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Autore: heliodor    29/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La cosa peggiore che hai fatto

Cinquecento monete, pensò Gryf. E siamo solo all’inizio. Chissà quanto mi verrà a costare sistemare questa faccenda.
Il soldato osservò la spada con espressione scettica. “Cinquecento hai detto? Per me non vale più di cinquanta.”
Erano in piedi davanti alla tenda che Falgan aveva adibito a prigione per Wilton, il Talmist che avevano catturato cinque giorni prima.
Fino a quel giorno, quando era stata montata, Wilton aveva viaggiato nel carro prigione, chiuso in una gabbia piena di paglia insieme agli altri prigionieri.
Quando Falgan aveva deciso di fermarsi lì per far riposare uomini e cavalli, aveva fatto trasferire i prigionieri in tende singole in modo che non potessero più comunicare tra di loro.
Falgan aveva interrogato i prigionieri prima di rimettersi in marcia. Quello era stato il momento più difficile per Gryf e Phelia.
Non aveva idea di cosa si fossero detti, ma erano ancora vivi e liberi, quindi Wilton non aveva tradito Phelia.
“Forse non ti ha vista” aveva suggerito Gryf mentre erano nella tenda della ragazza, le sacche già piene di cibo e acqua. Erano pronti a lasciare l’accampamento se avessero visto le guardie venire da loro.
Nessuno si era fatto vedere e allora Gryf aveva iniziato a ragionare su quello che poteva essere accaduto.
“E se ti ha vista, non ti ha riconosciuta. In fondo indossi abiti diversi da quelli che avevi a Talmist.”
“Tu non sai niente di noi” aveva sbottato Phelia. “Wilton e io siamo cresciuti insieme come fratello e sorella. Saprebbe riconoscermi in mezzo a mille persone e lo stesso vale per me.”
Gryf aveva sospirato.
“Perché non mi ha tradita?” si era domandata Phelia. “Poteva dire a Falgan chi sono in realtà.”
“Forse non gli conviene” aveva suggerito Gryf.
Lei si era accigliata.
“Cosa ci guadagnerebbe a tradirti? Darebbe a Falgan una prigioniera senza ricevere niente in cambio.”
“Cosa potrebbe volere?”
“Non lo so, ma ho intenzione di domandarglielo.”
Phelia l’aveva fissato a bocca aperta. “Vuoi incontrarlo?”
Lui aveva annuito serio. “È l’unico modo per capire che cosa vuole da te.”
“Chi ti dice che voglia qualcosa?”
“Il fatto che siamo ancora liberi e interi.”
Il giorno in cui si erano accampati aveva deciso di agire. Aveva recuperato una delle spade prese a Ferrador, dal palazzo della governatrice. L’aveva nascosta tra i pochi vestiti che aveva, nella sua sacca, in modo che nessuno la notasse e gli chiedesse la provenienza.
Falgan aveva ordinato di consegnare tutto quello che valeva più di cento monete.
“Appartengono all’armata” aveva dichiarato. “Ma potete tenere quello che vale di meno.”
Questo aveva provocato qualche mormorio di protesta tra le forze di Marden che era stati soffocato punendo un paio di solati che avevano tenuto nascosti dei vassoi d’argento.
“Che vuoi fare con quella?” aveva domandato Phelia vedendolo avvolgere la spada in una vecchia tunica lacera.
“La userò per fare uno scambio” le aveva risposto.
Lei si era accigliata.
“La darò alle guardie che sorvegliano la sua tenda. Dovrebbe bastare a convincerli a farmi entrare.”
“Non puoi semplicemente dire che vuoi parlare con il prigioniero?”
“E se mi chiedessero il motivo? Falgan ha vietato a tutti di entrare nella tenda e parlargli. Persino Marden si tiene lontano. Se mi presentassi attirerei sospetti e potrebbero farmi domande alle quali non so rispondere.”
“Vuoi che ti accompagni?”
“No” aveva risposto con tono deciso. “Meglio se rischio solo io. In caso di problemi avresti il tempo di andartene. E poi Wilton potrebbe reagire in maniera imprevedibile vedendoti. Forse hai ragione e non ti ha riconosciuta, meglio non dargli questa informazione, se non è necessario.”
Phelia aveva annuito e prima che lui fosse uscito lo aveva abbracciato. “Stai attento” gli aveva detto.
