe realizzato dove Ume volesse andare a parare

“Nori-san?!”

“In effetti ogni settimana si porta dietro un libro o un manga diverso!”

“L’altro giorno l’ho sentita parlare di film con Akaashi-san e sembrava che se ne intendesse davvero!”

“Forse potrebbe creare una storia originale per la nostra recita!”

Nori ascoltò le voci dei compagni che nel frattempo si erano girati a fissarla, in attesa di una sua reazione, ma sentì che il coraggio che poco prima l’aveva spinta ad intervenire l’aveva ora abbandonata, lasciandola come paralizzata.

Prese un respiro profondo e tentò di scacciare il panico che l’aveva impossessata.

“P-posso provare a buttare giù qualche idea...” si sforzò di dire, alzando lentamente lo sguardo sui volti che la scrutavano in attesa

La classe esplose in un boato di approvazione, mentre Akaashi si voltò verso di lei e senza aggiungere nulla le fece la V di vittoria, consapevole di quanto quella frase le fosse costata, e anche Ume le sorrise, alzando i pollici festante.

Quel pomeriggio mantenere la concentrazione durante gli allenamenti fu più dura del previsto per Nori.

Inciampò nel cesto dei palloni, si rovesciò una borraccia non chiusa bene addosso e venne persino richiamata dal coach Yamiji per essersi quasi presa una palla in faccia, nonostante i ripetuti avvertimenti, venendo salvata in extremis da Komi.

“Sbaglio o oggi sei più tra le nuvole del solito?” esclamò Yukie con un ghigno divertito stampato in viso, prendendo posto sulla panchina accanto a lei “Pensavo che ora che tu e Bokuto state finalmente ins-“ 

“Shhh sei pazza!? Ti ricordo che mi hai promesso che non ne avresti parlato qui!” esclamò Shikako arrossendo, sporgendosi per tapparle la bocca

“Eeeh? Ma dai timidonaaa, tanto erano settimane che scommettevamo su chi di voi due tonni si sarebbe fatto avanti per primo! Io e Kaori ci eravamo anche messe d’accordo per chiudervi negli spogliatoi e farvi parlare, visto che non ce la facevamo più a vedervi così mogi e depressi!”

Nori gli diede le spalle sbuffando, fingendosi offesa.

“Daiii, racconta alla tua senpai che cosa è successo… tanto lo sai che ti faccio sputare il rospo in un modo o nell’altro!” la stuzzicò, toccandole i fianchi e facendola sobbalzare

“Yukippeee! Lascia stare Nori-chin!” esclamò Bokuto, approfittando di un momento di pausa per allontanarsi dal campo e capire cosa stesse succedendo

“Sennò che cosa fai?” lo stuzzicò lei, stringendo a sé Shikako, mentre Kotaro sbuffava e si lamentava contrariato

Nori si sfilò dall’abbraccio soffocante di Yukie, lasciandosi alle spalle il loro diverbio infantile e dirigendosi verso Akaashi.

“Penso di essermi cacciata in un bel casino…” borbottò, abbassando lo sguardo e appoggiandosi stancamente alla rete

Lui si voltò a guardarla, togliendosi l’asciugamano sudato dal viso e riflettendo sulla scena di quella mattina.

“No, penso invece che tu sia stata coraggiosa. Può sembrare una sciocchezza ma so che per te l’aver accettato una responsabilità simile è un bel passo avanti, Nori-san”

“Dici? In fondo mi sembrava davvero brutto rifiutare… e in più devo ammettere che l’idea mi incuriosisce un po’. Certo, non ho mai seriamente scritto nulla di mio, ma mi è sempre piaciuto studiare e analizzare le sceneggiature dei film che vedevo. Però da qui a doverne scriverne una, anche se parliamo sempre di una recita scolastica, c’è un abisso ed io… ecco, ho paura di non essere all’altezza delle aspettative della classe” confessò finalmente 

Keiji la fissò, soffermandosi su quelle parole, leggermente spiazzato da quell’inaspettata confessione: in fondo sapeva bene che cosa voleva dire non sentirsi all’altezza, non avere fiducia nelle proprie capacità e perdersi in continui paragoni e paranoie.

Eppure sentire Nori mettere nero su bianco quelle sensazioni, che per anni lui stesso aveva provato e continuava tuttora a provare, gli fece piacere, lo fece sentire grato della confidenza e della fiducia che ora riponeva in lui, e gli sottolineò ancora una volta i passi avanti e le prese di consapevolezza che la ragazza conosciuta solo qualche mese prima stava compiendo, giorno dopo giorno.

“Se può esserti d’aiuto puoi contare su di me per la fase di revisione, una volta che avrai pensato a cosa scrivere”

“Davvero? Sarebbe perfetto! Anzi, se per te va bene pensavo di organizzare un pomeriggio di brainstorming a casa mia. Buttare giù qualche idea non è un problema, ma ho bisogno di qualcuno che sappia frenarmi e indicarmi cosa sia fattibile o meno. Anche Kaneko-san si è resa disponibile, a quanto pare è una fan del teatro Kabuki e del Takarazuka!”

Akaashi annuì, per poi trasalire nel vedere la faccia di Bokuto spuntare alle spalle di Shikako.

“Nori-chan, di cosa state parlottando? Oggi continui a ignorarmi!” mugugnò Kotaro, facendola sussultare

Lei si voltò a guardarlo, divertita dalla sua solita impazienza e drammaticità, per poi avvicinarsi pericolosamente a lui, che di fronte a quella mossa imprevista si paralizzò, arrossendo sempre più.

“Stiamo parlando del Festival della Cultura, baka, e dato che vogliamo evitare che si sparga la voce io e Akaashi non diremo nulla a nessuno, te compreso, ok?” gli sussurrò ad un centimetro dalla sua faccia

Anche Bokuto aveva i suoi punti deboli, anzi, secondo Keiji ne possedeva addirittura 37. Ma ce n’era uno che Shikako aveva scoperto da poco: si imbarazzava moltissimo quando veniva preso in contropiede, soprattutto quando lei reagiva diversamente dal solito di fronte alle sue richieste e scenate. Bastava avvicinarsi e abbassare il tono della voce ad un sussurro per farlo sciogliere come un cubetto di ghiaccio al sole. 

Lo lasciò riprendersi e tornò a rivolgersi ad Akaashi, che aveva seguito la scena senza fiatare, colpito nel vedere Kotaro imbambolarsi per così poco.

“Allora è deciso, ne parlo anche con Kaneko e ti scrivo appena decidiamo il giorno!” 

 

*

 

Sistemai ancora una volta i cuscini e controllai di aver messo abbastanza penne e quaderni sul tavolino, tutto pur di placare l’ansia che mi tormentava. E per evitare di controllare e rileggere per l’ennesima volta il fitto blocco di appunti abbandonato sulla mia scrivania, che nei giorni precedenti avevo riempito di idee e frasi sparse, presi in mano il telefono, scorrendo lo schermo distrattamente, finché non iniziò a vibrare.

“Hey, hey, hey Nori-chaaan!” 

“Bokuto? Non dovevi vederti con Kuroo oggi?” risposi, sdraiandomi sul letto, contenta di poter staccare per un po’ la testa e allontanarmi dai miei pensieri

“Sì, ma alla fine gli ho dato buca perché pensavo che ci saremmo visti...” bofonchiò lui, con voce abbattuta e lamentosa

“Eeeh? Ma te l’ho ripetuto cento volte che oggi pomeriggio io, Akaashi e una nostra compagna di classe ci siamo messi d’accordo per buttare giù alcune idee per la nostra recita! Oggi era l’unico giorno possibile visto che tra gli allenamenti e le amichevoli dei prossimi weekend non avremo altri fine settimana liberi per un po’!” 

