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Autore: Captain Riddle    29/07/2021    0 recensioni
Nel magico regno di Expatempem sono comparsi dei mostri dalla morte degli ultimi discendenti del temuto Re della Morte. Dopo la misteriosa morte del nuovo re, quando salirà al trono suo figlio, questo scatenerà una serie di eventi catastrofici a catena, che rischieranno di causare la distruzione del regno se qualcuno non dovesse intervenire. Scoprite la storia del regno magico attraverso gli occhi di sette protagonisti, dilettatevi con gli intrecci e tenete alta la guardia perché il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov:Leucello

La fuga era iniziata in modo abbastanza anomalo per essere propriamente definita come tale secondo il parere di Leucello. A dire la verità non era sicuro neanche che si potesse definire fuga, insomma, se nessuno li inseguiva che fuga era? E nessuno li stava inseguendo, almeno non da quel che Leucello sapeva, quindi non c'era stato alcun motivo per continuare il viaggio con la stessa fretta con cui avevano abbandonato Tempuston, si erano detti Leucello e Mondrik una sera. Leucello e Mondrik avevano dormito in una locanda fuori dalla capitale la prima notte, poi avevano continuato il viaggio a ritroso sempre con minor fretta. Erano stranamente silenziosi durante il viaggio, Leucello in un primo momento aveva temuto che Mondrik ce l'avesse con lui dato che non gli parlava più, poi si era tranquillizzato vedendo che l'amico di tanto in tanto gli sorrideva e quando gli parlava non aveva un tono scontroso, semplicemente sembrava stanco.

Del resto Leucello aveva pensieri più urgenti nella mente che preoccuparsi della scontrosità di Mondrik, ad esempio doveva trovare un modo per convincere sua madre a partire con loro per il regno della Provincia Libera. Sì, Iris gli aveva chiaramente detto di voler rimanere nella Provincia dell'Aria, ma lui doveva riprovarci, era troppo legato alla madre per partire senza di lei senza aver tentato di convincerla a seguirlo un'ultima volta. Il paese di Vriento era un luogo tranquillo e confortevole per una signora, ma Leucello era certo che sua madre sarebbe stata molto meglio con lui nella Provincia Libera. Lì nel regno c'era tanta gente che era meglio evitare, che poteva pugnalare alle spalle da un momento all'altro, per questo era necessario cambiare aria, inoltre nella città marittima di Appulso che si trovava sul versante più esterno della Provincia Libera era possibile raggiungere altri continenti come Cortrage o Ephiltus, il paese natale di re Fritjof, significava quindi poter avere libertà perpetua.

Almeno questo era quello che continuava a ripetersi incessantemente Leucello. Una parte non tanto piccola del suo animo gli diceva chiaramente che quel desiderio di costringere Iris a lasciare la sua terra madre era solo dettato dall'egoismo, la cosa migliore da fare probabilmente sarebbe stata desistere e intraprendere lui stesso una nuova vita altrove. Quell'idea aveva tolto il sonno a Leucello per diverse notti, ma quando l'aveva detto all'amico Mondrik gli aveva risposto dicendo che forse era proprio Iris quella egoista a volerlo abbandonare in quel modo, ma aveva continuato dicendo che se la donna non voleva seguirli Leucello avrebbe dovuto farsene una ragione. Non poteva limitare la sua vita per rimanere sempre vicino alla vecchia madre, nonostante lo adorasse Leucello doveva essere pronto a dirle arrivederci e partire senza di lei. Quel pomeriggio Leucello era agitato, quando aveva visto il paese da lontano subito aveva iniziato a pensare a quali sarebbero state le parole più adatte da usare con la madre, sia per tentare di convincerla, sia per salutarla se le cose fossero andate diversamente da come Leucello avrebbe desiderato.

Mondrik andò avanti come era solito fare, era trascorsa l'ora del pranzo, era il primo pomeriggio e loro avevano tutto il tempo per fare scorta di cibo e ripartire, oppure aspettare che Iris preparasse i suoi bagagli se avesse accettato di seguirli, poi sarebbero ripartiti. "Ci fermiamo a mangiare qualcosa?" Domandò distrattamente Leucello. Mondrik lo guardò perplesso "Mi prendi in giro?!" Gli chiese subito "Abbiamo appena mangiato alla locanda qui vicino, non avrai già fame di nuovo?" Leucello lo guardò e annuì "Sì, hai ragione". Mondrik scosse il capo "Vai a parlare con tua madre e accetta la sua decisione, qualunque questa sia. Sei un uomo da anni e sai vivere benissimo senza la sua presenza continua" disse l'amico sorridendo in modo incoraggiante, o volendo apparire come tale "E prendi tutti i tuoi tesli, io prenderò tutti i miei. Se dobbiamo trasferirci ci servirà molto più denaro di quanto ne abbiamo portato sino a ora". Leucello annuì e Mondrik fece una strana smorfia preoccupata "Sarà meglio che io prenda anche la mia spada" decise "Se viaggeremo con tutto questo denaro sarebbe da stupidi essere disarmati, peccato solo che tu non sappia duellare". Quello, Leucello lo sapeva bene, era un rimprovero evidente.