Gryf si era sottratto al suo abbraccio allontanandola con delicatezza. “Tornerò più tardi per riferirti che cosa ho scoperto.”
“Cinquecento” disse Gryf spostando la sua attenzione sul soldato. “Che è cento in più di quanto mi hai chiesto.”
“Secondo me mi devi ancora trecento monete” rispose il soldato con espressione annoiata. “Potresti aggiungerci qualcosa, se proprio ci tieni a parlare col prigioniero.”
Gryf gli strappò l’arma di mano. “Forse ho sbagliato a rivolgermi a te” disse. “Forse dovrei aspettare il prossimo turno e vedere se quelli sono più interessati a fare un buon affare.”
I due soldati di guardia si scambiarono un’occhiata. “Se non ci dai la spada andremo da Falgan a raccontargli che volevi vedere il prigioniero quando lui ha vietato a tutti di entrare nella sua tenda.”
Non provate a fare con me questo gioco, idioti, pensò Gryf.
“E io gli dirò che era per mettervi alla prova” disse. “E che avete accettato facendovi corrompere. A chi pensate che crederà? A me che sono uno dei suoi consiglieri o a voi che siete due reclute qualsiasi raccolte nelle paludi attorno a Ferrador?”
I due soldati si scambiarono una seconda occhiata. “Facciamo che questa spada è un acconto” disse quello che aveva il compito di parlare. “E che a cose fatte ci darai altre monete per restare zitti.”
Vi darò un calcio nei denti se parlerete, si disse.
“Sarete ben ricompensati” disse invece. “Ve lo posso garantire.”
Diede la spada al soldato che la passò all’altro. Questi la fece sparire in un fagotto di stracci sul quale era seduto.
“Vorrei proprio sapere che gli devi dire a quello” disse il soldato. “Non parla con nessuno.”
“Con me parlerà” disse sicuro affacciandosi all’ingresso.
“Comunque stai allerta. Ti farò un fischio se viene qualcuno.”
Gryf annuì e si infilò nella tenda. Dentro era buio a parte una luce che filtrava da una finestrella sul lato destro. In mezzo vi era una stuoia e su di essa, seduto, un ragazzo che poteva avere al massimo venticinque anni. Sedeva con le gambe incrociate e la schiena eretta. Le braccia erano nascoste dietro la schiena ma da esse partiva una catena che passava sotto la tenda e terminava chissà dove all’esterno.
Stava guardando verso di lui e sorrideva.
“Io ti saluto” disse con tono cordiale. “Non somigli a quello che mi porta da mangiare.”
“Ti sembro un inserviente?”
“Lo dicevo solo perché mi ero abituato al pensiero che avesse sputato nella mia zuppa prima di portarmela.”
Gryf sedette di fronte a lui. “Sai chi sono?”
“No, ma penso che me lo dirai presto. Non sei uno dei consiglieri del macellaio?”
Mi ha osservato, si disse Gryf.
“Mi chiamo Cortis.”
“Per me puoi essere anche Alion di Malinor per quanto ne so.”
Gryf si accigliò. “Non ho idea di chi sia. È un tuo amico?”
Wilton ridacchiò. “Non proprio. Che cosa vuoi, Cortis?”
“Che cosa ci facevi così vicino all’armata? Ci stavi spiando?”
Aveva pensato a lungo alle domande da porgli e aveva deciso di non accennare subito a Phelia.
“No. Avevo degli affari da sbrigare altrove e mi sono imbattuto nella vostra pattuglia. Ci hanno attaccati e abbiamo perso. Ma questo immagino che tu già lo sappia, perciò la domanda che mi pongo è: che cosa vuoi da me, Cortis?”
“Ci arriveremo” disse con tono calmo. “Che genere di affari dovevi sbrigare? E dove?”
Wilton sorrise. “Non lo dirò certo a te, Cortis.”
“Potrei aiutarti se tu collaborassi.”
“Come?”
“Potrei farti avere cose più buone da mangiare.”
Lui scosse la testa. “Falgan non accetterebbe mai. Mi tiene a pane e acqua per non farmi recuperare le forze. Ero esausto quando mi hanno catturato e non vuole uno stregone ben riposato in mezzo al campo. Posso capirlo, io farei lo stesso.”
Gryf annuì solenne. “Dimmi allora che cosa posso offrirti.”
Wilton si protese in avanti. “Te lo dirò, ma a bassa voce, così quelli lì fuori non potranno sentirmi.”