“Lo sooo, ma tra i preparativi per il festival, gli allenamenti e gli impegni a scuola non ti ho vista per niente ultimamente!”

“Ci vediamo tutti i giorni in palestra!” gli risposi, sorridendo all’idea del broncio che doveva avere in viso

“Quello non conta! Io intendo da soli!!” esclamò concitato

Sentii il viso diventare bollente, mentre annaspavo alla ricerca delle parole giuste per rispondergli. Effettivamente era dal suo compleanno che non eravamo riusciti a vederci al di fuori del club e della scuola, fatta eccezione per quei pochi momenti rubati durante il tragitto verso casa e la pausa pranzo. Non ero capace di essere onesta come lui e confessarglielo, ma anche io fremevo dalla voglia di riprendere le cose da dove le avevamo lasciate.

“Ma ci sentiamo tutte le sere, no? Ieri notte mi hai tenuto sveglia fino all’una per parlare di quegli stupidi video che ti ha mandato Konoha!” borbottai, cercando di cambiare argomento e di mascherare l’imbarazzo nella mia voce

“Ma al telefono non vale, anzi è peggio! Sentire la tua voce mi fa venire ancora più voglia di vederti! È una tortura!!” brontolò esasperato

Allontanai lo schermo dal viso, sentendomi avvampare: come faceva a scombussolarmi sempre così? 

Ma quella volta non volevo lasciar cadere la cosa, e decisi quindi di stare al gioco.

“E sentiamo, che faresti se ora fossi qui con me?” lo stuzzicai, trattenendo il respiro

“Eh?! B-Bè…” balbettò, la voce che tradiva un crescente imbarazzo

Avevo forse esagerato?

“Stavo scherzando Kot-“

“… ti abbraccerei tenendoti stretta stretta, e poi affonderei il viso nei tuoi capelli e…”

“Noriii, sono arrivati i tuoi compagniii!” sentii mia nonna urlare dall’ingresso

Caddi dal letto come una pera cotta, sentendo il respiro morirmi in gola, accorgendomi solo dopo qualche istante che per lo spavento avevo chiuso il telefono in faccia a Bokuto. Mi toccai le guance roventi e tentai di darmi una calmata: come era venuto in mente a quell’idiota di dire certe cose? 

Ma in realtà, sotto sotto, sapevo che una parte di me moriva dalla voglia di conoscere il resto di quella frase.

“Va tutto bene? Tua nonna ci ha detto di salire” disse Akaashi guardandomi con sguardo interrogativo, entrando in camera

“Eh? Oh sì va tutto bene!” risposi prontamente, cercando di darmi un contegno e di mettere da parte certi strani pensieri

“Nori-chan! Che bella la tua stanza!” esclamò Kaneko, facendo capolino dietro Keiji

Passammo le ore successive ad analizzare una ad una le idee che mi erano venute in mente e che mi ero segnata nei giorni scorsi: volevamo cercare di fare qualcosa che accontentasse tutta la classe, che fosse romantico ma non sdolcinato, ricco di avventura e azione ma con una trama facile da seguire. Una storia che potessero conoscere e comprendere tutti, ma che allo stesso tempo fosse in grado di stupirli. 

Un’impresa tutt’altro che semplice insomma.

“Bene, togliendo anche questa proposta rimaniamo con due alternative” dissi, sospirando e allungandomi sul tavolino per finire l’ultimo sorso di te, ormai freddo, rimasto

“Quindi, da una parte una rivisitazione di Alice nel Paese delle Meraviglie ambientata in epoca Meiji, con protagonisti i personaggi del folclore giapponese, e dall’altra una versione di Romeo e Giulietta che si intreccia alla leggenda dei due sfortunati innamorati che si trasformarono in alga marimo sul lago Akan, diventando un simbolo di amore eterno” riassunse Akaashi, sistemando gli appunti presi

Avevamo deciso di comune accordo che riprendere e riadattare un classico era la strada migliore da seguire, perché per quanto l’idea di scrivere qualcosa di completamente originale mi affascinasse stavamo comunque parlando di una recita scolastica: portare qualcosa di troppo azzardato e originale era rischioso. 

Inoltre non avevo mai scritto nulla di serio, se escludiamo gli svariati diari che avevo tentato di portare avanti negli anni, e le note e le indicazioni che a volte mi capitava di prendere dopo l’ennesima maratona di film o serie tv.

Scrivere in fondo mi aveva sempre incuriosito, ma tra la pallavolo e la scuola il tempo per poter approfondire questo interesse era sempre stato praticamente nullo. La fotografia, al contrario, era più semplice da portare avanti: non dovevo metterci la testa, era qualcosa di più istintivo, quasi uno sfogo.

Un modo per prendere le distanze dalla realtà che vivevo, uno strumento per scivolare oltre la quotidianità che mi vedeva protagonista, e mettere a fuoco qualcosa di diverso, nuovo ed eccitante.

Non era altro che una fuga, un breve ma piacevole passatempo attraverso cui racchiudere attimi di felicità e momenti destinati a diventare presto preziosi ricordi.

Nulla di più, nulla di meno.

Ma sentivo che non mi bastava: avevo bisogno di uno stimolo più forte per colmare il vuoto che gli anni di pallavolo avevano lasciato in me. 

Ed ero pronta a mettermi alla prova per scoprire se la scrittura potesse essere la risposta che cercavo.

“Io voto per la prima opzione!” esclamò Kaneko, afferrando un senbei dal piattino di fronte a me, distogliendomi dal mio flusso di pensieri

“Concordo con Kane-, emh, Ume-chan!” risposi, vedendola sorridere compiaciuta

Era strano come non avessimo mai avuto modo di parlare in tutti quei mesi nonostante fossimo sedute così vicine. In effetti, tra le attività come manager con Yukie e Kaori e le pause pranzo con Akaashi e Bokuto, passavo poco tempo con i miei compagni di classe, limitandomi a qualche chiacchiera di circostanza durante le ore di studio individuale e i momenti di pulizia collettiva. Eppure Ume mi aveva sempre incuriosito: la vedevo spesso leggere pile di manga, o guardare video che la facevano scoppiare a ridere ed attirare gli sguardi confusi della classe, e mi aveva come dato l’impressione di essere una persona spigliata, divertente e che non si faceva troppi problemi a dire quello che pensava. 

“Se devo essere sincero anche io propendo per la prima proposta, ha tutte le caratteristiche che ci siamo posti, eccetto la storia d’amore…” suggerì Akaashi, alzando lo sguardo dal quaderno 

“Uhm, e se Aiko decidesse di seguire la volpe bianca Kitsune perché lo vede nella sua forma umana e se ne innamorasse a prima vista?” proposi, immaginando l’evolvere della trama nella mia testa

 “Oh sì! E magari alla fine lui potrebbe accorgersi di ricambiare i suoi sentimenti e salvarla dalla Yuki-Onna, la regina degli yokai!” esclamò Kaneko, battendo le mani emozionata all’idea

“Sì, potrebbe funzionare” disse Akaashi, segnandosi le ultime idee che avevamo discusso

Era ormai sera quando sospirammo soddisfatti dei progressi compiuti: avevamo buttato giù la trama a grandi linee, fatto una lista dei personaggi corredata da una breve descrizione, e scelto, dopo lunghe discussioni, il titolo dello spettacolo.