Leucello annuì piano dinnanzi all'occhiata di Mondrik e poi guardò l'altro andare via sul suo cavallo, in direzione della sua casa. Mentre sia avvicinava alla propria abitazione Leucello si sentì pervaso da un quieto senso di rassegnazione, a tal punto che pensò seriamente di non importunare oltre sua madre con la richiesta di seguirlo. Era quella la cosa giusta da fare, era giusto che si separassero, perché il loro legame sarebbe rimasto indissolubile, il loro era un legame di sangue e neppure la morte avrebbe potuto infrangerlo. Leucello avrebbe continuato a inviare messaggi alla madre, questo avrebbe fatto e sarebbe stato libero nel nuovo regno dove avrebbe vissuto. Certo, l'idea di non poter più rivedere Iris lo rese triste, come se gli avessero sottratto tutti i colori dalle sue tele, perché in fono Iris significava proprio arcobaleno e una vita lontano da lei in quel momento pareva a Leucello una tela senza colore e lui per quanto realista era sempre stato amante della vita, dei colori e della speranza. Ormai le poche foglie sugli alberi erano marroni e arancioni, i prati erano fangosi a causa delle piogge di stagione e tirava il consueto vento, tipico della loro provincia proveniente dai Monti Stiria.

Leucello sospirò e poi si fece coraggio, avvicinandosi ancora alla soglia della sua casa. Decise che avrebbe improvvisato e poi sarebbe andata com'era giusto che andasse, lui avrebbe solamente dovuto accettare la cosa e iniziare una nuova vita. Prima di entrare Leucello indugiò ancora, pensando a come avrebbe fatto a portare via tutti i suoi numerosi progetti, probabilmente avrebbe dovuto lasciare a malincuore qualcosa necessariamente. "Mi auguro che tu sia già entrato" gli disse Mondrik alle spalle in tono seccato, era tornato e stava impettito sul suo cavallo, con la spada nel fodero attaccata al fianco. Leucello lo guardò interrogativo "Come hai fatto a essere così veloce?" Mondrik sorrise "I miei servitori stanno radunando la maggior parte dei miei averi" disse con orgoglio. Leucello alzò gli occhi al cielo ma sorrise a sua volta "Io preparerò i bagagli da me" annunciò con lo stesso tono orgoglioso che aveva utilizzato l'amico "Allora mi auguro per il tuo bene che tu sia più celere dell'ultima volta, oppure" e facendo una smorfia divertita Mondrik fece cenno a Leucello di mozzargli la testa.

Leucello rise e scuotendo il capo arrivò alla porta per bussare, mentre Mondrik teneva i cavalli e li faceva mangiare fuori dalla casa. "Non metterci una vita!" gli gridò dietro Mondrik e allora Leucello aprì la porta che era stranamente accostata di giusto due centimetri. Quando Leucello ebbe aperto la scena che gli si parò dinnanzi gli mozzò il fiato e subito dopo la paura si impadronì del suo corpo, annebbiandogli il cervello. Iris era a terra al centro della stanza, era raggomitolata in posizione fetale e sotto di lei si espandeva una macchia di sangue. Leucello le corse vicino e si inginocchio "Madre" sussurrò con voce tremante. La ferita proveniva dal lato poggiato a terra del ventre, aveva macchiato l'abito azzurro, lasciando un buco dal qual era possibile intravedere la lesione. Sembrava profonda, probabilmente era stata causata da una piccola spada o più probabilmente da un pugnale. Leucello tentò di sollevare il capo della madre, per guardarla meglio in volto, mentre le lacrime gli appannavano la vista "Madre" ripeté con voce tremante "Che cosa vi è capitato?" Iris girò gli occhi per poterlo guardare, aveva il volto carico di dolore a causa della ferita che continuava a sanguinare copiosamente. Una fitta intensa colpì allo stomaco Leucello "Madre, ti prego" balbettò sconvolto "Chi è stato a farti questo e perché!?"