Gryf si protese a sua volta.
“Quello che voglio” sussurrò Wilton. “È uscire da questa tenda e andarmene dal campo. Con un cavallo veloce e senza che nessuno mi segua.”
“Non credo di poterlo fare” disse subito.
“Invece credo che dovrai farlo, Gryf.”
Udire qual nome lo fece trasalire. Si allontanò subito.
“Ti vedo turbato” disse Wilton divertito. “Ma almeno hai confermato i miei sospetti.”
Forse è meglio così, pensò Gryf. Almeno ora non dovrò più trattenermi.
“Come hai fatto a capire chi sono?”
“Lathias ha parlato prima che lasciassi Talmist. Non ha detto molto, ma ha fatto il tuo nome. Abbiamo indagato e scoperto che eri al servizio di Quintis la schiavista.” Fece una pausa. “E non è la cosa peggiore che hai fatto, a quanto pare.”
Gryf deglutì a vuoto. “Quello è stato un incidente.”
“Certo, ovvio. Non ti sto giudicando, Gryf. Tutti facciamo cose orribili.”
“Tu vuoi uccidere Phelia. Tua cugina.”
“Tu non sai niente di me e di quello che voglio fare” ringhiò Wilton. “E Phelia sarebbe più al sicuro con me che in questo campo pieno di rinnegati e traditori.”
“Voi avete tradito l’alleanza. Abbiamo le prove. Liandra ha ordinato a Hylana di marciare contro i Lormist. Ne ha fatto strage a Cadrik.”
“Liandra?” fece lui sorpreso. “Non avrebbe alcun interesse a farlo.”
“Falgan ha intercettato dei messaggeri con una proposta di alleanza da parte di un certo Hissarion. E tua zia ha risposto accettando.”
“Probabilmente erano dei documenti falsi.”
“Li ho visti di persona.”
Falgan li aveva mostrati a tutti i suoi consiglieri.
“Allora li avrà falsificati. Gente come il macellaio e Marden sono capaci di tutto. Lo sapevi che uno dei suoi allievi ha ucciso una donna e sua figlia? Le ha bruciate vive dentro la loro casa.” Scosse la testa. “Ecco per chi combatti.”
“Io combatto solo per me stesso” disse con orgoglio. “E ora dimmi che cosa vuoi e che sia una richiesta ragionevole.”
“Te l’ho già detto. Voglio andare via di qui.”
“Per andare dove?”
“A Talmist, ovviamente. Ad avvertire mia zia dell’attacco. Se mi muovo adesso, potremo radunare dentro le mura abbastanza forze e risorse da resistere a un assedio. E col porto sul Fiume Nero potremmo fare arrivare le scorte che ci servono.”
“Così la guerra non finirà mai.”
“Volevi che vincessero Falgan e i suoi?”
Avrei voluto che non fosse mai iniziata, pensò.
Invece scosse la testa affranto. “Non mi lasci molte alternative.”
“Vedo che inizi a ragionare.”
Estrasse il pugnale dalla cintura e lo tenne sospeso davanti agli occhi di Wilton. “Posso tagliarti la gola prima che tu possa emettere un singulto.”
Wilton lo fissò negli occhi. “Fallo pure. A questo punto, una morte rapida è preferibile a quello che mi farà Falgan quando scoprirà che la mia vita non vale niente per mia zia Liandra. E non dovrò assistere al saccheggio di Talmist.” Fece una pausa. “Tu al contrario dovrai spiegare perché ero vivo quando sei entrato in questa tenda ed ero morto quando ne sei uscito. E Falgan non si accontenterà di una scusa qualsiasi, temo. E anche se lo conosco solo di fama, so che se la prenderà con Phelia.”
“Dannazione” disse abbassando l’arma. “Non posso farti fuggire senza conseguenze per me o per Phelia.”
“Invece puoi.”
Gryf lo guardò.
“Se venite anche voi due a Talmist, il problema sarà risolto per tutti.”

Note
Chi mi segue da qualche tempo sa che in questo periodo mi prendo qualche settimana di vacanza. Quest'anno però, a causa di qualche imprevisto, resterò a casa e vi terrò compaglia con le mie storie per tutto il mese di Agosto.
Tuttavia, ho bisogno di un fine settimana per ricaricare le forze e presentarmi in forma per il nuovo mese, quindi domani e sabato niente capitoli, ma tornerò domenica con una sorpresa ;)

 
  
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