Ora toccava a me: avrei scritto il copione nelle prossime settimane, poi lo avrei passato ad Akaashi, che si sarebbe occupato della parte di revisione e di editing del testo, mentre infine Ume avrebbe dato un giudizio sincero sulla sceneggiatura prima di sottoporla alla classe.

Li accompagnai alla porta sbadigliando stanca, ma anche sorridendo felice per quel pomeriggio produttivo. Le ore mi sembravano come volate e non vedevo l’ora di mettermi al lavoro e scrivere le prime battute e scene.

Non feci in tempo a salire in camera che il campanello suonò, facendomi tornare indietro controvoglia.

“Vado io, obaasan!” esclamai, sporgendomi per aprire la porta

Certo non mi aspettavo di trovarmi di fronte il volto corrucciato e mogio di Bokuto.

“E tu che ci fai qui?” dissi, sorpresa nel vederlo

“Bè, mi sono preoccupato quando mi hai chiuso il telefono prima, così ho chiesto ad Akaashi di scrivermi non appena avevate finito… ed eccomi qua!” mi rispose con un sorriso tirato, tradendo però un certo imbarazzo

Mi ero completamente dimenticata di quel dettaglio: effettivamente poteva aver pensato di aver detto qualcosa di sbagliato e che ci fossi rimasta male.

Sorrisi, provando un misto di tenerezza e dolcezza verso quel bambinone così emotivo e suscettibile.

Mi infilai le scarpe e afferrai la tracolla appoggiata a terra.

“Nonna esco un secondo, ti serve qualcosa?”

“Se passi dal konbini prendi un po’ di carne, stasera volevo fare il katsudon!”

Mi chiusi la porta alle spalle e solo allora, con passo incerto, mi sporsi verso di lui, nascondendomi tra le sue braccia, che dopo qualche secondo di stupore si chiusero intorno a me.

Lo sentì ghignare e alzai leggermente il viso per scoccargli un’occhiataccia.

“Perché ridi?”

“Forse dovrei farti arrabbiare più spesso!” esclamò, sorridendo divertito, stringendo la presa su di me e chinando la testa, fino ad affondare il viso tra i miei capelli

“Baka, non sono mica arrabbiata…” borbottai 

Capii che stava ridacchiando quando avvertii il suo respiro insinuarsi sul mio collo e un brivido mi fece arretrare di scatto, mentre nella mia testa echeggiava la frase che mi aveva detto qualche ora prima.

“Nori-chin!!” brontolò, indispettito dalla mia fuga

“Su, accompagnami a fare la spesa” dissi, dandogli le spalle per non incrociare il suo sguardo, e con uno sforzo allungai una mano, tesa nella sua direzione

“Sei arrossita Nori-chan? Che cariiinaaa!” esclamò, intrecciando le mie dita ghiacciate nelle sue bollenti, mentre si chinava per guardarmi in viso

“Se non la smetti non chiedo a nonna il permesso di farti fermare a cena” lo minacciai

“Eeeh?! Ma non è giusto! Sai che adoro il modo in cui cucina la carne! Il tonkatsu del tuo ultimo bento era suuupeeer!” protestò, preso dal panico

“Dai muoviti zuccone, o non ne troveremo più in offerta!” lo strattonai, sforzandomi di non scoppiare a ridere

Da quel giorno la mia mano prese a scivolare sempre più spesso in quella di Kotaro non appena eravamo soli: nel tragitto verso casa, in metro, o semplicemente in alcuni momenti rubati durante le nostre giornate sempre troppo piene.

Era un gesto semplice, quasi banale, eppure divenne il mio modo per tenere a bada la sua irrequietezza, per calmarlo e ricordargli che ero lì con lui, nonostante tutti i nostri impegni e doveri. Anche se dentro di me sapevo che era tutta una scusa per mascherare la mia crescente voglia di tenerlo vicino a me appena potevo.

 

*

 

“Finalmente un po’ di calma e silenzio!” sussurrò Shikako tra sé e sé, stiracchiando i muscoli del collo teso e fissando la pagina bianca che aveva davanti

Le ultime settimane erano davvero volate tra i preparativi per il festival culturale, gli allenamenti della squadra e i restanti impegni scolastici, e ora le rimanevano solo pochi giorni per ultimare il copione dello spettacolo, ma quell’ultima scena d’amore proprio non c’era verso di riuscire a scriverla.

Cercare di ritagliarsi un momento per pensare e riflettere era sempre più difficile tra il caos che regnava a tutte le ore in classe, dove ognuno cercava di darsi da fare tra scenografie e costumi o ripassando costantemente la propria parte, e la tensione dei momenti passati in palestra dietro alla squadra, senza mai un istante libero per poter ritornare con la mente alla storia che le frullava in testa e che attendeva di essere conclusa.

Ma quel pomeriggio avevano stranamente finito le prove in largo anticipo, e per non lasciarsi sfuggire quella ghiotta occasione, più unica che rara, Nori si era subito offerta di mettere in ordine la classe pur di rimanere un’oretta sola con i suoi pensieri.

Dopo le pulizie le erano rimasti tre quarti d’ora scarsi per concentrarsi sul finale prima di fiondarsi agli allenamenti pomeridiani, e non aveva intenzione di sprecarne uno di più.

Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, cercando di svuotare la mente.

Ascoltare la musica la distraeva più che aiutarla, perché era del silenzio che aveva bisogno per poter entrare in quello stato di concentrazione assoluta che le permetteva di materializzarsi dentro la storia che aveva in testa, e di viverla in prima persona.

Dopo qualche istante la penna cominciò a muoversi rapidamente sul foglio, e il rumore dell’inchiostro che si imprimeva sulla carta, riga dopo riga, si mescolò al vento che batteva lievemente sui vetri, diventando l’unica melodia a fare da sottofondo ai suoi pensieri.

Staccò la testa dal quaderno solo quando si rese conto di avere davvero terminato l’ultima scena che le mancava, e soddisfatta si lasciò sprofondare sulla sedia sospirando pesantemente.

“Nori-chiiin! Allora eri davvero in classe! Mi hai fatto preoccupare!!”

Shikako si voltò di scatto, sussultando per quel brusco ritorno alla realtà.

“Cosa? Bokuto che ci fai qui? Oddio no, non dirmi che…” esclamò, scattando in piedi e lanciando uno sguardo alla finestra alle sue spalle, allarmata

“Ma è già buio?! Non ci credo, sono le sette! Ho perso gli allenamenti!” urlò guardando esterrefatta l’orologio sopra la cattedra, per poi afflosciarsi sulla sedia con aria sconfitta, sentendosi tremendamente in colpa

Kotaro si avvicinò osservando incuriosito quella serie di reazioni, secondo lui davvero comiche, cercando di trattenersi dal ridere per evitare di peggiorare le cose.

“Devo andare a scusarmi con il coach Yamiji e Yukie! Non posso crederci che ho finito per saltare gli allenamenti, sono un’idiota!” disse Nori dopo qualche istante di riflessione, rialzandosi risoluta e superando Bokuto a grandi passi, diretta verso la porta

Kotaro fece appena in tempo ad afferrarle il polso e tirarla a sé, ma non si rese conto che in questo modo le aveva fatto perdere l’equilibrio, così si sporse istintivamente in avanti frenando la sua caduta letteralmente di petto.