Iris si portò una mano sul fianco ferito, poi parlò "Ve ne dovete andare subito" sussurrò chiaramente, con la voce distorta dalla sofferenza "Cosa?" rispose piano Leucello "No. Io non posso, non posso lasciarti. Non così!" mormorò guardando la ferita senza avere idea di come fare per far cessare il sangue di grondare. "Dovete andare via subito" Ripeté la vecchia donna con la poca forza rimastale in corpo "I soldati del re vi cercano" rivelò finalmente Iris "Sono entrati e mi hanno pugnalata, dicevano che stavi arrivando e così ti avrebbero catturato e ucciso". Leucello la fissò con gli occhi spalancati e la mente offuscata dalla paura "Io non..." Non riuscì a dire altro, sentiva la gola secca e il sudore freddo scendere dai corti capelli. Si voltò per guardare la porta, fortunatamente Mondrik era lì e aveva ascoltato, infatti lo guardò con gli occhi sbarrati, mentre le mani erano strette intorno all'impugnatura della spada. "Hanno detto qualcosa riguardante il re. E' lui che ha ordinato di farti uccidere e io non so il perché, ma ti prego" le parole di Iris erano una supplica e con le mani si aggrappò ai vestiti di Leucello, macchiandoli un po' del suo sangue "Scappa!" gemette, con le lacrime agli occhi.

Leucello era sconvolto, lui non ci era mai arrivato al castello dal re, veramente Edmure oppure qualcun altro aveva riferito le parole che si era incautamente lasciato sfuggire nella locanda al re?! E, come se gli avesse sondato quel dubbio nella mente, Mondrik gli rispose con fredda disperazione "C'era un sacco di gente alla locanda. Magari c'erano dei soldati, oppure hanno chiesto qualcosa a Edmure e lui gli ha rivelato quello che sapeva, ti aveva detto che se glielo avessero domandato avrebbe rivelato ogni cosa. Dev'essere andata così e adesso abbiamo i soldati del re che ci pedinano". Leucello sentì il timore crescere, nonostante tentasse di trovare una soluzione razionale non riusciva proprio a trovarla nella disastrosa situazione che lui stesso aveva involontariamente generato per uno stupido errore. "Madre" si decise finalmente a parlare, asciugandosi gli occhi con scarsi risultati "Dobbiamo portarti via di qui, adesso!" disse ancora, testardo e troppo cieco per capire che sarebbe stato tutto inutile. "Leucello" lo disilluse subito la madre "Ormai il mio destino è segnato" disse con convinzione nonostante il dolore intenso che la flagellava "Voi potete ancora provare a scappare. Ma dovete fare presto! I soldati del re sono al paese, saranno di ritorno molto presto!" Leucello scosse la testa con convinzione "No!" Ripeté ancora, non voleva rassegnarsi in quel modo "Non posso andarmene! Voi state male, devo trovare qualcuno che possa curarvi!" La madre nonostante il dolore gli scoccò un'occhiata severa di rimprovero "Non dire assurdità figlio mio! Sappiamo entrambi che nessuno potrà guarirmi! Ma tu sei giovane e hai ancora tante cosa da poter realizzare in questa vita. Ti prego, lasciami e scappa, prendi tutto il denaro e vattene, sparisci per sempre e non farti mai più ritrovare dal re!" Le parole della donna erano sempre più sofferte, la voce fioca e il volto pallido, la macchia rossa si espandeva copiosamente sotto al corpo fragile.

"Ho detto che non vi lascio!" Ripeté il ragazzo piegando il volto sul petto della madre per bagnarlo di dolore. Leucello sentì il volto di Iris scostarsi debolmente, scambiò uno sguardo con Mondrik e l'altro parve capire subito cosa la donna morente gli stesse domandando di fare. Mondrik entrò e aprì velocemente un armadio, tolse poi il doppio fondo e tirò fuori un enorme sacco colmo d'oro, lo lasciò in un angolo e poi fece altrettanto con il cibo, buttandolo malamente dentro un sacco. "Andate!" Ripeté Iris in un ennesimo gemito di dolore e disperazione, vedendo che Mondrik era pronto "Madre" sussurrò Leucello alzando il volto per guardarla negli occhi. Iris guardò nuovamente Mondrik e quello si avvicinò, presumibilmente per portare via Leucello con l'ausilio della forza. Leucello intercettò lo scambio di occhiate e si arrese "Va bene" sussurrò con la voce piegata dal dolore, facendo a Mondrik un cenno con la mano per pregarlo di fermarsi "Permettimi di dirle addio, prometto poi che verrò via con te". Mondrik allora si fermò e poi annuì "Addio Iris" disse Mondrik, voltandosi con il sacco d'oro e quello di cibo stretti tra le mani "Addio Mondrik" sussurrò flebilmente la donna, poi con un gesto pregò il figlio di piegarsi in avanti in modo che potesse sentirla chiaramente nonostante il tono di voce basso. Leucello subito obbedì senza esitazione, mentre le lacrime continuavano a rigarli il volto "I semi, Leucello" sussurrò la donna "Ricordati dei semi di iris che ti ho donato". Lui sorrise dolcemente e le baciò la fronte, la donna sorrise di rimando e gli strinse debolmente la mano "Addio figlio mio" sussurrò ancora, con estrema fatica "Scappa e non voltarti mai indietro" Leucello pianse e annuì "Addio, madre" rispose "Mi mancherete ogni giorno" disse con sincero dolore "Ma io sarò sempre con te" rispose con voce ancora più fioca l'altra "Adesso vai, vai Leucello".