“Ehi, non sono mica una palla!” borbottò lei, per poi staccarsi da lui “Mi spieghi perché non mi vuoi lasciare andare?” 

“Perché sono già andati tutti via! Akaashi mi ha detto che ti avrei trovata qui così sono venuto a prender-“

“Cosaaa?! Allora devo provare a chiamare almeno Kaori e scrivere un messaggio al coach e-“

“Hey, hey, hey! Non ti devi preoccupare! Oggi abbiamo finito prima visto che siamo tutti stanchi e impegnati con il festival, tu compresa! Akaashi ci ha spiegato che avevi bisogno di lavorare alla vostra recita e sia il coach Yamiji che Yukie hanno insistito per non disturbarti e lasciarti scrivere in pace, capito?” le disse, senza staccare gli occhi da lei per non perdere la sua attenzione

La sentì calmarsi sotto la sua presa, anche se il viso tradiva ancora un’espressione sconsolata e colpevole.

Vederla così lo intenerì, e con un leggero colpo di polso l’attirò nuovamente a sé, circondandole la schiena con il braccio libero.

“Non ti devi sentire in colpa per aver fatto qualcosa che ti rende felice… perché è così che ti stai sentendo ora, vero?”

Lei si limitò ad annuire impercettibilmente, nascondendo poi il viso tra le pieghe della sua divisa.

“Quando trovi qualcosa che ti appassiona così tanto da farti perdere la cognizione del tempo, e che ti riesce anche bene, tutto quello che puoi fare è cogliere quel momento e metterci tutta te stessa!” le disse, ripetendo quelle stesse parole che lo avevano sempre guidato in tutti quegli anni di vittorie e sconfitte “Il 120%, ricordi?” aggiunse, sorridendole

“Non sai neanche se quello che sto scrivendo è una schifezza o meno…” gli rispose lei ironica, smorzando il suo tono stranamente maturo e saggio

“Bè, in effetti hai ragione!” disse lui, con un’espressione esageratamente sorpresa dipinta in viso

“Eh?! Ma non dovresti mica rispondere in questo modo! Dopo quello che mi hai appena detto dovresti dire che hai fiducia in me e cose così!” sbuffò Nori, fingendosi offesa

Lui la strinse più forte a sé, appoggiando il mento sulla sua spalla, ridacchiando per quella reazione.

“Ti impegni sempre in tutto quello che fai… nel prendere appunti durante le competizioni, nell’organizzare gli schemi di tutte le partite, nel convincere qualcuno a guardare i tuoi film preferiti, nel trovare l’inquadratura perfetta per una foto, nell’essere sempre gentile e disponibile verso tutte le persone che ti circondano… perché questa volta dovrebbe essere diverso?” le chiese, con un tono così disarmante che ogni dubbio e incertezza le sembrò improvvisamente sciocco e fuori luogo

Ancora non riusciva a capire come riuscisse a trovare ogni volta le parole giuste per calmarla, per farle ritrovare quella sicurezza e forza di cui aveva spesso disperatamente bisogno.

Non era tanto il contenuto di quelle frasi a stupirla, quanto il tono leggero e allo stesso tempo solenne con cui le rispondeva, come se per lui non ci fossero altre verità possibili al mondo.

Ricambiò la stretta e chiuse per qualche secondo gli occhi, assaporando quel raro momento in cui poteva averlo solo per sé, sentendo la stanchezza e la tensione accumulata in quelle lunghe settimane sciogliersi come neve al sole.

“Visto che sei qua… c’è un’ultima cosa che vorrei fare prima di tornare a casa…” gli disse, staccandosi lentamente da lui

Si diresse verso il suo banco, dove aveva abbandonato gli appunti e le battute dell’ultima scena dello spettacolo scritti quel pomeriggio.

“Mi aiuteresti a rileggere il finale della storia? L’ho steso di getto senza correggerlo e poterlo sentire letto ad alta voce mi aiuterebbe molto” gli chiese, allungandogli alcuni fogli e indicandogli le parti da recitare

“Oya! Ma ci sono un sacco di parole difficili! Questo kanji come dovrei leggerlo? Anzi aspetta… mi è venuta un’idea per calarmi nella parte! Chiudi gli occhi!” esclamò eccitato

“Ehh? Che cosa hai in mente?” domandò lei sospettosa

Ma lui ridacchiando le prese le mani e gliele appoggiò sul viso, costringendola a non seguirlo con lo sguardo mentre si dirigeva verso gli scatoloni che ingombravano la cattedra.

“Okay, ora puoi aprirli” le disse dopo qualche minuto, tornando da lei

Nori batté le palpebre più volte non capendo come reagire di fronte a ciò che le si parò davanti, ma dopo pochi istanti di esitazione scoppiò a ridere fragorosamente, incapace di fermarsi.

“Eeeehiii! Nori-chin!! Non dovresti ridere!!! Vorresti dire che non sto bene così?” sbuffò lui sentendosi preso in giro, afferrando per un pelo la parrucca da geisha in cui aveva tentato di infilare le ciocche ribelli e che continuava a scivolargli

Ma lei non riusciva a staccare gli occhi dalla visione grottesca di Bokuto in versione maiko: si era persino imbrattato il viso con il cancellino sporco di gesso preso dalla lavagna e colorato le labbra e le guance con il burrocacao alla ciliegia che lei teneva sempre nell’astuccio.

Kotaro si limitò a fingersi offeso, senza smettere di atteggiarsi, con molta convinzione, a grande attrice consumata, cosa che rese ancora più difficile smettere di ridere per Shikako.

“Non ce la faccio, devo toglierti questa cosa di dosso altrimenti non riesco a essere seria!” gli disse, tenendosi la pancia, che aveva cominciato a dolerle per le troppe risate, e avvicinandosi a lui per sfilargli la parrucca

Prese poi un fazzoletto dalla tasca della divisa e glielo passò delicatamente sul viso, rimuovendo quella sorta di trucco con cui si era pasticciato la faccia. Fu solo quando sentì il suo sospiro caldo solleticargli le guance che si rese davvero conto della poca distanza che li separava: un brivido la percorse, mentre una strana e piacevole sensazione di tepore l’avvolse, facendole scivolare lo sguardo sulle labbra di Bokuto, rosee e lucide per il burrocacao.

Se avesse voluto sarebbe bastato così poco per cancellare quel misero centimetro che li separava e sentire in bocca il sapore dolce e leggermente acidulo di ciliegia.

“Sarà meglio sbrigarsi, devo ancora riportare alcuni scatoloni nella stanza del club di arte!” esclamò, dandogli improvvisamente le spalle, dirigendosi a grandi passi verso il copione abbandonato sul banco nel tentativo di nascondere il rossore che aveva iniziato a imporporarle le guance

Per quanto lo desiderasse, voleva che quel momento fosse davvero speciale, senza fretta, dubbi o rimorsi, ed era sicura che prima o poi l’occasione perfetta si sarebbe presentata.

O almeno lo sperava.

 

*

 

Mi morsi le labbra e, facendo leva sull’ultimo briciolo di forza rimastomi dopo una notte agitata e insonne, feci scivolare la porta con uno scatto, entrando finalmente in classe. 