Così, dopo averle dato un ultimo bacio sulla fronte pallida e fredda, Leucello fu costretto ad andare via, senza neppure poter assistere la madre nel momento della morte. Era orribile essere costretto ad abbandonarla così, Leucello avrebbe voluto rassicurarla fino all'ultimo momento, ma non avevano tempo per quello, dovevano andarsene al più presto. Leucello uscì con il volto stravolto e lucido di dolore, poi salì sul cavallo e Mondrik fece lo stesso "Vi amo, madre!" Urlò Leucello prima di partire al galoppo, sentendo il cuore andare in frantumi. Spronò forte il cavallo con i talloni, stringendo le briglie, sentendo le lacrime volare all'indietro a causa della velocità. Era stato uno stupido a parlare male del re a quel modo nella capitale ed era stato ancor più inetto a voler fuggire senza essersi presentato a palazzo dal re, causando di conseguenza la morte della madre e quella fuga precipitosa. Leucello e Mondrik accelerarono, diretti verso i boschi per sparire nella fitta boscaglia, ma proprio quando stavano per addentrarsi tra le fronde un brusco rumore di zoccoli li fece voltare. Erano i soldati reali, venivano verso di loro veloci e armati, celeri e minacciosi come la furia di un tornado. Mondrik e Leucello fuggirono velocemente inoltrandosi del bosco, sperando invano di lasciare indietro i loro inseguitori. I rami in quel punto erano particolarmente fitti e intricati, per questo faticarono a passare e alcuni rami sottili finirono per graffiare sia loro che i cavalli. Leucello sentendo i soldati avanzare provò una paura intensa, mescolata al dolore che provava a causa della morte della madre. Per pochi istanti pensò banalmente di voltarsi per lasciare che i soldati lo uccidessero. Sarebbe stato semplice così, non avrebbe più temuto che lo prendessero e avrebbe raggiunto sua madre, poi però tornò a ragionare lucidamente. Non poteva fare una cosa del genere, sua madre aveva ragione, doveva andarsene e vivere, non poteva lasciare che Morfgan vincesse con i suoi metodi codardi e crudeli. Doveva sopravvivere e lottare, per lui e per onorare la memoria di sua madre. Doveva dimostrare che veramente l'ingegno e la cultura prevalevano sulla violenza e sulla forza bruta.

Mondrik sguainò la spada mentre continuava ad avanzare, con il volto contratto in un ringhio di gelida rabbia. Leucello anche se avesse voluto non avrebbe potuto fare altrettanto non avendo mai voluto imparare a utilizzare la spada essendo sempre stato contrario alla guerra, la trovava solo l'ennesima delle barbarie inventate dal genere umano per sfogare la rabbia, ma in quel momento forse sarebbe stata la cosa migliore aver imparato. Leucello subito scosse il capo, in collera con sé stesso a causa di quello scellerato pensiero; non avrebbe lasciato che Morfgan lo avvelenasse con i suoi metodi violenti. "Ti uccideremo traditore, stanne certo. Pagherai per il disonore che hai arrecato al tuo re!" Gli urlarono da dietro i soldati. Leucello percepì l'esigua distanza che li separava, i soldati avevano le spade sguainate e un'espressione feroce da sotto le visiere alzate, sembravano in trepidante attesa di uccidere. Quella sembrava proprio che fosse la fine del pittore più bravo del regno, di un uomo dalla mente tanto brillante e aperta alle innovazioni, tutto a causa di un re dall'infima moralità, un uomo misero finito nella massima posizione di potere.