Venni accolta dalle chiacchere concitate e disordinate dei miei compagni, che saettavano da una parete all’altra presi dagli ultimi ritocchi o intenti a ripassare ancora una volta le loro battute, mentre le file di banchi, addossati verso il fondo dell’aula, pullulavano di cartelle, borsoni, costumi, trucchi, parrucche e oggetti di scena: il primo giorno del festival culturale era finalmente arrivato e con esso anche il fatidico momento del nostro debutto.

Sentii le ginocchia sul punto di cedermi, ma mi costrinsi a raggiungere la cattedra dove Akaashi e Ume stavano discutendo di alcune modifiche dell’ultimo minuto con Fuwijara e Ueno, i due capoclasse.

“Nori-chan, era ora! Aspettavamo te per consegnare l’ultima versione del copione ad Harada-sensei, visto che a quanto pare devono tenerne una copia in aula insegnanti e approvarla prima dello spettacolo” esclamò Ume, venendomi incontro con aria pimpante

“In che senso? Non l’avevamo già consegnata al professor Takeda?” le risposi, sentendo il panico montare

“Sì ma vogliono avere la versione definitiva, comprese le ultime modifiche che abbiamo fatto ieri. Giusto per poterla inserire nell’archivio della biblioteca una volta concluso il festival” mi spiegò Akaashi con tono come sempre calmo e imperturbabile

Sospirai, cercando di tranquillizzarmi: invidiavo la pace e la spensierata allegria dei miei compagni, ma in situazioni come questa per me era proprio impossibile rilassarmi, era come se mi aspettassi che da un momento all’altro saltasse fuori un problema insormontabile capace di rovinare tutto.

Sentii il telefono vibrare nella tasca della giacca e quasi saltai in aria per quanto ero tesa.

Bokuto non demordeva, da quella mattina non aveva fatto che scrivermi e supplicarmi di passare dalla sua sezione per vedere lo stand che avevano allestito. Sapevo che ci teneva molto visto che nelle scorse settimane si era impegnato duramente per non rivelarmi nulla, uno sforzo non da poco per lui che non sapeva minimamente cosa volesse dire la parola segreto, ma ciononostante non mi sentivo abbastanza tranquilla all’idea di lasciare la classe in questi delicati ultimi momenti di preparativi.

“Ehi Nori-chan, Akaashi-kun, pronti per il grande giorno?” urlò Yukie, appoggiata allo stipite della porta dell’aula, mentre Kaori alle sue spalle le dava una gomitata per farla calmare

“Oh, b-buongiorno!” balbettai vedendole venirci incontro

“Non so come, ma si è sparsa la voce che avete in programma qualcosa di grosso! Ho persino sentito alcuni gruppi di primini organizzarsi per prendere per tempo i posti migliori! Sono sicura che farete il pienone!!” esclamò festante Yukie, dandomi una pacca sulla spalla

Ma quella rivelazione invece di lusingarmi mi fece sprofondare ancora di più nel baratro di ansia e paranoie in cui sguazzavo già da giorni.

“Nori-san va tutto bene? Sei piuttosto pallida” chiese Akaashi con tono preoccupato, sporgendosi per guardarmi meglio

“Eh? Non dirmi che soffri da ansia da prestazione, bakaaa! Allora ho io la soluzione per te! Le tue senpai ora ti portano a fare un bel tour completo del festival così ti distrai un po’!” 

“M-ma devo rimanere… p-potrebbe succedere qualcosa!”

“Cosa vuoi che succeda, ormai la tua parte l’hai fatta! Ora devi pensare a calmarti altrimenti non riuscirai a goderti lo spettacolo!” 

“Ha ragione, Nori-chan! Ti sei sempre resa disponibile a tutte le ore, senza risparmiarti mai, ora pensa a divertirti un po’ prima della recita! In fondo per te è la prima volta, no?” aggiunse Ume sorridendomi, mentre al suo fianco anche Keiji sembrò annuire

“Allora è deciso! Ve la riportiamo presto non preoccupatevi!” strepitò Yukie, prendendomi a braccetto e trascinandomi a forza verso il corridoio pieno di festoni e decorazioni

Passammo le successive ore ad esplorare piano per piano, aula per aula, tutte le installazioni, le mostre e le attività proposte quell’anno dalle diverse classi dell’Accademia Fukurodani, facendoci largo tra le frotte di studenti, insegnanti e genitori che affollavano la scuola.

Ovviamente Yukie si era lasciata il meglio per ultimo, ovvero i banchetti di street food: file e file di stand colorati riempivano il cortile solitamente spoglio della scuola, alternando dolce e salato, mettendo in bella mostra prelibatezze come takoyaki, crepes, waffles, taiyaki, banane ricoperte di cioccolato, mele caramellate e molto altro ancora.

Arrivammo all’ora di pranzo già sazie, nonostante avessi cercato di non mangiare troppo per non dovermene pentire nel pomeriggio.

“Bene, direi che è finalmente arrivato il momento di andare a vedere cosa ha preparato la sezione del nostro capitano, anche se qualche idea ce l’ho già…” disse Kaori, strattonando Yukie nel tentativo di allontanarla dalla macchina dello zucchero filato 

Ero stata talmente presa dai preparativi per lo spettacolo che non mi ero nemmeno soffermata a riflettere su quale potesse essere la famosa sorpresa che Bokuto non aveva smesso di menzionare, e a tratti di lasciarsi scappare, negli ultimi giorni.

“Vedrai, ti piacerà un sacco!” mi disse Yukie prendendomi per mano e aumentando il passo

L’entrata della classe 3-2 era incorniciata da una ghirlanda di rose di carta dai toni pastello e poco oltre la porta intravidi anche un tavolino sul quale era appoggiato un cartellone che riconobbi essere un menù.

“Oh, quindi sono loro la sezione delle terze che ha deciso di fare un caf-“

Ma non riuscii a terminare la frase perché quello che vidi una volta superata la soglia dell’aula mi lasciò senza parole.

“N-non ci posso credere!” mormorai dopo qualche istante di stupore, strabuzzando gli occhi 

Eppure era tutto vero: c’erano davvero una ventina di ragazzi vestiti da neko maid, con tanto di orecchie da gatto e coda, di fronte a me!

Sembrava di essere in uno di quei locali molto kawaii che avevo spesso visto a Shinjuku ma in cui non avevo mai avuto il coraggio di entrare.

“Nori-chin! Alla fine sei venuta!!” 

Mi voltai e mi ritrovai davanti Bokuto, stretto in un completo da maid di qualche taglia troppo piccola, le mani infilate in soffici guanti pelosi simili a delle zampe, al collo un grosso fiocco rosa legato ad una piccola campanella che non smetteva di dondolare.

“Allora? Ti piace, nyan?” mi chiese, avvicinandosi furtivamente e facendo una piroetta per mettere in mostra il suo buffo travestimento

Sentii che non sarei riuscita a trattenermi oltre: indietreggiai con un balzo e, nascondendomi dietro Kaori, scoppiai finalmente a ridere, seguita a ruota da Yukie. 

“Oya? Non ti piaccio? Ero convinto che i gatti ti piacessero! Ho provato a proporre un costume da gufo ma nessuno mi è stato a sentire…” mugolò Kotaro con sguardò afflitto e sconsolato

Non era proprio il caso che Bokuto entrasse in emo-mode in pieno festival, pensai, dovevo assolutamente fare qualcosa per evitare il peggio!

“Oi, oi, oi a quanto pare ti sei arreso alla supremazia felina, eh?” disse una voce a noi familiare, facendoci voltare

Un gruppetto di studenti del Nekoma capeggiato da Kuroo aveva appena fatto il proprio ingresso nella stanza, ridendo e lanciando occhiate allusive ai tavoli affollati di ragazze. Guardando meglio notai altri volti conosciuti fare capolino alle spalle di Tetsuro, tra cui quello di Lev, Yaku e Yamamoto.

“Kuroo? Che ci fai qua? Non siete occupati con il vostro festival?” chiese Kotaro, sinceramente sorpreso di vedere l’amico lì

“Bè, diciamo che pur di vederti conciato così ho sacrificato volentieri la pausa pranzo” rispose lui con un ghigno divertito, cominciando a scattargli una foto dopo l’altra

Kotaro non appena lo vide tirare fuori il cellulare stette subito al gioco, mettendosi nelle pose più buffe ed equivocabili possibili.

Mi aggrappai nuovamente a Kaori nel tentativo di soffocare l’ennesima risata.

“Oh, Nori-chan, non ti avevo vista! Perché ti nascondi? Tranquilla, non ho alcuna intenzione di rubarti Bokuto!” disse Tetsuro, sorridendomi malizioso

Feci un passo avanti, lanciandogli la peggior occhiataccia possibile.

“Ehi Kuroo! Lascia in pace Nori-chin!! Non deve agitarsi, questo pomeriggio la sua classe ha uno spettacolo da portare in scena!” esclamò Kotaro, parandosi tra di noi 

“Oh! Non lo sapevo… che peccato, mi sarebbe piaciuto poterlo vedere!” esclamò, mostrandosi sinceramente sorpreso “Bè, ti auguro buona fortuna!”

Lo guardai sospettosa, sforzandomi di non cedere a quell’improvvisa dimostrazione di gentilezza.

“Bè, sarà meglio che cominciamo a prendere posto e ad ordinare visto che abbiamo i minuti contati e un bel pezzo di strada ad attenderci al ritorno!” aggiunse poi, voltandosi per alzare la gonna a Bokuto ed attirare così la sua attenzione

“Ehi così mi rovini il costume! E comunque non posso aiutarti, tra poco comincia la mia pausa e non vedo proprio l’ora di togliermi questo vestito aderente di dosso!” gli rispose lui

“A-aspetta… prima di toglierlo… p-posso farti una foto anche io?” borbottai imbarazzata

In fondo un’occasione del genere non mi sarebbe più capitata… forse.

Bokuto mi guardò con gli occhi che gli brillavano, un’espressione compiaciuta e al contempo stupita stampata in viso, mettendosi subito in posa senza farselo ripetere due volte.

Dopo quel breve siparietto Yukie e Kaori ci salutarono e tornarono verso le loro rispettive sezioni, mentre invece il gruppetto del Nekoma prese posto nel maid cafe e si preparò ad ordinare.

Decisi così di aspettare in corridoio che Kotaro si cambiasse e mi raggiungesse.

Lanciai un’occhiata veloce al telefono, scorrendo i messaggi per accertarmi che stesse filando tutto liscio.

Hey, hey, hey, Nori-tan sei pronta per un giro completo del festival con il sottoscritto?” esclamò Bokuto, spuntando alle mie spalle

“Veramente ho già visto tutti gli stand e le attività delle classi prima di venire qui, anche se…” gli risposi, tirando fuori il dépliant dell’edizione di quell’anno per controllare se avessi saltato qualcosa “…in effetti c’è un posto che ancora mi manca…”

“Sì? Quale?”

“La casa infestata della sezione 1-4”

“Ah”

“Non ti va?”

“C-certo che mi va! Su andiamoci!!” 

Ma quell’entusiasmo mi apparve subito forzato, in fondo ormai sapevo bene quanto Bokuto fosse un pessimo attore.

Aveva forse paura dei fantasmi?

“Se ti spaventi ti puoi attaccare a me, va bene Nori-chin?” mi disse, gonfiando il petto, quando dopo qualche minuto di fila i ragazzi all’ingresso ci fecero segno di poter entrare

Non appena la tenda ricadde alle nostre spalle, e il buio completo ci avvolse, gli afferrai la mano senza alcuna esitazione, perché non mi vergognavo affatto a mettere in chiaro quanto fossi fifona.

Lui ricambiò la mia stretta ridacchiando, ma dopo qualche istante il primo di una serie di urli raccapriccianti squarciò il surreale silenzio che ci circondava, facendoci saltare entrambi in aria. 

Ma a spaventarmi maggiormente furono le grida terrorizzate di Kotaro, che per lo spavento si appiccicò come una ventosa a me, impedendomi di muovermi e rifiutandosi di andare avanti.

“Ma non possiamo rimanere qui! Dobbiamo uscire!!” gli dissi, cercando di convincerlo

Alla fine, dovetti trascinarlo a peso morto per la restante parte del percorso, mentre i suoi strilli acuti mi perforavano i timpani e le sue braccia non la smettevano di stritolarmi e arpionarsi alla mia povera schiena.

“Potevi dirmelo prima che avevi paura, baka!” strepitai, scollandomelo finalmente di dosso una volta raggiunta l’uscita

Ma lui sembrò non sentirmi, lo sguardo spiritato, il volto pallido e provato.

Lo lasciai riprendere e ne approfittati per dare l’ennesimo occhiata al cellulare.

Ma quello che vidi mi fece accapponare la pelle più di tutti i fantasmi e i mostri che mi ero appena lasciata alle spalle: dieci chiamate perse di Ume e tre di Akaashi.

Sentii il cuore in gola mentre con mano tremante tentavo di richiamarli. 

“Nori-chin?! Dov’eri finita?! È successo un disastro! Sato-san, la nostra volpe bianca, è chiuso in bagno da mezz’ora e sembra non essersi ancora ripreso! Suzuki-chan mi ha detto che lo ha visto ingozzarsi di takoyaki in pausa pranzo e ora penso proprio che sia fuori gioco!” mi rispose con tono seriamente allarmato Kaneko-san, facendomi rabbrividire

Non c’era altro tempo da perdere, dovevo tornare da loro e pensare subito ad una soluzione.
 “Mi dispiace ma devo proprio scappare, ho un’emergenza!” urlai a Bokuto prima di scattare come un fulmine in direzione della mia classe, pregando di non incappare in qualche professore pignolo proprio in quel momento

Una volta arrivata mi aggrappai allo stipite della porta nel tentativo di riprendere fiato, mentre con lo sguardo cercavo di individuare Akaashi nel caos che regnava nell’aula. Lo vidi intento a discutere con Fujiwara e Ueno e con un ultimo sforzo li raggiunsi, sperando che la situazione si fosse nel frattempo risolta.
 “Nori-san, Kaneko-san ti ha già avvertito? Purtroppo ha dovuto accompagnare Sato in infermeria, si è preso una brutta indigestione” mi riferì Keiji, intento a sfogliare con aria apparentemente assente il copione, negli occhi lo stesso sguardo che aveva in campo quando cercava di individuare la strategia migliore da proporre alla squadra

E nel vederlo così concentrato improvvisamente mi apparve chiara la decisione da prendere.

“Mi sa che dobbiamo proprio sostituirlo… almeno per oggi!” esclamò Fujiwara, sospirando spazientito

“Sì, dobbiamo trovare qualcuno che possa interpretare e rendere giustizia al nostro co-protagonista, qualcuno che conosca bene il personaggio e la storia, e sappia già le battute a memoria…” dissi, voltandomi verso la persona che avevo in mente, la sola di cui in quel momento mi fidavo per una responsabilità simile

Quel qualcuno che più di tutti mi aveva aiutata e supportata nello scrivere lo spettacolo.