Leucello si voltò ancora dietro, i soldati erano sempre più vicini. Leucello si vide scorrere la sua vita davanti, vide i colori scivolare via della memoria per lasciare il posto al nero della morte, eterno e imbattibile. Ormai era finita. I soldati li fiancheggiarono e altri li superarono, accerchiandoli "È finita" dissero soddisfatti e Leucello nonostante la paura si trovò a domandarsi perché mai avessero dei secchi con loro. Mondrik tenne alta la spada davanti a sé, coraggioso e fiero, sprezzante com'era sempre stato "Non è ancora finita" disse tentando di mascherare la paura, sentendo il coraggio crescere mentre stringeva a sé la spada. I tre soldati si avvicinarono di più con i loro cavalli, stringendoli in un triangolo con le spade sguainate. Con un gesto fluido uno dei tre disarmò Mondrik con banale solennità, lasciandolo interdetto perché evidentemente non si era aspettato una mossa del genere ex abrupto. Adesso sì che era veramente la loro fine. I tre soldati alzarono le spade in contemporanea, preparandosi a eseguire la coreografia della morte, quando furono tutti-Leucello e Mondrik compresi- avvolti da una foschia scura, totale e improvvisa.

Leucello si guardò intorno spaesato e impaurito, tentando di ragionare velocemente sul da farsi. Leucello quasi d'istinto tentò di afferrare con una mano la nuvola nera per capire cosa fosse "Scappate" sentì dire poi alle sue spalle con chiarezza "Mi occupo io di loro, voi scappate". Era difficile dire chi avesse parlato, in realtà era anche difficile capire se si trattasse di una voce reale o una immaginaria nella testa di Leucello, ma era limpida e chiara come la verità e lo metteva a suo agio. Senza pensarci oltre Leucello spronò il cavallo e lo fece galoppare neppure lui sapeva in quale direzione, iniziando dopo poco a intravedere qualcosa da quella coltre nera. A Leucello parve di scrutare Mondrik che si allontanava come gli era stato detto di fare, ma sul suo volto si notava un vago disappunto, probabilmente considerava un salvataggio un'onta al suo onore. Quando Mondrik vide Leucello gli si avvicinò "Sono stato un incapace!" disse duramente "Dovevo aspettarmi che mi avrebbero attaccato dal cavallo, senza degnarsi di scendere per duellare". Leucello tacque ma i due si scambiano uno sguardo timoroso, tornando a scrutare la foschia nera e poi continuarono ad avanzare come gli era stato detto di fare, allontanandosi ancora da quei soldati. Leucello non aveva la minima idea di cosa fosse accaduto, si sentiva solo grato per essere ancora vivo e quando si rilassò un poco gli tornò alla mente la dolorosa consapevolezza della morte della madre e lui tornò a sentire le lacrime inumidirgli gli occhi. Continuarono ad avanzare per un tratto senza fermarsi e senza parlare, Leucello pianse in silenzio, col capo chino, poi qualcosa parve cadere da un albero davanti a loro, così i due si fermarono bruscamente, allarmati.

Era una persona, aveva abiti sicuramente inusuali e il volto era coperto da un cappuccio nero. Lo abbassò scoprendosi il volto, poi iniziò a parlare "State entrambi bene, non è vero?" Domandò la donna e Leucello riconobbe la voce limpida e chiara che avevano sentito poco prima. Era una donna giovane, doveva avere più o meno la loro stessa età, li fissava tranquilla e pareva ignorare i loro volti sconvolti. "Siete stata voi?" Riuscì a domandare incredulo Leucello, con il volto ancora umido e la voce distorta dal dolore "Voi ci avete salvati?" La ragazza annuì "Ma come avete fatto?" Continuò a domandare Leucello, seriamente stupito e ammirato. Lei sorrise "Passavo da queste parti e mi era parso di avervi scorto in una situazione di difficoltà" parve scherzare lei, poi si fece più seria "È il compito che mi sono data" spiegò loro "Aiutare le persone, per questo vi ho raggiunti quanto ho visto che quei soldati vi inseguivano". Leucello si sentiva frastornato, ma la gratitudine che sentiva era tanta, l'unica cosa certa che distingueva insieme al dolore per la morte di Iris in tutto quello "Non avevamo bisogno di voi, donna scoiattolo!" disse scortese Mondrik, altezzoso e aspro, con il solito tono che usava per mettere in difficoltà. La ragazza però parve non darci il minimo peso e, contrariamente da quanto ci si sarebbe potuti aspettare, rispose a tono dopo aver riso "Scusatemi signore" disse sarcastica e beffarda "La prossima volta interverrò per salvare la vostra testa penzolante" disse con un sorriso di sfida "Ma, se vi reputate tanto bravo, vi offro l'opportunità di duellare con la vostra salvatrice, qui e ora!" e gli buttò la spada che aveva recuperato ai piedi.