Akaashi alzò finalmente lo sguardo, incontrando i miei occhi risoluti e imploranti, con cui cercai di trasmettergli tutta l’ansia, la tensione e l’aspettativa che provavo in quel momento. Una muta supplica in cui mi sforzai di imprimere quanto lo stimassi e confidassi in lui.

Lo vidi prendere un respiro profondo e soffermarsi a riflettere per qualche istante prima di rivolgersi a tutti con una decisione e risolutezza che raramente gli avevo visto, ma che ero sicura gli appartenesse.

“Lo farò… sostituirò Sato-san nel ruolo della volpe bianca. Non posso permettere che gli sforzi di tutti vadano sprecati. Quindi vi chiedo di fidarvi di me, mi impegnerò per non deludervi!” disse con determinazione, fissandomi, un accenno di sorriso sul viso

Non mi restava che credere a quelle parole: allo stesso modo in cui Bokuto e la squadra gli avevano sempre affidato le sorti delle loro partite, così io gli affidai la mia storia, quelle sudate pagine in cui avevo riposto gli sforzi e le speranze delle ultime settimane.

 

*

 

“Muoviti Kagome! Rischiamo di non riuscire a prendere i posti in prima fila!!”

“Spero che Satsuko sia riuscita ad accaparrarsene qualcuno anche per noi! Sarà la nostra ultima occasione per ammirare Akaashi-sama!!”

“Shhh non dirlo a voce troppo alta! So che ha già un fan club agguerritissimo, meglio non farsi sentire!”

Le due ragazze si lasciarono andare a qualche ultimo gridolino e risata prima di scomparire in direzione dell’auditorium, superando così Nori, che, con meno energia e fretta, si stava dirigendo verso la saletta dietro le quinte, per un ultimo check prima dello spettacolo finale.

Era andato tutto bene, anzi, era andata anche meglio.

Non che non ci avesse sperato, ma mai avrebbe anche solo sognato un simile successo.

Avevano persino dovuto aggiungere delle repliche, perché dopo il debutto si era sparsa velocemente la voce che la recita della sezione 2-6 aveva ricevuto una lunghissima standing ovation dopo la scena finale. Qualcosa che raramente era accaduto nella storia dei festival dell’Accademia Fukurodani.

Tutti volevano vedere con i propri occhi quel tanto chiacchierato spettacolo: insegnanti, genitori, e persino gli studenti delle scuole limitrofe erano accorsi alla replica successiva, ma erano troppi, e così la classe aveva deciso di andare in scena anche il giorno successivo.

Le ultime ore del festival per Nori passarono davvero velocemente, tra un salto sul palco insieme al resto dei compagni per ricevere i meritati complimenti al termine della loro ultima esibizione, e le ore di pulizia e riordino che la tennero occupata fino a che il cielo non divenne buio, rischiarato appena dalle ancora flebili braci del falò che di lì a poco avrebbe preso vita nel cortile dell’istituto.
 “Eh? Non vieni fuori? Tra poco inizierà la cerimonia di chiusura del festival, non puoi perdertela!” disse con voce emozionata Ume

“Ho dimenticato il mio blocco degli appunti sul banco, torno subito!” le rispose lei, per poi dirigersi a grandi passi verso la loro classe

I corridoi le apparvero irriconoscibili così vuoti e silenziosi, spogliati dei festoni e delle decorazioni colorate che fino a qualche ora prima avevano adornato l’edificio.

Entrò in classe senza fare troppo rumore, nonostante fosse sola.

Il quaderno era infilato sotto il banco, dove lo aveva lasciato quel pomeriggio prima di dirigersi verso l’auditorium. 

Sentiva ancora l’emozione e gli attimi di felicità vissuti quando il sipario era calato su di lei e i suoi compagni dopo l’ultimo giro di applausi. 

Non aveva mai provato qualcosa di simile: qualcosa di così forte e appagante, qualcosa che l’aveva resa fiera di sé stessa e che era stato in grado di spazzare via ogni traccia della fatica e dell’ansia che l’avevano tormentata per giorni.

Era questo che succedeva quando si dava il massimo? Quando si conquistava la vittoria?

Ma non era tanto il successo a renderla orgogliosa, quanto la consapevolezza di avercela fatta, di essere riuscita a tenere fede alla promessa fatta alla classe, ma soprattutto a sé stessa.

Aveva creato qualcosa e, cosa ancora più importante, lo aveva portato a termine, nel migliore dei modi a cui potesse auspicare.

Quella sensazione di completezza, di chiusura, aveva risvegliato in lei qualcos’altro, un sentimento altrettanto forte, ed era la voglia di rifare tutto da capo. 

Di scrivere, di riprovarci, di mettersi ancora alla prova e vedere dove tutto ciò avrebbe potuto portarla. 

Era come se avesse aperto lo spiraglio di una porta su cui non si era mai soffermata, che aveva finito quasi per non notare. E ora da quella semplice apertura scorgeva un mondo di possibilità infinite, pronte per essere afferrate, senza più dubbi e paranoie a frenarla, ma solo parole, immagini e colori che aspettavano di essere catturati.

Così, con un gesto ormai sempre più automatico, tirò fuori una penna dall’astuccio e liberò quel flusso di pensieri, che non aspettava altro che il momento giusto per risvegliarsi e travolgerla. 

Non sapeva bene cosa stesse scrivendo, ma sentiva il bisogno di mettere per iscritto tutte le idee e gli spunti che le erano venuti in mente da quando aveva assistito al primo spettacolo: vederlo animarsi davanti ai propri occhi, osservare i personaggi prendere vita, era stata come un’illuminazione per lei, che le aveva permesso di notare i punti deboli della trama, i passaggi meno chiari da approfondire e le scene che potevano essere migliorate.

C’era ancora tanto da fare, era certa di aver appena imboccato quel nuovo sentiero, ma questo non la spaventava affatto, anzi, al pensiero di tutto ciò che l’aspettava, di tutti i progressi che avrebbe potuto fare, di tutte le storie che avrebbe potuto immaginare e creare, avvertiva le mani fremere e un guizzo di emozione attraversarla, facendola sorridere come una stupida.

 

*

 

Bokuto sbadigliò sonoramente, guardandosi attorno tra le aule deserte dell’Accademia.

Anche l’ultimo festival si era concluso, e come tante altre cose sarebbe finito tra i ricordi della sua vita da liceale che presto si sarebbe lasciato alle spalle.

In fondo non era triste all’idea di abbandonare tutto ciò che negli ultimi tre anni aveva fatto parte della sua quotidianità. L’unica cosa che lo turbava era il pensiero che gli rimanevano sempre meno incontri e momenti per giocare con i suoi compagni, per la stessa squadra, condividendo emozioni e fatiche. 

E presto sarebbe arrivata anche l’occasione ufficiale per uscire di scena, per dirsi addio. 

Ripensandoci non avrebbe potuto chiedere di meglio: l’interhigh primaverile in fondo era la cornice perfetta per concludere il loro viaggio insieme.

Era soddisfatto di tutte le scelte prese, di tutti i passi avanti compiuti, ma anche di tutte le sconfitte incassate, perché lo avevano portato lì, dov’era ora.