Mondrik la fissò inferocito, punto nell'orgoglio, abbassandosi e rialzandosi in un attimo con la spada stratta nel pugno "Voi siete sleale" disse subito con totale disprezzo nella voce "Usate dei trucchetti simili a quelli dei pirati per vincere i vostri avversari, come quel popolo inferiore di briganti e ladri" poi fortunatamente ripose la spada nel fodero. L'altra lo fissò acremente "Non osare insultare la stirpe di mio padre!" Rispose feroce come una pantera "Lo sapevo che eravate uno sporco pirata!" Esclamò trionfante Mondrik, spuntando per terra "Ma anche se non foste appartenuta a un popolo inferiore non avrei mai duellato con voi!" disse ancora "Io non duello con le donne!" La ragazza gli rivolse uno sguardo di puro disprezzo, ma non sembrava essere così toccata dalle parole sprezzanti di Mondrik "Potete dirvi quello che volete per ingannarvi" sospirò con tono di sfida "Ma lo sapete voi, come lo sappiamo io e il vostro amico, che vincere io senza il minimo dubbio né sforzo, è solo per questo che vi rifiutate di sfidarmi in duello". Mondrik si arrabbiò di più, ma prima che potesse replicare Leucello si intromise, ricacciando altre lacrime "Potrei conoscere il nome della mia salvatrice?" Domandò con garbo, con la voce un po' bassa e molto triste.

La donna annuì distrattamente "Omalley" disse "Ma mi è stato riferito da altri che ho tratto in salvo che sono nota come 'Terrore dei Boschi' " finì, lanciando un nuovo sguardo di sfida a Mondrik. "Io sono Leucello" disse lui tentando di non far scontrare i due e di non figurarsi nella mente il volto sofferente di sua madre "Leucello Argis dal paese qui vicino, Vriento". Leucello e Omalley si strinsero una mano in segno di saluto, mentre Mondrik li scrutava con gli occhi ridotti a fessure. "È un piacere fare la vostra conoscenza, Leucello Argis da Vriento" rispose Omalley e Leucello guardò attentamente gli occhi grigi di lei, erano cupi ma dinamici come una tempesta "E il vostro simpatico amico?" Domandò con il medesimo sorriso di sfida sul volto "Qual è il suo nome?" "Mondrik" rispose l'altro a voce alta, con somma arroganza "Mondrik Androtte, figlio dell'illustre pittore Giolite Androtte!" Omalley parve pensierosa "No" disse poi, scuotendo il capo con noncuranza "Non penso di averne mai sentito parlare". Mondrik si infuriò ancora di più se possibile "Mi pare ovvio" rispose con freddezza "I pirati non sono mai stati associati a qualcosa di nobile come l'arte!" Omalley lo ignorò del tutto e si voltò a guardare Leucello "Dove siete diretti miei prodi signori, se mi è concesso saperlo?" Lo disse in tono vagamente canzonatore, ma Leucello in altre circostanze l'avrebbe trovata divertente. Sicuramente a giudicare dall'espressione di Mondrik lui non doveva aver pensato a nulla di simile.

"Nella Provincia Libera" rispose Leucello, guadagnandosi un'occhiataccia dall'amico "Posso scortarvi per un tratto se lo desiderate" annunciò Omalley "Fino a un posto di fiducia situato nella Provincia di Ghiaccio, poi dovrò lasciarvi, non avete idea di quanti criminali girovaghino nei boschi". Leucello annuì sentendosi molto più sereno all'idea di avere quella ragazza con loro, ma Mondrik intervenne prontamente "E chi vi ha detto che a noi serve una scorta?!" Domandò sempre aspro e infastidito "Inoltre chi vi ha assicurato che vogliamo una come voi in viaggio insieme a due uomini distinti come siamo io e il mio amico, voi, un pirata e una donna!" Omalley lo fissò con le sopracciglia inarcate e un'espressione strafottente sul volto non precisamente armonioso né bello "Avete ragione" disse con il solito finto tono "Siete perfettamente in grado di difendere la vostra persona e il vostro onore da solo" continuò a canzonarlo "Peccato che a quest'ora senza l'intervento di questa brutta piratessa non ci sareste più, Mondrik Androtte! Ma posso solo vagamente immaginare che tremenda umiliazione dev'essere stata per un uomo distinto come siete voi essere salvato da una donna, per di più appartenente a un popolo inferiore!" Disse vagamente drammatica, con il solo scopo di irritare di più Mondrik "Anche se, devo essere sincera" continuò imperterrita "Non riuscirò mai a comprendere pienamente quello che avete provato, nonostante io mi sia trovata in passato a dover essere battuta da qualcuno che disprezzavo tanto, almeno in parte..." terminò vaga e per un istante i suoi occhi parvero brillare di una luce diversa.