Ogni anno in quella scuola gli aveva regalato qualcosa: la passione per la pallavolo, il suo migliore amico, e ora lei.

Si fermò davanti alla porta della sua sezione, dove era sicuro l’avrebbe trovata.

Sforzandosi di non fare rumore entrò nella classe semibuia e finalmente la vide, china sul suo banco, completamente indifferente a tutto ciò che la circondava, il volto concentrato ed un sorriso radioso a incresparle le labbra.

Era la stessa espressione che aveva visto sul suo stesso volto durante le registrazioni di qualche vecchia partita: quel misto di tensione, passione e curiosità che è propria di chi guarda avanti, di chi non vede l’ora di afferrare il futuro teso davanti a lui.

Glielo aveva già detto, ma ora più che mai ne ebbe la conferma: era arrivato il suo momento, il momento per Nori di lanciarsi verso quel destino che si era fatto troppo attendere.

“Stai scrivendo un’altra storia?” si lasciò sfuggire, mentre la osservava scribacchiare da sopra la sua spalla

Shikako sussultò, facendo volare la penna che stringeva in mano per lo spavento.

“M-ma sei pazzo? Mi hai fatto venire un infarto, baka!” lo sgridò, alzandosi per recuperarla

Si tirò su e dopo averlo guardato male, gli diede nuovamente le spalle, intenta a mettere vie l’astuccio e il quaderno.

Kotaro ridacchiò e cogliendola nuovamente di sorpresa si sporse verso di lei per abbracciarla.

“Sei stata bravissima, Nori-chin!” le sussurò, stringendola sempre di più, come se avesse paura di vederla nuovamente scomparire dalla sua vista, come era successo in quei due ultimi, frenetici giorni

“Me lo hai già detto… Kotaro” mormorò lei, sentendo le guance in fiamme

Sì, glielo aveva già detto quando l’aveva raggiunta in lacrime alla fine del primo spettacolo, mugolando di quanto fosse orgoglioso di lei e di come gli fosse piaciuta la storia. E poi non aveva fatto altro che piagnucolare sulle sue spalle e addosso ad Akaashi, mormorando quanto fosse fiero dei suoi kohai.

Sorrise e chiuse gli occhi, percependo tutto il suo calore investirla a ondate, mentre i pensieri che fino a qualche minuto fa l’avevano rapita e distratta si dissolsero temporaneamente, venendo sostituiti da altri, altrettanto forti.

“Scusami se in questi giorni sono stata poco presente… ma da quando ho iniziato a lavorare al copione della recita sento come se la scrittura mi avesse completamente assorbito. È qualcosa che non ho mai provato prima, ed ora che ho scoperto che posso farcela, che posso davvero creare qualcosa con le mie mani, non riesco più a smettere di pensarci!” gli disse con voce emozionata 

“Te l’ho già detto, non ti devi scusare di fare ciò che ti rende felice… devi semplicemente assaporare questo momento! Il momento in cui vieni ripagata di ogni goccia di sudore, di ogni lacrima versata, di tutto l’impegno che hai impresso. Il momento in cui la tua passione traccia finalmente la strada verso il tuo destino!”

Shikako ripercorse quelle frasi nella sua mente: anche quella volta era riuscita a stupirla, a lasciarla a bocca aperta, attraverso quei rari momenti in cui l’esperienza, e la forza che da essa derivava, lo guidava, permettendogli di illuminare la strada a chiunque lo circondasse, di abbattere ogni resistenza e difficoltà, come il muro più alto e resistente, e di sfondare ogni difesa e ostacolo con poche, semplici, ma potenti parole.

Anche fuori dal campo sapeva risplendere e comportarsi come un asso, la colonna portante della squadra. 

E ora anche la sua.

“Non so ancora se è questo il mio destino, però… non vedo l’ora di scoprirlo!” gli rispose lei, la voce addolcita da quella prospettiva, da quel futuro che non le faceva paura ma la affascinava soltanto

“Ma c’è un’altra cosa che voglio scoprire… ora” 

E senza più alcuna incertezza, senza quei dubbi che fino a prima avevano rallentato ogni suo movimento, si voltò verso di lui, perdendosi nei suoi occhi per un ultimo istante prima di annullare quei pochi centimetri che li separavano. 

Lo aveva finalmente capito che non esistevano momenti perfetti ma solo momenti che possono diventarlo.

Per quanto credesse nel destino, c’era qualcosa di più forte in cui ora credeva, ed era la convinzione che le occasioni migliori sono quelle che ci creiamo da soli, che non aspettiamo che ci piovano addosso, ma che cerchiamo e inseguiamo perché lo vogliamo davvero.

Si staccò da lui per riprendere fiato e aprendo gli occhi si rese conto che il falò era finalmente iniziato.

Si perse nel soffermarsi sui giochi di luce che il fuoco, riflesso nelle finestre, disegnava sul viso di Kotaro, prima di chiudere nuovamente gli occhi, sentendo le sue labbra avvicinarsi per catturare i suoi sospiri. 
 
 

 

 

 

- - -
 
N O T E
 

EEEEED ECCOCI <3

Questo è uno dei capitoli più intensi e corposi, ma devo ammettere che tra i precedenti e quelli che devono arrivare forse neanche tanto XD

Allora, il giro di boa è stato fatto, siamo entrati nella seconda parte della storia, quella dedicata al consolidarsi dei sentimenti di Nori e Bokuto e al loro maturare come adolescenti, tesi verso un futuro sempre più vicino. Ho sempre amato quegli shojo che esplorano la “vita di coppia” invece di concentrare tutte le attenzioni sul corteggiamento e sul mettersi assieme, magari allungando il brodo con nuovi personaggi e una sfilza di ostacoli assurdi che mi facevano spesso sbattere la testa contro il muro per la disperazione XD 

Diciamo che ho cercato di mantenere la storia il più realistico possibile, certo siamo sempre nell’universo narrativo di Haikyuu, ma ho voluto non scadere in cliché banali, e attingere invece a diversi luoghi comuni (come possono essere il festival culturale, San Valentino, il Natale, etc) per esplorarli cercando di metterci del mio. Spero di esserci riuscita e che il risultato per ora vi piaccia!

Per quanto riguarda la nuova passione di Nori per la scrittura spero non sia risultato troppo un fulmine a ciel sereno, anche se un po’ è quello l’effetto che ha suscitato in lei: mi piace pensare che a volte un talento nascosto può venire fuori anche dopo anni e in modo molto casuale, sorprendendoci e aprendoci nuove prospettive.

In ogni caso ho cercato di seminare qualche indizio negli scorsi capitoli (i diari, l’interesse per i film etc) ma il tutto verrà esplorato un po’ di più nei prossimi capitoli, essendo uno dei temi principali di questa seconda parte della storia.

Comunque la storia di Alice/Aiko nel Paese delle Meraviglie/degli Yokai (Demoni) me la sono inventata dopo svariati tentativi e devo ammettere che è qualcosa che mi piacerebbe scrivere (magari sempre a tema Haikyuu, un po’ come successo in un puntata di Host Club per chi lo conosce).

Penso di aver detto tutto, almeno credo, scusate la lunghezza di queste note infinite XD

Ringrazio di cuore chi legge e chi commenta, mi riempie di felicità leggere la vostra opinione sulla storia, a volte bastano anche due parole per farmi saltare di gioia, quindi grazie! <3

A presto,

Mel 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Memel