Anche gli occhi di Mondrik ebbero un guizzo, ma brillarono a causa della rabbia. Mondrik impugnò la spada da poco riposta nel fodero e si scagliò verso di Omalley senza pensarci due volte "Fermati Mondrik!" Lo pregò Leucello, venendo bellamente ignorato dall'amico. La ragazza con un'abile mossa salì sul ramo più basso di un albero vicino, si distese comodamente e guardò Mondrik mentre saltava tentando di raggiungerla con la spada tesa che non fece altro se non scorticare un poco il ramo nella parte bassa. Omalley scoppiò a ridere "Smettetela di umiliarvi al cospetto di una piratessa, signor Androtte!" disse continuando a ridere "Non volete che io vi batta, quindi riponete la spada prima di farmi perdete veramente la pazienza, altrimenti vi umilierei talmente tanto che il vostro orgoglio ferito potrebbe restare tale per sempre, e non voglio che una cosa del genere accada, per il vostro bene ovviamente". Mondrik ringhiò "Scendete subito e affrontatemi, piratessa imbrogliona!" Omalley balzò giù in un istante, con un piccolo pugnale nella mano destra "Come desiderate voi, signore" bisbigliò con il sorriso divertito ancora sulle labbra carnose.

Leucello si parò dinnanzi a Mondrik "Possiamo evitare questo, te ne prego, per rispetto al mio dolore e a mia madre che è appena morta!" lo implorò, cupo e stanco "No!" Rispose fermamente l'altro, senza curarsi minimamente del dolore di Leucello "Adesso levati di mezzo!" aggiunse Mondrik, per poi spintonarlo bruscamente di lato. Leucello restò con la schiena contro il tronco di un grosso albero a guardare quei due con occhi vacui, sua madre era appena morta, loro avevano rischiato di morire e Mondrik si curava di quelle sciocchezze. Li vide avvicinarsi per duellare, Mondrik con la spada lunga e la ragazza con un pugnale che era meno della metà della lama di Mondrik. Leucello sprofondato nuovamente nella tristezza e si chiese per un momento come avrebbe fatto l'altra a combattere con un'arma così corta in un duello, considerando inoltre che avrebbe potuto sceglierne una alla pari di quella di Mondrik dato che portava delle spade strette nei foderi legati a una singolare cintura alla vita. Mondrik attaccò per primo, Omalley lo schivò agilmente e si spostò di lato, poi l'amico colpì ancora e lei schivò nuovamente, con una semplicità talmente esagerate da apparire imbarazzante. Pur non essendo colto in fatto di duelli Leucello rimase ugualmente colpito, quella donna aveva una rapidità e una flessibilità impressionanti e notevoli.

Anche Mondrik doveva essere stupito, notò distrattamente Leucello, e la cosa fece arrabbiare Mondrik ancora di più e Leucello seppe che l'amico avrebbe impiegato al massimo le sue forze pur di battere Omalley. Mondrik riprovò a colpire ancora e ancora, compiendo uno strano e sgraziato ballo in mezzo al bosco. La ragazza era tranquilla e dal sorrisino che sfoggiava pareva canzonasse Mondrik a ogni schivata. Poi quando si sentì annoiata fece lei un passo in avanti, con una strana manovra del polso diede una botta alla mano con cui Mondrik impugnava la spada e la fece volare lontano. Mondrik si fermò con il fiatone, gli occhi fissi nella direzione in cui era volata la spada. Si girò a fissare la ragazza, aveva riposto il pugnale ed esibiva un'espressione di pura soddisfazione "Signor Androtte" disse facendo un buffo inchino appositamente sbagliato e sgraziato "È stato un onore duellare con un uomo della vostra risma, facente parte per giunta di un popolo tanto superiore rispetto al mio".

Mondrik strinse i pugni nervosamente, si voltò verso Leucello e lo vide con la schiena contro un albero con la testa bassa e le lacrime sulle guance. "Siete sicuro di stare bene?" Domandò Omalley avvicinandosi dopo aver scorto le lacrime sul volto di Leucello, mentre Mondrik andava a recuperare la sua spada irritato. Leucello scosse la testa "Scusate" disse subito, asciugandosi con un gesto rapido gli occhi "Mia madre" continuò piano "L'hanno appena uccisa quei soldati". La ragazza lo guardò tristemente, il sorriso beffardo di poco prima pareva un ricordo lontano "Mi dispiace tanto" disse mettendogli una mano sulla spalla per incoraggiarlo "Altrimenti non sarei stata tanto sgarbata con il vostro amico, non era mia intenzione turbarvi" Leucello scrollò le spalle "E come potevate saperlo?" disse sincero "Quale era il suo nome?" domandò Omalley e Leucello sollevò il viso per poterla guardare "Iris... ovvero arcobaleno" spiegò con voce mestamente dolce. Omalley sorrise "Un nome bellissimo" confermò "Io non ho mai conosciuto mia madre" gli rivelò poi, sempre pensierosa "Ma anche lei aveva un nome dal significato molto bello. Il suo nome era Alyssa" continuò a raccontare "Significa creatura del mare". Leucello si fermò a guardarla, Omalley aveva il volto rivolto verso l'alto, come se la madre potesse vederla "Forse è per questo che mio padre si è innamorato di lei" disse ancora, abbandonando il tono malinconico per tornare a uno più scherzoso.

"Voi di cosa vi occupate per guadagnarvi da vivere?" Domandò curiosa "Io ero un'artista" rispose tristemente Leucello "Non lo siete più?" "No" assicurò affranto Leucello "È per questo che mia madre è morta" le confidò "Il re Morfgan mi ha convocato a palazzo per fargli un ritratto, lì ho scoperto che aveva ucciso violentemente il signor Tenebrerus". La ragazza lo fissò attenta "Il signor Tenebrerus?" Domandò con gli occhi ridotti a fessure "Lo conoscete?" Si stupì Leucello "No, non direi" rispose la ragazza, senza aggiungere altro. Mondrik era dietro di loro e ascoltava stranamente senza parlare, Leucello anche se Omalley aveva taciuto ebbe l'impressione di sapere perché la ragazza avesse avuto quella strana reazione sentendo il nome dei Tenebrerus. "E così avete salvato anche la sposina fuggitiva del re" intervenne Mondrik come di consueto, con aria di sfida "Non so di cosa state parlando" rispose tranquilla Omalley, i due non insistettero oltre ma ebbero entrambi il vago sospetto di poter avere ragione nonostante la dissimulazione di Omalley.

"Poi cos'è accaduto?" Lo esortò a continuare Omalley "Qualcuno deve aver riferito al re che prima di andarmene dalla capitale l'ho apostrofato con parole vere a lui sgradite, come spesso è sgradita la verità. Poi sono fuggito per non dovermi porre al suo servizio, così adesso il re desidera la mia morte". Omalley scosse il capo, comprensiva "E quei soldati hanno ucciso mia madre per tendermi una trappola" disse ancora Leucello, sentendo il cuore farsi pesante "È morta perché sono scappato invece di sottomettermi al volere del re". Mondrik lo affiancò sulla destra, tenendo il suo cavallo e quello di Leucello per le briglie "È una delle cose più stupide che tu abbia mai detto" disse tranquillamente "Pensare di non dipingere più perché tua madre è morta per colpa tua! Come se l'avessi pugnalata di persona, sei proprio uno stolto certe volte". Leucello abbassò la testa "Penso che vi abbia espresso il concetto in modo del tutto sbagliato" intervenne Omalley, guardando freddamente Mondrik "Ma di per sé ritengo che il concetto sia giusto. Non avete colpa della morte di vostra madre, se il re è un uomo malvagio voi non avete colpe. Non conoscevo vostra madre, ma penso che vi avrebbe detto di continuare a dipingere, perché se voi doveste smettere è come se loro avessero vinto" spiegò Omalley con convinzione "Vi avrebbero veramente privato di tutte le cose che più amate".

Leucello con gli occhi ancora lucidi la guardò colpito da tali parole "Avete ragione" disse con un sorriso flebile ancora umido di dolore "Allora volete che vi scorti sino alla Provincia di Ghiaccio oppure no?" Domandò ancora Omalley. Mondrik lo guardò con ostilità "Io credo che sarebbe la cosa migliore" rispose a voce bassa Leucello. La ragazza annuì "Allora salite sui vostri cavalli e seguitemi, io vi scorterò dagli alberi" annunciò "Vado molto più veloce e vedo i pericoli da lontano. Ma vi avverto" disse mentre si arrampicava "Non ci fermeremo spesso. Di notte dormirete sugli alberi con me e non uscirete mai fuori dal bosco se non per entrare in un altro bosco. Manterremo un ritmo spedito. Tutto chiaro?" Leucello salì sul cavallo e annuì e Mondrik fece lo stesso, seppur con riluttanza, senza annuire. La libertà richiedeva sempre un prezzo, pensò Leucello mentre cavalcava nel bosco dietro a Mondrik, ma troppo spesso quel prezzo era sangue.

 

   
 
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